Dal Col Print&Laser, un salto di qualità grazie alla Trojanlabel T3-OPX acquistata da Erre.Gi.Elle.

Fedele alla propria dimensione di realtà locale, Dal Col Print&Laser riesce a garantire ai clienti qualità e innovazione con un’attenta ricerca di nuove opportunità grazie anche a una collaudata organizzazione interna.

Dal Col Print&Laser è un ottimo esempio di come un’organizzazione di modello familiare o poco più, possa conservare quella flessibilità e visione del mercato fondamentali per non smettere mai di adeguare il proprio modello a uno scenario in cambiamento, pur restando fedeli a sé stessi.

Una missione oggi nelle mani della responsabile comunicazione Lisa Dal Col, per un’attività ormai storica a Costabissara, in provincia di Vicenza.

Nella ragione sociale ufficiale compare la dicitura tipografia, indice di una realtà con una lunga storia alle spalle, quanto lunga?

Anche se tutt’oggi ci presentiamo come tipografia, in effetti non ha più molto senso definirla tale. Lo eravamo certamente agli inizi, nel 1987 grazie all’iniziativa di mio papà, quando si usavano ancora i caratteri in piombo. Lui ha praticamente convissuto con questo lavoro, anche durante il servizio militare, ma negli ultimi dieci anni la situazione è profondamente cambiata.

Fino a che punto?

Passando per le lastre e l’offset, siamo approdati al digitale sempre più protagonista. Ormai la maggior parte del lavoro segue questa strada, nel quale abbiamo investito molto e continuiamo a investire, perché ci piace restare sempre aggiornati ed è importante per rimanere competitivi.

Cosa è rimasto delle attività originarie?

L’offset rimane una parte importante. Tuttavia, le quantità negli ordini tendono a diminuire e crescono le variabili, per cui contare su entrambe le opzioni è fondamentale. Certamente, la crescita è più dalla parte del digitale.

Cosa significa per voi stampa digitale?

È un concetto a tutto campo. Dalla stampa a colori, in piano e su bobina, a quella in bianco e nero, anche con sistemi per la finitura in linea. Tutto quanto possa aiutarci ad assecondare le richieste dei clienti restando competitivi sui prezzi e soprattutto sui tempi di consegna. Inoltre, contiamo anche sul taglio laser, utile in particolare per la lavorazione delle brochure e materiali alternativi alla carta, come legno o metallo.

Oltre alla carta e al forex, quali materiali trattate?

Proprio grazie alla taglierina CO2 possiamo lavorare anche etichette metalliche o perfino pietra, ceramica e tessuti. Inoltre, il recente acquisto di una fresa ci permette di ottenere dalla stampa in piano forme particolari e insolite in fase di finitura. Possiamo realizzare box e piccoli imballaggi personalizzati senza dover ricorrere ai tempi della fustellatura. Anche in caso di modifiche, con il digitale è una procedura molto più veloce.

È completo il corredo?

Manca l’ultimo acquisto, di pochi mesi fa. Da Erre.Gi.Elle abbiamo acquistato una stampante. Avevamo bisogno di allargare il nostro raggio d’azione al di là della lavorazione della carta. La stampa UV non era sufficiente per ridurre i costi e accelerare la produzione. La Trojanlabel T3-OPX ci e permette di stampare immagini e testi in quadricromia direttamente su piccoli oggetti in carta anche già montati. Ci aiuta nelle lavorazioni dove altrimenti servirebbe la serigrafia o la tampografia, anche solo per le fasi di campionatura.

Dove rimangono spazi per le tecnologie di stampa tradizionali?

A parte il discorso legato ai volumi, diventa interessante quando si parla di campionatura. La combinazione di software e macchinari digitali permette di migliorare il servizio di messa a punto di un prodotto. È il mercato interessante della prototipazione, dove invece di ragionare di fronte a disegni o schermate, si può toccare con mano un oggetto dal vivo, avviare eventualmente una piccola tiratura sperimentale e poi eventualmente valutare se valga la pena di procedere in offset o altro.

Chi sono i vostri clienti?

Soprattutto industrie, e realtà fidelizzate con le quali lavoriamo da anni. Spesso, la spinta per la nostra evoluzione arriva proprio da loro. Manteniamo uno scambio costante di idee e impressioni, dal quale scaturiscono nuovi prodotti per loro e l’esigenza di nuovi macchinari per noi.

Come reagiscono di fronte a una nuova prospettiva o a una nuova tecnologia?

Quelli con cui lavoriamo da tempo, sono abituati a trovare da noi nuove idee. Quelli invece nuovi, in genere arrivati grazie al passaparola, non sempre conoscono le potenzialità del digitale sui tempi di produzione. Una risposta importante, proprio perché sempre più spesso sono alla ricerca di velocità e attenti al prezzo.

Riescono anche a trovare ispirazione per nuove opportunità?

In genere spetta a noi mostrare le produzioni. L’abitudine a creare o immaginare non è scontata, soprattutto in un’industria. Oggi è una tendenza diffusa lavorare con gli occhi e meno con la creatività. Il digitale aiuta anche in questo, a farlo con minore preoccupazione sui costi e su quanto grande debba essere una produzione per renderla anche conveniente.

Quanto incide alla fine il prezzo?

Sempre tanto e le richieste sono continue. Se si scende al di sotto di certi livelli, non ci confrontiamo eppure. Sulla maggiore parte delle produzioni però, alla fine possiamo essere anche più competitivi di chi tiene come riferimento solo la stampa Web. Possiamo offrire una scelta più ampia sui materiali e sulle finiture. Se analizzato nel dettaglio, la differenza è molto meno di quanto si possa credere. Inoltre, da noi non si paga in anticipo e il lavoro si vede dal vivo prima di saldare il conto. Infine, aspetto al quale ci tengo molto, il cliente da noi trova attenzione, può essere seguito e ottenere tutta la consulenza necessaria di persona.

Qual è il vostro raggio d’azione?

Prevalentemente locale. Certamente, non siamo molto conosciuti, anche perché abbiamo scelto di restare una realtà piccola. Da sempre lavoriamo tanto con clienti storici, altri nuovi, alcuni persi per strada, ma quasi sempre in zona. E mi piace così, restare nella nostra dimensione. Diventare più grandi comporterebbe anche nuovi metodi di gestione e il rischio è diventare troppo macchinosi. Metterebbe a rischio una delle nostre caratteristiche di leggerezza. Siano un gruppo ormai affiatato, ci intendiamo a perfezione, al punto che a volte non serve neppure parlarci per capire cosa serva. Curiamo di persona anche le consegne, proprio per essere sicuri dei tempi e di come arrivino le merci a destinazione.

Per quanto riguarda i clienti invece, dove ne cercate di nuovi?

Cerchiamo soprattutto lavori regolari, chi possa vedere in noi un risolutore di problemi invece di una fonte. Non  è necessariamente uno dei nostri compiti, ma contribuisce a creare fiducia e aumentare la stima nei nostri confronti. Può solo farmi piacere.

Come avete affrontato gli ultimi due anni?

Lavoriamo anche con il settore alimentare, con etichette e talloncini. Quindi, abbiamo potuto restare sempre aperti. Il problema semmai sono stati diversi grossi clienti, che invece erano chiusi. Il tempo libero è aumentato, così ci siamo messi a sperimentare. Tra l’altro, mascherine adesive, apprezzate per esempio dai parrucchieri perché non usano elastici sulla testa. Oppure, visiere progettate da noi. Eravamo mossi anche dal desiderio di contribuire, essere in qualche modo d’aiuto al territorio in un momento difficile.

Ora invece, come si sta evolvendo la situazione?

Il problema maggiore dal quale non possiamo chiamarci fuori è la carenza di materiali. Spesso, i nostri stessi clienti hanno difficoltà nel mantenere attive le produzioni e di conseguenza c’è meno lavoro anche per noi. D’altra parte, al momento possiamo contare ancora su una buona scorta, ma non potrà durare all’infinito.

Come gestite i rincari legati all’energia?

Inevitabilmente, i prezzi salgono anche per noi. Come d’altra parte le materie prime, a partire dalla normale carta, il rialzo è continuo. Anche se fino a dove possiamo cerchiamo di assorbire noi l’impatto, degli aumenti sul costo finale sono da mettere in preventivo.

Cosa avete in cantiere per i prossimi mesi?

Abbiamo sempre dei piani e guardiamo sempre a nuove tecnologie. Da quando abbiamo deciso di prenderci una pausa, abbiamo comprato sette macchinari nuovi. D’altra parte, cercare novità e aggiornarsi fa parte di noi e per le piccole realtà è anche una strada obbligata. Più in generale però, mi piacerebbe lanciare una linea di prodotti nostra. Qualcosa nato, sviluppato e prodotto internamente. Penso soprattutto al mondo dell’oggettistica, sfruttando e valorizzando risorse locali, come pietra e legno. Dovrà però essere qualcosa di caratteristico, difficile da reperire altrove. Mi piace l’idea di mettere in mostra la nostra terra e mostrare la nostra inventiva.

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