Secondo il Centro Studi Confindustria, sono tre punti fermi che aiutano a orientarsi nella fitta incertezza della crisi e costituiscono altrettante dighe contro la marea della deflazione globale.
- L’espansione dei mercati emergenti: la loro crescita è diventata meno brillante, ma continua a fornire il contributo principale (oltre l’80%) all’aumento del Pil mondiale.
- La tenuta della ripresa Usa, che resta la locomotiva numero uno: segnali rassicuranti vengono dal discreto andamento del mercato del lavoro e dal ritrovato slancio dell’edilizia.
- L’azione super espansiva delle maggiori Banche centrali, che proseguirà.
Questi punti fermi danno un supporto anche a un contesto molto sfavorevole come l’Eurozona, che rimane in recessione, ormai non solo nei paesi più fragili ma anche in quelli più solidi, e con indicatori in peggioramento. In questo contesto, l’Italia versa in condizioni particolarmente difficili: rimane prioritario il pagamento degli arretrati della Pubblica Amministrazione, ma occorre anche intervenire per innalzare la competitività, rilanciare gli investimenti e sostenere le famiglie più deprivate, così da elevare sviluppo ed equità.
C’è però qualche segnale di speranza: il barometro dell’Ocse segna prospettive di svolta economica positiva un po’ ovunque, già a partire dalla seconda metà dell’anno.
Le pubblicazioni del CSC possono essere scaricate dal sito Web www.assografici.com (area di attività Centro Studi, Voce Centro Studi Confindustria, per soli associati).