Editoria

Editoria: la scelta della certificazione

Obiettivi ESG, obblighi per le aziende, opportunità di mercato ma anche tanta consapevolezza nel potere costituire una parte importante nel concretizzare la sostenibilità. Gli editori raccontano il proprio percorso verso la certificazione Pefc, spiegando il perché di un’adozione che è stata ricercata ben prima che divenisse una moda o un’opportunità di business.

I consumatori sono ormai abituati a vederla stampata su libri, riviste, blocchi e quaderni ma anche sui pacchi di carta che utilizzano comunemente – persino quella da cucina o la carta igienica – e, pur non conoscendo nel dettaglio quale lavoro comporti un simile marchio, lo ricercano e sanno che rappresenta una garanzia. È il marchio Pefc (programme for endorsement of forest certification schemes), che certifica una gestione forestale sostenibile di foreste e boschi da cui derivano legno e fibre utilizzate anche per produrre la carta.

Quello che il marchio rappresenta è un sistema di certificazione forestale di parte terza, basato su norme create da Pefc per tutelare un uso corretto, consapevole e rispettoso delle foreste.

Se n’è parlato all’incontro online dedicato a “Libri, fumetti e quotidiani: editoria più sostenibile con la certificazione Pefc” organizzato da Pefc Italia, nell’ambito del ciclo di webinar “#TheTalkingForest”.

Foreste e loro uso sostenibile

Nato nel 1999 in Europa, ma presto diffusosi in tutto il mondo, è ora presente in ben 55 nazioni. Con oltre 300 milioni di ettari certificati, lo standard Pefc è uno strumento volontario che certifica la gestione sostenibile delle foreste e la catena di custodia; due percorsi di certificazione separati ma collegati tra loro.

Il primo aspetto assicura che le foreste siano gestite in linea con tutti i requisiti di sostenibilità, quindi non solo quelli ambientali ma anche – accanto a questi – quelli sociali ed economici.

Mentre la certificazione di catena di custodia tiene traccia dei prodotti forestali a partire dalle foreste gestite fino al prodotto finale. Questa parte della certificazione è chiamata a dimostrare come ogni fase della catena di approvvigionamento sia monitorata in ogni sua parte. Un controllo che avviene attraverso audit indipendenti i quali permettono di essere certi che l’uso di fonti non sostenibili sia escluso dall’intero processo.

Utilizzare il sistema di certificazione Pefc significa dunque sfruttare il bosco garantendone la preservazione ed è quanto sta accadendo in Europa. Come spiegato nell’introduzione al webinar da Francesco Dellagiacoma, presidente di Pefc Italia, nel vecchio continente il ricorso a legno certificato è ampiamente diffuso e ha permesso negli anni, non solo di evitare il disboscamento incontrollato, ma di garantire la sua diffusione. La superficie boschiva europea è dunque in crescita; stessa situazione in Italia, dove i dati confermano un aumento della foresta in termini sia di superficie sia di consistenza. Nel nostro Paese, in particolare, oltre un terzo della superficie del territorio nazionale è ricoperto da bosco. Un patrimonio tuttavia ancora poco sfruttato: occorre servirsene meglio – sottolinea il presidente – sia negli aspetti produttivi sia per quanto riguarda la filiera del recupero dei prodotti in legno e carta, valutandone quindi tanto il riuso quanto il riciclo che, ricorda Dellagiacoma, vanno perseguiti insieme.

Se in Italia e in generale in tutta Europa la gestione delle foreste è fatta in maniera sostenibile, non si può dire lo stesso per altre zone del mondo. Giovanni Tribbiani, responsabile segreteria tecnica di Pefc Italia, riporta i dati FAO, l’organizzazione delle Nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura, secondo i quali la situazione della foresta in alcune zone nel pianeta, quali il Sudamerica e l’Africa, è diametralmente opposta a quella europea e niente affatto rosea. I tagli illegali e indiscriminati hanno portato alla deforestazione di ampie zone; in particolare una parte consistente di questi territori, ben il 20%, è stata deforestata.

Un marchio che comunica

Proprio la carta ha trovato una soluzione a questo fenomeno appoggiandosi alle certificazioni forestali come il Pefc. Dalla materia prima – quindi dalla foresta – al fine vita del prodotto, passando per la sua produzione e trasformazione, l’intero ciclo di vita di un manufatto in carta è controllato da organismi e parti terze indipendenti, come appunto il Pefc.

Una scelta che è stata di settore. In Italia vi è un’elevata percentuale di carta prodotta con materia prima seconda ovvero con carta da riciclare, tuttavia resta pur sempre l’esigenza del ricorso a fibra vergine. Quest’ultima è utilizzata sia per la produzione di certe tipologie di carte – per esempio alcune carte grafiche – sia per integrare quella parte di produzione che non può essere necessariamente coperta in toto dalla materia prima seconda. Ad ogni modo, l’attenzione al ricorso a materie nel rispetto dell’ambiente è da sempre nelle corde del settore cartario. Massimo Ramunni, vicedirettore generale di Assocarta, ricorda come l’associazione abbia codificato una propria politica industriale già nel 1998, utilizzando da allora un sistema di certificazione e dandosi di un codice di condotta per lo sfruttamento del legno. In Italia, ricorda Ramunni, il 63% delle fibre impiegate per produrre carta è di riciclo e per ben il 89% delle fibre vergini acquistate è dotato di certificazione forestale Pefc o FSC.

Il valore della certificazione forestale non si esaurisce però nell’indicazione che la materia prima utilizzata per produrre una data carta provenga da foreste certificare, ma ha anche un’importante valenza in termini di comunicazione. Il marchio Pefc, spiega il vicedirettore, aiuta il settore a comunicare la circolarità del prodotto carta e il consumatore ormai è abituato a ricercare l’etichetta Pefc sui prodotti che acquista.

Resta il nodo, purtroppo ancora difficile da sciogliere, della discrepanza tra la percezione della carta come prodotto intrinsecamente rinnovabile e riciclabile, e la considerazione – totalmente errata – che sia tra i principali colpevoli della deforestazione. Da un sondaggio di opinione, ricorda Ramunni, è emerso come la carta sia considerata la terza causa dello sfruttamento improprio del bosco, mentre del digitale non viene percepito l’impatto ambientale che questo invece possiede. Il consumatore, in sostanza, riconosce e apprezza il valore della carta, che viene comprovato anche dal marchio di certificazione forestale, ma nel contempo ritiene proprio la carta una della cause principali di uno sconsiderato sfruttamento del bosco. Un problema culturale e di mentalità radicata contro cui il settore cartario sta lavorando da tempo in termini di comunicazione.

Il percorso dell’editoria

Si è detto che la certificazione riguarda tutta la filiera, ecco quindi che la si ritrova non solo nella materia carta ma anche in ciò che questa diventa, ovvero il veicolo sul quale le idee e i pensieri prendono forma e si tramandano nel tempo: libri, riviste, giornali, disegni e parole dei fumetti.

Il mondo dell’editoria è consapevole da tempo dell’importanza di abbracciare i temi della sostenibilità e molti editori hanno iniziato un percorso in questo senso che è sfociato anche nell’acquisizione della certificazione Pefc.

Il gruppo Gedi Printing, racconta in merito Gabriele Acquistapace, CFO dell’azienda, già nel 2017 aveva iniziato a redigere un bilancio di sostenibilità che prevedeva investimenti su queste tematiche, definendo quindi un budget e un programma di rendicontazione dedicati, oltre che lavorando alla diffusione di una cultura della sostenibilità interna al gruppo.

Sono stati portati avanti diversi progetti e ottenuti numerosi risultati, tra cui l’obiettivo della neutralità carbonica che ha portato tra 2020 e 2021 a una riduzione del 90% della CO2 emessa, un maggiore uso dell’energia da fonti rinnovabili e la certificazione Pefc che era stata posta come obiettivo del 2022 e che, proprio lo scorso anno, è stato raggiunto. Le previsioni per il 2023, riportate da Alberto Fiora, direttore generale di Gedi Printing, sono incoraggianti: si prevede che nell’uso di 45.633 tonnellate di carta totali, 28.885 t saranno costituite da carta riciclata e le restanti 16.748 t da fibra vergine, con traguardi ragguardevoli in termini di ettari di foresta rigenerata – 1.888 totali – e di CO2 risparmiata – 42.440 tonnellate totali.

Un impegno radicato

Gli editori italiani hanno mostrato attenzione ai temi della sostenibilità, in particolare ambientale, con lungimirante anticipo sui tempi. Anche Mondadori, altra storica casa editrice italiana nata nel 1907, ne ha fatto un tema da sempre perseguito. Fu creato un Comitato apposito che portò nel 2010 alla redazione del primo bilancio di sostenibilità – allora era solo interno – e da allora la casa editrice ha poi seguito una continua crescita su queste tematiche, ricorda Alberto Zangarini, responsabile acquisti lavorazioni esterne e materie prima del Gruppo Mondadori, sino ad arrivare nel 2022 alla pubblicazione di un piano di sostenibilità allineato agli obiettivi ONU. In questo più ampio panorama il gruppo ha sempre avuto una forte attenzione al tema dell’uso della carta, tanto che già nel 2015 le carte certificate rappresentavano la quasi totalità degli utilizzi dell’editore, raggiunta poi tre anni dopo, nel 2018 e da allora mantenuta. Nel 2021, ricorda Zangarini, ha poi preso il via il progetto insieme a Pefc per poter apporre il marchio su tutte le carte del gruppo, e sui libri e riviste pubblicati, un progetto che si porterà a compimento proprio nell’arco del 2023. Inoltre si introdurrà la politica ambientale del gruppo anche nelle nuove compagini acquisite come Star Comics, l’editore di fumetti acquisiti da Mondadori nel 2022; e perseguiranno gli impegni previsti dai criteri ESG (enviromental, social and governance), gli indicatori che danno la misura di quanto un’azienda sia sostenibile e responsabile.

Il mondo del fumetto

La certificazione Pefc accompagna già da un decennio le carte su cui scorrono immagini e storie di alcune tra le più famose serie a fumetti italiani, come Tex e Dylan Dog – solo per citarne un paio. Si tratta di Sergio Bonelli Editoreche dal 1941 racconta il mondo attraverso gli albi. Ad oggi, ricorda in proposito Luca Del Savio, redattore capo centrale del gruppo, sono in uscita ogni mese 25 collane, con albi di oltre 100 pagine. Ogni anno l’editore consuma per creare i propri fumetti 3.200 tonnellate di carta certificata che corrispondono a 238 ettari di foresta rigenerata e a una forte riduzione di quantità di CO2 emessa. Un’attenzione ai temi della sostenibilità che, come ricorda Del Savio, accomuna l’intera catena di fornitura del gruppo Sergio Bonelli, da Holmer, fornitore di fibra certificata, allo stampatore Rotolito.

La casa editrice si è impegnata però anche sul fronte della comunicazione. Insieme al Mite, il ministero della transizione ecologica oggi divenuto Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica (Mase), ha curato un progetto che ha portato alla pubblicazione del volume “Uniti per il pianeta” con gli eroi dei suoi più famosi fumetti uniti nella lotta ai cambiamenti climatici. Un progetto, ha commentato Del Savio, che si pone l’obiettivo di sensibilizzate anche i lettori.

Proteggere le foreste

Il Pefc (Programme for Endorsement of Forest Certification schemes), il programma di Valutazione degli schemi di certificazione forestale, fondato in Europa nel 1999, è diventato presto uno dei più diffusi e conosciuti sistemi di certificazione forestale in particolare tra i proprietari di piccole foreste. È un’iniziativa internazionale basata su una larga intesa delle parti interessate all’implementazione della gestione forestale sostenibile a livello nazionale e regionale.

Pefc Italia nasce invece nel 2001 per volontà di piccoli proprietari forestali, Regioni, Associazioni di categoria, Associazioni ambientaliste e tutti i rappresentanti del mondo forestale. È un’associazione senza fini di lucro che costituisce l’organo di governo nazionale del sistema di certificazione Pefc. Tra gli obiettivi del Pefc rientra quello di migliorare l’immagine della filiera foresta–legno-carta, fornendo di fatto uno strumento di mercato che consenta di commercializzare legno, carta e prodotti della foresta derivanti da boschi e impianti gestiti in modo sostenibile.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here