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Giflex, la sostenibilità diventa flessibile

Giflex sta affrontando il regolamento PPWR con l’innovazione tecnologica orientata alla decarbonizzazione e alla sostenibilità. A 360 gradi

L’imballaggio flessibile verso la sostenibilità. È questo il filo che ha collegato tutte le sessioni e gli interventi del Congresso annuale di Giflex, Gruppo Imballaggio Flessibile, dal titolo “Flessibile, un packaging da raccontare”, tenuto a Roma il 17 e 18 aprile 2024. Decarbonizzazione, Life Cicle Assestment, innovazione tecnologica e ambientale e il prossimo regolamento PPWR, sono stati alcuni dei punti chiave dell’appuntamento, senza ignorare la questione geopolitica dalla quale dipendono le risorse base, materiali ed energetiche, del settore dell’imballaggio flessibile. «La lotta al cambiamento climatico è un affare molto complesso, urgente e senza soluzioni facili – ha affermato Alberto Palaveri, Presidente di Giflex, nella sua relazione introduttiva –. L’iter di approvazione del Regolamento UE PPWR ne è l’esempio. Siamo reduci, da oltre diciotto mesi, di negoziazioni che ci hanno visto molto coinvolti come industria del packaging e ne siamo usciti con un documento complicato, a volte di difficile interpretazione». Palaveri ne ha voluto specificare l’approccio interpretativo da parte del settore sull’esito del regolamento. «Ho provato a capire quale sia stato il ragionamento che ci ha portato a questo punto d’arrivo. Mi sembra che si sia arrivati a complicare ulteriormente un settore già molto complesso come il nostro. Complicato deriva dal latino cum + plicare e significa “piegato, arrotolato insieme”. Un sistema complicato è dunque un sistema “comprensibile” solo attraverso la sua suddivisione in sotto-parti, attraverso la sua scomposizione analitica».
Esempio ripreso anche in altre occasioni, come sottolineato da Roberta Colotta, Public Affairs Manager di FPE, che a una nostra domanda su quanta incertezza ci sia nella normativa europea ha risposto: «Di sicuro qualche incertezza c’è, visto che molte delle regole sui dettagli tecnici saranno fissate nei decreti attuativi che arriveranno tra il 2026 e il 2028, periodo in cui si fisseranno anche i criteri di riciclabilità e come calcolarne la percentuale». Secondo Roberta Colotta il PPWR, oltre alla criticità già accennata fissa il tasso di riciclo al 55%, obiettivo decisamente ambizioso, ma difficile, con il quale si rischia il divieto in toto dell’imballaggio flessibile al 2035. Un settore che non è di poco conto visto che in Italia l’industria dell’imballaggio flessibile, ha circa 10 mila addetti, una produzione all’incirca di 400 mila tonnellate/anno e un fatturato di oltre 3 miliardi di euro ed è anche un fattore di forza del sistema Paese poiché esporta circa il 55% della produzione nazionale.

Criticità e benefici
«È una sfida sulla quale ci aspettiamo che gli Stati membri e gli schemi di responsabilità estesa del produttore ci aiutino a raggiungere questo 55%, riciclando effettivamente gli imballaggi che concepiamo fin dalla loro progettazione per il riciclo. Ma non ci sono solo criticità. L’articolo sulla minimizzazione del packaging sul quale noi italiani siamo i leader mondiali per tutte le tipologie di imballaggi, ci favorisce nell’offrire le soluzioni già pronte». Una rotta specificata anche da Palaveri che ha sottolineato come l’industria dell’imballo flessibile si sia già attivata per tracciare un percorso per la sostenibilità che ha come punto d’arrivo il 2030, anno nel quale tutti gli imballaggi dovranno essere progettati in funzione del loro fine vita. «Se fino a oggi ci siamo immaginati il nostro prodotto, il packaging, in base alla sua performance sugli scaffali dei supermercati, d’ora in poi dobbiamo immaginarlo anche e soprattutto affinché sia altrettanto performante in un impianto di riciclo, meccanico o chimico che sia. E se da un lato mancano una visione reale del futuro e la considerazione della bontà delle soluzioni alle quali siamo arrivati, troviamo nel regolamento anche degli aspetti positivi che condividiamo da tempo come settore nella nostra filosofia di prodotto, come il non contemplare il superfluo, la riduzione e la ricarica». Sulla consapevolezza che progettare il packaging del futuro significhi partire dal suo fine vita si è incentrata una buona parte dell’appuntamento, anche attraverso la presentazione delle linee guida di LCA, specificatamente elaborate per l’imballaggio flessibile dai Comitati Tecnici di Giflex. «Grazie a questi strumenti “su misura” i vantaggi per l’industria del flessibile sono molti, come il formare personale e sviluppare competenze interne e il facilitare la progettazione in chiave di eco design avendo a disposizione dati e strumenti validati e certificati», ha affermato Palaveri specificando che «la R&D delle imprese del settore sta andando verso strutture semplificate o mono materiale, con aperture su nuove possibilità quali quelle legate alle poliolefine che potranno essere stampabili con tecnologie tradizionali ad alta barriera grazie all’utilizzo di lacche e metallizzazioni trasparenti».

Innovazione “flessibile”
Sul fronte dell’innovazione l’imballaggio flessibile le tecnologie, già molto avanzate, potranno produrre ulteriori sviluppi, come ha sottolineato Neni Rossini, Vicepresidente di Giflex, che ha detto: «Tutto ora va nella direzione della sostenibilità, che significa ridurre l’impatto ambientale, ossia ridurre la quantità di imballaggi. In ciò siamo già diventati bravi, riducendo gli spessori, rendendo i nostri imballaggi sempre più leggeri, creando le tecnologie, ossia le macchine di stampa e di laminazione, in grado di gestire materiali, con grande velocità di produzione e scarti il più possibile contenuti. Quindi tutto meno impattante. Così, l’efficienza diventa un valore di sostenibilità e di capacità dell’industria di rispondere alle esigenze imposte dal nuovo sistema di regolazione. Le opportunità in questa fase, secondo Giflex, sono in mano alle imprese italiane» continua Rossini che puntualizza: «L’industria italiana è in grado di sviluppare ancor più innovazione, che va nella direzione del raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità indicati dall’Unione europea anche e soprattutto perché utilizza la sua creatività, le sue competenze, la sua capacità di essere un interlocutore avanzato, innovativo e moderno rispetto a tutte le tematiche». Per il settore sta arrivando anche la tendenza del mercato passando dal rigido al flessibile, in segmenti i prodotti come quelli per la cura della persona e per la detergenza domestica, con l’utilizzo del flessibile sia come packaging primario sia come soluzione per la ricarica di prodotto con notevoli vantaggi per la minore immissione di imballaggi e materiali nell’ambiente, come è imposto dal PPWR.
Il congresso di Roma si è concluso con l’invito al prossimo, nel 2025, che sarà anche l’anno del quarantennale di Giflex sul quale Palaveri afferma: «Anche se quarant’anni per un’associazione sono importanti e comportano il rischio di guardarsi indietro, per noi sono l’inizio di un cammino. Oggi abbiamo cento associati e siamo partiti da un numero molto, ma molto più piccolo. Continueremo come sempre a fare da “collante”, oltre che per le imprese, anche per le associazioni di filiera. In Italia siamo bravi, parecchio bravi a fare le cose, ma troppo spesso soli. E oggi non è più tempo di questo».

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