Prestampa

I segreti di un PDF a norma

L’analisi del PDF è un’attività che spesso riserva delle sorprese che fanno sorridere e disperare. Proviamo a fare una panoramica sui luoghi comuni e i falsi miti che circolano tra i professionisti anche più esperti, prendendo in esame le ultime news su applicazioni con AI e librerie Pantone.

In oltre vent’anni di prestampa ho visto circolare PDF di qualsiasi natura. I primi a dare noie erano quelli generati con Publisher o Word. Poi è arrivato il turno dei tool online, delle stampanti virtuali e dei workaround validati dall’esperienza del grafico di turno. Infine i servizi come Canva e co. che, se da un lato semplificano la vita di chi progetta, a volte rende impossibile quella di chi stampa. Come se non bastasse, le immagini generate con intelligenza artificiale e la recente mossa di Pantone nei confronti di Adobe (o viceversa?) ha reso il settore instabile e preoccupato sulla resa dei PDF mandati in stampa. Quello che si dimentica è che gli errori più comuni partono spesso dalla progettazione e dalla scelta degli elementi da utilizzare: in un misto di “temi evergreen” e criticità più verticali, proviamo a fare il punto su quello che potrebbe nascondersi all’interno di un PDF “non a norma”, una sintesi utile per grafici e creativi ma anche per qualche neofita della prestampa.

Evergreen ma senza “soluzione”

In questa prima parte dell’approfondimento ho raccolto tutti quei temi che, nonostante siano affrontati con cadenza periodica sin dalle scuole secondarie, sono argomenti che suscitano tanta confusione. L’obiettivo è quello di sintetizzare le criticità e offrire spunti di miglioramento, in modo da generare PDF privi da qualsiasi errore elementare.

Crocini, utili ma non indispensabili

Avete presente la schermata di Adobe in cui è possibile selezionare i crocini da inserire nel PDF? Bene, di base questi sono solo segni visivi che non influiscono le geometrie memorizzate all’interno del file. Potreste non metterne alcuno senza pregiudicare il lavoro di prestampa. Di quella sezione è bene sempre inserire le impostazioni di pagina al vivo e, semmai, i soli segni di taglio. I crocini che andranno in stampa molto spesso sono inseriti da software di impositioning, per cui meglio lasciare solo gli essenziali.

Sovrastampa

Croce e delizia degli operatori. Per chi è nel settore da qualche anno, ricorderà il trick da fine anni ‘90 di inserire, per esempio nel nero, 1% di qualsiasi altro colore di quadricromia per forzare la bucatura dei testi. Oggi Adobe ha un pannello dedicato (Attributi) che rende le operazioni elementari, avvertendo anche nel caso in cui la sovrastampa venga applicata a elementi in bianco. Il problema però è avere sempre cognizione di causa è sapere cosa succede quando il file finisce in lavorazione. A salvare il lavoro c’è sempre l’anteprima di output di Acrobat, mai considerata nel suo insieme e che invece è il software “salva grafico” per eccellenza.

Colore: ancora su RGB vs CMYK?

Un evergreen che mai passerà di moda. Potremmo discutere all’infinito sulle altrettante infinite possibilità della gestione colore ma per farla breve sintetizzo con un “parlate sempre con lo stampatore”. I motivi sono semplici: ogni azienda ha un flusso di gestione più o meno allineato agli standard. Fogra39 non è la panacea contro tutti i mali e RGB non è una bestia solo per i dispositivi digitali. A tal proposito, è bene ricordare che la conversione può avvenire a monte, in fase di esportazione PDF oppure prima della stampa. Se poi qualcuno vuole approfondire sul serio, può iniziare su uno speciale di Italia Grafica dedicato al tema.

Colori speciali e livelli

Fustelle, cordoni, stampa a caldo, punzonature. Come fare per indicarle correttamente? In questo caso si può partire da un documento del Ghent Workgroup sul packaging (Processing Steps ndr) che spiega come sarebbe opportuno costruire un PDF ottimizzato. Purtroppo il mondo Adobe non supporta questo genere di esportazioni per cui il consiglio è di affidarsi al buon senso: usiamo i livelli a cui daremo un nome specifico per ogni elemento oltre la stampa. Necessario l’uso di tinte piatte, anche queste con la giusta nomenclatura e con le giuste opzioni di sovrastampa. E se proprio vogliamo evitare incomprensioni, ricordiamoci di specificare le lavorazioni da eseguire in un file di testo oppure seguire i suggerimenti dello stampatore abituale.

Testi: tutto in tracciati ma scordiamoci le modifiche

In molti web to print alla voce Testo risulta l’indicazione della conversione in tracciati o contorni. Questo di sicuro salva le apparenze, soprattutto su qualche RIP che male digerisce alcuni font obsoleti o quelli variabili. Tuttavia gli inconvenienti sono almeno due: il primo, la generazione di migliaia di punti, specie quando il testo è quasi la totalità della copertura grafica. Il secondo è che, almeno con i sistemi più diffusi, è praticamente impossibile procedere ad una correzione, soprattutto in caso di font inusuali o con impostazioni personalizzate di stile. Se possibile, meglio i testi editabili, assicurandosi di includere il font al 100%.

Nuovi sviluppi per nuovi “finti” problemi

In questa sezione vorrei parlare di due aspetti che sono sicuramente sulla cresta dell’onda e che stanno mettendo in crisi grafici e tecnici senza alcuna distinzione. Da un lato il mondo della generazione delle immagini attraverso algoritmi di intelligenza artificiale, dall’altro il mondo Pantone e l’ingresso del servizio a pagamento per l’utilizzo delle tinte nella CC. Entrambi i temi hanno suscitato diverse preoccupazioni negli utenti, proviamo a tranquillizzare gli animi.

AI e Digital Arts: la fine degli artisti?

Sono diverse le piattaforme che riescono a generare immagini inedite attraverso il semplice uso di un prompt di comandi e la campionatura di immagini prese dalla rete. Dall-E, Midjourney e simili stanno riscuotendo molto successo destabilizzando il mondo dei creativi, che vede in questi sistemi una sorta di concorrenza sleale.

«Questione spinosa. L’avvento delle AI Arts di massa segna l’avvio di una stagione critica per la proprietà intellettuale, fagocitando violentemente ruolo e produzione di Artisti e Creators, al limite del plagio e del deepfake. Conflitto di interessi da risolversi con “automatismi” che limitino l’origine dei contenuti ed escludano soprattutto i riferimenti ad autori contemporanei, le fonti marketplace, community portfolio e social portfolio e tutti i soggetti dotati di filigrana». Questo il parere di Massimo Nava, creative strategist, social media expert, digital artist e docente a cui fa eco Marco Lombardo, community manager di Roba da Grafici. «Le immagini prodotte da questi sistemi sembrano avere delle similitudini, soprattutto sui colori molto vividi e saturi. Quale motivo?  I sistemi di immagini generative si sono evoluti seguendo e imparando dalle scelte degli utenti che, statisticamente, sono più propensi nella scelta di immagini con colorazioni sature e vivide. C’è inoltre da specificare che le teorie dei colori che vengono inizialmente insegnate al AI incidono notevolmente sui risultati: ad esempio nella prima versione di Midjourney la contrapposizione di verde e rosso era onnipresente, nella versione 3 il viola è il colore più usato».

Ma quali implicazioni per la stampa? In attesa di capire se queste immagini possono o meno essere utilizzate con finalità commerciali, c’è da dire che spesso contengono tinte fuori dai comuni gamut di stampa (molto oltre se consideriamo lo standard de facto Fogra39), con nessuna specifica colorimetrica e un livello di dettagli che tanto ricorda manipolazioni di ricampionamento eccessive. Ma se le prendiamo per quello che sono, ovvero opere digitali, le criticità si riducono notevolmente: come per un quadro, parliamo di arte che necessita un compromesso tra desiderata e potenzialità della stampa.

Via Pantone dalle librerie Adobe: finalmente

La news del momento è la possibile esclusione delle librerie Pantone da Adobe CC, che permetterà l’integrazione solo attraverso un plugin a pagamento. Partendo dalla personale sensazione che questa sia l’ennesima mossa di Adobe per allontanarsi dal mondo della stampa, a favore di un ecosistema sempre più centrato alla creatività digitale, se si potesse fare il conto di quante incomprensioni ha generato l’utilizzo delle tinte Pantoni, credo che si potrebbe quasi affermare che il fatto che la libreria possa essere epurata da Adobe sia quasi un sollievo. Senza entrare nel merito di chi il colore lo sceglie a video (pretendendo una riproduzione fedele in stampa) le librerie Pantone all’interno della CC sono per lo più utilizzate come riferimenti cromatici. Tuttavia, per mancanza di aggiornamenti puntuali e costanti, spesso sono oggetto di diverse incongruenze sia nella loro selezione sia nell’eventuale conversione in quadricromia.

Alzi la mano, infatti, chi almeno una volta nella sua vita non ha trovato un Pantone di una libreria differente rispetto all’output richiesto o, peggio, diverse percentuali dei quattro colori nella fase di matching con i RIP. Una tendenza che potrà solo peggiorare, visto i tools messi a disposizione da Pantone.

Per questo, da operatore di prestampa, non sono affatto dispiaciuto che l’utilizzo delle tinte possa diventare un’esclusiva in abbonamento, per buona pace dei creativi che dovranno usare sistemi aggiornati e imparare a comunicare anche nella lingua di chi il prodotto deve stamparlo. Le conversioni poi, lasciamole fare a chi ha cognizione di causa, dando fiducia al proprio stampatore ed evitare di girovagare per la sala stampa con uno smartphone come riferimento cromatico universale.

C’è tanto altro ma…

Dalle innovazioni tecnologiche c’è sempre da aspettarsi di tutto e se parliamo di AI e Pantone, posso solo immaginare quale sarà il trend dei prossimi file inviati in stampa. Si aggiungeranno alle tematiche di sempre, aumentando complessità e commistione di errori che renderanno difficile anche solo definire l’ambito preciso su cui intervenire. Gli automatismi aiutano, certo, ma ho imparato ad aspettarmi tutto dai grafici: sono una razza creativa e, a volte, la creatività riesce a dare nuove prospettive anche quando si tratta di esportare un file per la stampa. Per me, una palestra continua dove allenarmi.

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