Packaging

Il packaging cellulosico è sempre più sostenibile

Fast food containers from eco friendly paper and cardboard isolated on white background. Food packaging

Gli imballi di origine cellulosica diventano sempre più ecologici, tanto che oggi i volumi di riciclo sono triplicati rispetto a vent’anni fa grazie a una filiera italiana ben oliata. Ne abbiamo parlato con Carlo Montalbetti, direttore generale di Comieco, il Consorzio Nazionale Recupero e Riciclo degli Imballaggi a base Cellulosica.

Comieco nasce nel 1985 come Comitato per l’Imballo Ecologico grazie all’iniziativa di alcune imprese della filiera della carta con l’obiettivo di organizzare e incentivare la raccolta differenziata di carta e cartone, assicurando un flusso costante di carta e cartone riciclabili alle cartiere e sottraendo carta e cartone alla discarica. Nel 1998, a seguito del Decreto Ronchi e la costituzione di CONAI e i Consorzi di Filiera per la gestione dei rifiuti d’imballaggio, Comieco diventa Consorzio Nazionale Recupero e Riciclo degli Imballaggi a base Cellulosica con lo scopo di raggiungere gli obiettivi di riciclo e recupero fissati dalla normativa europea. Un’organizzazione –senza scopo di lucro – a sostegno dei Comuni per i maggiori oneri per i servizi di raccolta differenziata sul territorio, in via sussidiaria rispetto al mercato: attraverso convenzioni volontarie stipulate con le Amministrazioni locali viene infatti gestita e garantita la raccolta e l’avvio a riciclo della carta e del cartone correttamente differenziati dai cittadini. Una risposta concreta del Sistema Paese – e delle circa 3300 aziende consorziate (tra cartiere, trasformatori di materiale e di imballaggi cellulosici e impianti di recupero) – per dare vita a quella che oggi chiamiamo economia circolare, dove carta e cartone non sono rifiuti ma materie preziose per l’industria cartaria. Abbiamo parlato del consorzio, della sua attività attuale e della situazione italiana del riciclo di carta e cartone con il suo direttore generale Carlo Montalbetti.

Su quali punti è concentrata la vostra attività attuale?

L’attività di Comieco, all’interno del sistema di recupero e riciclo dei materiali a base cellulosica, interessa ambiti diversi, funzionali tra loro: dalla garanzia di riciclo, a supporto dei Comuni convenzionati, alla comunicazione, attraverso l’attivazione di campagne nazionali e locali per sensibilizzare i cittadini sul rispetto dell’ambiente e sull’importanza di una corretta raccolta differenziata. A queste attività, si aggiungono quelle a sostegno della filiera: dalla prevenzione, ovvero l’incentivazione di studi con l’obiettivo di realizzare imballaggi sostenibili (riduzione in peso, progettazione intelligente e separazione facilitata), ai controlli e le verifiche presso gli impianti di recupero per garantire la qualità del macero che viene avviato alle cartiere.

Qual è oggi la situazione del recupero degli imballaggi di origine cellulosica?

20 anni fa, quando la raccolta differenziata non era sistematizzata e tutto avveniva in modo disomogeneo, si raccoglieva appena un milione di tonnellate di carta e cartone con una media pro capite di circa 17 chilogrammi per abitante. Oggi i volumi sono triplicati: nel 2019 sono state raccolte e avviate a riciclo oltre 3,5 milioni di tonnellate di carta e cartone, con una media pro capite di 57,5 chilogrammi per abitante.

Un trend in costante ascesa…

Sì, e che ha avuto un punto di svolta nel 2004, quando il nostro paese è diventato un esportatore netto di macero, interrompendo così la storica dipendenza dall’estero. In un paese tradizionalmente povero di materie prime come l’Italia, lo sviluppo delle raccolte urbane di carta e cartone ha fatto sì che i comuni diventassero le nostre foreste urbane. In termini di risultati, focalizzando l’attenzione solo sul settore degli imballaggi in carta e cartone, scopriamo non solo che la filiera del riciclo è un’eccellenza, ma anche che l’Italia è tra i leader europei per tasso di riciclo: dal 1998 al 2019, la percentuale di riciclo degli imballaggi cellulosici è passata dal 37% a oltre l’80% nel 2019, risultato ormai vicino agli obiettivi UE fissati al 2030 (l’Italia ha già superato il 75% di riciclo previsto al 2025).

Le aziende italiane che si occupano di grafica e packaging stanno lavorando bene per favorire il riciclo dei loro prodotti, secondo il suo parere? 

La carta è un materiale sostenibile per eccellenza grazie alle sue caratteristiche intrinseche: è naturale, biodegradabile e riciclabile. Il packaging in carta, non è un caso, è preferito da oltre l’80% dei cittadini, secondo quanto emerso da un’indagine fatta da Astra Ricerche per Comieco. Uno stimolo ulteriore per tutta la filiera a mettere al centro della sua attività l’innovazione, puntando ad un miglioramento continuo dei prodotti e dei processi. Senza eccezioni. Le aziende, infatti, cercano di essere sempre al passo con le richieste dei clienti e del mercato. Questo impegno è ben rappresentato dai numeri che raccontano i passi avanti fatti in questi anni, in ottica sostenibile: basti pensare, ad esempio, all’aumento delle tipologie di imballi (che si traducono poi in importanti quantità di scatole e sacchetti immessi al consumo) sottoposte a test di riciclabilità: erano 27 nel 2012, sono salite a 401 nel 2019. E così pure ai passi avanti fatti nella riduzione della grammatura media del cartone ondulato utilizzato dai produttori, scesa da 573 g/m2 del 2010 agli attuali 551 g/m2. A questi dati si aggiungono poi anche i brevetti depositati, cresciuti progressivamente dal 2010 al 2019 fino ad arrivare a 417.

In quale direzione potrebbe andare le ricerca e lo sviluppo di nuovi materiali e tecnologie per favorire il riciclo?

L’affermarsi di nuovi modelli di distribuzione e consumo, dall’e-commerce al food delivery, impone di continuare a lavorare per favorire lo sviluppo e la progettazione imballaggi sostenibili, ovvero facili da riciclare con un duplice obiettivo: aiutare il cittadino a fare correttamente la raccolta differenziata (utilizzando ad esempio packaging mono materiali o di dimensioni ridotte, ovvero adatte al prodotto che custodiscono), e allo stesso tempo orientare le scelte delle aziende in ottica sempre più green.

L’obbligo di etichettatura ambientale degli imballaggi, la cui entrata in vigore è prevista per il prossimo anno, rappresenta sicuramente uno strumento importante per incentivare una rinnovata e corretta comunicazione ai consumatori, che potrà avvalersi anche delle nuove tecnologie ICT, anche in un’ottica di tracciamento e corretta gestione.

Un altro aspetto da considerare riguarda l’introduzione del contributo ambientale (CAC) diversificato, prevista da CONAI, a partire dal primo gennaio 2022, per i packaging compositi a base carta, diversi da quelli per liquidi. Questi poliaccoppiati verranno suddivisi in quattro fasce, per indicarne il “grado di riciclabilità”: A e B (con una componente carta superiore o uguale rispettivamente al 90 e 80%) pagheranno il CAC carta (dal 1° luglio 2021 ridotto a 25 euro/tonnellata) e non sarà applicato loro nessun contributo aggiuntivo; la tipologia C (con una componente carta superiore o uguale al 60% e inferiore all’80%) avrà un extra-CAC di 110 euro/tonnellata e infine la D (in cui la componente carta è inferiore al 60%) pagherà un contributo aggiuntivo pari a 240 euro/tonnellata. In una prima fase, la suddivisione per fasce avverrà in base alla componente carta sul totale del peso dell’imballaggio; a tendere a volontà condivisa è di basarsi su un criterio più preciso e scientifico: ovvero la prova di laboratorio norma UNI 11743, base per l’applicazione del Sistema di Valutazione Aticelca, in grado di determinare il livello di riciclabilità di materiali e prodotti a prevalenza cellulosica.

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