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Intervista a Pierluigi Gava su «Shopping bag sicuro»

Il maechio è nato con l'obiettivo di attirare l’attenzione dei consumatori verso la carta
Gli shopper del Gruppo Aspiag usati nei punti vendita Despar, Eurospar e Interspar.
Gli shopper del Gruppo Aspiag usati nei punti vendita Despar, Eurospar e Interspar.

Sono passati due anni dalla nascita del Marchio «Shopping bag sicuro» sui sacchetti di carta, grazie all’iniziativa delle aziende aderenti al Gruppo Shopping Bag di Assografici. Il marchio riporta in modo evidente sui sacchetti di asporto delle merci di carta il volume utilizzabile del sacchetto e la sua resistenza – entrambi verificati da un laboratorio accreditato sulla base dello Standard di riferimento EN 13590:2003 – per dare evidenza a retailer e consumatori delle caratteristiche di resistenza degli shopping bag di carta considerando la tenuta delle maniglie e dello shopping bag. Un marchio che può essere utilizzato da qualsiasi produttore in Italia, che è iscritto al Gruppo Shopping bag di Assografici.

Con Pierluigi Gava, presidente del Gruppo Shopping Bag di Assografici, abbiamo ripercorso quali motivazioni avevano mosso l’Associazione a proporlo e con quali obiettivi. «L’esigenza di avere un marchio e un sistema di controllo delle resistenze sugli shopper in carta è nata con l’entrata in vigore della legge del 1996, che ha portato progressivamente all’eliminazione dei sacchetti in plastica, soprattutto nella grande distribuzione», racconta Gava. «Ovviamente la sostituzione dei sacchetti in plastica ha portato all’utilizzo di altri materiali biodegradabili, come la plastica biodegradabile o la carta, ma entrambi soffrivano – agli occhi del consumatore – dell’idea di scarsa resistenza: la plastica biodegradabile, in effetti, aveva inizialmente questa caratteristica, mentre per la carta ci siamo resi conto che mentre in altri paesi europei è considerata uno dei materiali più resistenti per il trasporto delle merci, in Italia non era sempre così».

Pierluigi Gava, presidente del Gruppo Shopping Bag di Assografici.
Pierluigi Gava, presidente del Gruppo Shopping Bag di Assografici.

L’esigenza di sistema di prove certificate

Nell’ambito degli shopper, quindi, c’era l’esigenza di attirare l’attenzione dei consumatori verso la carta, a volte considerata come poco resistente. Per fare ciò, è stato seguito l’esempio del nord Europa: «abbiamo seguito le orme di Cepi (associazione delle cartiere europee) e della Svezia; siamo riusciti a portare in Italia un impianto per fare i test, paritetico a quello svedese – la strumentazione messa a disposizione dalla cartiera Billerudkorsnas – e a impostare un sistema di controllo resistenza che segue la norma internazionale riconosciuta e che viene effettuato da un laboratorio accreditato. Tutto ciò ha infine portato alla creazione di un marchio da apporre su sacchetti e shopper, che ne certifica la resistenza».

Vantaggi per tutti, produttore e utilizzatore

A due anni di distanza dal lancio del marchio, cosa è quindi stato riscontrato? «Abbiamo verificato che un certo numero di aziende ha cominciato a utilizzarlo, alcune anche importanti, ma anche che non tutti gli operatori ne sono completamente a conoscenza, e quindi è un marchio che probabilmente non è del tutto utilizzato come ci saremmo aspettati». Un marchio che deve richiedere il produttore di shopper, ma che potrebbe richiedere anche l’utilizzatore, ovvero chi poi li acquista, per utilizzarlo anche con il proprio brand: «un vantaggio sia per il produttore, che in questo caso può garantire al cliente di fornirgli un prodotto con determinate caratteristiche qualitative, che vengono anche certificate; sia per l’utilizzatore che può dare al proprio consumatore la sicurezza di uno shopper adeguato alla merce che sta vendendo».

I principi del regolamento

Le aziende che hanno aderito all’iniziativa, hanno anche sottoscritto un regolamento che le impegna a seguire delle semplici regole: «apporre il marchio solamente sugli shopper che siano stati preventivamente testati presso il laboratorio accreditato, che attualmente è uno solo in Italia ed è Lucense di Lucca; tener traccia del test, e quindi impegnarsi a fornire “sacchetti” di quella tipologia con prestazioni non inferiori a quelle testate. Per controllare l’osservanza di queste regole, c’è un’apposita commissione di controllo, che in caso di necessità può far utilizzo di periti esterni, anche se finora non è stato necessario perché, a oggi, non ci sono stati abusi».

Gli ambiti: gdo, bricolage, arredamento ed elettrodomestici

Gli ambiti in cui vengono usati gli shopper di carta sono molti, ma non per tutti il problema della resistenza della carta è così importante. Per esempio, «nell’ambito della moda non è una priorità in quanto il peso dell’abbigliamento è abbastanza limitato. Invece, è sentito nella grande distribuzione, dove il peso della spesa è spesso consistente, e altri ambiti dove potrebbe essere utile sono quelli del bricolage, degli accessori per l’arredamento e degli elettrodomestici, dove il peso della merce può essere abbastanza importante e dove anche si avverte una maggiore attenzione all’uso di materiali rinnovabili.

Un marchio da utilizzare di più

A fronte del lavoro fatto, quindi, non usare questo marchio pare un po’ un’occasione persa per diffondere l’uso della carta e la sua percezione come materiale adeguato. Per questo, conclude Gava, «dovrebbe esserci uno sforzo maggiore da parte dei produttori a cercare di proporlo ai propri clienti spiegandone i vantaggi e l’utilità, alla luce anche del fatto che dai contatti con le altre associazioni all’estero interessate a portarlo nei loro Paesi, emerge che sta un po’ diventando una pratica comune a livello europeo e, infatti, dopo Svezia e Italia i prossimi saranno probabilmente Spagna e Portogallo».

Intervista a Marco Buchignani di Lucense

Lucense di Lucca è finora l’unico laboratorio accreditato per svolgere i test sulla resistenza della carta secondo gli Standard di riferimento EN 13590:2003. «Un laboratorio importante», commenta Pierluigi Gava, che è uno dei principali in Italia proprio sulle prove sui materiali cartacei». Abbiamo quindi intervistato Marco Buchignani, responsabile tecnico Centro Qualità Carta che ci ha raccontato cosa è successo in questi due anni, chi sta manifestando interesse e come si svolge il test di resistenza secondo la norma di riferimento.

Marco Buchignani, responsabile tecnico Centro Qualità Carta.
Marco Buchignani, responsabile tecnico Centro Qualità Carta.

Ing. Buchignani, cosa è successo in questi anni?

«Per la verità le prove che abbiamo effettuato non sono molte. Dopo un iniziale forte interesse a istituire il Marchio di certificazione «Shopping Bag Sicuro» e varie manifestazioni di intenti a utilizzare il marchio per attirare l’interesse degli operatori commerciali e dei consumatori sulla sicurezza/affidabilità degli shopper di carta per asporto merci, nei fatti solo le principali aziende produttrici in questi due anni hanno certificato alcuni loro prodotti, ma gli scenari futuri lasciano aperta la porta a ulteriori miglioramenti. In UE si sta discutendo, infatti, di ulteriori provvedimenti per favorire l’utilizzo di shopper dal basso impatto ambientale e che garantiscano comunque i medesimi, se non migliori, livelli di protezione e trasportabilità del prodotto.»

Chi sta manifestando interesse?

«Per il momento l’interesse in Italia è stato solo da parte dei produttori, anche perché il marchio al momento è riservato alle aziende aderenti al Gruppo Shopping Bag di Assografici. Recentemente, siamo stati contattati da un analogo gruppo di interesse, nato in Spagna, denominato «labolsadepapel» costituito invece da più soggetti, ovvero formato sia dai principali produttori, sia dai trasformatori di sacchetti di carta e altri, con l’obiettivo più generale di effettuare studi di mercato e promuovere l’uso «de la bolsa de papel» (il sacchetto di carta, ndr) a favore della sostenibilità, in uno scenario spagnolo che stabilisce la graduale sparizione dei sacchetti di plastica monouso entro il 2018.

Anche questo gruppo si è rivolto al nostro laboratorio per avere un punto di riferimento per certificare secondo lo standard EN 13590 il volume utilizzabile e la resistenza/capacità di trasporto in chilogrammi degli shopping bag.»

Quali macchine vengono usate e quali sono i criteri?

«Apparecchiature e criteri sono dettate dalla norma europea EN 13590 del 2003. Il metodo descritto nella norma è stato a suo tempo voluto per primi dall’associazione Svedese Shopping Bag, analoga al gruppo di Assografici, ma che include anche altri soggetti quali grande distribuzione, società di logistica ecc. Sperimentalmente il metodo è stato messo a punto dal centro di ricerca svedese «Innventia», successivamente è divenuto normativa Europea.

La normativa si applica a tutte le tipologie di borse: quindi borse in carta, materiale termoplastico e/o qualsiasi altro materiale flessibile, con lo scopo di confrontarne le prestazioni utilizzando il medesimo metodo.

L’apparecchiatura necessaria è molto specifica: simula il movimento del braccio di una persona che solleva ripetutamente (almeno 20 volte), con una definita velocità e accelerazione, la borsa piena di materiale simulante il carico massimo trasportabile. La prova viene ripetuta su 20 esemplari campione e risulta superata se almeno 19 superano il test. Diversamente viene ridotto il carico e verificato nuovamente 20 esemplari per una capacità ridotta.

Della borsa viene misurato anche il volume massimo di trasporto con opportuno materiale simulante.

Al termine di questo collaudo viene rilasciato un certificato che consente di apporre il marchio ideato da Assografici (che ovviamente rilascia solo l’associazione). Le prove devono essere ripetute almeno 1 volta ogni 2 anni per mantenere la certificazione».

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