Di fronte alle sfide imposte dai nuovi scenari digitali molte aziende grafiche stanno già attuando la trasformazione verso una struttura «multiservizi». In grado quindi di offrire molto di più della semplice attività di stampa. Scopriamo insieme il perché.
Il vento gelido del cambiamento che attraversa l’economia globale è arrivato anche sull’industria grafica. E soffia molto forte. Da tempo infatti la contrazione della domanda ha generato un po’ a tutti i livelli una ricerca spasmodica di vie alternative per tamponare le perdite di fatturato.
Una condizione che è trasversale a più segmenti e che rispecchia l’erosione del mercato da parte dei nuovi media elettronici, specie quelli mobili, responsabili di una progressiva ma inesorabile trasformazione delle abitudini dei consumatori. Secondo una recente ricerca di InfoTrends (2014) il time-share dell’utente statunitense, cioè il tempo dedicato alla sua fruizione delle differenti risorse mediali, si sta spostando sensibilmente a favore dei dispositivi mobili (dal 4% del 2010 al 23% del 2014) a scapito di tv, radio e di altri mezzi, ivi compresa la lettura su prodotti cartacei e, incredibilmente, anche di Internet. Il che significa che una quota ingente di investimenti pubblicitari si sono trasferiti o si stanno ormai muovendo verso i nuovi device multimediali, contribuendo così al «tonfo» dei giornali e della carta stampata in generale.
In questa rapida trasformazione del mercato appare in tutta evidenza la metamorfosi epocale che stampatori e print service provider dovranno compiere per presentarsi al più presto ai clienti sotto nuove sembianze, quelle cioè di «marketing service provider». Un profilo aziendale diverso, tecnologico, più ricco e articolato rispetto al passato «analogico» che tutti conosciamo, e che dovrebbe agevolare le aziende grafiche nel riposizionarsi all’interno di un mercato di riferimento anch’esso ormai mutato.
Lo studio InfoTrends mostra anche le soluzioni più votate dagli stampatori per tornare a crescere: tra queste spicca la scelta del «Web-to-print» (ben il 27,4% di preferenze) e del «cross-media campaign management» (17,8%), che superano ampiamente gli strumenti dedicati al «print Mis» o al «variable data printing» (13,3%), due dei lidi d’approdo considerati più appetibili per il mondo delle arti grafiche fino a poco tempo fa.
Che cosa sta dunque accadendo? E quali alternative si presentano agli occhi degli stampatori italiani, spesso così riluttanti ad abbracciare il nuovo che avanza?
Lo chiediamo a Giuseppe Donegà, amministratore delegato di Mediagraf, l’importante azienda padovana che da alcuni anni sta sviluppato al proprio interno interessanti attività di sperimentazione cross-mediale.