È un comparto che ha continuato a crescere anche negli anni più difficili della crisi del manifatturiero, esporta i tre quarti della produzione e gode di una indiscussa leadership a livello mondiale. Si tratta dell’insieme delle aziende produttrici di macchine per l’industria grafica, cartotecnica e del converting. Un segmento della meccanica strumentale italiana che conta 150 aziende, circa 7.000 occupati e un fatturato aggregato che lo scorso anno ha raggiunto quota 2,1 miliardi di euro, in crescita del 2,9% rispetto al 2013.
Le realtà più rappresentative sono riunite in Acimga (Associazione dei Costruttori di Macchine per l’Industria Grafica, Cartotecnica, Cartaria, di Trasformazione e affini, aderente a Confindustria), che da un anno a questa parte, sotto la guida di Marco Calcagni, in parallelo con la nuova accelerata negli indicatori economici di riferimento, ha inaugurato la fase 2.0 dell’associazionismo, evolvendo dalla tutela degli interessi particolari alla relazione, dalla compartimentazione al network, dalla settorializzazione alla promozione di filiera.
Giovedì 2 luglio, in occasione dell’assemblea annuale, sono stati resi noti i dati congiunturali aggiornati che, accanto al fatturato in aumento ed alla stabilità degli occupati, mettono a segno una quota di fatturato estero pari al 74,8%, fra i più elevati in assoluto dell’industria manifatturiera italiana, in crescita rispetto agli anni precedenti del 2,6% sul 2013 e del 3,3% sul 2012. Di segno ampiamente positivo il saldo commerciale di settore, passato da 1,12 a oltre 1,15 miliardi di euro (+2,7%), malgrado siano aumentati i flussi d’importazione su un mercato interno che ha dato segnali di ripresa dopo un quadriennio di difficoltà.
Le tecnologie italiane riscuotono grande apprezzamento a livello internazionale: il nostro Paese, secondo solo alla Germania e davanti a USA e Cina è fra i primi quattro esportatori mondiali e fra questi, lo scorso anno, è risultato primo per saldo di crescita sul totale dei flussi di esportazione.