Nobilitazione: le nuove tecnologie offerte dal digitale

Sempre più tecnologico e digitale, il mondo della nobilitazione offre oggi interessanti spunti per quegli stampati che non richiedono alte tirature e che inseguono al contempo una maggiore caratterizzazione in un mercato ormai massificato.

Non si finisce mai di imparare. E anche di sorprendersi, vista l’incredibile evoluzione della stampa digitale in questi ultimi anni. Le nuove formulazioni inkjet e toner che hanno invaso il mercato stanno offrendo agli utilizzatori molto più di quanto fossero programmate per fare. E lo si capisce dai risultati a dir poco sorprendenti che questi inchiostri innovativi stanno fornendo in un ambito, quello della nobilitazione, oggi animato da una grande vitalità. Il loro abbinamento con i nuovi materiali permette infatti di dar vita a lavorazioni davvero singolari, a volte difficilmente riproducibili in ambito offset, e soprattutto consente agli stampatori di aggiungere qualcosa in più per continuare a stupire i propri clienti.
Per comprendere meglio la portata di questa rivoluzione digitale in un ambiente storicamente dominato dall’offset abbiamo contattato Alessandro Mambretti che, oltre alla sua attività professionale, è membro del comitato tecnico della stampa digitale di Taga Italia, nonché docente dell’ITS Angelo Rizzoli per la Multicanalità di Milano e dell’ITS McLuhan di Cesena e sta lavorando a un interessante documento tecnico dedicato proprio alla nobilitazione digitale dal titolo provvisorio Nobilitare e digitale.

La personalizzazione richiama la nobilitazione

«Sono molti i segmenti produttivi che utilizzano la nobilitazione per distinguere il proprio prodotto nel mercato, primo fra tutti quello delle etichette del settore cosmesi e vitivinicolo, dove la produzione digitale è già presente principalmente con macchine a bobina; le richieste di solito sono applicazioni di oro a caldo, vernice con riserva, plastificazioni e rilievi a secco. Oggi il focus si sta allargando moltissimo al foglio che, seppur in microtirature, ha una richiesta particolare di effetti tattili quali goffratura, rilievi e tutti quegli elementi che permettono di aumentare la percezione sensoriale di uno stampato. È ovviamente un work in progress, perché devono coesistere prestazioni complementari tra formulazioni di inchiostri (toner o liquidi), supporti e tipo di nobilitazione desiderata, che siano in grado di lavorare sinergicamente e sostenibili economicamente».
«D’altronde, che si tratti di etichetta, brochure o catalogo», spiega Mambretti, «è la percezione di unicità ciò che guida la scelta del cliente finale e costringe il produttore a prediligere la flessibilità numerica del digitale, dato che i fattori qualitativi e la stabilità sono ormai raggiunti.
È ovvio che la stessa richiesta si è estesa anche alle nobilitazioni e alla ricerca di particolarità. Se nel mondo offset abbiamo assistito all’arrivo del floccato e a un aumento delle vernici UV, all’utilizzo del cold foil ristampato, alle vernici “profumate” ecc., quello che si vuole e in parte si riesce a fare oggi sul digitale è una nobilitazione che segue le caratteristiche del prodotto sia in termini di tiratura sia di personalizzazione. Con la possibilità di aggiungere valore a qualcosa che, oggi sul mercato, sta progressivamente perdendo molta della sua capacità di richiamo. Ciò accade semplicemente perché le nobilitazioni in offset restano comunque un prodotto seriale che risponde alle logiche di media tiratura a elementi fissi. Mentre invece il tema della personalizzazione sta diventando un trend sempre più significativo perché richiesto costantemente dai buyer. Chi vuole fare campagne di comunicazione di qualità sta infatti battendo questa strada», assicura Mambretti.

Possedere le basi e usare le nuove conoscenze

«Mai come in questo momento stampare in digitale ha aiutato gli imprenditori grafici a mantenere fedele la propria clientela e in alcuni casi a rafforzarla proprio per la sua capacità di servire le piccole produzioni, con l’eventuale personalizzazione delle stesse. La domanda di pretirature o posttirature, prodotti di contorno alla produzione massiva, è ormai un realtà assodata che si è estesa anche ad altri prodotti tipici del settore cartotecnico, e anche nelle richieste di nobilitazione. E proprio la ricerca di questa omogeneità produttiva a un certo punto ha fatto scaturire la domanda principale: cosa mi distingue dagli altri e cosa posso fornire ancora in più ai miei clienti?», prosegue Mambretti. «quando si parla di digitale esistono molte macchine dal punto di vista commerciale ma le tecniche sono sempre riconducibili a pochi elementi. Nel mondo del piccolo formato HP Indigo e Kodak sono state le prime a introdurre valore aggiunto ai propri stampati sia con l’adozione di colori speciali, sia con sistemi di coating dedicati, seguite dai sistemi a toner di Xerox e Canon che introdussero il toner trasparente per effetti “varnish”. Oggi Ricoh ha introdotto anche sui sistemi toner da produzione la possibilità di stampare il bianco. A queste si aggiungono tecnologie di “varnish digitale” come MGI o i “sensoriali” risultati ottenuti tramite Scodix alle tecniche di “Sleeking” per trasferire metalli e vernici direttamente sugli stampati a toner. Un’esplosione tecnologica che è di fatto una parte della risposta alla domanda che si pone lo stampatore. In poche mosse si può ottenere un ottimo lavoro che, dal punto di vista economico ha un costo adeguato, ma da quello visivo offre un risultato davvero eccezionale.  A completare la risposta ci sono le conoscenze di base, i nuovi materiali e anche un po’ di ingegno».

Il ritorno all’artigianalità

Le applicazioni possono dunque diventare moltissime. «Dal catalogo di moda, alla brochure, fino al packaging, il valore aggiunto può essere davvero unico ma», sottolinea l’uomo Taga, «le macchine digitali possono fare molte cose solo se si conoscono bene i materiali e i successivi processi di lavorazione. Ci sono fattori tecnici delicati da tenere sotto controllo quali le temperature di fusione dei toner, il grado di deformazione dei supporti, la gestione delle calandre e delle colle per accoppiamenti, lo spessore della nobilitazione o la tenuta della plastificazione, la precisone di registro di posizione, e molti altri». Viviamo dunque un momento tecnologico importante, in cui anche l’abilità artigianale sta rinascendo accostandosi alle nuove tecnologie.
«Anche nei settori dei polimeri e delle plastiche si sono fatti passi da gigante offrendo una vasta gamma di scelta sia come substrati sia come copertura. Esattamente come nel digitale sono stati fatti enormi progressi fornendo, per quanto riguarda i toner, maggiore capacità di ancoraggio sui supporti alle basse temperature, e quindi riuscendo a lavorare su più substrati e sopportando meglio le postlavorazioni. Per quanto riguarda invece l’inkjet, oggi gli inchiostri hanno aumentato le densità e diversificato la propria struttura chimica riuscendo a sviluppare un’alta resistenza e anche un’alta capacità di sostenere le lavorazioni successive di poststampa».
«Ecco allora che la conoscenza approfondita di tutti questi elementi fa ritornare il lavoro dello stampatore digitale alla nobiltà di un mestiere artigianale che si era ormai un po’ perso nel tempo. Anche con il digitale occorre quindi saper dimostrare di avere piena padronanza degli strumenti a disposizione. Non basta certo schiacciare un bottone».
«Nel mondo commerciale ciò significa riuscire a offrire una maggiore capacità di ritorno dell’investimento», sottolinea Mambretti. «Soprattutto perché queste nobilitazioni di alta qualità intercettano, all’interno delle produzioni di massa, proprio quelle creazioni di nicchia di cui si parlava. È proprio lì che si riesce a sperimentare e a differenziare con successo, offrendo un valore aggiunto di altissimo livello».

Le opportunità del packaging

Dall’osservazione dell’evoluzione della stampa digitale è emersa con il tempo la possibilità di sfruttare macchine che utilizzano colori trasparenti, oro, argento e bianco per fornire valore aggiunto. Si tratta di macchine che, pur essendo da produzione, sono comunque destinate anche alle basse tirature, e quindi possono puntare anche sulla nobilitazione per affermarsi. «Tutto ciò che fornisce allo stampato una maggiore percezione sensoriale, nel digitale viene esaltato dalla possibilità di combinare più tecniche. Quest’approccio è ancora più interessante nel packaging, dove c’è maggiore difficoltà nel produrre piccoli pezzi e basse tirature con oro o laminati metallici, dal momento che i costi dell’offset diventano più elevati», dice Mambretti. «Diventa allora attraente il discorso delle piccole produzioni per tutti quei prodotti tipici del “made in italy” nelle quali possono anche bastare piccoli lotti e al tempo stesso hanno bisogno di qualità e “sensazionalità”. Ecco allora che le nuove tecnologie e i nuovi materiali permettono di realizzare un prodotto che non è un semplice nobilitato, ma un articolo del tutto nuovo».
Packaging di lusso, cosmesi, prodotti bio e omoeopatici, sono questi i settori in cui si riesce maggiormente a personalizzare le produzioni. «Laddove esiste un forte localizzazione e una produzione di nicchia, si può fornire maggiore valore aggiunto», spiega Mambretti. «In più si offre l’opportunità di personalizzare i prodotti in maniera assai particolare, e in un modo che altrimenti sarebbe impossibile ottenere con l’offset, se non a costi decisamente superiori. Il mercato di nicchia ha piccoli numeri, e la nobilitazione digitale offre altissima qualità proprio per queste piccole tirature».

Una nuova nobilitazione: l’integrazione cross-mediale

Forziamo la mano e spingiamoci oltre la nobilitazione fisica e riuniamo stampa offset e digitale integrandole con i web marketing tool. «Personalizzazione e integrazione risultano assolutamente vincenti con la stampa digitale perché permettono una convergenza interessante tra carta e social attraverso strumenti quali l’“image recognition”, cioè i sistemi di riconoscimento di immagine. È il superamento del QR code che toglie dall’impasse grafica e aumenta le possibilità dei sistemi di riconoscimento.

Effetto metallico in embossing ottenuto con la tecnologia Scodix.
Effetto metallico in embossing ottenuto con la tecnologia Scodix.


Queste immagini particolari permettono di fornire dati dettagliati sul prodotto, sulla filiera e soprattutto informazioni di marketing che possono fare la differenza. Sfruttando un semplice smartphone, esse condensano in sé un’enorme quantità di codici di riconoscimento che consentono alle applicazioni digitali portatili di aprire mondi informativi altrimenti inaccessibili. Una ricerca InfoTrends dello scorso anno dimostra che negli Usa il connubio tra carta e web attraverso i sistemi di image recognizing hanno superato i sistemi QR code. E, anche se da noi c’è ancora un problema legato all’ampiezza della banda, si può dire che oggi la piena convergenza tra i due media è già realizzabile. E si tratta di una convergenza di esigenze, non solo di mezzi», sottolinea Mambretti. «Ebbene, con la nobilitazione digitale oggi è tecnicamente possibile ottenere anche questo tipo di applicazioni».

Nuove applicazioni avanzano

Per fortuna alcune case produttrici sono tornate a fare ciò che un bel po’ di anni fa mettevano a disposizione per il colore, cioè insegnare a utilizzare bene i propri prodotti con iniziative di formazione, tutorial e affiancamenti. «Ho trovato molta disponibilità da parte delle maggiori aziende a fornire informazioni tecniche che consentano di conoscere meglio i propri strumenti di base e i materiali. Hanno capito che comunicare le proprie competenze al mercato paga enormemente in termini di diffusione dei prodotti», conclude Mambretti. «È in corso una serie di commistioni interessanti in ambito digitale, stampando e mixando varie tecniche, che partono come sperimentazioni degne di nota nei settori dell’arte o della moda, per poi diventare tecniche sempre più diffuse e alla portata di tutti. Insomma, una continua evoluzione».

NOBILITARE E DIGITALE
Le potenzialità della stampa digitale non sono ancora state esplorate del tutto e già si parla di dare valore aggiunto agli stampati ottenuti con questa tecnologia, sia nei termini di qualità che di versatilità. Nobilitare uno stampato digitale è qualcosa che si avvicina molto spesso a un’attività artigianale che coniuga la conoscenza dei materiali e la ricerca di soluzioni di unicità. È proprio la natura stessa della stampa digitale la matrice variabile che rende ogni stampa un “unicum” e a fornirgli il massimo valore comunicativo, così come la nobilitazione rinforza, impreziosisce e fissa la forza del messaggio.
«Il medium è il messaggio» diceva Marshall McLuhan negli anni Sessanta. Ebbene, il messaggio che può fornire al cliente uno stampato digitale nobilitato è farlo sentire unico e prezioso. Ma per rendere realizzabile tutto questo è necessario affrontare alcuni aspetti tecnici delle diverse metodiche di stampa digitale e cercare i giusti connubi tra stampa processo di stampa, supporto, fissaggio e postlavorazione. Perché le vernici UV offset non aggrappano sulla stampa a toner? Perché le plastiche possono spellicolarsi durante le lavorazioni poststampa? L’ancoraggio dell’oro è a caldo è sempre possibile su ogni processo di stampa? Cosa è già presente sul mercato e quali sono i campi ancora da esplorare? Quali percorsi occorre prevedere in fase di progettazione per scongiurare problemi di stampa successivi? Sono questi i quesiti posti nel volume di Alessandro Mambretti. E le risposte sono un affascinante mondo da scoprire e da approfondire.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here