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Nuove guide e specifiche sul PDF dal Ghent Workgroup

Una delle più grandi problematiche nell’adozione di tecnologie complesse, nel settore delle arti grafiche è che spesso gli operatori hanno la sensazione di non capirle. A tal proposito è stata appena pubblicata la versione in italiano della guida “PDF Standards FAQ” un progetto realizzato in collaborazione con Faenza Printing (una delle realtà di stampa più amate dentro e fuori i confini nazionali) e alla disponibilità del Ghent Workgroup, per promuovere nel nostro territorio il progresso tecnologico e culturale. Il documento è stato scritto per chiarire le terminologie che si potrebbero incontrare, demistificare alcune delle frasi comuni che si potrebbero sentire e fornire spunti per aiutare a navigare nel meraviglioso mondo degli standard PDF. Di seguito andremo a scoprire come il GWG ha cercato di chiarire alcuni aspetti in modo che fossero di più facile comprensione e come ha intenzione di semplificare ulteriormente la vita degli operatori grafici con il rilascio di nuove specifiche tecniche.

Se si lavora con dei documenti PDF, è probabile che ci si sia imbattuti con gli standard PDF. Si potrebbe volontariamente salvare un PDF conforme a questo o a quello standard, ma si potrebbe usarne anche altri senza esserne consapevole. Perché? Perché molti produttori che creano software, implementano gli standard salvando un file PDF per un uso specifico, direttamente dalle funzionalità non espressamente dichiarate dal software. È sempre meglio essere a conoscenza di cosa si sta facendo. Usare gli standard PDF correttamente è importante e conoscere cosa possono o non possono fare per noi può fare la differenza per ottenere il risultato che stai cercando.

Il PDF (acronimo di Portable Document Format) è stato inventato da Adobe nel 1993 e a quel tempo non era certamente uno standard, poi è stato preso in gestione da ISO (Organizzazione Internazionale per la Standardizzazione) ed è diventato uno standard internazionale. Il suo numero è il 32000 e ci sono al momento due versioni: 32000-1 usato quasi ovunque e 32000-2 che è in divenire. Quindi sì, oggi il PDF è ufficialmente uno standard. Dato che il PDF è stato standardizzato, non significa che tutte le sue funzionalità siano appropriate per essere utilizzate in ogni situazione. Dal momento che fu inventato, ebbe un utilizzo molto ampio che non è cambiato con il passare degli anni. Il documento ufficiale dello standard PDF di ISO è di oltre mille pagine; molte implementazioni hardware e software supportano solo in parte le funzionalità possibili. L’obiettivo fondamentale di ogni PDF standard è quello di eliminare le incertezze e tutti seguono essenzialmente lo stesso principio; proibire l’utilizzo di certe funzionalità o parti di esse e imporre l’utilizzo di altre funzionalità in modo deciso. Questo significa che gli standard PDF sono un sottogruppo del PDF, mirati a essere utilizzati in specifiche e controllate circostanze. Generalmente, si definiscono standard PDF quelli che sviluppa ISO e specifiche PDF quelle proposte dal Ghent Workgroup. Realisticamente entrambi cercano di incrementare la standardizzazione e l’affidabilità dei documenti PDF: l’organizzazione internazionale per la standardizzazione (ISO) crea gli standard per l’intera industria delle arti grafiche con il PDF/X, mentre il GWG crea sul PDF/X standard delle proprie specifiche. Questo significa che la principale differenza tra i due è che il PDF/X è molto più generico (poiché è indirizzato a tutto il settore delle arti grafiche) mentre il Ghent Workgroup crea delle specifiche basate sul PDF/X per diversi segmenti di mercato all’interno del settore delle arti grafiche denominato PDF/X-Plus, che viene utilizzato per definire le restrizioni addizionali che vengono aggiunte al PDF/X standard, attraverso le specifiche del Ghent Workgroup. In altre parole, le specifiche del Ghent Workgroup contengono tutte le restrizioni del PDF/X con in più requisiti addizionali. Il PDF/X si definisce come un sottoinsieme di PDF “sicuro”, cioè un elenco di quali funzionalità possono essere usate in sicurezza, senza causare incertezza o confusione. La “X” sta per “Blind eXchange”. È utile sapere che questa definizione di “scambio cieco” sta al centro dello standard. Il pensiero dietro al PDF/X è che, “se io sono un creativo e tu sei uno stampatore, io dovrei essere in grado di creare un file PDF/X, mandarlo senza troppe spiegazioni e tu dovresti essere in grado di stamparlo esattamente come io l’ho progettato”. Scambiando dei documenti PDF generici, questo risulta essere molto difficile poiché il PDF è un formato molto ampio. Lo standard PDF/X proibisce tutte quelle funzionalità dei PDF (o parti di funzionalità) che renderebbero il concetto di scambio cieco impossibile e impone l’utilizzo di altre funzionalità per aumentarne l’affidabilità. Spesso viene chiesto se è ancora possibile avere dei problemi utilizzando il PDF/X. Sì, è possibile. Prima di tutto, il PDF/X riduce la complessità del PDF, limitando l’utilizzo delle sole funzionalità consentite. Ciò non toglie il fatto che anche il PDF/X rimane tecnicamente complesso. Siccome nessun software è perfetto e lavorare con formati di file complessi è difficile, ci potrebbero comunque essere cose che vanno storte. La cosa più importante e fondamentale è che il PDF/X è uno standard ISO generico per le arti grafiche. Se ci si pensa, questo settore è straordinariamente ampio: per esempio le caratteristiche tecniche per stampare un biglietto da visita sono molto diverse da quelle utilizzate per stampare un manifesto. Per cui il PDF/X deve rimanere generico per alcuni aspetti. Nello standard PDF/X non si troveranno limiti alla sommatoria degli inchiostri, alla dimensione minima dei testi o alla risoluzione delle immagini. Questo significa che il PDF/X è inutile? Niente può essere più lontano dalla verità. Di certo non è perfetto, ma è sicuramente meglio che usare un PDF generico. Si immagini una scala progressiva; scambiarsi file generati da applicazioni native non è ideale, usare invece il PDF è già meglio, utilizzare il PDF/X è ancora meglio.

Il PDF/X fu originariamente inventato nel 2001 e da allora, diversi tipi di standard sono stati creati per differenti ragioni (buone e meno buone). Comunque, chi è consapevole dei processi interni nello sviluppo degli standard ISO, potrebbe far riferimento a diverse “parti” dello standard PDF/X, piuttosto che a tipologie o versioni. Sono tutte equamente importanti? Difficile arrivare ad una risposta obiettiva. L’importante è che si sappia che esistono queste versioni: PDF/X-1a, PDF/X-4 e PDF/X-6. Perché la numerazione non è consecutiva? Diciamo che la storia è una severa insegnante e con il senno di poi quello che sembrava una buona idea (gli standard intermedi PDF/X-3 e PDF/X-5) non ha avuto il successo sperato. Inoltre, queste sono le versioni più importanti del PDF/X, ma è possibile che ti possa imbattere in altre versioni meno diffuse per specifici flussi di lavoro, come ad esempio il PDF/X-4p, il PDF/X-5g o il PDF/X-6n. Ma quale versione di PDF/X dovrei utilizzare? Questa è una domanda alla quale non c’è un’unica risposta possibile. Sembra crescere l’opinione che sia meglio usare il PDF/X-4 se non ci sono buone ragioni per cui si è legati al PDF/X-1a. Dal punto di vista teorico il PDF/X-4 è chiaramente meglio, ma nella pratica si devono considerare le differenti parti coinvolte nel flusso di lavoro e le relative dotazioni hardware e software utilizzate. A seconda del flusso di lavoro, ci potrebbero essere problemi di produzione (chi si assume le responsabilità per cosa) che necessitano di essere presi in considerazione. Se fosse possibile, ci si dovrebbe interfacciare con la persona successiva a se stessi nel flusso di lavoro. Se si creano dei contenuti che devono essere stampati, si dovrebbe parlare con lo stampatore con cui si dovrà lavorare. Bisogna scoprire quale standard usano, come vorrebbero ricevere i documenti PDF, con quali profili di verifica preliminare lavorano. Questa è la raccomandazione numero uno. Se questa non è una possibilità, è necessario guardare alle specifiche GWG e utilizzarne una che sia conforme al tipo di lavoro che si sta creando. Il GWG ha impostazioni predefinite e profili di verifica preliminare che si possono usare per le più diffuse applicazioni software. Si possono usa queste gratuitamente dal sito. Se per qualsiasi ragione non è possibile utilizzare le specifiche del GWG, prova con il PDF/X. Se anche quello non è possibile (solo se c’è davvero una buona e motivata ragione), bisogna usare il PDF standard. Essenzialmente il rischio di problemi accresce a ogni passaggio. I file conformi alle specifiche del Ghent Workgroup sono più affidabili rispetto al PDF/X, che a sua volta è più affidabile rispetto al PDF standard. Utilizzare gli standard forniti dal proprio stampatore è sempre la cosa migliore da fare.

Senza dubbio il GWG mette sempre a disposizione delle guide di ottima qualità tecnica e questa è sicuramente una delle migliori disponibili gratuitamente sul mercato, insieme a quella pubblicata qualche anno fa su come preparare correttamente un PDF/X per la stampa, denominata “GWG PDFX-4 Workflow”.

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