“I premi possono essere virtuali, ma le emozioni sono sempre reali”. Questo il claim di lancio della 28° edizione del premio alla qualità flexo intitolato alla memoria del Professor Sergio Vay, riconoscimento dell’industria flessografica brasiliana, assegnato annualmente da AB Flexo – Associazione tecnica brasiliana per la flessografia.
La pandemia ha fatto slittare l’edizione 2020 e la cerimonia di consegna degli ambiti premi, abitualmente assegnati alla fine di ogni anno solare alle migliori realtà locali e internazionali dell’industria del packaging. Quest’anno la cerimonia si è tenuta, per la prima volta nella storia del premio, in forma virtuale il 21 gennaio 2021, con la trasmissione in streaming aperta a tutti tramite il canale Youtube di AB Flexo.
L’eccellenza della qualità di stampa flessografica delle aziende italiane trova ancora una volta conferma con la conquista di tutti e tre i gradini del podio nell’unica categoria riservata agli stampati internazionali.
Una categoria, denominata International Print, che vede in gara stampatori da ogni parte del mondo, con qualsiasi supporto e tipologia di stampa, pertanto altamente competitiva.
Oltre 60 i lavori inviati con ben 40 dall’Italia: si sono classificati nell’ordine il Gold (1° classificato) Scatolificio Antonio Sada&Figli, in gara con un espositore formato maxi realizzato su cartone patinato in post-print; il Silver (2° classificato) Imball Center, che ha presentato un elaborato in quadricromia, stampato in flexo su film flessibile con effetti paragonabili alla offset e alla rotocalco; e il Bronze (3° classificato) Scatolificio Medicinese, in concorso con una wine box nobilitata da un gioco di luci mediante l’utilizzo di verniciature lucida e opaca.
A seguire la diretta dell’evento streaming del 21 gennaio scorso c’erano anche i vertici di Atif – Associazione tecnica Italiana per la Flessografia e di FTA Europe – Associazione tecnica Europea per la Flessografia in virtù anche dello stretto legame con l’associazione brasiliana AB Flexo, che si mantiene solido e proficuo in un’ottica di reciproco scambio per la crescita del movimento flessografico globale.
A conclusione dell’evento, Sante Conselvan, nella duplice veste di presidente FTA Europe e vice presidente ATIF, ha riservato doverose parole d’elogio per le aziende italiane vincitrici e ha voluto infine idealmente raccogliere il testimone della sfida in vista del prossimo grande appuntamento della comunità flexo, gli FTA Europe Diamond Awards, che avranno luogo il 22 aprile 2021 sempre in diretta streaming.
“L’industria flessografica italiana non perde occasione per confermare il livello di eccellenza raggiunto. Un livello che si eleva di anno in anno, anche nelle difficoltà, e che ci consente di raggiungere risultati che ci riempiono di orgoglio e testimoniano la sconfinata passione che alimenta costantemente il lavoro delle nostre aziende. Il movimento della flexo, in Brasile, come in Europa e in Italia, dà ancora una volta prova di grande resilienza, spirito di adattamento e vivacità. E dimostra di essere sempre pronto a porsi nuovi traguardi, sempre più ambiziosi e sfidanti. Dopo questa bellissima e particolare edizione del Premio Sergio Vay, aspettiamo quindi con ansia la data del 22 aprile prossimo, quando a gareggiare per l’eccellenza saranno le aziende in nomination per gli FTA Europe Diamond Awards”.
Premio internazionale alla qualità flessografica Sérgio Vay: anche la 28° edizione ha un podio tutto italiano
Ricoh Europe e Zebra per la stampa su etichette
Ricoh Europe ha siglato un accordo con Zebra Technologies grazie al quale estenderà i propri Managed Print Services diventando così il punto di riferimento anche per le esigenze legate alla stampa su etichette.
In particolare, Ricoh metterà a disposizione le proprie competenze nell’ambito del service management e la propria rete di assistenza per offrire supporto e servizi post-vendita per le soluzioni Zebra installate in tutta l’area Emea.
Tra i settori che trarranno maggior vantaggio dalla sinergia tra le due aziende vi sono quello della logistica, del retail, la sanità e il manufacturing.
Le stampanti per etichette sono fondamentali per le attività di molte imprese. I barcode e i tag RFID consentono infatti di identificare e tracciare in tutto il mondo merci e pacchi. La collaborazione con Zebra consente a Ricoh Europe di ampliare la propria offerta di servizi gestiti ad un portafoglio più ampio di soluzioni per la stampa.
David Mills, Ceo di Ricoh Europe, commenta: “Questo annuncio porterà notevoli vantaggi alle aziende che scelgono i Managed Print Services di Ricoh. Oltre a confermare la nostra posizione di azienda di servizi digitali, la collaborazione dimostra la nostra capacità di aiutare i clienti a gestire gli ambienti di lavoro in modo integrato e a implementare modalità operative innovative ed efficaci”.
La Federazione Carta Grafica in audizione alla Camera sul PNRR
“La filiera della carta e del cartone è un campione nazionale che garantisce il riciclo, immette sul mercato imballaggi rinnovabili e sostenibili e già usa la digitalizzazione. Attraverso le risorse del Recovery Fund dedicate alla transizione ecologica abbiamo una opportunità storica: far compiere al Paese i passi necessari a ottimizzare ulteriormente la filiera del recupero di materia, con ciò ampliando i risparmi energetici e riducendo le emissioni derivanti dal riciclo. Inoltre, sostenendo la conversione energetica dal gas al biometano, potremo lavorare alla creazione di nuovi prodotti bio-based, rinnovabili e riciclabili, in particolare nel settore degli imballaggi e dei prodotti monouso. La carta è biodegradabile, riciclabile, compostabile, rinnovabile. Ha un tasso di circolarità di oltre il 60% e registra performance da record nel riciclo degli imballaggi a oltre l’80%. La carta è un attore essenziale nella transizione ecologica”. Lo afferma Amelio Cecchini, presidente del Consorzio Comieco, dopo l’audizione sul PNRR in Commissione Ambiente, alla Camera, della filiera che produce, trasforma, recupera e ricicla la carta.
“Ogni punto percentuale di riciclo corrisponde a 84.000 tonnellate di carta da riciclare che viene sottratta alla discarica, ma viene nei processi produttivi” aggiunge Massimo Medugno direttore generale di Assocarta e rappresentante di Federazione Carta Grafica presente in audizione. “Con 5 punti percentuali in più di riciclo produrremmo 400 mila tonnellate in più di carta (con un corrispondente vantaggio nella diminuzione del conferimento in discarica) in sostituzione di materiali fossili e migliorando la sostenibilità nel campo dell’imballaggio” precisa Medugno.
Federazione Carta e Grafica e Comieco hanno sviluppato una posizione comune sul Recovery Plan nella certezza di poter supportare lo sforzo richiesto all’Italia sulle questioni cruciali evidenziate in audizione: l’applicazione del digitale alla gestione e alla tracciabilità dei materiali destinati ad assumere nuova vita come Materia Prima Seconda; lo sviluppo di una impiantistica che sia finalmente adeguata a diminuire drasticamente il tasso ancora troppo elevato di conferimento in discarica; un quadro normativo che dia certezza e prospettiva agli investimenti della filiera nella valorizzazione, anche energetica, dei rifiuti e degli scarti derivanti dai processi di recupero e riciclo; il passaggio della logistica dalla gomma al ferro.
Su ognuno di questi punti Federazione Carta e Grafica e Comieco hanno sviluppato delle proposte, tutte finalizzate a raggiungere obiettivi che sono realistici e a portata di mano quale quello dell’abbattimento al 10 per cento, quindi su livelli europei, del tasso di conferimento in discarica dei rifiuti prodotti dall’industria cartaria. Tale obiettivo è stato oggetto di attenzione dell’On. Tullio Patassini presente all’Audizione che ha sottolineato l’importanza di supportare la filiera a livello impiantistico. L’abbattimento al 10% del tasso di conferimento in discarica dei rifiuti e il contestuale aumento del recupero energetico degli stessi porterebbe l’Italia sulla media europea come Francia e Germania dove il recupero energetico dei rifiuti è del 50%.
Ghelfi Ondulati, la forza del digitale nell’imballaggio
L’azienda valtellinese ha scelto di affiancare, nella produzione di imballi in cartone ondulato, alla stampa flessografica, la stampa digitale ad alta velocità. Con risultati decisamente soddisfacenti dal punto di vista della flessibilità, della qualità e dell’innovazione dell’offerta. Li abbiamo sentiti per saperne di più.
Ottanta milioni di metri quadri. È la quantità di cartone prodotto all’anno da Ghelfi Ondulati, azienda con un insediamento produttivo di 32.000 metri quadrati a Buglio in Monte (SO), 170 dipendenti e 96 milioni di euro di fatturato, specializzata nella produzione di qualunque tipo di imballaggio in cartone ondulato. Vassoi, vaschette, scatole americane ed espositori, studiati per accogliere prodotti alimentari e non, dalla produzione al punto vendita con attenzione a ogni passaggio della filiera, per preservare il prodotto integro fino a destinazione. Imballaggi stampati sia in digitale sia con la tradizionale stampa flessografica a sette colori, una tecnologia che ad oggi copre ancora una larga fetta del fatturato di Ghelfi Ondulati. Concentriamoci comunque, in questa occasione, sulla stampa digitale.
L’azienda
L’azienda è stata fondata nel 1952 come scatolificio da Giuseppe ed Elsa Ghelfi nel cuore della Valtellina. Nel 1975 ha registrato il suo primo brevetto e ad oggi ne conta 28, pensati e studiati dal suo ufficio tecnico con il duplice obiettivo di creare imballaggi che combinano la massima protezione e alte performance di resistenza del prodotto. L’anno dopo l’azienda di Sondrio ha investito nella sua prima stampate flexo a quattro colori, integrata successivamente da altre stampanti. Nel frattempo, è stato potenziato il reparto di ricerca e sviluppo, è stato dato corso a collaborazioni con le università italiane e aperta una divisione (Ghelfi 1905) dedicata alla ricerca di base. La spinta verso la stampa digitale ad alta velocità è avvenuta nel 2016, con l’investimento in una HP PageWide T400S Press, sostituita successivamente dalla HP PageWide T1170S Press,attualmente operativa. L’introduzione del digitale ha permesso di ottenere una drastica riduzione dei tempi di stampa rispetto alla tecnologia flexo, passando direttamente dal file grafico al foglio stampato con livelli di produttività di oltre 180 metri al minuto. «Abbiamo profondi legami con il nostro territorio, la Valtellina, pur essendo la nostra azienda una presenza consolidata nel settore degli imballaggi sia in Italia che in Europa» ci racconta Luca Simoncini, responsabile per la stampa digitale di Ghelfi Ondulati. «Siamo un’impresa di persone che ha trasformato il cartone ondulato in un’idea, facendo qualità e innovazione con uno sguardo sempre attento all’ambiente e all’uso di materie prime totalmente riciclabili. Investiamo in tecnologia, ricerca e conoscenza per garantire innovazione continua nell’ambito del packaging».
L’offerta
Le esigenze di mercato richiedono di rendere più accattivante il prodotto e di “vestirlo” con maggior accuratezza grazie alla presenza di immagini, fondi sfumati, testi e texture così da attirare l’attenzione del consumatore. «Insieme al cliente – afferma Simoncini – studiamo soluzioni ideali per ogni sua esigenza e progettiamo imballaggi perfettamente integrati nel suo processo produttivo. Offriamo supporto tecnico e grafico: sviluppiamo comunicazioni mirate e integrate sul prodotto. Disponiamo di più di 50 centri di assemblaggio dislocati su tutto il territorio italiano ed estero. Il nostro cartone viene stampato sia con la tradizionale stampa flessografica a 7 colori sia con la nuova stampante digitale a bobina HP T1170S che offre personalizzazione, tracciabilità, sicurezza e altissima qualità su tutti i supporti».
La stampa digitale
Simoncini ha così introdotto l’impiego della stampa digitale in Ghelfi Ondulati, ritenuta valida perché, grazie all’impiego di inchiostri all’acqua, è in grado di soddisfare ampiamente le normative più restrittive in fatto di sicurezza riguardo alla produzione di imballi primari per alimenti. L’azienda di Sondrio ha scelto un sistema roll to roll HP T1170S a sei colori (CMYKOV), con larghezza della bobina fino a 2.800 millimetri, una velocità di linea di 183 metri al minuto a l’impiego di carta da 80 a 400 grammi al metro quadrato. La stampa digitale permette l’ottimizzazione del time to marketing e dei costi, una personalizzazione infinita del packaging e una qualità di stampa mai vista finora. Consente di cambiare, sperimentare e aggiornare frequentemente gli imballaggi senza particolari oneri economici, passando dalla progettazione al punto vendita in un tempo minimo. È possibile aggiornare la grafica a ogni produzione e gestire lotti che permettono di segmentare il prodotto. La stampa digitale ci consente anche una facile personalizzazione del packaging: per campagne pubblicitarie, edizioni limitate o particolari ricorrenze, per produrre differenti versioni di imballo per il prodotto, per la localizzazione nei mercati esteri o per composizioni a mosaico».
La stampa digitale di Ghelfi Ondulati offre anche vantaggi per quando riguarda la sicurezza e il coinvolgimento degli utenti finali. «Ogni imballo potenzialmente può essere unico – sottolinea Simoncini – corredato con un codice visibile o invisibile che può essere collegato al prodotto contenuto, ai flussi logistici e ad esperienze digitali. Ad esempio, si può pensare a contenuti interattivi, ad acquisire dati sui comportamenti d’acquisto o profilare meglio i clienti. Sul versante dalla logistica un imballo personalizzato con tecnologie di stampa digitale consente la gestione automatizzata dei magazzini, l’automazione dei settaggi delle macchine di trasformazione e la riduzione degli smarrimenti. Il digitale rende unico ogni imballo che ha il suo codice, visibile o invisibile, che può essere collegato al prodotto in esso contenuto, ai flussi logistici e ad esperienze digitali.
Anche dal punto di vista puramente della stampa, i vantaggi della soluzione digitale acquisita dalla società valtellinese sono numerosi. Possiamo elencare il flusso di prestampa completamente digitale, la risoluzione fotografia (600 DPI) su tutti i supporti, il registro sempre perfetto, la gestione digitale dei colori e l’uniformità di stampa su tutta la produzione. Abbiamo chiesto a Simoncini anche quali sono gli eventuali limiti e i lati deboli che ha riscontrato nel digitale per quanto riguarda il settore in cui opera. «Ad oggi – afferma deciso – la tecnologia di stampa digitale è una tecnologia matura e affidabile, in grado di offrire grande qualità su tutti i supporti. Non ci sono limiti particolari sono invece enormi i servizi offerti al cliente. Detto ciò, auspichiamo che i costi elevati degli inchiostri possano scendere per poter sfruttare appieno la tecnologia e tutte le sue potenzialità».
Due casi aziendali
Ghelfi Ondulati sta sfruttando bene le possibilità offerte dalla stampa digitale per quanto riguarda la personalizzazione degli imballi. Ad esempio, per la Bianchi di Portanova (AL) ha realizzato imballi personalizzati con cinquanta foto differenti dei lavoratori dell’azienda specializzata nella coltivazione e nella vendita di barbabietole rosse. Le barbabietole rosse di Bianchi ora hanno un volto: grazie alla stampa digitale è stata personalizzata ogni scatola con il volto di chi, con il suo lavoro, permette di realizzare un prodotto unico. Ancora più articolato il packaging che Ghelfi Ondulati ha prodotto e stampato in digitale per il consorzio Melinda che conta 4.000 famiglie di soci produttori raggruppati in 16 cooperativa della Val di Non e Val di Sole. Nell’ambito del progetto 4.000 facce di Melinda sono state scattate mille fotografie che riprendono tutti i frutticoltori del consorzio trentino, stampate poi sulle cassette delle mele Melinda proprio grazie alla personalizzazione digitale.
Giflex 2021: scenari per la ripartenza
Il settore dell’imballaggio flessibile ha davanti a sé numerose sfide per i prossimi anni. A partire dai temi della sostenibilità, dell’economia circolare e del riciclo. Il tutto in un quadro economico definito da un mercato globale ormai definitivamente cambiato. Di questo e dell’impegno del gruppo si è parlato al webinar “Giflex 2021: scenari per la ripartenza”.
Il settore dell’imballaggio flessibile guarda alla nuova attualità dettata da uno scenario economico complesso e mutato nei termini, e ne raccoglie le sfide. Quelle di un’economia mondiale cambiata profondamente, di un mercato con nuovi bisogni e di politiche ambientali che impongono traguardi impegnativi. Ne ha ragionato il Gruppo Imballaggio Flessibile di Assografici organizzando, lo scorso 19 gennaio, il webinar “Giflex 2021: scenari per la ripartenza”.
Dove eravamo rimasti
Sostenibilità, economia circolare, riciclo. Sono queste le nuove esigenze del mercato a cui il settore dell’imballaggio flessibile si è ritrovato a dare risposta, già da qualche anno; trend che Covid-19 ha accelerato. Un compito difficile, una sorta di “labirinto”, come l’ha definito il presidente di Giflex Alberto Palaveri, nel quale è necessario trovare un bilanciamento, non sempre facile, tra diversi driver.
A questo scenario di complessità e incertezza che già interessava il periodo pre Covid, si aggiungono le decisioni prese a livello istituzionale che tengono conto proprio di questi nuovi temi di circolarità, riciclo e sostenibilità. Decisioni non sempre coerenti con le reali esigenze dei settori industriali. Il presidente riporta l’esempio dell’etichettatura ambientale voluta dal Ministero dell’Ambiente, un provvedimento di per sé positivo ma ancora incompleto, per il quale Giflex si è mosso da subito, al fianco di Confindustria, per la creazione di un Tavolo tecnico con il Ministero al fine di «realizzare un’etichettatura che definisca in modo chiaro il contenuto del materiale utilizzato e che valorizzi anche il lavoro di design e progettazione che le aziende generano».
Altro tema delicato è la Plastic tax che in Italia «confluisce nella fiscalità generale, mentre sarebbe importante che una parte del denaro raccolto con questa tassa venisse investita nel settore» per esempio al fine di potenziare la parte di riciclo e riutilizzo post consumo. Non solo, la nuova tassa spinge al ricorso a plastica riciclata, un problema per le imprese dell’imballaggio flessibile. «Per legge siamo obbligati al ricorso a plastica vergine per la maggior parte dei nostri prodotti» spiega Palaveri, sarebbe quindi opportuno prevedere un trattamento differente per le aziende del settore proprio in ragione di questo aspetto.
Si è recentemente aperto anche il tema legato al bando dei prodotti plastici monouso per ottemperare alla direttiva europea SUP – Single Use Plastic – al fine di ridurre l’inquinamento marino. Si sta ragionando sull’idea di includere tra i materiali da tassare ulteriormente a livello europeo anche i multipack, con un forte impatto economico sui prodotti del settore imballaggio flessibile. Anche su questo Giflex lavorerà nei prossimi mesi.
Più vicini agli associati
Resta l’incertezza su come sarà caratterizzato il mercato dei prossimi anni. Gli scenari sono molteplici, rimane salda però l’intenzione di Giflex di proseguire il percorso sinora tracciato, puntando ancora di più sulla coesione delle diverse realtà che lo compongono. L’associazione deve avvicinarsi e ascoltare gli associati, spiega il presidente. E farlo attraverso: l’organizzazione di Comitati esecutivi in presenza sul territorio e l’apertura a nuove realtà, l’organizzazione di nuovi meeting virtuali, l’implementazione della comunicazione interna ed esterna, e l’ampliamento delle sinergie e collaborazioni con il sistema confindustriale e le realtà vicine al settore.
«Il futuro è flessibile» afferma Palaveri «e le nostre aziende lo devono diventare, anche introducendo innovazione nei nostri prodotti. Dovremo essere creativi e come Giflex dovremo lavorare con l’intera filiera per rispondere al meglio alle esigenze del mercato».
Una strategia necessaria, soprattutto nel nuovo panorama economico che si è venuto profilando.
L’economia del nuovo mondo
Il mondo è cambiato e dal punto di vista economico è inevitabile farne conto. Quella innescata dalla pandemia di Covid-19 è la peggiore crisi dal secondo dopoguerra, «è di carattere globale ed è la più grande della storia». A spiegare questi aspetti è Fadi Hassan, research associate presso il Centre for Economic Performance, LSE (London School of Economics). Si prevede a livello mondiale un calo del PIL di circa il 6%, «oltre il 90% dei Paesi nel mondo subirà una decrescita» afferma, per affrontare la quale sono state adottate strategie fiscali diverse. «Nei Paesi europei il grosso della spesa pubblica è destinato alla liquidità e al supporto alle imprese, mentre in altri Paesi, come gli Stati Uniti e la Cina – una delle poche economie che si prevede in crescita – la politica è stata di destinare la liquidità pubblica direttamente alle persone».
L’indebitamento pubblico non sarà però l’unico problema di cui preoccuparsi, a questo si accompagnerà anche quello delle aziende. Ciò significa, spiega il professore, che «in futuro, anche con la ripresa, le imprese non avranno molto spazio di azione perché saranno già indebitate», sebbene «si prevede un indebitamento non così drammatico come si possa pensare ora». Nell’area Euro il fenomeno dell’aumento del risparmio da parte delle famiglie permetterà poi di avere un’occasione di ripresa in più. Resta però una forte disuguaglianza tra gli strati sociali, con un terzo dei cittadini «a forte rischio di disagio» a causa della diminuzione del reddito.
Occorre dire che in tutto questo l’intervento dei Governi e delle banche centrali è stato rapido ed essenziale. «Sono intervenute in maniera massiva nell’economia». Basti pensare che «la BCE (Banca centrale europea) ha acquistato il 70% dei titoli di debito emessi a partire da febbraio 2020 dai Paesi dell’area Euro». Un totale di 650 miliardi – periodo marzo-novembre 2020 – di cui quelli italiani sono pari a ben 118 miliardi, quasi il 20% del totale. Inoltre ha destinato alle banche degli Stati membri finanziamenti ingenti, «quelle italiane hanno ricevuto dalla BCE 374 miliardi di euro».
La bella addormentata
È difficile capire in quale mondo ci ritroveremo. Certamente sarà diverso da come eravamo abituati. «Il commercio mondiale potrà ripartire il prossimo anno» continua Hassan, ma avrà nuove caratteristiche.
La globalizzazione avviata negli anni Novanta e proseguita sinora ha subito una brusca frenata. Nulla che non fosse previsto, si tratta, spiega il professore, di un fenomeno intrinseco alla globalizzazione stessa che, per sua natura, non avrebbe potuto crescere all’infinito. Ma certamente il Covid-19 e le sue conseguenze hanno determinato un’accelerazione del fenomeno. La crisi dei commerci mondiali è giunta quando la situazione era critica su diversi fronti: dalla guerra economica tra Stati Uniti e Cina agli strascichi della crisi finanziaria del 2008 che aveva provocato già un forte rallentamento della globalizzazione.
Si sono velocizzati, quindi, trend già in corso. Per i prossimi anni certamente l’Europa percorrerà una propria strada, a dicembre è stato firmato un accordo sulle relazioni commerciali tra Unione europea e Cina che di fatto sgancia l’Europa dall’asse USA-Cina.
Proprio il rapporto tra i due Paesi resterà però una grande incognita, così come le interferenze nel multilateralismo a causa del blocco del funzionamento della WTO (World Trade Organization – Organizzazione mondiale del commercio).
Si prevede inoltre uno spostamento della produzione verso i Paesi dell’est Europa, a sud-est con Turchia e Giordania, e a sud verso i Paesi africani.
In tutto questo, quale sarà il ruolo del nostro Paese? Da 30 anni purtroppo l’Italia è «la bella addormentata d’Europa. Oggi» spiega Hassan «siamo al livello degli anni Sessanta» e le motivazioni di questo sono diverse. «La TFP – produttività totale dei fattori – italiana è calata fortemente a causa proprio della globalizzazione e dello sviluppo dell’IT. Nel mondo 2.0, sviluppatosi negli anni Novanta, il nostro modello produttivo non è più stato all’altezza». A determinare tutto questo una serie di fattori, dalle scelte operate a livello istituzionale alla tipologia di investimenti fatti – che hanno tenuto in poco conto l’IT e la ricerca e sviluppo –, all’allocazione delle risorse, al ruolo del management aziendale.
Guardare al management
Proprio il ruolo che deve avere la dirigenza all’interno delle imprese è uno dei temi chiave delle sfide che attendono il Paese nei prossimi anni. Il management è in grado di influenzare l’efficienza generale di un’impresa e «oggi è visto come una tecnologia» spiega Hassan. Una tecnologia che, essendo tale, deve essere misurata. Si identificano quattro aree principali dell’andamento di un’impresa in cui il management aziendale viene valutato: la gestione delle operazioni, il monitoraggio delle prestazioni, la definizione degli obiettivi e la gestione dei talenti.
Un fattore molto importante, se si considera che «le pratiche manageriali italiane influenzano circa il 30% del divario di produttività che intercorre tra Italia e Stati Uniti».
L’obiettivo per il nostro mondo industriale è quindi un cambio di rotta. Occorre avere consapevolezza di come si è in grado di rendere performante la propria azienda, in questo, conclude Hassan, è importante anche il ruolo delle associazioni di categoria, che possono organizzare percorsi di formazione e trainer dedicati proprio al management.
Strategia “benessere”
Il cambio di rotta richiesto al Paese fa perno però su una strategia precisa che il Governo Conte aveva posto in atto già prima dell’esplodere della pandemia e della conseguente crisi. Una strategia che si dimostra oggi ancora più attuale perché basata sui temi del benessere e della sostenibilità ambientale. Per coordinare le attività nell’ambito delle politiche del benessere e della valutazione della qualità della vita dei cittadini, e per supportare il Presidente del Consiglio su questi aspetti, è stata creata la Cabina di regia “Benessere Italia” la cui presidenza è stata affidata a Filomena Maggino.
La Cabina è un organo di supporto tecnico-scientifico composto dai rappresenti dei Ministeri, dai presidenti dei centri di ricerca e che si coordina con Regioni, Province autonome ed Enti locali. E molto si è fatto anche con il supporto delle associazioni di categoria. La finalità della Cabina di regia è la promozione del benessere. Ne sono state così definite, a inizio 2020, le cinque linee programmatiche:
– rigenerazione equo-sostenibile dei territori
– mobilità e coesione territoriale
– transizione energetica
– qualità della vita
– economia circolare.
«Con la crisi si è evidenziato che non avendo messo al centro il benessere negli anni precedenti, l’arrivo della pandemia si è trasformato subito in emergenza a tutti i livelli» afferma Maggino. «Per ripartire dobbiamo orientare la bussola e mettere al centro il benessere dei cittadini». Il percorso per la ripresa deve partire quindi dalle cinque linee programmatiche attraverso azioni concrete. Azioni che porteranno, per esempio, a rimodellare i servizi territoriali alla persona che hanno carattere sociale oltre che sanitario, e che devono avere come interlocutore il tessuto sociale e anche quello produttivo del Paese.
Ricostruire l’Europa
Cosa accade invece a livello strategico in Europa lo spiega On. Patrizia Toia, vicepresidentessa della Commissione per l’Industria, la Ricerca e l’Energia del Parlamento europeo. «Le politiche europee mirano a rafforzare i target Green Deal». Una scelta che vede una riconferma anche a seguito della gravità di quanto accaduto con il Covid-19. Tutti gli obiettivi sono stati riconfermati e vi si indirizzano anche le azioni che l’Europa ha saputo mettere in campo in risposta alla pandemia con la strategia Next generation EU e il Recovery fund. «Si tratta di una risposta forte e coraggiosa di ricostruzione europea e di resilienza». Una ricostruzione però su nuove basi e con nuove caratteristiche. Le linee di sviluppo pensate sono la transizione ambientale e la digitalizzazione. Si tratta di «una risposta unitaria come strumenti che si mettono in campo, immettendo risorse comuni europee, ma anche come visione di quello che deve essere lo sviluppo dell’Europa».
Tutto questo riguarda da vicino il mondo industriale. Nelle risorse messe a disposizione dall’Unione, non a caso, è previsto il raggiungimento di tutti gli obiettivi di transizione ambientale, compresa la ricerca che accompagni lo sviluppo produttivo e industriale.
Si tratta di risorse finanziarie, normative e di ricerca, ed è possibile identificare alcuni punti essenziali che, sottolinea l’On. Toia, interessano anche Giflex: in particolare la politica legata alle direttive sull’energia e l’economia circolare. Nel Rapporto del Parlamento europeo, che porterà a un nuovo piano legislativo, sono state avanzate alcune proposte interessanti anche per il settore dell’imballaggio flessibile: «la risoluzione comprende, tra i vari temi, quello del riciclo chimico, dell’attenzione a un approccio di filiera, della realizzazione all’interno del programma Horizon – per il quale si prevede uno stanziamento per i prossimi anni di circa 90 miliardi di euro – di filoni di ricerca specifici sull’efficienza dei materiali e sull’uso delle materie rigenerate, e ancora della revisione della direttiva eco-design».
A livello nazionale invece «si prevede la creazione di un fondo per l’economia circolare, una semplificazione normativa, la realizzazione di un hub tecnologico nazionale e di centri di competenza territoriale, e una strategia nazionale sull’economica circolare».
Al momento il quadro normativo sui vari aspetti dell’economia circolare, e in particolare sul fine vita, ha bisogno di un’armonizzazione, per non rischiare di avere norme diverse in ogni Paese, ma si prevede che, a livello legislativo, l’approvazione del piano di economia circolare in Commissione europea possa avvenire nel secondo trimestre del 2021.
Giflex: struttura e obiettivi
Per affrontare le nuove sfide di mercato il gruppo si è riorganizzato internamente. «Grazie alla consulenza di Stefano Consonni, con lo staff di ADL Consulting, e al supporto di Italo Vailati, segretario generale di Giflex, è partito il nuovo processo di accreditamento istituzionale. Mentre Elena Scalettari si occuperà degli aspetti di comunicazione e media», spiega il presidente Giflex Alberto Palaveri, ricordando poi l’importante ruolo dei tre comitati del gruppo e dei loro nuovi responsabili: Andrea Cassinari (Comitato Tecnico), Laura Passerini(Comitato Sostenibilità), Marco Mensitieri (Comitato Marketing), Ruggero Gerosa ed Elena Peron (task force Dossier). Infine il presidente ricorda anche le nomine di Davide Jarach e Neni Rossini alla vicepresidenza, di Marco Li Vigni alla tesoreria e di Michele Guala che, già vicepresidente FPE, rappresenterà Giflex sui tavoli internazionali.
Sette vite, come i gatti: grazie al ciclo del riciclo di carta e cartone, ogni giorno i piccoli felini ci aiutano a scegliere uno stile di vita più sostenibile
In occasione della festa del Gatto del 17 febbraio Comieco rivolge un simpatico appello. In particolare ai padroni dei gatti: “Apprezzate la carta e il cartone come fanno i nostri amici felini e rendete le loro cuccette di carta sicure eliminando punti metallici. Costruite casette, tiragraffi e giochi per loro e regalateglieli il 17 febbraio. Poi però ricordatevi di riciclarle correttamente”.
Comieco dunque invita tutti a seguire l’esempio dei nostri amici felini e a scegliere senza alcun dubbio i pack in carta e cartone, da utilizzare poi – prima di conferirli correttamente nella raccolta differenziata – anche come materiale da costruzione per cucce, tiragraffi e percorsi gioco fai-da-te che renderanno il vostro gatto più felice che mai.
Ma perché i gatti amano così tanto le scatole di cartone? Una ricerca dell’Università di Utrecht ha scoperto che i motivi per cui i gatti le trovano irresistibili sono molti: il fatto di entrare in uno spazio ristretto li fa sentire protetti; offrono un nascondiglio perfetto; essendo il cartone un ottimo isolante termico, li mantiene al caldo; la consistenza del cartone sotto le unghie è estremamente piacevole. Comieco, inoltre, pensa che se i gatti sapessero che il cartone e quindi la carta sono un materiale sostenibile, che rispetta l’ambiente ed è completamente riciclabile fino a sette volte (esattamente quante sono le loro vite) lo apprezzerebbero ancora di più!
Ma prima di mettere a disposizione le nostre creazioni ai nostri piccoli amici pelosi, assicuriamoci di togliere elementi metallici, come punte e graffette e, già che ci siamo, leviamo anche scotch e altri materiali estranei. Così facendo, non faremo del bene solo ai nostri gatti, ma anche all’ambiente, perché terminato il loro utilizzo, potremo contribuire a riciclare correttamente carta e cartone (nel 2019, in Italia la raccolta differenziata dei materiali cellulosici ha superato i 3,5 milioni di tonnellate) migliorando la qualità della raccolta.
Ulmex, i vantaggi della tecnologia SteppedHex
Gli stampatori che utilizzano tecnologia flexo sono chiamati ad aumentare la qualità di stampa per garantire soggetti sempre più definiti. “Un risultato che si può ottenere aumentando la lineatura degli anilox”, spiega Angelo Maggi, amministratore di Ulmex Italia. “Una procedura che ne diminuisce però la portata, legata in particolare ai limiti fisici di contenimento dell’inchiostro”. L’incisione brevettata SteppedHex, messa a punto da Zecher, protagonista mondiale nella produzione di anilox, e distribuita in esclusiva italiana da Ulmex, garantisce doppia portata a parità di lineature, senza richiedere fermi macchina per la pulizia dei cliché grazie al trasferimento dell’inchiostro più preciso sul retino. Questa tecnologia offre molteplici vantaggi stampando sia su film, sia su carta. Inoltre, il suo utilizzo è particolarmente indicato per supporti assorbenti come carta e cartone ondulato impiegati per la realizzazione di shopper e bags.
La tecnologia SteppedHex è caratterizzata da una nuova geometria delle celle, unica e particolare, che soddisfa importanti requisiti. L’incisione si basa infatti sulla tradizionale angolatura a 60°, ma con una connessione di tre celle in fila disposte a gradini che rende gli anilox compatibili con tutti i tipi di inchiostro (base acqua, solvente e UV), tutte le tecnologie e le più comuni configurazioni delle macchine da stampa. Oltre a incrementare la lineatura dei cilindri, con una risoluzione di stampa fino a 60 l/cm a parità di volume, questa innovativa tecnologia assicura maggiore omogeneità nel trasferimento dell’inchiostro assicurando risultati conformi dall’inizio alla fine senza variazioni di tonalità. Grazie a questa particolare incisione, i fondi e i tratti risultano più densi e uniformi e i dettagli hanno una migliore definizione, anche nei punti minimi (fino a 580 linee/cm con portata volume fino a 4,0 cm3/m2).
“Essendo partner di tantissimi stampatori flexo in Italia, dal nostro osservatorio privilegiato possiamo certificare il fatto che siano sempre più numerose le aziende che riconoscono i vantaggi concreti dell’incisione SteppedHex e che, dopo aver implementato questa tecnologia, non ne farebbero più a meno”, aggiunge Maggi. Ulteriori conferme si trovano nelle success stories di clienti da tutto il mondo soddisfatti dalla rivoluzionaria incisione brevettata da Zecher.
Sono tanti i vantaggi garantiti dall’esclusiva tecnologia SteppedHex. Oltre a poter stampare con alte lineature (L/cm) anilox, senza rinunciare alla portata volume, la raclatura risulta omogenea grazie al supporto costante delle spalle delle cellette disposte a scalini nel punto di contatto del bisello con l’anilox. Inoltre, la forma a vasca ottimizza lo svuotamento delle celle, la cui geometria allargata facilita la pulizia degli anilox. Altri plus sono il supporto ottimale del punto cliché anche sulle alte lineature fino al 1% e il trasferimento omogeneo anche nella spalmatura di tutte le tipologie di inchiostri come bianco, vernici, oro o argento.
SteppedHex è un concetto alternativo che supera i limiti delle singole applicazioni, consentendo agli utilizzatori di soddisfare tutte le loro esigenze con un unico sistema. In particolare, questa tecnologia è la risposta innovativa per stampanti flexo UV a banda stretta; stampa di etichette; stampa imballaggi flessibili; stampa cartone ondulato pre-print.
“Stiamo proponendo i cilindri SteppedHex da alcuni anni registrando un grande interesse derivante soprattutto dalla consulenza e dal supporto specializzato che offriamo per associare la giusta tecnica d’incisione alle applicazioni individuali, con un approccio personalizzato per ogni singolo cliente”, spiega Maggi. “Le prestazioni garantite da questa soluzione sono molto apprezzate, anche grazie all’abbinamento con il nostro esclusivo servizio di pulizia degli anilox”. Ulmex, infatti, offre anche un servizio di pulizia con tecnologia laser dei cilindri, ceramici o cromati, effettuata In e Off-line da tecnici specializzati direttamente a domicilio 24/7.
Velocità e volume nella stampa inkjet
La dimensione delle gocce determina la velocità con cui queste possono essere emesse e di conseguenza a quale velocità è possibile stampare. Questo fattore è poco evidenziato quando si considera un sistema di stampa totalmente digitale, perché le velocità sono dichiarate dal produttore, ma sono rilevanti sui sistemi di stampa ibridi.
Quando si valuta l’inserimento di teste di stampa inkjet sulla propria macchina o si valuta l’acquisto di un sistema ibrido la velocità di stampa è spesso determinata proprio dalle teste di stampa e dalla frequenza di emissione per quel tipo di goccia (espresso in KHz, vedi tabella); per questo motivo è fondamentale capire quale sarà l’impiego della testa di stampa e se sarà necessario montare un array o più array in funzione della velocità e della qualità (numero di gocce) attesa.
La frequenza di emissione è legata alle caratteristiche costruttive della testa, tra cui anche quanti colori per testa sono stampabili, a sua volta determinato dalle file di ugelli presenti. Ci sono teste in grado di stampare 4 colori e altre che ne possono stampare solo uno e per stampare a 4 colori usano 4 teste.
La configurazione di stampa scelta definisce la velocità considerando anche il numero di gocce emesse e la risoluzione di stampa ottenibile. E anche il costo di stampa che, nel caso delle teste PJI e CIJ è molto alto e quindi alza il costo iniziale dell’investimento. Il numero di teste dipende anche dalla modalità di scrittura a scanning o a single pass. La scrittura a scannig XY è quella dei “plotter” ovvero il gruppo stampa (con un o più teste) si muove lungo tutta la larghezza del supporto mentre quest’ultimo avanza o, nel caso dei flatbed, il braccio avanza.
Il movimento del gruppo stampa può essere single pass (un passaggio per fare stampare un fascia) o multipass (più passaggi per fare un striscia), monodirezionale (stampa solo in una direzione e ritorna) o bidirezionale (stampa in entrambi i movimenti della testa). Per questo motivo ci possono essere differenze tra la cosiddetta risoluzione verticale (legata agli avanzamenti del supporto) e quella orizzontale determinata dalle teste di stampa, che può aumentare in base al numero di passaggi fatti per completare la striscia stampata.
La scrittura a single pass è quella utilizzata sulle macchine inkjet da produzione a bobina e foglio ed è caratterizzata dalla costruzione di un array di teste per tutta la larghezza del supporto.
Il numero di teste montate su ogni array dipende dalla grandezza delle stesse, mentre il numero di array dipende dal numero di colori da stampare, la risoluzione di stampa, la velocità attesa.
Le macchine hanno anche un sistema di controllo adattivo delle emissioni delle gocce in funzione del tipo supporto e delle tempistiche di trasporto affinché le gocce siano sempre stampate nella posizione corretta.
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Gli eventi virtuali Zund al via con una lezione sui materiali Dispa
Nel primo appuntamento di Zund Application Spotlight, inedito calendario di eventi virtuali dedicati di volta in volta a specifiche applicazioni o materiali particolari, i riflettori sono stati puntati sui supporti Dispa di 3A Composites, protagonisti di tre dimostrazioni dal vivo.
La versatilità dei propri sistemi di taglio e l’importanza di affidarsi a uno strumento in grado di contribuire a realizzare progetti di comunicazione visiva trovano compimento in Zund, che vuole dimostrarlo con una serie di appuntamenti online dedicati ai diversi materiali.
In linea con gli standard dell’azienda svizzera, un inizio in grande stile il 4 e il 5 febbraio scorsi con una prima sessione dedicata ai supporti di 3A Composites.
Il primo appuntamento Zund Application Spotlight si è occupato di sign&display, e in particolare del potenziale del cartone Dispa, versatile e in linea anche con i requisiti di sostenibilità.
«Vogliamo dimostrare l’utilità di contare su sistemi modulari e facili da aggiornare – spiega Jacob Jensen, team leader customer experience center di Zünd -. Esattamente quanto richiesto oggi da uno scenario con esigenze rapidamente mutabili».
Tre gli esempi applicativi proposti: una valigetta prodotta con Dispa da 2,4 mm, contraddistinto da una superficie bianca e liscia, per risultati di stampa brillanti; una tradizionale affissione realizzata con Dispa Outdoor per promozioni in esterno di breve durata; la riproduzione di un’opera d’arte con Dispa Canvas, con una texture assimilabile a una tela pittorica.
«I materiali compositi hanno oggi un largo raggio di applicazioni – spiega Moritz Pieper, head of solution engineering display di 3A Composites -. Negli ultimi anni, si è affermata in particolare la richiesta di sostenibilità e oggi siamo in grado di fornire materiali fortemente orientati al riciclo».
Per l’occasione, nel giro di pochi minuti i plotter Zund sono passati dal taglio di un classico cartello per segnaletica, alla più complessa lavorazione di una stampa su Canvas con tanto di cornice integrata da ripiegare e infine la realizzazione di una shopping bag con il giusto grado di flessibilità.
Aspetto da non sottovalutare, con la possibilità di integrare tutti i processi con sistemi di carico dei supporti e scarico degli elaborati in automatico, riducendo la necessità di presidio.
Konica Minolta, nuovi partner certificati industrial printing
La continua crescita di Konica Minolta nel settore della stampa industriale ha portato alla creazione di una rete di partner certificati dedicati alle soluzioni industrial printing.
Dal 2016, anno in cui Konica Minolta è entrata a pieno titolo nel campo della stampa industriale, il suo business nel settore è praticamente raddoppiato. Massimizzando il valore della stampa attraverso la tecnologia digitale, l’azienda si è aperta a nuovi mercati e ha ampliato il suo business. Sia la stampa di etichette che la produzione di packaging e imballaggi hanno dimostrato di avere spazio per la digitalizzazione dei processi post-stampa; introducendo nuove lavorazioni con vernice 2D/3D e Hot Foil, Konica Minolta ha incrementato la sua presenza nel mercato della stampa industriale, tutt’ora in continua crescita. Ormai è di fondamentale importanza per gli addetti ai lavori differenziarsi e dotarsi di sistemi di nobilitazione digitali di livello per fornire ai propri clienti prodotti con effetti tattili non convenzionali e prestigiosi. Per questo, Konica Minolta ha deciso anche in questo momento delicato di incrementare l’alleanza con MGI.
Il digitale risulta essere la risposta alle sempre più frequenti richieste “on demand” da parte degli stampatori, che necessitano di tirature più basse, con elevato grado di personalizzazione, in tempi brevi.
Proprio per rispondere al meglio alle esigenze dei professionisti della stampa, Konica Minolta ha deciso di creare una rete di partner specializzati sul territorio, certificati per la gestione delle soluzioni industrial printing. Un canale ripensato a misura delle nuove esigenze di mercato, sempre più indirizzato, come leva di differenziazione competitiva, verso la proposizione di soluzioni digitali per la Stampa Professionale.
Le strutture dei partner Konica Minolta, dopo aver seguito uno specifico e rigoroso programma di formazione per aggiornare le proprie competenze ad ogni livello, sono seguite costantemente da un team di specialisti tecnico-commerciali che li supporta nel business al fine di rispondere efficacemente a ogni specifica esigenza del cliente. Inoltre, dopo aver definito insieme ai partner le tipologie di supporto necessarie per rispettare gli standard elevati richiesti verso l’utenza finale, Konica Minolta certifica le competenze acquisite da questi partner.
Ad oggi, i partner certificati industrial printing sono in grado di commercializzare il sistema per la Stampa di Etichette AccurioLabel e i sistemi di Nobilitazione MGI JETVarnish 3DS e MGI JETVarnish 3D One, ma forniscono ai clienti Konica Minolta supporto a 360° per tutte le attività di prevendita e postvendita relative alla Stampa Professionale.
Le organizzazioni che attualmente hanno dimostrato di avere i requisiti per essere selezionati come “partner certificati industrial printing” sono: Agga Srl a Moncalieri (TO), Lab Srl a Torri di Quartesolo (VI), Linea Ufficio Srl a S. Benedetto del Tronto (AP), Massinelli Srl a Perugia, PACE Spa a Reggio Emilia, Rocco Ferraro Srl a Tricase (LE), Sicilia Ufficio Srl a Catania e Tinet Srl a Oderzo (TV). Altre certificazioni sono in corso.