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Crossmedia e wide format: che strategie usare?

Oggi è possibile utilizzare diversi media per creare delle campagne marketing molto dinamiche: integrano fra loro diversi media e sfruttano gli strumenti del wide: cartellonistica, car wrapping… uniti a spot tv, radio e social media.

Le campagne crossmediali sono campagne nelle quali tramite una cabina di regia, diversi media convogliano la comunicazione verso un sito Web (o anche una pagina di un social network come per esempio Facebook) nel quale si verifica un obiettivo di conversione quasi sempre connesso anche alla raccolta di nominativi (lead generation). Ecco alcuni consigli per generare le pagine di atterraggio da media differenti, verso il sito Web, in modo tale che gli utenti siano propensi a effettuare lazione desiderata. Mi aiuterò con due esempi: larrivo in Italia del noto marchio mondiale Patatine Lay’s, e la campagna crossmediale di Dutch Farm Cheese volta a raccogliere lead tramite un coupon con annesso codice sconto.
Pepsi Co ha lanciato in Italia dal 29 agosto al 23 settembre (agenzia Step Communication) il suo brand di patatine Lays attraverso un tour promozionale che ha attraversato lintero territorio nazionale chiamato «Il Tour del Piacere Lays».
La campagna aveva come obiettivo lincentivazione alluso del prodotto, il rafforzamento della Brand Awareness sul mercato italiano e lincremento dei fan della pagina su Facebook.
Attraverso una campagna itinerante con postazioni mobili basate su elementi scenografici (wide format, car wrapping) che invogliavano gli utenti a generare contenuti propri (User Generated Content) attraverso selfie, i consumatori non solo hanno potuto degustare le patatine Lays, ma sono stati anche coinvolti in divertenti attività di engagement in vari punti della città che hanno unito elementi di visual communication a contenuti digitali. Le persone hanno potuto giocare con gli elementi della comunicazione visiva Lays fotografandosi in Selfie con gli elementi della brand communication Lay’s b.

Fare selfie con gli elementi della brand communication Lay's.
Fare selfie con gli elementi della brand communication Lay’s.

Lays ha in questo modo invogliato, tramite un gioco di rimandi tra Wide Format ed elementi di comunicazione visiva, liscrizione alla pagina di Facebook di Lays Italia.

Selfie con l'hashtag apposito per fare pubblicità del proprio brand.
Selfie con l’hashtag apposito per fare pubblicità del proprio brand.

Dutch Farm Cheese è un produttore di formaggi olandesi che aveva come intento quello di portare i propri utenti a visitare il proprio stand in una importante fiera di categoria. Attraverso una campagna su vari formati (wide format, cartoline, flyer e altro) ha invogliato le persone a visitare lo stand tracciandoli attraverso la generazione di Purl (Personalized URL), indirizzi Web personalizzati in grado di tracciare la provenienza di ogni singolo visitatore.
Attraverso la creazione di materiale cartaceo d contenenti URL tracciabili, gli utenti erano invogliati a riscuotere il buono sconto di $10. Il codice riportava a una landing page nella quale le persone lasciavano i loro dati e leffetto scaturito è stato quello di ricevere nominativi e – nel contempo – tracciare esattamente da quale fonte essi provenivano.

Invito allo stand della Dutch Farm Cheese con un buono sconto di 10$.
Invito allo stand della Dutch Farm Cheese con un buono sconto di 10$.

Campagne Cross Media come cabina di regia

Da questi due esempi si comprende come le campagne crossmediali non sono un semplice mix di elementi tecnologici ma devono essere strutturate in modo efficace come vere e proprie cabine di regia nelle quali creare strategie di marketing.
Laspetto fondamentale delle campagne crossmediali sta nel portare gli utenti a fare lazione prevista nel modo più rapido e indolore possibile. In queste campagne vi sono infatti due fattori critici: il primo consiste nel creare sul sito Web una pagina di atterraggio (landing page) che invogli le persone a fare lazione desiderata. Il secondo consiste nel facilitare le persone a collegarsi dal proprio smartphone sul sito Web di destinazione in modo semplice e rapido.

Landing page: cos’è e di quali elementi è composta

Una landing page è una pagina del nostro sito Web nel quale lutente può effettuare una singola precisa azione (limmagine sotto ce ne dà un’idea). Sottovalutare la fase di design di una landing page e commettere per esempio il tipico errore di fare atterrare un visitatore nellhomepage di un sito rischia di vanificare completamente una campagna.

La landing page di "Interior Design LA".
La landing page di “Interior Design LA”.

Una landing page è un mix di inviti all’azione, chiarezza nel goal ed elementi rassicuranti (vedi su Formstack).

Nella generazione di una landing page è necessario:

  • che siano messi in evidenza i fattori di chiarezza attraverso un titolo e un sottotitolo che guidi lutente verso cosa deve fare;
  • che il testo fornisca dei benefici chiari su cosa otterrà lutente nel momento in cui effettuerà l’azione promessa;
  • che ci siano dei rafforzativi chiari sulla fiducia per mezzo di testimonianze di chi ha già effettuato in precedenza lazione desiderata.

Un elemento di importanza fondamentale è rappresentato dalla Call to Action ovvero linvito allazione che deve essere chiaro e specifico e invogliare emotivamente a percepire questa azione come urgente, irrinunciabile e necessaria.
Allo stesso modo è importantissima limmagine di sfondo che deve dare un invito allazione irrazionale a supporto degli elementi testuali: se il dato razionale comunica allutente che qualcosa è necessario, la componente irrazionale fornisce invece un invito performativo allazione.

Come generare una Landing Page (LP)

Per generare una landing page non è più necessario avere competenze di linguaggio Html, ma al contrario, è necessario avere competenze di marketing e di comunicazione unite a esperienza nel settore del Digital Marketing. Esistono infatti soluzioni online che consentono di generare landing page adatte a ogni scopo semplicemente spostando elementi grafici e testuali.
Tra le soluzioni che io consiglio vi è sicuramente Lead Pages, una suite di strumenti volti a creare landing page, Web form, sistemi di tracciamento link. È totalmente compatibile con ogni tipologia di sito: da quelli fatti «a mano» a quelli in WordPress, e si interfaccia con le più diffuse piattaforme per la gestione di newsletter, quali Mailchimp, GetResponse, AWebber e molte altre.

La Lead Pages.

Tramite Lead Pages siamo in grado di creare le nostre LP partendo da dei template che hanno generato un alto numero di conversioni: ogni template è totalmente personalizzabile a partire dal colore e dallimmagine di sfondo, dai testi, ai pulsanti che indicano una call to action. Possiamo inoltre in ogni LP inserire dei video e altri elementi come per esempio dei gadget per chi si iscrive, degli ebook da scaricare, dei buoni sconto da stampare o dei report gratuiti.
Tramite Lead Page siamo quindi in grado di creare una LP coerente con la linea grafica della nostra campagna crossmediale, mantenendo una coerenza discorsiva con lintera campagna e veniamo aiutati e supportati nellutilizzare dei formati grafici che hanno già riscontrato efficacia.

Incentivare le persone a rimanere sul sito ed effettuare una conversione

Nei due esempi precedenti di campagne crossmediali basati su diversi formati grafici (dal Wide Format ad altri elementi di comunicazione visiva) abbiamo visto come lefficacia della campagna consisteva nel fare una determinata azione sulla landing page.
Uno degli aspetti più complessi che si incontrano nei siti consiste nel mantenere viva e sviluppare la volontà dellutente nel vincere le proprie barriere ed effettuare la conversione. Il coinvolgimento e la determinazione dellutente nel momento in cui entra in un sito fino a quando è davanti allazione da compiere diminuisce esponenzialmente più passa il tempo.
Per questo motivo possiamo inserire dei moduli pop-up che ricordano lazione da effettuare in punti topici del sito

Esempio di pop-up di un sito.
Esempio di pop-up di un sito.

Possiamo per esempio fare in modo che dopo un certo tempo di permanenza sul sito, venga mostrato di nuovo un modulo per fare effettuare allutente lazione desiderata, magari utilizzando un formato di modulo differente (con colori, grafiche o testuali differenti) in modo da colpire altre leve psicologiche dellutente.
Per capire quando far comparire questo modulo possiamo basarci sui dati risultanti da Google Analytics sul tempo medio di permanenza su una singola pagina. Così facendo il nostro modulo non sarà eccessivamente invasivo e comparirà nel momento critico in cui la maggior parte degli utenti abbandona il sito. Possiamo inoltre far comparire questi pop-up in momenti topici della navigazione sul sito, come per esempio quando lutente clicca su elementi particolari come immagini, video oppure link.

Opt-In: tecniche per portare l’utente dall’adv al digitale

Una volta definite le landing page dobbiamo concentrare la nostra attenzione su un altro aspetto fondamentale: fare in modo che lutente che vede un invito a fare una azione su un cartellone pubblicitario si colleghi al sito Web.
Questo passaggio è decisamente delicato in quanto, se non è effettuabile in modo rapido ed efficace, perderemo il contatto. Vi sono diverse tecniche per fare in modo che questo passaggio sia il più possibile rapido, veloce e senza interruzioni per lutente.
Partiamo dalla modalità forse più conosciuta che è rappresentata dal QR Code: sicuramente è la soluzione più semplice da implementare per le imprese (vedi Le nuove forme del comunicare, Italia Grafica n. 5 giugno 2013, pag. 31) ma purtroppo la più complessa per gli utenti in quanto i QR code non sono automaticamente leggibili dagli smartphone senza lausilio di specifiche App, e questo rende questo sistema complicato e macchinoso. Una evoluzione del QR-Code è lNFC, un sistema radio che consente a uno smartphone di dialogare con un adesivo e, mediante scansione, di ottenere informazioni addizionali fino allacquisto di prodotti.
Un altro sistema è quello di generare dei codici su un elemento stampato che lutente inserirà al proprio sito Web, un vero e proprio coupon: questo è il sistema usato nel case study di Dutch Farm Cheese e ci consente di capire e tracciare da quale creatività su supporto stampato lutente che si è registrato è rimasto più colpito.
Un terzo sistema decisamente interessante è rappresentato da Lead Digit che consente agli utenti di mandare un SMS a un numero di telefono stampato su un elemento grafico e di ricevere via email in diretta il link al sito Web su cui convertire. lead digit

Possiamo stampare un numero di telefono su una creatività e chiedere allutente di spedire un SMS: lutente riceverà in modo automatico via email lindirizzo del sito Web su cui effettuare la conversione. Il vantaggio è duplice: lutente fa unazione del tutto semplice e familiare e – nel momento in cui effettua loperazione – limpresa ottiene un lead.

Campagne crossmediali: armonizzare l’intero processo

Il dato emergente dalluso di queste tecnologie è che una campagna crossmediale deve essere concepita come strumento generativo del desiderio di ottenere un prodotto o un servizio.
Questo processo generativo deve essere effettuato creando una cabina di regia in grado di trasformare l’Attenzione verso un elemento visivo (cartellonistica stradale, wrapping automobilistico, display e disposal), che generi Interesse, il quale Interesse deve esser portato verso il Desiderio (lesempio delle patatine Lays con la generazione di selfie è emblematico) fino all’Azione finale secondo lo schema di Marketing A.I.D.A (Attenzione, Interesse, Desiderio, Azione).

Pmi: fallimenti in calo nel 2016: ogni tanto qualche buona notizia… ci vuole!

Secondo l’analisi dei fallimenti in Italia, realizzata da Cribis D&B, società del Gruppo Crif specializzata nella business information e aggiornata a fine giugno, nel secondo trimestre dell’anno 3.740 imprese hanno portato i libri in tribunale, il 2,5% in meno rispetto al 2015. Da inizio anno ad oggi sono fallite 7.343 imprese, 58 al giorno.

Lombardia, Lazio e Veneto le regioni più colpite. Il commercio e l’edilizia i settori maggiormente in difficoltà.

Un’inversione di tendenza, quindi, dopo gli ultimi anni caratterizzati da un preoccupante aumento dei fallimenti, che ha toccato il suo picco nel 2014. Nel secondo trimestre del 2016 in Italia le imprese che hanno portato i libri in Tribunale sono state 3.740, registrando un calo del 2,5% rispetto a un anno fa, quando i fallimenti hanno toccato quota 3.777. Da inizio anno sono invece 7.343 le imprese fallite, con una media di 58 chiusure al giorno. Rispetto al 2014 il calo dei fallimenti è invece del 7,6%. Rimane però un ampio gap negativo rispetto al 2009: se confrontiamo i dati odierni con quelli di sette anni fa i fallimenti sono cresciuti del 59,9%.

Marco Preti, ad Cribis D&B (Medium)

«I dati relativi al secondo trimestre del 2016 confermano le buone impressioni emerse dai dati relativi ai primi tre mesi dell’anno, lasciando spazio a un cauto ottimismo – commenta Marco Preti, Amministratore Delegato di Cribis D&B. Dopo anni caratterizzati da un costante aumento del numero dei fallimenti, che nel 2014 avevano raggiunto il record, a fine 2015 si è registrato un calo, che si è confermato anche in questi primi sei mesi del 2016. I numeri sulle imprese che hanno portato i libri in tribunale trovano conferma anche nei dati sui pagamenti, la fotografia più aggiornata e “fresca” dello stato di salute delle aziende, che mostrano una riduzione dei ritardi gravi del -14% rispetto allo stesso periodo dello stesso anno».

«Questo miglioramento non deve però fare abbassare la guardia. Rispetto a giugno 2009 infatti i dati sono chiari e evidenziano le criticità che hanno dovuto affrontare le imprese negli ultimi anni. La percentuale dei fallimenti è infatti cresciuta del 59,9%. Quindi che cosa fare? Due aree sono fondamentali – continua Marco Preti – continuare a investire nella gestione del credito commerciale e sapere individuare i clienti e i partner su cui investire di più, anche da un punto di vista dell’affidabilità finanziaria. In questi anni le aziende che hanno performato meglio e che si sono difese efficacemente da fallimenti, insoluti e ritardi nei pagamenti sono quelle che hanno saputo fare queste due cose, investendo in procedure e strumenti per migliorare la propria gestione del credito e il proprio cash management e sapendo intercettare contemporaneamente le nuove opportunità», conclude Preti.  

Distribuzione territoriale        

territorio

La distribuzione sul territorio nazionale dei fallimenti è strettamente correlata alla densità di imprese attive nelle diverse aree del Paese.

La Lombardia, con una incidenza sul totale Italia del 20,2%, si conferma la regione d’Italia con il maggior numero di fallimenti con 1.480 casi nel corso del 2016. Dal 2009 a oggi si contano 20.883 imprese lombarde fallite.

La seconda regione più colpita è il Lazio, con 866 imprese chiuse nel 2016 e un’incidenza sul totale Italia dell’11,8%. Segue il Veneto con 640 casi e relativa incidenza del 8,7%. A seguire, per completare le prime dieci posizioni, la Campania con 636 fallimenti, la Toscana (592), l’Emilia Romagna (529), il Piemonte (491), la Sicilia (464), la Puglia (354) e le Marche (245).

I settori merceologici: ancora in crisi il commercio, in ripresa l’edilizia

Il commercio al dettaglio è il settore più in crisi con i suoi 2.261 fallimenti nel corso del 2016, con un calo però del 4,8% rispetto a un anno fa. Segue l’edilizia con 1.480 casi e un calo del 6% rispetto allo stesso periodo del 2015. È poi il turno dell’industria, con 1.469 casi e un meno 0,5% registrato nell’ultimo anno. I servizi vari infine chiudono la classifica con 1.090 imprese che hanno portato i libri in tribunale e un aumento del 3,9% rispetto al 2015.

settori

Il nuovo Presidente di Konica Minolta B.S. Italia Spa è Hiroshi Yoshioka

Hiroshi YoshiokaKonica Minolta Business Solutions Italia Spa annuncia la nomina di Hiroshi Yoshioka a nuovo Presidente del Consiglio di Amministrazione e Amministratore Delegato della filiale italiana del gruppo multinazionale giapponese.
Mr. Yoshioka, che proviene dalla Direzione Strategica della filiale francese e vanta una lunga esperienza nel management europeo del gruppo, avrà la mission di guidare la filiale italiana verso il raggiungimento degli obiettivi di crescita profittevole e di leadership della compagnia, consolidando il processo di focalizzazione delle strategie di business su nuove modalità di approccio al mercato, attraverso un’offerta innovativa di prodotti, soluzioni e servizi.
Il nuovo assetto organizzativo viene incontro alle dinamiche operative e di mercato di un contesto competitivo sempre più complesso, articolato e in rapida evoluzione, nel quale Konica Minolta si propone di rispondere in modo mirato e sempre più efficace alle esigenze dei clienti.
Fabio De Martini, figura storica alla guida di Konica Minolta Italia da oltre vent’anni, lascia contestualmente i propri incarichi nella Compagnia, dopo avere portato a compimento con successo un imponente programma di riorganizzazione e sviluppo del business realizzato nel nostro paese, affermando la struttura italiana come realtà leader nel mercato di riferimento.

Stampa digitale e interior decoration per la mostra in Triennale dell’architetto Coronel

All’esposizione internazionale della Triennale, dal 22 giugno è presente un‘installazione curata da Paola Silva Coronel, che verrà chiusa il 31 luglio. Il progetto “rosae, rosarum, rosis”, selezionato tra numerose proposte in concorso, rappresenta una possibile risposta, al tema di questa ventunesima edizione: 21st century. Design after design. Quale futuro per il design italiano?
Paola Silva Coronel, cresciuta in un clima culturale d’eccezione, confrontandosi nella professione e nell’insegnamento con maestri del calibro di Ezio Manzini, Andrea Branzi e Michele De Lucchi, con cui tutt’oggi insegna al Politecnico di Milano, ha provato a dare una risposta.

Paola Silva Coronel, architetto.
Paola Silva Coronel, architetto.

Dopo quasi 70 anni di produzione industriale, le grandi tirature seriali non hanno più quell’appeal, che suscitavano negli anni ‘50 e ’60, quando, all‘indomani di un panorama fatto da artigiani e pezzi unici, migliaia di prodotti identici erano sinonimo di modernità.
Le grandi produzioni erano vincolate dalle tecnologie disponibili, che richiedevano, a monte, importanti investimenti per gli impianti. La creatività era quindi adata a pochi eletti, considerati trend setter, grazie ai quali, il successo commerciale era garantito.
Oggi le tecnologie digitali permettono di produrre pezzi unici e intervenire sui prodotti industriali, introducendo il decoro come elemento distintivo. Il web, con milioni di immagini, è la più grande fonte di ispirazione di sempre e amplia l’orizzonte del reale su un nuovo adiacente possibile. Il percorso creativo rimane il fulcro del design e
non fa più distinzione sui media, sulle tecnologie o sulle abilità manuali necessarie per trasformare prodotti comuni in gesti eroici unici.
L’allestimento è formato da un macro ricamo a punto croce, realizzato su un grigliato metallico, dove è evidente l’intervento manuale. Lo schema della rosa deriva dalla elaborazione grafica di un’immagine, scelta dal web tra migliaia di soggetti simili. Un secondo pannello introduce le potenzialità delle macchine da ricamo digitali, che vedono
nella poltrona MIA di Mdf Italia, una possibile applicazione. L’idea è che la creatività debba utilizzare tutte le tecnologie disponibili, per ottenere il miglior risultato. Il fatto a mano, non è necessariamente meglio. È l‘idea, che deve guidare verso il risultato migliore: una rosa ricamata a punto croce diventa l’elemento decorativo che, modificando il DNA originario della poltrona, la rende unica. Il macro punto croce è realizzato con fettucce di microfibra su un grigliato metallico di 5×5 cm. La lavorazione è totalmente artigianale.
La poltrona MIA è un prodotto MDF Italia, disegnata da Francesco Bettoni. In questa
occasione è stata personalizzata con un ricamo a punto croce eseguito direttamente sulla fodera già confezionata. La lavorazione è stata realizzata nei laboratori di Studio Auriga, rivenditore unico per l’Italia delle macchine da ricamo Tajima. È stato utilizzato un filato makò titolo 28 e la lavorazione complessiva, esclusi i tempi di intelaiatura è di 140 minuti per la poltrona e 40 minuti per il pouf. Questa edizione della poltrona MIA è una versione sperimentale, realizzata appositamente per questa installazione.

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I pannelli di supporto sono realizzati in panforex (fornito da Spandex Italia) rivestito con
laminato adesivo 3M™ DI-NOC™ AE1719. Questa finitura fa parte della nuova collezione DI-NOC™ 2016-18. I laminati adesivi DI-NOC™ rappresentano un materiale innovativo: sono dei veri e propri laminati, garantiti oltre dieci anni. Sono termoformabili e possono essere applicati a qualsiasi superficie: mobili, vetri, muri, cartongessi, ceramiche e
numerose altre finiture lisce e gorate. Con la nuova collezione, la famiglia DI-NOC™ raggiunge le 900 finiture tra legni, metalli, pelli, textile, abstract, concrete, stone e tanti altri.
La stampa della didascalia è stata realizzata da GR web con una stampa diretta sul pannello con tecnologia UV.
La collezione di immagini è frutto di una ricerca nella banca dati di Adobe Stock©, dove sono presenti oltre 50 milioni di immagini e illustrazioni. Rielaborate con software dedicati, come in questo caso possono diventare punto di partenza per un ricamo originale.
Le mille rose ricamate su un supporto in TNT sono state realizzate utilizzando una Tajima multitesta, ossia una macchina da ricamo digitale in cui un computer comanda contemporaneamente più teste. Questo ha permesso nel tempo di una rosa (circa dieci minuti) di ricamarne dieci per volta. La multitesta più grande, disponibile in commercio, dispone di 30 teste, la più diusa è la 12 teste.

Le previsioni del Centro Studi Confindustria: l’effetto Brexit potrebbe influire sulla crescita dell’economia italiana

La vittoria del “No” al referendum costituzionale di ottobre potrebbe generare incognite.

Venerdì 1 luglio 2016 si è svolta a Milano, presso Assolombarda, la conferenze stampa del Centro Studi Confindustria in cui sono stati presentati i nuovi “Scenari economici”, dal titolo “La risalita modesta e i rischi di instabilità”. La conferenza stampa è stata tenuta dal neo-Presidente di Confindustria Vincenzo Boccia (con delega al Centro Studi), dal Direttore del
Centro Studi Confindustria Luca Paolazzi, insieme col Presidente di Confindustria Lombardia Alberto Ribolla.
Nello scenario globale la matassa dell’incertezza si è ancor più ingarbugliata: agli alti rischi economici, acuiti dalle lunghe code della crisi, si sono sommati i ben più minacciosi e incombenti rischi di instabilità politica. Le sofferenze sociali derivanti da disoccupazione e impoverimento e la mancanza di risposte appropriate hanno fatto riemergere nei paesi avanzati (soprattutto europei) pulsioni profonde di xenofobia e nazionalismo.
L’Italia appare come una piccola nave (con nocchiero) in un mare in gran tempesta, con importanti riparazioni in corso, mentre deve proseguire la navigazione. Nello scenario ordinario prosegue, benché ferita dalla Brexit, la modesta risalita del Pil, cominciata al principio del 2015, e dell’occupazione.
Le nuove previsioni CSC sul Pil italiano (al ribasso) sono di +0,8% nel 2016 e +0,6% nel 2017. Nel biennio sarà creata occupazione per 250.000 unità di lavoro, che portano a +650.000 il totale da quando sono ricominciate ad aumentare, ma ne mancheranno ancora 1,37 milioni per colmare la voragine causata dalla crisi.
Secondo le stime del CSC, il costo per l’Italia della Brexit si potrebbe tradurre, nel biennio 2016-17, in 0,6 punti di Pil, 81.000 unità di occupazione, 154 euro di reddito pro-capite e 113.000 poveri.
Inoltre i risultati positivi dell’Italia nel biennio 2016-17, certo non entusiasmanti, correrebbero il rischio di essere compromessi dalle conseguenze della bocciatura della riforma costituzionale al referendum confermativo: il referendum in autunno sulla nuova Costituzione è pertanto un passaggio importante, secondo il CSC. La vittoria del fronte del “No” potrebbe causare ripercussioni economiche e produrre incertezza. Il Paese, già
provato, dovrebbe fronteggiare una nuova emergenza economico-sociale, con inevitabili spinte verso soluzioni populistiche; proprio perché fuori minaccia tempesta, l’Italia dovrebbe invece puntare ad attrezzarsi e a diventare più solida, anziché confermare le proprie storiche debolezze.
Il numero degli “Scenari economici” di giugno 2016 è disponibile per gli Associati sul sito web, Area di attività Centro Studi, Voce Centro Studi Confindustria. Per informazioni: Dott. Alessandro Rigo, Responsabile Centro Studi di Assografici, Tel. 02 4981051, E-mail.

Assemblea Upa 2016: pubblicità in Italia in crescita del 3% nel 2016, nonostante la Brexit, ma non ancora sulla stampa

Il mercato della comunicazione sta trainando la crescita del Paese. Il Pil e i consumi nel 2016 oscillano intorno al +1% mentre per fine anno è attesa una crescita degli investimenti in comunicazione tripla, ossia il +3%. Si fa fatica a comprendere la magnitudo dello shock della Brexit, è aumentata l’incertezza, ma proprio per questo si deve cercare di non fluttuare tra isteria e cupezza, tenere il punto sui fondamentali e continuare a investire.
Con questo scenario il Presidente dell’Upa, Lorenzo Sassoli de Bianchi, ha aperto l’assemblea annuale degli investitori pubblicitari italiani. Il Presidente ha toccato molti temi economici: per spingere i consumi, ha proposto un piano di “tax credit” di 100 milioni di euro per gli investimenti incrementali sulla stampa e di 400 milioni di euro per l’intero comparto della comunicazione, perché ciò raddoppierebbe l’attuale propensione al consumo.
Si tratta di una proposta simile a quella che la Federazione della Filiera della Carta e della Grafica (di cui fa parte Assografici) ha presentato in un incontro pubblico già a marzo 2016, ancora più urgente considerando che nel primo trimestre 2016 gli investimenti pubblicitari complessivi in Italia sono effettivamente cresciuti del 2,3% sul primo trimestre 2015, con una ripresa diffusa a quasi tutti i media principali, mentre specificamente quelli sulla
stampa (quotidiani+periodici) sono arretrati ancora del 4,5% circa.
Sassoli de Bianchi ha poi proposto di recuperare dagli attuali trenta miliardi di euro di incentivi alle imprese italiane una decina di miliardi da indirizzare verso la banda larga che, secondo il Presidente Upa, è l’asse centrale su cui far +3% crescere i consumi: attraverso l’e-commerce e le startup, che valgono circa il 4% del Pil, ci potrebbero essere 30 miliardi di ulteriori ricavi per le imprese.

Tecnologia Electron Beam per il packaging

Sunday Vpak di Goss è un sistema ideato per offrire allo stampatore una soluzione configurabile e personalizzabile per la produzione di imballaggi. La novità che Goss sta lanciando sul mercato italiano è caratterizzata dal sistema di trattamento degli inchiostri mediante EB (electron beam curing).

La tecnologia Electron Beam non si può definire nuova, è un brevetto che risale agli anni ‘70: nel ‘79 Tetra-Pakistan inizia a sfruttarla per i primi prodotti realizzati con l’EB; nel 1988 WikoffColor Corporation inizia la produzione di inchiostri EB. WikoffColor è un’azienda americana che produce questa tipologia di inchiostri (oltre a quelli tradizionali) e li esporta in tutto il mondo, come ha riferito Don Duncan, intervenuto al meeting di Taga e Goss in qualità di produttore di inchiostri con tecnologia EB, illustrandone i principi di funzionamento, pregi e limiti di questa categoria di inchiostri ad alto contenuto “green”.

Il principio alla base

Il principio di funzionamento dell’Electron Beam consiste semplicemente nell'”irrorare” lo strato di inchiostro stampato, con una pioggia di elettroni accelerati per innescare la reazione di essiccazione. Come avviene, potremmo dire, per gli inchiostri UV, con la differenza che la radiazione elettromagnetica (UV) è sostituita dagli elettroni. L’accelerazione degli elettroni è causata dall’energia elettrica fornita al sistema.
Questo trattamento ha dei punti di forza significativi, rispetto ad altre tecnologie di asciugatura indotta del supporto stampato.

  • Il dispositivo di trattamento EB è posto alla fine della rotativa. Una sola stazione per asciugare l’intera banda stampata: non è necessario, come nel caso degli inchiostri a solvente e/o UV, il trattamento di asciugatura dopo ogni gruppo di stampa.
  • Nessuno stress termico della banda stampata. Il processo EB curing non sviluppa calore, quindi il supporto non subisce modifiche dimensionali causate da riscaldamento e raffreddamento dello stesso durante il processo di stampa. Questo è importante soprattutto con i supporti leggeri.
  • Nessun uso di solventi né fotoiniziatori. Gli inchiostri non necessitano di fotoiniziatori per attivare il processo di asciugatura, e naturalmente nessun solvente come veicolo che deve evaporare durante l’asciugatura; gli inchiostri hanno una formulazione meno complessa.
  • L’asciugatura dell’inchiostro è istantanea e riguarda l’intero strato di inchiostro stampato. La reticolazione che il fascio di elettroni produce penetrando in profondità il film di inchiostro rende molto stabile la pellicola stampata, non vi è migrazione di particelle nel supporto o il rilascio di agenti chimici volatili. Ideale per il packaging destinato ai prodotti alimentari.
  • Processo a basso consumo di energia e alta velocità. Le stazioni EB possono processare la banda stampata a oltre 400 metri al minuto, con un consumo di energia ridotta rispetto agli altri sistemi di asciugatura (si pensi all’evaporazione dei solventi).

Dal punto di vista delle possibili applicazioni i vantaggi sopra esposti trovano giustificazione in particolari situazioni produttive, prima fra tutte la stampa degli imballaggi alimentari in carta e cartone, e anche su alcuni film plastici (poliestere PET PP). La mancanza di emissioni, la poca migrazione dei componenti dell’inchiostro, l’assenza di odore, rendono la tecnologia ideale per realizzare prodotti di packaging dove è fondamentale la sicurezza nel contatto con gli alimenti, ma anche per garantire un contatto sicuro in prodotti destinati ai bambini (Stampa inkjet EB).

Come funziona?

Lo strato di inchiostro stampato quando asciuga produce una reticolazione tra le molecole, per cui gli atomi di carbonio costituenti l’ossatura dei monomeri formano dei legami tra di loro formando catene (polimeri).
Nel sistema di asciugatura Electron Beam presentato da Brian Sullivan di ESI, la Società americana che ha partecipato al meeting, il generatore del fascio di elettroni viene accelerato attraverso l’applicazione di una certa quantità di corrente, che può variare in funzione dello spessore del supporto e dello strato di inchiostro da essiccare, rendendo quindi precisamente modulabile il processo. Il fascio di elettroni passa attraverso un finestra costituita da un foil di titanio, che li indirizza sul supporto stampato. Il processo deve avvenire in un atmosfera controllata a basso contenuto di ossigeno (che inibisce la catalizzazione). In pratica nella camera dove avviene il bombardamento con gli elettroni l’ossigeno non deve superare le 100 parti per milione. L’atmosfera è quindi a base di azoto; questo rappresenta un aspetto che limita la possibilità di impiego del processo alle macchine alimentate a bobina, e il suo consumo è un aspetto di una certa criticità. 

Il principio di funzionamento del sistema di asciugatura Electron Beam. Fonte: ESI.
Il principio di funzionamento del sistema di asciugatura Electron Beam. Fonte: ESI.

EB vs UV

Confrontando due popolari sistemi di essiccazione utilizzati nel mondo del packaging, che impiegano un simile principio tecnico, si possono evidenziare alcuni parametri che secondo quanto presentato da ESI rendono il processo EB maggiormente conveniente.
In primo luogo dal punto di vista della precisione della copertura della larghezza della banda stampata, l’EB garantisce uniformità e stabilità maggiore. Anche rispetto all’usura le lampade UV sono maggiormente soggette al degrado dovuto all’età e quindi minore precisione di funzionamento. Il fascio di elettroni non è influenzato dal colore e dallo spessore del film di inchiostro, quindi il risultato della reticolazione delle molecole è uniforme e totale in tutto lo spessore del film stampato. In questo senso il processo UV è più critico, in quanto certi colori stampati possono fungere da filtro parziale del fascio di radiazioni ultraviolette, non garantendo quindi un risultato ottimale nella polimerizzazione, sopratutto se si analizza la profondità dello strato del film di inchiostro. Da un punto vista prettamente economico, nell’esempio Illustrato da Brian Sullivan, considerando il minor costo delle lampade UV per una macchina Goss 7 colori Vpak nei confronti del costo della singola stazione EB curing a fine della stessa rotativa, i costi per gli inchiostri (e il risparmio possibile anche sulle laminazioni di protezione dove l’EB è più efficiente), il costo dell’energia (più basso per il sistema EB), si deduce su base annua che l’impiego di inchiostri EB produrrebbe un risparmio di circa il 15%, rispetto alla tecnologia UV. Il che li renderebbe estremamente competitivi per gli ambiti già descritti in precedenza.

Il packaging in offset, una scelta possibile?

È ben noto che il mercato del packaging e delle etichette è storicamente conteso tra i procedimenti rotocalco e flessografico, con un sempre più massiccio impiego del digitale nelle micro e piccole tirature. Il processo Web offset finora non è mai stato preso in considerazione per questo campo applicativo (almeno in Italia). Nelle basse-medie tirature, dove la rotocalco non può competere con i suoi alti costi fissi relativi agli impianti di stampa (cilindri), o dove i tanti avviamenti dello stesso prodotti impattano negativamente per lo stesso motivo, la flessografia riesce a fornire un compromesso economicamente sostenibile, con un rapporto qualitativo soddisfacente per una vasta gamma di prodotti. Certamente però l’impiego di inchiostri a solvente non rende facile la produzione di imballaggi di tipo alimentare. Del resto gli inchiostri a base d’acqua non trovano ancora un impiego diffuso, se non su supporti a base fibrosa (carta).

E cosa accade ai costi di produzione quando le tirature si accorciano e il mercato richiede molte varianti grafiche dello stesso imballaggio? Su questi aspetti Goss punta per proporre con decisione le sue linee di stampa offset a bobina con inchiostri Electron Beam della famiglia Sunday Vpak.
Jennifer N’Guyen e David Muncaster di Goss International hanno illustrato le caratteristiche tecniche e gli aspetti economici che dovrebbero far preferire questa scelta tecnologica rispetto alle rivali flexo e rotocalco in certi campi applicativi e tipologie di commessa.

I punti di forza

Il procedimento offset è riconosciuto per essere qualitativamente al top, consentendo di riprodurre dettagli molto fini grazie alle lineature di retino alte, con una curva tonale molto estesa dalle minime percentuali alla massima copertura (solidi). L’aspetto della qualità è quindi un fattore sicuramente di forza. Ma dato che nel mercato odierno la qualità si deve necessariamente coniugare con l’economicità, ecco che il workflow Goss si presta molto bene a coprire quelle produzioni di media entità o con frequenti cambi e conseguenti avviamenti. Rispetto a flexo e rotocalco infatti il costo per la preparazione della forma di stampa (lastre) è molto più basso così come gli avviamenti, pertanto in tirature dell’ordine dei 150.000 m2 di materiale i risparmi sono evidenti. Certamente bisogna fare i conti con il costo dell’impianto di stampa, oggettivamente decisamente più costoso di un corrispondente flexo o rotocalco. grafico 1

Andando maggiormente in profondità nell’analisi della proposta di Goss, molto interessanti sono le caratteristiche dì versatilità che l’impianto fornisce in termini di range di utilizzo e caratteristiche meccaniche del gruppo stampa. Grazie al sistema dei cilindri sleeve, che fungono da compensatori, lo sviluppo di stampa può praticamente raddoppiare (da 700 a 1.400 mm nella versione Sunday Vpak 3000) consentendo una gamma di ripetizioni e cadute macchina molto flessibili. La meccanica di aggancio lastra con un gap minimo (2 mm circa) e il cilindro caucciù senza gap, permette di ottimizzare l’uso del supporto di stampa, come del resto avviene nei processi flexo e roto. La versatilità di questa soluzione che Goss propone sta anche nella possibilità di realizzare soluzioni su misura rispetto al progetto di business del potenziale cliente. Vale a dire che la configurazione dell’impianto base dei gruppi stampa offset può essere arricchito con elementi Flexo o teste di stampa digitali, che aumentano la versatilità della soluzione, gruppi di trattamento EB piuttosto che UV, laminazioni in linea, gruppi di fustellata o di taglio e altro ancora.

Come cambiano i costi di produzione in funzione della tiratura: un confronto fra offset EB, flexo e rotocalco (Fonte: Goss International). I valori sono espressi in €, convertiti dai valori in $ in data 30 agosto 2015.
Come cambiano i costi di produzione in funzione della tiratura: un confronto fra offset EB, flexo e rotocalco (Fonte: Goss International).
I valori sono espressi in €, convertiti dai valori in $ in data 30 agosto 2015.

Offset vs flexo

Rispetto alla flexo questa proposta di Goss propone i seguenti vantaggi diretti:

  • maggiore qualità di stampa nella riproduzione dei dettagli delle parti fini grazie alla possibilità di stampare conlineature di retino AM e FM (o ibride) non raggiungili in flessografia;
  • riduzione della distorsione dei grafismi, quindi possibilità di riprodurre font anche di piccolissime dimensioni in modo accurato;
  • il costo delle lastre è realmente molto più basso rispetto alla Flexo.

Sempre sotto l’aspetto qualitativo, inoltre, la tesi di Goss è quella che in offset si riesca a stampare con meno gruppi stampa lavori dove sono presenti ampie campiture di colore pieno assieme alle stesse tonalità ma retinate. Cosa non fattibile in flessografia, pena un decadimento della qualità finale del prodotto stampato.

Offset vs rotocalco

Il confronto con la rotocalco osservato dal punto di vista di Goss pone l’accento evidentemente sui tempi di realizzazione della matrice di stampa e sui conseguenti tempi di avviamento della rotativa. Qui il risparmio non lascia adito a dubbi. Così come il rapporto rispetto all’impatto ambientale del processo e di sicurezza del prodotto, quando il confronto è con gli inchiostri a solvente.

Considerazioni sul futuro e dubbi

I dubbi più grossi esternati dai presenti rispetto al progetto di Goss, avvalorato da WikoffColor e ESI, hanno riguardato più che altro considerazioni di tipo economico di una scelta del genere: il costo degli impianti è senz’altro di una portata molto importante e in un momento dove i mercati stentano a riprendere la dinamicità del passato, il ritorno dell’investimento rappresenta un punto interrogativo da non sottovalutare. Anche perché il processo si pone come una soluzione in grado di dare risposte efficaci soprattutto in certe aree merceologiche (il food) in primis, e in un certo range di tirature.
Ma provando a ipotizzare quello che il futuro del packaging e del marketing legato a questa categoria di prodotti (il riferimento al food è sempre presente) potrebbe riservare, qualora la spinta a realizzare prodotti a basso impatto ambientale e ad alta sicurezza intrinseca dovesse diventare un’arma efficace di veicolazione del Brand aziendale, (così come in passato i marchi FSC e simili hanno fatto nell’ambito dei supporti di stampa), allora la tecnologia potrebbe avere un decollo verticale. E sappiamo che se si muovono i Social e i Media per far passare un messaggio o uno stile di vita, il risultato è spesso “virale”.

L’evoluzione delle tecnologie laser: carta, cartoncino e cartone

Lavorare in modo veloce, senza polvere, con ampie flessibilità creative, per tagliare, incidere e ablare, utilizzando quasi tutte le tipologie di substrati utilizzati nelle aziende grafiche: questa è la “laser evolution”.

Chi visita ogni anno la stessa tipologia di manifestazione fieristica, qualunque sia il settore professionale di appartenenza, ha una grande opportunità: la possibilità di confrontare i cambiamenti delle tecnologie, osservare i campi di utilizzo, valutare la loro diffusione. Per renderci conto dell’avanzamento del laser, abbiamo preso come fiera campione Viscom: nell’edizione del 2015, rispetto le precedenti edizioni, molte aziende proponevano tecnologie laser, tendenza che, possiamo affermare, è andata ben oltre le nostre aspettative.

Abbiamo individuato produttori che esponevano le loro macchine laser in bella mostra, e aziende di distribuzione che proponevano plotter da taglio, stampanti digitali, frese ecc., e in qualche angolo dello stand esponevano il laser. In alcuni casi, a causa della grande quantità di oggetti tecnologici esposti, il visitatore non era favorito nella rapida individuazione dei laser, poiché si confondevano, essendo esteticamente simili ai plotter da taglio che utilizzano le lame.

L’immagine della copertina e del retro copertina, il testo non presenta nessuna bruciatura sui bordi.
L’immagine della copertina e del retro copertina, il testo non presenta nessuna bruciatura sui bordi.

La maggior parte dei laser esposti tagliavano, incidevano, marcavano/ablavano metalli, legno, plastica… Poche aziende in fiera impiegavano il laser in modo specifico per il taglio di carta, cartoncino, adesivi, etichette.

A detta sia degli operatori tecnici, sia dei commerciali da noi interpellati nei vari stand, non è chiaro se il mercato delle arti grafiche sia maturo per l’inserimento del laser. Alcune aziende espositrici ci confermano che esiste da parte del nostro settore una curiosità per i vari campi di utilizzo, e che osservando il risultato ottenuto su un foglio di carta siano rimasti esterrefatti. A chi vende il laser non è chiaro se i “tipografi” preferiscano utilizzare le fustelle meccaniche utilizzando le ben note platine e piano cilindriche, già ammortizzate da tanti anni di utilizzo, oppure siano spaventati dall’investimento o peggio ancora dalle nuove competenze tecniche sull’utilizzo del software e dell’hardware, che inevitabilmente tale tecnologia richiede.
L’interesse maggiore per le tecnologie laser è da parte di grafici, creativi e designer, che vedendo i risultati ottenuti con un laser su uno stampato, chiedono alle aziende espositrici a chi rivolgersi per realizzare dei prototipi e anche delle lavorazioni in serie, non essendo i loro abituali fornitori in grado di offrire tali lavorazioni.

Di anno in anno, non solo aumentano i campi d’impiego del laser, ma aumentano i produttori e gli assemblatori di tecnologie laser, un vantaggio per l’acquirente per la riduzione dei costi. In fiera erano molte le aziende produttrici straniere, alcune cinesi direttamente o indirettamente rappresentate. Notevole la diversificazione dei formati (piccoli e grandi) allo scopo di soddisfare le differenti esigenze, sia operative e anche per l’investimento. Laser molto flessibili poiché si può lavorare su un foglio bianco steso di piccole o grandi dimensioni, ma anche su un foglio stampato tagliandolo perfettamente a registro con la stampa in post produzione o arrotolato su una bobina.


Di anno in anno la diffusione sarà sempre più favorita dal desiderio che ognuno di noi ha: possedere un prodotto sempre più personalizzato e non anonimo, e fornire prodotti unici o realizzati in piccole quantità in modo da poterli sostituire o aggiornare in poco tempo.

In un mondo che tramite i nuovi media ci obbliga a un costante confronto e aggiornamento, si cerca sempre più di soddisfare le varie esigenze creative. Per chi vuole rimanere sul mercato, anche a causa dell’affanno determinato dai tempi sempre più stretti per dei prototipi come per le piccole tirature, quasi sicuramente la tecnologia laser sarà uno dei prossimi argomenti che l’azienda grafica dovrà affrontare per soddisfare le esigenze del cliente.

Pianificare l’investimento

Prima di pensare all’acquisto si deve pianificare come utilizzare il laser in azienda, poiché non esiste un laser che si può utilizzare su tutti i substrati, carta plastica, legno, metallo… Se pur sono macchine simili tra loro, hanno tecnologie di funzionamento differenti (CO2, fibra, galvanometrico), oltre al differente costo.

Alcuni laser si possono impiegare per lavorazioni solo su materiali organici, altri su materiali non organici ma ci sono tecnologie “miste” che si possono impiegare su materiali misti in modo che con un solo laser si ampli la gamma utilizzabile di substrati chimicamente differenti tra loro. Pianificando il modo d’impiego nell’azienda grafica si riducono le brutte sorprese, evitando che dopo l’acquisto non si possa utilizzarlo su alcuni materiali (substrati) a causa della loro composizione, dello spessore, dei vari e differenti accoppiamenti che possono abbinare carta, cartoncino, plastica, vernici, metalli, legni…
Acquistare per esempio un laser con “poca potenza”, da utilizzare per delle lavorazioni complesse su un cartoncino anche di grammatura leggera, può essere poco produttivo. Può soddisfare la realizzazione di un prototipo o essere usato per delle piccolissime tirature, ma si rischia di essere fuori mercato a causa dei tempi lunghi di produzione per realizzare medie tirature.
Chi produce e commercializza questa “giovane tecnologia per il settore della grafica”, forse non ha acquisito ancora molta esperienza su come implementarne l’impiego in questo settore. Ma forse neanche l’imprenditore grafico sa bene come impiegarlo nella propria azienda… Nella maggior parte dei casi, gli addetti commerciali, forniscono suggerimenti e indicazioni per l’utilizzo del laser, principalmente per il taglio e il mezzo taglio su carte e cartoncini per produrre delle scatole, o sagomare stampati creativi, ma si potrebbe fare molto di più.

Sicuramente il laser è un’ottima alternativa alla fustella meccanica. Ideale per le piccole tirature, certamente molto vantaggioso in confronto alla fustellatura meccanica, almeno perché non c’è nessun costo per realizzare la fustella, nessun ammortamento del costo fustella “spalmato” sul numero di copie, nessun tempo per l’avviamento della macchina fustellatrice e ridotti scarti di materiale per l’avviamento e la messa a regime.

L’azienda grafica, oltre ai soliti servizi di fustellatura realizzati internamente o da service esterni (cartotecniche), tramite il laser può ampliare i campi d’impiego, allo scopo di aumentare i servizi, con l’obiettivo di entrare in nuovi mercati e di coinvolgere nuovi clienti, migliorando la marginalità di guadagno.
Non è facile reperire sul mercato del lavoro operatori e tecnici preparati e men che meno esperti, visto che a oggi il laser, nel settore grafico, è una tecnologia poco conosciuta e pochissimo consolidata. Nemmeno le scuole professionali e gli istituti tecnici prevedono programmi formativi su questa tecnologia. Non esistono nemmeno corsi post diploma per qualificare o riqualificare il personale che potrebbe essere poi impiegato nelle aziende. Chi acquista il laser deve prevedere anche la formazione del personale, sia per fustellature, ma anche per realizzare progetti “creativi”.
Operatori tecnologicamente preparati, intraprendenti e costantemente aggiornati, devono «dominare» i software che pilotano l’hardware su una svariata tipologia di substrati, ma devono conoscere anche le impostazioni tecniche che sono indispensabili nella corretta preparazione dei file grafici (Photoshop, Illustrator, CAD ecc.). Se i file non sono stati creati dal tecnico che utilizza il laser, devono essere analizzati e adeguati alle specifiche tecniche richieste. Sarebbe auspicabile che l’operatore del laser trasferisse ai colleghi grafici interni o esterni all’azienda le informazioni tecniche indispensabili alla preparazione dei file, in modo da ridurre i suoi tempi.

Le possibilità creative sono infinite: si possono realizzare lavori utilizzando i file raster e vettoriali, che oltre al taglio e al mezzo taglio permettono anche di marcare e ablare il substrato. Queste ultime attività sono un mix di competenze creative e tecniche, di conseguenza più complesse perché contemplano svariati fattori; risoluzione dei file, metodo colore (scala di grigio, tratto/bitmap), posizione degli elementi grafici su livelli, fattori di compressione, formati di salvataggio ecc.

Chi imposta le informazioni sul software che gestisce l’hardware deve considerare la tipologia di substrato utilizzato (materiale, composizione chimico fisica, spessore) prevedendo il risultato che desidera ottenere. Conoscenze tecniche che si acquisiscono solo facendo esperienza tramite sperimentazioni, test e innumerevoli lavorazioni.

Chi stampa in offset sa bene che non tutte le tipologie di carta e cartoncini sono uguali, conosce bene le difficoltà che s’incontrano utilizzando per esempio due differenti tipologie di carta patinata, che hanno tra loro differenti ph, lisciatura, spolvero, creando problemi per una banale stampa a quattro colori.
Con cartoncini spessorati e colorati se pur «tagliati con un laser» i problemi tecnici per ottenere la miglior qualità evitando zigrinature, sbavature e bruciature sul lato tagliato, non mancano, se non si dominano tutte le componenti.
Non basta la fantasia e la creatività, serve la competenza tecnica nell’utilizzo del software (raster e vettoriale) allo scopo di preparare o verificare il file fornito dal cliente, adattandolo in modo appropriato alle esigenze operative.

Anche un semplice foglio di carta che va tagliato con il laser richiede degli accorgimenti sulle impostazioni dei parametri di velocità e potenza del raggio per il taglio, secondo la tipologia di stampa. Va tenuto conto, per esempio, se è stato stampato in offset (inchiostri a base minerale o vegetale) oppure in digitale (toner), per evitare o ridurre gli aloni che si formano in fase di taglio a causa della sublimazione del materiale che genera del gas, visibili in contro luce sulla parte stampata.

Il laser al lavoro

L’incisione e il taglio laser sono processi senza contatto poiché il materiale da lavorare non è mai a contatto con la lente che indirizza il raggio, di conseguenza non vi è usura, non essendoci contatto col substrato. Il materiale da lavorare non deve essere fissato meccanicamente sul piano d’appoggio e si può posizionare anche fuori squadra: una telecamera rileva i punti di posizione e registro stampati sul substrato da lavorare, “informando” il laser sulla posizione. Ci sono anche delle tecnologie che permettono di rilevare le deformazioni del soggetto e seguirne i contorni in fase di lavorazione del laser. Se per esempio la stampa su un substrato è deformata o allungata a causa di una nobilitazione termica, la telecamera individua le anomalie e “pilota il laser” evitando tagli fuori registro, che comporterebbero il rifacimento dello stampato da tagliare.

Il taglio laser non genera polvere in quanto il materiale viene sublimato trasformandosi in un gas che deve essere estratto dalla macchina tramite canali di aspirazione predisposti sui quattro lati e convogliati all’esterno del locale dove è posizionata la tecnologia.
Confrontando i tempi di avviamento di una lavorazione con il taglio laser e la fustellatura meccanica non sono richiesti intervenire manuali per esempio sulla sistemazione della fustella in macchina, fermi macchina per gli aggiustamenti (in gergo, taccheggio) allo scopo di ottenere il taglio e il mezzo taglio perfetto.
Anche utilizzando un plotter che taglia o cordona tramite utensili, sono richiesti più accorgimenti, per esempio si deve sostituire l’utensile in rapporto alle differenti lavorazioni.

Nessuna fustella e nessun plotter da taglio può raggiungere le performance del laser nella realizzazione di elaborati grafici con elevate precisioni e/o con elementi da tagliare che sono molto complessi e ricchi di dettagli.

Ci sono anche alcune limitazioni per il taglio laser, come con qualsiasi tecnologia, per esempio può essere più lento rispetto alle platine o a fustellatori rotativi su produzioni con numeri elevati di pezzi.
I laser di oggi sono generalmente a galvanometro (la testa laser è ferma, è il raggio si sposta) e permettono anche piccoli aggiustamenti per il posizionamento degli specchietti che riflettono il laser. Il meccanismo “galvanometrico” è più veloce rispetto ai sistemi a plotter che spostano fisicamente tutto il gruppo laser sull’intera area da tagliare. Più alti sono i “watt” del laser, più veloci sono le operazioni e più ampio è il cambio d’impiego per le differenti tipologie di substrati da trattare. 

Il substrato è posto in modo non preciso sul piano della macchina. I «pallini» hanno lo scopo di far in modo che la telecamera rilevi la loro posizione e il laser si adatti di conseguenza.
Il substrato è posto in modo non preciso sul piano della macchina. I «pallini» hanno lo scopo di far in modo che la telecamera rilevi la loro posizione e il laser si adatti di conseguenza.

I punti di forza del laser
  • Alta precisione per tagliare o marcare disegni complessi
  • Eccellente qualità di taglio
  • Elevata velocità di elaborazione
  • Rispetta l’influenza termica
  • Deformazione minima del substrato causa del bassissimo livello di calore
  • Molte tipologie di substrati da lavorare (taglio, marcatura, ablazione)
  • Non si devono cambiare gli strumenti di taglio e marcatura
  • Nessun contatto tra la testa di focalizzazione e il substrato
  • Controllo e modifica in tempo reale della potenza del laser

Un modo differente di utilizzo del laser per chi stampa


Àncora Arti Grafiche è una azienda storica di Milano che lavora a ciclo completo. In produzione utilizza macchine da stampa offset di medie e grandi dimensioni a quattro e otto colori. Affianca a queste macchine anche la stampa digitale di piccolo e grande formato, completando lo stampato ottenuto con i due processi produttivi tramite il finishing. Delio Remondini, vulcanico direttore dell’azienda, per soddisfare la clientela sempre più esigente sulla richiesta di piccole personalizzazioni sui differenti substrati, e anche per differenziare dalle solite nobilitazioni che tutte le aziende grafiche propongono, decide nel 2014 di acquistare il laser.
Se pur ha scelto un laser di piccole dimensioni e di media potenza, è l’inizio di un «esperimento» ormai consolidato integrato perfettamente in produzione a ciclo di lavoro completo. Inizialmente è stato utilizzato per realizzare inviti, per sagomare piccoli stampati, per creare effetti creativi tramite ablazione. 

Prodotto realizzato da Àncora in carta accoppiata a MDF.
Prodotto realizzato da Àncora in carta accoppiata a MDF.

Da cosa nasce cosa. Oggi Àncora con il laser realizza anche una serie di oggetti abbinando la stampa offset e digitale con applicate vernici, glitter, lamine metalliche… accoppiando i foglio di carta su un substrato in materiale MDF (pannello di fibra a media densità, un derivato del legno) per la produzione di oggetti regalo.
Ci sono altre interessanti idee che Remondini intende attuare il prossimo anno coinvolgendo sempre più la tecnologia laser.

Un servizio Web to pack
Packly è una Web start-up italiana fondata da Giuseppe Prioriello, allo scopo di soddisfare le necessità di designer, agenzie creative, aziende grafiche, che desiderano creare e scaricare tracciati fustella professionali su misura e stampare packaging in modo facile e veloce.
Una delle particolarità di Packly, che è online in versione beta da qualche mese, è di avvalersi per la produzione cartotecnica di tecnologie interamente digitali.
Gli utenti Packly possono stampare esattamente il numero di copie di cui hanno bisogno, infatti, è possibile acquistare anche una sola scatola, quindi senza minimi d’ordine.
In base alla tipologia di ordine che ricevono e alla quantità di pezzi da produrre, gli esperti Packly scelgono le tecnologie più adatte, tra queste un sistema di fustellatura completamente digitale che effettua la cordonatura senza una fustella meccanica, e taglio laser, in unico passaggio (cordonatura e  taglio). Tramite il sito Web, si può «scaricare» la fustella generata in tempo reale sulla base delle dimensioni inserite ma si può anche caricare la propria grafica, (figure 1 e 2) per ricevere un prodotto di packaging stampato che sarà consegnato in 48 ore. Si ha anche la possibilità di ordinare dei mockup virtuali in 3D allo scopo di vedere e valutare il risultato previsto su un file PDF interattivo, prima di toccarlo con mano.
Nato per risolvere due problemi nel mondo del packaging, uno relativo alla creazione di tracciati fustella, un processo non semplice che richiede esperienza; l’altro è l’esigenza di avere in mano un packaging in piccole tirature che è più costoso e richiede più tempo se realizzato con le tecniche analogiche.
L’idea di Packly si consolida in base alle richieste del mercato. Infatti, un numero crescente di aziende richiede scatole con dimensioni personalizzate in piccole quantità. Spesso si tratta di piccole aziende, con volumi produttivi contenuti, oppure di imprese più grandi che hanno la necessità di testare il packaging di un nuovo prodotto, di acquistare tirature più limitate per scopi promozionali. Con il mockup 3D virtuale interattivo di Packly è possibile avere un’anteprima in tre dimensioni del packaging, ruotarlo a 360° per visionarlo da ogni angolazione. Il mockup 3D virtuale è uno strumento utile per condividere l’idea di un progetto con colleghi e clienti prima di avviare una produzione definitiva.
Tracciati fustella personalizzati. In pochi passaggi gli utenti possono creare un tracciato fustella e scaricarlo in tempo reale: una soluzione pratica e veloce per realizzare fustelle anche senza avere conoscenze avanzate di progettazione strutturale. I tracciati fustella sono professionali, scaricabili in formato PDF, pronti per essere importati o aperti utilizzando un software di grafica vettoriale.

Piano di Investimenti per l’Europa: firmato un accordo per il sostegno alle Pmi innovative italiane

Il Fondo Europeo per gli Investimenti (FEI) e Banca Sella hanno firmato un accordo, denominato InnovFin, a supporto delle piccole e medie imprese e delle imprese a media capitalizzazione italiane, che beneficia del sostegno del Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici (Feis), lo strumento principale del Piano di Investimenti per l’Europa.

L’accordo “InnovFin” permetterà a Banca Sella di mettere a disposizione delle imprese italiane innovative finanziamenti erogabili nel corso dei prossimi due anni, grazie al supporto di una garanzia del FEI e con il sostegno di Horizon 2020, il programma quadro dell’Unione Europea per la ricerca e l’innovazione. Si prevede che l’iniziativa dell’Unione Europea rivolta alle aziende innovative italiane possa generare un portafoglio da 80 milioni di euro di finanziamenti.

Intervenendo alla firma dell’accordo a Biella, l’amministratore delegato del Fei Pier Luigi Gilibert ha detto: «Questo nuovo accordo con Banca Sella dimostra che c’è un certo interesse in Italia per il finanziamento alle Pmi. Banca Sella riveste un ruolo importante nel finanziare le imprese innovative, specialmente quelle presenti sul territorio. L’accordo di oggi, qui a Biella, porta l’ammontare complessivo in sostegno alle aziende italiane per mezzo del Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici a 7,6 miliardi di euro, che rappresentano un rilevante finanziamento aggiuntivo.»

Il Commissario Ue per la Ricerca, la Scienza e l’Innovazione, Carlos Moedas ha affermato: «Mi fa piacere constatare il successo che il Piano Europeo per gli Investimenti ha ottenuto in Italia fino ad ora, grazie anche a questo nuovo accordo del valore di 80 milioni di euro di cui beneficeranno le Pmi italiane con il Fondo Europeo per gli investimenti strategici. Banca Sella, una delle più grandi banche di famiglia italiane, aiuterà considerevolmente le imprese ad alto tasso d’innovazione nel mettere in pratica i loro piani aziendali».

«L’accordo con il Fondo Europeo per gli Investimenti è di particolare importanza perché ha l’obiettivo di rafforzare il supporto finanziario alle piccole e medie imprese e alle imprese a media capitalizzazione, le cosiddette small mid cap, a cui tradizionalmente la nostra banca è vicina. Queste imprese sono oggi fortemente impegnate a migliorare e adeguare i loro processi alle nuove tecnologie a disposizione e la capacità di saper innovare è una delle leve fondamentali per la crescita e lo sviluppo dell’economia e, in particolare, di ogni singola azienda che si presenta sul mercato per offrire prodotti e servizi ai propri clienti, in concorrenza con le altre, soprattutto in un contesto come quello attuale, caratterizzato da una sempre maggiore globalizzazione dei mercati e  da una forte spinta all’innovazione ad alto tasso tecnologico che l’avvento del digitale ha portato.  È quindi nostro compito supportarle in questo percorso attraverso i migliori prodotti di finanziamento a disposizione» ha commentato Maurizio Sella, Presidente di Banca Sella.

L’accordo, realizzato grazie al Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici in Italia, testimonia l’impegno del Gruppo BEI nel rispondere prontamente alle richieste degli Stati membri, della Commissione Europea e del Parlamento Europeo per il rapido avvio di iniziative concrete nell’ambito del Feis, che hanno l’obiettivo di velocizzare i finanziamenti e di garantire un’operatività in grado di accrescere occupazione e sviluppo nell’Unione Europea.

***

Il Fondo Europeo per gli Investimenti (FEI) fa parte del gruppo Banca Europea per gli Investimenti. Sua mission principale è quella di agevolare l’accesso al credito di micro, piccole e medie imprese. FEI progetta e sviluppa il capitale di rischio per l’avvio e quello per la crescita, le garanzie e gli strumenti di microfinanza che mirano specificamente a questo segmento di mercato. In questo ruolo, FEI promuove gli obiettivi dell’UE a sostegno dell’innovazione, della ricerca e dello sviluppo, dell’imprenditorialità, della crescita e dell’occupazione.

Il Piano di Investimenti per l’Europa mira a rimuovere gli ostacoli agli investimenti, a dare visibilità e assistenza tecnica ai progetti di investimento e punta a un uso più intelligente delle risorse finanziarie, nuove ed esistenti. Il Piano di Investimenti sta già producendo risultati. Secondo le stime della Banca Europea per gli Investimenti (BEI), fino ad aprile 2016, il Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici (FEIS) ha  attivato oltre 80 miliardi di euro di investimenti in Europa.I dati aggiornati sul FEIS, con la ripartizione per settore e paese, sono disponibili al seguente link. Per ulteriori informazioni, consultare le Domande e risposte. 

Il prodotto di garanzia InnovFin per le Pmi fornisce garanzie e controgaranzie sui prestiti per importi compresi fra i 25mila euro e i 7,5 milioni di euro con l’obiettivo di migliorare l’accesso al credito delle piccole e medie imprese e delle imprese a media capitalizzazione (fino a 499 dipendenti) innovative. Lo strumento è gestito dal FEI e l’attuazione è affidata agli intermediari finanziari (banche e altri istituti di credito) negli Stati membri dell’UE e nei paesi associati. Gli intermediari finanziari beneficiano della garanzia del FEI per una quota delle perdite che potrebbero subire a fronte dei crediti concessi nel quadro dello strumento InnovFin.

Intervista a Claudio Rimondi, responsabile packaging di prodotto a marchio Coop

Un noto proverbio italiano, spesso citato e da differenti generazioni, afferma che «l’abito non fa il monaco». È un’espressione che invita a diffidare delle apparenze che possono trarre in inganno quando esprimiamo giudizi: non sempre le persone sono come le vediamo. Tutto questo non vale per il packaging. Che deve essere veritiero, chiaro e trasparente: il suo ruolo è determinante ed è imprescindibile dal contenuto, non deve trarre in inganno l’acquirente.

Claudio Rimondi, responsabile packaging di prodotto a marchio Coop
Claudio Rimondi, responsabile packaging di prodotto a marchio Coop.

Responsabile packaging del prodotto a marchio Coop, da oltre trent’anni nel settore delle Arti Grafiche, Claudio Rimondi  si è diplomato come tecnico per le Industrie Grafiche all’Istituto Aldini-Valeriani di Bologna; dopo una prima esperienza come stampatore lito impressore, ha gestito le commesse di lavorazione in aziende grafiche cartotecniche unitamente a una nuova esperienza insegnando stampa e tecnologia grafica all’Istituto Salesiano di Bologna. Da oltre vent’anni è in Coop Italia, segue tutto il flusso di realizzazione dello stampato, dal progetto al confezionamento, in sintesi il pack del prodotto a marchio Coop.

Sig. Rimondi, cosa direbbe se le chiedo chi è Coop Italia?
«È il consorzio per gli acquisti, per le politiche di marketing e per le comunicazione unitarie della Coop; la sede in cui vengono realizzate le strategie di produzione e presidio del prodotto a marchio Coop. Ha oltre 2.000 referenze a marchio che spaziano in tutte le categorie merceologiche sia nei prodotti freschi e freschissimi che nei prodotti grocery, di largo consumo quali biscotti, cracker ecc… fino al settore del non food quali casalinghi, tessili… Coop è la principale catena nazionale della grande distribuzione con una quota di mercato del 15%, mentre nei supermercati e ipermercati Coop il prodotto a marchio Coop copre oltre il 26% di quota.»

Qual è la tipologia degli stampati realizzati da Coop Italia?
«Considerando che spaziamo in tutte le categorie merceologiche, come precedentemente sottolineato, è evidente l’utilizzo di diverse tipologie di materiali e in particolare l’utilizzo di tutte le tecniche di stampa. Stampa flessografica per quanto concerne le etichette adesive e parte del packaging flessibile, numerosa stampa offset per la parte cartotecnica (astucci, scatole e similari) e rotocalco per packaging flessibile (non rigido quali per esempio merendine, cracker ecc).
Anche la stampa serigrafica a volte viene utilizzata per le etichette adesive, per esempio alcune etichette trasparenti per flaconi che richiedono una base serigrafica e una successiva stampa in flexo.
Va evidenziato che le macchine da stampa per etichette consentono di stampare con un unico passaggio della bobina, utilizzando diversi sistemi, etichette di qualità eccellente, vere opere d’arte grafica.
Non manca la stampa digitale, utilizzata per tirature limitate, dati variabili, per espositori ecc.»

Packaging rigido e flessibile: quale tipologia di materiali (cartacei e non) vengono maggiormente utilizzati?
«La scelta del materiale è in funzione del prodotto che deve contenere, occorre in primis preservare il prodotto stesso e salvaguardare l’ambiente. Carta, cartoncino, cartone per quanto concerne il packaging rigido (scatole, astucci, espositori) e nel settore del packaging flessibile utilizziamo tutti materiali plastici quali polipropilene, politene, poliestere e poliaccoppiati in genere. Si tende a semplificare l’imballo il più possibile per ridurre l’impatto ambientale. Quindi si ricercano materiali di spessori ridotti, con strutture omogenee, valorizzando anche il loro smaltimento nella raccolta differenziata.»

Come nasce un imballo Coop (dal progetto allo stampato finito)?
«La Coop lavora sempre in stretto contatto con i fornitori che producono e forniscono i prodotti alimentari e non. Coop non ha stabilimenti di produzione propri, ma si avvale di diversi fornitori coi quali collabora e ai quali richiede anche una serie di certificazioni relative al pack come idoneità alimentare, schede tecniche, dichiarazioni di conformità ecc.
Al fine di garantire la tutela del prodotto, tutte le materie che entrano nella composizione dell’imballaggio devono essere rigorosamente conformi alle norme vigenti onde evitare che vi siano migrazioni dell’inchiostro o altri componenti nell’alimento contenuto nelle confezioni. Coop Italia suggerisce inoltre una serie di laboratori a cui il fornitore può rivolgersi e avvalersi per certificare il rispetto delle norme stesse.
Stabilito il fornitore del prodotto, il ruolo di Claudio Rimondi è quello di seguire la parte grafica, di conseguenza trasferisce un brief,  ovvero un insieme d’informazioni specifiche riferite al mercato di quel determinato prodotto (come è costituita la concorrenza, eventuali codici colore di mercato, chi è il leader e tutti gli elementi strategici inerenti al nuovo prodotto a marchio che si dovrà realizzare), all’agenzia grafica, la quale sviluppa la parte progettuale, creativa. Il ruolo del brief è importante perché stabilisce i confini entro cui si deve muovere l’agenzia e naturalmente viene condiviso all’interno di Coop con i colleghi specialisti di prodotto (category buyer).
All’agenzia vengono inviate anche un insieme d’informazioni tecniche quali: il tracciato tecnico della confezione, la tecnica di stampa utilizzata, il numero di colori con i quali verrà realizzato il pack ecc… ossia tutte le caratteristiche tecniche atte a realizzare la nuova confezione del prodotto a marchio Coop nel migliore dei modi. L’agenzia deve conoscere le esigenze del cliente Coop e quali sono i parametri con i quali il packaging deve essere realizzato. In Coop esistono dei system grafici, dei manuali (linee guida) che forniscono una serie di indicazioni creative (font, caratteristiche del logo, etichettaggio informativo, il trattamento dei flash, i fondi che caratterizzano le confezioni) per sviluppare una referenza in quella determinata linea di prodotti. È evidente che l’agenzia, grazie all’insieme di queste informazioni, provvederà a sviluppare l’elaborato grafico nello stile e nel rispetto di tali linee creative. Un esempio concreto è determinato da una fascia di prodotti denominati fior fiore, che rappresentano il top, l’alta gamma e hanno una loro linea grafica ben definita.
Stabilito il tutto (informazioni di marketing strategiche e tecniche), l’agenzia esegue alcune proposte grafiche tre, massimo quattro. Se fossero di più significherebbe che l’agenzia non ha compreso il brief e brancola nel buio muovendosi a tentativi, nella speranza di trovare quello gradito al cliente.
È evidente che tali proposte vengono discusse e successivamente, scelta la proposta, c’è una fase di finalizzazione e perfezionamento.
A questo punto occorre fornire all’agenzia il prodotto che sarà contenuto nel pack, il materiale necessario, i testi dell’incarto o quanto richiesto per essere fotografato e realizzare le immagini fotografiche contenute nel progetto definitivo.
I testi dell’incarto che vengono inseriti nel packaging, sia food che non food, sono realizzati all’interno di Coop Italia, condivisi e approvati dall’ufficio legale, anch’esso interno, e con i colleghi che si occupano di ricerca e di sviluppo dei prodotti.»

Chi definisce il nome di un nuovo prodotto a marchio Coop?
«Generalmente viene scelto da Coop Italia e, in qualche caso, può essere coinvolta l’agenzia. Esistono studi specializzati e predisposti a fornire indicazioni in merito ai nomi da dare ai prodotti effettuando anche ricerche di anteriorità, ossia per verificare che determinati nomi non siano già registrati da altre aziende nelle stesse categorie merceologiche.
Un esempio è dato dalla linea di prodotti per bambini denominata “Crescendo”. Quando è stata realizzata questa linea creativa è stata svolta una ricerca di anteriorità ed è stato depositato il nome Crescendo, con il marchio Coop. Tutto questo è stato svolto anche per la linea “fior fiore”, un marchio inventato e studiato per Coop.
Approvate e firmate le bozze e il pdf finale dal nostro ufficio legale, lo step successivo è la finalizzazione dell’esecutivo, l’artwork, generalmente realizzato in Adobe Illustrator, accompagnato dai font e dai file delle immagini. Esso viene controllato da me e successivamente consegnato alla fotolito e allo stampatore di fiducia del fornitore che realizzerà il nuovo prodotto a marchio Coop.
Il nostro rapporto con l’agenzia si ferma alla consegna dell’esecutivo. Successivamente alla fotolito e allo stampatore viene richiesta la prova colore in doppia copia. Una copia viene firmata e restituita allo stampatore come documento legale e l’altra viene da noi conservata in un apposito archivio a garanzia di quanto accordato, visionato e approvato.
Nel caso in cui il packaging sia particolarmente difficoltoso e per sgravare di responsabilità il produttore, il sottoscritto andrà all’avviamento stampa per valutare che lo stampato sia conforme a quanto richiesto e visto in prova.
L’assistenza all’avviamento stampa a volte è determinante poiché vengono operate delle scelte cromatiche importanti al raggiungimento del risultato. Il colore rappresenta un linguaggio di comunicazione fondamentale che non va sottovalutato. Purtroppo la mancanza di corrispondenza cromatica della prova colore è una delle condizioni indesiderate che spesso si verifica. Ritengo che il tutto abbia origine dalla mancanza di collaborazione tra area di prestampa e area di stampa.
A volte le prove colore sono cromaticamente molto belle poiché in esse si riscontra uno spazio cromatico (gamut) particolarmente ampio, ma difficilmente riproducibile in stampa. Per Coop Italia fa parte della quotidianità gestire incarti complessi, soprattutto i soggetti stampati su supporti plastici che necessitano di bianchi coprenti di fondo per evitare viraggi e inquinamento dei colori. Da qui l’importanza di ricevere da parte degli stampatori delle prove di stampa veritiere nel rispetto dei parametri di stampa.»

Esiste all’interno di Coop Italia un laboratorio qualità? Se sì, cosa viene controllato? Quali sono le problematiche che maggiormente si verificano durante l’avviamento prima di porre l’ok visto si stampi?
«È importante distinguere tra il pack e il prodotto in esso contenuto, anche se l’interazione tra l’interno e l’esterno sono fondamentali e imprescindibili, infatti le certificazioni richieste da Coop Italia alle aziende fornitrici servono a provare e verificare che il tutto sia conforme.
Coop Italia è stata la prima azienda europea, e fra le prime dieci al mondo, a ottenere nel 1998 la certificazione SA8000. Tutti i fornitori di prodotto Coop si impegnano a rispettare il Progetto Etico di Coop Italia con riferimento allo standard SA8000.
Per quanto riguarda il pack, uno dei controlli principali è rivolto al colore. L’utilizzo dello spettrofotometro rappresenta uno strumento di controllo di notevole aiuto. A tale proposito la figura del colorista presente all’interno di alcune aziende ne facilita notevolmente la riproducibilità, poiché prepara anticipatamente i colori realizzati con le basi cromatiche, misurati e corretti in modo tale che si evitino preventivamente discordanze di conformità ai campioni ottenendo un risultato cromatico condiviso.
Nelle aziende flessografiche e rotocalcografiche esiste una maggiore cultura riguardo alla preparazione del colore perché hanno compreso che impiegare diverse ore per correggere il colore, attualmente non è più possibile. Infatti, le problematiche che maggiormente si verificano durante l’avviamento e prima di porre “l’ok visto si stampi” sono inerenti al colore e alla discordanza con le prove.»

Qual è la preparazione professionale recepita all’interno delle aziende grafiche?
«In questi ultimi anni la preparazione professionale degli operatori è cresciuta. All’interno di grandi gruppi vengono svolti corsi di aggiornamento professionale. Sono proprio queste le aziende che forniscono prove colore certificate conformi al risultato stampato, con profili colore generati e calibrati sui propri flussi operativi.
Un ulteriore elemento da evidenziare e richiesto da parte delle aziende di stampa è determinato dalla presenza, in fase di avviamento, di persone competenti nella stampa. Diversamente, persone prive di conoscenza pongono richieste difficilmente raggiungibili che determinano fermi macchina di diverse ore con costi insostenibili.
In sintesi è auspicabile un maggior collegamento tra agenzia pubblicitaria e azienda grafica, per risolvere le problematiche che sovente nascono. È quindi determinante l’esigenza di una professionalità capace di interporsi in modo costruttivo tra agenzia e azienda grafica.»

Le aziende dei vostri fornitori di prodotti sono anche all’estero?
«Sì: diversi produttori sono in Europa e in particolare in Germania e in Inghilterra. I risultati ottenuti sono sempre stati positivi. Devo però riconoscere che noi italiani non abbiamo nulla in meno rispetto a loro loro. Lo stampatore italiano si distingue perché a fronte di un problema, riesce sempre a trovare una soluzione, a mediare in modo positivo.»

Ci sono nuovi materiali che vengono utilizzati nel packaging? Qual è il ruolo di ricerca e sperimentazione: cosa state facendo in merito?
«Esiste grande attenzione ai materiali a basso impatto ambientale.
È una ricerca continua mirata al riutilizzo di materiale già utilizzato, di diversa origine, che determini il minor spreco possibile e, di conseguenza, minor consumo di materie prime. Valorizzare materiali più semplici che possono garantire la tutela del prodotto. In sintesi la regola delle tre erre: risparmio, riciclo e riutilizzo.
Un esempio pratico è dato dalla carta igienica Zero Tubo, lanciata in Italia, priva internamente dell’anima. All’interno del rotolo è inserito un ulteriore rotolino di carta per essere asportato e tenere in borsetta per eventuali emergenze.1_coop_ZeroTubo

Anche questo prodotto è stato realizzato in collaborazione con il fornitore e sta avendo un riscontro positivo dall’acquirente.
C’è grande attenzione per i prodotti biologici, salutistici, che riguardano il mondo vegetariano, vegano. Coop ha creato anche una linea di prodotti chiamata “Bene sì” destinata a persone con intolleranze alimentari quindi privi di lievito, lattosio ecc.
Siamo stati i primi a eliminare gli over packaging, tutte quelle confezioni inutili che proteggono il prodotto con astucci in cartoncino, quali per esempio i tubetti di dentifricio e di maionese, proponendo nuove forme, valorizzando il tubetto trasferendone su di esso le informazioni che erano stampate sull’astuccio.»2_viviverde_gruppo

Qual è la differenza tra il packaging di un prodotto fresco (insalata) e a lunga conservazione (pasta)?
«Fondamentalmente la natura del materiale in funzione della vita, della durata del prodotto a scaffale. Di conseguenza un pack che contiene un prodotto a lunga durata deve proteggerlo dalla luce, barriera all’ossigeno, ecc. mentre un prodotto fresco ha una vita più breve ma necessita ugualmente di essere preservato nella sua integrità e purezza.
Coop Italia dispone di laboratori analisi, che rilevano, in stretta collaborazione con il produttore, eventuali interazioni tra il pack e il prodotto in esso contenuto. Il prodotto viene costantemente monitorato a campione, come pure la sua tracciabilità.»

Quali le prospettive future di Coop Italia (dopo Expo – Ipermercato, trasformazione del packaging)?
«Expo è stato un grande successo, sono stati venduti oltre un milione e duecentomila biglietti nel solo circuito Coop, con un’affluenza oltre le aspettative. L’ipermercato Coop ha destato molto interesse ed è particolarmente piaciuto. È emersa una chiara e completa informazione sul prodotto al consumatore, grande trasparenza, valorizzazione della filiera, l’origine delle materie prime utilizzate.

Lo stretto rapporto tra Coop e il consumatore è basato sull’informazione, sulla trasparenza e sulla qualità dei prodotti a marchio. A tale scopo Coop Italia ha realizzato un apposito sito, per informare il consumatore sull’origine delle materie prime dei prodotti a marchio Coop alimentari confezionati.»3_pasta_expo
Qual è la domanda che non le ho fatto, ma che avrei dovuto…?
«Una previsione sulla tecnica di stampa del futuro? Eccola. La flessografia, in questi anni ha fatto passi da gigante, non avrei mai immaginato 15-20 anni fa il raggiungimento di una qualità di stampa paragonabile alla rotocalco soprattutto in determinate merceologie come il settore dei biscotti, delle merendine dove la rotocalco aveva sempre fatto da padrone. Un’altra tecnica che conquisterà sempre più il settore dell’imballaggio sarà la stampa digitale, in particolare nel settore del flessibile, poiché con le continue modifiche ai testi a causa degli adeguamenti alle varie normative europee, soprattutto nei prodotti multilingua, il trattamento dei dati variabili diventerà sempre più importante.
L’importanza che il ruolo del Packaging assume nella presentazione del prodotto, nel preservarlo e successivamente nella vendita è determinante per l’acquirente. È per questo motivo che, all’interno della filiera, tutto il lavoro viene svolto al fine di garantire al pack un vestito sempre più elegante, chiaro e attraente.»

Industria Grafica Falciola ha investito in una Speedmaster SX 102 con voltura

Heidelberg Italia annuncia di aver venduto a Industria Grafica Falciola di Torino un sistema Speedmaster SX 102 con voltura. Si tratta dell’ennesima dimostrazione di fiducia ricevuta da parte dello stampatore, da sempre cliente Heidelberg.

Industria Grafica Falciola nasce nel 1955, su idea di Osvaldo Falciola che, partito con la stampa tipografica, ha poi virato verso l’offset grazie all’incontro con la tecnologia Heidelberg. Oggi, giunta alla terza generazione, l’azienda mantiene quelle caratteristiche trasmessele dal fondatore: impegno quotidiano, attenzione alle innovazioni tecnologiche, caparbietà, flessibilità e esperienza. A queste si è aggiunta l’attenzione all’ambiente, testimoniata dall’utilizzo di prodotti chimici a impatto zero e dall’uso di supporti cartacei FSC®, certificazione ottenuta anche dall’azienda.

La filosofia aziendale della costante crescita tecnologica è alla base dell’investimento appena compiuto, che ha ampliato il parco macchine con un sistema all’avanguardia, ultimo nato in casa Heidelberg fra quelli con voltura.

«Speedmaster SX 102 con voltura rientra nella strategia Heidelberg volta a completare la gamma di macchine formato 70×100», afferma Mauro Antonini, Product Management Sheetfed Postpress Packaging di Heidelberg Italia. «Si tratta di un sistema che racchiude tutta l’esperienza Heidelberg nella stampa bianca e volta. Permette di stampare perfettamente a registro ad alte velocità grazie all’esclusiva tecnologia della voltura con monopinza rotante che non lascia mai il foglio durante tutto il processo di volta.»

Il nuovo sistema va ad aggiungersi a quattro macchine da stampa offset di ultima generazione, tutte reversibili, con forni in linea per la verniciatura, che avviene con l’uso di soluzioni ecologiche a base d’acqua. Affiancate, ci sono una taglierina Polar e una Heidelberg cilindro per fustella. Completano il quadro i sistemi del reparto legatoria: una raccoglitrice Maxima a 18 stazioni, una piegatrice Heidelberg Stahlfolder, una macchina perforatrice e una linea per il confezionamento dei pacchi.