Regolamento UE per il riuso, viaggio nella filiera del riciclo

La proposta di Regolamento europeo per la revisione della legislazione UE sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio è stata presentata dalla Commissione europea a fine novembre e, da subito, ha destato preoccupazione in diversi settori industriali. Soprattutto in Italia, dove la filiera del riciclo è un’eccellenza, le scelte del legislatore pongono più di qualche problema. Le associazioni che rappresentano la filiera ci spiegano cosa sta accadendo.

Positivo l’intervento dell’UE sul tema e l’idea di stabilire disposizioni univoche per tutta Europa sulla raccolta e gestione dei rifiuti di imballaggio, resta però il nodo della priorità data al riuso a discapito del riciclo.

L’antefatto è risaputo: il 30 novembre 2022, la Commissione europea ha presentato la proposta di Regolamento europeo per la revisione della legislazione UE sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio, sinora disciplinata da una direttiva. Il nuovo Regolamento andrà a modificare il Regolamento (UE) 2019/1020 sul sistema di vigilanza del mercato e sulla conformità dei prodotti, e ad abrogare la Direttiva 94/62/CE sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio.

Una proposta che sta creando allarme in tutta la filiera della carta e della grafica che tanta parte ha avuto, negli anni, nello sviluppo del riciclo dei materiali, fonte primaria di materia prima seconda per la produzione, soprattutto in Italia. L’idea di incentivare il riuso a scapito del riciclo rischia di mettere in crisi un sistema divenuto ormai un’eccellenza, quello dell’industria del riciclo.

Abbiamo interpellato i rappresentanti della filiera – Assocarta, Assografici e Comieco –, per capire quali siano le loro preoccupazioni e comprendere con loro cosa ci si dovrà attendere.

Il tasso di riciclo dei rifiuti di imballaggio per filiera nel 2021 in relazione ai target europei 2025 e 2030 – fonte “Il riciclo in Italia 2022” Fondazione per lo sviluppo sostenibile, elaborazione Csec Conai

Le perplessità della filiera

Innanzitutto una premessa è d’obbligo: il riuso è, di per sé, una pratica positiva; piuttosto le difficoltà si pongono quando lo si contrappone al riciclo. Al di là delle questioni di merito in cui la proposta normativa della Commissione europea si addentra, il problema quindi è di approccio. «In realtà noi dissentiamo dalla filosofia con la quale è stata preparata la proposta di regolamento» afferma Italo Vailati, vice direttore di Assografici. «Non crediamo che sia giusto che il legislatore decida a priori cosa vada bene o male, quali imballaggi si possono usare e quali no, arrivando anche a decidere la messa al bando di determinate tipologie d’imballaggio senza tener in conto l’impatto sulla filiera e le ragioni per le quali si è arrivati a fare determinate scelte d’imballaggio». L’idea di un regolamento europeo che stabilisca regole uguali e condivise per la gestione degli imballaggi e dei rifiuti da imballaggi è positiva, tuttavia, «pensiamo che la legge debba dire quali sono i target che l’Europa vuole raggiungere – per esempio la riduzione degli imballaggi immessi sul mercato, le percentuali di riciclo ecc. – sarà poi un obbligo dell’industria trovare le soluzioni per raggiungerli».

In effetti, «il meccanismo impostato dalla Commissione sembra essere animato da un pregiudizio di fondo secondo il quale il riuso sia, in ogni caso, preferibile al riciclo. Per l’industria cartaria questo è frustrante, perché nell’ultimo ventennio sono stati fatti grandi investimenti proprio nel riciclaggio dei materiali, per altro, con risultati rilevanti» dichiara Massimo Medugno, direttore generale di Assocarta. La carta, se da un lato, per le sue caratteristiche intrinseche è meno idonea a essere riutilizzata rispetto ad altri materiali, dall’altro, è un materiale rinnovabile; un aspetto, spiega, di cui la proposta normativa del nuovo Regolamento non tiene conto. I fattori da considerare sono diversi. «Il riuso comporterà lavorazioni differenti – come il lavaggio –, porterà necessariamente a rendere gli imballaggi in carta più pesanti per permetterne una maggiore durata» con un’inversione di tendenza rispetto a quanto fatto negli anni per diminuire le grammature della carta; e ancora «si dovrà provvedere al trasporto dei vuoti». In certi ambiti, tra l’altro, il riciclo rimane l’opzione migliore perché consente di avere infrastrutture di riciclaggio presenti e funzionanti su tutto il territorio europeo, «nel riuso i sistemi sono invece da inventare, con nuovi problemi da affrontare e risolvere, anche sotto il profilo logistico, e impostando meccanismi di mercato nuovi. Tutto questo senza, per altro, che ci sia un evidente vantaggio ambientale». Le scelte operate a Bruxelles dovrebbero basarsi su valutazioni tecnico scientifiche, solo in tal modo si potranno realizzare modelli che siano compiutamente sostenibili, da tutti i punti di vista: ambientale, sociale ed economico.

Le associazioni della filiera, ad ogni modo, si trovano fondamentalmente d’accordo con il proposito della Commissione europea di affrontare il tema del riuso, è piuttosto la modalità con cui ciò avviene che desta perplessità, aggiunge Carlo Montalbetti, direttore generale di Comieco. «Innanzitutto per quanto concerne lo strumento scelto. Sarebbe stata più opportuna una Direttiva che permette poi di essere recepita dagli Stati membri adeguandola alle specifiche condizioni di ogni Paese, piuttosto che il Regolamento che, al contrario, diventa subito operativo sull’intero territorio della Comunità europea».

Cosa non va: il neo del monouso

Quali sono o saranno – al termine del lungo iter legislativo – i punti dolenti del nuovo Regolamento? Fonte di preoccupazione, prosegue Montalbetti, sono i severi obiettivi di riduzione degli imballaggi che erano stati espressi nella prima bozza del testo, prescindendo peraltro dai materiali che li compongono e senza che fosse tenuto conto delle cause che negli anni hanno portato a una continua crescita del loro uso – dal cambiamento negli stili di vita alla crescita dell’e-commerce, senza considerare poi la funzionalità del packaging nel garantire sicurezza, igiene e lotta allo spreco alimentare. La Commissione ha posto dunque target drastici sia per il riutilizzo – dal 30% al 95% nel 2040 per gli imballaggi di bevande, 75% cibo da asporto e ristorazione veloce, 80% imballaggi da trasporto – sia di riduzione complessiva degli imballaggi entro il 2030 (-5%). Questi sono stati resi più realistici dopo l’intervento sulla prima bozza, tuttavia sono rimasti quelli previsti al 2040 che impongono un taglio del 15%. «Un salto eccessivo» dice Montalbetti, che suggerisce come «sarebbe meglio fermarsi allo step del 2030 e verificare l’operatività effettiva di tali riduzioni, per poi costruire obiettivi realistici per il 2040». Un aspetto quindi su cui, sottolinea, c’è ancora molto da lavorare; prima del passaggio del testo al Parlamento europeo, ci sarà anche una fase importante di lettura da parte dei soggetti coinvolti in cui si potranno esprimere considerazioni e suggerimenti.

Altro tema che aveva destato preoccupazione è stata la cosiddetta “lista negativa” poi fortunatamente eliminata dalla bozza, «era irragionevole» commenta il direttore di Comieco, «in quanto erano indicati come non riciclabili prodotti, tra cui alcuni cartacei, che invece possono essere e sono riciclati con impianti dedicati», come avviene in Italia. «Restano invece fortissime perplessità per quanto riguarda il tema del monouso in confronto al riuso, in particolare nella rete Horeca. In molti casi il monouso, soprattutto a base cellulosica, oltre ad avere una valenza per questioni igienico-sanitarie, dimostra anche dal punto di vista della Valutazione del ciclo di vita (LCA – life cycle assessment) di essere molto più sostenibile rispetto al riuso, in quanto proprio la modalità di raccolta differenziata ne permette l’intercettazione e un riciclo positivo». Questo dunque è un aspetto su cui sarà fondamentale apportare modifiche. «Il passaggio al riutilizzo di prodotti monouso è importante che avvenga solo quando non si possa provvedere altrimenti e stabilendo, per esempio, target che prevedano alte percentuali di riciclo – per ipotesi un 80 o 90%». Il riuso potrebbe invece essere una corretta procedura in caso non se ne dimostrino l’effettiva possibilità di raccolta e riciclabilità.

Anche il tema della sicurezza del consumatore rischia di passare in secondo piano, se non si tengono conto delle evidenze scientifiche. «Molte delle scelte che ha voluto effettuare il legislatore non sono supportate da evidenze scientifiche ma sono puramente ideologiche» contesta Vailati. «In tutta la proposta non vengono mai citati gli studi di LCA che sono ad oggi gli strumenti più affidabili per effettuare l’analisi dell’impatto ambientale di un prodotto nell’intero arco di vita». Un esempio delle scelte contestabili prese dal legislatore europeo sui prodotti monouso riguarda le bustine di zucchero: «da quando entrerà in vigore il regolamento» riporta Vailati «le bustine saranno vietate nei bar senza tenere in alcun conto le esigenze di rispettare al massimo i requisiti d’igiene e sicurezza del consumatore che hanno portato in passato a scegliere le confezioni monodose». E non è tutto, «la proposta di regolamento scarica tutte le responsabilità sul produttore d’imballaggi senza considerare il fatto che si deve educare il consumatore al rispetto dell’ambiente e a tenere comportamenti corretti quando deve smaltire un imballaggio che è arrivato a fine vita».

A rischio un sistema che funziona

L’approvazione della proposta così come è stata formulata rischia di infliggere un duro colpo al sistema del riciclo e alle industrie della filiera. Ci si aspetta un cambiamento in negativo, la nuova legislazione andrebbe a influire su settori in cui la carta era riuscita a estendere la propria presenza, come la ristorazione e il confezionamento. Lo sviluppo in questi comparti, dice Medugno, rischia di essere arrestato. Ma non è solo una questione di mercato: «da una parte abbiamo il rischio della sostituzione, in questi ambiti, della carta con altri materiali durevoli ma non rinnovabili, dall’altro quello di un indebolimento del meccanismo del riciclo che negli ultimi anni è cresciuto proprio grazie al ruolo svolto dagli imballaggi, raggiungendo in Italia già quota 85%, ovvero il target che proprio l’Europa ha posto per il 2030 e nel quale si stanno concentrando gli sforzi del settore cartario». Basti pensare, ricorda il direttore di Assocarta, alle conversioni degli impianti dalla produzione di carte grafiche a quella di carte per imballaggio in cui è cresciuto l’uso di carte da riciclare.

Eppure se si pone a confronto riuso e riciclo dal punto di vista generale dell’impatto i risultati non depongono a favore del primo e della scelta operata dalla Commissione. «Nella presentazione della proposta di regolamento è stato detto che la soluzione del riuso e sempre meno impattante delle soluzioni riciclabili» interviene Vailati. «In realtà diversi studi di settore condotti da vari e importanti istituti di ricerca europei, studi validati anche da enti di certificazione, hanno dimostrato che il riuso non è la scelta vincente sia dal punto di vista ambientale che da quello della sicurezza». Ciò non significa, ribadisce, essere contrari al riuso a priori, ma porsi di fronte alla questione poggiando su evidenze scientifiche che permettano di fare la scelta migliore. Anche perché queste avranno conseguenze importanti in tema di politiche di strategia industriale. «La scelta tra riuso e riciclo è cruciale per le decisioni che le aziende dovranno prendere per orientare la ricerca e sviluppo dei nuovi prodotti, e dovranno scegliere i nuovi investimenti. Nel caso dell’Italia privilegiare il riuso manderebbe in fumo investimenti rilevanti fatti per incrementare il sistema di riciclo dei materiali, mettendo in crisi anche un settore industriale che ha raggiunto risultati eccellenti».

Il modello italiano di raccolta differenziata e riciclo di carta e cartone è un’eccellenza di cui Bruxelles dovrebbe tenere conto, sottolinea anche Montalbetti, «per noi l’economia circolare non è un’affermazione di principio ma una pratica quotidiana» e i dati lo dimostrano. Proprio nel contesto di sostenibilità ambientale, ricorda come il Sistema Conai sia un avanzato sistema consortile di contabilità e trasparenza dei dati, e pone la questione su quale criterio invece sarà utilizzato per misurare il riuso. «Un tema molto importante che andrà chiarito all’interno del regolamento e forse proprio Conai, grazie alla sua ormai consolidata esperienza, potrà diventare, almeno in Italia, un osservatorio anche per questi aspetti». Tanto più se si considera il livello che il nostro Paese già oggi ha raggiunto anche in termini di riutilizzo degli imballaggi: secondo i dati Conai nel 2021 si sono superati i 2,3 milioni di tonnellate, il 16,2% del totale.

I prossimi step

Quali sono, dunque, i prossimi passi da fare e cosa bisogna aspettarsi? «Ormai il testo della proposta è stato presentato» dice Vailati «per cui la discussione e le decisioni spettano al Parlamento europeo, che dovrà cominciare ad analizzare il testo e proporre eventuali emendamenti». Dall’inizio del 2023, spiega, la discussione si sposta sul piano politico. «I tempi previsti per i vari passaggi istituzionali non sono brevi però è necessario per i nostri settori tenere alto il livello di attenzione per monitorare che le scelte future siano coerenti con le nostre istanze». Per le associazioni, aggiunge, esistono due diversi livelli su cui operare. Da un lato, «all’interno del sistema confindustriale, insieme alle altre associazioni, per interfacciarsi con i nostri rappresentanti politici italiani perché tutelino le nostre posizioni e contribuiscano alla modifica della proposta di legge secondo criteri più consoni alle industrie italiane. Ed è importante che le posizioni siano condivise e che non si pensi di poter trarre vantaggi commerciali per il proprio settore a danno di altri materiali da imballaggio». Dall’altro, «su singoli articoli del testo legislativo fornire tutte le evidenze che dimostrino la validità degli imballi prodotti e l’importanza di scelte fatte su basi scientifiche verificate e certificate».

Anche Medugno ribadisce come le associazioni ora siano chiamate a presentare il proprio punto di vista, «non contro il riuso» precisa «ma a favore del riciclo. Lo stiamo facendo, anche il Governo italiano ha una posizione vicina a quella della nostra industria del riciclo e delle carta, così come stiamo operando in Europa con le nostre associazioni europee». Non si conoscono le tempistiche dell’iter dei passaggi istituzionali e della discussione, ma non saranno brevi, «cercheremo di far valere le nostre ragioni».

Il direttore di Comieco sottolinea come ci sia ancora margine di manovra, «si tratterà di valutare su quali punti si concentrerà la maggiore disponibilità al dialogo. Occorre valorizzare e sostenere il sistema organizzativo industriale che in Italia è basato sul riciclo, ora inizia la fase vera e propria della consultazione e della negoziazione. Vedremo quali spazi si apriranno».

Intanto la sola presentazione della proposta sta già sortendo i primi effetti, accendendo l’attenzione delle imprese che potrebbero essere spinte a rivedere in parte le proprie strategie e facendo così sentire la propria influenza sui mercati.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here