Editoria

Stampatore&distributore: un primo formidabile esempio

Dal Regno Unito il caso del primo stampatore evoluto, cioè quello che grazie alle nuove tecnologie diviene un fornitore “totale” al servizio degli editori: dal file, all’erogazione del prodotto stampato, fino alla distribuzione al negozio fisico. Ecco come saltare il passaggio del distributore.

È una grande scommessa quella scaturita dalla partnership tra Cpi, azienda protagonista in Europa per la produzione di libri, e John Wiley&Sons, attore globale in ricerca ed educazione, che hanno recentemente realizzato un impianto di produzione di stampa a getto d’inchiostro all’interno del centro di distribuzione Wiley a Bognor Regis, nel West Sussex.

Il Wiley European Distribution Centre è entrato in funzione ai primi di aprile e permette già agli editori di stampare e distribuire i propri titoli recapitandoli direttamente alle librerie e ai clienti finali. Saltando quindi il passaggio più costoso e dissanguante della filiera del libro, quello della distribuzione.

Una vera e propria rivoluzione che rappresenta un precedente significativo per tutto il mondo dell’editoria libraria mondiale e che probabilmente segnerà il passo per molte altre produzioni di stampa nel prossimo futuro. Un tema che Italia Grafica segue da molto tempo e che inizierà quindi a monitorare ancora più da vicino.

Effetto Covid-19 sulla catena di fornitura

L’effetto “disrupting” della pandemia ha influito moltissimo nello sviluppo di innovative pratiche distributive e di vendita un po’ in tutti i settori. Anche nel mondo della stampa il Covid-19 ha avuto un effetto acceleratore e il risultato si può ammirare in questo interessante esempio di innovazione di processo.

La partnership tra Cpi e Wiley dà vita, infatti, a una formula di supply chain totale che comprende la pianificazione della domanda, la stampa digitale e la distribuzione ai clienti finali. La gestione complessa della distribuzione, a cominciare da quella relativa ai resi e dal recupero del credito, rimane quindi inhouse, governata dalle nuove tecnologie digitali, e permette di raggiungere risparmi estremamente elevati per gli editori clienti, che hanno così un unico interlocutore.

Dopo l’annuncio della partnership nel luglio 2020, entrambe le aziende hanno lavorato sull’integrazione dei sistemi e sulla costruzione dello stabilimento produttivo. A novembre 2020, in piena pandemia, Wiley ha iniziato a fare i preparativi per l’arrivo dell’impianto di Cpi, con attrezzature pienamente installate già a inizio 2021. Stiamo parlando di macchine da stampa digitale Canon, integrate da una soluzione di rilegatura Hunkler e Horizon. Un lungo e ostinato lavoro di messa a punto, specialmente se si considerano le restrizioni lavorative che hanno dovuto essere superate nel periodo più pesante dell’era Covid-19.

La produzione libraria sta vivendo un momento di grande rinascita, ma si trascina alcuni problemi ancora irrisolti, come ad esempio l’altissimo costo della distribuzione

Stock virtuale e fisico insieme

Durante la costruzione del sito produttivo, Wiley ha aggiornato i propri sistemi di gestione delle scorte e le soluzioni di ordinazione per consentire allo stock virtuale di affiancare lo stock fisico all’interno della medesima piattaforma. In questo modo viene assicurato a clienti e rivenditori un servizio senza soluzione di continuità, sia che l’ordine provenga dallo stock sia che derivi dall’inventario virtuale.

In sostanza, l’impianto del distribution centre fornisce agli editori l’opportunità di non avere scorte fisiche dei propri titoli Isbn, pur mantenendone la piena disponibilità sul mercato. Quest’innovativo processo completamente integrato, inserendo nello stesso ordine sia i libri a magazzino sia i libri prodotti su richiesta, non comporta per il cliente alcun ritardo di consegna.

Una volta che l’ordine del cliente è ricevuto dal sistema “Zero Inventory” di Wiley Distribution, esso viene inserito nel flusso e prontamente prodotto per soddisfare la “wave” di spedizione del giorno appena successivo, con tempi di produzione inferiori alle 24 ore. Sia i titoli già a magazzino sia quelli a Zero Inventory vengono spediti al cliente nello stesso momento.

I titoli a Zero Inventory

Il digitale offre già un’alta reattività alle esigenze repentine del mercato, permettendo di sfruttare le opportunità di vendita in maniera fulminea. La stampa presso il Wiley Distribution Center è processata da macchine da stampa ditale Canon ColorStream 6700 e ImagePress C9010 con l’aiuto del software per la workflow automation Canon Prisma. In tal modo lo stampatore-distributore potrà stampare con brevissimo preavviso e distribuire i propri libri con maggiore velocità, vincendo anche sul prezzo grazie ai grandissimi risparmi sui costi complessivi.

Un titolo a “inventario zero” non ha quindi una categoria a sé, separata, come ad esempio Print on Demand o Ultra Short Run, ma viene visualizzato dal cliente come titolo in stock da tutte le prospettive possibili perché il flusso di stampa lo rende disponibile in meno di 24 ore. In sostanza è come se quel titolo ancora da stampare fosse già sullo scaffale e subito pronto per la spedizione.

Gli alti costi della distribuzione libraria

La pandemia ha sconvolto sicuramente tutti i piani e le sue conseguenze sono state pesanti, soprattutto sulle pratiche distributive e di vendita, ormai immobili da troppi decenni ed evidentemente poco pronte a reagire allo stato di crisi. Chi ne ha beneficiato è stato il mondo del delivering, vale a dire della distribuzione e consegna al consumatore finale. Il settore del delivering ha subìto, ma anche accettato, un’accelerazione tecnologica formidabile che si maturata in pochi mesi. La massificazione e la concorrenza ha fatto il resto, abbassando drasticamente i costi di spedizione e, sul lato della domanda, offrendo ai clienti prezzi molto più abbordabili rispetto solo a due anni fa.

Se a tutto questo aggiungiamo la perdurante crisi del settore editoriale e in special modo quella delle librerie, ecco che il tema dei costi della distribuzione libraria torna prepotentemente alla ribalta nel post Covid-19, suggerendo agli stampatori più “evoluti” di introdurre un servizio integrato che comprenda anche la spedizione al cliente finale, ovunque esso si trovi.

Il nuovo servizio di Cpi va perfettamente incontro alle richieste economiche degli editori. In genere, infatti, più della metà del valore di un libro viene assorbito dalla parte finale della filiera, vale a dire dalla distribuzione e dalla vendita. Una percentuale che pesa anche per il 55-60% sul prezzo di copertina di un titolo. Aggiungendo anche le spese di gestione e di produzione, all’editore resta quindi una percentuale molto piccola di quel valore, che non permette di fare investimenti importanti.

Diverrà lo standard del futuro?

Con quest’interessante esempio inglese di produzione digitale integrata si propone, per la prima volta, un’idea di una filiera editoriale nella quale il ruolo del distributore librario viene assorbito dalla principale figura produttiva: lo stampatore. Il quale strappa il velo del monopolio/oligopolio che mortifica il business degli editori. Specie quelli piccoli editori, i quali non riescono a emergere sul mercato perché non posseggono la forza commerciale e i volumi per entrare nei circuiti maggiori della distribuzione. Per accedervi occorre infatti stampare un numero piuttosto elevato di copie, in modo tale da garantire una certa quota di titoli per le librerie aderenti al circuito distributivo.

Quest’esempio dimostra quindi che la distribuzione integrata alla stampa è possibile e che non esiste alcuna differenza di qualità o di livello di servizio tra un titolo a Zero Inventory e un titolo a magazzino. La tecnologia di produzione è la stessa e la produzione è già situata all’interno del centro di distribuzione grazie al potente flusso di lavoro integrato. Ciò rappresenta quindi un’offerta unica per gli editori.

Ma quanti operatori industriale della stampa sono pronti a reagire in questa direzione? Difficile dirlo oggi, in tempi di crisi della filiera editoriale. Sicuramente ci sarà un’evoluzione del mercato con chiusure, acquisizioni, merger e quindi con una maggiore concentrazione del mercato. E forse tutto ciò porterà alcuni tra i più coraggiosi a seguire l’esempio di Cpi e Wiley.

I COSTI REALI DI UN LIBRO

•      tra il 55% e il 62% = i costi di raggiungimento dei punti vendita (distribuzione, promozione, librerie, gestione delle rese);

•      tra il 15% e il 28% = i costi fissi, sommati ai costi redazionali (che riguardano, in buona misura, il costo del lavoro e la fiscalità);

•      10% = i diritti d’autore;

•      7% = i costi di carta e stampa;

Alla somma di tali percentuali (che oscilla tra l’87 e il 107%) occorrerebbe poi aggiungere il costo derivante dal ricorso al credito bancario (un 4% circa) e l’eventuale costo di traduzione di un titolo (un altro 8%).

Si arriva così a raggiungere una percentuale oscillante tra il 91 e il 119%.

È ipotizzabile dunque che la parte più consistente dei costi (distribuzione, promozione e vendita), che sta a valle della produzione, sia in linea teorica anche quella più comprimibile.

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