Formazione

Taga Italia: formare menti aperte

La continua trasformazione dei processi di lavoro richiede operatori capaci di adattarsi in modo flessibile ai cambiamenti, sviluppando competenze relazionali e di lavoro in team. Un’esigenza che la formazione di oggi può soddisfare attraverso ben strutturate sinergie di filiera tra scuole, aziende e associazioni. Le analisi di David Serenelli, presidente di Taga Italia.

La tecnologia è il motore dell’innovazione e la sua continua evoluzione richiede agli operatori una mentalità aperta e capacità di adattamento. Due skill che la scuola può e deve formare negli studenti attraverso il rapporto con le aziende di grafica, nell’ottica di una stretta e proficua collaborazione di filiera. Unire teoria e pratica, aspetti tecnici ed elemento umano è la sfida della formazione di oggi. Lo sa bene Taga Italia che, da quando è stata fondata, ha dato vita a numerose iniziative di formazione ed informazione dedicate ai tecnici delle arti grafiche italiane.

«Taga Italia ha come elemento fondante del proprio statuto la promozione della cultura grafica nel mondo delle tecnologie per la produzione degli stampati», spiega il presidente David Serenelli. «Questo principio ispiratore si declina poi nelle attività che l’Associazione propone al mondo dei professionisti e al mondo dell’educazione. Siamo fermamente convinti che il nostro ruolo debba creare una sinergia continua con le scuole che formano i professionisti di domani».

Secondo Serenelli, quando si parla di formazione, oggi emerge una sfida in particolare da affrontare per la filiera della grafica, che, per essere vinta, necessita del decisivo contributo del mondo della scuola. «La tecnologia che sta alla base dei moderni processi produttivi è caratterizzata da applicazioni a forte specializzazione, attrezzature e software specifici per la produzione per cui sono stati ideati. Questo aspetto genera un gap tra ciò che sono gli standard aziendali di performance richiesti agli operatori e il livello di competenze di uscita dei percorsi di formazione. La scuola oggi deve creare nei giovani le competenze tecniche di base e le conoscenze dei principi scientifici su cui implementare le competenze specifiche. Per far questo l’attenzione a sviluppare capacità all’adattamento, all’autoaggiornamento deve essere massima».

Tuttavia, non mancano altri fronti su cui è necessario lavorare e intervenire per vincere le sfide di oggi della formazione, si pensi innanzitutto alla necessità di immaginare nuove modalità di sinergie interne alla filiera grafica stessa. «Il principale elemento di debolezza su cui si dovrebbe attuare un miglioramento sono la mancanza di un coordinamento rappresentativo degli attori della filiera (ipoteticamente un Comitato Tecnico Scientifico) che idealmente dovrebbe fornire le linee guida per orientare le strategie», argomenta Serenelli. «Le Associazioni di rappresentanza dei vari stakeholder, le scuole nelle varie declinazioni, i fornitori di tecnologie, viaggiano spesso su linee parallele che non si incontrano. Ciò genera ridondanza di studi, strategie troppo legate a una singola tecnologia o categoria di prodotto, poco trasferimento di buone pratiche. È un problema non di oggi, ma che oggi, in virtù dell’ibridazione di processi e prodotti, fa sentire maggiormente il suo impatto negativo».

Giovani “multitasking”

Entrando maggiormente nel dettaglio, oggi vi sono alcune skill particolarmente richieste dalle aziende grafiche alle nuove generazioni. «La competenza principale è l’apertura mentale e la capacità di adattamento», prosegue Serenelli. «Questo significa buona padronanza degli strumenti di base (informatici, linguistici, relazionali), buona conoscenza di una lingua straniera, punto dolente di parecchi percorsi di formazione. Su questo substrato la scuola deve fornire quelle abilità tecniche di base su tutti i processi tecnologici, in modo che il giovane che arriva in azienda non si trovi di fronte a un mondo che non ha mai affrontato, quanto meno in termini di terminologia, materiali, processi».

Ma qual è, effettivamente, l’interesse delle nuove generazioni verso il mondo della grafica? «Questa è una domanda chiave e purtroppo anche un problema nello stesso tempo», ammette Serenelli. «La domanda che i giovani esprimono con maggiore interesse è orientata alle professioni della creatività, della comunicazione digitale e della prestampa in generale. Il mercato del lavoro, per contro, è più dinamico in termini di offerta in aree legate alla produzione (dalla stampa alla post stampa, al converting). Le scuole devono affrontare questo scenario rilanciando queste professioni, troppo spesso legate ad un’immagine vetusta e anacronistica, non appetibile al mondo giovanile».

Del resto, le nuove generazioni, grazie alla loro dimestichezza con il digitale, possono portare al settore della grafica un peculiare valore aggiunto. «Il settore grafico è una galassia costellata da una maggioranza di piccole e medie aziende», segnala Serenelli. «Questo è abbastanza tipico della realtà italiana più che di altre nazioni e ha modellato i comportamenti delle aziende nel tempo, dandogli quella dimensione “artigianale” che è al contempo un pregio e un difetto. La fantasia innata nel nostro DNA, unita alle capacità e dinamicità della piccola a azienda a conduzione familiare, ha generato eccellenze riconosciute in tutto il mondo. La qualità che certi imprenditori hanno saputo raggiungere con i propri prodotti sono un fiore all’occhiello per il settore. Purtroppo, oggi, molto spesso i mercati globali richiedono anche altre forme di “qualità” legate alla capacità di promuovere, comunicare, di organizzare i processi su scala mondiale, che le piccole realtà fanno fatica a mettere in campo. I giovani con la loro predisposizione naturale ad essere “multitasking”, alla propensione alla digitalizzazione dei processi dovrebbero generare quella spinta alla conversione delle organizzazioni produttive orientate a uno stile Industry 4.0, dove i dati organizzati sono al centro dei processi produttivi».

Le competenze di oggi e domani

Oltre alle nuove leve, la filiera deve affrontare anche il tema dell’aggiornamento delle competenze degli operatori storici. «La formazione durante tutto l’arco della vita è un problema storico, che personalmente non viene affrontato con la dovuta efficacia a tutti i livelli, dagli organi istituzionali preposti (Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca Ministero del Lavoro e Regioni) dagli organi di rappresentanza datoriali e dalle aziende», osserva Serenelli. «L’importanza di mantenere aggiornate le competenze delle risorse umane è sempre al centro di parecchi discorsi istituzionali, ma poi si declina in strumenti di difficile impiego. Soprattutto e ancora una volta per le piccole aziende, che rappresentano la quasi totalità dell’universo del settore. Negli ultimi anni, ad esempio, le risorse pubbliche per la riconversione e aggiornamento dei lavoratori sono state ridotte rispetto al passato, a favore di altre categorie svantaggiate (disoccupati). Sullo sfondo di tutto questo la scarsità di risorse economiche destinate a scuola e formazione, a dispetto dei tanti proclami che si odono in campagna elettorale».

Eppure, le evoluzioni tecnologiche spingono fortemente ad un aggiornamento delle competenze degli operatori storici. «Tutte le fasi della filiera produttiva del settore grafico sono fortemente caratterizzate dall’impatto dell’automazione e informatizzazione delle procedure e delle apparecchiature, in una tensione continua verso l’efficientamento», spiega Serenelli. «L’interfaccia uomo-macchina è digitale, l’operatore deve interagire sempre più con touch screen piuttosto che sul dispositivo fisico, agendo su dashboard o pannelli di controllo dell’impianto scambiando e condividendo dati nel workflow. digitale. Queste operazioni prevedono una competenza che molti operatori abituati a un approccio diretto con gli impianti e interventi manuali sulle macchine stentano ad acquisire in modo naturale. La tecnologia si è evoluta negli ultimi anni ad un ritmo a cui la mente e le abitudini degli operatori più maturi non riescono a seguire agevolmente. Spesso gli operatori più esperti, che hanno un bagaglio di competenze derivanti da molti anni di pratica, fanno fatica ad adattarsi e a fidarsi di procedure basate su strumenti automatici che effettuano diagnosi e attuazione degli interventi correttivi. Stentano di fatto ad assumere un ruolo di comando e controllo di una fase di un processo, riconoscendosi maggiormente in una posizione di conduttore di un impianto».

Rispetto ad una società sempre più digitalizzata e competitiva, si possono per certi versi definire e individuare, in termini di skills, le caratteristiche del professionista della grafica del futuro. «Il professionista di domani dovrebbe affiancare alle competenze tecniche specialistiche utili alla gestione dei processi produttivi, tipicamente da perfezionare sul posto di lavoro grazie alla formazione continua, competenze relazionali e di lavoro in team indispensabili per la gestione delle informazioni che le aziende sempre più informatizzate genereranno nelle varie attività. Il tutto basato su una solida conoscenza e abilità dei sistemi operativi che i sistemi adopereranno per scambiare i dati. Queste ultime competenze dovranno derivare dai percorsi di formazione e istruzione di base».

In tale scenario Taga Italia si muove sul campo con una serie di iniziative per sensibilizzare la filiera sul valore e l’importanza del tema della formazione. «Taga Italia collabora con Enipg, l’Ente Nazionale per l’Istruzione Professionale Grafica, ente bilaterale che riconosce le scuole tecniche e centri di formazione professionale grafica, con conferenze tecniche per gli studenti e docenti, con una borsa di studio intitolata a un ex presidente dell’Associazione, Alberto Sironi, che si è molto dedicato alla formazione dei giovani, che da anni premia studenti meritevoli che vogliono approfondire il proprio percorso di studio nella grafica», conclude Serenelli.

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