È il tempo del wide gamut

Monitor Calibrazione

Per anni sRGB è stato lo standard per i monitor in commercio, ma oggi Adobe RGB e P3 stanno entrando nel mercato anche nella fascia medio-bassa

Se abbiamo lavorato bene con l’acquisizione dei file, potremmo imbatterci nel dubbio che ogni professionista ha avuto almeno una volta nella vita: sto “guardando” i colori giusti? Il mio monitor mi sta mostrando i colori “reali”? L’evoluzione tecnologica ha fatto passi da gigante anche nel settore dei monitor: a disposizione degli utenti un ampio ventaglio di possibilità e di combinazioni possibili, a seconda che l’utilizzo sia più o meno professionale. Per anni il riferimento è stato sRGB sia per i monitor sia per i browser: nel 1996, anno in cui alcuni noti marchi hanno introdotto questo standard, i monitor erano prevalentemente CRT e internet poteva contare su pochi browser tutti molto simili.

Ancora oggi sRGB è il colore di sistema predefinito in Windows ed è ampiamente utilizzato
alla maggior parte dei siti web. Tuttavia, l’introduzione degli spazi wide gamut ha una storia tutt’altro che recente, che parte già negli anni 50 con il formato NTSC, lo standard di colore progettato dal National Television System Committee negli Stati Uniti.

NTSC infatti ha un volume di colori più ampio dell’sRGB, comparabile con un altro standard più moderno e diffuso soprattutto nel mondo della comunicazione visiva e della stampa, Adobe RGB 1998. Questo ci aiuta a comprendere quanto la questione del wide gamut sia in realtà antica e che oggi assume un’importanza cruciale con l’avvento di tutta una serie di prodotti (tra cui anche smartphone, tablet ecc…) che ben riproducono il colore e che, nel caso di alcuni dispositivi mobili Apple, ad esempio, sono dotati di software di gestione colore interni relativamente sofisticati. Ma per rispondere correttamente alla domanda introduttiva, dobbiamo procedere per gradi, partendo da una procedura a volte sottovalutata dai professionisti: la calibrazione di un monitor.

Calibrare un monitor

Per essere certi che un monitor rappresenti correttamente gli input che riceve dalla scheda grafica, è necessario calibrarlo. Di solito questo può avvenire tramite OSD o via software. Il primo infatti altro non è che un menù strutturato che ci permette di accedere ai controlli colore del monitor stesso. Nei prodotti di fascia alta, sono disponibili una serie di opzioni molto dettagliate che ci permettono di personalizzare parametri come la temperatura, la saturazione, la luminosità o effettuare correzioni sui singoli canali RBG. A volte è possibile creare dei preset per un rapido cambio di impostazioni a seconda della modalità di visualizzazione desiderata. In altri casi, i monitor possono essere calibrati con software distribuiti dalla stessa azienda produttrice, che tramite una sonda esterna permette di calibrare e profilare un dispositivo e registrare i valori nell’OSD del monitor stesso. La calibrazione non deve essere confusa con la profilazione: quest’ultima ha il compito, attraverso la caratterizzazione del monitor, di creare la carta d’identità del colore del singolo monitor raccogliendo le informazioni in un profilo ICC. La calibrazione va eseguita periodicamente, con strumenti tarati e con software che permettano la verifica del risultato di calibrazione rispondendo con un valore di DeltaE (una buona calibrazione dovrebbe avere questo valore <1, non superiore a 3).

Compatibilità

Come abbiamo detto, la maggior parte dei monitor in commercio rappresenta egregiamente lo spazio colore sRGB. Ma trovarne di “compatibili” con lo spazio colore Adobe RGB o P3 è molto più comune con prodotti accessibili anche in termini di prezzo. Nel mondo della stampa è molto importante poter valutare già a video i colori dei nostri progetti e simularne l’output attraverso la soft proof. Un monitor con spazio colore sRGB potrebbe bastare per alcune tecnologie di stampa, di certo risulterebbe limitante per diversi dispositivi in grado di riprodurre gamut più ampi. Nel mondo della fine art, ad esempio, la scelta ricade spesso su display in grado di riprodurre almeno il 95% dei colori Adobe RGB, valore simile anche per lo spazio P3.

E allora cosa serve il P3?

Per chi si occupa di stampa e ha a disposizione un software di comparazione degli spazi colore, noterà subito delle similitudini in termini di volume tra Adobe RGB e P3. I volumi sono simili con differenze relative sulle tonalità verdi. Se li confrontiamo con un profilo comune nella stampa come il Fogra 39, noteremo che Adobe RGB copre interamente il suo volume mentre il P3 perde tonalità nella fascia dei blu.
In effetti, se pensiamo che il P3 è nato per il mondo del cinema digitale, la comparazione perde di significato. In realtà, riferendoci al Fogra39, potremmo anche “farci bastare” lo spazio sRGB che, seppur non completo, copre tante tonalità del nostro Frogra39.

Allora a cosa servono i wide gamut? A cosa serve il P3? In una gestione colore moderna non possiamo far a meno di valutare gli standard in funzione dei colori in ingresso e delle necessità di output.
Basterebbe fare lo stesso tipo di confronto con soluzioni di stampa differenti dall’offset in quadricromia per renderci conto che il wide gamut è indispensabile se si vuole ottenere il massimo dalle nostre tecnologie di stampa. E Adobe RGB e P3 potrebbero essere assolutamente validi a seconda dei colori che abbiamo bisogno di vedere e stampare. In entrambi i casi è sempre bene lavorare con un monitor che rappresenti al meglio entrambi gli standard e che garantisca una esperienza visiva di alto livello.

Tre caratteristiche fondamentali per un monitor di qualità

Oltre allo spazio colore coperto dal monitor, esistono altre caratteristiche fondamentali che è bene valutare prima di acquistare un prodotto per le arti grafiche. La prima è sicuramente la tipologia di pannello e in questo caso la scelta ha un’unica opzione: i pannelli IPS offrono un l’angolo di visuale di 178° e questo permette di vedere lo stesso colore da diverse angolazioni. Sono pannelli dall’alta fedeltà e gamma colori e i monitor di fascia alta si basano su questa tipologia. Una seconda caratteristica è, naturalmente, la risoluzione. Maggiore è la densità dei pixel più le immagini saranno nitide. Una terza peculiarità che personalmente ritengo imprescindibile è la possibilità di installare il paraluce e di regolare inclinazione e altezza del monitor, per una visione ottimale senza interferenze di luce esterne e un utilizzo ergonomico anche in caso di monitor più piccoli.

Il tuo browser è aggiornato?

Chi non si occupa di stampa, potrebbe aver riscontrato delle differenze sostanziali nella riproduzione del colore tra le immagini a video e viste tramite browser. Questi ultimi hanno integrato recentemente sistemi di gestione colore interni che permette la lettura delle informazioni sui profili delle immagini e riproducono il colore non limi-tandosi allo spazio sRGB. Tra le varie risorse utili per comprendere la gestione colore nei browser, segnalo questo link con un test che permette di verificare la compatibilità del proprio browser con i profili ICC v2 e v4 oltre ad una serie di controlli aggiuntivi su gamma e rappresentazione dei colori con e senza tag. Lo trovate a questo link: https://cameratico.com/tools/web-browser-color-management-test/

 


Resta aggiornato sulle news dal mercato e non perdere gli approfondimenti tecnici del settore della stampa e della comunicazione visiva.

Abbonati a Italia Grafica, prezzo scontato fino al 50%!

   Abbonati cliccando QUI!   

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here