Pmi: fallimenti in calo nel 2016: ogni tanto qualche buona notizia… ci vuole!

Secondo l’analisi dei fallimenti in Italia, realizzata da Cribis D&B, società del Gruppo Crif specializzata nella business information e aggiornata a fine giugno, nel secondo trimestre dell’anno 3.740 imprese hanno portato i libri in tribunale, il 2,5% in meno rispetto al 2015. Da inizio anno ad oggi sono fallite 7.343 imprese, 58 al giorno.

Lombardia, Lazio e Veneto le regioni più colpite. Il commercio e l’edilizia i settori maggiormente in difficoltà.

Un’inversione di tendenza, quindi, dopo gli ultimi anni caratterizzati da un preoccupante aumento dei fallimenti, che ha toccato il suo picco nel 2014. Nel secondo trimestre del 2016 in Italia le imprese che hanno portato i libri in Tribunale sono state 3.740, registrando un calo del 2,5% rispetto a un anno fa, quando i fallimenti hanno toccato quota 3.777. Da inizio anno sono invece 7.343 le imprese fallite, con una media di 58 chiusure al giorno. Rispetto al 2014 il calo dei fallimenti è invece del 7,6%. Rimane però un ampio gap negativo rispetto al 2009: se confrontiamo i dati odierni con quelli di sette anni fa i fallimenti sono cresciuti del 59,9%.

Marco Preti, ad Cribis D&B (Medium)

«I dati relativi al secondo trimestre del 2016 confermano le buone impressioni emerse dai dati relativi ai primi tre mesi dell’anno, lasciando spazio a un cauto ottimismo – commenta Marco Preti, Amministratore Delegato di Cribis D&B. Dopo anni caratterizzati da un costante aumento del numero dei fallimenti, che nel 2014 avevano raggiunto il record, a fine 2015 si è registrato un calo, che si è confermato anche in questi primi sei mesi del 2016. I numeri sulle imprese che hanno portato i libri in tribunale trovano conferma anche nei dati sui pagamenti, la fotografia più aggiornata e “fresca” dello stato di salute delle aziende, che mostrano una riduzione dei ritardi gravi del -14% rispetto allo stesso periodo dello stesso anno».

«Questo miglioramento non deve però fare abbassare la guardia. Rispetto a giugno 2009 infatti i dati sono chiari e evidenziano le criticità che hanno dovuto affrontare le imprese negli ultimi anni. La percentuale dei fallimenti è infatti cresciuta del 59,9%. Quindi che cosa fare? Due aree sono fondamentali – continua Marco Preti – continuare a investire nella gestione del credito commerciale e sapere individuare i clienti e i partner su cui investire di più, anche da un punto di vista dell’affidabilità finanziaria. In questi anni le aziende che hanno performato meglio e che si sono difese efficacemente da fallimenti, insoluti e ritardi nei pagamenti sono quelle che hanno saputo fare queste due cose, investendo in procedure e strumenti per migliorare la propria gestione del credito e il proprio cash management e sapendo intercettare contemporaneamente le nuove opportunità», conclude Preti.  

Distribuzione territoriale        

territorio

La distribuzione sul territorio nazionale dei fallimenti è strettamente correlata alla densità di imprese attive nelle diverse aree del Paese.

La Lombardia, con una incidenza sul totale Italia del 20,2%, si conferma la regione d’Italia con il maggior numero di fallimenti con 1.480 casi nel corso del 2016. Dal 2009 a oggi si contano 20.883 imprese lombarde fallite.

La seconda regione più colpita è il Lazio, con 866 imprese chiuse nel 2016 e un’incidenza sul totale Italia dell’11,8%. Segue il Veneto con 640 casi e relativa incidenza del 8,7%. A seguire, per completare le prime dieci posizioni, la Campania con 636 fallimenti, la Toscana (592), l’Emilia Romagna (529), il Piemonte (491), la Sicilia (464), la Puglia (354) e le Marche (245).

I settori merceologici: ancora in crisi il commercio, in ripresa l’edilizia

Il commercio al dettaglio è il settore più in crisi con i suoi 2.261 fallimenti nel corso del 2016, con un calo però del 4,8% rispetto a un anno fa. Segue l’edilizia con 1.480 casi e un calo del 6% rispetto allo stesso periodo del 2015. È poi il turno dell’industria, con 1.469 casi e un meno 0,5% registrato nell’ultimo anno. I servizi vari infine chiudono la classifica con 1.090 imprese che hanno portato i libri in tribunale e un aumento del 3,9% rispetto al 2015.

settori

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