Analisi degli applicativi della Creative Cloud

Adobe Collection, Suite&Cloud: 16 anni e non sentirli

Era il (discretamente) lontano 2002 quando in pochi mercati test, tra cui quello italiano, iniziarono a circolare i primi pacchetti multisoftware Adobe: la Design Collection e la Web Collection.
Erano gli anni del desktop publishing in cui si stava uscendo dallo storico trittico Xpress-Freehand-Photoshop, fatto salvo per rare nicchie geografiche dove Illustrator o Pagemaker costituivano una mezza alternativa, e si stava iniziando a parlare sempre di più di web design.
Al tempo ogni software aveva un’identità propria (o quantomeno provava ad averne una, non sempre riuscendoci, come Aldus Photostyler), i personal computer iniziavano ad avere un minimo di potenza di calcolo tale da poter sostenere decentemente i programmi di DTP, e internet poteva iniziare a considerarsi un buon veicolo comunicativo (e di diffusione dati, più o meno leciti), una decade, quella del 1990/2000, che ha rivoluzionato il mondo della grafica e della comunicazione in modo indelebile.
Da allora il panorama degli applicativi e delle software house ha visto non pochi stravolgimenti: acquisizioni societarie, fallimenti, integrazioni, la lotta per diventare “lo standard di mercato” hanno fatto vittime illustri, spesso dividendo in fazioni opposte quello che potremmo chiamare il primo popolo della rete.
Molti di voi ricorderanno Macromedia, famosa prima per Freehand nella grafica vettoriale per la stampa, e per Dreamweaver poi, quando pionieristicamente si spostarono dall’ambito prettamente stampa a quello web.
La distinzione tra i due mondi era piuttosto netta, chi si occupava di stampa impaginava con Quark Xpress (più raramente Adobe Pagemaker), creava contributi vettoriali con Macromedia Freehand (più raramente con Adobe Illustrator) e contributi raster con Adobe Photoshop (l’unico leader più o meno indiscusso tutt’oggi, per ora almeno).
Chi si occupava di web invece puntava sul mondo Macromedia: Dreamweaver (o raramente Adobe PageMill, poi sostituito da Golive), Flash (per il lato multimediale e animazioni), Fireworks (per le grafiche raster ottimizzate web).
Il quadro è molto scarno, potrei nominare molti altri software del tempo che in qualche modo potevano rientrare nei processi operativi dei due ambiti, ma l’intento di questo articolo non è quello di fornire un quadro storico così dettagliato. Certo, ad alcuni di voi potrebbe anche essere salito un pizzico di nostalgia, a me per esempio è successo, ma questo (non molto) breve preambolo serve fondamentalmente per contestualizzare le basi di un cambiamento che ha portato, oggi, ad avere l’offerta di applicativi della Creative Cloud.

Stampa, web, e…?

Se nel riassunto qui sopra ho diviso drasticamente il mondo stampa da quello web (di fatto si sono avvicinati e parzialmente sovrapposti solo nel corso del primo decennio del 2000, con l’avvento dell’e-publishing), ho anche omesso anche solo di menzionare il lato video (Premiere, After Effects, Final Cut, giusto per nominare quelli accessibili ai più) ed il lato audio (Cubase, Pro Tools…), per non parlare del 3D, al tempo ancora appannaggio di pochi eletti a causa delle esose esigenze hardware (3d Studio, Maya, Houdini…) e del Digital Imaging (le fotocamere digitali hanno fatto una rivoluzione tutt’altro che secondaria…).
Tutti questi mondi erano oggettivamente abbastanza distinti, inizialmente con pochi o nessun elemento di contatto, per questo chi operava in uno di questi ambienti difficilmente aveva modo di affrontare uno degli altri: un po’ perché ogni software house dava la sua impronta logica a interfacce/modus operandi ecc… , e un po’ perché il mercato non richiedeva tali competenze trasversali.

Prima della CC gli applicativi venivano venduti sotto forma di licenza perpetua anziché in abbonamento, ed erano presenti in diverse configurazioni, specifiche per ogni macro ambiente di produzione: web, print e video, con diversi gradi di assortimento (standard, premium, master)

E adesso?

A distanza di quasi un ventennio dal primo tentativo di promuovere un pacchetto sw autosufficiente (così da azzerare la concorrenza naturalmente…) l’offerta della Creative Cloud è imponente, quasi destabilizzante per un utente medio.
Certo, è tutto avvenuto per gradi, l’introduzione mondiale della Creative Suite nel Settembre 2003 ha vissuto vari step evolutivi (Design Standard, Design Premium, Web Premium, Production Premium, Master Collection, con vari numeri a fianco) anche e soprattutto per andare incontro alle esigenze di un mercato sempre più multimediale oltre che a quelle prettamente produttive.
Quello che abbiamo oggi è un mix di 22 applicativi tra loro strettamente correlati, che riunisce i mondi 2D, 3D, stampa, web, video, audio e mobile in un unico, grande ambiente connesso, a disposizione di chiunque, con processi di interoperabilità semplificati tali da avvicinare “facilmente” tra loro professionisti di diversa estrazione e di diverso livello.

 

L’elenco delle applicazioni presenti nell’offerta CC è nutrito, il vantaggio di avere una formula abbonamento consente di disporre sempre delle versioni più aggiornate di qualunque software, comprese le versioni precedenti che qualcuno potrebbe preferire per eventuali plugin specifici oppure per scelta personale. Ogni volta che Adobe rilascia un nuovo software, magari anche in Beta pubblica, compare in questo elenco

Le new entry

Mettiamo in secondo piano le cosiddette applicazioni “storiche”, di cui chiunque conosce almeno a grandi linee nome e ambiti operativi, e diamo un’occhiata a quelle di nuova generazione, tralasciando quelle espressamente solo mobile e/o di minore impatto:
• XD CC
• Dimension CC
• Portfolio
• Spark
• Muse CC
• Animate CC
• Character Animator CC
• Prelude CC
• Fuse CC
Queste sono le applicazioni disponibili per chi ha sottoscritto l’abbonamento Creative Cloud, le app per ambiente mobile sono invece free (per lo più), l’unica eccezione è costituita da Spark che però prevede l’eliminazione dei credit una volta attivata la versione a pagamento.

XD CC – eXperience Design

Con l’ampio sviluppo delle logiche touch e di dispositivi video delle più svariate dimensioni si è creato uno spazio adatto ad un software espressamente dedicato alla creazione di interfacce grafiche, alla gestione della navigazione e dell’esperienza utente.
Alcune esigenze di design potevano essere soddisfatte con Photoshop o Illustrator, in misura ancora minore anche Indesign, tuttavia mancava uno strumento di page layout integralmente adatto sia alla progettazione che alla vera e propria prototipazione. Gli ambiti in cui trova piena applicazione sono naturalmente le app mobile, il web e gli ambienti informativi stand alone (totem, lim).

 

XD consente sia di configurare layout responsive sia di gestire l’esperienza utente, l’approccio è marcatamente visuale e semplifica anche l’esportazione dei prototipi su web, iOS, Android

Dimension CC, Fuse CC

Il 3D non è mai stato un focus prioritario per Adobe, e anche con l’introduzione di questi software e di svariate funzionalità 3D in Photoshop ed Illustrator riveste sempre un ruolo di contorno. Non c’è alcuna intenzione di invadere il regno dei consueti sw 3D veri e propri, quanto piuttosto di avvicinare l’utenza a questo mondo fornendo soluzioni semplificate per risultati gradevoli in tempi contenuti. Dimension crea ottimi render a partire da modelli già esistenti (cioè già fatti da qualcun altro con sw di modellazione “veri”), Adobestock fornisce ampia scelta anche in questo senso e chiunque risulta in grado di realizzare delle composizioni in uno spazio tridimensionale con una curva di apprendimento molto bassa.
Fuse consente di creare personaggi 3D di forma umana o umanoide, personalizzandone caratteristiche fisiche e texture di abbigliamento. Assomiglia molto alle dinamiche di creazione personaggio nel contesto videoludico, da cui eredita gran parte delle dinamiche di intervento. Una volta creato si passa a Mixamo, un servizio on line che consente il rigging (la definizione del sistema di movimenti, con relative catene cinematiche) del modello, che poi può essere importato in Photoshop per l’inserimento nella scena 3D.
Con pochissime nozioni di 3D si può iniziare ad usare questi applicativi con buona soddisfazione, una volta capiti i concetti base diventa più facile eventualmente avvicinarsi a sw 3D veri e propri come 3D Studio, Cinema4D ecc…

 

Dimension CC e Fuse CC rappresentano a pieno titolo l’offerta espressamente 3D di Adobe, mantenendo il consueto approccio più da designer che da tecnico. Le logiche operative più prettamente visive favoriscono la curva di apprendimento e l’ottenimento di risultati gradevoli in poco tempo, un ottimo sistema anche solo per avvicinarsi al grande mondo del 3D

Portfolio
Rivolto principalmente ai fotografi ma adatto a tutti coloro abbiano la necessità di creare una gallery online, Portfolio guida l’utente in tutto il processo di messa online del proprio portfolio (maddài!), dalla sua progettazione più o meno basata su template fino alla pubblicazione.
Potremmo considerarlo come una logica evoluzione del modulo Web di Lightroom o della Web Photo Gallery inserita in Bridge Cs2 e poi rimossa dalla versione CC (in quanto decisamente limitata e superata).
Oltre ad una estrema semplicità (non serve sapere niente di codice html o simili) troviamo ampia disponibilità di opzioni, una comoda integrazione diretta con Behance e l’ovvia possibilità di creare pagine statiche a corredo della Gallery, come il Chi siamo o i Contatti.

Spark (Post, Page e Video)
È una web/mobile app (gratuita) che offre un approccio visivo e fortemente intuitivo per la creazione e la personalizzazione di grafiche e video espressamente dedicate ai social media: Facebook, i vari blog, Instagram, Pinterest ecc…
Ricco di modelli predefiniti mette chiunque in condizioni di preparare post per i vari ambienti social combinando facilmente immagini e testi con risultati professionali, di fatto aiuta la promozione di contributi multimediali in tempi estremamente ridotti, risultando quindi ottimo per i cosiddetti Racconti (o Stories se preferite) ed il digital storytelling.
Si divide di fatto in tre parti: Spark Post, Spark Page e Spark Video, tutti scaricabili anche singolarmente sul proprio tablet o smartphone (per Android al momento è in beta).
Come è facile intuire dai nomi stessi, Post è una tipography app che serve a mettere testo su sfondi colorati o immagini, a loro volta animabili e modificabili con una serie di filtri appositi, Video è un semplice videoeditor adatto anche a presentazioni più creative e articolate rispetto al classico Powerpoint (possiamo aggiungere musiche, Voice over ecc…), infine Page aiuta la creazione rapida di pagine dedicate allo storytelling aggregando contributi testo, immagine e video.

Spark è di fatto un’app multipla, composta dalla versione web e da tre singole mobile app. Rappresentano l’offerta Adobe nel mondo della produzione per i social media, un mondo non privo di concorrenza in questo senso, ma non dimentichiamo i vantaggi di avere strumenti integrati nelle consuete applicazioni grafiche Adobe

Muse CC
Sempre per l’ambiente web, ma decisamente più potente e versatile rispetto a Portfolio, troviamo Muse CC.
Si tarda di un vero e proprio editor web visuale, pensato per chi vuole realizzare progetti anche di media complessità senza avere dimestichezza con il codice, che viene creato in automatico.
Garantisce molteplici funzioni adatte a prodotti responsive, è più “amichevole” per i designer dal momento che vi risparmia gli aspetti più tecnici, e possiamo collocarlo ad un livello poco più “basso” rispetto a Dreamweaver, che continua ad essere il riferimento per i progetti più complessi.
Una specie di programma più diretto e semplificato che consente risultati spesso più rapidi di quelli raggiungibili con il fratello maggiore, ma con ovvi e inevitabili limiti a cui l’utenza media potrebbe anche non arrivare mai.

Animate CC
È l’erede nato dalle ormai ceneri dello storico Flash Professional (che ricordiamo verrà abbandonato ufficialmente nel 2020, anche a livello di player e supporto), per lo meno di quello che veniva utilizzato intorno al 2000: uno strumento molto bello per l’animazione di grafiche 2D sia vettoriali che raster, finalizzate sia alla produzione di contributi interattivi per web che per il gaming. A mio avviso più intuitivo di quanto non fosse Flash a suo tempo (immagino che l’esperienza della community sia servita a molto in tal senso) offre anche alcuni semplici strumenti adatti al disegno, oltre ad una timeline con funzioni di controllo sulle animazioni (come velocizzare o rallentare in modo non lineare) e ad un pannello per la gestione delle interazioni utente.
A trarre vantaggio da questa applicazione non sono solo i creatori di animazioni fini a sé stesse ma anche i designer di ambienti di gioco, interfacce utente (non solo gaming), e banner web interattivi.

 

Animate è a tutti gli effetti il nuovo Flash Professional: supporta tutti i principali standard di esportazione adatti al mondo web come HTML5, WebGL ed SVG, e offre naturalmente piena integrazione con Muse, Indesign, Dreamweaver e la Digital Publishing Suite

Character Animator CC
Se con Animate potevate animare alcuni personaggi con semplici movimenti, con Character Animator avete pieno controllo su tutte le catene cinematiche e sulle espressività facciali, anche grazie al rilevamento in tempo reale tramite webcam.
La gestione del singolo personaggio qui è completa e potete intervenire sulle modalità di movimento (simulando quindi caratteristiche comportamentali), sulla voce, e sulle modalità di transizione tra le pose, in modo del tutto simile ad un cartone animato.

L’applicazione per l’animazione di personaggi espressivi che parte dalle grafiche fatte con Illustrator o Photoshop, per poi “finire” in After Effects o Premiere Pro nella creazione di animazioni

Prelude CC
Pensato più per affiancare che per sostituire il fratello maggiore Premiere Pro, Prelude è ottimizzato per la gestione preliminare del girato video, la relativa archiviazione e la realizzazione rapida di montaggi grezzi.
Rispetto a tutte le altre app presenti in questo articolo è quello meno dedicato “alla massa”, ovvero non è stato semplificato in funzione di un uso popolare ma va inserito in un contesto di produzione ed un’utenza più professionale.
Del resto operazioni come la transcodifica dei video o l’attribuzione di metadati va oltre la possibilità di sovrapporre clip ed effettuare tagli sommari, per esigenze più basilari può bastare tranquillamente Spark Video o Premiere Clip (mobile app).

 

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