Da profilo a profilo: conversioni colore e repurposing

Comparazione Gamut
sRGB (volume colorato) comparato al PSO Coated V3 (in wireframe). La prima immagine in nero è tratta da Color Think Pro, la seconda da ICCView

Ripassare le basi per comprendere gli step successivi. Una panoramica nel mondo delle caratterizzazioni, dei profili e delle conversioni colore

A questo punto del percorso, prima di entrare nelle declinazioni del color management in stampa, è bene rivedere i concetti di base che sono dietro alla conversione da/a profilo colore. In particolare è necessario capire a cosa ci si intende con il termine conversione e repurposing. Sappiamo benissimo che quando si riferisce al colore con terne di numeri in RGB o quaterne in CMYK, non stiamo indicando un colore specifico e assoluto, ma una tinta che potrebbe avere delle differenze a seconda di come è rappresentata dai pixel (nel caso di periferiche digitali come i monitor) o dalla combinazione tecnologia/inchiostri/supporti nella stampa. Per avere un riferimento assoluto dobbiamo far riferimento alle coordinate colorimetriche che ogni colore possiede (o ai suoi valori Lab). Per ottenere la giusta corrispondenza tra valori RGB/ CMYK e coordinate colorimetriche, abbiamo bisogno di una tabella che crea le “relazioni” tra questi valori numerici. Dobbiamo quindi caratterizzare la nostra attrezzatura. Con la caratterizzazione si sviluppa una tabella come quella in figura 1, che permette di creare un rapporto tra i valori digitali, sia questi riferiti ad uno spazio colore che colorimetrici assoluti.

Repurposing
Fig.01 – Tabella di caratterizzazione

Dopo aver opportunamente calibrato la nostra attrezzatura, il primo passo prevede l’acquisizione dei dati di un target noto: nel caso delle macchine fotografiche, si fotografa sotto delle condizioni prestabilite, il Color Checker, mentre nel caso di una stampante, si stampano tacche di colore con inchiostri e su supporti conosciuti. Ogni dispositivo ha un proprio riferimento assoluto. Una volta misurate con opportuni strumenti di controllo, è possibile creare delle relazioni tra i dati RGB/CMYK e quelli colorimetrici. Una tabella di caratterizzazione è indispensabile per rendere le informazioni cromatiche non dipendenti dal dispositivo e fornire indicazioni universali ai software e ai flussi che si occupano di convertire da uno spazio ad un altro.

Per spiegare al meglio a cosa servono queste tabelle faccio un esempio pratico. Partiamo
da uno scatto fotografico in RGB, con relativa tabella di caratterizzazione allegata e prendiamo il caso di voler rappresentare l’immagine su un monitor anch’esso calibrato e caratterizzato. In fase di conversione, le tabelle “trasformeranno” i valori RGB di ogni pixel acquisito in un valore colorimetrico assoluto che, rapportato alla tabella di caratterizzazione del monitor, ci fornirà una terna di colori, differenti dal punto di vista numerico ma sufficienti per rappresentare al meglio il colore a video. Dico “al meglio” perché ogni periferica può riprodurre un certo numero di colori e non tutte le tinte hanno una corrispondenza precisa sulla periferica di destinazione (si parla di fuori gamut). La conversione riguarda anche il passaggio da RGB a CMYK: le tabelle di caratterizzazione funzionano allo stesso modo con la differenza che il risultato sarà una quaterna di valori coerenti con l’output di stampa. Quando invece parliamo di repurposing (in italiano, riseparazione) ci riferiamo alla trasformazione delle separazioni quando si passa da un profilo CMYK ad un altro. Prendiamo come esempio un’immagine RGB che è già stata convertita per essere stampata in quadricromia: le separazioni conterranno le informazioni per ogni singolo canale. Ora ipotizziamo di voler generare una prova colore o, pensando a dinamiche di produzione quotidiane, di voler ripetere la stampa su un dispositivo CMYK differente dal primo. Ecco, in questi casi il repurposing rivede le separazioni per ogni singolo canale, in funzione dell’output, al fine di ottenere, entro determinati limiti, un risultato cromaticamente fedele all’originale.

Il gamut, la sua rappresentazione e un tool free

Se c’è un modo diretto per confrontare spazi colori differenti e prevedere con relativa precisione quali colori andranno convertiti, dobbiamo necessariamente parlare di gamut. Il gamut è la rappresentazione grafica tridimensionale (ma anche 2D) di uno spazio colore. Esistono diversi software che permettono di ottenere il grafico come in figura 2: all’interno di un sistema Apple, Utility ColorSync è sicuramente il più noto tra gli addetti ai lavori. Tuttavia esistono software più completi che permettono di comparare profili e analizzare i colori nel dettaglio. Tra questi, Color Think Pro è il mio preferito nonostante non sia tra i più precisi per via degli algoritmi utilizzati. Senza entrare troppo nel tecnico, esistono due metodi per calcolare il volume del gamut: il convex hull e l’alpha shape. Il convex hull è quello usato da ColorThink PRO e, spesso, sovrastima il gamut rendendo più difficile il confronto tra gamut simili. Nonostante ciò, su spazi colori differenti come tra sRGB e un profilo colore come il PSO Coated V3, l’analisi del solido tridimensionale risulta molto utile per capire quali colori sono fuori gamut e che quindi non sono riproducibili nello spazio di destinazione. Tra le utility free, consiglio ICCView (https://www.iccview.de/) molto elementare ma utile per chi è alle prime armi. A dimostrazione di quanto complesso sia il calcolo del solido, ho comparato il risultato visivo tra ICCView e Color Think Pro per evidenziare come, nonostante i dati di ingresso siano simili, i risultati visivi possano essere differenti.

Comparazione Gamut
sRGB (volume colorato) comparato al PSO Coated V3 (in wireframe). La prima immagine in nero è tratta da Color Think Pro, la seconda da ICCView

Conclusioni

Se quello che avete letto fino ad ora vi è sembrato difficile e complesso, allora avrete capito quanta competenza e conoscenza devono avere gli specialisti nel color management e il valore di tutti gli strumenti e software che permettono di misurare e gestire il colore. Solo attraverso la comprensione di questi concetti potrete raggiungere l’obiettivo e essere in grado di apprezzare il lavoro dei tecnici che personalizzano e ottimizzano il proprio flusso di lavoro, per una riproduzione colorimetricamente precisa, prevedibile e coerente.

Boscarol.com, l’enciclopedia sul colore

Non c’è professionista che almeno una volta nella vita non abbia fatto una ricerca sul colore su google e non sia incappato nel sito di Mauro Boscarol o in una delle sue pubblicazioni gratuite presenti in rete. Il sito www.boscarol.com è una miniera di informazioni accademiche e pratiche, frutto di ricerca e studio ventennale. Nella sezione “Blog” è anche presente un percorso guidato che spiega i concetti principali della gestione colore: una delle letture imperdibili e il primo vero passo verso una comprensione più concreta dell’argomento. Questo articolo è sicuramente ispirato al suo enciclopedico lavoro.


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