Lo scorso 31 marzo, nella sede di Assografici, si è tenuto l’evento “Innovare, sempre”, organizzato dal Gruppo Innovazione di Assografici in collaborazione con Italia Grafica a conclusione di un progetto finalizzato a mettere a disposizione delle industrie grafico-editoriali alcune indicazioni strategiche sui possibili percorsi da intraprendere per offrire servizi innovativi.
Un incontro moderato da Enrico Barboglio presidente di 4IT Group, che ha visto la partecipazione dei rappresentanti di tre aziende che, ciascuna con un proprio modello di business, hanno già intrapreso un percorso d’innovazione: Mediagraf, nata nel classico mercato editoriale con stampa rotooffset che ha attuato un percorso di rinnovamento sia nella stampa digitale sia nel web (da rotocalco a roto offset per un futuro roto + web); Press Up, creata dalla trasformazione di tipografia classica traslata su web, dando vita ad un modello molto veloce con target di clientela b2b come le aziende grafiche, le agenzie di comunicazione, gli studi grafici; Rotomail, un’azienda nata digitale 100% che oltre alla tecnologia di stampa digitale ha anche ampliato allo sviluppo software.
L’innovazione non è solo un colpo di genio
«Ci troviamo in un’era nuova della conoscenza e della comunicazione», ha esordito Carlo Emanuele Bona, vice presidente Assografici, e vice presidente della Vincenzo Bona S.p.A,» e anche l’Associazione ha cercato di capire come il tema dell’innovazione si rifletta nelle aziende grafiche e quali possano essere gli spunti da fornire agli imprenditori per affrontare questo momento».
Il punto di partenza, dice Bona, è che il contesto è cambiato e la carta è diventato uno – seppure con un ruolo primario – dei componenti del media mix, da inserire quindi in un contesto di comunicazione più ampia. Un altro aspetto importante è che la tecnologia non è solo di quella di produzione, ma riguarda anche altre componenti quali, ad esempio, le strategie, l’organizzazione, le competenze che diventano sempre più rilevanti all’interno dell’azienda grafica del futuro. E l’innovazione, terzo aspetto, non è solo un «colpo di genio», ma è un percorso che nell’arco del tempo si crea, un processo costante perché la tecnologia è un driver del cambiamento e porta l’azienda a cambiare.
Conosciamo il cliente: dalla produzione di massa alla customizzazione di massa
«Stiamo andando dalla produzione di massa alla customizzazione di massa», precisa Enrico Barboglio, «e la customizzazione di massa crea, per esempio, delle opportunità sulle produzioni locali, per esempio, perché sfrutta la vicinanza con l’interlocutore. Ci sono aspetti di affinità e intimità con il consumatore che sono cambiati e la priorità è di ascoltarlo. Le aziende hanno poi capito che è importante lavorare sui dati dei propri clienti: mentre prima erano guidate dalle agenzie di comunicazione più orientate alla creatività, oggi sapere come si comporta il cliente è importante. Il mercato è diventato “data driven”, i big data stanno creando un modello di consumo completamente personalizzato. La stampa non può restarne fuori, soprattutto quella di carta: in un mondo digitale, una comunicazione cartacea sensoriale diventa un evento, e l’evento va gestito, creato, e adattato alle aspettative.»
Perché e come innovare?
Prova quindi a rispondere Ferdinando Pennarola, professore di Organizzazione e Sistemi Informativi all’Università Bocconi. Un motivo è abbastanza semplice, dice Pennarola: «perché bisogna, l’innovazione è fonte di futuro, ciò che traduce una buona idea in guadagno». C’è una lettura illuminante, «Blue Ocean Strategies» di W. Chan Kim and Renée Mauborgne: l’oceano blu si contrappone all’oceano rosso dove il «rosso» è il sangue, la competizione, un gioco in cui il mio guadagno è la perdita di qualcun altro. Ma questo approccio tradizionale sta per essere archiviato per forme di competizione diverse, per andare nella direzione di un contesto in cui la competizione è irrilevante, in quanto siamo gli unici a offrire un prodotto o servizio. E per fare ciò bisogna saper ascoltare i clienti, catturare una nuova domanda, spezzare l’equazione costi-valore e organizzare il proprio servizio-prodotto per garantire sia la differenziazione sia un approccio low cost.
Tutto ciò è possibile, ci sono tante innovazioni che stanno nascendo e i settori che si stanno trasformando sono proprio i media, l’entertainment e l’informazione.
Idee per innovare
Per innovare, speiga Pennarola, occorre innanzitutto «guardarsi attorno ma guardare anche fuori casa, e vedere che cosa fanno le aziende eccellenti in altri settori: significa ascoltare sempre i clienti, perché da un progetto per un cliente può nascere una business idea».
In secondo luogo, è utile «appassionarsi al mondo del software, perché i costi marginali della riproduzione di un servizio o prodotto sono bassi o nulli». Terzo «comandamento», «cercare le innovazioni più significative in contesti abitualmente non compatibili»; senza scordare di «iniettare passione per la ricerca e sviluppo nelle nuove generazioni».
Per innovare bisogna cercare le idee…– all’interno dei settori tradizionalmente opposti al nostro– all’interno di gruppi strategici di aziende appartenenti a settori diversi– nella catena del valore di ciascun singolo cliente– provenienti da servizi e prodotti complementari al nostro– che facciano leva su componenti emotive– andando indietro nel tempo |
Come fare partire la miccia del processo di innovazione?
Molto interessanti, conclude Pennarola, sono gli studi che si stanno svolgendo in questi anni sul funzionamento del cervello umano e dai quali questi possiamo capire come fare innovazione. Secondo Arthur Koestler (autore de L’atto della creazione), «tutte le vere innovazioni nascono dall’incrocio di due matrici di pensiero abitualmente non compatibili, che appartengono quindi a due ambiti diversi nella nostra routine; e solo quando incrociamo cose che stanno sotto due ambiti non compatibili, inneschiamo un processo di innovazione». Questa operazione normalmente non avviene perché il nostro cervello ama, in termini endorfinici, utilizzare le conoscenze che abbiamo accumulato. In altre parole, e semplificando il pensiero di Koestler, amiamo le routine, e le routine sono il primo scoglio che si oppone all’innovazione.
Un esercizio per capire l’uso di canali di pensiero diversi
Ecco, conclude Pennarola, un esempio dell’uso di canali di pensiero diverso, abitualmente non compatibili.
Qual è la lettera che bisogna mettere al posto del punto interrogativo?
U | D | T |
Q | C | S |
S | O | ? |