Oltre la quadricromia: il caso L’Uovo d’Oro

La scelta del colore può essere in controtendenza rispetto al mercato di riferimento: questa l’idea dietro al progetto curato da Giuseppe (BOB) Liuzzo per l’azienda di prodotti bio “L’Uovo d’Oro”. Quando si parla di biologico, viene naturale fare riferimento ai colori naturali della campagna, con tonalità pastello e con il verde a dominare.

Il lavoro di BOB Liuzzo è frutto di progettazione e test accurati, che hanno permesso all’azienda L’Uovo d’Oro, produttrice di uova da allevamento totalmente biologiche, di posizionarsi sul mercato attraverso una palette che parlasse diversamente.

Grazie ai colori scelti e a soluzioni di packaging originali e fuori dagli schemi, non legati al mondo naturale e agricolo, il risultato percepito “luxury” porta il consumatore finale ad acquistare un prodotto biologico.

«Quando mi è stato commissionato il lavoro (2015), ho pensato a quello che sarebbe diventato il mercato del biologico negli anni a seguire e, di conseguenza, come i competitor del brand avrebbero potuto rispondere in termini di comunicazione. Bisognava allontanarsi da un percepito “agricolo” a favore di qualcosa che spiccasse nel mercato di riferimento e che rendesse unico il prodotto e l’azienda. Da qui la scelta di usare il nero e un oro classico (Pantone 871C ndr) per avvicinare all’idea del lusso e della qualità, permettendo ai soli simboli di certificazione istituzionali di rompere la cromaticità scelta con il colore verde che ci si aspetta da un prodotto bio».

Oltre al nero e oro c’è stata una scelta anche sulle cromie dei materiali. Packaging trasparenti per fare in modo che il prodotto fosse immediatamente visibile con un’identità cromatica ispirata al mondo del gioiello che ne esaltasse il percepito valoriale. In fondo queste uova bio sono piccoli tesori della natura. Si sono progettate confezioni deluxe in cartone che riproducessero una unboxing experience da “scrigno” ispirate al packaging del gioiello, con le uova incastonate su un tappeto dorato che ne comunichi immediatamente l’altissima qualità e cura nella produzione.

«Dal punto di vista tecnico, la vera difficoltà è stata quella di avere fornitori che seguissero le nostre direttive su un prodotto del genere. In fondo, per chi stampa, erano solo uova e non prodotti pregiati quindi molte volte utilizzavano un color oro differente o mettevano poca cura nella realizzazione delle etichette».

Come invece avete lavorato per le declinazioni digitali?

«Per la presenza del marchio sul web le scelte cromatiche sono state ponderate: non avendo a disposizione una rappresentazione fedele dell’oro, si è andati alla ricerca del valore RGB che potesse fare al caso nostro, ma sugli stampati la scelta ci ha dato ragione sia nella comunicazione sia nel riscontro dell’utente».

Un progetto validissimo che ha ricevuto anche una menzione d’onore in occasione della sesta edizione del concorso nazionale OneMorePack come migliore soluzione cartotecnica.


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