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Aggiornati i criteri Ecolabel (UE) per carta stampata, carta per cartoleria e sporte di carta

Negli ultimi anni il numero di prodotti e servizi a marchio Ecolabel (UE) è sempre cresciuto e anche il 2020, nonostante la crisi COVID-19, non ha fatto eccezione. Tra i molti gruppi di prodotti certificabili la carta e i prodotti stampati occupano la seconda posizione preceduta solo dai prodotti per il fai-da-te, in termini di numero di registrazioni, mentre tra le nazioni con il maggior numero di registrazioni, l’Italia, si posiziona al secondo posto

di Davide Biancorosso

In questo scenario si colloca la Decisione 2020/1803/UE, pubblicata in Gazzetta Ufficiale Europea lo scorso 1° dicembre 2020, che aggiorna i criteri del Marchio Ecolabel (UE) per la carta stampa, la carta per cartoleria e sporte di carta, abrogando, al contempo, le precedenti 2012/481/UE e 2014/256/UE.

Più prodotti e ora anche linee certificate

La prima novità è proprio l’unione delle due precedenti Decisioni, riguardanti la carta stampata e la carta trasformata, in una sola con la conseguente creazione del nuovo gruppo prodotti di carta stampa, carta per cartoleria e sporte in carta (codice 053). Oltre a rendere più funzionale e organica la classificazione dei prodotti questa fusione ha permesso anche di uniformare i requisiti di qualità ambientale tra i due gruppi.

Il nuovo gruppo comprende ora:

  1. prodotti di carta stampata composti da almeno il 90 % in peso di carta, cartone o substrati a base di carta, tranne nel caso di libri, cataloghi, opuscoli o formulari che devono essere composti da almeno l’80% in peso di carta, cartone o substrati a base di carta …omissis;
  2. buste composte da almeno il 90% in peso di carta, cartone o substrati a base di carta;
  3. sporte di carta, compresa la carta da confezione, che sono costituite per il 100% in peso di carta, cartone o substrati a base di carta;
  4. prodotti di carta per cartoleria, inclusi i classificatori, composti da almeno il 70% in peso di carta, cartone o substrati a base di carta …omissis.

Non rientrano nel nuovo gruppo prodotti come l’imballaggio e le relative etichette, il cartone ondulato, materiali e oggetti destinati a venire a contatto con i prodotti alimentari (oggetto di altra Regolamentazione), tessuto-carta e prodotti in tessuto carta (oggetto, assieme alla carta grafica, della Decisione 2019/70/UE) e prodotti di carta stampata profumati, prodotti di carta per cartoleria profumati, e sporte di carta profumate. [n.d.r.: per l’elenco esaustivo dei prodotti ricompresi o esclusi come le relative precisazioni o eccezioni si rimanda al testo integrale della Decisione 2020/1803/UE: https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX:32020D1803]

Altra grande novità è la possibilità di certificare non più soltanto il singolo prodotto ma anche un’intera linea di prodotti omogenei; si pensi alla possibilità di ripartire i costi della certificazione non più su un solo libro ma su una intera collana di libri o non più solo su uno shopper ma su un modello, indipendentemente delle grafiche o dal cliente finale.

Ecolabel: per essere in prima linea con l’ambiente

Sin dalla sua prima apparizione il marchio Ecolabel UE ha contraddistinto prodotti a basso impatto ambientale. Ed è proprio in relazione alla necessità di raggiungere prestazioni ambientali sempre migliori, oltre che per soddisfare un mercato sempre più esigente e competente, che la revisione pubblicata lo scorso dicembre fissa criteri più stringenti e complessi ma pur sempre chiari e raggiungibili.

I vari criteri, che caratterizzano tutte le Ecolabel più recenti, devono quindi essere intesi come un insieme di strumenti che la Comunità Europea si è data per raggiunge gli obiettivi prefissati nel “Green Deal”. Questo piano d’azione europeo è basato sulla promozione e l’uso efficiente delle risorse tramite, un’economia pulita e circolare, sul ripristino della biodiversità e sulla riduzione l’inquinamento.

Per questo Ecolabel stabilisce criteri fondati su basi scientifiche e sullo studio dell’intero ciclo di vita dei prodotti. In aggiunta oltre alla riduzione degli impatti ambientali i requisiti Ecolabel includono, ove appropriato, aspetti di salute, sicurezza, sociali ed etici. Tutto questo favorisce la ricerca e lo sviluppo di soluzioni più ecologiche e non pericolose, promuove la durata, la riutilizzabilità, la riciclabilità e il contenuto riciclato dei vari prodotti. Non meno importante, i prodotti a marchio Ecolabel, garantiscono il rispetto di tutta la normativa comunitaria vigente.

I criteri per un prodotto con minor impatto ambientale

Per raggiungere questi obiettivi e garantire il messaggio di eccellenza che Ecolabel offre andiamo brevemente a scorre i nuovi requisiti pubblicati lo scorso dicembre.

Il substrato cartaceo, compreso il cartone, deve essere certificato Ecolabel (Decisione 2019/70/UE dell’11 gennaio 2019) e questo significa, oltre a una più attenta selezione dei composti chimici anche, grazie alla revisione del 2019 della Decisione 2019/70/UE per la carta grafica e per il tessuto-carta e per i prodotti in tessuto-carta, l’utilizzo di materie prime provenienti da foreste gestite in maniera sostenibile o da materiale riciclato.

Dalla carta e/o il cartone passiamo agli inchiostri e, più in generale, a tutte le sostanze soggette a restrizione impiegante durante le varie fasi di produzione.

Devono essere naturalmente rispettate le restrizioni relative alle sostanze estremamente preoccupanti (SVHC) del regolamento (CE) n. 1907/2006 (REACH) e quelle relative alle sostanze classificate a norma del regolamento (CE) n. 1272/2008 (CLP). Ma non basta: sono, infatti, previste restrizioni e verifiche per biocidi e principi attivi biocidi; detergenti; alchilfenoletossilati (APEO), solventi alogenati e ftalati e altre ancora per inchiostri da stampa, toner, vernici oltre a limiti specifici all’utilizzo di toluene per la stampa rotocalco.

Rispetto alla precedente Decisione, non solo vanno verificai i prodotti in entrata, ma anche il prodotto finale. Non significa però che lo stampato debba necessariamente essere sottoposto ad analisi di laboratorio, può infatti bastare un buon bilancio di massa (peso/peso) delle sostanze impiegate per dimostrare l’assenza di sostanze classificate o il rispetto dei limiti previsti.

Terminata la produzione il prodotto può essere considerato “idoneo” alla vendita ma resta la questione del suo impatto a lungo termine. Per questa ragione dovrà essere verificato il livello di riciclabilità dello stampato. Tutte le parti non cartacee dovranno essere di facile rimozione e la restante parte cartacea dovrà essere facilmente “spappolabile” in fase di riciclo. Per dimostrare tutto questo in alcuni casi, ben definiti, si dovrà ricorrere a test di laboratorio condotti secondo i metodi PTS-RH 021, l’ATICLECA 501 o equivalenti.

Adesivi, in certe quantità, e inchiostri dovranno essere facili da rimuovere nei processi di riciclo; anche in questo caso possono essere necessari test di laboratorio condotti secondo metodologie INGEDE 12 e INGEDE 11 o altri equivalenti. Per alcuni prodotti sono previsti, quado applicabili, metodi alternativi basati su dichiarazioni di conformità e non su test di laboratorio.

Non solo prodotto, anche criteri per i processi

Passando alle lavorazioni, per certificare Ecolabel uno stampato, si devono valutare anche le prestazioni dei processi produttivi, a partire delle loro emissioni. In particolare, nel settore stampa, ci si concentra su tre famiglie: emissioni in acqua da processi di stampa in rotocalco; emissione da impianti contemplati dalla direttiva 2010/75/UE o impianti equivalenti; emissione di COV da processi di stampa non contemplati dalla direttiva 2010/75/UE. In base alla tipologia applicabile, dovranno essere fornite specifiche evidenze del rispetto dei limiti e compilato un apposito bilancio di massa.

Oltre alle emissioni si devono valutare anche scarti e rifiuti dei processi. Anche in questo caso, come per altri criteri, si va oltre la semplice conformità normativa. È necessario dimostrare di possedere, oltre a una corretta gestione, anche obiettivi di riduzione dei rifiuti generati e di aumento del tasso di riutilizzo e riciclaggio.

Il criterio introduce anche una tabella di limiti sulle carte avviate a riciclo, differenziata in base al processo, espressi come percentuale scartata sulle tonnellate di carta acquistata. Queste soglie non possono essere superate se si vuole ottenere il marchio Ecolabel; ad esempio, per la stampa offset a foglio, la soglia è fissata al 23%.

Anche l’efficienza energetica è un aspetto valutato che prevedrebbe l’adozione di un qualche sistema di gestone che ricopra tutti i dispositivi energivori come: macchinari, compressori, pompe di calore, caldaie, ecc. Anche in questo caso, oltre a un piano di raccolta dati e di monitoraggio, devono essere predisposti strumenti di analisi, misure di efficientamento e obiettivi di miglioramento e riduzione dei consumi.

Criteri per formare, comunicare e sensibilizzare

La consapevolezza è fondamentale per garantire il rispetto dei vari criteri lungo tutta la filiera produttiva. Per questo il requisito sulla formazione prevede, oltre a un piano formativo, anche la raccolta di evidenze attestanti l’esecuzione della formazione e di mettere a disposizione (dell’ente certificatore) il materiale formativo utilizzato.

Ovviamente un prodotto Ecolabel non deve solo “far bene all’ambiente” ma deve anche essere idoneo all’uso atteso; ovvero deve soddisfare le aspettative del cliente anche in termini di qualità, durata e conformità.

Sul prodotto certificato Ecolabel UE devono essere inoltre sempre riportate le diciture “Riutilizzami!” sulle sporte di carte e “Riciclare la carta dopo l’uso” sulla carta stampata.

Infine, se utilizzata l’etichetta facoltativa Ecolabel, questa deve essere corredata da una casella di testo che includa tutte le tre dichiarazioni seguenti: “basse emissioni di processo nell’aria e nell’acqua”; “il prodotto è riciclabile”; “è stata utilizzata carta a basso impatto ambientale”.

Nuovi requisiti e nuovi strumenti

Quanto sintetizzato è solo una panoramica dei dieci criteri e della complessità di alcuni di essi. Proprio per agevolare il richiedente, la Commissione Europea ha rilasciato alcuni strumenti di supporto tra cui: una manuale utente; un allegato al manuale, che contiene i modelli di tutte le dichiarazioni che devono essere fornite; una check-list di controllo per l’applicabilità o meno dei singoli criteri. In aggiunta, nel medesimo pacchetto, sono presenti due file Excel. Il primo serve a raccogliere tutte le informazioni e le evidenze dei singoli criteri mentre il secondo è di supporto per il calcolo del bilancio di massa per quanto riguarda i solventi e il rispetto dei criteri sulle emissioni.

È chiaro che i criteri di questo rivisto Ecolabel per carta stampata, carta per cartolerie e sporte di carta, richiedano la valutazione di aspetti tipici dei sistemi di gestione. Il possedere o meno un sistema di gestione per la qualità, l’ambiente o l’energia può rendere più facile e veloce l’ottenimento del marchio Ecolabel, fermo restando che quest’ultimo resta non obbligatorio o ostativo.

Una decisione con la scadenza

La Decisione 2020/1803/UE consente oggi di riconoscere sul mercato carta stampata, carta per cartolerie e sporte di carta realizzati nel pieno rispetto della sostenibilità ambientale e dei principi dell’economia circolare. La tecnologia e la normativa, evolvono ed è per questo che i criteri fissati nel 2020 (come da sempre previsto nelle Decisioni UE) dovranno essere nuovamente aggiornati, questa volta, entro il 31 dicembre 2028.

Carta da riciclare: mercati volatili ma è l’industria cartaria che ricicla, essenziale per l’economia circolare

“L’industria cartaria ricicla e produce prodotti essenziali per i cittadini europei. Rappresenta una domanda stabile e continua (anzi crescente) nonostante la volatilità dei mercati, un punto di riferimento per l’economia circolare europea e italiana”. Questo il commento di Massimo Medugno, DG di Assocarta al messaggio lanciato dalla Confederazione europea dell’industria cartaria europea (CEPI) rispetto all’alto livello di resilienza dimostrato del riciclo della carta in Europa.

Nel settore della carta il momento di volatilità delle materie prime seconde è conseguenza di fattori positivi come gli aumenti dei consumi delle stesse (in Italia al 61% a livello di settore, + 4% rispetto al 2019, all’81% nell’imballaggio), una tenuta del settore dell’imballaggio (maggior utilizzatore a livello europeo e mondiale) e ad un processo di sostituzione degli imballaggi fossili con quelli rinnovabili .

Questi fattori positivi confliggono con quelli negativi, che sono legati alle difficoltà dei trasporti, ai livelli delle raccolte differenziate e ad un’esportazione che dev’essere assoggettata alle regole europee vigenti.

“In questa fase è importante che i cittadini continuino a conferire, che le raccolte differenziate mantengano i loro ritmi e che l’industria cartaria venga rifornita con regolarità, in modo da poter rispondere alle esigenze di produrre materiali da imballaggio per la movimentazione di merci essenziali” sottolinea ancora Medugno. “Anche in questo momento così difficile non bisogna perdere di vista gli obiettivi di riciclo che l’industria cartaria deve ottemperare. Infatti, secondo previsto dal nuovo art. 205 bis (Regole per il calcolo degli obiettivi) del TUA, è possibile computare i rifiuti esportati fuori dell’Unione per la preparazione, per il riutilizzo e il riciclaggio soltanto se gli obblighi di cui all’art. 188 bis sono soddisfatti, e se l’esportatore può provare che la spedizione dei rifiuti è conforme agli obblighi di tale regolamento e il trattamento dei rifiuti – al di fuori dell’Unione – ha avuto luogo in condizioni che siano ampiamente equivalenti agli obblighi previsti dal pertinente diritto ambientale dell’Unione”.

L’informazione sull’impianto di destinazione finale è indispensabile anche nel caso che i materiali vengano avviati a riciclaggio in un altro Stato membro dell’Unione, al fine di poter conteggiare quanto movimentato negli obiettivi del paese di raccolta.

Interazioni con il cliente a prova di fuga

Operare online è requisito ormai indispensabile per gli operatori della comunicazione visiva. Avere un sito web non basta, la vera sfida è catturare l’attenzione del cliente e soprattutto trattenerlo quanto serve

Giuseppe Goglio

Anche senza tenere in considerazione gli imprevisti presentatisi durante gli ultimi dodici mesi, per il mondo della comunicazione visiva è ormai doveroso fare i conti con cambiamenti di scenario importanti, se non addirittura epocali.
Buona parte di questi, al di fuori del tradizionale raggio di competenze tecniche di stampatori e progettisti e quindi più difficili da inquadrare e assecondare. In particolare, sempre più importante sta diventando la capacità di operare online e soprattutto di catturare l’attenzione di un potenziale cliente. Ancora di più, riuscire a trattenerlo il tempo necessario a monetizzare il contatto.
Il tema ha raccolto l’attenzione di Viscom, durante il quale nell’edizione Hyper Reality 2020 un webinar molto seguito ha affrontato il tema “Invita a cena i tuoi clienti! Trend e linee guida per la progettazione della User Experience come chiave del successo digitale nel mondo post-Covid”.
In linea con le esigenze dell’evento, una mezz’ora di confronto affidata a due importanti rappresentanti del settore. Per la prima parte, una panoramica ragionata sullo scenario affidata ad Andrea Boaretto, founder & CEO di  Personalive, startup del Politecnico di Milano dedita a ricerche di mercato e strategie digitali.

Dover nasce l’esigenza di un’attenzione più mirata a quell’aspetto di un rapporto con il cliente ormai comunemente noto come User Experience?

La situazione sta cambiando rapidamente e profondamente ed è indispensabile affrontare quella che potremo inquadrare come Battaglia per l’attenzione nell’era della distrazione. Seguiamo molto da vicino questa fase e vogliamo condividere delle linee guida alla luce degli scenari frutto dei cambiamenti in atto, accelerati dal Covid-19.

Come descriverebbe la situazione attuale?

Già due anni fa, parlando con un altro osservatore molto attento sull’argomento, Giovanni Re di Roland, ci eravamo resi conto di questa battaglia in atto par catturare e soprattutto mantenere l’attenzione dell’utente, ormai questione di pochi secondi da cogliere al volo. Se possibile, una situazione diventata ancora più urgente al crescere delle potenziali distrazioni.

Come si comporta un consumatore davanti a un sito web o anche davanti a una persona quando si tratta una proposta?

Spesso, il percorso si perde tra troppi passaggi, dove aumenta la tentazione di posticipare la decisione, se non addirittura di abbandonarla. Mentre solo fino a pochi anni fa ci si muoveva comunque con una certa premeditazione, ora il momento decisionale è questione di un attimo.

Come ci siamo arrivati?

Semplicemente, siamo cambiati tutti noi. Sono in corso evoluzioni e rivoluzioni con forti accelerazioni, e non solo per quanto successo nell’ultimo anno. Curiamo dal 2006 l’Osservatorio Multicanalità e in Italia la multicanalità non è più una novità da tempo. 50,7 milioni di italiani maggiorenni rientrano in questa categoria.

Cosa comporta questa situazione?

Basta guardare i numeri. 41,5 milioni di queste persone ormai usa regolarmente Internet, 25 milioni fanno regolarmente acquisti online, e 17,5 milioni di loro con un’elevata frequenza, vale a dire almeno una volta al mese. Altro aspetto importante, una situazione trasversale, dove sono coinvolte tutte le categorie di prodotti.

Quali sono le conseguenze più immediate per le aziende?

Prima di tutto, prendere atto di come la situazione riguardi ogni tipo di impresa, di attività e di ogni dimensione. Se guardiamo a quei 17,5 milioni di Heavy Shopper, dobbiamo pensare a come soddisfare le aspettative più attuali, come per esempio interfacce vocali o supporto dell’intelligenza artificiale nel fornire consigli e indicazioni.

Come si può riassumere il quadro complessivo?

Abbiamo individuato quattro categorie di utenti per i quali organizzarsi. In sintesi, Cross Border è quello arrivato da poco, conserva un forte legame con il canale fisico. Usa commenti e recensioni più di quanti ne lasci ed è molto sensibile a elementi che interrompono una procedura, parlo di banner o pop-up considerati fastidiosi. Poi c’è l’Opportunista, il più completo. Si muove lungo tutti i punti di contatto alla ricerca della via più conveniente. Conosce del dinamiche social e contribuisce. Bisogna offrirgli procedure molto scorrevoli e gradevoli.

Le altre due?

Il Digital Explorer è il più orientato al digitale. Punta a ottenere il meglio dagli acquisti online ed è molto presente sui social. È anche molto aperto a nuove opportunità come interfacce vocali e intelligenza artificiale. Più tollerante verso la presenza di stratagemmi digitali, non gli piacciono, ma li sopporta. Infine, il Goal Focused è una via di mezzo. Ha obiettivi molto precisi e punta dritto a quelli. Per cui, gli elementi di disturbo non hanno grande effetto. È però una minoranza.

Cosa possiamo imparare da tutto questo?

In pratica, la User Experience è certamente importante, ma non deve andare a scapito dei sistemi di interazione. Non serve presentare un sito con una navigazione bella e basta. Serve coerenza con i valori del prodotto, in questo periodo tornati molto attuali. I valori di un marchio devono sempre essere in primo piano, accessibili da tutti i canali previsti dall’interfaccia. L’obiettivo principale resta costruire linee guida coerenti con il proprio marchio.

L‘importanza di trasmettere il valore

Prendere coscienza di questa situazione è solo il primo passo. Sulla stessa lunghezza d’onda, possono infatti trovarsi molti altri concorrenti, alzando ancora di più il livello della sfida. Il margine di errore quindi si riduce e la conoscenza della metodologie più recenti diventa una necessità.
Secondo Giovanni Pola, Founder e CEO di GreatPixel, agenzia di design specializzata nell’ottimizzazione delle performance digitali, un buon punto di partenza è proprio l’attenzione a come vengono trasmessi al pubblico i fattori distintivi della proprie realtà, così da coinvolgere l’utente e portarlo verso la chiusura di un acquisto.

Da dove bisogna iniziare per riuscire a trasmettere il valore dalla propria azienda?

Dobbiamo prima di tutto avere la percezione di una realtà dove è sempre più difficile capire quello che le persone vedono, provano, sanno e vogliono. Per esempio, basta guardare a come vengono smentiti spesso i sondaggi prima di un’elezione. Oppure, sentiamo parlare tanto di realtà aumentata, quando invece si tratta solo di realtà superficiale dove non si riesce a capire costa ci sia dietro a quanto viene proposto. Qualunque strumento si intenda usare, bisogna sempre restare ancorato al valore reale dello scenario. L’informazione deve conservare la giusta priorità.

Quali sono i punti fondamentali?

Per buona parte, tutto deve ruotare intorno alla User Experience. È il canale attraverso il quale riuscire a vendere meglio e se non funziona a dovere non si riesce a trasmettere il valore di quanto proponiamo. Dobbiamo tenere presente, le persone sono tutte diverse e capire cosa voglia ciascuno è difficile. In ogni ricerca c’è una componente emotiva, importante soprattutto negli ultimi istanti prima di una decisione. In certi casi, può spingersi fino a portare a scelte su base emotiva invece di razionale.

Come si traduce in pratica?

I messaggi trasmessi devono essere diversi e possibilmente personalizzati. Importante quindi poter contare su una tecnologia in grado di farlo. Oggi si può realizzare un sito web in grado di cambiare in modo dinamico in base alle preferenze tracciate da un visitatore. Oppure, si può partire anche da e-mail o messaggi pubblicitari personalizzati. Meglio conosciamo l’utente, più questo sarà possibile.

Nel caso di un sito web, quali indicazioni può fornire?

Nella progettazione bisogna considerare anche le emozioni. Non sono certo facili da misurare, ma analizzando dove tende a cadere l’occhio, come posizionare le immagini rispetto al testo, ci si può arrivare. Spesso, invece di tanti oggetti e relativi comandi, in una pagina è sufficiente una grande immagine e un pulsante per catturare l’impatto emotivo.

Dove si sbaglia più spesso?

Bisogna ricordare che abbiamo pochi secondi per essere chiari con gli utenti, spiegare dove si trovano e indirizzarli verso quanto ci aspettiamo. Bisogna offrire la massima chiarezza in pochi secondi. Si tratti di semplice esplorazione, ricerca di consulenza o acquisto vero e proprio, deve essere subito chiaro dove indirizzarsi. Sono i primi secondi a determinare tutto il comportamento successivo di un utente.

Quali strumenti consiglia per affrontare questo argomento?

Ci sono studi finalizzati a capire le sensazioni dell’utente durante i primi secondi dall’apertura di una pagina. Dall’analisi dei movimenti facciali, si possono capire le emozioni. Si parla del piacere per un contenuto, ma anche del livello di soddisfazione. Oppure, dall’esame del movimento degli occhi si individuano i punti di un’interfaccia dove ci si sofferma maggiormente. Anche seguire il movimento del mouse aiuta.

Come si combinano queste informazioni con le altre disponibili?

Permettono di dare la giusta rilevanza agli aspetti importanti per l’utente. Prima ancora delle esigenze del marketing, bisogna muoversi su queste, rispettando i tempi. Altrimenti, il sito Web diventa difficile da navigare e si perde l’opportunità.
Sono temi certamente non alla portata di tutti, soprattutto in un settore come la stampa digitale dove in genere le priorità nelle competenze deve per forza di cose andare altrove.

Come si può riassumere l’aiuto che voi potete offrire?

La personalizzazione è importante e tanti possono raggiungerla. Da sola però, non basta. Serve autenticità, bisogna puntare all’empatia e guardare ben oltre le prestazioni. Oltre ad agire in tempo reale bisogna essere resilienti, capaci cioè di adattarsi a ogni utente e ogni mutamento. Qua è dove possiamo essere di aiuto. Possiamo aiutare a creare un percorso disegnato per resistere più a lungo nel tempo.

Scatolificio Nardini diventa cliente Kolbus

Lo Scatolificio Nardini di Borgo a Mozzano (LU) è la prima realtà italiana a essersi affidata a Kolbus Italia e alla tecnologia di Kolbus Autobox ltd per la produzione di scatole in cartone ondulato tripla onda. La scelta è caduta su AutoBox AB300 Heavy Duty (HD) che presenta il “Glue Flap Crush”, un aggiornamento che consente di pre-schiacciare sia il lembo di colla sia il bordo anteriore su scatole più grandi a doppia e tripla parete. Molte cucitrici e incollatrici non sono in grado di elaborare lo spessore e il peso di questi pannelli più pesanti. Il risultato fornito invece da AutoBox AB300 HD è rappresentato da scatole di qualità migliore, più resistenti e che si impilano di più su un pallet.

Scatolificio Nardini ha ordinato una linea di macchine con alimentatore di cartone completamente automatico (dal pallet), una stampante flessografica e tavoli di uscita estesi. Su scatole di formato più grande, il cliente può ridurre il numero di processi per creare la scatola finita. Utilizzando l’AutoBox AB300 HD, lo Scatolificio Nardini è in grado di produrre scatole monopezzo estremamente grandi, stampate e pronte per la cucitura o l’incollaggio in un semplice processo.

«Sono molto soddisfatto del Glue Flap Crush perché, nella trasformazione della tripla parete, avevo bisogno di un rinforzo in grado di pressare il lembo in modo da avere una migliore qualità e resistenza della scatola finita» spiega Luca Puccetti, titolare dello Scatolificio Nardini. «La soluzione Kolbus soddisfa perfettamente le mie esigenze e le mie aspettative».

«Siamo orgogliosi della prima installazione di una macchina KOLBUS AutoBox HD in Italia e molto felici di essere diventati partner dello Scatolificio Nardini» dichiara Tiziana de Gregorio, Amministratore Delegato, Kolbus Italia. «Il Glue Flap Crush testimonia il continuo sviluppo delle macchine Kolbus Autobox, secondo le specifiche richieste del mercato. Questo è ciò che chiamiamo “Kolbus – Eccellenza in movimento”».

Grafica Veneta prende il controllo di Lake Book Manufacturing

In tempi di pandemia ci sono aziende che non si fermano. Anzi crescono. È il caso di Grafica Veneta un’eccellenza tutta italiana nel settore della stampa di libri a livello europeo, che oggi si espande oltreoceano, rilevando la quota di maggioranza della principale azienda statunitense del medesimo settore, Lake Book Manufacturing storica azienda attiva nella produzione di libri e leader nel mercato americano.

Il gruppo guidato da Fabio Franceschi, grintoso imprenditore padovano che ha trasformato la tipografia del padre nell’azienda con il più alto indice di redditività in Europa, ha dunque tutta l’intenzione di ingrandirsi nonostante i tempi duri. A dir la verità Grafica Veneta, che registra più del 70% del fatturato proprio all’estero, da anni cerca di crescere per linee esterne attraverso acquisizioni di realtà internazionali. Oggi, dopo alcune occasioni sfumate, è la volta buona.

Con questa operazione sarà offerta al mercato una maggiore capacità produttiva. E, grazie alla tecnologia dell’azienda italiana, sempre molto proattiva nello shopping di macchine da stampa, i clienti statunitensi avranno a disposizione una vasta gamma di soluzioni all’avanguardia e servizi innovativi.

L’intero team di Lake Book sarà interamente mantenuto e andrà a rafforzare e a incrementare ulteriormente il business negli Stati Uniti. Un mercato in cui il footprint di Grafica Veneta sembra già ben avviato, tanto che l’editore di Barack Obama, già ai tempi della sua corsa alla Casa Bianca, si era rivolto proprio all’azienda italiana per la stampa dell’instant book scritto dall’allora candidato alla Presidenza e allegato al New York Times. Più recentemente, lo scorso novembre, le rotative di Trebaseleghe sono entrate in funzione per stampare l’ultimo saggio scritto da Obama.

Due aziende che si completano

Al cuore produttivo dell’azienda veneta, rappresentato da uno stabilimento di circa 100mila metri quadrati situato a Trebaseleghe (Padova) dotato delle tecnologie più avanzate e di un impianto fotovoltaico che permette un risparmio di circa 7mila tonnellate di CO2 all’anno, si affianca la sede di Lake Book Manufacturing a Melrose Park in Illinois. L’azienda americana, fondata nel 1970, si basa su un processo di produzione totalmente integrato di libri, sia in bianco e nero sia a colori, sia cartonati sia brossurati. E conta tra i suoi clienti editori di libri specializzati nella narrativa, nella saggistica, nei testi per bambini e nei libri fotografici.

«Siamo orgogliosi di questa operazione, sulla quale abbiamo avuto sensazioni molto positive fin dall’inizio» commenta Franceschi, presidente di Grafica Veneta. «Condividiamo con Lake Book Manufacturing la stessa filosofia e visione: una grande passione per quello che facciamo, l’attenzione al cliente, la cura dei dettagli e la flessibilità. Sono fiducioso che, lavorando insieme, avremo l’opportunità di costruire una realtà unica nel mercato statunitense, che è assolutamente strategico e ad alto potenziale per noi».

«C’è stata chimica sin dall’inizio della trattativa» aggiunge Dan Genovese, presidente di Lake Book Manufacturing Inc. «Mentre valutavamo le prospettive, questa ci è sembrata da subito un’eccellente opportunità per l’azienda, i dipendenti e i nostri clienti. Se Lake Book avesse un albero genealogico, le nostre radici coinciderebbero con quelle dei cugini italiani. Sono certo che un’unione tra le famiglie Franceschi e Genovese sia uno step naturale e una decisione di successo».

Nove mesi difficili per la grafica, scorci di luce per l’imballaggio

I numeri riportati nell’ultima Indagine di Assografici sul Panel Osi parlano chiaro: i primi nove mesi del 2020 sono estremamente negativi per l’industria grafica, meno negativi per quella cartotecnica trasformatrice, più resiliente soprattutto nel comparto dell'imballaggio in carta, cartone e flessibile. Il calo della domanda nazionale (ed estera), a seguito dei vari lockdown, ha avuto un impatto notevole sul giro d’affari dell’intera filiera. Eppure già dal terzo trimestre si registrano performance migliori.

Nei primi nove mesi del 2020 il fatturato e la produzione dell’industria grafica diminuiscono rispettivamente del -18,1% e dell'11,7%, mentre, nel medesimo periodo, l’industria cartotecnica registra -4,4% del fatturato e -1,1% della produzione. Sono questi i dati che emergono dall’ultima Indagine Congiunturale Osi del Centro Studi Assografici, un’indagine che, comparando il terzo trimestre e i complessivi nove mesi del 2020 con gli analoghi periodi del 2019, mette spietatamente in luce come quello trascorso, almeno in gran parte, sia un anno andato perso a causa della pandemia e dei conseguenti lockdown. Eppure, nonostante il record negativo registrato segnatamente dall’industria grafica (che perde giro d’affari con numeri a doppia cifra), sembra che il terzo trimestre faccia intravvedere qualche spiraglio di ripresa. I giudizi delle imprese grafiche del Panel Osi sul quarto trimestre 2020, per esempio, segnalano un quadro di stabilità su produzione e fatturato, pur rimanendo negative le attese sul fronte degli ordini sia interni sia esteri. Anche le aziende cartotecniche trasformatrici sono moderatamente positive: se rispetto all’indagine precedente sono meno ottimiste su produzione, fatturato e ordini interni, danno in leggero miglioramento gli ordini esteri. Certo, probabilmente un anno così non lo avrebbe immaginato nemmeno un’ipotesi-studio, una da manuale dei disastri. Ed è quindi difficile capire quale sarà l’andamento futuro di queste due industrie sia sul mercato domestico sia su quello europeo, entrambi dominati dall’incertezza. Appare chiaro però che un’ipotetica ripresa sarà lenta e discontinua, condizionata inevitabilmente da una domanda fragile e sempre più problematica, soprattutto nel settore grafico, già in crisi strutturale.

Aziende grafiche in forte sofferenza

Nel terzo trimestre 2020 il fatturato delle aziende grafiche del Panel Osi, dopo la forte flessione del secondo trimestre, ha ancora una diminuzione a due cifre, ma più contenuta (-15,8%) sul terzo trimestre 2019. Il consuntivo del turnover dei primi nove mesi 2020 mostra quindi un calo significativo (-18,1%) sullo stesso periodo 2019.

La produzione del settore grafico, in linea col trend del fatturato, dopo il tonfo del secondo trimestre 2020, ha una riduzione meno intensa anche nel terzo trimestre 2020: il calo produttivo è del 10,1% sul terzo trimestre 2019. Confrontando i primi nove mesi 2020 con lo stesso periodo 2019, la produzione del settore grafico mantiene un segno negativo (-11,7%); la diminuzione a due cifre in termini produttivi interessa sia la grafica editoriale (-10,1%), sia più intensamente la grafica pubblicitaria e commerciale (-12,9%). Tra gennaio e settembre 2020 sullo stesso periodo 2019, gli stampati con la performance peggiore di produzione sono le riviste, che subiscono una flessione del 24,1%, mentre è moderata la riduzione produttiva dei libri (-4,4%). Si attenua nel terzo trimestre 2020 la flessione della produzione degli stampati pubblicitari e commerciali i cui livelli produttivi, considerando i primi nove mesi 2020 sui primi nove mesi 2019, restano comunque in calo del 12,7%. Molto intensa invece la diminuzione produttiva della modulistica (-20,1%).

Dal lato della domanda della grafica editoriale, il mercato del libro vede un recupero nel terzo trimestre 2020, dopo la forte crisi legata alla pandemia Covid-19 che aveva caratterizzato in particolare il secondo trimestre 2020 del primo lockdown: la perdita di fatturato dei libri fisici passa dal -11% dei primi sei mesi al -7% dei primi nove mesi del 2020, sullo stesso periodo 2019. È proseguito inoltre fra luglio e settembre il lento recupero dei canali di vendita fisici rispetto agli store online. Intensa crescita fra gennaio e settembre per le vendite di e-book, che AIE stima nel +13% sullo stesso periodo 2019.

La pubblicità fugge dal prodotto stampato

Analizzando gli investimenti pubblicitari Nielsen, sono intensi gli effetti negativi della crisi Covid-19 anche sul mercato pubblicitario: nei primi nove mesi 2020 sullo stesso periodo 2019, il bilancio è decisamente in perdita (-15,9%). Osservando solo i media classici, il calo è più intenso e pari a -20,3%. Tra gennaio e settembre l’adv su stampa rimane in forte sofferenza: la pubblicità sui periodici crolla del 40,3%, peggio di quella sui quotidiani (-19,7%), per cui nel complesso la pubblicità su stampa si riduce ancora di quasi il 30% (-27,7%); quasi dimezzati gli investimenti pubblicitari in affissioni (-47,8%), che risentono della forte riduzione della mobilità delle persone per il lockdown legato al Covid-19, e diminuiti di un terzo anche gli investimenti in direct mail (-33,4%), influenzando la domanda dei relativi prodotti grafici.

Aumenta moderatamente l’advertising della grande distribuzione organizzata (+2,5%); ciò è in linea con le testimonianze di diversi stampatori che segnalano durante l'estate una discreta ripresa della stampa dei volantini/volantoni della Gdo, ferma nella prima fase della pandemia Covid-19. La grafica pubblicitaria e commerciale continua invece a risentire, sia in Italia sia all'estero, della crisi di molteplici altri settori della domanda, come turismo, trasporti, attività ricettive e di ristorazione, attività culturali e ricreative, fiere-eventi-presentazioni, sistema moda, mobili e arredamento.

Negativo il commercio estero

La flessione 2020 del fatturato settoriale grafico si legge anche osservando la componente estera, ovvero le esportazioni in valore. Dopo un secondo trimestre 2020 in flessione di oltre il 30%, le esportazioni in valore del settore grafico nel terzo trimestre 2020 calano in misura minore, del 19%, rispetto al terzo trimestre 2019. Analizzando i primi nove mesi 2020, le esportazioni in valore del comparto grafico diminuiscono del 21,1% sullo stesso periodo 2019. Parallelamente al trend dell'export, è negativo anche l’andamento dell’import in valore del settore grafico che nel terzo trimestre 2020 diminuisce del 23,1% sul terzo trimestre 2019. Nel complesso, da gennaio a settembre 2020, le importazioni del comparto grafico hanno una diminuzione tendenziale del 23,3%.

Equilibrio precario per la cartotecnica trasformazione

Dopo un secondo trimestre molto negativo, nel terzo trimestre 2020 il fatturato delle aziende cartotecniche trasformatrici del Panel Osi conferma il segnale di diminuzione, ma più moderato, risultando in calo del 4,4% sul terzo trimestre 2019. La variazione tendenziale del giro d’affari dei primi nove mesi 2020 si attesta quindi al -4,4%, che media trend molto diversi fra i tre trimestri dell'anno.

Per l’imballaggio in carta, cartone e flessibile, in termini di domanda nazionale, è rilevante che i settori con le diminuzioni produttive più moderate, per l'Istat, siano proprio quelli fondamentali, ovvero l'alimentare-bevande, la cui produzione cala del 2,3% nei primi nove mesi 2020 sullo stesso periodo 2019, così come diminuisce del 4,3% quella della farmaceutica. Sulla base delle indicazioni di Cosmetica Italia, resta invece in maggiore difficoltà il settore della cosmetica-profumeria, seppure in un panorama di domanda interna in lenta ripresa nel mass-market, nelle farmacie e nelle vendite online: ciò nonostante la stima di flessione del fatturato è superiore all'11%, con un calo più forte sul mercato estero rispetto a quello interno. La pandemia Covid-19 colpisce pesantemente anche diversi altri settori utilizzatori di imballaggio, come sistema moda, mobili-arredo, elettrodomestici, prodotti in metallo, materiali per costruzioni.

L'imballaggio in carta, cartone e flessibile migliora nel terzo trimestre, ma la cartotecnica peggiora

La produzione del settore cartotecnico trasformatore nei primi nove mesi 2020 diminuisce dell'1,1%, rispetto ai primi nove mesi 2019. Da gennaio a settembre 2020, la produzione di imballaggio in carta, cartone e flessibile scende dello 0,5%, mentre la produzione cartotecnica cala del 6,5%, sullo stesso periodo 2019. Con riferimento ai segmenti di attività dell’imballaggio, il Gifco (Gruppo Italiano Fabbricanti Cartone Ondulato) segnala che le tonnellate di cartone ondulato prodotte nei primi nove mesi 2020 calano moderatamente, dello 0,7%, rispetto ai primi nove mesi 2019, un risultato favorito anche dal forte sviluppo durante la pandemia Covid-19 dell'e-commerce (e dell'home delivery). La produzione degli astucci e scatole pieghevoli, rappresentati dal Gifasp (Gruppo Italiano Fabbricanti Astucci e Scatole Pieghevoli) nel periodo luglio-settembre 2020 ha un misurato calo (-2% rispetto a luglio-settembre 2019), per cui il risultato complessivo tendenziale di gennaio-settembre si situa leggermente in negativo, al -0,4%. Terzo trimestre 2020 favorevole per la produzione dei sacchi di carta a grande contenuto, rappresentati dal Gipsac (Gruppo Italiano Produttori Sacchi Carta), ma nei primi nove mesi dell’anno il numero di sacchi venduti resta comunque in diminuzione dell'1,9% sullo stesso periodo 2019; resta in difficoltà la domanda del settore costruzioni e dei chimici-fertilizzanti, meglio il comparto alimentari, stabile quello dei mangimi. Lieve crescita nel terzo trimestre 2020, invece, per l’imballaggio flessibile, rappresentato da Giflex (Gruppo Imballaggio Flessibile), che mantiene un ritmo di crescita produttiva dell'1% nei primi nove mesi 2020 sullo stesso periodo 2019, a seguito delle difficoltà riscontrate nel canale Horeca (Hotel, ristoranti, caffè). In crisi invece nel complesso il comparto della cartotecnica, da gennaio a settembre 2020, dove l'unico dato positivo è il +2% di crescita produttiva tendenziale delle etichette autoadesive, rappresentate da Gipea (Gruppo Italiano Produttori Etichette Autoadesive). Gli altri segmenti cartotecnici risultano tutti in difficoltà nei primi nove mesi 2020, con cali produttivi tendenziali moderati nel caso dei tubi in cartone rappresentati da Gitac (Gruppo Italiano Tubi e Anime in Cartone) e delle carte trattate ad uso industriale. Sono invece più intense, le diminuzioni della produzione per le buste da corrispondenza, gli articoli di cartoleria e le carte da parati.

L’export in lieve miglioramento, male l’import

Nel terzo trimestre 2020 la domanda estera del settore cartotecnico trasformatore risulta ancora negativa, anche se con performance migliori di quelle del trimestre precedente: l’export in valore ha un calo tendenziale dell'8,5% sul terzo trimestre 2019. Fra gennaio e settembre 2020 le esportazioni della cartotecnica trasformazione hanno un risultato in diminuzione (-8,5%) rispetto ai primi nove mesi 2019.

Nel terzo trimestre 2020 resta in negativo a due cifre l’import in valore del settore cartotecnico trasformatore (-24,9% rispetto al terzo trimestre 2019) determinando, da gennaio a settembre 2020, una flessione del 25,9% sullo stesso periodo 2019.

Manutenzione e assistenza nel mondo inkjet

Meno componenti, meno problemi. Semplificare la progettazione e la costruzione di un sistema di stampa è spesso il miglior modo per limitarne la manutenzione. Per comprendere gli ambiti che riguardano la manutenzione e l’assistenza delle stampanti inkjet è necessario analizzare come funziona un sistema di questo tipo. Non faremo particolari confronti con i dispositivi di stampa tradizionali che, per loro natura, comprendono diversi fattori che possono diventare critici quando si parla di manutenzione: matrici, meccaniche, aspetti chimico/fisici ecc…

L’inkjet è definita una tecnologia “a freddo” perché, a differenza di altre soluzioni, non richiede la produzione di calore per l’asciugatura o i trattamenti del supporto; per questo tutti gli aspetti relativi ai consumi e alla manutenzione dei componenti dedicati alla produzione di calore (si pensi al fusore nel mondo toner) sono assenti a vantaggio di anche un migliore impatto ambientale.

Minori parti sono presenti anche nei sistemi di scrittura che nella stampa ad alta velocità si basa su array di teste di stampa in grado garantire velocità di espulsione delle gocce costante e pieno controllo sulla quantità di inchiostro emesso. La manutenzione delle teste non prevede interventi manuali, se non nei casi effettivo default, e gli operatori di stampa devono solamente eseguire delle procedure per effettuare la pulizia deli ugelli e delle piastre, che sono poi eseguite dalle macchine stesse. Un vantaggio in termini di tempi e sicurezza che permette di rendere operativi anche addetti poco avvezzi alla gestione di queste problematiche.

Le criticità che spesso emergono riguardi ai sistemi di stampa inkjet sono spesso legate ad errate percezioni su essicamento degli inchiostri e problemi di mancato allineamento. Nei sistemi di stampa professionali le teste sono costantemente monitorate e mantenute attive e nei periodi di inattività sono coperte da un sistema di protezione che le mantiene nelle condizioni ideali di conservazione. E se questo tipo di tecnologia di controllo prima era a bordo solo delle macchine a bobina oggi sono presenti anche nei sistemi di stampa a foglio portando la semplicità ed affidabilità della tecnologia inkjet in molte realtà produttive e nei CRD.

Una minore manutenzione e migliorata affidabilità rende questi sistemi ideali per ridurre i tempi di stop e da efficienza ai flussi di lavoro che vedono la stampa come parte del processo. Oltreché essere un ulteriore aiuto alla sostenibilità ambientale.

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Book on demand: quali impatti con l’inkjet?

Stampare anche una singola copia, magari personalizzata, è il principio base dietro al concetto di “book on demand”; è una realtà ormai consolidata del mercato editoriale che ha beneficiato del grosso impulso dell’innovazione tecnologica di due processi strategici: la stampa a tirature limitate e i sistemi informatici dedicati alla gestione dell’ordine.

Sono molteplici i portali e siti web utilizzati dagli editori per soddisfare la singola richiesta del cliente e sono sempre meno i testi prodotti in quantità “industriali”, riservato ai grandi titoli e best seller ancora stampati con tecnologie di stampa tradizionali. Aumentano invece gli editori, anche piccoli e indipendenti, che promuovono i propri prodotti online con sistemi di ordine e gestione automatici, modulando le tirature in base alle copie vendute. L’ultimo rapporto AIE conferma questo trend, con la vendita dei libri attraverso gli store online che passa dal 27% del 2019 al 43% del 2020.

Una crescita del settore che evidenzia la necessità concreta degli editori di produrre titoli sulla base della reale richiesta del lettore.
Come produrre quindi seguendo le regole del time to market? Le tecnologie digitali sono oggi un modello di produzione efficiente e ottimizzato sui volumi e sui consumi e l’inkjet è un mondo concreto a cui si rivolgono gli stampatori che hanno necessità di produrre ad alta variabilità e in tirature limitate.

I sistemi di stampa digitale odierni a bobina sono in grado di sostenere tirature complessive di parecchi milioni di pagine mese, ora affiancate anche da sistemi inkjet a foglio che possono arrivare oltre il milione di pagine mese, con livelli qualitativi costanti dal primo all’ultimo foglio stampato.
I sistemi inkjet offrono diversi vantaggi sia in termini economici sia di manutenzione e assistenza, pensati per ridurre al minimo i tempi di avviamento, gli sprechi dell’inchiostro, lo stress del supporto e la scalabilità delle produzioni: quest’ultimo aspetto permette di pensare all’inkjet come tra i più rapidi workflow quando si parla di analizzare i tempi di produzione dal click al prodotto finito. Diventa unico ed efficace quando il dato variabile è un aspetto centrale.

Per questo conoscere e testare queste tecnologie è la chiave per cavalcare la crescita di questo mercato e ottenere un vantaggio competitivo.

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Albertini Packaging Group verso la Carbon Neutrality

Albertini Packaging Group è costantemente impegnata in una politica di sostenibilità, tesa alla realizzazione di un’impronta GHG della sua attività che definisca una prospettiva di riduzione e partecipazione al processo di decarbonizzazione globale.

Per la realizzazione del Carbon Footprint, il punto di partenza è dato dall’individuazione delle prestazioni ambientali dell’azienda, identificandone e valutandone le fonti chiave di emissione. Il metodo utilizzato per il calcolo del Carbon Footprint è stato suddiviso in tre fasi: inizialmente è stata effettuata una raccolta dati, seguita dall’analisi degli stessi con la loro conversione in CO2 emessa, per poi concludersi nella stesura del report. Gli ambiti valutati sono stati: Acquisto di beni e servizi; Emissioni fuggitive; Beni capitali; Trasporto degli impiegati; Fine vita dei prodotti; Rifiuti; Trasporti; Energia.

Rispetto ai dati esplicati nel report, l’azienda, in vista dell’obiettivo di abbattimento delle emissioni e del risparmio energetico, ha già implementato diversi miglioramenti. L’acquisto di beni rappresenta per Albertini Packaging Group l’ambito di maggior emissioni di CO2 (il 56% del totale delle emissioni); si tratta di un’attività che non dipende direttamente dall’azienda stessa e per compensare questo dato gli acquisti vengono effettuati seguendo una politica di sostenibilità. Infatti, se disponibili, vengono scelte materie prime certificate FSC e PEFC.

Anche con riguardo all’analisi delle modalità di spostamento dei dipendenti, è possibile individuare le notevoli migliorie che vi sono state apportate. In primo luogo, dopo aver ultimato i traslochi degli stabilimenti, molti dipendenti effettuano meno km per raggiungere il luogo di lavoro, inoltre, i viaggi aziendali sono stati ridotti allo stretto indispensabile e, contestualmente, il parco auto del settore vendite ha visto un incremento delle auto ibride, dal 40% nel 2018, al 100% di oggi.

I nuovi stabilimenti sono molto vicini (700 metri), il che permette un’organizzazione sinergica per l’ottimizzazione dei trasporti sia in ingresso che in uscita. Lo stabilimento a Belgrado, situato a circa 1.000 km di distanza (poco più della distanza Milano-Napoli) ha un impatto marginale, proprio in conseguenza dell’ottimizzazione nell’efficienza dei trasporti. Albertini Packaging Group orienta i propri partner al rispetto dell’ambiente e del clima attraverso una costante collaborazione, finalizzata il più possibile alla diminuzione delle emissioni in atmosfera, in particolare di gas lesivi allo strato di ozono e ad effetto serra, nonché al corretto smaltimento dei rifiuti, promuovendone il riciclo, al controllo del suolo, all’approvvigionamento idrico e, infine, al risparmio energetico.

In particolare, dall’inizio del 2021, l’azienda ha implementato una politica di gestione e smaltimento dei rifiuti in collaborazione con una multinazionale europea specializzata nell’ottimizzazione del riciclo e nella riduzione dell’impatto ambientale, in modo da rendere il loro impatto sull’ambiente più sostenibile. Nell’ottica di un costante obiettivo di miglioramento, l’azienda sta effettuando uno studio circa i progressi maturati, anche sviluppando un report periodico sull’impatto ambientale legato ai rifiuti prodotti.

L’impegno di Albertini Packaging Group, per lo sviluppo di una politica ambientale sostenibile, si configura anche con la valorizzazione dell’uso dell’energia, declinata in azioni quali l’utilizzo di energia rinnovabile (geotermica e solare) e l’efficienza energetica di tutte le attività (conversione del parco auto ad auto ibride, passaggio ad un’illuminazione a LED negli stabilimenti, utilizzo di elettricità e gas provenienti da fonti rinnovabili).

L’azienda sta già lavorando ad un report aggiornato, che pubblicherà nei prossimi mesi, che evidenzi gli ulteriori e costanti progressi fatti rispetto al 2018. L’obiettivo finale del lavoro è quello di rendere entro pochi anni l’azienda completamente carbon-neutral, riducendo al minimo le emissioni e compensando quelle residue con una campagna di piantumazione del nostro territorio.

Loretoprint incontra la versatilità di Zund

Loretoprint è un punto di riferimento della stampa a Milano. Dietro alle parvenze di un classico negozio con un grande bancone circondato da un coloratissimo showroom di esempi applicativi, si cela una filiera completa per la produzione di stampe in piccolo e grande formato, che va dal reparto grafico al finishing. Un intero ciclo produttivo in grado di offrire la migliore proposta tecnica/economica in termini di materiali, stampa, finitura, allestimento e consegna.

“Nel nostro settore la tecnologia è una delle componenti fondamentali del successo”, afferma Vito Ferrone, titolare di Loretoprint. “Per questo siamo costantemente attenti alle novità del mercato e molto spesso siamo stati i primi a installare nuove tecnologie con lo scopo di anticipare le esigenze del mercato ed essere già pronti a soddisfarle non appena si fossero manifestate”.

“Per crescere – aggiunge – non bisogna aver paura di cambiare”. E 55 anni di storia dell’azienda raccontano una costante metamorfosi segnata da investimenti in innovazione tecnologica, sperimentazione, ampliamento dell’offerta e differenziazione. Una storia dove la scelta di specifiche attrezzature ha segnato un’evoluzione camaleontica che ha portato Timbroloreto a diventare Loretoprint, punto di riferimento per la stampa digitale di Milano. Nel percorso di evoluzione di Loretoprint, il 2010 segna due tappe fondamentali: l’ingresso nel mondo della stampa su rigido e l’installazione del primo plotter da taglio Zund, utilizzato per lavorazioni di finiture inedite sia su materiali rigidi, sia in bobina.

“L’evoluzione fa parte del nostro DNA”, prosegue Ferrone. “Nel tempo si è evoluto il nostro parco macchine e con esso la nostra offerta e la nostra identità. Scegliere Zund è stato quasi naturale perché i plus più importanti che riconosciamo a questa tecnologia sono la resistenza e la modularità”. I sistemi Zund infatti, come è noto, possono essere accessoriati nel tempo per svolgere nuove lavorazioni o per trattare nuovi materiali. Una tecnologia dunque perfetta per l’anima camaleontica di Loretoprint, che dai prespaziati passa con grande rapidità alla produzione di astucci nobilitati con finiture oro e argento.

Il business model di Loretoprint, così come le idee di Vito Ferrone, sono ben chiari. Da un alto, la clientela “consumer” che comprende una miriade di attività ed esercizi di Milano e hinterland, dall’altro, i clienti “contract”, grandi brand della cosmetica e del retail per i quali Loretoprint sviluppa commesse chiavi in mano fino alla consegna negli store di tutta la penisola.

“Covid-19 a parte che, come per tutti, ha ovviamente influito sui risultati del 2020, negli ultimi 5 anni abbiamo raddoppiato il fatturato, il nostro organico e potenziato con nuove tecnologie il reparto produttivo, che ha visto la recentissima installazione del secondo plotter Zund. Nello specifico il modello G3 3xl-1600, destinato alle lavorazioni XXL”.

Perché ancora Zund? “Come detto prima, siamo promotori del cambiamento, volto però a crescere e a evolversi. In 10 anni abbiamo potuto solo confermare l’affidabilità e le alte prestazioni della tecnologia Zund, a cui oggi più che mai si aggiunge il valore di un customer care che fa la differenza dimostrando in ogni occasione grande predisposizione ad ascoltare ed estrema rapidità a rispondere”.