Digitale

Epson, il digitale sulla pelle

L’abilità nel trattare i pellami e la voglia di sperimentare hanno portato Impres a guardare alla stampa digitale come elemento in grado di garantire un valore aggiunto alla propria produzione, valore aggiunto garantito dalla Monna Lisa Evo Tre di Epson.

Dall’insieme delle prospettive nel mondo dei campionari, della moda e soprattutto dell’abbigliamento sportivo, le potenzialità della stampa digitale nel tessile sono ancora per buona parte da scoprire, senza inoltre trascurare la combinazione con il promozionale.

Meno scontato è invece l’abbinamento con materiali come pelle e i relativi derivati, dove invece grazie all’evoluzione delle tecnologie si sta aprendo un ulteriore terreno di sfida. Chi crede nel settore già da tempo, oggi è pronto a dimostrare di averci visto giusto. Interessante in questo senso, il racconto di Silvano Impastato, amministratore unico della toscana Impres.

Come si colloca Impres nel panorama della stampa digitale?

Siamo nati nel 1959 a Santa Croce sull’Arno, nel cuore di uno dei distretti toscani più importanti per la filiera della pelle. L’azienda originale fondata da Pretini Terzino ha assunto la denominazione attuale nel 1987. Alla base, la passione familiare per il trattamento dei pellami, specializzata nella lavorazione conto terzi e oggi al servizio di un’ampia fascia di concerie e marchi del fashion.

In quali settori operate?

Principalmente nel mercato della calzatura, della pelletteria e dell’abbigliamento, offrendo diversi tipi di lavorazioni tipiche del settore, tra cui trattamento laser e stampa digitale. Accuratezza e qualità sono le nostre linee guida, insieme allo studio grafico e la continua ricerca di nuove tecniche di lavorazione. Lavoriamo in stretta collaborazione con stilisti e modellisti per realizzare prototipi, cliché e piastre esclusive per ciascun cliente.

Come sfruttate le potenzialità della stampa digitale?

Ci aiuta a differenziare il più possibile il nostro prodotto sia in termini di risultati sia di costi. Per esempio, su una stampa digitale a effetto pitone abbiniamo una lavorazione di taglio squamato o una stampa a rilievo di pitone, in modo da dare tridimensionalità all’articolo e renderlo molto simile al vero. Oppure, abbiniamo texture geometriche che ben si adattano ai disegni e alle fantasie digitali o la traforatura, che si presta molto ad articoli estivi. Siamo inoltre riusciti ad applicare anche la stampa digitale a registro, con precisione millimetrica alle stampe a rilievo. Un effetto in grado di dare un buon valore aggiunto ai nostri prodotti.

Dove emergono i vantaggi rispetto alle lavorazioni tradizionali?

Nel mercato degli sbozzi, molto vasto e in evoluzione anche se attualmente un po’ in calo, trovano applicazione soprattutto le stampanti digitali a pigmenti. In questo caso, i motivi, i loghi e i colori ci arrivano direttamente dagli uffici stile dei nostri clienti, i quali ci indicano con precisione in quale punto dello sbozzo e con quali colori vogliono la stampa, passandoci anche i riferimenti Pantone. Poi tocca ovviamente ai nostri tecnici grafici riuscire a ottenere la tonalità giusta a prescindere dal colore di fondo della pelle, sempre diverso e mai bianco come la carta.

Pensa sia possibile trovare anche ulteriori spazi?

Negli ultimi tempi stiamo cercando di mettere a punto sistemi di introduzione delle pelli più efficienti e sicuri. Questo per poter abbassare i costi di manodopera, molto importanti nel settore, e quindi di lavorazione, in modo da favorire un allargamento del mercato a budget di acquisto per il pellame più bassi, ma con volumi di produzione molto più grandi.

A quali tecnologie avete affidato i vostri investimenti nel digitale?

Di fronte a un mercato sempre più esigente e ordinativi sempre più importanti, a gennaio 2020 abbiamo deciso di fare un salto, introducendo Monna Lisa Evo Tre di Epson nei nostri laboratori. Ci è sembrata subito la risposta a tutte le nostre esigenze: dalla semplicità di utilizzo e gestione alla solidità strutturale.

Cosa l’ha convinta?

Quando ci siamo avvicinati a Monna Lisa, nel settore queste stampanti erano definite come dei “carri armati della stampa digitale”: macchine che non si fermano mai e assicurano un prodotto di qualità superiore. Abbiamo inaugurato anche l’utilizzo degli inchiostri Genesta Acidi che, non coprendo la superficie stampata, consentono di ottenere un effetto di naturalezza quasi assoluta di pellami non pigmentati, come il nabuk, gli scamosciati e i pieno fiore. Infine, aspetto non meno importante, ci permette di utilizzare una sola stampante per le diverse esigenze di produzione.

Come valuta la risposta dell’intero settore nei confronti della stampa digitale?

Negli ultimi anni lo sviluppo in questo comparto ha avuto una accelerazione esponenziale dovuta alle innumerevoli potenzialità che le nuove tecnologie hanno portato: dalla possibilità di personalizzare i prodotti a quella di poter creare articoli con un valore aggiunto notevole senza gravare sulle aziende con costi di realizzo e di gestione insostenibili.

Quali sono secondo lei i casi più rappresentativi?

Basti pensare al mondo della pelletteria, con i loghi stampati sulla pelle oppure le foto di animali, di paesaggi, di dipinti, di fantasie astratte, di temi barocchi, di motivi naif e tanto altro ancora, fino al nome del cliente al posto o insieme al logo della firma che ha creato il modello della borsa. Oppure la calzatura, in particolare per le sneaker che si prestano a fantasie abbinate e ancora oggi un mercato in crescita ed evoluzione continua. Infine, anche l’abbigliamento in pelle. Gli stilisti hanno infatti la possibilità sfruttare una tecnologia in più per personalizzare i capi.

Come avete affrontato questi dodici mesi?

Sono stati una sofferenza prima di tutto per quello che è avvenuto nella società in generale. Per quanto riguarda il nostro settore, il lockdown ha imposto uno stop con due tipi di ripercussioni. La prima immediata è stata la mancanza di ordini, mentre la seconda interesserà il mondo della moda più in generale e sarà senza dubbio una riduzione dei consumi che durerà a lungo nel tempo. Purtroppo, temo ci vorrà ancora del tempo prima che si possa tornare alla circolazione di persone a livello mondiale. Inoltre, il settore moda non è legato a beni di prima necessità e, quindi, un’eventuale lista di priorità non lo vede certamente nelle prime posizioni. In definitiva, la pandemia ha di fatto congelato il mercato della moda, riducendo gli ordini reali.

Riesce a intravvedere segnali su come impostare gli anni a venire?

Difficile dirlo. Per quanto ci riguarda cerchiamo di offrire un servizio ancora più accurato ai nostri clienti. Nel frattempo, continuiamo a investire in ricerca, tecnologia e gestione aziendale in ottica 4.0 per farci trovare pronti.

Per il settore della moda più in generale, cosa ci si può aspettare?

Dal punto di vista dei consumi, non so se il mondo tornerà esattamente come prima. Di sicuro cambierà qualcosa, ma è difficile immaginare a breve la direzione in cui andranno i gusti dei consumatori. Sarà un consumo sfrenato dettato dalle restrizioni imposte, o ci si volgerà verso una riflessione ponderata sulle priorità di acquisto di certi beni piuttosto che di altri? Ci sposteremo più su beni di prima necessità o su beni indotti da necessità meno importanti? Questo aspetto, a mio avviso, preoccupa molto l’intero comparto; non solo i grandi marchi, ma tutta la filiera, compresa la nostra azienda.

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