Home Blog Pagina 107

Gallus High Performance Days: successo per il primo evento virtuale di Gallus

Il numero di partecipanti e i feedback positivi premiano il nuovo formato dell’evento: con più di 1500 registrazioni l’evento “Gallus High Performance Days 2021” svoltosi il  3 e 4 marzo 2021 è stato un grande successo. Utilizzando questo nuovo format di evento digitale, Gallus ha dimostrato i punti salienti dei sistemi di stampa di etichette digitali e convenzionali. Conferenze di esperti hanno inoltre informato i partecipanti su diversi argomenti quali la stampa digitale di etichette con inchiostri a bassa migrazione.

Per quanto riguarda il digitale, sono stati mostrati in dettaglio i vantaggi della Gallus Labelfire, comprese le caratteristiche tecniche più importanti. Il risultato di stampa è stata un’etichetta stampata in digitale, altamente impreziosita con effetto metallico, applicato in digitale grazie alla Digital Embellishment Unit (DEU).

Per quanto riguarda la stampa convenzionale, le demo sono state sulla Gallus Labelmaster e la Gallus RCS 430. I partecipanti all’evento virtuale hanno potuto seguire la produzione di un’etichetta per shampoo su materiale PP trasparente sulla Gallus Labelmaster con Digital Printbar integrata “White Edition”. Con questo modulo digitale è possibile stampare in digitale un bianco opaco o integrare cambiamenti di lingua su diversi punti di un’etichetta. Dopo questa dimostrazione è seguita l’etichetta “Game-Changer” che ha dimostrato che la Gallus RCS 430 – in questo caso con l’unità di goffratura a caldo Pantec Rhino integrata – è in grado di convincere con una varietà di processi e varie applicazioni. La Gallus RCS offre inoltre un processo di preparazione del lavoro semplice e veloce.

Nelle cosiddette Breakout Sessions gli esperti di etichette hanno parlato in dettaglio di tre diversi argomenti. Martin Leonhard ha spiegato cosa considerare nella stampa digitale di etichette con inchiostri a bassa migrazione, Oliver Vetter ha parlato dei vantaggi della stampa serigrafica rotativa e del processo di prestampa facile e veloce e Vladimir Tyulpin della Avery Dennison ha fornito informazioni sulla scelta del substrato per il getto d’inchiostro UV ibrido e la flessografia.

Per i partecipanti registrati i video sono ancora disponibili sulla piattaforma dell’evento.

 

Webinar Federazione Carta e Grafica e Confindustria: al via il 18 marzo

Assografici, grazie all’apporto organizzativo di Confindustria e sotto l’egida della Federazione Carta e Grafica, dà il via giovedì 18 marzo al primo di due importanti appuntamenti informativi su alcune delle tematiche più attuali dell’agenda di Governo.
Il 18 marzo alle ore 14:30 la Federazione Carta e Grafica, di cui fa parte Assografici, ha l’opportunità di ospitare un webinar informativo organizzato da Confindustria dal titolo “Legge di Bilancio 2021: le principali misure fiscali per le imprese”, dedicato alle aziende della nostra filiera.
Il webinar vedrà l’intervento di Stefano Santalucia, referente Area Politiche Fiscali di Confindustria e costituirà l’occasione per una analisi delle principali misure fiscali (anche quelle introdotte al fine di contenere gli effetti negativi derivanti dall’emergenza epidemiologica) e per la discussione dei principali aspetti operativi e dei dubbi interpretativi. Di particolare interesse le misure di carattere fiscale che spaziano dagli incentivi a ricerca e innovazione, agli interventi sul reddito di lavoro dipendente, dalle semplificazioni in ambito IVA alle misure per le aggregazioni tra imprese, dagli aiuti a specifiche aree del Paese alle norme di fiscalità internazionale.
L’iscrizione al webinar Legge di Bilancio 2021” è gratuita e, per iscriversi al webinar occorre registrarsi compilando i campi richiesti nel form di iscrizione al seguente link:
Il webinar costituisce il primo di due incontri organizzati da Confindustria per Federazione Carta e Grafica; il secondo incontro su “Piano Transizione 4.0”, di cui saranno diffusi i dettagli nel corso dei prossimi giorni, avrà luogo venerdì 26 marzo.

Future Factory: l’evento che riunisce la community del printing, del packaging e del converting

L’appuntamento è fissato per il 10 e l’11 giugno e coniuga l’analisi degli scenari globali con gli orientamenti del settore in ottica sostenibilità, digitalizzazione e servitizzazione. “Il domani al servizio dell’uomo” è il claim alla base di Future Factory 2021, la nuova edizione dell’evento annuale di Acimga, reduce dal grande successo del percorso di internazionalizzazione del 2020. Un claim che vuole sottolineare, in questo preciso contesto globale, la necessità di riposizionare l’essere umano al centro della scena, anche all’interno di tutte le strategie industriali, sia come relazione tra azienda e cliente, ma anche nei rapporti umani all’interno dell’azienda stessa, come valore aggiunto strettamente correlato al concetto di brand reputation. Il consueto appuntamento con la filiera del printing, del converting e del packaging toccherà ancora una volta i temi del futuro della stampa, fornendo prospettive sempre diverse attraverso ospiti di portata internazionale e speech visionari e concreti. Future Factory 2021, nuovamente condotto da Matteo Bordone, giornalista, opinionista e blogger, in continuità con l’edizione passata e con gli Streaming Roadshow 2020, si terrà in forma phygital, con il pubblico in presenza e contemporaneamente in diretta streaming per raggiungere un vasto pubblico internazionale. Nel corso della due giorni si intervalleranno ampie panoramiche sul contesto corrente, insieme a focus e approfondimenti concreti sul settore in merito ai principali temi di rilievo, quali sostenibilità, industria 4.0, servitizzazione e risorse umane, temi verticali nel comparto, che abbracciano però anche un contesto molto più ampio.
Tra i relatori, per una prospettiva sul contesto economico orientato all’innovazione tecnologica, Alec Ross, consulente senior per l’innovazione della Segreteria di Stato durante l’amministrazione Obama. Ivana Pais, professore associato in Sociologia Economica all’Università Cattolica del sacro Cuore con ricerche orientate all’economia delle piattaforme e al lavoro digitale, affronterà il tema del Platform Model, forma organizzativa distintiva del XXI secolo, al centro di una sfida manageriale altrettanto distintiva. Paola Mariani, professore associato di diritto internazionale presso l’Università Bocconi di Milano nei corsi di “International law and EU Law” e “EU private international law”, offrirà la propria competenza focalizzandosi su temi economici collegati al diritto internazionale. Importanti referenti dalle associazioni di filiera, nazionali ed internazionali, forniranno infine nuovi punti di vista sul settore guardando agli orientamenti futuri per i prossimi anni. “Per affrontare le sfide che il mondo ci pone in questa fase di transizione globale, le aziende della filiera devono essere in grado di rispondere in maniera congiunta e verticale, secondo linee guida concrete” afferma Aldo Peretti, presidente di Acimga.

 

Tecnologie a confronto: toner vs inkjet

Un occhio poco allenato riconosce una stampa realizzata da un sistema toner rispetto a quella fatta da un sistema inkjet, mentre uno poco allenato ha solamente una percezione di maggiore o minore contrasto, di morbidezza o secchezza. La differenza superficiale e visiva tra le due tecnologie spesso è questa: la brillantezza e lucidità del toner, che non penetra nei supporti, è molto apprezzata sui sistemi a colore e in applicazioni che richiedono una profondità e saturazione del colore elevata e critica per la stampa di testi.

I sistemi inkjet garantiscono una resa migliore nei campi in cui bisogna garantire la leggibilità e morbidezza nei colori.

Uno sguardo più tecnico mostra le maggiori differenze tra i due sistemi proprio per come interagiscono con i supporti. La tecnologia toner usa cariche elettrostatiche per formare l’immagine e richiedono la fusione del toner tramite calore ponendo, tra i molti benefici, due criticità: la deformazione della carta e il consumo energetico. Gli inchiostri di un sistema inkjet penetrano i materiali e asciugano a basse temperature (anche ambiente) senza alcuno stress per la carta, la finezza e fluidità della goccia può essere un problema su alcuni supporti per cui spesso questi devono avere un trattamento superficiale per evitare che le gocce vadano troppo in profondità. Tuttavia, da qualche anno sono comparsi su mercato macchine a bobina e da foglio che non hanno necessità di stampare su carte pre-trattate; grazie all’utilizzo di inchiostri ad alta densità e contrasto e sistemi di asciugatura a bassa temperatura è possibile stampare sui comuni supporti di stampa. Per questo motivo sempre più stampatori guardano con attenzione a questa tecnologia per avere una reale opportunità di scambio lavoro tra produzione tradizionale e produzione digitale senza dover trovare soluzioni di compromesso.

SCOPRI LA SOLUZIONE KYOCERA PER LA STAMPA DI PRODUZIONE

 

Kyocera, l’era del Production Printing inkjet è iniziata!

Produttività, ottimizzazione, sostenibilità ambientale e gestione del dato variabile. Il mondo della stampa digitale si è sempre contraddistinto su questi aspetti. Il mercato richiede la massima efficienza già a partire dalle basse tirature, senza alcun compromesso in termine di qualità e gestione dei costi. In questo scenario, l’inkjet rappresenta il presente e futuro del printing. Soluzioni versatili e scalabili sono le più ricercate dagli stampatori moderni che possono differenziare il business e offrire prodotti pensati ad hoc senza ricorrere necessariamente alle attrezzature di stampa tradizionale.

L’era del Production Printing inkjet è iniziata

è un invito a scoprire questo mondo attraverso le potenzialità della nuova TASKalfa Pro 15000c: una soluzione a getto d’inchiostro a colore in grado di stampare fino a 1 milione di pagine/mese su qualsiasi supporto senza necessità di primer o trattamenti dei supporti.

Partecipa al webinar gratuito

il 24 Marzo 2021 dalle ore 11:00 alle ore 12:30

registrati qui!

Contatto con gli alimenti, le novità normative

Muoversi nei meandri della regolamentazione per la produzione e l’uso di plastiche e di multimateriali carta-plastica che vanno a contatto con gli alimenti non è semplice. Esistono, oltre alle disposizioni nazionali, anche diversi regolamenti a livello europeo. Il più completo è il Reg. (UE) 10/2011 a cui sono state introdotte importanti novità con il suo XV emendamento: il nuovo Regolamento (UE) 1245/2020.

Tema delicato quello dei materiali e gli oggetti in materia plastica destinati a venire in contatto con alimenti. I prodotti destinati al food contact, nei quali spesso sono accoppiati film plastici con carta, devono rispondere a una rigorosa normativa.

A fine dello scorso anno Innovhub SSI in collaborazione con l’Istituto Italiano Imballaggio ha affrontano queste tematiche in un workshop tecnico dedicato ai più recenti aggiornamenti normativi introdotti dal Regolamento (UE) 1245/2020, ultimo importante emendamento al Reg. (UE) 10/2011 sulle plastiche a contatto con alimenti.

Le norme

Il quadro normativo che si occupa di Moca – materiali e oggetti a contatto con alimenti – è complesso e si è andato arricchendo nel tempo. A partire dal Reg. 178/2002, che tratta il tema della sicurezza alimentare e nel quale, per la prima volta, si introduce il tema della sicurezza dell’imballaggio a contatto con alimenti; fino al Regolamento Quadro per tutti i Moca ovvero il Reg. 1935/2004. Proprio in questo documento, all’articolo 3, si definisce un principio base molto importante: tutti i materiali per i Moca non devono introdurre rischi per il consumatore né modificare le caratteristiche organolettiche degli alimenti. A questi documenti sono seguiti nel tempo il Reg. 2023/2006 sulle buone pratiche di fabbricazione, ovvero tutte le azioni che mantengono la conformità dei Moca, in tutte le fasi di lavorazione – dalla produzione alla distribuzione, fino all’uso finale. E ancora 5 regolamenti specifici – per cellulosa rigenerata, ceramiche, materiali attivi e intelligenti, plastica riciclata, oggetti in plastica –; e quelli dedicati ad alcune sostanze di partenza per la produzione di Moca.

Tutti gli altri materiali non oggetto di una specifica normativa – tra cui carta e cartone – sono stati lasciati, invece, alla discrezione degli Stati membri che vi possono adottare norme nazionali.

Tra le normative finora realizzate per i Moca, ha spiegato Serena Bariselli, responsabile Settore idoneità al contatto con alimenti di Innovhub SSI – Area carta, il Regolamento sulle plastiche è ad oggi il più completo. Si tratta del già citato Regolamento (UE) 10/2011 riguardante i materiali e gli oggetti di materia plastica destinati a venire a contatto con i prodotti alimentari, che si compone di 48 consideranda, 23 articoli suddivisi in 6 capi, e 6 allegati. La Commissione europea ha emanato persino due Linee guida per meglio comprendere il Reg. 10/2011. Il regolamento affronta anche il tema dei materiali e oggetti multistrato e multimateriali utilizzati nei Moca, nello specifico all’articolo 14.

Dalla sua nascita il regolamento 10/2011 ha subito diverse modifiche, l’ultima delle quali è il XV emendamento della Commissione europea.

Novità 2020

Pubblicato il 2 settembre 2020, il XV è un emendamento importante, che modifica e rettifica il precedente documento e prende il nome di Regolamento (UE) 1245/2020.

Il nuovo documento, in particolare:

– introduce la modifica delle restrizioni e delle specifiche per alcune sostanze, inserendo all’Allegato I nuove sostanze autorizzate nella lista positiva e stabilendo nuovi limiti di migrazione per altre;

– sostituisce l’Allegato II sulle restrizioni per materiali e articoli in plastica relative a metalli e ammine aromatiche primarie;

– modifica il punto 6 dell’Allegato IV sulla “Dichiarazione di conformità” (DDC);

– modifica e aggiunge alcune modalità e condizioni previste all’Allegato V relativo alle prove di migrazione.

Tra le novità principali introdotte, l’Allegato II del nuovo regolamento è un’integrazione, spiega Carmen Sorice, responsabile Area testing dell’Istituto Italiano Imballaggio. Al suo interno sono riportati i limiti di migrazione e di utilizzo previsti per 24 sostanze. Inoltre sono stati introdotti anche nuovi metalli pesanti in aggiunta alla lista attualmente in vigore. Nello specifico si tratta di arsenico, cadmio, piombo, mercurio e antimonio per tutti i tipi di plastica e di lantanidi – lantanio, europio, gadolinio e terbio – per le poliolefine. Le nuove restrizioni, presenti sempre all’Allegato II, riguardano invece il limite di rilevamento delle ammine aromatiche primarie, che è stabilito a 0,002 mg/kg di simulante alimentare.

Il punto 6 dell’Allegato IV precisa invece che nella DDC si dovrebbe riportare la quantità delle sostanze soggette ai limiti espressi nell’Allegato II. Inoltre si parla di “genotossicità”, asserendo l’obbligo di fornire informazioni sull’eventuale presenza in un materiale od oggetto in plastica di sostanze la cui genotossicità non possa essere esclusa.

Per quanto riguarda le prove di migrazione dell’Allegato V, le novità riguardano i requisiti a cui rifarsi per la determinazione delle migrazioni negli “oggetti di uso ripetuto”. Nel nuovo regolamento si stabilisce come le migrazioni globali e specifiche non debbano aumentare nel passaggio alle prove successive; in caso ciò avvenisse, il materiale non potrà essere definito conforme.

Infine, vi è introdotta – sempre all’Allegato V – una nuova condizione di contatto, la OM0 (overall migration 0). Questa dovrà essere adottata per applicazioni di contatto di breve durata a temperatura ambiente oppure se a temperature inferiori; in particolare si prevede un contatto per la prova di 30 minuti a 40 °C.

I cambiamenti introdotti dal nuovo regolamento non vanificano però quanto stabilito in precedenza. Come precisa Sorice, i materiali e gli oggetti di materia plastica che sono conformi alla versione precedente del Reg. 10/2011 – antecedente quindi all’entrata in vigore del nuovo regolamento –, a patto che siano stati introdotti per la prima volta sul mercato prima del 23 marzo del 2021, potranno continuare a essere immessi sul mercato per un altro anno e mezzo da quella data – precisamente fino al 23 settembre del 2022e potranno altresì rimanere sul mercato fino a esaurimento delle scorte.

Cosa fare per i multistrato e multimateriali

Al settore di produzione e lavorazione delle carta interessa nello specifico come trattare i multistrato e multimateriali che devono entrare in contatto con alimenti. L’articolo che ne parla, già all’interno del Reg. 10/2011, come spiegato da Sorice, è il citato articolo 14. Vi si esplicita che tutti gli strati costituiti da plastica devono essere conformi al regolamento stesso. E ancora che, in caso di materiale multistrato, lo stato in plastica non a diretto contatto con l’alimento e da questo separato da una barriera funzionale può essere fabbricato con sostanze non figuranti tra le autorizzate dell’Allegato 1 – fatta eccezione per le mutagene, cancerogene o tossiche. Inoltre per questi strati di plastica gli articoli 11 e 12 – migrazione specifica e globale – non vengono applicati; tali valori limite possono essere definiti dalla legislazione nazionale.

In Italia la normativa che se ne occupa è il DM 21/03/1973 che, all’articolo 5, parla di barriera. Vi si specifica che, nel caso di accoppiati o di altri materiali complessi – per esempio carta accoppiata a plastica o con un coating –, lo strato a contatto diretto con gli alimenti deve essere conforme a quanto stabilito dal DM ma, se tale strato esplica effetto barriera, la conformità non sarà necessaria. L’articolo 5, infine, riporta anche un altro concetto importante: gli approcci di screening, poi ripresi anche nel Reg. 10/2011. Nella fattispecie, il contenuto residuo, i modelli matematici e la migrazione globale.

Una rete per le PMI e la ricerca

Innovhub, tra le sue varie, è anche partner del consorzio Simpler (Support services to improve innovation and competitiveness of businesses in Lombardia and Emilia Romagna). Il consorzio ha il compito garantire sul territorio lombardo ed emiliano i servizi di Enterprise Europe Network (EEN) la rete europea nata nel 2008 per volontà della Commissione europea. Composta da oltre 600 organizzazioni sparse in 60 Paesi, la rete ha come obiettivo il supporto all’innovazione, il trasferimento tecnologico e l’internalizzazione di piccole e medie imprese e di enti di ricerca.

In particolare offre un sistema integrato di servizi – gratuiti – per aiutare le PMI nella ricerca all’estero di nuovi partner commerciali, produttivi e tecnologici. Inoltre promuovere la partecipazione ai programmi per la ricerca dell’UE, come Horizon 2020. L’intento è aiutare le imprese a diventare maggiormente competitive anche sui mercati internazionali.

Industry 4.0: un’opportunità da cogliere al volo

Carlo Emanuele Bona, consigliere della Federazione Carta e Grafica e coordinatore del progetto Industry 4.0

In questo periodo è più che mai urgente rinnovare e rinnovarsi. L’esempio della Federazione Carta e Grafica dimostra che è possibile introdurre un grande processo di innovazione in un panorama fatto di aziende anche molto diverse tra loro. L’obiettivo è recuperare produttività e affrontare la competizione internazionale.

Il tema dell’innovazione è ormai una necessità per moltissimi comparti produttivi, a cominciare da quelli che lavorano per il settore retail&consumer e subiscono maggiormente le oscillazioni della congiuntura. E il settore grafico-cartario è certamente fra questi.

Proprio per questo motivo la Federazione Carta e Grafica, di cui fa parte Assografici insieme ad Assocarta e Acimga, ha lanciato tre anni fa un progetto articolato per supportare le aziende nel percorso di evoluzione verso un modello aziendale 4.0. Facciamo il punto della situazione ad oggi.

Il progetto Industry 4.0 è un’iniziativa federativa di lungo respiro, avviato sulla scia del Piano Nazionale Industria 4.0 nel 2018 che, realizzate le prime fasi operative, sta permettendo alle aziende associate di cogliere le opportunità di trasformazione offerte dal mercato anche attraverso una maggior integrazione a valle e a monte della filiera. Ne parliamo con Carlo Emanuele Bona, consigliere della Federazione Carta e Grafica e coordinatore del progetto Industry 4.0 in seno alla federazione stessa.

Dal lancio del progetto alla fase 2

Il progetto ha preso avvio con alcuni primi incontri seminariali incentrati sugli incentivi fiscali varati allora dal Governo in tema di Industria 4.0, individuando successivamente come obiettivo l’accompagnamento delle aziende attraverso la predisposizione di strumenti utili all’adozione di questo nuovo paradigma produttivo.

Nello stesso contesto è stato illustrato e promosso l’intervento successivo, supportato e coordinato dalla SDA Bocconi, che consisteva nell’elaborazione di un check-up aziendale finalizzato alla raccolta di dati sullo stato di maturità 4.0 delle aziende delle singole componenti della filiera. I dati raccolti sono stati quindi analizzati dai consulenti Bocconi e sistematizzati nell’opuscolo Industry 4.0 Istruzioni per l’Uso, sia per fornire lo stato dell’arte della filiera, sia per offrire alle aziende del settore una prima serie di strumenti finalizzati a identificare il percorso verso il modello 4.0. La fase 2 ha poi fornito un supporto più operativo con un corso di formazione executive organizzato sempre con Sda Bocconi pensato per accompagnare gli imprenditori in una prima fase di approfondimento sul tema. Ma l’emergenza pandemica ha un po’ rallentato il percorso che avrebbe previsto un successivo supporto diretto in azienda da parte dei consulenti Bocconi, in modo tale da avviare concretamente l’evoluzione in ottica 4.0.

«Il lockdown ha portato con sé due cose», racconta Carlo Emanuele Bona: «il rallentamento delle attività progettuali e la maggior consapevolezza dell’esigenza di processi d’innovazione declinati sulle singole specificità di ciascuno dei settori rappresentati dalla federazione, che è bene ricordarlo, è composta di diverse anime, che spaziano dalla grafica e cartotecnica alle aziende trasformatrici, ai produttori di macchinari e alle cartiere».

Il ruolo dei consulenti Bocconi

«Lo scopo di questo progetto è quello di accompagnare le aziende della filiera nell’adozione del paradigma produttivo 4.0», continua Bona, «attraverso un percorso graduale che parta da principi generali per poi declinarsi nel particolare di ogni singolo settore produttivo. Ci siamo rivolti alla Sda Bocconi per potere mettere a disposizione degli associati un supporto qualificato e gli strumenti utili alle aziende per intraprendere il percorso. L’apporto dei consulenti della SDA Bocconi, coordinati dal professor Vincenzo Baglieri, offre un approccio metodologico anche per quanto riguarda l’evoluzione dei modelli di business, che può essere declinata in modi diversi a seconda dei settori di appartenenza».

«Il punto di partenza è stato il check up, un questionario online attraverso il quale le aziende che hanno partecipato all’iniziativa hanno fornito una serie di informazioni che, elaborate da SDA Bocconi, hanno consentito di delineare un quadro generale del grado di maturità 4.0 del settore e, per ciascuna azienda, una fotografia più specifica, continua Bona, «Questa fotografia costituisce una prima indicazione del proprio grado di maturità digitale rispetto al settore di appartenenza

Il successivo step è stata una formazione a livello executive organizzata in Sda Bocconi che ha consentito ai partecipanti di identificare le possibili applicazioni del modello Industry 4.0 alla propria azienda ma, soprattutto, di conoscere quali passi operativi intraprendere per poter diventare impresa 4.0. Un passaggio propedeutico a quello successivo, ossia il supporto consulenziale di Bocconi in azienda per un concreto affiancamento nel percorso. Quest’affiancamento, pensato per essere snello, della durata di 2-3 giorni, darà la possibilità alle aziende di caratterizzare in maniera più customizzata la propria roadmap per essere 4.0. ».

La fase 3 e la formazione

«La fase 3 di supporto consulenziale in azienda ha subito un inevitabile rallentamento per via della pandemia», dice Bona, «Ciò nonostante le aziende e la federazione sono pronte a ripartire di slancio, sia sul tema della formazione sia per quanto concerne il grande capitolo della transizione digitale e della sostenibilità, tenendo in questo caso anche in considerazione gli esiti della riscrittura del Recovery Plan che sono ormai in via di definizione».

«La pandemia ha dunque rallentato, ma non bloccato, quest’iniziativa che ripartirà a breve», sottolinea Bona. «Il progetto di formazione in azienda è destinato a tutti gli associati della Federazione che hanno già partecipato alla ricerca Bocconi condotta nel corso del 2018 con il check-up online, ma potrà essere esteso a tutte le aziende del settore interessate all’adozione del paradigma industria 4.0.

«Quel che più rileva di questa iniziativa è la visione strategica in ottica 4.0, tenendo conto delle caratteristiche del settore di appartenenza e del preciso posizionamento delle singole imprese. Non è mai, quindi, un percorso standard, ma un cammino individuale che considera la maturità di ogni azienda e gli specifici contesti in cui essa opera».

Breve guida alla scansione mobile, risultati positivi e tempo risparmiato

Adobe Scan è un’app mobile che riconosce in automatico il testo e che permette di acquisire documenti, moduli, biglietti da visita e lavagne virtuali in PDF di alta qualità direttamente dal dispositivo mobile.

Nonostante il mercato degli scanner si sia notevolmente ridimensionato nel corso dell’ultimo ventennio non si può dire altrettanto dell’esigenza di digitalizzare i supporti cartacei, e non solo nell’ambito della smaterializzazione documentale.

Anche se, in parte, le stampanti all in one hanno sempre più occupato anche gli ambienti casalinghi, gli smartphone hanno ormai sostituito gli scanner piani in molte circostanze, tutte quelle cioè in cui la priorità è più la rapidità dell’acquisizione che la qualità finale.

Di pari passo con il miglioramento delle prestazioni, delle fotocamere e delle funzioni di ritocco immagine, aumentavano i contesti i cui non si avvertiva più l’esigenza di uno scanner come lo si è sempre inteso, aprendo di fatto un “nuovo” segmento: l’acquisizione e gestione documentale da mobile.

Se poi aggiungiamo che l’ultimo anno ha portato a vivere condizioni più uniche che rare, anche nella didattica a distanza, con contesti famigliari costretti a inviare via mail i compiti dei propri figli… allora diventa inevitabile sbattere il naso contro questa “nuova” realtà.

A portata di mano

Lo ammetto, usando costantemente Photoshop non ho mai dato tanto credito a mobile app come Adobe Scan, Office Lens e compagnia. Sempre fedele al modus operandi tradizionale passavo fogli sparsi, quaderni, quadernoni, libri e libercoli rigorosamente sul piano dello scanner nella all in one di casa, intervenendo in modo automatico o manuale a seconda dei soggetti, delle pieghe ecc…

Risultati? Buoni, niente da dire, anzi, buona parte dei compiti rischiavano di essere più ben scansionati che ben fatti (ma almeno avevo fatto il mio).

Tempi? Eh… nonostante la padronanza dei mezzi in gioco le ore impiegate sono state un’enormità, e con il senno di poi avrei potuto circoscrivere gli interventi professionali a non più del 10% delle digitalizzazioni, demandando il resto al telefonino con la giusta app installata.

Figura 1

Il terzetto delle app Adobe con Scan, Acrobat e Sign, rispettivamente: l’app per l’acquisizione digitale, quella per aprire/gestire/fare cose con i PDF, e quella per l’ambito firma (elettronica e non) sui PDF.

L’iter ottimale

Premetto che nel mio caso ho fatto uso di Adobe Scan, per cui alcune voci o modalità operative potrebbero non essere esattamente le stesse usando app di altre case (ho contato almeno una trentina di alternative ad oggi), considerate comunque che, in linea di massima, sono sovrapponibili per lo meno nelle loro funzioni base.

Dunque, l’iter ottimale prevede

  1. avviare dell’app,
  2. scegliere la tipologia di soggetto da acquisire (Lavagna, Modulo, Documento, Biglietto da visita)
  3. inquadrare il soggetto
  4. regolare il riquadro di ritaglio

Vedrete 4 cerchietti girare per lo schermo alla ricerca del rettangolo da inquadrare e, una volta identificato, di default l’app procederà in autonomia all’acquisizione senza richiedere il tap dell’operatore.

Nel primo esempio ho operato in modalità Biglietto da Visita, ma l’inizio è uguale per tutte, se l’acquisizione non vi dovesse soddisfare si può scattare nuovamente, in genere però mi sono sempre trovato bene con la valutazione automatica.

Il riquadro di regolazione bordi assomiglia molto al Ritaglio Prospettiva di Photoshop (per non dire che è identico), e una volta sistemati eventuali disallineamenti tra i cerchietti ed i vertici del rettangolo di ingombro l’operazione di raddrizzamento è automatica.

Figura 2

La ricerca automatica del riquadro del biglietto fa quasi passare inosservate le opzioni di scatto nella bottom bar, che tornano comunque utili in caso l’utente voglia ottimizzare risultati automatici poco soddisfacenti (con messa a fuoco e flash addizionale). È naturalmente sempre possibile attingere a immagini già presenti nella galleria del telefono.

La casistica

A questo punto le strade si dividono, a seconda del tipo di soggetto scelto inizialmente:

  1. nel caso della modalità Lavagna l’app cercherà di ottimizzare i contrasti per gli scatti di lavagne (dai…) scritte con il classico gesso (eh…). Tra le varie e ormai consuete possibilità di condivisione, stampa diretta, eliminazione ecc… vale la pena indicare la voce di Modifica scansione (che apre un piccolo ambiente di editing per scrivere brevi annotazioni, disegnare semplici grafiche ed evidenziare eventuali aree di rilievo), e Combina più file, utile per la preparazione di un PDF multipagina che contenga più immagini.

Figura 3

Nella modalità lavagna giustamente non parte l’OCR ma viene data evidenza alla voce Modifica così da accedere ad una semplice lavagna… digitale.

  1. nel caso della modalità Modulo l’App farà partire una regolazione dei contrasti (colore automatico) ed un OCR (riconoscimento automatico delle parole) e cercherà di identificare in automatico i campi di compilazione appoggiandosi ad Acrobat Reader. Nei test fatti entrambi gli automatismi hanno funzionato benissimo, e anche se non risulta particolarmente sorprendente visto che i moduli sono tipicamente stampati chiaramente su fogli bianchi dà sempre soddisfazione vederli correttamente preparati.

Figura 4

La sequenza di acquisizione Modulo, con un esempio di documento già correttamente processato dall’OCR e compilabile con Acrobat Reader per mobile (con eventuale firma al bisogno).

  1. Nella modalità documento (quella standard in apertura) viene applicata una regolazione Colore automatico e un OCR, a cui segue prontamente la proposta di selezione e copia del testo. Nel test qui rappresentato ho cercato di mettere alla prova il riconoscimento automatico dei caratteri e come si può vedere dal testo selezionato il risultato è pienamente soddisfacente, anche sotto i 4 pt. Personalmente apprezzo che tutto funzioni anche se le pagine sono leggermente incurvate, come quelle dei libri, anche se mi piacerebbe l’introduzione di qualche strumento che raddrizza i fogli anche in questi termini.

Figura 5

La sequenza di acquisizione documento con la cornice di correzione prospettica e la selezione del testo (al centro) e le consuete azioni che ci si aspetta dai documenti PDF.

  1. Nella modalità biglietto da visita si accede rapidamente alla possibilità di salvare in rubrica i dati principali, tanto più chiaramente sono scritti sul biglietto e tanto meglio verrà fatto il riconoscimento dei dati, tuttavia non sempre Adobe Scan riesce nell’intento quando i biglietti presentano contrasti cromatici e/o allineamenti “creativi”, comprensibilmente aggiungerei.

Tutte le acquisizioni vengono salvate in Adobe Document Cloud, a meno che l’utente non desideri impostare l’app diversamente, e in questo modo non rischiamo di occupare inutilmente prezioso spazio sullo smartphone.

In conclusione: risultati positivi e molto tempo risparmiato, soprattutto se lo avessi usato prima.

Durst, progetto pilota per la “Sicurezza nelle scuole dell’Alto Adige”

Durst Group lancia il progetto pilota “Sicurezza nelle scuole altoatesine”. Alla fine del 2020, infatti, l’azienda ha presentato Durst Habitat, un sistema certificato di sanificazione dell’aria con tecnologia UV-C per uso indoor contraddistinto da un un’efficienza garantita >99,9%. Nella fase di avvio del progetto dedicato alle scuole, Durst Group ha già fornito gratuitamente 20 sistemi Durst Habitat per le aule dell’Istituto Tecnico Superiore per il Commercio, Grafica e Comunicazione di Bressanone. Questa prima installazione ha due obiettivi: da una parte, testare l’utilizzo di questa tecnologia in ambito scolastico; dall’altro, incentivare altre aziende e imprenditori a supportare l’iniziativa.

“Con questo progetto vorremmo contribuire a massimizzare le misure di protezione negli istituti scolastici. E per farlo puntiamo a creare un esempio di collaborazione non convenzionale tra aziende, che si uniscono per rendere più sicuri i luoghi di aggregazione dei giovani”, ha dichiarato Christoph Gamper, CEO e comproprietario di Durst Group. “Nella nostra sede aziendale stiamo già utilizzando il sistema Durst Habitat, in aggiunta, ovviamente, all’uso di mascherine e al rispetto di regole di igiene e distanziamento. In particolare abbiamo installato i nostri sanificatori nelle sale riunioni e negli spazi comuni e, fino ad ora, non abbiamo avuto nessun caso di contagio all’interno dell’azienda”.

Durst Group invita le aziende e gli imprenditori altoatesini a sposare il progetto sponsorizzando l’utilizzo dei sistemi di sanificazione dell’aria Durst Habitat in altre scuole di loro scelta. Per questo progetto, il Gruppo si impegna a fornire i sistemi Durst Habitat al prezzo di costo, inclusa l’installazione. In previsione di una calda adesione, Durst Group sta già potenziando la propria capacità produttiva. A tal fine, sarà sicuramente necessaria ulteriore forza lavoro. Per questo motivo, Durst si rende disponibile a valutare con altre aziende interessate collaborazioni sia sul fronte produttivo, sia integrando dipendenti in cassa integrazione di aziende partner, che naturalmente verranno sottoposti a training di formazione.

Le aziende e gli imprenditori interessati che desiderano contribuire al progetto con una sponsorizzazione o collaborando alla produzione possono rivolgersi a: protection@durst-group.com.

Durst Habitat è l’innovativo sistema di sanificazione dell’aria che riduce la carica virale negli ambienti interni utilizzando lampade UV, rendendo più sicura la permanenza di persone in spazi chiusi come uffici, studi medici, scuole, ristoranti, bar, negozi, banche, ma anche abitazioni private.
Sviluppato nei laboratori Durst Labs e testato da istituti europei indipendenti e accreditati, Durst Habitat combina in un unico sistema lo scambio dell’aria e l’irradiazione di raggi UV privi di ozono nocivo per la persona, riducendo efficacemente gli aerosol infettivi e sanificando gli ambienti da virus e batteri. Il sistema è contraddistinto da un design estremamente moderno il cui rivestimento in tessuto antivirale può essere personalizzato con grafiche a piacere, utilizzando così la superficie di Durst Habitat per comunicare, informare o decorare gli spazi. Il tessuto antivirale può essere stampato direttamente da Durst con la grafica scelta dal cliente e fornito già in versione customizzata. Inoltre, la sostituzione del tessuto è molto semplice e può essere effettuata in pochi minuti: in qualsiasi momento è possibile decidere di aggiornare la grafica con nuove immagini.

Cloud first, perché è la strategia vincente per le aziende italiane

Ecommerce, customer experience, smart working, formazione a distanza, ma anche sovranità del dato e sicurezza intrinseca sono alle basi del successo del cloud italiano, un trend che vale 3,3 miliardi di euro destinato a consolidarsi.
A un anno di distanza dall’inizio dell’emergenza coronavirus, le aziende italiane si trovano a vivere una realtà lavorativa molto diversa da quella cui erano abituate solo pochi mesi fa.
Anche per le realtà più restie ad abbracciare soluzioni tecnologiche, l’ondata di trasformazione digitale comporta un cambio di paradigma radicale indispensabile a garantire la continuità aziendale.
Alcuni termini, prima utilizzati quasi solo da addetti ai lavori, sono diventati di uso comune: smart working, ecommerce, e soprattutto cloud sono parte integrante della quotidianità di un gran numero di imprese italiane.
Non a caso abbiamo parlato di cloud mettendolo in evidenza: si tratta della tecnologia abilitante per eccellenza, senza la quale sarebbe semplicemente impensabile qualsiasi tipologia di lavoro agile, e che renderebbe fatale la prolungata riduzione agli spostamenti a cui siamo tutti sottoposti ormai da lungo tempo.
Sarebbe tuttavia un errore considerare il cloud alla stregua di una soluzione in qualche modo “emergenziale”, di cui poter fare a meno una volta che la situazione si sarà in qualche misura normalizzata.
Infatti, i vantaggi sono così grandi da rendere impensabile un ritorno al passato: significherebbe di fatto arrendersi alla concorrenza di chi è meglio attrezzato e, soprattutto, più deciso a proseguire un percorso digitale premiante anche dal punto di vista della produttività.
Tuttavia, parlare di cloud sarebbe poco produttivo se non ne traducessimo più nel concreto le implicazioni pratiche. Prima di tutto, vale la pena delinearne i confini economici: stiamo parlando di un mercato italiano che nel 2020 è valso ben 3,34 miliardi di euro, secondo l’Osservatorio Cloud Transformation dalla School of Management del Politecnico di Milano. Una cifra ragguardevole e che da sola testimonia la diffusione di questa tecnologia nel Paese.
Impossibile parlare di cloud senza parlare di data center, due mondi strettamente legati. Il Global Cloud Index di Cisco prevede infatti che entro il 2021 il traffico cloud rappresenterà il 95 per cento del totale del traffico Data Center. Un volume impressionante e che potrebbe destare alcune preoccupazioni e anche problemi di policy sulla sovranità dei dati.
Infatti, per diverse organizzazioni esiste la volontà o perfino l’obbligo di garantire che i dati dei propri clienti non lascino mai il suolo nazionale.
Se questo fatto poteva costituire un ostacolo fino a qualche anno fa, oggi non sono pochi i cloud provider che hanno aperto delle region nel nostro paese, e il numero è in continua crescita.
Questo testimonia sia l’importanza dell’Italia nello scacchiere economico e informatico globale, che la maturità del mercato.
Aprire una region, infatti, è un investimento tecnico ed economico di grande rilievo anche per i big del settore. Ed è anche un’opportunità in più per numerosi settori economici italiani: le performance in termini di banda e latenza offerte dalla presenza delle region in Italia permettono a Industria 4.0 di sprigionare il proprio potenziale con soluzioni IoT ed edge computing; uno studio legale ad esempio potrà garantire ai propri clienti che nulla di quanto in loro possesso lasci mai l’Italia, pur offrendo il massimo delle performance e della fruibilità dei dati che solo il cloud può offrire.
È stata soprattutto la componente SaaS (Software-as-a-Service) con oltre 1 miliardo di euro di spesa complessiva, +46% rispetto al 2019, a guidare questa dinamica, con l’esplosione di tutte le categorie che hanno permesso alle aziende di restare operative in fase emergenziale, dai servizi Collaboration e Gestione Documentale ai Portali B2c/eCommerce.
Ed è proprio questa la ragione del successo del cloud: permettere a una serie di tecnologie e soluzioni oggi irrinunciabili di poter sprigionare il proprio potenziale.
Qualche esempio concreto? Primo fra tutti lo smart working, che ha permesso (e permette) a milioni di italiani di lavorare a distanza, in totale sicurezza e rispetto delle normative anti-covid. E al tempo stesso ha garantito alle imprese italiane di poter mantenere un buon livello di business continuity.
Nel contesto dello smart working, soluzioni di collaboration rendono di fatto molto più semplice il flusso di informazioni con i propri colleghi e collaboratori.
Anche le risorse umane, in grande difficoltà nella gestione del personale in un contesto così polverizzato, traggono ampi benefici dalle soluzioni cloud, che permettono di avere una visione globale dell’azienda dal punto di vista delle human resources.
Non possiamo non ricordare gli ecommerce, veri e propri digital twin di innumerevoli Pmi italiane. Senza il commercio elettronico, un gran numero di queste aziende oggi semplicemente non esisterebbe più.
Inoltre, è doveroso sottolineare il ruolo chiave, per qualsiasi realtà aziendale, dei software ERP e CRM, che grazie alla tecnologia cloud sono fruibili ovunque e in qualsiasi momento.
La gestione economico-finanziaria delle organizzazioni e della customer base sono tasselli irrinunciabili, a maggior ragione in un’epoca storica in cui i rapporti fisici sono giocoforza rarefatti.
In ottica customer experience, ricordiamo che tutti o quasi i chatbot oggi sempre più diffusi sono cloud-based e abilitati da intelligenza artificiale e machine learning; due tecnologie che non esisterebbero senza il cloud computing, oppure sarebbero appannaggio solo di large enterprise con sufficiente potenza di calcolo a disposizione.
Con il cloud computing qualsiasi Pmi può dotarsi di chatbot con funzioni più o meno sofisticate, potendo anche contare sulla scalabilità del cloud.
In cloud trovano ampio spazio anche sofisticate soluzioni di formazione a distanza. Moltissime aziende hanno sfruttato le potenzialità delle piattaforme di elearning per fare attività di reskilling e upskilling, di fatto migliorando le performance dei propri dipendenti e programmando al meglio le attività in vista della ripresa economica che, per molti settori, è già in corso.
Infine, vale la pena di ricordare che tutti abbiamo iniziato a conoscere il cloud come storage virtuale. Un ruolo di grande rilievo quando non è possibile recarsi in ufficio o in azienda, e che al tempo stesso garantisce la salvaguardia dei dati: difficile immaginare infrastrutture più affidabili di quelle di un cloud provider.
Per farsi un’idea, sia nei primi approcci al cloud che per ricalibrare la propria infrastruttura, è consigliabile consultare una guida e affidarsi a un servizio di consulenza gratuito come V-Hub di Vodafone Business, che mette a disposizione un esperto via telefono o chat.