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Esko e B+B International a Viscom Italia 2018

Esko e il suo distributore italiano B+B International esporranno insieme a Viscom Italia 2018 per dimostrare come un flusso di lavoro ottimizzato consenta agli specialisti di imballaggi, espositori e cartellonistica di essere più flessibili e produttivi.

B+B International distribuisce il software Esko ArtiosCAD per applicazioni CAD-CAM e la linea di plotter da taglio Kongsberg. A Viscom Italia verrà esposto un Kongsberg C64.

In particolare, il plotter da taglio digitale multifunzionale Kongsberg C64 per applicazioni di cartellonistica ed espositori sta al passo con le stampanti attuali, con formato più ampio e più veloci. Si tratta di un sistema versatile che offre precisione e produttività grazie alla leggera traversa in carbonio composito, che garantisce precisione elevata alle massime velocità, e all’unità di fresatura ad alte prestazioni a ciclo continuo da 3kW.

Eddy Fadel, vicepresidente vendite Emea di Esko, ci spiega: «Le soluzioni Esko rivolte al futuro, come Kongsberg C64, garantiscono una produzione perfetta al primo tentativo perché assicurano maggiore produttività e qualità superiore. L’automazione delle operazioni di prestampa e avviamento, unitamente all’uso di un alimentatore, rendono l’intero processo di produzione di insegne ed espositori più ottimizzato, privo di errori e, soprattutto, più affidabile».

B+B International fornisce integrazione di sistemi e assistenza clienti a trasformatori, progettisti di imballaggi, laboratori digitali e stampatori. Esporrà, inoltre, il proprio sistema gestionale e di preventivazione per stampatori di imballaggi Packway.

Questo il commento di Davide Dal Col, direttore generale di B+B International: «Siamo alla continua ricerca di modi per aggiungere valore ai flussi di lavoro dei nostri clienti e siamo ansiosi di mostrare come queste soluzioni aiutano le aziende odierne ad affrontare con efficienza ed efficacia i requisiti chiave del mercato».

Viscom Italia 2018 scalda i motori

Viscom Italia, fiera internazionale dedicata al mercato della comunicazione visiva, tornerà protagonista nei padiglioni 8/12 di Fieramilano dal 18 al 20 ottobre 2018, con tante nuove idee e un’ampia offerta espositiva che caratterizza questa manifestazione. Arrivata alla sua trentesima edizione la mostra, testimone di una comunicazione che cambia e si evolve anno dopo anno, si conferma osservatorio privilegiato sulle tendenze che riguardano il mondo della creatività applicata ai mercati della pubblicità, design, interior decoration, retail e brand industry.

Nuove sperimentazioni, tendenze e creatività sono gli ingredienti di questa trentesima edizione. Un ricco menu di eventi live, convegni, spazi interattivi e mostre per assaporare tutte le possibilità che il mondo della comunicazione visiva offre oggi sul mercato.

Per raccontare tutto questo la manifestazione si animerà ancora una volta con una proposta merceologica ampia e trasversale che tocca tutti i comparti: stampa digitale grande formato – insegnistica– cartellonistica – serigrafia – tampografia – promozione tessile – ricamo – incisione – fresatura – laser – premiazione sportiva – digital signage – labelling – packaging – p.o.p – servizi per eventi.

«Un’edizione che metterà al centro la qualità e la creatività con una carica sempre più innovativa. Viscom Italia si conferma una manifestazione ricca di proposte di contenuto e di nuovi concept capaci di lanciare future prospettive di business tutte da gustare» ci spiega Paola Sarco, exhibition manager di Viscom Italia. «Sono 20.000 i visitatori attesi che in fiera trovano quanto c’è di nuovo sul mercato della comunicazione visiva. Ma anche nuove categorie di pubblico che negli ultimi anni si sono avvicinate alla nostra manifestazione, per ricercare idee e nuove applicazioni, personalizzare i materiali più diversi, comunicare nuovi prodotti e prendere spunto da testimonianze di progetti realizzati in campi diversi».

Quest’anno la manifestazione rinnova le partnership con importanti realtà del settore quali AIFIL, per il settore dell’insegnistica, ALA Assoarchitetti, per il design e l’architettura, Display Italia per il mondo del retail e il PersonaLive, MOSTRO, il festival della comunicazione visiva.

La stampa digitale del colore

I colori sono un aspetto essenziale per la stampa e una buona resa degli stessi può portare al successo o al fallimento di un progetto. Per lo stampatore, dunque, è imprescindibile avere una buona gestione del colore, affinché tutti i lavori siano coerenti e misurabili con le aspettative del cliente. Vediamo come sia possibile realizzare ciò.

Tutte le macchine da stampa digitale, foglio, bobina, grande e piccolo formato, inkjet e toner, sono l’unione di una parte software che trasforma i file in matrici virtuali e una parte hardware che è il corpo stampante vero e proprio. La gestione del colore in modo oggettivo è un prerequisito fondamentale per poter lavorare in modo profittevole con qualsiasi sistema di stampa digitale per i seguenti motivi: l’assenza di matrice fisica in questo processo di stampa rende ogni soggetto stampato un originale riscritto per ogni copia prodotta; le tirature nel caso della macchina a foglio e a bobina sono, per economia di scala, ridotte rispetto a un processo analogico; nel grande formato spesso si fanno stampe di poche copie o, nel caso delle maxi affissioni, uniche.

Per questo motivo gli stampatori digitali dovrebbero adottare delle politiche attive di gestione dei file con procedure di preflight dedicate e controllo della cromia per i vari set up di macchina, affinché tutti i lavori siano coerenti e misurabili con le aspettative del cliente. Per fare questo lo stampatore deve rendere disponibili le impostazioni (profili colore, risoluzioni, lineature, jobticket, preferenze software, ecc…) delle proprie configurazioni della macchina da stampa affinché grafici e agenzie possano utilizzarle e incorporarle nei file, le matrici dello stampato; in alternativa, se lo stampatore ha sviluppato i propri profili device link o le sue procedure di conversione da profili standard, dovrà comunicare cosa adottare affinché si possano ottenere dei risultati misurabili. È la struttura stessa delle macchine da stampa digitale a rendere necessari questi passaggi, perché potendo stampare su molti materiali, senza variare inchiostri, si rende necessario eseguire rasterizzazioni differenti dello stesso file in funzione del supporto e del risultato cromatico atteso. Quindi per fare un’efficace gestione del colore con sistemi di stampa digitale abbiamo due ambiti di riferimento: l’acquisizione dei file e le impostazioni della specifica macchina.

I formati file utilizzati per la consegna alla stampa di un sistema digitale sono pochi di preferenza in formato PDF, sia raster, sia vettoriali e affinché la riproduzione dei colori rispetti quanto desiderato è necessario che tali colori siano leggibili dai RIP delle macchine da stampa digitale. Inoltre, molti sistemi di stampa digitale hanno dei gamut molto ampi, ben oltre gli standard di quadricromia noti, e permettono agli stampatori di fidelizzare e aumentare le possibilità di soddisfazione di comunicazione di agenzie e creativi. Tuttavia, sia utilizzando la tecnologia APPE (Adobe PDF Printing Engine), sia CPSI, sia linguaggi proprietari, se nei file non sono indicate le coordinate colore sorgente il sistema di gestione di colore sarà attivato solo sulla base della decisione dello stampatore e non sulle attese del cliente. Possiamo identificare tre macro casi che spiegano quanto può accadere.

Utilizzare profili specifici

Lo stampatore mette a disposizione profili colore o device link. Quando si stanno elaborando maxi-affissioni e grafiche in punto vendita questo è l’ideale, si riduce in modo drastico la possibilità di errore, di difformità o cecità. I file sono preparati per quella specifica combinazione macchina e supporto, e un cambiamento di uno di questi due elementi richiede il rifacimento delle conversioni.

Utilizzo dei profili colore CMYK standard

Lo stampatore che adotta questa scelta decide che lavorerà sempre rispettando i parametri definiti dallo standard e dovrà dichiarare il delta entro il quale è in grado di riprodurre le tinte di controllo. Il cliente deve sempre fornire il profilo o deve essere chiaramente indicato dato che il motore colore del RIP interverrà facendo conversioni, CMYK to CMYK sulla base di intenti di rendering, o delle trasformazioni, reporpousing. In ogni caso ci saranno delle variazioni cromatiche sulle attese e si sfruttano poco le possibilità dei sistemi di stampa digitale.

Utilizzo di profili RGB

Questo sistema è quello che può dare maggiori soddisfazioni in termini di profondità colore, brillantezza e luminosità. Le coordinate cromatiche restano intatte fino alla conversione finale nel profilo di macchina corretto ottenendo il massimo gamut riprodotto sia con profili che utilizzano molto colore, sia con quelli economici con forti svuotamenti, mantenendo sempre pieno controllo della resa visiva finale. Una corretta gestione dell’input è il passo fondamentale nella stampa digitale per ben gestire la resa visiva e fare una buona prima stampa, ma per fare questo lo stampatore dovrà avere sotto controllo le variabili che intervengono nel processo e creare caso per caso le impostazioni corrette. Per fare questo una parte delle informazioni può essere data dai fornitori delle macchine e dei supporti, mentre una parte deve essere oggetto di sperimentazione, analisi e scelte compiute dallo stampatore stesso. E quindi è necessario che lo stampatore conosca molto bene il comportamento dei RIP e delle macchine in dotazione.

Operazioni da compiere quando arriva una nuova macchina digitale. Dopo aver ottenuto un risultato in linea con quanto ottenuto durante i test di scelta, lo stampatore dovrà, per ogni supporto, creare le condizioni iniziali di qualità. Queste operazioni permeterrano nel corso degli anni di avere sempre sotto controllo l’usura della macchina ed avere anche uno strumento oggettivo per valutare quando sia necessario effettuare un cambio tecnologico

Le impostazioni di macchina

Ogni macchina da stampa digitale ha i suoi punti di forza e i suoi limiti. Quindi quando lo stampatore decide di investire su una macchina da stampa la prima cosa da fare è sapere quali servizi e quali livelli qualitativi si intende erogare. È solo in questo modo che sarà possibile capire quanto potrà essere semplice o complesso nella propria attività, l’utilizzo di una macchina da stampa digitale per garantire risultati misurabili al cliente finale. Affinché si possano rendere disponibili delle informazioni colore ai propri clienti in un’ottica di gestione del colore certa, è opportuno che lo stampatore conosca a fondo i comportamenti della macchina in suo possesso. Questo è possibile solo se il venditore è in grado di erogare un’adeguata formazione e fornisca un continuo supporto alla produzione in funzione delle richieste del mercato.

Solo dopo questa fase lo stampatore potrà uscire dagli utilizzi standard della macchina, di solito i setup già caricati, e fare quel lavoro di ricerca che potrà renderlo accattivante presso i propri clienti.
In ogni sistema di stampa alla base c’è il substrato e nella stampa digitale ciò vuol dire partire dalla macchinabilità di esso per trovare il mix di opzioni che diano il miglior risultato visivo misurabile. È in funzione del substrato che si determinano tutti i parametri di stampa, differenti in funzione della tecnologia di stampa e degli obiettivi dei clienti. Ecco un piccolo esempio di questi parametri:

  • Grande formato (roll to roll,flatbed o ibrido): risoluzione, tipo di retino, numero di inchiostri, numero passate, quantità di inchiostro, tempi di asciugatura;
  • Foglio piccolo formato toner: risoluzione, tipo di retino, numero di toner, velocità di produzione, tempi e temperatura di fusione, modalità di stampa (bianca o bianca/volta);
  • Bobina da produzione: risoluzione, tempi di asciugatura,velocità di produzione;
  • Foglio grande formato: risoluzione, tipo di retino, numero di inchiostri, tempi di asciugatura, velocità di produzione.

Ci sono, inoltre, voci specifiche che variano in funzione del produttore e della configurazione che si vuole adottare e ci possono essere più RIP per pilotare queste macchine, con sostanziali differenze sia dal punto di vista della resa visiva sia dal punto di vista dei consumi. Per tale motivo in fase di selezione della macchina da stampa è opportuno approfondire questi aspetti con il venditore ed eseguire un giusto numero di test, composti da prodotti già stampati e forme test che aiutino a leggere parametri oggettivi, da riutilizzare al momento del collaudo per le necessarie comparazioni.

Affinché le comparazioni possano essere veritiere è necessario che la lettura della cromia sia fatta utilizzando degli spettrofotometri in grado di fornire informazioni sui delta rispetto agli standard di mercato e rispetto ai risultati attesi durante i test e utilizzati dai clienti finali. Lo strumento di misurazione (l’osservatore del trittico) serve anche per
poter gestire le linearizzazioni di risposta della parte hardware verso la parte software e, successivamente, fare le caratterizzazioni del supporto fornendo così i dati necessari per la costruzione di un profilo colore. Quest’ultimo, opportunamente lavorato, diventerà l’informazione fondamentale nella gestione del colore nel rapporto con il committente e determinerà la buona riuscita del lavoro finale. È solo utilizzando strumenti e software adeguati alle proprie esigenze, che si potrà fornire un’ampia libreria di scelta al cliente finale pur mantenendo tutto sotto controllo anche stampando in copia singola.
I risultati che si possono ottenere, facendo un’adeguata gestione del colore in funzione della periferica da utilizzare, sono strabilianti e forniscono al cliente finale un valido motivo per continuare a lavorare con lo stesso stampatore proprio per le possibilità creative esprimibili. Non fare una corretta gestione del colore nel digitale vuol dire avere sprechi e insoddisfazione sia dei clienti sia degli operatori; quest’ultimi, infatti, si troverebbero a dover cercare di ottenere una tinta o gestire delle aree colore con grande difficoltà perché dovrebbero fare con curve e livelli quello che prima facevano azionando calamai e pressioni, con maggiore difficoltà e più sprechi di materiali e tempi.

Fogra PSD: una prima guida digitale in evoluzione

La poliedricità della stampa digitale ha richiesto di formulare un approccio differente al concetto di qualità inteso come processi e risultati attesi. Già nel 2005 un documento di TAGA Italia (Taga Doc 15) aveva ravvisato la necessità di dover parlare di qualità nella stampa digitale non come macchine, ma come ambito di utilizzo. Ma è solo che un ente come FOGRA è riuscita nel 2011 e ancor più nel 2016, dopo un lungo lavoro di test e confronti, a pubblicare il primo documento per gli stampatori digitali. Questo documento di oltre 200 pagine, tradotto in italiano da TAGA Italia è disponibile per gli iscritti all’associazione, si basa su tre capisaldi:

1. Controllo di processo di uscita per ottenere un output di stampa ripetibile, cioè i differenti processi di output sono controllati sulla base dei loro comportamenti noti e costanti, stabilendo requisiti per i necessari resoconti sulla qualità.

2. Fedeltà del colore, cioè capire le aspettative dei clienti ed essere in grado di riprodurle. In quest’ottica il PSD amplia la tradizionale riproduzione colore, specificatamente la riproduzione assoluta (o confronto Side-by-Side) mediante un nuovo approccio nella riproduzione del colore orientato al supporto (media relative).

3. PDF/-X flusso di lavoro conforme, cioè la capacità di un flusso di lavoro di un prolungato ottenimento della qualità di stampa e della fedeltà del colore, con una gestione facilitata di una varietà di materiali e processi nell’ottica di una qualità di stampa rigorosa e costante identificando appropriate combinazioni/raccolte di un driver (RIP & gestione colore), di un supporto, di un inchiostro o toner e di una macchina da stampa.

Per maggiori informazioni www.taga.it.

UV LED: la potenza della luce nell’industria grafica

Negli ultimi anni tutti i principali costruttori di macchine da stampa, i produttori di inchiostri e fornitori di lampade UV hanno presentato soluzioni e spinto fortemente questa tecnologia che offre indubbi vantaggi economici, produttivi e ambientali.

Durante Print4All il seminario tecnico tenuto da Mark Macaré di RadTech Europe, dal titolo UV LED curing in the Graphic Industry: The Power of Light ha affrontato l’argomento con un approccio fortemente tecnico e divulgativo. Per questo Italia Grafica ha deciso di aprire questo speciale riprendendo i contenuti del seminario convinti che la comprensione dei vantaggi di questa tecnologia debba necessariamente basarsi sulla conoscenza di tutte le componenti del processo.

UV LED: i vantaggi

«L’impiego dell’UV nella stampa offre diversi vantaggi rispetto alle tecnologie tradizionali – ha esordito Mark Macaré – che si possono riassumere in pochi punti, tra cui quelli più evidenti riguardano l’incremento della produttività grazie all’istantaneo processo di essiccazione che minimizza i rischi di controstampa e rende pressoché immediato l’accesso alle fasi successive di lavorazione, nessuna emissione di solvente, la capacità di gestire in macchina un’ampia gamma di supporti anche di ridotte grammature, miglior ancoraggio dell’inchiostro e maggiore resistenza del film di inchiostro, recupero di spazio prima dedicato ad alloggiare lo stampato in fase di asciugatura. Stampare usando tecnologia UV implica l’utilizzo di inchiostri contenenti particolari fotoiniziatori reattivi alle lunghezze d’onda emesse da lampade idonee allo scopo. Ad oggi le tipologie di lampade UV possono essere raggruppate in 3 classi: High Pressure Mercury UV, Metal halide type UV(H-UV) e UV-LED(figura 2). Le lampade della prima categoria sono tuttora molto diffuse, la tecnologia è consolidata, ma alcuni effetti collateraliderivanti dal loro impiego (sviluppo calore, generazione di ozono, smaltimento come rifiuto speciale, consumi energetici importanti) hanno favorito la nascita di proposte alternative tra cui l’UV-LED che presenta notevoli vantaggi».

Questioni aperte, ma il futuro è roseo

Ma accanto agli evidenti benefici offerti dall’UV LED restano aperte alcune questioni di fondamentale importanza. Primo fra tutti il costo della materia prima poiché, per lavorare con le lampade a basso consumo energetico gli inchiostri devono contenere particolari fotoiniziatori reattivi alle lunghezze d’onda delle radiazioni utilizzate. Questi inchiostri sono sensibili e devono essere utilizzati con accortezza in stretta sinergia con lampade specifiche per evitare che il processo di polimerizzazione si inneschi in maniera incontrollata. Va, inoltre, considerato che oggi la scelta di fotoiniziatori è ancora limitata e costosa. La gestione della distanza tra la lampada e la superficie di stampa deve essere controllata e costante durante il processo poiché impatta sulla qualità della polimerizzazione e sull’ottimale sfruttamento dell’emissione. I fotoiniziatori polimerizzati alle lunghezze d’onda 385-395 nn hanno la tendenza a ingiallire; l’utilizzo di lunghezze d’onda inferiori (365nm) riduce questo effetto di ingiallimento, ma la potenza di uscita delle lampade è molto più bassa riducendo così la velocità di polimerizzazione.

Certamente il futuro dell’UV LED è più che promettente grazie anche alla massiccia diffusione che ha avuto in vari ambiti tra cui cui la stampa inkjet di grande formato, nel settore del legno (verniciatura, protezione) e dell’elettronica che spinge la ricerca verso soluzioni non solo più economiche, ma adatte a innumerevoli tipologie di prodotto.

Figura 1

Il grafico mostra come avviene il processo di polimerizzazione di un inchiostro. L’inchiostro UV contiene degli elementi chiamati fotoiniziatori che, esposti alla radiazione di una lampada UV posta a bordo macchina, attivano un processo chiamato di polimerizzazione anche definito indurimento o essiccazione. In pratica, le molecole che compongono l’inchiostro si raggruppano solidificandosi. Nella frazione di pochi secondi il film di inchiostro è asciutto e resistente all’abrasione e per questo lo stampato può essere immediatamente indirizzato alla lavorazione successiva.

Figura 2

Classificazione delle lampade UV presentata da Radtech. Le lampade a mercurio hanno uno spettro di emissione molto ampio; nella parte bassa delle lunghezze d‘onda viene emesso ozono. Le lampade UV-LED hanno uno spettro di emissione concentrato nell’intervallo 360-395 nanometri emettono radiazioni che non producono ozono limitando così l’impiego di sistemi di ventilazione e generano meno calore. Le lampade H-UV non producono ozono e anch’esse generano meno calore rispetto alle lampade UV a mercurio.

Figura 3

La figura riassume alcune delle caratteristiche e relativi  benefici offerti dalla impiego di lampade UV-LED nella stampa. Partendo dalla prima riga: eliminazione dei tempi di riscaldamento, riduzione dei consumi energetici, bassa trasmissione di calore allo stampato, nessuna emissione di ozono e assenza di mercurio nel processo, maggiore durata della vita delle lampade.

Iscrizioni aperte alla Packaging Conference di Intergraf

Appuntamento a Bruxelles il 21 febbraio 2019 per la Packaging Conference di Intergraf.

Prosegue il ciclo di incontri “Shaping the Future of Print” che la Federazione europea promuove in collaborazione con Smithers Pira su vari temi di interesse per l’industria della stampa. L’evento, organizzato in collaborazione con Fta Europe (Associazione tecnica europea per la flessografica), è dedicato al settore della stampa del packaging.

Tra gli altri interverranno: un rappresentante della Commissione europea; Guy Thomas, direttore creativo di Parker Williams Ltd./Sun Branding Solutions; Chris Tonge, direttore di Ultimate Packaging e Jo Stephenson, direttrice di PHD Marketing e cofondatrice dell’Associazione “Women in Packaging”. Le iscrizioni all’evento sono già aperte, per ulteriori informazioni contattare: agrace@intergraf.it.

Panel OSI: raggi di sole, mercato in miglioramento

Nei primi tre mesi del 2018 le aziende grafiche che compongono il Panel Osi Assografici registrano finalmente una crescita, seppur piccola, del proprio giro d’affari. Buona e inattesa anche la performance produttiva, legata però a un aumento non strutturale della domanda. Positivo l’inizio d’anno anche per la maggioranza delle imprese cartotecniche trasformatrici italiane.

Il Centro Studi Assografici ha rilasciato l’ultima edizione dell’indagine Osi (Osservatorio Stampa e Imballaggio) riferita al primo trimestre del 2018 e alle tendenze per il trimestre successivo. Ebbene, per quanto riguarda le aziende grafiche il Panel evidenzia una discreta crescita del fatturato (+2,6%) rispetto al primo trimestre del 2017 che però era stato decisamente negativo. A livello di singola impresa prevale il segno più: il 64% delle aziende grafiche aumenta infatti il fatturato, in media del 5,4%, a fronte di un 36% di imprese che lo riduce, mediamente del 5,7%.

I dati sulla produzione mostrano un inizio 2018 inatteso per il settore grafico, in controtendenza con l’andamento da tempo decrescente del comparto: sulla base dei dati Istat, il settore grafico segna, nel primo trimestre 2018, una crescita della produzionedel 14%, rispetto al primo trimestre 2017. La crescita produttiva del primo trimestre 2018, rispetto al primo trimestre 2017, è imputabile sia, principalmente, al comparto della grafica pubblicitaria e commerciale (+20,8%), sia al comparto della grafica editoriale (+4,8%). Nella grafica editoriale l’incremento produttivo fra gennaio e marzo 2018 è più intenso per i libri (+6,5%), sull’onda lunga della crescita 2017, mentre è modesto, ma comunque favorevole, per le riviste (+0,8%). Nell’area della grafica pubblicitaria e commerciale, il dato inatteso del primo trimestre 2018 è l’incremento produttivo tendenziale a due cifre degli stampati pubblicitari e commerciali (+21,4%), a fronte della moderata crescita della produzione di modulistica (+2%).

La tornata elettorale in sostegno della domanda di stampati

Il dato produttivo particolarmente positivo degli stampati pubblicitari e commerciali del primo trimestre 2018 trova una ulteriore spiegazione, in termini di domanda, nel fatto che l’Istat fa rientrare in questa tipologia produttiva le schede elettorali, che sono state stampate per le elezioni politiche italiane di marzo 2018: un fattore pertanto periodico e occasionale. Positivi comunque anche i segnali che giungono dalla Grande Distribuzione Organizzata (fra i grandi utilizzatori di cataloghi e dépliant) che ha incrementato gli investimenti pubblicitari fra gennaio e marzo 2018 del 2,2% (fonte Nielsen). Osservando gli altri segmenti della pubblicità che hanno un’influenza sulla domanda di stampati si osserva che, dopo la forte crisi del 2017, nel primo trimestre 2018 si stabilizza l’advertising sulle affissioni (-0,4%) mentre resta in calo sul direct mail (-5,7%). Dal lato della grafica editoriale, i dati di fonte Nielsen dei primi tre mesi 2018 vedono ancora un mercato pubblicitario complessivamente in fase di stallo (-1,3%), in sintonia con l’incertezza politica che ha caratterizzato i primi mesi dell’anno: una situazione ancora complessa e da definire poiché differenziata fra i media e fra i settori investitori, dove vi sono comparti in forte spinta comunicativa e altri in drastica frenata; va detto purtroppo che la pubblicità su stampa ha iniziato il 2018 come aveva chiuso il 2017, cioè male, con un calo degli investimenti dell’11% sui periodici e del 9,3% sui quotidiani, nel primo trimestre dell’anno. Anche sul fronte della domanda estera, dopo un 2017 complessivamente negativo, l’export grafico ha un forte incremento nei primi 3 mesi 2018: nel complesso l’Istat rileva una crescita tendenziale delle esportazioni in valore del comparto del 22,9%, imputabile all’impennata dell’export di stampati pubblicitari e commerciali (+43,6%) e di riviste (+17,3%) e alla discreta crescita delle esportazioni di libri (+5,9%). Anche nel caso dell’export in valore settoriale va però detto che ci si confronta con un primo trimestre 2017 dove c’era stata una diminuzione tendenziale del 14,7% sul primo trimestre 2016. Negativo invece nel primo trimestre 2018 il profilo delle importazioni in valore del settore grafico (-10,6% sul primo trimestre 2017), per la flessione dell’import di riviste (-21,7%) e stampati pubblicitari e commerciali (-18,5%), mentre crescono le importazioni di libri (+3,5%).

Il settore grafico italiano cresce moderatamente all’interno della Ue

Nei 28 Paesi dell’Unione Europea la produzione del settore grafico nei primi tre mesi 2018 aumenta leggermente dello 0,4% sui primi tre mesi 2017, mentre il giro d’affari cala dello 0,8%. Italia e Germania hanno moderati aumenti del giro d’affari di circa l’1-2%, Spagna e Francia cali intorno all’1%-2%, mentre il Regno Unito ha una flessione intorno al 7%, ma dopo la positiva ripresa del 2017.

Tendenza in peggioramento

I giudizi qualitativi delle imprese grafiche del Panel Osi sul secondo trimestre 2018 denotano un quadro in peggioramento su tutti gli indicatori ovvero produzione, fatturato e ordini interni e ordini esteri, rispetto alla precedente indagine. Sulla produzione, il 56% delle aziende indica un mantenimento sui livelli del trimestre precedente, il 22% stima una diminuzione e un uguale 22% delle imprese valuta un incremento.

I giudizi sul fatturato sono più negativi di quelli sulla produzione: il 56% delle imprese sono stazionarie, il 33% si attende dei peggioramenti e solo l’11% di aziende stima dei miglioramenti. Similmente negative le aspettative sugli ordini interni: prevalgono nettamente le aziende che segnalano una stabilità (78%), rispetto a quelle che indicano un calo (22%). Più stabili le aspettative sugli ordini esteri, con un 56% di imprese stazionarie, un 22% che si attende dei miglioramenti e un uguale 22% di aziende che stima dei peggioramenti.

La cartotecnica trasformazione si fa strada

Dopo il favorevole 2017, nel primo trimestre 2018 il fatturato delle aziende cartotecniche trasformatrici del Panel Osi cresce ancora del 4,4%, rispetto allo stesso periodo 2017. Lo sviluppo del giro d’affari è chiaramente prevalente fra le singole imprese cartotecniche del Panel Osi, poiché l’84% delle aziende ha un incremento (in media del 7,8%), contro un 16% delle imprese che ha un calo delle vendite (mediamente del 9,6%).

Fra i motori della domanda di imballaggio in carta e cartone e flessibile, alimentari e bevande hanno un buon aumento produttivo sul primo trimestre 2017 (+3,2%), mentre continua a essere significativa la crescita della farmaceutica (+6,3%).

La produzione del settore cartotecnico trasformatore, dopo un positivo 2017, continua a crescere nel primo trimestre 2018, seppure su ritmi inferiori al 2%, ovvero dell’1,6%, rispetto al primo trimestre 2017. L’incremento produttivo è più lento nel comparto dell’imballaggio in carta e cartone e flessibile (+1,1%), più rapido in quello della cartotecnica (+5,8%). Con riferimento ai segmenti di attività, il Gifco (Gruppo Italiano Fabbricanti Cartone Ondulato) dichiara un primo trimestre 2018 in crescita dello 0,8%, rispetto al primo trimestre 2017, in termini di tonnellate prodotte di cartone ondulato.

Il Gifasp (Gruppo Italiano Fabbricanti Astucci e Scatole Pieghevoli), sulla base dei dati Istat, segnala nello stesso periodo un incremento dell’attività produttiva dell’1,4%. Continuano a crescere i volumi produttivi dei sacchi in carta a grande contenuto, il segmento attualmente più performante: sulla base delle statistiche del Gipsac (Gruppo Italiano Produttori Sacchi Carta), il numero di sacchi venduti aumenta del 4,9% nel primo trimestre 2018, per la spinta della domanda nei principali comparti, ovvero costruzioni, alimentari, mangimi e chimici/fertilizzanti.

Il Giflex (Gruppo Imballaggio Flessibile), nello stesso periodo stima una crescita tendenziale della produzione di imballaggi flessibili intorno al 2%. Nel comparto della cartotecnica, sulla base degli indici Istat, la produzione di carte trattate per uso industriale ha un intenso aumento del 9,2%, nel primo trimestre 2018 sullo stesso periodo 2017, mentre c’è una diminuzione produttiva per le buste per corrispondenza (-2,1%).

Buono il commercio estero

Gli scambi internazionali della cartotecnica trasformazione mantengono l’intonazione positiva che aveva già caratterizzato il 2017: le esportazioni in valore crescono complessivamente del 2,6%, nel primo trimestre 2018, rispetto al primo trimestre 2017. L’incremento dell’export è imputabile alla crescita di scatole, sacchi ed imballaggi vari in carta e cartone (+6,3%), mentre è in calo l’esportazione di articoli igienici e sanitari (-2,1%); aumenta anche l’export di articoli per scuola, ufficio e cartoleria (+15,5%), tubi di cartone (+8,2%), etichette (+5%) e prodotti cartotecnici per corrispondenza (+0,6%), mentre flettono le esportazioni di carte da parati (-10,1%). Dopo la crescita a due cifre del 2017, nei primi tre mesi 2018 le importazioni in valore del comparto crescono moderatamente (+1,8%), rispetto ai primi 3 mesi 2017: nello specifico l’import di scatole, sacchi e imballaggi vari in carta e cartone cresce significativamente (+8,2%), a fronte di una leggera diminuzione delle importazioni di articoli igienici e sanitari (-0,4%).

Germania e Spagna dominano la crescita nella cartotecnica trasformazione

Nell’Unione Europea la produzione del settore cartotecnico trasformatore, nel primo trimestre 2018 aumenta dell’1,6% sul primo trimestre 2017, a fronte di un maggiore incremento del fatturato (+6,5%). Nei principali paesi gli andamenti sul giro d’affari sono positivi, in un range compreso tra il 3% e l’8%: la crescita è più intensa in Germania e Spagna intorno al 7-8%; c’è un incremento intorno al 4-5% in Francia e Italia e intorno al 3% nel Regno Unito.

Ottimismo senza indugi per il futuro

I pareri delle imprese cartotecniche trasformatrici del Panel Osi sul secondo trimestre 2018, relativi ai principali indicatori, sono positivi su produzione e fatturato e decisamente positivi sul fronte degli ordini.

Riguardo alla produzione, il 44% delle imprese si esprime per la stabilità, il 30% per l’incremento e il 26% per il decremento. Migliori i giudizi sul fatturato, con un 30% di ottimisti ed un 13% di pessimisti.

Per quanto concerne gli ordini interni, gli stazionari sono il 52%, i fiduciosi sono il 48% e non ci sono scettici. Gli ordini provenienti dall’estero sono previsti stabili dal 52% delle imprese, in crescita dal 44% ed in calo dal 4% delle imprese.

Il marketing va in video

Screenshot del sito Vimeo

Una delle tendenze emergenti e in crescita da diversi anni, è l’utilizzo di video all’interno delle piattaforme social e digitali come strumento di marketing. Post, trasmissioni in diretta streaming e storie: tutto tramite video.

I video tutorial sono molto efficaci nel nostro settore e più in generale nel B2B. Diverse ricerche di mercato concordano su questo punto: Forbes mette in evidenza come nell’anno 2018, oltre 500 milioni di video vengono visti su YouTube ogni mese, i siti web che ospitano video hanno un tempo di lettura dell’88% maggiore rispetto a quelli che non lo fanno, e che gli utenti ricordano il 95% in più di un messaggio di un video trasmesso via social network, rispetto a un messaggio testuale.

Recentemente oltre alle piattaforme storiche come YouTube, Vimeo e Wistia, si è affiancata una nuova piattaforma creata da Instagram, IGTV (Instagram TV): e quest’ultima piattaforma si presenta al mercato dichiarando di essere quella più efficace nell’intercettare l’utente che usa il dispositivo mobile.

Come una strategia di videomarketing nei canali digitali può aiutare gli obiettivi di impresa

Le piattaforme di videomarketing possono essere un canale estremamente efficace per due scopi: acquisire nuovi clienti e incrementare il lifetime value dei clienti esistenti.

Sebbene questi due scopi siano ambiziosi, dobbiamo ricordarci che i servizi di videomarketing non sono strumenti semplici e devono per questo motivo essere integrati nella strategia di prodotto.

Lanciarsi a semplicismi e a comportamenti di impulso nell’aprire un canale video comporta nel migliore dei casi a risultati nulli: sono per questo motivo nettamente contrario all’apertura di un canale video di impulso «perché è così facile», «perché è gratis», «perché è di tendenza». Chi segue questa strada di solito va incontro a un fallimento di quel canale oltre a un danno di immagine subdolo e impercettibile, ma purtroppo molto potente: quello di far percepire la comunicazione dell’impresa come improvvisata, e lasciata al caso con canali desolati e abbandonati a loro stessi.

Nel mio approccio consulenziale io ragiono insieme a imprenditori e manager sulla creazione di nuovi canali a condizione che essi diano risposte precise, esplicitate, manifeste e strategiche ai bisogni dei clienti e che siano in grado di comunicare e trasmettere i valori fondanti alla base dell’azienda: i canali video (così come ogni altra forma di canale) sono efficaci solo se riescono a comunicare il perchéesiste l’impresa, il perché dei suoi prodotti/servizi e qual è o quali sono i risultati attesi dai clienti target.

Il marketing (non solo il marketing digitale) è infatti basato nella seconda decade del XXI secolo sulla relazione con il cliente: non è un caso che l’80% della vendita avviene a monte e prima dell’appuntamento con il commerciale. E in questo 80% di tempo è protagonista attivo il cliente che autonomamente consulta il sito web aziendale, i canali social per capire se un prodotto/servizio è adatto a risolvere il suo specifico problema.

Ed esclusivamente nel momento in cui il cliente si rende conto che il tuo prodotto o la tua soluzione può risolvere il suo specifico problema, egli si attiva nel rendersi disponibile a un contatto commerciale o a una azione di acquisto.

Se fai una intervista alla tua forza vendita ti renderai conto di questo assunto: ovvero che i clienti sono molto più consapevoli del loro problema da risolvere e hanno un’idea (magari vaga, ma comunque ce l’hanno) di come i tuoi prodotti/servizi risolvono il loro problema: e che sempre più spesso lo affermano in modo chiaro e preciso al commerciale. Se così non fosse, significa che hai bisogno di incrementare l’efficacia delle tue campagne nello «scaldare le motivazioni dei tuoi clienti» e hai molte opportunità da sfruttare (che ancora non sfrutti).

Il ruolo delle social TV

I social network B2B e i canali video servono appunto a questo: a fornire risposte attraverso tutorial, esempi di uso, video informativi e talvolta anche di svago in modo tale da far percorrere loro un percorso incrementale di valore che li porti dal non acquisto all’acquisto per i nuovi clienti, e dall’acquisto al riacquisto per quelli esistenti.

Per questo motivo l’inserimento di un preciso canale social all’interno della strategia di marketing e commerciale ha una precisa funzione: mettere in evidenza al nuovo acquirente e a quello ricorrente il perché (ruolo e funzione) del prodotto/bene/servizio.

In secondo luogo, scaldare gli entusiasmi del cliente e portarlo a motivarsi mostrando come quel servizio sia utile a chi lo utilizza.

Se queste due condizioni sono realizzate, il lavoro dei commerciali sarà più produttivo ed efficace.

Posizionare il prodotto/servizio come risposta ai perché dei clienti

Le piattaforme video hanno il ruolo e la funzione di trasmettere dei contenuti anche in diretta, ma non solo. Sono quindi molto efficaci nello spiegare perché la nostra impresa è in grado di rispondere alle problematiche del nostro mercato e come lo risolveranno (mostrando l’approccio seguito).

Avere un canale video nel pubblicare i propri contenuti, è utile nel momento in cui creiamo una strategia adeguata per trasmettere conoscenza e valore sulla versatilità dei prodotti/servizi e servizi nel rispondere ai bisogni degli utenti.

Uno degli usi più efficaci di queste piattaforme nel nostro settore è quello dei tutorial e degli HowTo. I tutorial sono dei mini workshop che spiegano come usare un prodotto, o un servizio o una caratteristica di esso. Questa è la definizione di base di un tutorial.

Un tutorial efficace consiste nello spiegare un prodotto/servizio (o una caratteristica di esso) in modo da dare risposta al problema (la motivazione di base) che ha spinto un utente a decidere di acquistarlo oppure che spingerà un aspirante acquirente ad acquistarlo superando le remore pre-acquisto.

Le tre domande che ti devi fare per creare una strategia di video marketing efficace

Per essere efficaci su piattaforme come YouTube, Vimeo, IGTV o altro dobbiamo integrare questi potentissimi strumenti all’interno di una strategia. Per fare questo in questo articolo offro tre spunti sotto forma di domanda che – quando proverai a darne una risposta – ti aiuteranno a creare una strategia video efficace o ti aiuteranno a rendere ancora più efficace l’attuale strategia video sui prodotti.

Indipendentemente dal prezzo, hai ben chiaro il perché i tuoi clienti acquistano i tuoi prodotti? Perché proprio i tuoi e non quelli dei tuoi competitor?

Questa domanda è molto importante in quanto ti consente di definire in modo chiaro il perché il tuo prodotto/servizio ha una sua identità e si differenzia rispetto a quello dei competitor. Da questo punto di vista, la competizione sul prezzo diventa sterile se il tuo prodotto/servizio ha un ruolo e una funzione (un perché) ben definito e comunicato. Tutto questo va incluso e spiegato in ognuno dei tuoi video tutorial.

Vorrei sottolineare questo aspetto: non basta in un tutorial affermare che il tuo prodotto/servizio è efficace perché rispetto al mercato o ai competitor fa un’azione particolare: occorre invece affermarlo come tema ricorrente (quasi come un mantra) in ognuno dei tuoi tutorial e fornire dati, riscontri, cifre a riprova dell’affermazione.

Non stiamo tanto vendendo dei benefit: ma stiamo affermando un ruolo fondamentale e differenziante del nostro prodotto/servizio rispetto al mercato o ai concorrenti.

Hai presente e ben chiaro quali scopi hanno i tuoi clienti nell’usare il tuo prodotto? Hai presente gli scopi manifesti ovvero quelli che sono in grado di esprimere? Hai presente gli scopi latenti ovvero quelli che non sono in grado di esprimere?

Sapere come i tuoi clienti usano i tuoi prodotti/servizi è fondamentale: se non lo sai, non riesci a rispondere bene al perché i tuoi clienti li acquistano oppure li ricomprano. Se – al contrario – sai come i tuoi clienti usano i prodotti, in questo caso sei in grado di fare dei tutorial in grado di dare risposte a uno specifico uso particolare dei tuoi prodotti/servizi.

La risposta a queste domande ti consente di avere titoli e argomenti per i tuoi tutorial: quello che viene definito un piano editoriale. Una difficoltà che le imprese incontrano è che spesso chi si occupa di marketing non è in contatto diretto con il cliente finale e non è sempre in grado di conoscere in dettaglio cosa fanno, di cosa hanno bisogno e di quali dinamiche accadono nel contatto con i prodotti. Al contrario il settore vendite è ben consapevole di cosa hanno bisogno gli utenti finali.

Per questo motivo fare un audit interno agli agenti commerciali, e per audit intendo una vera e propria intervista nella quale si chiede al singolo commerciale come usano i clienti il proprio prodotto/servizio,diventa una fase fondamentale per rispondere a questa domanda. Questo audit lo si può incrociare anche con domande e questionari online direttamente ai clienti. Esistono diverse piattaforme anche gratuite come ad esempio moduli google (che fino a poco tempo fa erano chiamati Google Forms) oppure altri servizi e piattaforme a pagamento finalizzate a fare questionari anonimi. Queste piattaforme ti consentono di fare dei moduli anonimi da inserire nel tuo sito, oppure da trasmettere nelle tue comunicazioni e-mail o newsletter.

Ricordati che esistono due tipologie di scopi a cui i tuoi prodotti/servizi danno una risposta ai clienti. Gli scopi manifesti e gli scopi latenti. Gli scopi manifesti sono quegli scopi che i clienti percepiscono e che determinano una vendita di prodotto. Un esempio è il classico: ho assunto un nuovo dipendente e devo comprare dei biglietti da visita. Gli scopi latenti sono quegli scopi che i clienti non percepiscono e che determinano una vendita di prodotto. Per fare un esempio aggiungiamo uno scopo all’esempio precedente: ho assunto un nuovo dipendente e devo comprare dei biglietti da visita, ma non mi rendo conto di preferire sempre il mio attuale fornitore perché usa dei materiali innovativi e particolari e mi mette sempre sul retro un codice QR collegato a una sezione fondamentale del mio sito web (come ad esempio iscrizione a newsletter, pagina dove siamo, e-commerce).

Spesso l’acquisto di un prodotto passa per motivazioni latenti rispetto a quelle manifeste: Henry Ford diceva spesso che se avesse dovuto chiedere ai suoi clienti qual è il prodotto fondamentale per agevolare il loro problema di spostamenti, essi non avrebbero risposto «un carro a motore», ma avrebbero preferito di gran lunga dire: una biada più energetica per i miei cavalli. Eppure egli ha letto un bisogno latente per creare la Ford Motor Company! E in questo senso l’audit con una funzione commerciale può dare risposte efficaci a tutto questo.

Hai presente i valori aggiunti che i tuoi prodotti/servizi possono dare alle domande precedenti?

Questa domanda può sembrare banale, ma invece è fondamentale per stabilire la reason-why alla base del bisogno di acquisto del prodotto/servizio. Le figure professionali che possono dare una risposta a questa domanda possono essere di due tipi: figure tecniche, ovvero il team che costruisce il prodotto, figure commerciali ovvero la persona che fa consulenza di vendita, oppure entrambe.

Rispondendo a questa domanda si hanno diversi benefit: in primo luogo si aumenta il lifetime value di un cliente esistente. I clienti esistenti infatti saranno sempre sensibilizzati sul perché il tuo prodotto/servizio è efficace e continueranno a scoprirne nuovi e inediti utilizzi. I tuoi prospect (aspiranti clienti) saranno invece sensibilizzati sul valore aggiunto dei tuoi prodotti rispetto a quelli dei competitor. La forza vendita avrà un ruolo, una visibilità e uno status incrementato in quanto verranno considerati dei facilitatori all’acquisto. Inoltre, se le figure professionali compariranno anche come protagonisti dei tuoi tutorial, passerà un messaggio di coesione tra i contenuti da loro trasmessi e le strategie aziendali.

A Viscom 2018 Ricoh costruisce il futuro della stampa

Presso lo stand di Ricoh a Viscom 2018 verranno proposte diverse aree di approfondimento: dalla visual communication alla stampa large format graphic arts e CAD, passando per la stampa personalizzata su capi d’abbigliamento. La fiera sarà l’occasione per annunciare al mercato due importanti accordi di distribuzione relativi alla gamma inkjet.

Per mostrare tutte le potenzialità delle tecnologie, Ricoh ospiterà i visitatori di Viscom 2018 in uno spazio la cui ambientazione ricrea un cantiere dove si costruisce il futuro della stampa. In particolare, seguendo un percorso suddiviso in differenti aree sarà possibile approfondire trend di mercato e applicazioni innovative.

Nell’area dello stand dedicata al large format, Ricoh presenterà in anteprima per il mercato italiano la nuova tecnologia proprietaria latex Ricoh Pro L5160 dedicata al mondo graphic art. A fianco di questa grande novità sarà disponibile Ricoh Pro T7210, soluzione per la stampa su materiali rigidi ideale per la visual communication e l’industrial decoration.

Ricoh completa la gamma grande formato presente a Viscom con la tecnologia GEL-Jet Ricoh MP CW2201SP per applicazioni CAD a colori e in bianco e nero. Questa soluzione è ideale per gli studi di architettura e di ingegneria, come anche la nuova applicazione integrata alle lavagne interattive Ricoh che verrà lanciata in anteprima a Viscom. Parte dell’offerta communication services, questa applicazione consente di ottimizzare la creazione e gestione dei file e lo storytelling di progetti, anche grazie alla possibilità di interfacciare la lavagna ad altre tecnologie come ad esempio monitor e videoproiettori.

Per quanto riguarda la stampa personalizzata su capi d’abbigliamento saranno a disposizione dei visitatori Ricoh Ri 100 e la soluzione high-end Ricoh Ri 6000 che permette di stampare su un’ampia gamma di capi colorati come t-shirts, felpe e borse.

Inoltre, Ricoh ha scelto l’importante palcoscenico di Viscom per annunciare al mercato due accordi di distribuzione entrambi relativi alla gamma inkjet.

Il primo riguarda la commercializzazione della soluzione Ricoh Ri 100 su tutto il territorio nazionale da parte di Fowa, azienda importante nella distribuzione di prodotti di stampa, fotografia ed elettronica di consumo. Per mostrare le potenzialità dell’accordo, presso lo stand Ricoh verrà installato un kiosk self-service mediante il quale i visitatori potranno stampare t-shirts personalizzate. Questa soluzione completa e integrata è ideale per punti vendita quali negozi di fotografia e di gadget che vogliono offrire ai propri clienti servizi innovativi.

Il secondo accordo interessa invece l’ambito visual e industrial decoration. Ricoh ha scelto Impresa Srl, azienda specializzata nella distribuzione di soluzioni large format per il Triveneto e l’Emilia Romagna, per proporre Ricoh Pro T7210 a un numero sempre più elevato di professionisti della stampa.

«Mediante questi accordi con aziende dalle competenze consolidate e con una forte presenza sul territorio – commenta Giorgio Bavuso, direttore commercial and industrial Printing di Ricoh Italia – abbiamo l’opportunità di ampliare ulteriormente il nostro mercato di riferimento in ambito DTG e large format. Un numero sempre maggiore di realtà potrà scoprire i vantaggi delle tecnologie Ricoh e trovare nuove opportunità di business».

È Bill Muir il nuovo CEO di EFI

Il consiglio di amministrazione di EFI ha nominato William (Bill) D. Muir come suo nuovo Chief Executive Officer. Muir è stato recentemente COO di Jabil, un’azienda di soluzioni di prodotto. La sua nomina sarà effettiva dal 15 ottobre 2018, quando entrerà a far parte del consiglio di amministrazione.

Muir è il successore di Guy Gecht, che ha informato il consiglio di amministrazione che avrebbe abbandonato il ruolo di CEO alla nomina del suo successore, come annunciato dall’azienda il 30 luglio 2018. Gecht continuerà a far parte del consiglio di amministrazione e sarà consulente del CEO.

«Bill porterà EFI al livello successivo», ha affermato Gecht. «A Jabil, la sua esperienza e competenze hanno incluso l’ampliamento di attività di diversi miliardi di dollari, con la guida dell’esecuzione e la definizione della direzione strategica dell’azienda. Questo background lo ha preparato in modo esclusivo a essere il nuovo CEO di EFI. Sono impaziente di vederlo guidare EFI e di aiutarlo in ogni modo desideri mentre l’azienda continua a guidare la trasformazione digitale di settori a livello globale in cui sono importanti immagini piene di colori».

«Sono grato e onorato di entrare a far parte del team di EFI», ha affermato Muir. «Ho sviluppato una profonda ammirazione per la sua cultura di coraggiosa innovazione, leadership tecnica e attenzione al cliente e sono impaziente di poter guidare il nostro eccezionale team e di lavorare per soddisfare i nostri clienti e creare valore per gli azionisti».

Meglio vivere che condividere, il lato social di Photoshop CC

La finestra di dialogo di Esporta come è molto fornita di parametri ed è pensata per la gestione di contributi grafici multipli, nel caso di condivisioni singole affrontato nel presente articolo è chiaramente sovradimensionato, ma a una prima occhiata già se ne intravedono le elevate potenzialità.

L’ultimo aggiornamento di Photoshop CC ha introdotto una nuova funzione pensata per semplificare un’operazione che ormai molti di noi compiono ripetutamente: la condivisione di file.

Non si tratta di un’esigenza poi così nuova, tuttavia il proliferare dei cosiddetti social ha intensificato la frequenza con cui lo dobbiamo (o vogliamo) fare, e a questo contesto si aggiungono quelli più tradizionali come l’invio di file al cliente per l’approvazione, al service di stampa per la messa in produzione ecc… La funzione in sé non è niente di rivoluzionario, ma crea un buon pretesto per affrontare la tematica.

Condividi

Ci sono due modi per accedere a questo comando (Figura 1):

Figura 1. La funzione di condivisione è accessibile indifferentemente da menu oppure dalla barra delle opzioni, in alto a sinistra

1 Attraverso il menu File>Condividi…

2 Cliccando sull’icona a destra nella Barra delle Opzioni.

Entrambe aprono la medesima finestra, graficamente diversa a seconda del sistema operativo utilizzato, ma coerente nei contenuti proposti (Figura 2).

Figura 2. Le finestre di dialogo per la condivisione sono graficamente diverse tra Win e OSX, nella sostanza sono comunque analoghe e presentano tutti i servizi social/ messaggistica/mail integrati col sistema dell’utente

Come è facile intuire tutti i servizi proposti in elenco coincidono con quelli a cui si è regolarmente iscritti e che si sono integrati con il sistema, dal più comune utilizzo Mail passiamo quindi ai vari sistemi di messaggistica proprietari, Facebook, Twitter ecc… Le opzioni di esportazione sono pressoché inesistenti in quanto non si può scegliere né il formato di salvataggio, che risulta essere sempre JPG, né il fattore di compressione/qualità, che dai test fatti risulta coincidere all’incirca a un fattore 8/12 se passate dal comando Salva con nome, oppure intorno al 60/100 se utilizzate Salva per web.
L’unica opzione che viene messa a disposizione riguarda l’eventuale riduzione dell’immagine originale a una dimensione limite di 1200 px sul lato più lungo (vince la logica di quale dei due lati soddisfa la condizione per primo, mantenendo naturalmente le proporzioni). Si tratta di impostazioni a mio avviso più che ragionevoli, con un ottimo compromesso qualità/peso per l’utilizzo a cui sono applicate, del resto tutti i social applicano già delle riduzioni automatiche sugli upload, a seconda delle dimensioni e del peso di ciò che gli carichiamo, e cavillare sui parametri di condivisione quando poi vengono snaturati da rielaborazioni successive fuori dal nostro controllo non avrebbe senso.

In qualche caso potrebbe essere offerta la possibilità di inserire un commento o una didascalia, come nella condivisione su Facebook o nelle Note ad esempio (Figura 3), ma essendo un sistema ottimizzato per eliminare i tempi tecnici in una condivisione rapida hanno giustamente ridotto all’osso le azioni per l’utente.

Figura 3. L’ultimo step del processo di condivisione è leggermente personalizzato a seconda del servizio social, si tratta comunque di pochissime opzioni

Condividi su Behance

Impossibile non fare caso alla voce di menu immediatamente successiva, anche perché presente da Photoshop CC2013 e successivamente «neutralizzata» in CC2015. Cosa si intende per «neutralizzata»? All’inizio consentiva di condividere un lavoro sulla nota piattaforma Behance, un’opzione pensata per incentivare la pubblicazione di work in progress, utili ad esempio per mostrare le fasi di sviluppo di un progetto in corso d’opera. Evidentemente non ha riscosso il successo sperato e dalla versione CC2015 rimanda semplicemente alla pagina principale Behance.net, senza scorciatoie speciali. Stando così le cose si poteva togliere direttamente… (ma in caso potete farlo anche voi in autonomia leggendo il Tip&Tricks di febbraio 2016 Personalizzare gli strumenti).

Alternative veloci

Pensate per un ambito molto più produttivo le voci Esporta come… ed Esportazione rapida come <formato_file> sono invece molto più ricche di parametri. Poter scegliere il formato più adatto in funzione del tipo di immagine vedendone in anteprima il peso (Figura 4),

Figura 4. La finestra di dialogo di Esporta come è molto fornita di parametri ed è pensata per la gestione di contributi grafici multipli, nel caso di condivisioni singole affrontato nel presente articolo è chiaramente sovradimensionato, ma a una prima occhiata già se
ne intravedono le elevate potenzialità

cambiandone contestualmente anche le dimensioni finali lo porta di fatto un passo avanti al comando Condividi… In aggiunta il comando Esportazione rapida, le cui impostazioni generali si possono cambiare nelle Preferenze (Figura 5), lo velocizza ulteriormente con il vantaggio (non di poco conto) di poter essere richiamato dal menu contestuale di un singolo livello, esportando quello e non il file intero a cui appartiene (Figura 6).

Figura 5. Nelle Preferenze si può decidere quale sarà il formato di esportazione presente nel comando di Esportazione rapida. Se dovete esportare immagini con parametri costanti questo fa al caso vostro
Figura 6. Dal menu contestuale (tasto dx o Ctrl-clic) di un livello potete accedere velocemente al comando di esportazione rapida, isolando così la parte che desiderate anziché il solo aspetto complessivo del file