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Xerox annuncia di aver completato la separazione da Conduent Incorporated

Xerox annuncia di aver completato la separazione da Conduent Incorporated, dando vita così a due aziende distinte. Il focus di Xerox, nella sua nuova identità, sarà il rafforzamento della leadership sul mercato delle tecnologie per la stampa digitale e i servizi con l’obiettivo di aiutare il clienti a innovare il modo in cui comunicano, si connettono e lavorano, nell’ottica di una migliorata produttività.

Allo stesso tempo Steve Hoover assume il ruolo di Chief Technology Officer, con la responsabilità della Ricerca e del Product Development, riportando direttamente a Jeff Jacobson, CEO di Xerox, nella foto, dopo la separazione dei due business.

Social Media Monitoring: cos’è e come si usa

Individuare i modelli di comportamento delle Consumer Community è utile per fornire un quadro sistematico e preciso degli effetti della comunicazione omnicanale.

Il Social Media Monitoring ha una funzione strategica, ovvero consentire al nostro brand di essere flessibile e sempre rispondente ai bisogni del target. Il termine è molto utilizzato nel social media marketing e nella digital strategy, ma talvolta se ne ignora la funzione e i reali benefici, sminuendo il suo ruolo e facendolo adottare più per moda che per una reale necessità.

Il Social Media Monitoring (SMM) è uno strumento finalizzato a comprendere e analizzare in modo approfondito le dinamiche e i comportamenti delle consumer community nel momento in cui interagiscono con gli argomenti trattati dall’impresa (il contesto d’uso di prodotti e brand).

Il Social Media Monitoring Semantico è un sistema articolato che consente di monitorare ogni tipo di conversazione inerente i prodotti di una specifica impresa, il marchio d’impresa, i competitor, le figure chiave aziendali e più in generale ogni possibile conversazione. Il fatto di essere semantico – ovvero di comprendere attraverso raffinati sistemi di intelligenza artificiale il linguaggio naturale – ci consente di monitorare più in profondità tutte le inferenze (conversazioni, menzioni, affermazioni e/o risposte) riferite a uno specifico business che si verificano nei canali monitorabili della social media sfera.

Tramite SMM è possibile conoscere le conversazioni pubbliche (su Facebook, Twitter, Instagram, YouTube e altri social network pubblici) che gli utenti generano indipendentemente dal fatto che vi siano o meno citazioni, link o menzioni dirette ai brand.

Nella sua forma più avanzata di Social Media Monitoring, vi sono anche sistemi di Visual Brand Monitoring in grado di identificare la presenza di marchi aziendali all’interno di materiale fotografico. Tali sistemi sono cioè in grado di identificare la presenza di brand (lattine di bevande gusto cola) all’interno di fotografie postate su Facebook, Instagram e altri social network pubblici.

Il termine semantico indica inoltre che il Social Media Monitoring è in grado di comprendere il linguaggio naturale e identificare gli stati d’animo degli utenti dall’analisi delle conversazioni: la sua natura semantica, quindi, è particolarmente utile per individuare lo stato di soddisfazione, neutralità o frustrazione di un utente analizzando le sue conversazioni pubbliche.

Algoritmi di intelligenza artificiale sono infatti in grado di dedurre con un notevole margine di esattezza le sensazioni di un utente (sentiment) deducendolo da pattern di comunicazione. Per fare un esempio: partendo dal post espresso in un social network «Di nuovo imbottigliato nel traffico. Non se ne esce vivi», il sistema è in grado di classificare il post attribuendogli un sentiment negativo.

Come si vede da Datalytics – l’applicazione di Social Media Monitoring Semantico che comprende i pattern della lingua italiana – queste applicazioni sono in grado di fornire un quadro generale di quali sono le tendenze relative a un determinato settore di business, quali sono le espressioni usate dagli utenti espresse in una nuvola di argomenti (Topic Cloud), dove queste conversazioni hanno luogo (Geolocalizzazione), chi sono gli attori coinvolti (Influencer e Contributor), quali sono le emozioni e gli stati d’animo e molti altri dati.

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Ciò che è importante notare è come il SMM riesce – se strutturato in modo efficace da parte delle imprese che lo usano nelle loro indagini di mercato – a eliminare il «rumore comunicativo», ovvero tutte le informazioni non pertinenti l’oggetto di analisi.

Perché integrare il Social Media Monitoring nelle strategie di marketing omnicanale?

Barbara Busche, autrice del libro Lean Branding1 mette in evidenza come la funzione dei brand sia di essere un ponte tra le aspirazioni, i desideri e i bisogni dei consumatori e la promessa di vendita che consiste nel dare una risposta ai bisogni di clienti e prospect.

In questo quadro il Social Media Monitoring è lo strumento metodologico che ci consente sia di comprendere e ricavare in modo approfondito i bisogni degli utenti, sia di verificare quanto siamo in grado di rispondere ai loro bisogni.

Sempre Barbara Busche mette in evidenza come i bisogni degli utenti sono in continuo mutamento e come i brand devono essere «camaleontici» nel senso che devono assumere un ruolo perennemente mutevole nell’adattarsi alle evoluzioni della Target Community per rispondere in modo efficace ai bisogni degli utenti.

La funzione e il perché del SMM è quella di individuare e fotografare i bisogni della consumer community ricavando dati preziosi dalle loro conversazioni.

In questo senso il SMM ci dà indicazioni fondamentali per legare i bisogni della target community alla nostra strategia sia di branding, sia di digital marketing e più in generale alla strategia omnicanale.

Come costruire un cruscotto di Social Media Monitoring efficace

Per costruire un Cruscotto di Social Media Monitoring la prima cosa che dobbiamo fare è quella di identificare lo scopo e l’oggetto della nostra analisi. Per fare un esempio possiamo monitorare le conversazioni sul mercato, oppure su un nostro prodotto, oppure su un competitor, oppure sul nostro brand.

Una volta individuato il topic d’analisi, dobbiamo rispondere alla domanda: perché sto usando questo strumento? Cosa mi aspetto dai risultati che mi darà? Cosa ne farò dei dati ottenuti? Tradurremo questo bisogno individuando le parole e i termini che l’utente userà nelle sue conversazione che fungeranno da civetta per l’ascolto e l’analisi delle conversazioni.

Dopodiché le inseriremo nelle app di Social Media Monitoring. Questi programmi ci consentono infatti di crearci un Workflow, una vera e propria sala macchine nella quale inserire nell’app le parole chiave da monitorare. Se decidiamo di monitorare le conversazioni sul mercato, dovremo inserire le parole chiave che riteniamo i nostri consumatori useranno per il mercato: individueremo i nomi, le #Hashtag, gli aggettivi, i sostantivi che meglio identificano e caratterizzano la nostra community.

È importante essere il più possibile precisi, ma ricordiamoci che le applicazioni semantiche ci suggeriranno altri termini sinonimici che andremo a utilizzare per perfezionare la nostra ricerca, e consentiranno anche di escludere dei termini per eliminare le interferenze.

Identificare i canali da utilizzare

Una volta definito l’obiettivo del nostro monitoraggio e individuato le parole chiave, andremo a determinare quali canali social monitorare. Dobbiamo ricordarci che non tutti i canali social possono essere monitorati in quanto solo i post dettati come pubblici possono essere oggetto di monitoraggio. Le conversazioni su Whatsapp, i post di Facebook condivisi solo con gli amici, le conversazioni di Snapchat non possono essere monitorati proprio per la loro natura «privata».

Una volta creato il cruscotto, stabiliremo i criteri di misurazione (KPI, Key Performance Indicator), e quindi saremo in grado di comprendere cosa analizzare scremandolo dal «rumore» (per rumore indichiamo le conversazioni non pertinenti) e avremo un parametro di misurazione specifico, chiaro, stabile e dotato di senso.

È molto importante essere pazienti: il SMM inizia a dare risultati dopo sette oppure dieci giorni e diventa affidabile dopo i primi 30 giorni. Questi sono dati indicativi e variabili dall’ambito di monitoraggio. In linea generale possiamo stabilire che dopo una settimana possono emergere i comportamenti ricorrenti di un individuo in riferimento ai giorni della settimana. Ecco un esempio che chiarisce questa affermazione: nella sentiment analisi la giornata di lunedì è molto diversa dalle giornate di venerdì e sabato poiché i giorni della settimana determinano delle modificazioni nelle dinamiche di comportamento e di percezione delle emozioni.

Come utilizzare i risultati che emergono dalle nostre attività di monitoraggio

L’attività di monitoraggio ci dà alcuni risultati generali e altri risultati particolari. In termini generali otterremo un riassunto completo della produzione media dell’oggetto della nostra analisi (sotto).

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Da questa tipologia di rapporto comprenderemo quali sono i post che hanno riscosso più successo nel nostro ambito di analisi: saremo quindi in grado di ricavare indicazioni utili sui materiali media creati e/o condivisi dalla nostra community. Potremo capire quali sono le tipologie di foto da loro scattate, quali soggetti sono inclusi, come vengono fatte le inquadrature e altri dati che ci consentono di costruire una identità del prospect o cliente tipo.

Otterremo informazioni molto preziose per capire la Brand Perception. Tramite un rapporto chiamato Buzz Trend vedremo come i nostri messaggi hanno impattato sulla nostra community e in questo senso comprenderemo come migliorare i nostri messaggi in modo da essere più efficaci sul nostro settore. Siamo inoltre in grado di effettuare delle analisi comparative tra i nostri brand e i concorrenti.

Otterremo inoltre – cosa importantissima – indicazioni preziose su come comunicano le nostre consumer community: otterremo ovvero dati fondamentali sugli «idioletti», ovvero i termini più usati da un gruppo di individui. Ma – dato ancora più interessante di questa tipologia di rapporti spesso identificati come topic Cloud – saremo in grado di comprendere sia quali termini sono più usati, sia quali aggettivi sono più usati, sia indicazioni in grado di determinare quali modelli di ragionamento e tratti comuni sono adottati dalla nostra customer&prospect community.

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Il Social Media Monitoring Semantico ci dà inoltre delle indicazioni specifiche su chi comunica: ci consente di comprendere chi comunica parlando di noi dividendoli in Contributor e Influencer.

Per Contributor intendiamo le persone che contribuiscono alla nostra conversazione parlando di noi, menzionandoci nelle loro conversazioni. I Contributor non sono «super utenti dei social», non sono per intenderci delle celebrità con migliaia o in certi casi milioni di follower. E non sono nemmeno degli Influencer, ovvero persone in grado di determinare delle opinioni (trendsetter) oppure determinare dei modelli di comportamento.

I Contributor non sono delle superstar dei social, ma al contrario sono utenti «normali» e nella loro normalità diventano dei preziosissimi alleati in quanto parlano di noi: possiamo tranquillamente definirli dei Brand Lover. Possono al contrario essere dei Brand Hater, cioè persone che hanno maturato un astio verso il nostro brand. E per questa ragione dobbiamo individuarli, monitorarli e premiarli nel caso dei Brand Lover oppure cercare di mitigare o quanto meno contenere il loro astio nel caso degli Hater.

Nel caso degli Influencer ricaviamo gli stessi dati ma cambia la tipologia in oggetto di analisi, perché sono soggetti in grado di generare un comportamento imitativo.

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Il Social Media Monitoring Semantico ci fornisce inoltre delle indicazioni utilissime su quali commenti, post, e materiali media hanno generato un sentiment positivo, quali hanno generato un sentiment negativo e quali hanno generato un sentiment neutrale indicandoci inoltre l’autore del commento. Questo ci può aiutare non solo a comprendere il motivo della Social Reaction positiva, neutrale o negativa, ma soprattutto a metterci in contatto con la persona che ha generato questo post.

Un altro importantissimo dato che il Social Media Monitoring Semantico ci fornisce si riferisce alla posizione geografica da dove provengono le Social Reaction: ci consente di direzionare in modo più mirato le scelte di marketing nel territorio, comprendendo quelli che sono più predisposti a un incremento delle campagne. Ma oltre a direzionare le campagne possiamo iniziare a clusterizzare i messaggi per origine territoriale. In nazioni come l’Italia nelle quali si assiste spesso a notevoli differenze di registri linguistici (basti pensare alle differenze tra le regioni che «danno del voi» e «danno del lei») il SMM fornisce dati utili per generare forme di iperclusterizzazione del target da utilizzare nelle strategie e ottenere in questo modo risultati più mirati e precisi.

Verso la definizione di Marketing e Consumer Personas dinamiche

Come abbiamo visto dagli esempi precedenti creare un sistema di Social Media Monitoring avanzato a presidio della nostra marketing community consente di essere più precisi nelle strategia di branding, di vendita e di marketing.

Il Social Media Monitoring consente di meglio definire le Marketing Personas ovvero quelle versioni immaginarie di un target che i marketing manager creano per meglio orientare le loro campagne. Tramite il Monitoring possiamo dare un valore aggiunto all’efficacia delle Marketing Personas in quanto uno dei punti deboli delle Personas è il proprio il loro aspetto statico: il Social Media Monitoring ci consente di arricchire e ottenere un profilo sempre aggiornato in modo dinamico.

1Busche Barbara, Lean Branding, 2014, Tim O’Reilly Editore

Ricambio generazionale: i consigli dell’esperto

Quanti di voi, titolari di pmi, dovranno affrontare, nel breve periodo un passaggio di consegne a un figlio, un nipote…?

In Italia le imprese in queste condizioni sono moltissime, ecco alcuni brevi ma utili consigli per farlo nel migliore dei modi.

Il passaggio generazionale rappresenta una fase particolarmente complessa nella vita dell’impresa potendo mettere a rischio la continuità aziendale e, quindi, posti di lavoro. Nel tempo le associazioni di professionisti e di imprese hanno cercato di individuare le regole base del passaggio generazionale pur avendo presente che tali regole variano a seconda della tipologia di impresa, della realtà familiare e delle persone integrate nella struttura aziendale.

Secondo una ricerca Infocamere di circa quattro anni fa solo il 31% delle imprese familiari riesce a passare alla seconda generazione e solo il 15% alla terza generazione, spesso con gravi problemi per quelle imprese che passano «da padre in figlio».

Obiettivo del passaggio generazionale è tutelare l’integrità e la continuità dell’impresa evitando il conflitto fra gli eredi. Per fare ciò, è necessario pianificare tempestivamente e strategicamente il passaggio di consegne fra imprenditore ed erede, valutandone con attenzione opportunità e rischi.

I fattori di cui tenere conto

  • Caratteristiche peculiari dell’impresa (dimensione, mercato, tecnologie impiegate, ecc);
  • tipologia di società adottata;
  • entità del patrimonio personale del fondatore e sua capacità di soddisfare gli eredi coinvolti e non coinvolti in azienda;
  • familiari coinvolti nell’attività dell’impresa (ruolo, capacità, esperienze maturate, aspettative personali);
  • esistenza di conflittualità tra eredi (anche solo potenziali e/o non legate all’impresa);
  • disponibilità di competenze manageriali;
  • implicazioni di natura fiscale e giuridica.

Diversi strumenti possono essere utilizzati per agevolare il passaggio generazionale:

Il patto di famiglia

Fra le pattuizioni contrattuali particolarmente rilevanti nell’ambito del passaggio generazionale merita di essere ricordato il patto di famiglia. Introdotto nel nostro ordinamento con la legge n. 55 del 14 febbraio 2006 e successive modificazioni, consente al titolare dell’impresa di anticipare il momento del trasferimento dell’azienda o delle partecipazioni sociali ai discendenti o al discendente che si reputi più adatto alla gestione dell’impresa.

È un contratto plurilaterale che consente di realizzare diverse finalità. Fra cui:

  • prevenire ed evitare l’insorgere di liti ereditarie;
  • tutelare il valore e la capacità occupazionale delle aziende familiari;
  • assegnare il controllo societario ai soggetti ritenuti dall’imprenditore capaci di garantire la continuità gestionale dell’impresa.

Definizione. In base all’art. 768 bis e seguenti del codice civile il patto di famiglia è il contratto con cui, compatibilmente con le disposizioni in materia di impresa familiare e nel rispetto delle differenti tipologie societarie, l’imprenditore trasferisce, in tutto o in parte, l’azienda, ovvero il titolare di partecipazioni societarie trasferisce, in tutto o in parte, le proprie quote, a uno o più discendenti.

Forma. A pena di nullità il contratto deve essere concluso per atto pubblico. Al contratto devono partecipare anche il coniuge e tutti coloro che sarebbero legittimari ove in quel momento si aprisse la successione nel patrimonio dell’imprenditore. Gli assegnatari dell’azienda o delle partecipazioni societarie devono liquidare gli altri partecipanti al contratto, ove questi non vi rinunzino in tutto o in parte, con il pagamento di una somma corrispondente al valore delle quote.

Perizia di stima. Per evitare liti e incomprensioni tra eredi può essere utile, prima della stipula del patto, far predisporre una perizia di stima sull’azienda o sulle quote al fine di determinare i corretti conguagli tra i partecipanti all’atto. Il patto può essere impugnato entro un anno dalla sua stipula da tutti i partecipanti. All’apertura della successione dell’imprenditore, il coniuge e gli altri legittimari che non abbiano partecipato al contratto possono chiedere ai beneficiari del contratto stesso il pagamento di quanto loro dovuto in base alle normali norme successorie.

Benefici fiscali. I trasferimenti effettuati attraverso i patti di famiglia ex art. 768 bis c.c., a favore dei discendenti e del coniuge, di aziende o rami di esse, di quote sociali e di azioni non sono soggetti all’imposta sulle successioni e donazioni.

Il beneficio spetta limitatamente alle partecipazioni mediante le quali è acquisito o integrato il controllo ai sensi dell’articolo 2359 del codice civile e si applica a condizione che gli aventi causa proseguano l’esercizio dell’attività d’impresa o detengano il controllo per un periodo non inferiore a cinque anni dalla data del trasferimento, rendendo, contestualmente alla presentazione della dichiarazione di successione o all’atto di donazione, apposita dichiarazione in tal senso.

Il mancato rispetto di questa condizione comporta la decadenza dal beneficio e il pagamento sia dell’imposta in misura ordinaria sia della relativa sanzione amministrativa.

La norma è volta a favorire il passaggio generazionale delle aziende di famiglia tutelandone la continuità.

Nell’ambito della successione aziendale è frequente inoltre la «costituzione di vincoli di destinazione su determinati beni».

Si tratta ovviamente di negozi mediante i quali determinati beni sono appunto «vincolati» alla realizzazione di un interesse meritevole di tutela, con effetti segregativi e limitativi della disponibilità dei beni medesimi.

Un esempio: trust, negozio fiduciario, fondo patrimoniale

Tali negozi possono avere effetti solo segregativi oppure anche effetti traslativi. Questo aspetto è molto importante sotto il profilo tributario. Infatti, in generale, possiamo dire che, se non vi sono effetti traslativi, non è dovuta l’imposta sulle donazioni ma solo imposta fissa di registro. Se, invece, vi sono anche effetti traslativi è dovuta imposta sulle donazioni secondo aliquote e franchigie ordinarie.

Grande importanza, nell’ambito della tipologia di negozi in parola, riveste il fondo patrimoniale.

Dal punto di vista civilistico, si tratta di un complesso di beni appartenenti ai coniugi, a uno solo di essi oppure a un terzo destinati a far fronte ai bisogni della famiglia. Non è un autonomo soggetto giuridico, ma un «patrimonio autonomo di scopo»; lo scopo si realizza con i frutti dei beni che lo compongono.

Possono essere destinati al fondo patrimoniale: immobili, mobili iscritti in pubblici registri, titoli di credito (che devono essere resi nominativi con annotazione del vincolo). Il fondo può essere costituito per un atto fra vivi avente la forma dell’atto pubblico (da annotare a margine dell’atto di matrimonio).

Oltre che dai coniugi può essere costituito anche da un terzo (in questo caso anche per testamento, con accettazione dei coniugi).

Il fondo permette di preservare i beni conferiti da azioni esecutive dei creditori, nei seguenti limiti: il creditore può aggredire i beni del fondo solo se:

  • il debito sia stato contratto per i bisogni della famiglia
  • il debito sia per scopi personali, ma il creditore non ne era a conoscenza; se invece il creditore è a conoscenza che il debito è personale non può rivalersi sul fondo.

Non sono da ricomprendere tra i debiti «familiari» i debiti da attività professionali e imprenditoriali e i debiti tributari; è dovuta l’imposta sulle donazioni, peraltro secondo gli ordinari criteri quanto a aliquote e franchigie – imposta fissa di registro, imposte ipotecarie e catastali, se vi sono immobili.

Le regole del passaggio generazionale elaborate dall’Ascri

Sul tema l’Ascri, un’associazione dedicata alla prevenzione delle crisi d’impresa che riunisce commercialisti, industriali e uomini della finanza, ha elaborato un insieme di regole efficaci e sicure (le regole del passaggio generazionale).

  • La presa di coscienza da parte dell’imprenditore del fatto che un familiare non portato per l’azienda non è un minus;
  • non utilizzare i denari dell’azienda a leva per eventuali liquidazioni ai soci o familiari;
  • coltivare un manager all’interno dell’azienda che possa eventualmente «stampellare» l’emergenza del passaggio generazionale;
  • individuare, in alternativa un manager esterno competente senza pregiudizi e con una visione strategica condivisa;
  • non scartare aprioristicamente l’idea di appoggiarsi a un fondo qualora non si individui un passaggio generazionale in grado di cavalcare la crescita;
  • il leader di un’azienda familiare deve avere enormi doti di calma e strategia per mantenere coese le persone e i soci in quanto è importante che ciascuno abbia un proprio ruolo e riconosca implicitamente il leader;
  • in ogni azienda che accompagni, tra quelli individuati, il passaggio generazionale, la salvaguardia dei posti di lavoro per i dipendenti strategici è estremamente importante in quanto l’azienda è un insieme di persone;
  • prendere coscienza che purtroppo un passaggio generazionale «imposto per tragici eventi» può capitare a tutti;
  • per le aziende fino a certe dimensioni, il commercialista storico può avere un importantissimo ruolo;
  • le banche, attente all’indebitamento dell’azienda, possono ideare sistemi di finanziamento che non pregiudichino l’attività aziendale.

Inutile ribadire che l’esistenza di una proprietà responsabile è il prerequisito fondamentale per far fronte alla sfida del passaggio generazionale, insieme a un sistema di valori che, guardando alla meritocrazia, promuova l’eccellenza più dell’appartenenza familiare. Inoltre il coinvolgimento di attori terzi, secondo quanto emerge dalle storie di molte imprese, permette di integrare le conoscenze dell’imprenditore ampliando così le sue valutazioni tecnico-economico.

Herve Tessler guiderà le International Operations di Xerox una volta completato il processo di separazione societaria

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Xerox, azienda diversificata che opera nel settore dei servizi, ha annunciato la nomina di Herve Tessler a Presidente delle International Operations. Tessler, attualmente a capo delle Corporate Operations di Xerox, assumerà il nuovo ruolo nel gennaio 2017.

Tessler definirà la strategia delle operazioni internazionali di Xerox guidando i relativi team in oltre 150 Paesi, con l’obiettivo di rendere disponibile l’intera gamma di servizi e tecnologie Xerox ai nuovi clienti, così come a quelli preesistenti, oltre che ai partner.

«La nostra visione di Xerox a livello internazionale è audace e rivolta al futuro», ha dichiarato Tessler. «Intendiamo fare leva sull’innovazione di Xerox semplificando i processi e permettendo ai team di agire localmente, al fine di servire clienti e partner in maniera rapida ed efficiente».

Grazie all’esperienza quasi trentennale in Xerox nei settori del general management, delle vendite, dello sviluppo del business, del marketing e delle operazioni internazionali, Tessler è riuscito a trasformare i modelli operativi, generando un’importante crescita della redditività aziendale. Attualmente, Tessler è responsabile delle funzioni corporate principali di Xerox, come ricerca e sviluppo, information management, account globali, marketing e comunicazione, tutela dell’ambiente, della salute e della sicurezza.

In precedenza, Tessler è stato Presidente delle Operations nei Mercati Emergenti di Xerox, ruolo nel quale si è concentrato sulle opportunità di crescita del mercati in via di sviluppo di tutto il mondo. Prima ancora, Tessler aveva ricoperto ruoli di leadership quale Head of Operations di Xerox in Europa centrale e orientale, Israele e Turchia; Presidente della consociata brasiliana di Xerox e Chief Operating Officer of Xerox DMO Regions West, area che include l’America Latina e i Caraibi.

Tessler ha conseguito un master in giurisprudenza presso l’Assas University di Parigi; inoltre siede nel board di A Better Chance, associazione no-profit americana che recluta studenti di colore capaci, motivati e dal brillante curriculum accademico, per guidarli verso una serie di opportunità formative e di leadership.

Leggi gli articoli precedenti di Xerox!

La situazione del comparto etichette in Europa e le sue tendenze, il report Finat

Businessman exults over a red uphill arrow

All’ultimo convegno Gipea, Elisabetta Brambilla, consigliera, ha dedicato il suo intervento all’indagine Finat che fotografa la situazione del comparto etichette in Europa e le sue tendenze.

L’indagine ha anche esaminato le prospettive dei converter del settore etichette per offrire soluzioni innovative:

1 – soluzioni di “cost saving” come l’uso di materiali più sottili

2 – stampa digitale e sistemi produttivi più efficienti

3 – soluzioni diversificate ampliando la gamma di prodotti e applicazioni (es. etichette sleeve)

4 – soluzioni interne di “artwork design” in modo che il cliente non debba appoggiarsi a studi grafici esterni

5 – soluzioni tecnologiche di nuova generazione come RFID, Smart Labels e altre applicazioni di sicurezza.

I fattori più salienti emersi dall’indagine sono la crescita media dei fatturati (+8,4%), la diminuzione della tiratura media con stampa convenzionale (-22%), il punto di breakeven per la tiratura media con stampa convenzionale (1.498 m lineari).

Ma lasciamo parlare le immagini…

Packaging Première: l’evento per i brand del packaging lusso debutta a Milano

Business couple prepare to leave for meeting

16-17-18 maggio 2017, The Mall, Milano

Mettere in mostra i più qualificati e innovativi esponenti del packaging per il lusso ha richiesto lo studio di un concetto espositivo che andasse al di là di eleganza e funzionalità. Per questo, nel contesto di Packaging Première, si è voluta dedicare un’attenzione speciale al layout, la cui finalità è di rende efficiente l’interconnessione che lega espositori e visitatori.

Le aziende che espongono sono, infatti, creatrici di prodotti finiti, ma più frequentemente sono fornitori di altre aziende da cui uscirà il prodotto completato in ogni aspetto. Per questo, valorizzare le intersezioni fra i molti e diversi operatori della filiera risulta di fondamentale importanza, connettendo domanda e offerta a più livelli. Inoltre le esigenze dei visitatori privilegiano criteri come il facile reperimento di aziende e prodotti, la scoperta di novità, la razionalizzazione del tempo e dei percorsi in un’atmosfera che deve essere piacevole e stimolante.

Gli oltre 4.000 m2 dell’area espositiva sono stati concepiti per dare risalto a tutta la filiera del packaging di lusso, in particolare ai produttori di materie prime, di complementi e di prodotti finiti per confezionare le eccellenze della moda e degli accessori, dell’alta cosmesi e della profumeria, della gioielleria e degli orologi, degli spirit e della confiserie.

Si è così data al layout una funzionalità innovativa scegliendo la strada degli stand preallestiti, ma con elevato contenuto di design, privilegiando tre tonalità di colore sobrie e in gradazioni armonizzate: il bianco, il grigio e il nero.

La forma degli stand è geometrica e razionale per offrire, a coloro che passano nei corridoi, ampia visibilità dell’interno e del prodotto esposto. Lungo le pareti, all’interno dello stand, corrono infatti ripiani con ampia superficie espositiva, ma altri arredi possono essere aggiunti, sebbene quelli in dotazione coprano già molte esigenze, così come le personalizzazioni sono lasciate all’iniziativa e alle necessità dei singoli espositori.

La luce degli stand è stata curata e bilanciata con la luce complessiva della location, il prestigioso The Mall, che ha un’ampia vetrata da cui filtra la luce naturale e la visione dei grattacieli di Porta Nuova.

«La scelta del preallestito è indispensabile in questa esposizione selettiva per far risaltare l’effervescenza creativa e l’innovazione messe in mostra dagli espositori. Trattandosi di aziende tutte rinomate e riconosciute, abbiamo preferito metterle sullo stesso livello, uniformando l’impatto visivo degli stand,» spiega Osvaldo Ponchia presidente di OPS e organizzatore di Packaging Première, «è una scelta che i numerosi espositori, che già hanno confermato la loro presenza, hanno compreso e lodato.»

Questa esposizione selettiva e innovativa vuole essere anche uno spazio di aggiornamento e di condivisione della conoscenza attraverso convegni, tavole rotonde e dibattiti con prestigiosi relatori internazionali. Un’area particolarmente curata sarà quella lounge, dove espositori e visitatori si incontreranno in modo conviviale. Packaging Première continuerà anche dopo l’orario di chiusura serale con offerte esclusive per i suoi ospiti.

Un evento che a Milano mancava e, ora che la città ha conquistato una posizione di primissimo piano nel panorama mondiale come hub del lusso, Packaging Première ne diventa il sigillo.

Packaging Première è una realizzazione di OPS, da oltre vent’anni nel creare esperienze espositive di successo.

Un’etichetta per la bottiglia celebrativa del Torcolato DOC

L'etichetta vincitrice dell'anno scorso. La formula chimica del Torcolato: "Vespaiola più inverno", con un motivo che ricorda una formula chimica di struttura, a tenere legati acini di uva Vespaiola appassiti. La giuria ha premiato un'opera curiosa e d'impatto, che si è contraddistinta per l'originalità del soggetto. L'autore era il sig. Angelo Todesco, unico concorrente ad aver partecipato a tutte le edizione del concorso.
L'etichetta vincitrice dell'anno scorso. La formula chimica del Torcolato: "Vespaiola più inverno", con un motivo che ricorda una formula chimica di struttura, a tenere legati acini di uva Vespaiola appassiti. La giuria ha premiato un'opera curiosa e d'impatto, che si è contraddistinta per l'originalità del soggetto. L'autore era il sig. Angelo Todesco, unico concorrente ad aver partecipato a tutte le edizione del concorso.
L’etichetta vincitrice dell’anno scorso. La formula chimica del Torcolato: “Vespaiola più inverno”, con un motivo che ricorda una formula chimica di struttura, a tenere legati acini di uva Vespaiola appassiti.
La giuria ha premiato un’opera curiosa e d’impatto, che si è contraddistinta per l’originalità del soggetto. L’autore era il sig. Angelo Todesco, unico concorrente ad aver partecipato a tutte le edizione del concorso.

Scade il 9 gennaio il termine per la presentazione delle opere per la partecipazione al concorso Realizza l’etichetta della Prima del Torcolato D.O.C. Breganze. Giunto alla dodicesima edizione, il concorso sceglierà l’etichetta che sarà utilizzata per la bottiglia celebrativa fuori commercio del Torcolato DOC Breganze prodotto durante la Prima del Torcolato 2017, che si svolgerà a Breganze il 15 gennaio.

Sono ammessi artisti che abbiano compiuto la maggiore età e ogni partecipante potrà presentare una sola opera. L’opera, che dovrà riportare la dicitura di legge «Breganze denominazione di origine controllata Torcolato 2016» (con Breganze e Torcolato e 2016 nella stessa altezza di carattere), dovrà essere realizzata con tecniche che permettano la riproduzione tipografica.

Una giuria di esperti, nominati dall’organizzazione Strada del Torcolato e dei Vini di Breganze, procederà alla scelta del vincitore e del secondo e terzo classificato.

Nel mondo dei segni e delle convenzioni linguistiche ci si imbatte, talvolta, in nomi i cui significati sembrano essere inesauribili: «Torcolato» è certamente uno di questi.

Il Torcolato è il vino ottenuto da uve messe ad appassire «intorcolandole», attorcigliandole, a degli spaghi appesi alle travi di asciutte e ventilate soffitte delle tipiche case di collina. Uve, poi, «torcolate», pressate delicatamente, da cui si ottiene un mosto dorato, denso e zuccherino, colante, simile ad «Oro-colato».

Si è più completi se si spiega il senso del nome Torcolato descrivendo l’esperienza diretta dell’averlo assaggiato: quando infatti nel bicchiere il giallo diventa oro, ambra, chiaro e brillante, è come se il nostro sguardo restasse, per così dire, a sua volta… «intorcolato», attorcigliato e catturato in quei riflessi splendidi e fluenti. Il suo profumo si espande intensamente in una straordinaria ricchezza e finezza di aromi di frutta matura, di frutta esotica, di miele, di legno, di vaniglia rimescolati in armonica ed elegante complessità. Al gusto, poi, il vino rivela una dolcezza complessa, fatta di grande equilibrio, di appropriata acidità, di bella freschezza e di un persistente retrogusto lievemente amarognolo, un gusto che denota grande maturità ed equilibrio.

Il concorso è organizzato dalla Strada del Torcolato e dei Vini di Breganze in collaborazione con il Consorzio Tutela Vini DOC Breganze. Il regolamento completo e la scheda di partecipazione sono disponibili sui siti.

Scarica qui la scheda-di-partecipazione_torcolato!

Tutti i numeri del tour Taga interpreta drupa

Logo TAGA 2010

È terminato a Bari il tour Taga interpreta drupa organizzato da Taga Italia: da Genova a Bari, undici incontri svoltisi da settembre a dicembre. I tecnici Taga hanno visitato alcune delle Scuole Grafiche Nazionali, e incontrato 1.000 tra studenti e docenti, coi quali hanno interpretato le novità di drupa, discutendo liberamente e confrontandosi sui percorsi della stampa di oggi e quella di domani.

Questo dialogo trasversale sul mondo della stampa è stato pensato per docenti e allievi delle scuole, perché questi saranno i prossimi operatori del futuro.

L’interesse degli studenti era alto, e le sensazioni che abbiamo portato a casa (scrive Il Consiglio Direttivo di Taga Italia) sono soprattutto l’entusiasmo delle classi di Bari, dove è il primo anno che viene svolto il corso di grafica; la professionalità di Trento, che ha generato un vivo dibattito; l’accoglienza di Roma, Mestre e Verona; l’interesse di Genova; l’attenzione di Torino e Firenze, che ha portato alla conoscenza di un nuovo Istituto che studia la comunicazione; e infine non potevano mancare la continuità delle scuole di Modena, di Bologna e di Milano, la nostra sede storica.

La scuola come punto di riferimento

La presenza e la continuità di Taga su tutto il territorio nazionale rappresenta un momento di dialogo, di riflessione e di confronto fra tutti coloro che, sia direttamente che indirettamente operano nel settore delle arti grafiche e della comunicazione a 360°.
Vedere insieme docenti e allievi delle scuole, che saranno gli operatori di domani, unitamente alla partecipazione di tecnici, operatori e imprenditori desiderosi di conoscere, affrontare, confrontarsi sul futuro della stampa in un dialogo costruttivo, ricompensa l’avventura e l’impegno che questo tour ha generato in tutti noi che vi abbiamo partecipato.
La collaborazione indispensabile delle scuole e la continua formazione tecnica professionale rappresentano il futuro in quanto occorre essere consapevoli del continuo evolversi della tecnologia.
«Riteniamo che questo tour abbia lasciato ai ragazzi delle scuole un messaggio che possa essere un valido input nell’affrontare e comprendere l’importanza della tecnologia, una tecnologia che non aspetta i ritardatari» commenta il Consiglio Direttivo.

Associarsi gratuitamente per il primo anno

A tutti i partecipanti che non sono mai stati soci di Taga Italia e che hanno partecipato a questo evento è stata offerta la possibilità di associarsi gratuitamente per il primo anno, utilizzando la cartolina personalizzata appositamente stampata (e distribuita) per il tour.
Associarsi e partecipare ai lavori di Taga Italia significa condividere la tecnologia e diffonderla affinché possa essere appresa e applicata in modo ottimale.
Non tutti conoscono Taga Italia o non hanno ben chiaro la missione di questa associazione. I primi quattro punti dell’Articolo 3 “scopi” dello statuto dell’associazione promuovono il costante il progresso scientifico, tecnologico, e culturale nel settore delle Arti Grafiche.
In particolare, l’Associazione si propone:
a) la promozione e l’incoraggiamento della ricerca nel settore delle Arti Grafiche a ogni livello;
b) il miglioramento della preparazione dei tecnici quanto a istruzione, cultura ed etica professionale;
c) la diffusione e la divulgazione della conoscenza dei diversi aspetti e problemi del settore delle Arti Grafiche;
d) l’organizzazione di incontri, congressi, dibattiti, nonché la cura di pubblicazioni allo scopo di stimolare l’interesse, sia a livello scientifico che divulgativo, interno al settore delle Arti Grafiche.
Questo tour, come pure il Taga Day, e la borsa di studio intitolata ad Alberto Sironi, hanno cercato concretamente di evidenziare quanto lo statuto si impegna a svolgere.

Elenco degli Istituti che hanno partecipato al tour
-Genova, Istituto Fassicomo, Scuola Grafica Genovese
-Verona, Scuola Grafica Cartaria San Zeno
-Piemonte (Torino), Istituto di Istruzione Superiore Bodoni-Paravia
-Roma, Associazione Cnos FAP PIO XI
-Emilia Romagna (Modena), Istituto Fermo Corni
-Trento, Istituto Pavoniano Artigianelli
-Toscana (Firenze) Istituto B. Cellini
-Venezia (Mestre), Istituto Salesiano San Marco
-Emilia Romagna (Bologna), Istituto Salesiano Beata Vergine San Luca
-Milano, Istituto Pavoniano Artigianelli
-Bari, Itis Guglielmo Marconi
…e non finisce qui.
Ci è stato chiesto di svolgere l’evento presso l’Istituto Pavoniano Artigianelli di Brescia; anche questo è un segno di interesse che dimostra come la tecnologia per utilizzarla occorre conoscerla e che la strada intrapresa da Taga Italia è condivisa.
In ultima analisi la tecnologia la possono avere tutti, la differenza sta nel conoscerla e nel saperla utilizzare.
Una sola persona non può fare molto, direi molto poco, insieme possiamo fare tanto, questo è il nostro augurio.
Un caloroso ringraziamento a tutti coloro che hanno contribuito allo svolgimento di questo tour.

Green Printing Training Kit, per sensibilizzare al business eco-sostenibile

Il green printing è ormai un mantra nelle strategie di marketing di molte aziende di stampa. Inchiostri VOC free ed eco-solvent, tecnologie amiche dell’ambiente, carte e cartoncini riciclati e materiali privi di PVC, sono argomenti che popolano i siti internet e la comunicazione istituzionale di molti fornitori di servizi di stampa. Ma quanto a questa invasione di slogan corrisponde una reale implementazione di processi eco-sostenibili?

Per fare chiarezza su questi temi MCA Digital, player di riferimento per il mondo del digital printing di piccolo e grande formato, si è fatta promotrice di una campagna di sensibilizzazione con una serie di attività informative e strumenti educativi raccolti in un vero e proprio Green Printing Training Kit.

«Da un’indagine che stiamo conducendo su un panel di stampatori e service emerge un evidente gap tra quello che viene comunicato come processo eco-friendly e una reale best practice green, applicata alla gestione dei flussi produttivi – spiega Cristina Del Guasta, socio fondatore di MCA Digital – c’è ancora molta confusione: l’impiego di un singolo prodotto poco inquinante non basta a rendere un’azienda a tutti gli effetti “green”. Per questo abbiamo deciso di supportate gli operatori della stampa avviando un processo di culturizzazione, mettendo a disposizione il nostro know-how in ambito di eco-sostenibilità».

Forte dell’esperienza maturata commercializzando sistemi HP, in particolare la tecnologia HP Latex, MCA Digital ha dato vita a una campagna multicanale a favore del green printing rivolta a clienti e potenziali. La strategia di diffusione comprende attività di direct mailing e di marketing, quest’ultima supportata dalla forza vendite presente capillarmente sul territorio nazionale.

Il messaggio proposto da MCA Digital invita gli stampatori ad acquisire consapevolezza di quanto alcune tecnologie ancora molto diffuse siano dannose per la salute e per l’ambiente. Nella valutazione di una nuova installazione occorre considerare la conformità ai più importanti standard per tutela degli operatori e degli utenti che entreranno in contatto con il prodotto stampato. Per esempio, l’impiego di inchiostri a base acqua consente di eliminare gli odori e l’esposizione a sostanze pericolose, migliorando la qualità dell’aria nei luoghi di lavoro e rendendo le applicazioni utilizzabili in qualsiasi ambiente, anche piccoli spazi indoor. Ma non è tutto: una strategia basata sulla sostenibilità a tutto tondo comprende l’intero ciclo di vita di una tecnologia, dall’efficienza energetica alle pratiche di approvvigionamento sostenibile dei materiali di stampa fino alle cartucce di inchiostro riciclabili.

«Il green printing è una rivoluzione che coinvolge l’intero processo produttivo. È un nuovo modello di business. È un modo diverso di esprimere la creatività nella stampa, che per essere concreto e trasparente può richiedere da parte di chi lo sceglie il coraggio di mettere in atto un radicale cambio di paradigma – conclude Cristina Del Guasta.

Il piano Juncker per attivare oltre 6 miliardi di investimenti per le Pmi italiane

Ieri, alla presenza del Ministro dell’economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, e del Vice Presidente della Commissione Europea, Jyrki Katainen, l’Amministratore delegato di Cassa depositi e prestiti (Cdp), Fabio Gallia, e il Presidente del Fondo Europeo per gli Investimenti (FEI) e Vicepresidente della Banca europea per gli investimenti (BEI), Dario Scannapieco, è stata annunciata la firma di un importante accordo di garanzia siglato nell’ambito dell’Investment Plan for Europe (il cosiddetto Piano Juncker) in favore delle piccole e medie imprese.

Tale accordo attiva la Piattaforma di investimento Efsi Thematic Investment Platform for Italian SMEs, prima in Europa ad essere promossa dal Gruppo BEI insieme a un Istituto Nazionale di Promozione come Cdp. Le piattaforme di investimento sono uno strumento di cooperazione tra diverse tipologie di investitori nell’ambito del Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici (Efsi), in particolare tra gli Istituti Nazionali di Promozione e il Gruppo BEI.

L’operazione pone le basi per l’implementazione di una serie di iniziative di garanzie e risk-sharing in grado di attivare investimenti da parte delle Pmi per oltre 6 miliardi di euro. Cdp e FEI-Gruppo BEI confermano quindi il loro pieno sostegno alle piccole e medie imprese, attraverso una nuova iniziativa in grado di garantire l’impiego efficiente delle risorse pubbliche, nazionali e comunitarie.  

Cdp e FEI, facendo leva sulle risorse del Piano Juncker messe a disposizione grazie al programma europeo Cosme, (Competitiveness of Enterprises and small and medium-sized enterprises) dedicato al supporto delle PMI, rilasceranno contro-garanzie in favore di istituzioni finanziarie, al fine di facilitare l’accesso al credito delle imprese italiane e sostenere la realizzazione di nuovi investimenti.

Con uno stanziamento complessivo di 225 milioni (112,5 milioni da parte di Cosme e altrettanti messi a disposizione congiuntamente del Ministero dell’economia e delle finanze e dalla Cassa depositi e prestiti) si attiverà un effetto moltiplicatore in grado di sostenere un ammontare rilevante di nuovi investimenti.

Il primo operatore a beneficiare dell’operazione sarà il Fondo Centrale di Garanzia per le PMI, che acquisirà la contro-garanzia di Cdp e FEI su un consistente portafoglio di nuove garanzie dirette per un valore massimo di 3 miliardi di euro ampliando così la propria capacità di sostenere l’accesso al credito delle imprese italiane.

Jyrki Katainen, vicepresidente della Commissione europea responsabile per l’Occupazione, la crescita, gli investimenti e la competitività, ha dichiarato: «Agevolare l’accesso delle PMI a nuove soluzioni di finanziamento è un elemento chiave della nostra strategia volta a promuovere la crescita e l’occupazione. L’accordo di oggi, la più grande operazione di Cosme mai realizzata, dimostra che il piano di investimenti sta dando risultati alle PMI italiane, garantendo loro margine di manovra finanziario per investire nel futuro, creare posti di lavoro e crescita.»

«Gli investimenti sono la principale leva di cui disponiamo per la crescita e la creazione di occupazione. Il Piano Juncker è un’eccellente opportunità per stimolare gli investimenti privati e l’Italia la sta cogliendo con ottimi risultati. La piattaforma per il credito realizzata grazie a questo accordo tra CdP e il Fondo europeo per gli investimenti è il modo migliore per portare i finanziamenti al tessuto imprenditoriale diffuso delle piccole e medie imprese italiane,» ha dichiarato il Ministro Pier Carlo Padoan.

«L’Investment Plan for Europe sta dimostrando di funzionare in modo efficace in tutte le sue articolazioni. Per quanto riguarda i finanziamenti con garanzia EFSI, con le approvazioni dei giorni scorsi abbiamo superato il 50% dell’intero piano in poco più di un anno e mezzo. L’operazione appena siglata per dimensioni e caratteristiche rappresenta un’eccellenza in ambito europeo, grazie soprattutto alla collaudata collaborazione tra BEI, FEI e Cdp», ha commentato il Presidente del Fondo Europeo per gli Investimenti e Vicepresidente della Banca europea per gli investimenti, Dario Scannapieco.

«Questo accordo» dichiara l’Amministratore delegato di Cassa depositi e prestiti, Fabio Gallia «si inserisce nel solco dell’attiva collaborazione fra Cdp e FEI nell’ambito del Piano Juncker. Con i fondi stanziati per questa operazione riusciremo ad ampliare ulteriormente l’impegno delle nostre istituzioni in favore dalla crescita degli investimenti in Italia, anche grazie al coinvolgimento di un fondamentale strumento di sviluppo come il Fondo di Garanzia. L’iniziativa si aggiunge alle altre numerose operazioni messe in campo da Cdp a supporto delle piccole e medie imprese italiane, vero motore dell’economia del Paese» conclude Gallia.

«Sono felice di vedere che la collaborazione in Italia tra FEI e Cdp, nostro azionista,  stia proseguendo. Grazie all’accordo Cosme, Cdp per la prima volta avrà una esposizione di rischio diretta sulle PMI, dando modo a molteplici piccole medie imprese italiane di beneficiare di ulteriori finanziamenti. Questa transazione mobiliterà investimenti per oltre 6 miliardi e mostra il forte impegno del FEI a raggiungere gli obiettivi prefissati dal piano europeo per gli investimenti», ha commentato Pier Luigi Gilibert Amministratore delegato del FEI.