La stampante a getto di inchiostro B2, la Jet Press 720S di Fujifilm, con oltre 80 installazioni nel mondo, ha ricevuto un ulteriore riconoscimento ottenendo la certificazione Fogra e GraCoL.
Il conseguimento dell’approvazione Fogra è un segno della fiducia dell’associazione di ricerca sulla tecnologia grafica basata in Germania e conferma che è davvero arrivato il momento della tecnologia Jet Press 720S, in grado di offrire produttività, flessibilità e qualità senza pari ai clienti che desiderano trasformare le proprie attività oggi stesso. Questo riconoscimento certifica la stampante in cinque configurazioni, per diversi substrati e tre diverse condizioni di stampa: Fogra39, Fogra51 e Fogra52.
Falko Wagner, Systems Specialist, Digital Print Solutions Emea di Fujifilm Europe ha affermato: «Aver ottenuto la certificazione Fogra VPS (Validation Printing System) per la stampante Jet Press 720S ha confermato ciò che tutti i nostri clienti nel mondo hanno già scoperto di prima mano, ovvero che oltre a essere una stampante estremamente versatile e a elevata produttività, la Jet Press 720S è in grado di produrre stampe di qualità eccezionale, con livelli di accuratezza e uniformità difficilmente raggiungibili da altre stampanti».
L’intero processo per l’attribuzione del riconoscimento di Fogra richiede diverse settimane e prevede l’esecuzione di complessi test in diverse aree quali:
Proofing dei colori e delle finiture lucide dei substrati
Permanenza e resistenza alla luce
Sbiadimento
Resistenza allo sfregamento
Accuratezza del colore
Limiti della riproduzione della tonalità/riproduzione di vignette
Capacità di risoluzione e registrazione dell’immagine
Riproduzione dei valori di tonalità colorimetrici
Omogeneità
Uniformità
Informazioni sui margini
Conformità PDF/X
Oltre alla certificazione Fogra, la stampante Jet Press 720S ha recentemente ottenuto la certificazione GraCoL negli Stati Uniti. Questo riconoscimento da parte di un ente di standardizzazione della stampa americano altamente rispettato ha dato una nuova spinta alla piattaforma di grande successo Jet Press 720S, confermando ulteriormente la sua fama, basata sulla capacità di offrire stampe di elevata qualità in modo uniforme e affidabile.
Abbiamo intervistato diverse realtà formative sul territorio italiano, ed ecco cosa ci hanno detto docenti, coordinatori e dirigenti scolastici e anche l’Enipg. L’avvicinamento della formazione al mondo del lavoro è sicuramente l’obiettivo comune. Una panoramica dell’offerta a disposizione di tutti i giovani che vogliano intraprendere un’attività lavorativa in ambito grafico.
La scuola, che tra i suoi compiti ha quello di formare adeguatamente delle figure aderenti alle richieste di mercato, si trova di fronte a delle richieste complesse e in continua evoluzione. Ecco perché Italia Grafica ha deciso di condurre questa mini-inchiesta. Non è stato un compito facile perché i programmi didattici, la durata temporale e gli intrecci tra i percorsi formativi previsti dal Miur sono tanti e complessi. Questo in buona parte dipende dall’evoluzione che il settore ha subito, e continua a subire, sull’onda dei cambiamenti tecnologici, delle esigenze espresse dal mercato del lavoro e dalle modifiche introdotte a suo tempo dalla riforma degli istituti tecnici. Che l’argomento sia interessante lo testimonia il fatto che, per problemi di spazio, non abbiamo potuto riportare tutti gli argomenti affrontati con gli intervistati, di cui scriveremo in un numero successivo. Il ruolo della lingua inglese, gli accordi con scuole estere per scambi culturali, il progetto Erasmus per i soggiorni all’estero, le azioni formative nei riguardi dei docenti. Certo è che la scuola guarda sempre più al mondo aziendale e agli sbocchi professionali che essa propone; è auspicabile che tutto questo sforzo venga adeguatamente ricambiato dalle imprese che devono aprirsi sempre di più ai tirocini accogliendo, seguendo gli studenti durante tutto il periodo di stage e valorizzandone allo stesso tempo il lavoro.
La scuola, oggi
Che ci sia la necessità di esperti in comunicazione è un dato di fatto; meno chiaro invece è il percorso che tali esperti dovrebbero seguire per poter soddisfare al meglio queste esigenza. Questa difficoltà è strettamente legata all’incertezza che agita il mercato del lavoro alla ricerca di tecnici e di gestori di quella che oggi viene definita comunicazione multicanale, un qualcosa i cui confini non sono stati ancora stabiliti in modo univoco e preciso. Secondo Matteo Dittadi – segretario nazionale settore grafico Cnos e coordinatore della scuola grafica San Marco di Mestre «Formare grafici e stampatori una volta era un compito più facile; i programmi didattici erano frutto di anni di esperienza. Le esercitazioni di laboratorio più focalizzate su aspetti verticali del processo. Oggi le aziende si aspettano tecnici in grado di spaziare dalla stampa al Web, operatori capaci di impaginare per la carta e per i dispositivi digitali. Tutto questo in un lasso temporale limitato e immerso in un percorso formativo che contempla anche le altre materie tipiche di ogni percorso scolastico che porti al diploma. La scuola ha un compito difficile perché oltre a insegnare agli studenti deve continuare a formare il proprio corpo docente e recepire in modo costante le richieste provenienti dal tessuto industriale in cui si trova a operare.»
Matteo Dittadi, Segretario Nazionale Settore Grafico Cnos-FAP e direttore della Scuola Grafica e Formazione Continua e Superiore dell’Istituto Salesiano San Marco.
La formazione professionale, basata su tre anni di scuola, è stata per anni uno dei pilastri nell’impianto formativo grafico. Oggi sempre di più ha un naturale proseguimento in un quarto anno di studio che consente allo studente di conseguire un diploma professionale meglio spendibile nel mercato del lavoro.
«La figura dello stampatore offset iperspecializzato che la scuola professionale una volta formava oggi ha difficoltà a collocarsi nel mondo del lavoro. Alle competenze prettamente tecniche devono affiancarsene delle altre riconducibili ad aspetti più umani e sociali. Dopo tre anni lo studente deve sapersi muovere in un contesto lavorativo, rispettando regole e orari. Deve sapere lavorare in gruppo e tenere comportamenti adeguati. Noi non vogliamo formare solo degli esecutori, noi abbiamo l’obiettivo di creare tecnici che sappiano vivere e operare correttamente nelle società» dice Federico Gozzi, Responsabile del Settore Grafico & Coordinatore del Cnos-FAP sede di Bologna.
Federico Gozzi, attualmente, all’interno del Centro di Formazione Professionale di Bologna svolgo l’incarico di Coordinatore del Cnos-FAP sede di Bologna e Coordinatore del Settore Grafico del Cnos-FAP di Bologna.
L’accento sulla formazione del cittadino, oltre quella mirata a formare competenze verticali e culturali, è stata riportata da tutti gli intervistati e si ricollega a quanto già emerso al convegno Enipg del maggio scorso (Italia Grafica, maggio 2015) dove fu detto che le richieste più frequenti esposte dalle aziende riguardano le competenze trasversali e «più umane» come lavorare in team, saper gestire in autonomia il proprio aggiornamento, saper condividere il proprio sapere con i colleghi.
Questo lavoro di educazione alla cittadinanza è più marcato nei primi tre anni di formazione, sia professionale che tecnica, per poi lasciare spazio negli anni successivi a un lavoro più focalizzato sulle competenze di settore anche se è bene ricordare che le continue evoluzioni nella comunicazione stanno generando molte variabilità e i profili in uscita sono innumerevoli. È evidente che la scuola non ha tempo sufficiente per trasferire tutte le competenze, ma deve avere come obiettivo quello di formare un individuo flessibile e aperto, capace di imparare da solo quello che non sa.
Trasferire le competenze necessarie
In un contesto così vario il rapporto scuola-azienda gioca un ruolo fondamentale. Questo è risultato evidente durante le interviste: sono infatti emerse differenze significative rispetto alle competenze tecniche espresse dal tessuto industriale a cui la scuola fa riferimento. L’approccio di «ascoltare» il mercato è a nostro avviso positivo perché favorisce l’inserimento dello studente nel mondo del lavoro.
L’offerta formativa secondo Enipg. Lo studente che oggi vuole intraprendere degli studi inerenti la grafica ha a disposizione una scelta articolata che può essere declinata a seconda della Regione di appartenenza. Oltre ai percorsi elencati in tabella esistono corsi di raccordo tra il quarto anno della formazione professionale e il diploma che abilita all’accesso all’Università.
«Le figure più richieste nel nostro territorio sono quelle di un operatore grafico polivalente, maggiormente indirizzato sulle piccola e media impresa che produce stampa digitale piccolo e grande formato, con una piccola (rispetto agli anni precedenti) richiesta di stampatori offset. L’Istruzione e Formazione Professionale è uno dei segmenti individuati dalla vigente legislazione per consentire l’assolvimento dell’obbligo scolastico. Spesso viene dipinto in modo contraddittorio: da porta di accesso privilegiata al mondo del lavoro a scuola di serie “B”; da incisivo argine alla dispersione scolastica a ghetto per chi non ce la fa in altri percorsi. In realtà, così come esiste la buona scuola e la cattiva scuola, esiste la buona formazione professionale e la cattiva formazione professionale. La nostra scuola sul territorio si è sempre contraddistinta per iniziative volte a coniugare esigenze formative e di educazione con quelle occupazionali» spiega Salvo Morana, docente della Scuola Grafica dei Salesiani di Palermo.
Salvatore Morana, docente presso la Scuola Grafica Salesiana di Palermo.
Marco Franceschini, giovane Coordinatore didattico Responsabile dell’Alta Formazione presso l’Istituto Pavoniano Artigianelli di Trento interviene dicendo che: «Il progetto formativo dell’Istituto è impostato su cinque anni, durante i quali si alternano metodologie didattiche differenti che hanno l’obiettivo di migliorare il livello di apprendimento degli studenti, non solo per quanto riguarda le competenze di settore ma anche in relazione alle competenze umane personali. La parte umanistica è importante e strategica in quanto permette di approfondire molti contenuti essenziali e sviluppare competenze fondamentali per la professione. Alcune discipline tecniche sono proposte in lingua inglese. La parte tecnica ha un forte impatto sull’impianto formativo e permette a tutti gli studenti di affrontare tutti gli aspetti della multicanalità, consentendo però a ciascuno, già dopo il primo anno, di specializzarsi in settori per poter essere appetibile sul mercato del lavoro. La disciplina “grafica multicanale” viene proposta in due modalità formative: a classe unita, per permettere di acquisire competenze in tutto il flusso di lavoro, e a piccoli gruppi per sviluppare progetti di alta qualità e dare l’opportunità a ciascun studente di specializzarsi in settori specifici, in linea con le proprie attitudini e lavorando in team con altri allievi, come i processi di stampa, il packaging, la fotografia, il video, le riviste digitali».
Marco Franceschini, Coordinatore didattico area grafica e comunicazione e Responsabile Alta Formazione.
«La nostra scuola prevede due percorsi: istruzione tecnica e istruzione professionale, quest’ultima con la possibilità di ottenere, già al terzo anno, una qualifica regionale. Su un arco di tempo di cinque anni, per entrambi i percorsi ma con pesi diversi, riusciamo a formare tecnici dove la componente informatica e digitale è rilevante. La composizione e la progettazione editoriale e commerciale, il trattamento delle immagini, e più in generale tutta la prestampa digitale sono materie a cui dedichiamo molte ore di teoria e pratica in entrambi i percorsi. Nel settore ITI, inoltre, si approfondiscono anche le tematiche della comunicazione multimediale e multicanale come le app editoriali, l’audio-video e il Web-design, con particolare riferimento ai più moderni CMS, come Joomla e WordPress, oggi molto richiesti sul mercato», Roberto Zambelloni, docente di Laboratorio Grafico all’istituto Silvio d’Arzo di Sant’Iliario d’Enza.
Roberto Zambelloni, Docente di Laboratorio Grafico presso Istituto Superiore Silvio D’Arzo – Sant’Ilario d’Enza (RE).
Anna Borando, Dirigente scolastico dell’Istituto Galileo Galilei di Milano parla di forma mentis, più che di “istruzione e basta”: «Nel nostro percorso noi prestiamo grande attenzione alla progettazione grafica orientata al Web poiché le richieste che ci arrivano dal mercato sono queste. Per esempio la gestione dei social media è una competenza molto richiesta e noi cerchiamo di integrare l’insegnamento delle materie grafiche di base proprio con queste, più specifiche e legate al momento storico tenendo sempre il focus su questo punto: operare nel settore della comunicazione e della grafica richiede uno studio per tutta la vita, un aggiornamento continuo.»
Annamaria Borando, dirigente Scolastico dell’IIS G.Galilei – R.Luxemburg di Milano.
Il rapporto con le aziende
Come già detto nel contesto di mercato attuale la scuola deve avvicinarsi il più possibile al mondo aziendale con l’obiettivo di individuare i percorsi didattici più idonei a creare occupazione. In questo senso va anche la riforma della «Buona scuola» di recente approvata. Gli stage o tirocini formativi, resi ora obbligatori per tutte le scuole, rappresentano un’opportunità per affacciarsi al mondo del lavoro permettendo agli studenti di apprendere tecnologie non presenti nel contesto scolastico. La pianificazione delle attività correlate allo svolgimento dei tirocini è un processo complesso che richiede un’attenta fase di progettazione, l’attivazione di figure dedicate allo scopo, il monitoraggio e la valutazione finale. «Il rapporto con le aziende è reso costante e sistematico attraverso la costituzione di un Comitato Tecnico Scientifico, composto da rappresentanti dell’Istituto, dell’Enipg, del mondo del lavoro e delle Associazioni di categoria, con il compito di co-progettare il percorso in alternanza, individuando modalità di integrazione efficaci tra scuola e tessuto imprenditoriale, definire le attività e le prestazioni richieste ai discenti, a scuola e in azienda, verificare la congruità delle azioni previste, in relazione al curriculum» Maria Teresa Bertoglio, Referente Alternanza Scuola/Lavoro e rapporti con le Aziende per l’I.I.S. Carlo Urbani di Acilia (RM).
Maria Teresa Bertoglio al momento si occupa di Alternanza Scuola/Lavoro, curando i rapporti con il M.d.L., e di Mobilità europea, in seno al progetto Erasmus+.
Nel percorso triennale della Scuola Grafica dei Salesiani di Palermo le classi che vengono coinvolte nello stage sono prevalentemente le seconde e le terze per una attività complessiva 156 ore distribuite in cinque settimane di cinquegiorni lavorativi di sei ore di tirocinio, spiega Salvo Morana: «Il tutor, dopo aver preso contatti con le aziende presenti nel territorio di Palermo e provincia e ricevuta la loro disponibilità, stipula la convenzione secondo le normative vigenti a tutela dell’allievo-ente-azienda. A questa fase di preparazione della documentazione necessaria segue la visita in azienda del tutor per la firma della convenzione da parte del titolare o responsabile aziendale. I meccanismi di controllo attivati dalla struttura formativa attraverso il tutor prevalentemente si basano sul monitoraggio continuo con visite periodiche giornaliere durante le settimane di attività che vengono alternate a contatti telefonici per seguire i ragazzi dal punto di vista presenze, puntualità, rispetto delle attrezzature e collaborazione fattiva rilevando eventuali problematiche che si dovessero presentare in itinere e valutando in termini di formazione umana e professionale la ricaduta sugli allievi.»L’Istituto Galileo Galilei di Milano ha regolamentato il periodo di tirocinio con un disciplinare creato dalla scuola e condiviso con l’azienda: in esso sono stabiliti tempi, modalità di svolgimento e criteri di valutazione. «Il progetto formativo ritagliato sulle capacità di ogni studente nasce quindi dal confronto scuola-azienda. Ogni studente ha il proprio tutor che lo segue lungo tutto il periodo in azienda. Per ogni tirocinante la scuola appronta una scheda suddivisa in tre parti che serve a valutare il comportamento dello studente sul lavoro, la qualità della prestazione e il raggiungimento degli obiettivi. La valutazione genera un voto che mediante una tabella di conversione viene tramutata in un voto in decimi che fa media con il voto di una delle materie di studio» spiega Anna Borando, dirigente scolastico.
Attenzione al packaging
Il buon andamento del settore del packaging offre un ritorno in termini occupazionali a cui la scuola sta guardando con attenzione. Certo non è facile attivare percorsi didattici sull’argomento poiché anche i docenti devono maturare competenze specifiche nel settore prima di insegnarle. Comunque molte scuole hanno già intrapreso il cammino di avvicinamento riservando spazio alle materie correlate, essenzialmente prestampa e gestione della commessa, nelle ore di laboratorio e progettazione grafica. Il passo successivo molto importante sarà quello di inserire materie inerenti la progettazione del pack che richiedono oltre a docenti opportunamente formati, una strumentazione hardware e software adeguata. Il concorso YouPack… l’imballaggio sostenibile del futuro? promosso nel 2014 da Giflex e da Enipg ha contribuito a creare attenzione sul tema e a sensibilizzare studenti e professori rispetto anche ad altri aspetti come la sostenibilità, il riciclo e lo smaltimento consapevole. «Noi dedichiamo negli ultimi due anni circa il 30% del percorso formativo al tema del packaging; in particolare progettazione e realizzazione delle fustelle, sia per ciò che concerne le lezioni teoriche, che per quanto riguarda le esercitazioni di laboratorio» ha detto Maria Teresa Bertoglio. Reggio Emilia è un distretto industriale importante, e la scuola non può certo non tenerne conto, come spiega Roberto Zambelloni: «la crisi c’è stata ma le aziende hanno continuato a richiedere operatori specializzati in grafica. Il packaging è uno dei settori più vitali e da tempo abbiamo iniziato dei percorsi didattici di avvicinamento alla tematica. Nei preventivi dedichiamo spazio alla materia e nelle ore di laboratorio con i software creiamo la grafica con cui vestire il pack. La nostra intenzione è di dotarci, quanto prima, di programmi e attrezzature specifiche per iniziare a fare anche progettazione, ma non è facile poiché sarà necessario ampliare i laboratori, formare gli insegnanti e soprattutto trovare i fondi, tutte cose oggi sempre più difficili nella scuola pubblica».
Il ruolo dell’ITS
Dopo il conseguimento del diploma allo studente di grafica si aprono tre scenari per continuare a studiare in Italia: l’università, i corsi a mercato promossi da enti di vario tipo, e gli Istituti Tecnici Superiori (ITS), un percorso di alta specializzazione in grafica e comunicazione della durata di due anni. Voluti dal Miur, sono delle Fondazioni a cui partecipano scuole, enti di formazione, imprese, università e centri di ricerca ed enti locali.Gli ITS, è bene sottolineare, non sono un mero prolungamento del sesto e settimo anno della scuola superiore ma bensì corsi professionalizzanti di alta specializzazione tecnica realizzati secondo i modelli internazionali più avanzati (le Supsi svizzere, le IUT francesi e le Fachhochschule tedesche) che vogliono costruire le competenze richieste dalle imprese e dal mondo del lavoro sia pubblico che privato. Sono quindi una valida alternativa all’università con un percorso più breve e con un focus molto più pratico e orientato al soddisfacimento delle esigenze espresse dal mercato; ed è forse questa una delle caratteristiche più importanti dell’ITS che ha nel proprio dna l’attenzione al mondo del lavoro con l’obiettivo di creare un profilo professionale di alto livello e allo stesso tempo aderente alle esigenze del territorio. «Il nostro percorso trasferisce le competenze tecniche e tecnologiche per pianificare e gestire le attività di comunicazione di un’azienda con un’attenzione particolare ai media e ai canali digitali. I principali destinatari di questa figura professionale sono le imprese per le quali, attualmente, comunicare è condizione necessaria per esistere. Fra i principali sbocchi occupazionali, pertanto, si individuano le organizzazioni aziendali con una struttura interna di marketing e management; ma anche le agenzie di comunicazione e di pubblicità e tutte le imprese creative che necessitino di inserire al proprio interno profili tecnico-strategici. Noi vogliamo formare un profilo in uscita che abbia la capacità d indirizzare la comunicazione dell’azienda che sappia partecipare all’impostazione di una strategia. La durata del nostro percorso è di 1.800 ore di cui 1.115 ore di aula/laboratorio (la metodologia didattica è molto interattiva: lezioni frontali, ma soprattutto esercitazioni, analisi di casi, visite guidate, simulazioni), 55 ore di project work (gli studenti realizzano progetti “veri” sulla base di input dati da imprenditori), 630 ore di stage. Il 70% dei docenti è rappresentato da imprenditori del settore e liberi professionisti che portano all’interno del corso i contenuti reali richiesti dalle imprese, e dei feedback delle aziende in cui si svolgono gli stage: siamo in grado di cogliere in tempo reale i cambiamenti del settore e di proporre quindi integrazioni e modifiche al piano didattico (coerentemente con le linee guida ministeriali e con l’articolazione del percorso)» ci ha raccontato Morena Sartori, direttore Fitstic (Fondazione Istituto Tecnico Superiore Tecnologie Industrie Creative) di Cesena.
Morena Sartori, direttrice della fondazione Fitstic.
L’Alta Formazione in Trentino prevede 600 ore di praticantato per ciascuno dei due anni permettendo di realizzare progetti significativi, anche orientati alla ricerca e all’innovazione. Gli studenti sono «guidati» da un progetto formativo e sono molto seguiti dallo staff di docenti che in collaborazione con il tutor aziendale monitorano l’andamento del tirocinio. La Provincia autonoma di Trento è titolare del corso e per questa ragione ha istituito un comitato scientifico che, in collaborazione con il comitato tecnico, ha il compito di dettare le linee guida del percorso formalizzate nel referenziale professionale. «Ogni biennio è differente dal precedente e il profilo in uscita viene concordato assieme alle aziende di settore che pongono una particolare attenzione alle richieste del mercato del lavoro. Il progetto didattico viene quindi strutturato, sia a livello metodologico che di contenuti, assieme a professionisti dei diversi settori di riferimento», Marco Franceschini. Gli iscritti a questi percorsi post-diploma sono in massima parte provenienti da scuole grafiche, come indicato dal Miur, ma esiste una quota rilevante di studenti con percorsi di studio differenti. Questa è un’ulteriore sfida per chi ha il compito di seguire gli studenti lungo i percorsi didattici previsti che viene affrontata mediante attività formative di supporto specifiche e tutoraggi mirati.
La riforma della «Buona scuola» Il 9 luglio 2015 la Camera ha approvato la Legge 13 luglio 2015, n. 107, detta «La Buona Scuola». La legge contiene diverse novità suddivise su più ambiti; tra questa la disposizione che istituisce l’alternanza scuola-lavoro è di particolare interesse poiché stabilisce le modalità con cui il mondo della scuola deve interfacciarci con il mondo aziendale. Negli scopo della Legge l’alternanza scuola-lavoro è il mezzo con cui integrare le conoscenze di base dello studente con quelle competenze indispensabili a inserirsi nel mercato del lavoro. In questo modo alle ore di studio e di formazione in aula si affiancheranno le ore trascorse all’interno delle aziende che costituiranno un’esperienza «sul campo» contribuendo a colmare il gap «formativo» tra mondo del lavoro e mondo scolastico in termini di competenze e preparazione. Uno scollamento che spesso ha caratterizzato il sistema italiano contribuendo a rendere più difficile l’inserimento lavorativo una volta terminato il ciclo di studi.
Università e master L’offerta formativa di livello universitario nel settore della grafica è molto vario e per questo è difficile incasellarlo in modo semplice. Se prendiamo in esame solo Milano troviamo ben sei università (Naba, IED, Iulm, Politecnico di Milano, Università Cattolica, Università Statale Bicocca) in grado di proporre percorsi che hanno relazione con il tema ma propongono declinazioni molto diverse che spaziano dalla comunicazione alla psicologia, dal design del prodotto alla modellazione 3D, dal video alla grafica multimediale. Questa varietà e ricchezza di offerta è presente in tutto il territorio nazionale dove molte università si sono date dei percorsi in cui la grafica è materia di insegnamento ma in forma diversa rispetto a quello che un’azienda del settore si potrebbe aspettare. In questo articolo abbiamo quindi deciso di restringere il campo di analisi orientandoci su due realtà: l’Isia di Faenza e l’università di Parma. Entrambe le realtà ci hanno detto che tra gli iscritti predominano studenti provenienti da percorsi di studio differenti da quello grafico. Questo dato è molto interessante poiché da un alto conferma il grande appeal che il settore esercita ma, dall’altro, pone in evidenza l’esigenza di attivare corsi di riallineamento sul tema della grafica che, invece, dovrebbe essere un prerequisito.
«Il nostro è un istituto principalmente incentrato sul design di prodotto», ci ha detto Roberto Ossani, direttore dell’Isia, Istituto Superiore per le Industrie Artistiche «che rilascia diplomi accademici di primo e secondo livello, equiparati alle corrispondenti lauree. All’interno del piano degli studi vi sono anche diversi corsi di Comunicazione e Graphic Design, e l’argomento del Packaging Design è stato visto come un punto d’incontro fra prodotto e comunicazione e fra prodotto e mercato. È con questo scopo che all’interno del nostro piano studi esiste un corso di Packaging Design e un corso di Tecnologia di stampa. Intratteniamo relazioni da anni con il Master di Branding & Packaging della Luca School of Arts di Gent (Belgio), attraverso il quale organizziamo workshop e seminari sullo stesso argomento. Nonostante la crisi, gli Isia continuano a godere di ottime performance occupazionali. A un anno dal conseguimento del titolo di studio, i laureati di II livello del 2014 hanno trovato lavoro nella misura del 93%. Di questi, circa il 42% in ambito di progettazione grafica, e il 33% in ambito di design di prodotto. Attualmente abbiamo relazioni con più di 50 imprese, e in particolare stiamo incentivando il Placement, che è un periodo di lavoro all’estero, finanziato dalla Comunità Europea nell’ambito del progetto Erasmus+. Proprio per gestire al meglio questi aspetti al nostro interno operano un Coordinatore dei rapporti con le imprese e un Coordinatore per i progetti Erasmus+.»
«L’obiettivo più difficile, in periodi di trasformazioni sempre più veloci, è quello di immaginare quali saranno le professioni legate al design fra cinque o fra dieci anni». Roberto Ossani, Direttore dell’Isia di Faenza. Fotografia di Raffaele Tassinari.
Nel 2016 prenderà il via un’altra edizione del Master Universitario di I livello, istituito dall’Università degli Studi di Parma e promosso dal Dipartimento di Chimica. Durerà un anno e servirà a dare una risposta concreta alle esigenze del settore del confezionamento alimentare, cosmetico e farmaceutico. «Per progettare packaging ci vogliono tante competenze. La figura che vogliamo costruire», ci ha detto Giovanni Brunazzi, docente al Master «sarà in grado di progettare gli imballaggi valutandone anche gli aspetti normativi ed economici con un’attenzione sempre maggiore al recupero degli imballaggi e all’ambiente. Avrà nozioni di logistica, di controllo di qualità, di marketing, di comunicazione e delle legislazioni connesse. Insegnerà a conoscere i materiali e i prodotti da confezionare, le loro possibili incompatibilità e resistenza alle aggressioni chimiche. Gli studenti che escono dal nostro master avranno l’opportunità di collocarsi in tre differenti contesti aziendali che fanno parte della filiera: nelle aziende che usano il packaging per contenere il prodotto, presso gli stampatori, nelle imprese che progettano il packging. Per rendere possibile tutto questo la nostra università parla con tutte e tre le realtà e ha uno stretto rapporto con Giflex, l’associazione che raggruppa i produttori di imballaggi flessibili stampati in rotocalco e in flessografia. Per l’ammissione al master è richiesta una laurea tra queste discipline: Agrario, Architettura, Farmaceutico, Economico-Statistico, Geo-Biologico, Ingegneria, Psicologico, Scientifico. Al termine delle lezioni è previsto uno stage aziendale.»
Giovanni Brunazzi, docente di Design e Comunicazione al Master in Packaging dell’Università degli Studi di Parma.
La pagina stampata, in quanto risultato di un processo produttivo complesso, ha un impatto ambientale che dipende dalle emissioni di anidride carbonica e dal consumo di energia dei macchinari utilizzati per la stampa, dall’eventuale tossicità degli inchiostri o solventi usati e dalla tipologia di carta adottata. Il primo obiettivo di un’azienda, quindi anche del settore grafico, che intenda avere un approccio eco-sostenibile è quello di tenere sotto controllo tutte le variabili che concorrono a danneggiare l’ambiente, il luogo di lavoro e la salute dei dipendenti. Si può fare attraverso vari strumenti, quali i sistemi di misurazione dei consumi energetici e delle emissioni di gas serra (carbon footprint), le materie prime nonché i consumabili ecocompatibili. Sono importanti anche le etichette ecologiche e le certificazioni ambientali e di prodotto.
La materia è ampia: per fare il punto abbiamo riunito qui alcune tra le più importanti certificazioni…
Tra le certificazioni definibili più «generiche», la ISO 14001 (Certificazione di sistema ambientale) è lo standard utilizzato per dimostrare che l’organizzazione ha in atto un sistema di gestione, monitoraggio e continuo miglioramento delle proprie performance ambientali che permette di ridurre l’impatto sull’ambiente e i costi di gestione. Lo scorso 15 settembre è stata pubblicata la nuova versione, la ISO 14001:2015. Tra i cambiamenti più importanti una maggiore responsabilità della leadership dell’azienda nonché la dimostrazione di come sono gestiti i rischi ambientali e le opportunità significative nell’ambito della catena di approvvigionamento. Inoltre si punta al miglioramento dell’efficienza ambientale piuttosto che al solo sistema di gestione. L’EMS – Environmental Management System (Sistema di Gestione Ambientale) deve essere basato sull’identificazione degli aspetti ambientali applicabili alle attività, prodotti e servizi diretti dell’organizzazione e di quelli sui quali può esercitare un’influenza (aspetti indiretti), e sulla determinazione della loro significatività.
Certificazioni per la carta
L’Ecolabel UE è un marchio – riconoscibile dal logo del fiore – volontario di qualità ecologica che attesta che un prodotto o servizio sia stato realizzato, in tutto il suo ciclo di vita, con attenzione anche dal punto di vista dell’ambiente secondo il regolamento CE n. 66/2010. Per ognuno sono presi in considerazione i principali aspetti ambientali (qualità dell’aria e dell’acqua, protezione dei suoli, riduzione dei rifiuti, risparmio energetico, gestione delle risorse naturali, protezione della fascia di ozono, impatto sulla biodiversità). La Commissione Europea ha istituito un comitato dell’UE per il marchio di qualità ecologica (Cueme) composto dai rappresentanti degli organismi competenti di tutti gli Stati membri e dai rappresentanti delle altre parti interessate. Questo ha il compito di revisionare i criteri Ecolabel UE, identificare nuovi possibili prodotti, sensibilizzare e promuovere la diffusione del sistema. L’insieme delle attività viene svolta con la partecipazione equilibrata di tutte le parti interessate per ciascun gruppo di prodotti, quali gli organismi competenti, i produttori, i fabbricanti, gli importatori, i fornitori di servizi, i grossisti, i dettaglianti, in particolare le PMI, le organizzazioni ambientaliste e le associazioni dei consumatori. Il marchio è rilasciato dal Comitato Ecolabel-Ecoaudit e tra le tipologie di prodotti che lo possono acquisire ci sono la carta da giornale, per copie e grafica nonché stampata e i prodotti di carta trasformata.
Nonostante nella Comunità Europea siano in vigore da anni marcature ambientali volontarie (per esempio Ecolabel), alcuni paesi membri, come Germania, Francia e Belgio, sono diventati molto rigorosi per quanto riguarda l’ingresso di prodotti nei propri mercati. Sul fronte di materiali a base cellulosa, quali la carta, è sempre più spesso necessario che, soprattutto per soddisfare i requisiti richiesti dalla grande distribuzione nordeuropea, siano certificati Blue Angel (Blaue Engel in tedesco). La certificazione governativa tedesca, nata nel 1978, viene concessa in uso dall’ente RAL controllato dall’agenzia federale per l’ambiente. Il marchio identifica i servizi e i prodotti ecologici che rispettano rigorosi criteri dal punto di vista ambientale: basso consumo di acqua nelle diverse fasi di produzione, l’utilizzo di materie prime prodotte in modo sostenibile, l’impiego oculato di risorse nella fase d’uso o in quella di smaltimento, l’assenza di effetti nocivi sulla salute e sull’ambiente nonché facilità di riciclo.
Nordic Ecolabel,anche conosciuto come Nordic Swan o Swan Label, è il marchio ufficiale di certificazione ambientale dei paesi scandinavi ed è stato creato nel 1989 dal Nordic Council of Ministers. La versione 4.1 (22 giugno 2011 – 30 giugno 2016), che riguarda la carta per copie e stampa, valuta ogni fase del ciclo di vita e stabilisce standard ambientali molto rigorosi. Questo significa che il prodotto è ottenuto utilizzando materie prime certificate, limitando l’uso di sostanze chimiche dannose per l’ambiente, con basse emissioni e riducendo il consumo energetico e di acqua. Il Nordic Ecolabel è il più conosciuto e accreditato nei paesi nordici tant’è che ha una diffusione di oltre il 90 per cento in Danimarca, Norvegia e Svezia, dell’88% in Finlandia e del 73% in Islanda. È quindi un’importante certificazione per chi vuole produrre o esportare in questi stati, ed è comunque riconosciuta a livello internazionale.
Fino a qualche anno fa per sbiancare la carta si utilizzava esclusivamente il cloro, un processo che contribuisce pesantemente a inquinare l’acqua. Per ovviare a questo problema si è arrivati alla produzione senza farne uso e ci sono tre marchi ecologici di prodotto che lo attestano. Il Processed Chlorine Free (PCF) si riferisce alla carta riciclata senza agenti sbiancanti clorurati, preferendo il perossido di idrogeno oppure l’ozono, il Totally Chlorine Free (TCF) è attribuito a quella vergine prodotta senza cloro, mentre l’Elemental Chlorine Free (ECF) indica che non è stato usato il cloro elementare, come il biossido di cloro, che produce diossina.
Marchi FSC e Pefc
FSC (Forest Stewardship Council) è un’organizzazione internazionale non governativa, indipendente e senza scopo di lucro, nata nel 1993 per promuovere la gestione, rispettosa dell’ambiente, socialmente utile ed economicamente sostenibile, di foreste e piantagioni. Include tra i suoi membri (circa 900) organizzazioni non governative, gruppi ambientalisti (WWF, Greenpeace) e sociali, proprietari forestali, industrie che commerciano e lavorano il legno e la carta, gruppi della grande distribuzione organizzata, ricercatori e tecnici. FSC rilascia tre tipi di certificazioni. La Gestione Forestale (Forest Management, FM) assicura che una foresta o una piantagione siano gestite nel rispetto di rigorosi standard ambientali sociali ed economici: per esempio, comprendono la protezione della qualità dell’acqua, vietano il taglio di foreste antiche, prevengono la perdita della naturale copertura forestale e proibiscono l’uso di prodotti chimici altamente tossici. La certificazione di Catena di Custodia (Chain of Custody, CoC) garantisce la rintracciabilità dei materiali provenienti da foreste certificate FSC ed è indispensabile per poter applicare le etichette FSC sui prodotti di origine forestale, a partire dal legno fino a quelli a base legno o da esso derivati, come la pasta di cellulosa e la carta (per stampa, tissue, da ufficio e così via). La certificazione è volontaria, ma sono tenute a farlo tutte le organizzazioni che acquisiscono la proprietà di materiali o prodotti certificati, svolgono attività quali la vendita di prodotti FSC o vi applicano etichette con questo marchio oppure manipolano o trasformano prodotti certificati FSC (produzione, stampa, confezionamento, aggiunta di componenti di natura forestale). La terza è quella del Legno Controllato, ovvero un materiale che può essere mescolato con quello certificato durante la realizzazione di prodotti etichettati come FSC Misto.
Sempre in tema di materia prima legnosa per carta e prodotti in legno derivati da foreste gestite in maniera sostenibile, c’è anche la certificazione Pefc (Pan European Forestry Certification). Si pone come alternativa ai sistemi di certificazione esistenti, primo fra tutti l’FSC, soprattutto nel caso di proprietà forestali di piccole dimensioni. Lo schema di certificazione in Europa è fondato su tre principi fondamentali: il rispetto dei criteri e degli indicatori definiti nelle Conferenze Ministeriali per la protezione delle foreste europee (Helsinki 1993, Lisbona 1998) che hanno dato avvio al cosiddetto «Processo pan-europeo», l’applicazione a livello regionale o di gruppo (anche se è possibile un’adesione individuale), le verifiche ispettive e la certificazione affidate a una terza parte indipendente e accreditata.
Inchiostri ecologici
La certificazione Greenguard è rilasciata da UL Environment, una business unit di UL (Underwriters Laboratories), ai produttori che realizzano materiali per interni, nello specifico gli inchiostri da stampa, con basse emissioni di sostanze chimiche, migliorando la qualità dell’aria negli ambienti in cui vengono utilizzati. In particolare la Greenguard Gold Certification prevede criteri di certificazione in conformità con la norma CA 01350 e garantisce che gli inchiostri rispettino i severi standard UL sulle basse emissioni di VOC (composti organici volatili). L’utilizzo di questi prodotti assicura il contributo alla creazione di ambienti interni più sani, riduce l’inquinamento dell’aria e i rischi a esposizioni chimiche.
L’Associazione Internazionale Oeko-Tex, a cui appartengono 16 istituti di ricerca e controllo nel campo tessile in Europa e Giappone, con agenzie di rappresentanza e uffici di contatto in oltre 60 paesi in tutto il mondo, è responsabile delle analisi indipendenti per la ricerca di sostanze nocive secondo l’Oeko-Tex Standard 100. Questa certificazione, importante soprattutto per i produttori tessili, assicura che gli inchiostri non siano nocivi se entrano in contatto con la pelle.
Gli inchiostri possono essere anche certificati Nordic Ecolabel (si rimanda al paragrafo «Certificazioni per la carta»).
A qualche mese dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del Decreto Legislativo n. 23 del 4 marzo 2015 recante disposizioni in materia di contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti, abbiamo chiesto a un avvocato di descriverci quali siano le novità più importanti…
In breve, con il Jobs Act il legislatore ha riformato profondamente il mondo del lavoro sia sotto il profilo delle assunzioni sia dei contratti di lavoro. La riforma ha opportunamente stabilito la centralità del contratto a tempo indeterminato, oltre ad aver semplificato i contratti a termine, rendendo tale forma contrattuale molto vantaggiosa per le imprese.
Il Decreto è entrato in vigore dal 7 marzo 2015 e si applica esclusivamente:
ai lavoratori assunti a tempo indeterminato dal 7 marzo 2015;
ai lavoratori che dal 7 marzo 2015 hanno avuto trasformato il contratto di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato;
agli apprendistati che sono stati qualificati dal 7 marzo 2015.
Ai rapporti di lavoro già in essere alla data di entrata in vigore del presente decreto legislativo continuerà a essere applicata la disciplina precedente prevista dalla Riforma Fornero.
Pertanto, nella stessa azienda, potranno essere presenti lavoratori soggetti al nuovo regime perché assunti, trasformati o qualificati dal 7 marzo 2015 in poi e lavoratori soggetti al vecchio regime in quanto assunti prima di tale data.
Il nuovo regime troverà applicazione anche nei confronti dei lavoratori che, benché assunti a tempo indeterminato prima dell’entrata in vigore del presente decreto, prestino la propria attività presso un datore di lavoro, che dopo il 7 marzo 2015, attraverso successive assunzioni a tempo indeterminato, superi i 15 dipendenti.
In questo caso il contratto a tutele crescenti sarà obbligatoriamente applicabile a tutti i lavoratori presenti in azienda, indipendentemente dalla data di assunzione.
La nuova disciplina si applica anche ai datori di lavoro non imprenditori, che svolgono senza fine di lucro attività di natura politica, sindacale, culturale, di istruzione ovvero di religione o di culto.
Il decreto introduce un nuovo regime di tutela per i casi di licenziamento illegittimo che, oltre a rendere più snello il percorso di uscita del lavoratore dall’azienda, toglie la discrezionalità al giudice (che non potrà più sindacare la proporzionalità del licenziamento per giusta causa o giustificato motivo soggettivo) riconoscendo un indennizzo economico di importo prevedibile (due mensilità) e crescente in funzione dell’anzianità di servizio (due mensilità per ogni anno di lavoro, ma con un minimo di quattro e un massimo di ventiquattro).
La forma contrattuale risulta molto vantaggiosa per le imprese: da un lato attraverso un’importante decontribuzione e, cioè uno sconto sui contributi sociali che il datore di lavoro deve pagare fino a 8.000 euro e dall’altro attraverso una semplificazione delle norme sui licenziamenti.
Le uniche fattispecie che possono portare alla reintegra, come disciplinata dalla previgente normativa, del lavoratore riguardano:
il licenziamento discriminatorio (determinato da ragioni di credo politico o fede religiosa, dall’appartenenza a un sindacato, dalla partecipazione ad attività sindacali o a uno sciopero, nonché discriminazione razziale, di lingua o di sesso, di handicap, di età o basata sull’orientamento sessuale o sulle convinzioni personali);
il licenziamento intimato durante i periodi di tutela (primo anno di matrimonio, durante la maternità e fino al compimento di un anno di età del bambino, per fruizione dei congedi parentali);
il licenziamento per motivo illecito (ex art. 1345 c.c.);
il licenziamento intimato in forma orale.
Nei casi suesposti, prescindendo dalle dimensioni aziendali, il datore di lavoro verrà condannato alla reintegra del lavoratore e al riconoscimento di un’indennità commisurata all’ultima retribuzione di riferimento per il calcolo del trattamento di fine rapporto, dalla data del licenziamento alla data dell’effettiva reintegra, comprensiva del versamento dei contributi previdenziali e assistenziali.
Comunque, la misura del risarcimento non potrà essere inferiore a un minimo di cinque mensilità dell’ultima retribuzione di riferimento per il calcolo del TFR.
Si evidenzia come in tale tipologia di illegittimità del licenziamento, la disciplina applicabile è la stessa della Legge Fornero, quindi, in questo caso, non ci saranno differenze fra i lavoratori assunti prima della vigenza del presente decreto legislativo e quelli assunti dopo, né tantomeno in funzione dei limiti dimensionali dell’azienda.
Fermo restando il diritto al risarcimento del danno di cui sopra, il lavoratore ha facoltà (opting out unilaterale) di richiedere al datore di lavoro, in sostituzione della reintegrazione nel posto di lavoro, un’indennità pari a 15 mensilità dell’ultima retribuzione di riferimento per il calcolo del TFR, non soggetta a contribuzione previdenziale. Tale richiesta deve essere effettuata entro 30 giorni dalla comunicazione del deposito della pronuncia o dell’invito del datore di lavoro a riprendere servizio, se precedente.
In tutti i casi di licenziamento, che ricadono nel campo di applicazione della nuova disciplina, è prevista la possibilità di evitare il ricorso al giudice optando per la conciliazione stragiudiziale in sede protetta.
Il datore di lavoro offre al lavoratore, entro 60 giorni dalla ricezione della lettera di licenziamento, un importo, che non costituisce reddito imponibile ai fini Irpef e non è assoggettato a contribuzione previdenziale, con corresponsione immediata, mediante assegno circolare, pari a una mensilità della retribuzione di riferimento per il calcolo del TFR per ogni anno di servizio, in misura comunque non inferiore a due e non superiore a 18 mensilità.
In tutti i casi di licenziamento, che ricadono nel campo di applicazione della nuova disciplina, è prevista la possibilità di evitare il ricorso al giudice optando per la conciliazione stragiudiziale in sede protetta.
Mutamento unilaterale delle mansioni
La riforma introduce significative modifiche anche all’art. 2103 del c.c. che riguarda il diritto del lavoratore a svolgere le mansioni per cui è stato assunto o quelle equivalenti. Prima del Jobs Act nessuno poteva essere adibito a mansioni inferiori senza il consenso del lavoratore. A seguito della riforma, invece, viene previsto che in caso di crisi aziendale o di necessità di riorganizzare l’impresa, il datore di lavoro potrà infatti unilateralmente assegnare al dipendente una diversa mansione che non dovrà più essere «equivalente», come prevedeva prima la legge, ma semplicemente «riconducibile» alla precedente. Il nuovo incarico potrà dunque essere anche di fatto un de-mansionamento di un livello contrattuale, ma sempre all’interno della stessa categoria di inquadramento (operaio, impiegato, quadro). Da evidenziare che anche in caso di de-mansionamento la retribuzione dovrà restare invariata come quella prevista le precedenti mansioni. Nel caso di lavoratori part-time il datore di lavoro potrà chiedere una prestazione supplementare purché non superiore al 15% delle ore di lavoro contrattualmente previste.
Più lunghi i congedi parentali
Con la dichiarata finalità di favorire la possibilità di conciliare famiglia e lavoro, il Jobs Act, ha incrementato i periodi in cui è possibile godere dei congedi parentali. In aggiunta ai periodi di astensione obbligatoria, la riforma prevede il congedo pagato al 30% fino ai sei anni del bambino (prima era tre anni) e quello non retribuito (e non in casi particolari) fino ai 12 anni (prima otto anni). Sarà inoltre possibile godere di questi periodi di astensione anche frazionati a ore (tuttavia, al riguardo, occorrerà attendere che l’Inps renda operativa la norma). Tutti i trattamenti sono equiparati tra genitori naturali e adottivi.
Controlli a distanza non più vietati
Cambia anche la normativa riguardo ai controlli a distanza, finora completamente proibiti dallo Statuto dei lavoratori. Sotto tale profilo la tutela del lavoratore appare decisamente attenuata e a prevalere sono senz’altro le ragioni dell’impresa e della produttività. Infatti, se anche attualmente sarà vietato «spiare» i dipendenti attraverso telecamere o altri mezzi che possano violare la privacy del lavoratore, tuttavia all’imprenditore sarà possibile controllare – anche senza preventivo accordo con i sindacati – i mezzi di produzione forniti ai lavoratori come personal computer, smartphone, tablet eccetera. Quindi, anche se continua a essere vietato per il datore di lavoro leggere la posta del dipendente, di fatto però, l’azienda potrà sempre controllare la produttività del lavoratore e se utilizza in maniera impropria lo strumento di lavoro. Come si legge nella delega al riguardo «vanno contemperate le esigenze produttive dell’impresa con la tutela della dignità e riservatezza del lavoratore».
Minore durata dei periodi di disoccupazione
In caso di difficoltà dell’impresa, non sarà più possibile finire in cassa integrazione per lunghissimi periodi, anche sei-sette anni, come avvenuto in passato, né ricorrervi per le aziende che cessano l’attività. La nuova Cig, infatti, sarà al massimo di 24 mesi in un periodo mobile di cinque anni. Se però prima di ricorrere alla cassa integrazione l’azienda utilizza i contratti di solidarietà, allora il periodo può essere elevato a 36 mesi. Scompare anche la «Cassa in deroga» che era finanziata solo dal fisco, ma la Cig ordinaria viene estesa pure alle aziende con più di cinque dipendenti. Cambia anche il costo per le aziende: quelle che vi ricorrono più frequentemente dovranno pagare un’aliquota maggiorata, quelle che la utilizzano meno godranno di uno sconto.
Nuova assicurazione sociale per l’impiego
Per chi perde il lavoro è previsto un nuovo assegno universale di disoccupazione che avrà una durata di due anni al termine dei quali sarà possibile avere una proroga al sostegno. La Naspi (Nuova assicurazione sociale per l’impiego) riguarderà tutti i lavoratori dipendenti che abbiano perso l’impiego e che hanno cumulato almeno 13 settimane di contribuzione negli ultimi quattro anni di lavoro e almeno 18 giornate effettive di lavoro negli ultimi 12 mesi. L’ammontare dell’indennità è commisurato alla retribuzione e non può eccedere i 1.300 euro. Dopo i primi quattro mesi di pagamento, la Naspi viene ridotta del 3% al mese e la durata prevista è di un numero di settimane pari alla metà di quelle contributive degli ultimi quattro anni di lavoro. Il nuovo sistema sarà meno favorevole, rispetto a quello attuale, per i lavoratori stagionali perché per chi lavora per esempio sei mesi ne prevede solo tre di sussidio. Per quest’anno, però si procederà con una copertura più ampia.
Contratto di ricollocamento
La parte più innovativa, ma anche la più difficile da realizzare, è quella che riguarda le politiche attive e il tentativo di farsi carico di chi un lavoro lo perde o non l’ha mai avuto. Nasce per questo il contratto di ricollocamento. Prevede che il lavoratore divenuto disoccupato sia preso in carico da un ufficio del lavoro che ne traccia il profilo di occupabilità. Dopo la firma di un patto di attivazione, al quale è condizionato la corresponsione dei sussidi di disoccupazione, al lavoratore viene assegnato un voucher, grazie al quale potrà usufruire di servizi di formazione e ricollocazione appunto in un altro posto di lavoro. Sarà sempre il lavoratore a scegliere se avvalersi dei servizi per l’impiego pubblici o delle agenzie per il lavoro private accreditate, ai quali verrà corrisposto il compenso del «buono» solo a risultato ottenuto. Per coordinare le politiche attive viene creata un’Agenzia nazionale. Contro gli abusi, invece, vengono accorpati in un’unica Agenzia ispettiva i servizi di ministero, Inail e Inps.
Nasce il contratto di ricollocamento che prevede che il lavoratore divenuto disoccupato sia preso in carico da un ufficio del lavoro che ne traccia il profilo di occupabilità.
In sintesi, la riforma del lavoro attuata dal Governo Renzi ha portato a una maggiore occupazione?
Con gli incentivi alle imprese a giugno 2015 sono aumentate le trasformazioni dei contratti precari in contratti a tempo indeterminato «a tutele crescenti». È evidente tuttavia che non si tratta di nuovi posti di lavoro, ma solo di stabilizzazione dell’esistente. Il dato deprimente è semmai quello della perdita di posti di lavoro con un amento del precariato (si veda un incremento dei vaucher a giugno 2015 del 74%). In definitiva, oggi chi ha un lavoro lo conserva, magari precariamente (si vedano a proposito le critiche già mosse dai tecnici della materia al contratto a tutele crescenti) e, forse, con uno stipendio più basso. Chi non ce l’ha, continuerà a faticare a trovarlo basti pensare che ancora oggi, il c.d. contratto di ricollocamento è un’ipotesi più teorica che pratica.
I dati reali dicono che la crescita c’è, ma non produce nuova occupazione. E i posti di lavoro persi nella crisi non saranno recuperati. Questa la situazione fotografata dall’Osservatorio Inps sul precariato e dal rapporto Mediobanca «Ricerche & Studi» con stime sul lavoro nelle grandi imprese per il 2015.
Nello specifico, per l’Inps a giugno le trasformazioni dei contratti precari in contratti a tempo indeterminato sono aumentate del 30,6%. È cresciuta la quota di assunzioni con rapporti stabili sul totale dei rapporti di lavoro attivati/variati: dal 33,6% del primo semestre 2014 al 40,8% dei sei mesi 2015. Le nuove assunzioni nel periodo sono state 952.359, le trasformazioni dei contratti precari sono 331.917.
Tuttavia, come correttamente, a mio avviso rilevato da Guglielmo Loy, segretario confederale Uil, a giugno 2015 i dati Inps «hanno registrato la fiammata di marzo e aprile sulle assunzioni a tempo indeterminato frutto della poderosa dose di incentivi che costeranno 11 miliardi in tre anni». Ma l’effetto eccitante è destinato a calare e già a giugno-luglio 2015 la quota di contratti fissi sul totale delle assunzioni, continua a calare rispetto a aprile-maggio e si torna al livelli di alcuni mesi del 2014.»
Goss International ha siglato una nuova partnership con Dg Press, produttore olandese di rotative e fornitore di servizi. In sostanza, Goss acquisisce la linea di prodotti Thallo di Dg Press, ampliando il proprio portafoglio Web offset. Dg Press continuerà a produrre la piattaforma di stampa Thallo, a erogare i relativi servizi provvedendo anche alla commercializzazione del sistema in Europa. Dal canto suo Goss utilizzerà la propria rete globale di vendita, di servizi e distribuzione per indirizzare i clienti in Nord e Sud America, Africa e Asia-Pacifico. Lanciato nel giugno 2015 e presentato a drupa nel 2016, Thallo è un sistema di stampa offset ibrida appositamente progettato per la produzione efficiente di alta qualità per l’imballaggio flessibile. «Thallo è una soluzione innovativa e conveniente per la produzione di packaging flessibili», spiega Bert Schoonderbeek, amministratore delegato di Goss Europa. «Come tale, questo prodotto si inserisce perfettamente all’interno del portafoglio Goss e ne espande l’offerta riferita al packaging che già comprende la linea Vpak. Inoltre, la vasta conoscenza tecnica e di mercato di Dg Press, rende questa azienda il partner ideale per continuare a guidare l’adozione della tecnologia rotoffset nel settore del packaging. Insieme lavoreremo sulle attività di sviluppo comuni e a trarne i benefici saranno entrambi i modelli, sia Thallo sia Vpak». Le due aziende concordano sul fatto che l’offset presenti parecchi vantaggi rispetto alla flexo e alla tecnologia rotocalco: lastre a costi inferiori, senza solventi, stampa di alta qualità su una vasta gamma di substrati e veloci cambi lavoro. «Con aziende che richiedono tirature più brevi e consegna just-in-time» spiega Remko Koolbergen, co-titolare e direttore di Dg Press, «il sistema Thallo rappresenta una scelta quasi obbligata per i converter in cerca di una soluzione affidabile e efficiente». «L’obiettivo di questa collaborazione» dichiara l’altro titolare di Dg Press, Peter Kloppers «è fornire un servizio eccellente ai nostri clienti e partner già esistenti. Inoltre, la nuova collaborazione migliora fortemente la nostra esposizione internazionale e dà a Goss e a Dg Press una posizione di mercato rafforzata, portandoci alla fase successiva della commercializzazione del sistema Thallo in tutto il mondo».
I paradigmi della comunicazione da tempo sono in forte mutamento. Alcuni definiscono questo cambiamento un’evoluzione, ma in molti si chiedono se tutto ciò stia realmente portando benefici alle imprese oppure stia contribuendo a rendere tutto più complesso. È vero che il modo di fare comunicazione era già cambiato 20 anni fa con l’affermazione del Web ma è indubbio che tablet e soprattutto smartphone abbiamo notevolmente accelerato questa tendenza. Tutti siamo sempre connessi alla rete e i device mobili sono diventati un’estensione del corpo stesso del consumatore.
Gli spunti di riflessione emersi sono stati tanti, a cominciare dal ruolo che ciascun media ricopre in un progetto di comunicazione fino alla constatazione che la frammentazione di mezzi o canali di comunicazione porta inevitabilmente a una frammentazione dell’attenzionedell’utente imponendo così a ogni progetto di comunicazione la ricerca costante del più alto livello di engagement. Social media e video sono emersi come elementi di primaria importanza anche se spesso a detta degli intervenuti il committente non ha le idee chiare né sui contenuti da proporre né sui budget da riservare.
Ed è proprio in questo contesto che l’azienda grafica deve sapersi inserire fornendo servizi di alto profilo guidando, allo stesso tempo, i clienti sulla giusta strada. Non ci sono certezze rispetto alla multicanalità poiché si trova ancora nella fase sperimentale. Se l’obiettivo di ogni progetto di comunicazione è creare sinergia tra i vari canali per meglio colpire il bersaglio, di certo non c’è ancora una soluzione chiara e soprattutto non esistono metriche sufficientemente collaudate per misurare il ritorno dell’investimento.
Le professionalità richieste per realizzare un progetto di comunicazione veicolato su più canali sono molte e difficilmente oggi possono essere presenti tutte all’interno di una stessa struttura, per questo si sta affermando una modalità operativa che prevede forti sinergie tra aziende specializzate in settori differenti. Come è facile intuire quando gli attori in un progetto sono molti la complessità gestionale e organizzativa cresce diventando un problema che va opportunamente tenuto in conto.
Anche la creatività e il ruolo che ricopre all’interno dei moderni prodotti di comunicazione è stata oggetto di analisi. Non è facile stabilire cosa sia la creatività in un sito o in video; oggi, rispetto al passato, sembra essere più definibile e meno soggetta ai “mi piace o non mi piace” da parte di colui che ha commissionato il prodotto. Creatività è anche un’interfaccia utente che abilita in modo semplice l’interazione con l’utente, è la disposizione sapiente degli elementi all’interno dei visori di varie dimensioni, è la calibrata miscela di testi, interattività e video.
La carta stampata è sempre uno dei media più importanti ma è fuori dubbio che tutti i brand stiano spostando sempre più risorse anche sui mezzi digitali, ed è per questo che le nostre aziende grafiche devono necessariamente aprirsi alla multicanalità. Non è facile, non è immediato e richiede la costruzione di sinergie tra più attori ma di certo, pur tra luci e ombre, è un’opportunità da cogliere.
Benny Landa mostra la stampa su diversi materiali nei laboratori di Landa Digital Printing.
A poche settimane dall’apertura di drupa, Benny landa ha invitato i giornalisti a visitare il suo “impero”. Noi di Italia Grafica c’eravamo, ed ecco un estratto, il più interessante, delle parole di mr Landa.
Benny Landa mostra la stampa su diversi materiali nei laboratori di Landa Digital Printing.
All’ormai imminente edizione 2016 di drupa, l’israeliana Landa è pronta a partecipare mettendo in mostra nel contesto di appositi show una serie di inedite soluzioni. L’azienda fondata da Benny Landa, creatore del marchio Indigo che nel 2002 è stato acquisito da Hewlett-Packard, intende in particolare puntare i riflettori su tre nuovi prodotti. Si tratta di Landa S10, stampatrice nano-grafica per cartone pieghevole dalla velocità di 13mila fogli l’ora; di S10P, che alla stampa commerciale offre velocità da 6.500 fogli al minuto su doppia facciata; e della W10. Quest’ultima, una digitale indirizzata agli imballaggi flessibili e al cartone, promette di raggiungere sui grandi formati i 200 metri al minuto. A corollario di questo già di per sé ricco portfolio c’è la tecnologia di metallizzazione Nano-Metallography, adatta ai processi digitali come a quelli tradizionali che a paragone con il foil assicura una riduzione dei costi da ben 50 punti percentuali. Oltre agli assi nella manica forte dei quali il produttore, che ha lanciato il concetto di nano-grafia nel corso di drupa 2012, si prepara a presenziare all’esposizione tedesca, la conversazione che Italia Grafica ha avuto modo di condurre con il fondatore offre spunti di riflessione molteplici. E lascia anche il tempo e lo spazio per una moderata dose di autocritica: «Mi chiedete come immagini il volto dell’industria della stampa nel prossimo futuro», ha detto Benny Landa, polacco emigrato in Canada e poi in Israele, classe 1946, detentore di circa 800 brevetti mondiali, «e rispondere a questa domanda è per me quanto mai rischioso. Perché circa 25 anni fa avevo ipotizzato una diffusione del digitale molto più rapida di quanto essa si sia successivamente rivelata; e la sua conquista di una posizione di assoluto predominio nel mercato. Naturalmente, mi sbagliavo. Credo però che si sia alle soglie di una nuova epoca del digitale, che può vantare attualmente qualità e prestazioni uguali se non superiori a quelle dell’offset ma a fronte di costi in continua riduzione. Adesso l’alternativa è essere digitali o estinguersi e questo vale sia per i costruttori e sia per i fornitori di servizi. Se per decenni l’offset ha quasi monopolizzato il comparto, ora è il momento di un nuovo protagonista».
La stampante S10P per la stampa commerciale.
Qual è, mister Landa, l’identikit del cliente ideale delle soluzioni che presenterete a drupa?
«In prevalenza ritengo che a ottenere i maggiori benefici saranno i clienti le cui tirature di stampa restano inferiori alle 10mila operazioni, oppure ancora quegli utilizzatori che normalmente gestiscono formati di ampiezza uguale o superiore al metro. Per tutti, credo sia interessante la possibilità di passare senza difficoltà da una stampante di tipo tradizionale a una Landa, e questo vale a maggior ragione per gli sviluppatori di packaging in cartone flessibile. La mia opinione è poi che i modelli destinati a essere esposti a Düsseldorf siano invece meno convenienti per chi ha una tiratura da oltre 10mila pezzi, posti i vantaggi garantiti per esempio in termini di gamma dei colori. La scelta di passare alla stampa digitale è oggi anche di natura squisitamente economica: alcuni lavori possono ancora essere portati a termine efficacemente con le macchine tradizionali; per altri le Landa, che possono sostituirsi ai dispositivi di tipo offset, sono decisamente più concorrenziali.»
Un quadro del tutto diverso da quello che aveva ospitato l’esordio della tecnologia Indigo…
«Allora i benefici della transizione al digitale non erano di tipo economico, visti i più onerosi costi di queste tecnologie che avevano un ruolo trainante soprattutto sotto l’aspetto della personalizzazione. Al contrario in questo momento il digitale, una tecnologia radicalmente differente che assicura opportunità impensate, è estremamente competitiva anche in termini di costo per pagina. E gli utenti finali possono scegliere quali funzioni aggiuntive implementare in base ai clienti a cui si rivolgono.»
Nei vostri programmi rientra anche la fornitura di servizi di supporto a favore della clientela?
«Senza alcun dubbio. La nostra intenzione è quella di offrire loro supporto e informazioni, veicolando quel patrimonio di valore aggiunto che è tipico delle tecnologie digitali e che gli stessi utilizzatori delle stampanti Landa possono poi trasmettere a cascata anche alla loro clientela. Veri e propri programmi dedicati sono ancora in corso di definizione ma fanno già parte della nostra roadmap. Il valore aggiunto è la chiave di volta: quello dell’offset è chiaramente più basso rispetto a quello del digitale e questo vale naturalmente sia per le tecnologie in sé e sia pure per le stampanti.»
Vuole parlarci del modello di fruizione pay per use e delle strategie di erogazione dei servizi?
«Quel che intendiamo con la formula del pay per use è che a seguito dell’acquisto di una macchina, Landa si impegna a fornire tutte le dotazioni aggiuntive senza costi addizionali e che l’utilizzo della stampante è soggetto al pagamento di un fee basato fra l’altro su tipologia e dimensioni del lavoro e sulle superfici totali di stampa. Più piccola è la total area coverage e minori sono le tirature, più consistente è il risparmio, senza dimenticare il numero-limite complessivo delle operazioni di stampa, al quale abbiamo già accennato in apertura e che rende una Landa più o meno conveniente. Quanto ai servizi, prevediamo che in una fase iniziale essi siano erogati in forma diretta da parte dell’azienda, ma anche che in un secondo momento debbano entrare in scena delle terze parti. Il paradigma non è dissimile da quello che ha caratterizzato gli esordi di Indigo e che ci è stato di indubbia utilità anche per mettere a punto le nostre politiche commerciali presenti. Se si vuole dare l’idea di una autentica vicinanza ai clienti l’azione diretta è fondamentale, almeno inizialmente.»
Fa parte della gamma d’offerta di Landa anche l’organizzazione di corsi di formazione?
«Certamente. E la nostra intenzione non è solamente quella di fare training presso gli utenti, ma di prepararli adeguatamente perché essi stessi possano fornire dei servizi alla loro clientela finale.»
Il mondo degli imballaggi è fra quelli che denotano i tassi di evoluzione più importanti e il packaging è oggi uno strumento di comunicazione e interazione con il mercato. Quali nuovi valori e soluzioni possono assicurare le nanotecnologie al segmento della stampa funzionale?
«L’aggiunta di parti attive e passive, circuiteria, tag in radiofrequenza (Rfid) e inchiostri speciali è sicuramente qualcosa più che una semplice ipotesi all’interno dei nostri piani di sviluppo. Le tecnologie di stampa funzionale stanno crescendo e vedremo quali di esse sarà possibile integrare.»
Nel packaging una proprietà essenziale è poter godere di processi ripetibili: come la garantite?
«Possiamo contare su un sistema di controllo completo della qualità a circuito chiuso, nel quale ogni singolo pixel viene sottoposto immediatamente a verifica e che assicura la correzione istantanea degli eventuali difetti e il giusto bilanciamento dei colori. Già allo stato attuale, per esempio, la gestione dei colori è estremamente stabile. Grazie ad architetture computerizzate puntiamo sull’automazione delle operazioni e a rendere il più possibile superflui gli interventi umani. Un solo operatore potrà sovrintendere alla gestione di più stampanti e di più lavori, con il contributo di grandi schermi e touchpad. Nell’era dei controlli elettronici, facendo leva sulle nostre eccezionali interfacce-utente il singolo operatore è sufficiente per il monitoraggio di più mansioni specifiche. Digitale e nano-grafica rendono possibili scenari inimmaginabili ai tempi dell’offset: il nostro modello prevede che non si debbano cambiare i cliché di volta in volta e che lavori e processi molteplici possano essere organizzati con una flessibilità che le tecniche tradizionali non offrono, limitando gli interventi da parte del personale alla sola alimentazione della carta. Quest’ultima non richiede ulteriori aggiustamenti e le impostazioni usate possono esser salvate e richiamate in futuro.»
Come giudica il livello di resistenza a luce e graffi della stampa basata sui nano-inchiostri?
«Il mio parere è che risultati eccezionali siano già stati ottenuti per quel che concerne la resistenza alla luce mentre vadano ancora fatti dei passi in avanti nell’ambito della resistenza ai graffi. Uno fra i nostri punti di forza è poi quello di poter raggiungere esiti importanti su qualunque superficie.»
Quali ritiene che siano, allo stato attuale, i maggiori limiti delle tecnologie di nano-grafica?
«Le limitazioni principali sono rappresentate dalla velocità di iniezione degli inchiostri dalle testine, che naturalmente incide sulla velocità di stampa. Sono in corso ricerche del valore di svariati milioni in questo segmento e confidiamo in un loro positivo sviluppo. Con una incrementata rapidità di iniezione potremmo raggiungere con le nostre tecnologie prestazioni analoghe a quelle del web offset. Quel che senz’altro non rientra nei nostri intenti è avviare in proprio una produzione di testine dedicate, patrimonio di altri produttori esperti che vi dedicano ingenti investimenti.»
Si è giunti all’accordo definitivo per l’acquisizione delle attività europee di Mactac da parte di Platinum Equity, un private equity con sede in California. Il prezzo d’acquisto è di 200 milioni di euro inclusi i debiti acquisiti. Avery Dennisonfinanzierà l’acquisizione con fondi esistenti e agevolazioni di credito. La chiusura dell’operazione è prevista entro tre mesi (a partire da giugno 2016, ndr), salvo condizioni e approvazioni di legge.
Con un fatturato di 147 milioni di euro (170 milioni di dollari) nel 2015 e circa 470 dipendenti, Mactac è un produttore di materiali autoadesivi di elevata qualità rivolti a diversi segmenti ad alto valore, inclusi grafica, etichette speciali e nastri adesivi industriali. Le sue linee di prodotto principali completano l’attuale gamma di prodotti grafici di Avery Dennison. «L’acquisizione di Mactac Europe rafforza la nostra competitività nel settore della grafica ad alto valore, in cui abbiamo registrato una crescita sopra la media negli scorsi anni» afferma Dean Scarborough, amministratore delegato di Avery Dennison. «Rinomata per l’elevata qualità dei suoi prodotti e servizi, Mactac integra le nostre attività con un marchio forte e una solida base di clienti fedeli, consentendoci di espandere la nostra offerta di prodotti, le nostre capacità, e la nostra rete di distributori». Tramite le sue attività di esportazione, Mactac Europe serve clienti anche in America del Sud, Asia-Pacifico, Medio Oriente e Africa del Nord. La transazione non include le attività di Mactac in Usa, Canada e Messico e le attività di esportazione in America del Nord. A seguito dell’acquisizione si prevede un impatto irrilevante sul valore azionario nel 2016, e un accrescimento di dieci centesimi dell’utile netto per azione (EPS) nel 2017. Avery Dennison manterrà il marchio Mactac per le pellicole grafiche, per sfruttare appieno i punti di forza esistenti e le solide relazioni con i clienti. «Intendiamo continuare a utilizzare lo stabilimento produttivo di Mactac a Soignies, in Belgio, per rendere tale struttura e i suoi dipendenti un fattore chiave per l’innovazione e la crescita futura di Avery Dennison in Europa» spiega Mitch Butier, Presidente di Avery Dennison.
La scelta di rendere unico e riconoscibile un brand sembra passare oggi attraverso la sperimentazione di superfici, materiali e forme innovative, colori e lavorazioni poco convenzionali, quasi artigianali ma con un’incredibile, spiccata personalità. Regalando le migliori esperienze visive, tattili, sensoriali possibili per sperimentare una dimensione del lusso più sotterranea, meno appariscente, ma non per questo priva di ricchezza.
È risaputo. Profumi, creme, cosmetici, liquori, vini hanno confezioni che sottolineano e amplificano il valore intrinseco del prodotto, utilizzando tecniche di nobilitazione ampiamente sperimentate come la stampa oro a caldo, inchiostri color argento, laminazioni, vernici perlescenti o glitterate e così via, solo per citarne qualcuna. Un mondo dove nulla è lasciato al caso, dove gravitano designer e produttori che lavorano fianco a fianco per ricercare le migliori esperienze visive, tattili, sensoriali possibili. In questo scenario complesso si sta facendo strada l’idea di uscire dall’ostentazione, prendendo le distanze da alcuni eccessi visivi del passato a favore di una dimensione del lusso più sotterranea, meno appariscente, ma non per questo priva di ricchezza. Così, accanto a packaging dal sapore un po’ barocco, esistono confezioni più sobrie, quasi rigorose, vagamente minimaliste e vintage, traboccanti di elementi ricercati e di forte appealing. Ecco alcune idee.
Merletti in tessuto. Una delle novità interessanti arriva da Orimono, azienda francese che, andando oltre il concetto di packaging abbelliti da nastri e cordini in tessuto, ha lavorato la stoffa come se fosse un merletto per decorare un abito di alta sartoria. Il risultato? Un packaging seducente, che sottolinea la diversità sensoriale ed estetica data dall’impiego del tessuto, adatto a rivestire una bottiglietta di profumo o qualsiasi altro tipo di imballaggio in cartone. Una risposta per i brand del lusso che sono sempre alla ricerca di valore aggiunto e personalizzazione.
Bottigliette e flaconi scintillanti. Per decorare il packaging primario in vetro o plastica (bottigliette, flaconi, vasetti, ecc.) arriva la soluzione InLine Foiling di Kurz. Si tratta di un processo in linea, e per questo veloce, che consente di ottenere un finishing metallizzato in una vastissima gamma di colori, tra i quali oro, argento e altri motivi olografici. Con questa tecnologia, che garantisce un’ottima qualità anche in presenza dei dettagli più fini, si possono decorare contenitori cilindrici in vetro o plastica, proteggendoli nel contempo con vernice UV. L’unità Inline Foiling è una soluzione integrabile nella linea serigrafica.
Ricami di carta
Al di là delle tecniche di nobilitazione che la stampa ci mette a disposizione, ci sono lavorazioni che stanno godendo di grande popolarità. Come la lavorazione laser effettuata sui materiali più disparati tra i quali carta, cartone, pelle, metallo, legno, vetro ecc. Tra le aziende presenti in questo settore c’è SD Laser di Treviglio (BG), società che presta la sua consulenza e le competenze tecniche a tutto il comparto delle arti grafiche. «Siamo specializzati nella tecnica laser di taglio, incisione semplice o multilivello e micro foratura su svariati supporti e spessori. Una lavorazione che ben si sposa con le esigenze di creatività, cura del dettaglio e precisione richieste dal mercato» spiega Daniela Sangalli, responsabile marketing di SD Laser. «Grazie al taglio, la carta stessa diventa un elemento decorativo, qualsiasi sia il disegno e il layout grafico scelto, anche quello più complesso». Una tecnica che, soprattutto nell’ambito del packaging sempre alla ricerca di aspetti inediti, consente di eseguire lavorazioni di grande effetto visivo e tattile, con geometrie e trame suggestive. «Tutto ciò, sottolinea Sangalli, grazie alla possibilità di raggiungere diametri infinitamente piccoli e dettagli estremamente accurati. Un’altra lavorazione riguarda la marcatura, ovvero l’asportazione della sola parte superficiale del supporto per ottenere un piacevole effetto di contrasto cromatico oppure, grazie all’incisione multilivello, la realizzazione di immagini tridimensionali di pregio. Infine, con la micro foratura, che consiste nell’asportare vari strati di carta, si crea un reticolo che dà vita a immagini quasi fotografiche e con un ottimo grado di trasparenza ». Tra i punti di forza dell’azienda spicca la capacità di lavorare direttamente sul prodotto finito, sia esso in carta o cartone, fustellato e cordonato (inviti, agende, sovra copertine ecc.), pelle, tessuto, plexiglass, legno, metalli, cuoio e qualsiasi altro materiale. «Un altro plus dato da queste lavorazioni è rappresentato dalla possibilità di gestire vantaggiosamente sia volumi elevati di pezzi sia piccoli quantitativi, fino ad arrivare al pezzo singolo personalizzato; per esempio confezioni per edizioni limitate, per eventi promozionali o per il lancio di un nuovo prodotto», conclude Sangalli.
Lavorazioni di taglio laser eseguite da SD Laser.
Lavorazioni di taglio laser eseguite da SD Laser.
Tecnica di micro perforazione.
Le carte, il lusso del lusso
La carta sta diventando sempre più un forte elemento decorativo e, partendo naturalmente da carte di ottima qualità, spesso studiate sulla base dalle esigenze dei guru della moda, c’è solo l’imbarazzo della scelta tanto ricca è l’offerta. Si tratta di cartoncini con un ottimo punto di bianco, superfici lisce, facili da lavorare e che non creano problemi in tutti i processi di produzione. Tra i marchi più nuovi, solo per citarne qualcuna, c’è Takeo, cartiera giapponese specializzata in carte fine & premium (distribuita da Paper & People) che si avvale della collaborazione di alcuni designer per portare sul mercato carte speciali. Un esempio è la carta con una goffratura che si ispira alle piume creata appositamente per alcuni prodotti Chanel. Segue Favini, che ha messo a punto Remake, una carta realizzata con fibre provenienti dai processi di lavorazione del cuoio (tra l’altro ha vinto il premio LuxePack Green 2015) che si presta alla realizzazione di packaging con un effetto al tatto morbido e vellutato. O ancora Fedrigoni che punta sulla linea Splendorlux ora disponibile con nuove finiture, formati e colori. Tra le carte per il lusso non può mancare un marchio storico come Scheufelen che ha presentato recentemente un nuovo tipo di cartoncino dedicato al mercato americano: Phoenolux. Effetto setoso, elevato punto di bianco, con patinatura su un solo lato o entrambi, Phoenolux si presta a ogni tipo di stampa e nobilitazione. Invercote G è invece il prodotto di punta per il packaging di lusso della Iggesund, ora con caratteristiche migliorate e grammature da 220 g/m2 e oltre. Scelto per il lancio di una nuova crema L’Oréal Men Expert Hydra Energetic, Invercote G ha dato il meglio di sé con la stampa in offset a 6 colori, vernice spot UV lucido e opaco. In questa variegata proposta fa il suo debutto sul mercato italiano una nuova gamma di cartoncini colorati specifici per il packaging firmati Colorplan. Si tratta di un cartoncino FSC, molto apprezzato a livello internazionale presso brand famosi tra i quali Mulberry, Burberry, Stella Mc Cartney. Disponinile in 50 colori, 25 goffrature, otto grammature, la gamma Colorplan è distribuita da Paper & People. Grazie alla sua miscela di fibre vergini lunghe e corte e la tecnica di produzione con le macchine a doppia tela, Colorplan ha la rigidità ideale per ogni tipo di packaging e può essere stampata in offset, stampa a caldo, letterpress e sbalzo a secco. Esiste anche la versione Colorplan Digital per HP Indigo, Xerox iGen e Kodak Nexpress
Campionari carta Takeo distribuita da Paper&People.
Campionari carta Takeo distribuita da Paper&People.
Campionari carta Takeo distribuita da Paper&People.
Materiali soft touch
Nel nostro viaggio attraverso le tecniche di decorazione più ricercate e innovative non poteva mancare Fontana Grafica, azienda milanese che vanta una consolidata esperienza nel settore dei materiali di rivestimento per il comparto editoriale, legatoria e packaging di lusso. Nell’ampia collezione di materiali di alta gamma che l’azienda propone si contano 132 prodotti che danno origine a loro volta a 661 varianti di colore e ben 87.252 diverse combinazioni. Qui trovano posto: carte spalmate, tinte in pasta, floccati, tele e tessuti su carta, tessuti hightouch che emulano pelle e scamosciati, pelli. Un vero e proprio paradiso per i clienti – tra i quali molti brand del lusso – alla ricerca del dettaglio che può fare la differenza nella loro comunicazione, del materiale che anticipa mode e tendenze. Tra le ultime presentate da Fontana Grafica troviamo sei nuove tonalità metalliche che arricchiscono la linea di carte spalmate Corvon Senzo e cinque goffrature per Corvon Senzo nero: Weave, Nubuckram, Dimple, Rivet (nuovo design) e Tecno. A queste si aggiunge Napura Sisal, una carta termovirante che con la semplice pressione a secco conferisce alla superficie l’effetto di un tessuto naturale.
Infine, tra i prodotti di punta più innovativi, spicca il marchio Touché double, ancora poco conosciuto in Italia ma di grande successo sul mercato americano. Si tratta di un cartoncino spalmato PU fronte/retro con un effetto soft touch che aggiunge al prodotto un aspetto elegante, ricercato, oltre a garantire ottima stampabilità (stampa a caldo, serigrafia e offset UV) e resistenza alle successive lavorazioni quali taglio al vivo, con laser, cordonatura e incollaggio.
Ma quali sono i trend che si osservano nel settore dei materiali? Lo abbiamo chiesto a Maria Antonietta Savino, marketing manager di Fontana Grafica. «Quest’anno, nella nostra esperienza, stiamo assistendo al ritorno della sobrietà, del concetto “less is more”, dell’eleganza ricercata. Ad eccezione dei mercati asiatici o arabi, che privilegiano ancora nobilitazioni molto vistose, il valore aggiunto risiede nella capacità di utilizzare sempre più materiali sostenibili», spiega Savino. «Credo poi sia importante sottolineare che la qualità dei supporti è talmente elevata che ha già un suo valore intrinseco, e spesso non si sente la necessità di effettuare ulteriori decorazioni, al massimo si usa la stampa a caldo, magari per evidenziare il logo. Questo vale anche nella scelta dei colori. La crescente virata verso un’eleganza meno esibita la si nota anche dalle richieste dei nostri clienti che oggi sembrano prediligere materiali con tinte delicate, se non addirittura il bianco e nero. In termini di sostenibilità invece, come accennavo, ciò che emerge è un orientamento sempre più deciso verso carte naturali, ecologiche o riciclate. Come quelle della cartiera inglese James Cropper, una nostra rappresentata sul mercato italiano, che nella sua gamma contempla carte e cartoncini FSC tinti in pasta, riciclabili e biodegradabili». Una vera e propria mission che ha portato tra l’altro la cartiera a mettere a punto una linea di carta riciclata che utilizza come materia prima bicchierini di carta usati per bere il caffé. «Il riciclo ha un’attrattiva particolare – sottolinea Savino – un suo valore aggiunto importante, in alcuni casi anche più della nobilitazione stessa. Naturalmente devono essere supporti di grande qualità, ad alte prestazioni di stampa per evitare fermi macchina e complicazioni nelle altre fasi dei processi di produzione».
Alcune prestigiose lavorazioni eseguite da Fontana Grafica.
Effetto metallizzato
Sarà perché numerosi studi affermano che il packaging metallizzato ha un impatto maggiore, sarà perché il suo impiego vende di più, ma l’effetto metallizzato continua a essere una delle nobilitazioni più apprezzate nel campo del packaging di lusso, in particolare nei settori della moda, dei dolci, degli spumanti e dei liquori. Tra le proposte di nuova generazione per conferire il tipico effetto brillante del metallo figura la soluzione Digital Metal di Luxoro, partner del gruppo Kurz e distributore in esclusiva per l’Italia di materiali e prodotti per la decorazione e la nobilitazione. Questa soluzione sfrutta i vantaggi offerti dalla stampa digitale abbinati al processo di trasferimento del film metallizzato. Così facendo non solo si creano superfici con un bellissimo effetto di lucentezza ma si ha anche la possibilità di poter gestire in maniera vantaggiosa tirature medio-piccole e personalizzazioni. Il disegno desiderato viene stampato sul substrato con toner o inchiostro liquido e successivamente si procede all’applicazione del foil metallizzato. Subito dopo la laminazione, e dopo aver rimosso il supporto in poliestere, lo strato decorativo si deposita solo sulla parte prestampata del substrato. A questo punto si procede con la sovrastampa offset o digitale.
Pigmenti innovativi
Una risposta concreta per creativi alla ricerca di effetti appealing ma anche funzionali arriva da Merck: l’azienda tedesca nota per la produzione di pigmenti utilizzati in vari ambiti, tra cui quello grafico, ha recentemente lanciato alcune novità per il coating che possono essere utilizzate anche per i packaging di alta gamma. Un esempio è rappresentato da Miraval Cosmic, una gamma inizialmente testata nel settore del make-up e oggi convertita per colorazioni di plastica e applicazioni in stampa. Cosmic Gold, Bronze e Silver che riproducono rispettivamente l’effetto oro, bronzo e argento sono caratterizzati da una straordinaria brillantezza ed elevata riflessione della luce. Per ottenere l’effetto brillante con la stampa serigrafica Merck propone Xirallic NTX che oggi conta tre soluzioni: Leonis Gold, interessante interazione tra colore e lucentezza, Tigris Blue, che dona una speciale intensità e luminosità agli eleganti design blu scuro e neri e Panthera Silver, che produce una straordinaria brillantezza argentea. Se invece si vuole ottenere un effetto tridimensionale, è possibile applicare una vernice speciale contenente i pigmenti perlescenti della casa tedesca. Tutto ciò è possibile con gruppi di verniciatura flexo montati su macchine offset senza dover apportare alcuna modifica alla propria attrezzatura da stampa. Sempre per macchine roto o serigrafiche (sono in corso prove per estendere la possibilità anche alle macchine offset), Merck offre la possibilità di stampare in RGB su supporti neri o stampati in nero. Si tratta di un sistema di stampa nuovo che utilizza vernici trasparenti contenenti pigmenti interferenziali e che garantisce immagini luminose e colori vivaci.
Fontana Grafica: carta e cartoncini della linea Coffee di James Cropper.
La collaborazione tra Taga Italia e Gnext SaS non si ferma. Gnext sta da tempo conducendo un’attività di ricerca e sviluppo nel campo delle applicazioni del graphene per circuiti a LED, EMI Shilding, antistatici, ricercando soluzioni innovative per potenziali mercati che promettono enormi opportunità di business. Il lavoro condotto con Taga è salito agli onori della cronaca nella rubrica del TG3 Pixel, che si occupa di innovazione tecnologica. Nella puntata andata in onda l’11 giugno 2016, relativa all’evento fieristico Technology Hub di Milano, sono stati presentati, oltre ai risultati della ricerca dell’Istituto Italiano di Tecnologia – IIT, anche le applicazioni di Gnext che sfruttano gli inchiostri conduttivi al graphene per le quali è stata attivata appunto la partnership con TAGA Italia.