La Eagle 44, prima stampante inkjet flatbed per grande formato sul mercato.
Quindici anni fa, nel 1998, un piccolo team della società Cambridge Consultants presentava alla fiera Ipex il prototipo della prima stampante inkjet flatbed – novità assoluta. Fu subito evidente che questa tecnologia di stampa rappresentava una grande opportunità per il mercato del packaging stampato e che anche il settore dei POS e della segnaletica ne avrebbero tratto grande vantaggio, a patto che per queste applicazioni si trovassero degli inchiostri adatti.
Proprio per entrare in questi settori con la stampa inkjet flatbed, la Cambridge Consultants prese i primi contatti con Sericol (oggi Fujifilm), noto produttore di inchiostri per serigrafia di fama mondiale, con l’intento di sviluppare inchiostri che potessero fornire un’eccellente qualità di stampa a grandi velocità su diverse tipologie di supporti.
Due anni più tardi fu ufficialmente fondata Inca, formata da un team con il supporto di «venture capital» con l’obiettivo di intensificare la partnership tra Inca e Sericol e trasformare la stampa inkjet flatbed in un business di successo. Nello stesso anno, Sericol lanciò la sua prima gamma di inchiostri digitali – la serie Uvijet – specificatamente studiata per essere usata in combinazione con le stampanti Inca. Questi inchiostri si rivelarono ben presto fondamentali per garantire la continuità del successo di Inca e Fujifilm è a oggi l’unico fornitore degli inchiostri Uvijet.
Sin dagli esordi, Sericol si dimostrò il partner ideale per Inca. Oltre a essere uno dei produttori di inchiostri maggiormente affermato, la società vantava anche una rete di distribuzione mondiale e un servizio assistenza globale estremamente efficienti, che consentirono alle due aziende di raggiungere un vasto pubblico con i loro prodotti innovativi.
Poco dopo la sua nascita, Inca celebrò il lancio ufficiale del suo primo prodotto, la Eagle 44, in collaborazione con Sericol. Prima stampante inkjet flatbed per grande formato sul mercato, la Eagle 44 si rivelò immediatamente un successo, gettando solide basi per la crescita e lo sviluppo delle due aziende.
Gli anni tra il 2001 e il 2005 videro un rapido sviluppo della tecnologia inkjet e, proprio in virtù di questa evoluzione, emersero sempre nuove opportunità per l’impiego della stampa inkjet flatbed. Per diversi anni Inca, in collaborazione con Sericol, lanciò regolarmente nuovi prodotti, ciascuno dei quali si dimostrava più sofisticato e più potente dei precedenti in termini di velocità e qualità. Questa fase consentì a Inca di incrementare le vendite e, con l’aiuto della rete di distribuzione globale di Sericol, di espandersi in nuove aree in tutto il mondo. Una dimostrazione di come la combinazione tra la tecnologia Inca e la competenza di Sericol nel settore degli inchiostri, unita alla sua ben organizzata rete di vendita, fosse una scelta vincente e destinata a un grande successo.
La Eagle 44, prima stampante inkjet flatbed per grande formato sul mercato.
Nel 2005 Sericol fu acquisita da Fujifilm…
…. importante società attiva a livello mondiale in numerosi settori tecnologici. Questa acquisizione non solo offrì a Fujifilm maggiori opportunità nel mercato inkjet, in rapida crescita, ma servì anche a rafforzare la partnership con Inca. Nel 2005 la stessa Inca fu rilevata dal Gruppo Dainippon Screen, potendo così contare su un’ulteriore slancio allo sviluppo di nuovi prodotti e sempre più avanzate competenze tecnologiche.
Nel 2006 la stampa digitale inkjet per il grande formato era diventata un’industria ben avviata, degna di grande attenzione e decisamente influente. Erano nate moltissime aziende concorrenti, ciascuna delle quali cercava di offrire nuove e rivoluzionarie possibilità. Durante questo periodo, Inca e Fujifilm lavorarono ancor più intensamente per rafforzare sia la loro posizione a livello mondiale, sia la loro fama congiunta come fornitori di sistemi di altissima qualità, ultra-efficienti e affidabili.
La rivoluzione del grande formato
Questo impegno si concretizzò nel lancio – nel 2007 – della stampante Onset, particolarmente apprezzata, che rivoluzionò il mercato della stampa digitale per il grande formato. Grazie alla sua velocità senza precedenti e all’eccezionale qualità di stampa, Onset divenne il prodotto di punta della produzione di Inca. La serie di testine disposte lungo tutta l’area di stampa rappresentò una vera e propria trasformazione nella stampa per il grande formato, consentendole di guadagnarsi immediatamente una notevole reputazione di eccellenza tecnologica. Ancora oggi, la stampante Onset è praticamente ineguagliata in termini di qualità e velocità. Il lancio di questo prodotto di grande successo e la costante e riuscitissima collaborazione tra Inca e Fujifilm in tutto il mondo hanno contribuito a consolidare il buon nome di entrambi i marchi.
Il crollo di Lehman Brothers nel 2008 e la conseguente recessione che ha interessato l’economia mondiale hanno causato un calo delle vendite di molti produttori di sistemi di stampa per il grande formato, comprese Inca e Fujifilm. Tuttavia, le due aziende hanno avuto la forza di guardare positivamente al futuro e scoprire nuove opportunità. Nonostante la difficile situazione congiunturale, il programma di sviluppo dei prodotti non è mai stato interrotto e la stampante Onset S20 è stata lanciata con successo sul mercato nel maggio 2009. Questa macchina ha riempito un gap di mercato, offrendo alla clientela velocità, qualità e versatilità a un prezzo imbattibile. Così, mentre la vendita di altri prodotti ha continuato a rallentare, al contrario la popolarità raggiunta dalla stampante Onset S20 ha apportato il necessario impulso a proseguire su questa linea.
Mentre l’economia cominciava a riprendersi, Fujifilm e Inca hanno proseguito il cammino del rinnovamento e del rafforzamento della propria posizione nel campo della tecnologia inkjet. Grazie alla solida partnership, le due società sono riuscite a presentare con regolarità sempre nuovi e interessanti modelli della stampante Onset, che offrono a propri clienti le soluzioni adatte alle continue sfide che devono affrontare.
Nel 2013 le due società hanno registrato un’ulteriore crescita
La tecnologia inkjet sta ancora evolvendo a una straordinaria velocità. Inca si è trasferita in un nuovo e più grande stabilimento produttivo, che permetterà alla società di sfruttare al massimo le opportunità e aumentare l’intero portafoglio prodotti. Dal suo canto, Fujifilm ha continuato a investire nello sviluppo di nuove tecnologie per gli inchiostri, aprendo un nuovo sito di produzione di inchiostri digitali presso la sede di Broadstairs, nel Regno Unito, realizzato per poter soddisfare un previsto aumento annuo del 56% nella produzione di inchiostri UV, disponibili in lotti fino a 4000 litri. Grazie a questa competenza specifica negli inchiostri, Inca potrà sviluppare sistemi in grado di soddisfare un’ampia gamma di necessità della clientela, come è stato per il recente lancio sul mercato della stampante Onset Q40i, che ha introdotto un nuovo livello qualitativo nell’ambito della stampa digitale per il grande formato.
Inca e Fujifilm hanno dimostrato sin dall’inizio che una collaborazione salda e stabile è la chiave del successo. E poiché nel 2013 ricorre il 15° anniversario di questa partnership, la conoscenza, la competenza e la determinazione a imporsi con successo assicureranno che questa partnership continuerà a dar vita a sistemi innovativi per una gamma sempre più ampia di applicazioni, aprendo nuove frontiere nel campo della stampa digitale inkjet per il grande formato.
HP ha annunciato l’introduzione di nuove misure che contribuiscono a ridurre l’impatto ambientale delle stampe digitali realizzate con HP Indigo. Tra le novità:
I test più recenti dimostrano definitivamente la disinchiostrabilità delle stampe HP Indigo nei normali impianti di riciclo delle carte per uso grafico
Il packaging delle cartucce di inchiostro è ora completamente riciclabile
Ampliamento del programma di riconsegna dei materiali di consumo riciclabili
Riduzione delle emissioni di CO2 di HP Indigo.
Recenti trial dimostrano definitivamente la disinchiostrabilità delle stampe HP Indigo
Le stampe HP Indigo sono totalmente riciclabili e possono essere smaltite nella normale raccolta differenziata. La rimozione dell’inchiostro dalle fibre di carta è uno dei passaggi fondamentali nel processo di fabbricazione di carte riciclate per uso grafico.
Negli ultimi anni HP ha collaborato con molti esperti di disinchiostrazione del mondo accademico e produttivo per raccogliere dati sulla disinchiostrabilità delle stampe rispetto a prove in laboratorio, progetti pilota e industriali al fine di dimostrare che le stampe HP Indigo possono essere effettivamente disinchiostrate nei normali impianti di trattamento delle carte da macero per uso grafico.
Nel giugno 2013 Voith Paper, fornitore di attrezzature per disinchiostrazione, e il dipartimento Paper Technology di PMV Darmstadt, primario istituto tedesco del settore, hanno condotto due sperimentazioni a livello pilota utilizzando il 5% e il 10% di input HP Indigo. La ricerca ha rivelato che anche con il 10% di input HP Indigo, la pasta di cellulosa prodotta nei test è idonea per la produzione di carte riciclate per uso grafico standard e di alta qualità.
I test svolti presso il Fiber Systems Technology Center di Voith Paper a Ravensburg, in Germania, sono stati espressamente condotti per il suo impianto di livello quasi industriale, creando una simulazione realistica di un normale impianto di disinchiostrazione con pulperaggio a tamburo, due celle di flottazione e un disperger. Una caratteristica importante dei test è che hanno utilizzato un livello di energia scaricata sull’impasto di tipo industriale. Il report dettagliato della sperimentazione pilota sarà pubblicato prossimamente.
«I test pilota a livello industriale hanno dimostrato in modo convincente l’idoneità delle stampe HP Indigo per la disinchiostrazione con normali processi di deinking a doppio loop» spiega Jürgen Dockal, product development engineer presso il Fiber Systems Technology Center di Voith Paper a Ravensburg. «Queste consentono di utilizzare attrezzature e disinchiostranti chimici di provata efficacia: i parametri quali sviluppo di lucentezza, contenuto in ceneri e resa non risultano influenzati dalla presenza di un 10% di materiale stampato con inchiostro elettrofotografico liquido.»
PMV-Darmstadt ha fatto un importante passo in avanti sviluppando un test a doppio loop a livello di laboratorio che si ricollega con la sperimentazione pilota di Voith Paper.
I risultati di queste sperimentazioni integrano quelli di altri due trial di disinchiostrazione a livello industriale già condotti nel novembre 2011 e ottobre 2012 in collaborazione con Arjowiggins Graphic, presso il suo novissimo stabilimento a triplo loop di Chateau-Thierry (Francia). Nei test di livello industriale alla carta da macero è stato aggiunto un 5% di carte stampate con la tecnologia elettrofotografica liquida (LEP) HP Indigo. In entrambi i casi si è ottenuta pasta di cellulosa disinchiostrata di alta qualità senza impatti sulle efficienze di processo e i parametri operativi.
«I risultati delle sperimentazioni pilota mostrano che la carta stampata con macchine digitali HP Indigo è compatibile con i normali impianti di disinchiostrazione carte grafiche, anche in concentrazioni superiori a quelle che normalmente si riscontrano nella pratica» sottolinea Yogev Barak, director of current business management della divisione HP Indigo. «Come nelle sperimentazioni condotte nell’impianto di Arjowiggins, anche i risultati più recenti mostrano che gli utenti di HP Indigo possono stare certi che le loro stampe saranno tranquillamente riciclabili in carte grafiche di alta qualità.»
Nuovo packaging completamente riciclabile delle cartucce di inchiostro
Nell’ambito dell’incessante impegno di HP per la sostenibilità ambientale, Indigo ha introdotto migliorie al packaging delle cartucce di inchiostro per le macchine da stampa digitali HP Indigo serie 6000 e 7000. Il nuovo vassoio interno ora è fatto al 100% di pasta di cellulosa riciclata pressoformata ed è al 100% riciclabile. Il vassoietto potrà essere smaltito insieme alla scatola di cartone della cartuccia.
HP Indigo 7000.
Ampliamento del programma di riconsegna e riciclo materiali di consumo
HP offre servizi gratuiti di riconsegna dei materiali di consumo HP Indigo usati, a clienti di oltre 17 paesi del mondo – caratteristiche e disponibilità passibili di variazioni. Il programma è stato recentemente ampliato con l’inclusione della base e del rullo del BID serie quattro utilizzato nelle macchine digitali HP Indigo 10000, 20000 e 30000.
Riduzione delle emissioni di Co2 di HP Indigo
HP continua a portare avanti il suo programma di riduzione delle emissioni di anidride carbonica associate alla fabbricazione e all’integrazione delle macchine da stampa digitali HP Indigo di nuova generazione. In collaborazione con Good Energy Initiative, HP Indigo supporta progetti nella comunità volti a ridurre la quantità netta di emissioni di CO2 dei processi di produzione. Grazie a questo impegno tutte le macchine da stampa HP Indigo serie tre vengono prodotte con un livello di emissioni di CO2 neutro. Il calcolo delle emissioni di CO2 è stato verificato da un consulente terzo indipendente; i progetti di riduzione delle emissioni di CO2 sono condotti da Good Energy Initiative.
Ulteriori informazioni sulle macchine da stampa digitali HP Indigo sul canale Youtube di HP Graphic Arts, oppure tramite i feed Twitter di HP Graphic Arts Twitter Feed.
Fespa Digital 2014 (presso il centro fieristico Messe München, dal 20 al 23 maggio 2014) potrebbe segnare un punto di svolta per il settore della grafica di grande formato, secondo un sondaggio della comunità di stampa Fespa che prevede la prevalenza del digitale entro il 2015.
Oltre metà dei 250 stampatori intervistati per il sondaggio da Infotrends per conto di Fespa nell’estate del 2013 ha riportato che il digitale di wide format rappresenta ora oltre un terzo delle proprie entrate. Entro due anni, il 72% degli intervistati si aspetta una rapida crescita del digitale: il 54% prevede che metà degli affari della propria azienda proverrà dal digitale e circa un terzo che il digitale arriverà a rappresentare un terzo delle proprie entrate. Le persone intervistate per il sondaggio provenivano da 53 paesi diversi.
La stampa a getto di inchiostro a base di solvente o d’acqua continua a dominare secondo il campione intervistato, rispettivamente con il 48% e il 43% degli stampatori che hanno dichiarato di utilizzare queste tecnologie. Tuttavia, la stampa con inchiostri eco solvent, UV e lattice sta conquistando terreno. Si prevede che la proporzione del lavoro prodotto utilizzando la stampa a getto di inchiostro con essiccazione UV crescerà dal 13,6% attuale al 21% entro il 2015, in contrasto con un crollo dal 18% al 13% per la stampa con essicazione a base di solventi.
L’enfasi sul digitale sta creando una buona predisposizione agli investimenti in tecnologia. Le intenzioni di acquisto sono più forti che mai dal 2007 e ben il 51% degli intervistati pianifica l’acquisto di una nuova stampante digitale di grande formato il prossimo anno, il 37% in più rispetto al 2010. L’evoluzione delle tecnologie sta stimolando la domanda e circa un terzo degli intervistati pianifica di investire nella stampa a getto di inchiostro UV, il 16% in quella con inchiostri eco solvent e il 13% con inchiostri al lattice.
La domanda degli acquirenti determina i piani di investimento
Più di metà di coloro che pianificano investimenti futuri lo sta facendo per accrescere la velocità di stampa, dimostrando che la produttività è ancora un fattore determinante nel settore. Ciò riflette il fatto che tempi di produzione più rapidi e consegna puntuale rimangono le due richieste più comuni da parte dei clienti. Oltre due terzi degli stampatori hanno affermato che queste richieste prevalgono tra i propri clienti.
Un’altra tendenza importante per gli acquirenti è che oggi, secondo il 57% degli stampatori, i clienti richiedono una consegna nel momento del bisogno, mentre secondo il 48% esistono esigenze logistiche più complesse. Queste risposte mettono in evidenza una potenziale opportunità per gli stampatori, che potrebbero cogliere l’occasione di ampliare la propria gamma di servizi, offrendo un programma completo, dalla stampa all’installazione.
L’integrazione della stampa con altri canali di comunicazione si sta chiaramente imponendo: il 49% degli intervistati afferma che i clienti desiderano maggior integrazione con altri media, mentre il 42% ha segnalato la richiesta di dispositivi cross mediali per connettere la stampa ad altri media online.
Nuove applicazioni alimentano la crescita
Banner (71%), poster (55%) e segnaletica (53%) rimangono le tre applicazioni principali in produzione. Tuttavia le applicazioni per tessuti, POP, carta da parati/interni, rivestimenti per edifici e «industriali» sono quelle in più rapida crescita. L’81% degli stampatori ha affermato di gestire una mole di lavoro maggiore per il settore tessile, seguito dal 71% per POP, dal 69% per carte da parati, dal 68% per rivestimenti per edifici e dal 67% per stampa industriale.
L’81% della produzione è basato oggi su supporti flessibili, ma il 27% degli aggiornamenti hardware pianificati viene effettuato pensando alla stampa su substrati rigidi, suggerendo un cambiamento di questa combinazione di supporti nel prossimo futuro, quando applicazioni POP, d’interni e industriali guadagneranno terreno.
CEO di Fespa, Neil Felton, ha commentato: «Il feedback proveniente dalla nostra comunità conferma che la transizione al digitale continua a essere determinante per il settore della segnaletica e della grafica di grande formato, mentre la tecnologia digitale fornisce una valida motivazione agli stampatori per diversificare la produzione, con applicazioni creative per clienti provenienti da diversi mercati verticali».
«Ciò che per noi è eccitante è il fatto che le risposte rivelino un livello di ottimismo senza precedenti dal 2007, un anno prima che iniziasse la crisi economica globale. È chiaro che l’innovazione e la ricerca di nuove opportunità di applicazione stanno facendo crescere la fiducia degli imprenditori nelle prestazioni delle proprie aziende, un ottimo presupposto affinché a Fespa Digital 2014 a Monaco prevalga un’atmosfera positiva, di speranza nel futuro».
Tutti gli utenti di Depositphotos e della Adobe Creative Suite ora potranno lavorare con milioni di immagini stock disponibili nella nota agenzia di microstock direttamente dalla Adobe Сreative Suite/Creative Cloud.
L’estensione permette agli utenti di cercare tra le oltre 19 milioni di file stock disponibili al momento nella collezione di Depositphotos, vedere facilmente un’anteprima delle immagini all’interno del progetto su cui stanno lavorando prima di acquistarle, oltre che conservare e archiviare tutti gli acquisti in un unico luogo.
Questa nuova estensione garantisce un kit di funzioni avanzate di ricerca, permettendoti di sfogliare in modo veloce ed efficiente milioni di file stock disponibili nella collezione di Depositphotos.
Fornisce a tutti gli utenti una soluzione facile e veloce: non ci sarà più bisogno di interrompere il lavoro per gestire le proprie immagini – basterà semplicemente trascinare un file all’interno del programma Adobe in utilizzo e l’estensione si occuperà del resto.
Non solo è possibile acquistare le immagini che servono direttamente dai software Adobe, ma è anche possibile valutare differenti file prima di comprarli, semplicemente trascinando l’anteprima dell’immagine dentro l’area di lavoro del tuo attuale progetto.
Oltre a ciò, il plug-in fornisce importanti notizie aggiornate sul numero dei crediti o sul piano di abbonamento e salva gli acquisti effettuati; attraverso l’estensione è, inoltre, possibile accedere velocemente alle pagine dei crediti o abbonamento per comprarne altri o per i rinnovi.
Il progetto di Cartiere del Garda, parte del Gruppo Lecta, presenta la versatilità del bianco e di GardaPat 13, una carta che permette di far vivere diverse esperienze di bianco con una gamma composta da tre nuance diverse. Ispirandosi alla ricchezza del linguaggio delle popolazioni semi-nomadi dell’Artico, che hanno sviluppato innumerevoli vocaboli per identificare il colore della neve, il catalogo illustra le nuance della linea GardaPat 13 con fotografie che presentano il bianco della flora e della fauna dell’Artico stampate sulle diverse carte della gamma. Il progetto riesce in questo modo a mettere in luce i diversi risultati di stampa sulle tre tonalità di GardaPat 13: GardaPat 13 Klassica dalla tinta calda naturale, GardaPat 13 Kiara, dalla tinta bianca naturale, e GardaPat 13 Bianka,dalla tinta bianca pura. Le caratteristiche di GardaPat 13 garantiscono risultati di stampa di altissima qualità:
Carta patinata senza legno con superficie opaca ad alto spessore
Volume 1.3 garantito
Superficie vellutata
ECF
Prodotta in ambiente neutro, senza acidi
Resistente all’invecchiamento
Garantita sempre certificata FSC
Le carte della linea sono ora prodotte con una nuova tecnologia che permette di migliorare più che mai la qualità del prodotto e i risultati di stampa con:
una brillantezza di stampa più elevata
una migliore superficie
una migliore stampabilità
GardaPat 13 Bianka è disponibile nelle grammature da 115, 135 e 150 g/m², mentre le altre tonalità della gamma sono disponibili nelle grammature 90, 100, 115, 135, 150, 200 e 250 g/m². Con questo catalogo, Cartiere del Garda dimostra una volta in più come l’unicità di una carta di alta qualità come GardaPat 13 sia in grado di offrire un’infinità di esperienze diverse, completando e caratterizzando ogni messaggio con sfumature ricche di significato. Più che mai, con GardaPat 13 una pagina bianca è tutt’altro che una pagina vuota Per maggiori informazioni sull’impegno di Cartiere del Garda per la responsabilità sociale cliccare qui!
In ambito prestampa per controllare e modificare i file Pdf lo strumento da sempre più utilizzato è il Pitstop Professional; la nuova release aggiunge importati funzioni nella direzione dell’editing immagini, della gestione dei font e della normalizzazione dei file in ottica mobile.
Le prove colore effettuate.
Per gli stampatori che ricevono i file in formato Pdf intervenire su di essi per risolvere i problemi tecnici o correggere alcuni errori è un’attività poco amata. Molti i rischi connessi a un intervento che potrebbe risolvere un problema e, allo stesso tempo, crearne un altro. È evidente, d’altro canto, che i clienti e più in generale il mercato si aspetti questo servizio da chi ha in carico la realizzazione del lavoro grafico.
Proprio sull’onda di questa realtà, anche Adobe ha inserito già da tempo alcune funzioni di modifica all’interno di Acrobat mentre è frequente trovare nei reparti di prestampa «pratiche di editing del Pdf» mediante l’uso di Adobe Illustrator. Nei casi più complessi, per interventi tecnici su più pagine, è frequente il ricorso a un processo più articolato che vede l’import del file Pdf all’interno di InDesign, la sua modifica con vari interventi spesso «poco ortodossi» e, al termine, la ri-generazione del file PDF.
Il nuovo comando per la gestione delle sfumature vettoriali permette di intervenire sulla struttura e sul colore del pattern di riempimento. Nella figura il cielo dell’illustrazione presenta una sfumatura che è stata variata inserendo dei nuovi punti di interruzione per cambiare il colore intermedio (rosso e giallo).
Se questa è la realtà è inutile continuare ad arroccarsi su posizioni conservative e rifiutare di intervenire sul Pdf; il rischio di perdere clienti a favore di aziende più aperte alle richieste del mercato è reale. Certo bisogna tenere presente i rischi connessi a una pratica che preveda la modifica di un file acquisito, e soprattutto quotato in offerta come definitivo. È verosimile che inserendo dei punti di controllo nelle varie fasi del flusso produttivo, diventi possibile adottare come prassi anche l’editing del Pdf. Ed è in questo senso che va analizzata la nuova versione della suite Enfocus dedicata alla gestione dei file Pdf e, più in generale, all’automazione in prestampa.
Specifiche PitStop Professional 12
Piattaforme su cui opera il software:
Microsoft Windows® XP SP2 Professional o Home Edition
Microsoft Windows® 7, Home Premium, Business o Ultimate Edition (32-bit e 64-bit, ma funzionante in modalità 32-bit)
Microsoft Windows® 8 (32-bit e 64-bit ma funzionante in modalità 32-bit)
Mac OS X 10.6, 10.7, 10.8
Allo stato attuale il nuovo sistema operativo Mac OSX 10.9 (Maverick) non è compatibile con Pitstop 12; è verosimile che a breve sarà resa disponibile una nuova versione.
Configurazione del computer
Ram: minimo 512 MB; raccomandato 2GB
Risoluzione 1024 x 768; raccomandata 1.280×1.024
Versione di Acrobat – compatibilità
Adobe Acrobat 8.x Standard o Professional
Adobe Acrobat 9.x Standard o Pro
Adobe Acrobat X Standard o Pro
Adobe Acrobat XI Standard o Pro (inclusa quella installata con la Acrobat Creative Cloud XI)
La famiglia di prodotti Enfocus comprende:
Switch: automatizza e ottimizza la funzionalità del flusso di lavoro
PitStop Pro: plug-in per Acrobat per applicare profili e correzioni su file PDF prima della stampa
PitStop Server: controllo file PDF tramite Hot-Folder
Connect ALL: strumento per migliorare la collaborazione tra i grafici e le aziende di stampa
Connect YOU: strumento lato «creatore del Pdf» che consente di creare, verificare e consegnare PDF di alta qualità in modo semplice se senza errori
Connect SEND: per semplificare l’upload dei file in modo veloce e corretto. PDF Workflow Suite: bundle composto da PitStop Pro e PitStop Server
Certified PDF.net: semplifica la comunicazione tra committente e stampatore
Dentro a Pitstop Professional
Da sempre una delle caratteristiche che hanno distinto Pitstop dai concorrenti è la presenza delle azioni. Sono dei piccoli programmi che l’utente può costruire a partire da delle istruzione base. L’editor delle azioni è abbastanza semplice ma, per venire incontro alle esigenze più comuni, l’Enfocus ne ha inserite parecchie predefinite organizzate in categorie. Con l’ultima versione sono disponibili azioni orientate non solo al mondo prestampa ma anche a quello dei tablet. In particolare questa categoria di azioni consente velocemente di adattare un impaginato pensato per la stampa alla consultazione su dispositivo mobile. Rimozione di tutti i segni esterni alla trim box, eliminazione dell’abbondanza, conversione alla modalità colore Rgb, conversione delle trasparenza, downsampling alla risoluzione adeguata, split delle pagine affiancate sono alcune delle azioni che possono essere applicate al file singolarmente oppure in un’unica operazione, utilizzando la modalità di verifica preliminare che consente di raggruppare più azioni in un solo profilo di controllo.
È anche possibile attivare la modalità «recording azione» per registrare le modifiche che si vogliono eseguire sui file creando così in automatico delle azioni; queste una volte create possono essere condivise in un reparto di prestampa tra tutti gli operatori creando così uno standard di lavorazione.
Editing spinto
Quello che ci ha più colpito della nuova versione sono i comandi per intervenire sulle immagini, sulle sfumature, sull’allineamento degli oggetti e sull’incorporazione dei font quando mancanti.
È da tempo che la modifica delle immagini e dei vettori presenti in un PDF può essere eseguita agganciando un editor, specificato nelle preferenze di Acrobat, alla voce Preferenze>Modifica Contenuto; ora con PitStop Professional 12 si può fare tutto dall’interno del file Pdf. Questa modalità operativa presenta alcuni vantaggi produttivi e svincola l’operatore da avere a disposizione sulla propria macchina anche Photoshop e Illutsrator. I comandi sono completi, potenti e semplici; ricalcano le modalità operative di Phostoshop e consentono di intervenire sulla maschera di contrasto, sulla regolazione della luminosità/contrasto e sui singoli canali. Per quanto riguarda gli elementi vettoriali c’è la possibilità di intervenire sulla struttura e sul colore del pattern di riempimento. Le funzioni di allineamento oggetti, sia raster che vettoriali, sono molteplici e possono risultare utili in molte occasioni.
Interessante l’azione (Isolate Images, Text, Graphics and Shadings) che permette di trasformare il Pdf su cui si sta lavorando in un Pdf a livelli dove ognuno di essi contiene oggetti omogenei per tipologia; questa funzione era già disponibile da tempo in plug-in concorrenti ed è molto comoda. In pratica con un comando è possibile distribuire i vari elementi che compongono il file su livelli distinti consentendo così una più semplice successiva modifica degli stessi.
Gestione dell’incorporazione dei font
La mancata incorporazione dei font nel Pdf non solo è uno degli errori più frequenti ma anche dei più insidiosi. È difficile credere che questo problema avvenga ancora, considerando anche la maturità raggiunta dai software utilizzati per la creazione del Pdf, ma la realtà dei fatti dimostra invece che gli errori sono ancora frequenti. Poiché i font sono assimilabili a dei software dal punto di vista delle licenze d’uso è necessario avere acquistato la licenza per poter farne uso; quando un file Pdf è fornito senza font incorporati l’azienda incaricata di riprodurre il file si trova davanti due strade: segnalare il problema e rifiutare il file, reperire il font mancante e poi procedere al suo inserimento nel file stesso. Enfocus ha voluto regolamentare la seconda strada adottando un meccanismo che risolve anche il problema delle copie illecite dei font. L’accordo con Monotype, uno dei maggiori fornitori al mondo di font, abilita gli utenti di PitStop all’accesso alla piattaforma Monotype Baseline, un servizio basato su cloud integrato nel software della Enfocus.
Grazie all’accordo con Monotype se, durante la fase di preflight, vengono rilevati dei font mancanti, Pitstop darà accesso al font a un costo molto contenuto e legato al documento cioè indipendente dal numero di pagine e dal numero di ricorrenze del font nel file. La piattaforma Monotype Baseline è accessibile a tutti gli utenti Pitstop (Professional e Server) previa impostazione di un account sul sito.
Pitstop Server
Il programma per l’automazione delle funzioni di editing e controllo dei file Pdf presenta due nuove funzioni degne di nota: la gestione della conversione della trasparenza e il rilevamento e reporting della copertura inchiostro per tutto il file esaminato. Mentre la seconda funzione ha forse trovato risposte in altri software, per esempio quelli per la gestione della riseparazione del file (repourposing) allo scopo di risparmiare inchiostro di tricromia a favore di un maggior utilizzo del nero, la prima è utile a tutti quegli ambienti produttivi dove non fosse ancora presente un flusso di lavoro di prestampa basato su un RIP inadatto ad appiattire correttamente gli effetti di trasparenza. La versione 12 di Pitstop Server ha un’interfaccia rinnovata con molti più parametri utili a impostare la conversione. Rispetto al motore di conversione interno ad Acrobat, quello di Enfocus, presente solo nella versione Server, ha una funzione aggiuntiva in grado di rimuovere l’effetto «collaterale» della fase di appiattimento che attribuisce un profilo colore agli oggetti derivanti proprio dalla conversione.
Le modalità di conversione della trasparenza sono diverse tra Pitstop Professional e Pitstop Server. Con il plug-in (Pitstop Professional) la trasparenza può essere convertita richiamando la funzione di Acrobat (sopra e sotto).
Nel caso di PitStop Server è possibile impostare le modalità di conversione e specificare anche un parametro non presente in Acrobat (rimozione dei profili ICC).
Conclusioni
La nuova suite di prodotti Enfocus ci sembra molto buona e utile in tutti i contesti produttivi che necessitano di lavorare con i file Pdf sia per la stampa che per una pubblicazione multicanale. I software hanno mantenuto la caratteristica di essere semplici all’uso e tutte le nuove funzioni hanno una doppia natura: possono essere eseguite in manuale o in modo automatico. Le politiche di aggiornamento sono ben strutturate e riteniamo sia utile passare alla nuova versione per tutti gli ambienti produttivi dove la fornitura di file Pdf da parte dei clienti supera il 50% dei file totali.
Organizzazione dei test
Per verificare in produzione le nuove funzioni di ritocco immagine e gestione delle sfumature, sono stati costruiti quattro file di test con Adobe InDesign CC e poi esportati in PDF mediante le PDFLibrary (esportazione diretta) in versione 1.4. Per applicare le modifiche ai file PDF è stati usato PitStop Professional con Acrobat XI (versione Creative Cloud). I file PDF di test 1 e 2, inerenti i nuovi comandi di gestione immagini e sfumature, sono stati elaborati con il sistema Prinergy 5.2.2 con RIP Adobe PDF Print Engine 2.5. Sono state effettuate le prove colore di riscontro su Epson Stylus Pro 7900 SpectroProofer (figura X) e i risultati sono corretti. Si ringrazia la Serio SPA per la preziosa collaborazione.
Le evoluzioni tecnologiche stanno cambiando il futuro della comunicazione stampata e il modo in cui le aziende interagiscono con i clienti. Per i fornitori di servizi di stampa è quindi importante riuscire a sviluppare comunicazioni multicanale personalizzate e applicazioni di stampa innovative. Per aiutare gli stampatori a capire quali siano le possibili strade per sviluppare il business Ricoh Italia e CNA Firenze organizzano due momenti formativi che coinvolgono stampatori e tipografi.
Le opportunità del Web-to-print
Il primo incontro – a cui hanno partecipato oltre 20 aziende – si è svolto sabato 30 novembre e si è focalizzato sul Web-to-print. Tra gli aspetti sviluppati durante il workshop da Claudio Della Rossa, consulente del settore grafico e del packaging:
le condizioni di mercato che favoriscono lo sviluppo delle piattaforme Web-to-print
le caratteristiche di queste piattaforme
come implementare in maniera efficace una soluzione Web-to-print
le strategie per promuovere le vendite online
Dalla carta alla multicanalità
Il secondo workshop, a cura del consulente e formatore Emanuele Posenato, si svolgerà sabato 7 dicembre e sarà incentrato sulle opportunità per le aziende grafiche che vogliono innovare l’offerta all’insegna della multicanalità. Tra gli argomenti inclusi nel programma:
l’evoluzione dei servizi proposti dagli stampatori
come cambia la fruizione dello stampato
l’integrazione della stampa con le comunicazioni online
proporre ai clienti la multicanalità continuando però a vendere carta stampata
Questi eventi sono l’occasione per presentare il servizio Coach to Print di Ricoh che consente ai print service provider di migliorare i flussi produttivi. «Il nostro obiettivo – spiega Giorgio Bavuso, Direttore Production Printing di Ricoh Italia – è fornire agli stampatori servizi professionali affinché riescano a migliorare la produzione e a sviluppare la propria offerta andando oltre la stampa. Con Coach to Print mettiamo a disposizione un servizio di consulenza in cui i nostri specialisti analizzano i flussi di lavoro del cliente, le modalità operative e gli strumenti utilizzati. Sulla base di quanto emerso durante l’analisi Ricoh propone delle azioni per migliorare la produttività e l’efficienza della produzione. Grazie a questi servizi e all’offerta tecnologica proposta Ricoh consente agli stampatori di sviluppare un’offerta a valore aggiunto che risponde alle esigenze di personalizzazione e di integrazione tra stampa e strumenti di marketing espresse dal mercato».
Grande partecipazione al Flexo Day svoltosi a Bologna (Bentivoglio) il 20 novembre scorso, che ha superato ogni record di partecipazione con più di 340 presenze. Il programma ha avuto un focus particolare su temi legati all’inchiostro, ma non sono mancate interessanti testimonianze di un buyer, un operatore di prestampa e due importanti stampatori dei settori etichette e cartone ondulato.
L’evento di quest’anno è stato altresì caratterizzato dalla presenza di rappresentanti di Associazioni flessografiche provenienti da Francia, Benelux, Gran Bretagna, Polonia, Spagna e Svezia con le quali Atif si è fatta promotrice dell’avvio di un percorso per la creazione di un network di collaborazione europeo nel settore della flessografia.
Il Flexo Day 2013 è stato aperto dal Presidente diAtif Sante Conselvan che ha salutato i presenti illustrando lo stato dell’arte del settore dell’imballaggio a livello mondiale.
Il Presidente di Atif, Sante Conselvan.
L’incontro è proseguito con una presentazione un po’ diversa dal solito, un intervento a tre mani sul «lungo viaggio dell’inchiostro» che ha fatto una panoramica sugli aspetti che determinano le caratteristiche qualitative e quantitative dell’inchiostro durante il processo di stampa flessografica. Chiarissimo il messaggio: la flessografia è una sola, qualsiasi sia il prodotto da realizzare, con fondamenti comuni che è opportuno conoscere. Stefano d’Andrea e due pilastri della storia di Atif, Emilio Gerboni e Roberto Margarolo, hanno condotto la platea attraverso un percorso ricco d’informazioni tecniche pratiche e utili.
Il tema dell’inchiostro è stato trattato anche da Lukas Pescoller, esperto di ottica e sistemi di misurazione per arti grafiche, questa volta per valutare la qualità della stesura dello strato di inchiostro sul prodotto stampato. Omogeneità, spuntinature e altre caratteristiche da misurare e quantificare, oltre la densità e la spettofotometria.
Davide Deganello, ricercatore alla Swansea University, alla sua seconda partecipazione al Flexo Day di Atif, ha concluso la sessione della mattina, che tra l’altro ha previsto gli interventi dei due main sponsor Sun Chemical e Uteco che hanno presentato le realizzazioni effettuate recentemente dal Welsh Centre for Printing and Coating in collaborazione con il Centro di Ricerca e Sviluppo «Specific®» su un’applicazione industriale che consente un considerevole risparmio energetico rendendo i fabbricati industriali autentiche centrali di produzione di energia pulita. Il tutto anche grazie alla stampa flessografica, che viene utilizzata tra l’altro anche per la produzione dei pannelli fotovoltaici.
La sessione pomeridiana che ha percorso il flusso completo delle lavorazioni, partendo dalle esigenze del cliente fino alla stampa, è stata aperta da Paolo De Regibus del Gruppo Perfetti Van Melle che ha presentato il punto di vista del print buyer tradizionalmente legato alla rotocalco e oggi orientato a inserire alcuni converter flessografici nel proprio gruppo di fornitori di imballaggi, dopo avere sperimentato i positivi risultati raggiunti dalla stampa flexo.
Dopo il buyer ha preso la parola la «prestampa» che deve interpretare le esigenze del cliente e adeguarle alle caratteristiche del sistema di stampa designato per la produzione. Con l’esperienza e la competenza nella gestione della conversione del colore, Mario Villa di Masters Colors ha spiegato come garantire la migliore riuscita del progetto e quindi la soddisfazione del cliente.
Last but not least la testimonianza di chi poi concretamente mette in campo le tecnologie di stampa e realizza il prodotto: Guido Iannone della Nuceria Adesivi e Luca Simoncini della Ghelfi Ondulati hanno illustrato cosa avviene nella loro azienda.
Iannone, presentando il suo ampio parco macchine rotative, non ha potuto che confermare pubblicamente la sua fiducia in questa tecnologia di stampa, ritenuta eccezionalmente performante sia per la stampa di etichette che di imballaggi flessibili, con grande versatilità di applicazione su diversi supporti plastici e cartacei. Simoncini ha invece illustrato maggiormente i metodi operativi che assicurano alla sua azienda notevoli risultati qualitativi ed economici con aumento della qualità media del prodotto cartone ondulato di grandi dimensioni che non può consentire costose improvvisazioni. Simoncini ha altresì aperto le porte del laboratorio di ricerca e sviluppo per mostrare cosa succede dietro alle quinte di un importante produttore italiano di cartone ondulato.
Hanno supportato il Flexo Day 2013: Sun Chemical e Uteco poi Biessse, Edigit, Ets, Huber, I&C, Inglese, Lohmann, Mavigrafica, Omet, Simec, Tesa, Tresu, Zecher.
Il settore dell’imballaggio gode di buona salute. In un quadro complessivo generale economico, politico, finanziario a dir poco sconfortante sotto gli aspetti a tutti noti – non ultimo per il fatto che il nostro Paese resta un fanalino di coda in un’Europa che, seppure lentamente, sta tentando di uscire da una crisi che ormai si protrae dal lontano 2009 – la visione del settore flessibile è comunque ottimistica. Al convegno Giflex che si è recentemente tenuto a Firenze, e che ha riunito le aziende del comparto e della filiera, si respirava un’aria positiva, di chi sta lavorando attivamente adesso per essere poi pronto quando la crisi terminerà e l’economia ricomincerà a crescere. Secondo Pietro Lironi, presidente Giflex, «l’anno 2012 si è chiuso con una crescita rispetto all’anno precedente di alcuni punti percentuali sia in volume sia in fatturato dopo un 2011 che aveva fatto registrare una crescita vicino alla doppia cifra percentuale: solo Svizzera e Francia hanno segnalato qualche difficoltà, ma le ragioni di questi problemi sono da addebitarsi nel primo caso al problema del cambio franco svizzero/euro, nel secondo caso alla riorganizzazione di alcuni gruppi multinazionali presenti sul territorio francese con più siti produttivi».
Pietro Lironi, presidente Giflex.
I risultati del 2012 e della prima metà del 2013 sono ancora più sorprendenti se si pensa che le associazioni internazionali del settore alimentare, principale cliente delle aziende del flessibile, nello stesso periodo di riferimento dichiarano una diminuzione di consumi piuttosto marcata. Risultati che si giustificano – come ha anche confermato l’assemblea di FPE (Flexible Packaging Europe) dello scorso giugno – con l’erosione di quote di mercato di altri imballaggi, in particolare la plastica rigida, e con l’incremento invece delle confezioni porzionate che utilizzano più imballaggio a parità di peso degli alimenti confezionati.
Italia: «il futuro dell’imballaggio è nelle mani di coloro che sanno osare»
Partiamo quindi da casa nostra e vediamo qual è la situazione italiana delle aziende produttrici d’imballaggi flessibili. Secondo la valutazione dei bilanci realizzata da Prometeia, spiega Lironi al convegno di Firenze, si evidenzia per il 2012 un calo dei fatturati dell’1,7% rispetto all’anno precedente, facendo segnare un rallentamento dopo due anni di crescita elevata. Le cause di questo risultato sono note: l’uso della leva del prezzo come strumento commerciale a scapito della redditività, l’eccesso di offerta sul mercato con mancanza di specializzazione e la difficoltà di lancio di prodotti o tecnologie innovative. La situazione non è tuttavia omogenea, precisa Lironi, e un certo gruppo di aziende associate a Giflex ha invece intrapreso un percorso virtuoso che sta portando al miglioramento del risultato economico grazie a una politica commerciale che privilegia il rapporto con i clienti che sono disposti a pagare di più a fronte di un servizio e di una qualità elevata. Come diceva Aaron Brody, considerato in America il filosofo del packaging, parlando del futuro dell’imballaggio: «Il futuro dipende dall’applicazione di nuovi principi alle lezioni della storia. Il futuro è un’estensione dell’oggi mediante coraggio e immaginazione. Il futuro dell’imballaggio è nelle mani di coloro che sanno osare». Un suggerimento che porta a dover cambiare paradigma e rischiare, se si vuole cogliere la ripresa.
Buone notizie sul fronte europeo
Jan Homan, presidente FPE, Flexible Packaging Europe.
Secondo Jan Homan, presidente di FPE, il flessibile è in crescita e cresce in media molto più velocemente degli altri imballaggi. Se si guarda lo sviluppo del settore alimentare in Europa, anche con la terribile crisi del 2008-2009, non si è assistito a un grosso declino perché stiamo parlando di un ambito dove non c’è la ciclicità tipica del settore della metallurgia, della siderurgia o della chimica, ed è invece difficile che i consumi alimentari abbiano delle forti flessioni, perché c’è sempre bisogno di imballaggi alimentari (fugura 1).
La figura 2 (sotto) invece mostra i risultati di un’analisi condotta fra i leader del settore del packaging a livello globale, e lo studio ha riguardato le tendenze del settore del packaging: la parte azzurra delle colonne, spiega Homan, indica la tipologia di imballaggi molto importanti, quindi le borse, le pellicole e i sacchetti, considerati una grande priorità fra i decisori nel campo del packaging; invece le bottiglie, i cartoni e i barattoli sono ritenuti meno importanti.
Lo sviluppo del mercato flessibile: meglio se focalizzato
Quando si parla del fatto che la crescita è lenta in alcuni paesi, in realtà dipende dal passaggio da imballaggi rigidi a imballaggi flessibili. In verità, spiega Homan, i dati di crescita ci sono e complessivamente c’è da essere ottimisti: dal 2011 al 2012, la crescita in Europa occidentale è stata dell’1,9%, e del 6,1% in Europa orientale. Nel dettaglio, i paesi del Sud (come Italia, Spagna e Grecia) si trovano sul mercato in contrazione, con tassi di crescita che probabilmente sono negativi, ma che vengono compensati dai paesi del Nord. Come settore, spiega Homan, cresciamo due volte di più del PIL di un Paese. Nei Paesi emergenti, le marche sono molto importanti per una questione di status symbol, e di conseguenza anche i bisogni procapite sono inferiori: per esempio, per il settore dello yogurt o del caseario, l’utilizzo medio in Europa occidentale è di 15 kg per persona, mentre in Europa orientale è di 4 kg per persona.
La figura 3 mostra invece i Paesi più importanti in Europa per il mercato del flessibile, il che significa che i trasformatori italiani che esportano probabilmente lo fanno soprattutto in Germania e in Francia, che sono il numero uno e due nell’utilizzo di flessibili. Vi sono tuttavia anche altri Paesi con un grande potenziale di crescita per i prossimi anni. A livello della differenziazione per categorie merceologiche di prodotti, è interessante notare, secondo Homan, che molte aziende sono poco focalizzate e tendono invece a offrire più servizi: non concentrandosi su specifici mercati o prodotti diventa difficile gestire la complessità. Invece, vi sono buone possibilità di crescita e di miglioramento del proprio business focalizzandoci su uno-due o al massimo tre prodotti, invece di cercare di offrire tutto a tutti nel settore del flessibile.
Le tendenze globali di un mercato «chiuso»
Diamo uno sguardo alle tendenze del mercato globale. Secondo Homan complessivamente è un mercato che vale 74 miliardi di dollari: se guardiamo le tendenze al 2008 al 2012 (figura 4, sotto), è possibile osservare chiaramente che l’Asia sta crescendo molto velocemente, ed è presumibile che sarà un’area di crescita anche in futuro, mentre l’Europa occidentale, orientale e il Nord America hanno avuto un lieve calo. La caratteristica di questi mercati è che sono tendenzialmente «chiusi», l’Europa si rifornisce con l’Europa e le importazioni sono quasi inesistenti: in Cina e in India sono all’1%, e in Europa al 2% e anche gli Stati Uniti non sono grandi importatori (tabella 5).
Tabella 5. Import/Export a livello globale per il flexible packaging
Paese
Import
Export
Nord America
8%
2%
Europa
2%
9%
India
1%
7%
Cina
1%
25%
Fonte: PCI Films Consulting Ltd / Industry estimates / BRICdata.
Dalla frammentazione all’auspicato consolidamento
Un’altra caratteristica del settore del flessibile in Europa è la frammentazione: la figura 6 mostra infatti che la fetta più grossa del mercato – il 32% – appartiene ad «altre aziende» e, rispetto agli altri settori, quelli dei flessibili è composto da dieci aziende leader che coprono il 35% del business. Secondo Homan, è un quadro che indica la necessità di un processo di consolidamento, di fusione, e che porterà il miglioramento dei margini: «uno dei modi per migliorare i margini è proprio un processo di consolidamento».
Figura 6.
Come uscire dalla «sandwich position»
Ma che cosa che stimola questo processo? Secondo Homan, è la cosiddetta «sandwich position», a cui stiamo assistendo da anni, da cui alcuni grossi player, quattro o cinque, sono riusciti a uscire ma la maggior parte no, i più piccoli, per mancanza di «autorevolezza» di fronte ai grossi fornitori che non negoziano i prezzi. Ecco che la situazione ottimale è da un lato trovare una nicchia, focalizzarsi, aumentare quindi le produzioni riducendo la complessità, e in alternativa vi è la fusione e il consolidamento. È infatti in atto un processo che porta i clienti multinazionali ad andare in Asia, America Latina, Cina o Indonesia e chiedere ai propri fornitori di cui si fidano di seguirli, cosa che aiuta il processo di consolidamento mediante una serie di acquisizioni che stabilizza il mercato. Per quanto tempo, infatti, potranno andare avanti così le aziende di medie dimensioni? Contando anche che la normativa alimentare sta diventando molto complessa e richiede tante risorse umane costose e che è molto difficile seguire tutti gli sviluppi. In conclusione, la visione futura del mercato globale fa ben sperare (figura 7), afferma Homan, le opportunità di crescita in Europa ci sono, si tratta solo di saperle cogliere.
Figura 7.
Turchia, un paese in espansione
Tra i paesi in crescita, la Turchia rappresenta un mercato interessante con cui confrontarsi, con una grossa velocità di espansione e che per la sua crescita nel settore del packaging flessibile sta diventando un leader di riferimento in Europa. Salih Acar, dell’associazione dell’imballaggio flessibile turca (FASD, Fleksibil Ambalaj Sanayicileri Dernegi), intervenuto al congresso di Giflex a Firenze, ha offerto un quadro della situazione economica, un’occasione importante di confronto per capire come sta crescendo il Paese e di conseguenza il mercato dell’imballaggio flessibile. Ecco come l’ha presentata.
Salih Acar, segretario generale dell’Associazione imballaggio flessibile in Turchia.
È un paese giovane, racconta Salih Acar: la Turchia ha una popolazione di oltre 77 milioni di abitanti metà dei quali ha meno di 30 anni e quasi il 25% ha meno di 14 anni. È un paese dinamico: la penetrazione dei cellulari è molto elevata, più del 93% delle famiglie possiede un cellulare e anche l’accesso internet è aumentato fino al 47,2% mentre l’accesso a internet delle imprese raggiunge un tasso del 92,5%. Ed è un paese in sviluppo a livello commerciale, con 48 aeroporti e 76 porti marittimi. Guardando alle prospettive economiche, racconta Acar, lo scorso anno il PIL è stato stimato intorno ai 10mila dollari, con una previsione a due anni di circa 13 mila dollari. La crescita economica in Turchia continua ormai da anni con tassi del 10%, sebbene sia calata nel 2008-9 per la crisi economica che l’ha colpita, in maniera ridotta rispetto ad altri paesi: nel 2008 c’è stato un calo del 10% e nel 2009 del 4,8% (figura 8), che si è tradotto nel mercato degli imballaggi flessibili con un valore intorno al -3%. Nel 2012 la crescita è stata del 2,2%, che per quel che riguarda il settore degli imballaggi flessibili si traduce in una crescita del 6,7%. Il rischio di investimento in Turchia non è troppo alto, precisa Acar, un valore che si attesta ai 234 punti, molto simile alla media della maggior parte dei paesi europei.
Figura 8.
Commercio estero: principali partner Germania e Italia
Veniamo ora ai valori del commercio estero: nel 2012 le esportazioni sono state pari a 152,5 miliardi di dollari, e l’obiettivo è di raggiungere i 500 miliardi di dollari entro il 2023. I valori delle importazioni sono elevati e la bilancia commerciale è sempre in negativo sempre a causa delle elevate importazioni, che superano le esportazioni.
Il rapporto tra esportazioni/importazioni è attorno al 60-65%, valore che è destinato a salire entro dieci anni fino all’80%. Sempre per quanto riguarda il commercio estero, i principali partner per l’esportazione sono la Germania e tra questi anche l’Italia, con cui il Paese ha dei rapporti stabili: l’Italia infatti che rappresenta il 4,6% per le esportazioni, mentre per quanto riguarda i partner per le importazioni rappresenta il 5% (figura 9, sotto).
Flessibile: un giro di affari di 2,7 miliardi di euro
Dai dati dell’associazione turca FASD, afferma Acar, si evince che il settore ha più di 10mila addetti impiegato per un giro di affare annuale di 2,7 miliardi di euro, valore che rappresenta la somma del giro di affari di tutti i membri dell’associazione. Guardando i dati delle vendite (figura 10), è possibile notare come nell’ultimo anno si è raggiunta la cifra di 5,3 miliardi di euro, di cui quasi la metà sono rappresentate da mballaggi flessibili: valore che indica che – in termini di vendite – i pack flessibili stanno migliorando rispetto ad altri tipi di imballaggi: la percentuale è stata infatti del 47% negli ultimi due anni. Il valore delle esportazioni, invece, è di un miliardo di dollari, e soltanto nel 2009 e nel 2012 ha registrato una lieve diminuzione del valore (figura 11).
Figura 10.Figura 11.
AAA produttori di adesivi cercasi
Un mercato in piena espansione quindi, con un tasso crescita del 6-8% all’anno. Una crescita, come è stato detto, promossa da fattori costituzionali del paese, l’economia in crescita, la popolazione giovane, una maggiore partecipazione delle donne come forza lavoro, l’urbanizzazione, la penetrazione dei supermercati e le forti esportazioni in vari settori. In miglioramento anche le infrastrutture di produzione e distribuzione, mentre l’accesso alle materie prime è ancora limitato. Il tasso di esportazione supera il 40% in generale, e per quel che riguarda i materiali per imballaggi flessibili raggiunge il 50%. C’è un’industria della produzione ampia e dinamica, sia per quanto riguarda substrati, inchiostri da stampa e prodotti chimici; tuttavia è da rilevare l’assenza per ora di produttori di adesivi, informazione che potrebbe essere interessante per chi volesse fare degli investimenti.
Le associazioni di riferimento
Giflex è l’associazione che raggruppa i produttori di imballaggi flessibili stampati sia in rotocalco che in flessografia. Il Gruppo è integrato nel sistema confindustriale, tramite Assografici (l’Associazione Nazionale delle Industrie Grafiche, Cartotecniche e Trasformatrici) e aderisce alla divisione FPE (Flexible Packaging Europe) di EAFA (European Aluminium Foil Association).
FPE è l’associazione europea che raggruppa i principali produttori europei di imballaggi flessibili: conta oltre 60 soci, e coi suoi membri copre il 75% del fatturato dei flessibili in Europa.
La Fasd (Fleksibil Ambalaj Sanayicileri Dernegi) è l’associazione dei produttori degli imballaggi flessibili in Turchia. Nata nel 2005, fa parte dell’FPE (Flexible Packaging Europe) e della federazione delle associazioni dei produttori di imballaggi turchi. È composta da 56 membri provenienti da 49 aziende. Il consiglio direttivo è formato da undici membri, nove dei quali sono trasformatori. L’associazione è impegnata su vari fronti, non per ultimo quello della sostenibilità, affinché Il settore del flessibile in Turchia rispetti le normative europee riguardanti gli imballaggi a contatto con alimenti. Tra le attività, vi è anche l’organizzazione di una fiera sugli imballaggi flessibili, Pack-Ist, che si è tenuta nel 2012 e nel 2013 e che nel 2015 si terrà dal 28 al 31 maggio 2015.
Crush è una innovativa gamma di carte ecologiche realizzate con scarti di lavorazioni agro-industriali, che sostituiscono fino al 15% della cellulosa proveniente da albero. Grazie a centinaia di ore di ricerca e di tecniche di perfezionamento, Favini è riuscita a trasformare i sottoprodotti di mais, agrumi, kiwi, olive, mandorle, nocciole e caffè in straordinarie carte. In coerenza con l’impegno dell’azienda a sostegno dell’ambiente, la nuova carta è certificata FSC, realizzata con 100% energia verde autoprodotta, contiene il 30% di fibra riciclata post consumo e la carbon footprint è ridotta del 20%.
Favini, a 12 mesi dal lancio di Crush, ha ottenuto risultati straordinari registrando un successo senza precedenti rispetto alle previsioni di vendita.
Il grande successo di Crush ha, inoltre, valicato i confini nostrani, conquistando i mercati internazionali di 25 Paesi, tra i quali primeggiano Corea del Sud, UK, Russia e Cina. Infatti, Crush non è solo una carta dalla marcata connotazione ecologica e un forte impatto emozionale, ma un prodotto in grado di assicurare un’ottima resa qualitativa di stampa che, anche grazie ai prezzi competitivi, ha suscitato l’interesse di diversi marchi prestigiosi. Alcuni di essi hanno attivato progetti speciali per ridare vita ai propri scarti producendo carta di qualità. Favini è pronta ad aprire le porte a chi desidera risparmiare cellulosa utilizzando nuovi materiali. In occasione del ritiro del premio l’Ing. Flavio Stragliotto, Direttore di Stabilimento di Rossano Veneto, ha ricordato: «Continueremo a sviluppare le nostre carte mettendo all’interno di esse il meglio dell’innovazione e delle conoscenze nell’ambito del rispetto ambientale».
Andrea Nappa, Amministratore Delegato di Favini, dichiara: «Investiamo da sempre in Innovazione, con creatività e coraggio, e abbiamo al nostro interno professionisti appassionati al proprio lavoro, che tendono costantemente a risultati d’eccellenza. E Crush ne è il risultato. Abbiamo creduto fin dall’inizio al grande potenziale innovativo di Crush e siamo orgogliosi di aver raggiunto questo importante riconoscimento che conferma il nostro impegno nei confronti dell’ambiente».
La consegna del riconoscimento è avvenuta il 27 novembre scorso: a destra l’l’ing. Stragliotto, con Domenico Ioppolo, AD MF Conference e Chief Marketing Officer di Class Editori.