Per un flusso di lavoro offset efficiente ed economico

La gestione del colore nell’offset ha un ruolo centrale nel workflow di produzione. La sua necessità non è certo argomento di discussione: chiunque la considera ormai qualcosa di imprescindibile per assicurare allo stampato il rispetto delle aspettative del cliente sotto il profilo cromatico

Se mai, come implementarla in modo efficiente ed economico all’interno dei propri flussi di lavoro, può essere un argomento spinoso per chi deve far quadrare i conti tra preventivo e consuntivo. Partendo dal concetto che per gestione del colore si intende operare all’interno del workflow di produzione in modo tale da ottenere un risultato finale in linea con le aspettative, gli approcci sono diversi e nel campo della stampa offset si declinano con livelli di accuratezza e anche di complessità crescenti. Sullo sfondo ovviamente gli standard, quelli di ISO, che definiscono i target o i metodi per definire gli stessi, cui i colori stampati devono tendere. Implementare il color management vuole dire sostanzialmente tenere sotto controllo le variabili del processo produttivo, che possono essere così riassunte:

  • file in ingresso proveniente dal cliente o generato all’interno dell’azienda;
  • processo di generazione della matrice o forma di stampa (lastra offset);
  • macchina da stampa, intesa come sistema di trasferimento dell’inchiostro dalla matrice al supporto, con tutte le sue componenti e materiali connessi;
  • materiali di consumo, supporto e inchiostri di stampa.

Come si capisce facilmente le variabili sono tante e solo tenendole tutte sotto controllo si può ottenere il massimo in termini di previsione dei risultati. Innanzitutto, senza un accurato check-up di macchina che assicuri ripetibilità ai risultati, ogni passo successivo risulta inutile. Un aspetto che tipicamente rappresenta una complicazione è una condizione di partenza che inquina nella maggior parte dei casi i dati di partenza.

Come è noto i grafici creativi utilizzano Adobe Photoshop per la gestione delle immagini, ma non tutti (per la verità pochi) si preoccupano di concordare con lo stampatore come preparare le immagini in termini di gestione del colore. A questo si aggiunge che la stessa Adobe fino ad oggi si è ben guardata dall’adottare le nuove release dei profili colore relativi all’offset derivanti dalla norma ISO 12647-2:2013 o dalla norma ISO/PAS 15339-2:2015.

Risultato: i file che ancora oggi circolano, se in CMYK, sono caratterizzati con i dati derivanti da FOGRA39, cioè relativi allo standard ISO 12647-2:2004. Questo certo non semplifica il lavoro dell’azienda, fortunatamente le indicazioni che provengono sia da FOGRA che da altri enti di ricerca e standardizzazione suggeriscono un approccio “media neutral” in cui i dati di immagini durante le lavorazione di foto editing o di layout vengono mantenuti in RGB.

Allinearsi a uno standard

Significa porre la macchina offset in condizioni d’uso che siano allineate a ciò che lo standard prevede. In termini di valori colorimetrici degli inchiostri primari e nelle sovrapposizioni secondarie, in termini di curve TVI di schiacciamento della macchina da stampa (da cui dipende in grande misura il bilanciamento cromatico), il tutto in funzione del tipo di supporto ovviamente. Le norme sopra citate forniscono i dati numerici di riferimento cosiddette Printing Conditions, relativamente ai principali tipi di supporti (8 tipi di carte per ISO 12647-2:2013), 7 tipi di carte (o tipologia di prodotto) per quanto riguarda ISO/PAS 15339-2:2015. Da sottolineare il fatto che le principali differenze risiedono nelle carte (per via degli agenti sbiancanti OBA) e nelle condizioni di misurazione (M1 rispetto a M0 precedente). Le norme prevedono comunque la possibilità di creare printing conditions custom, se i materiali usati o la tecnologia non sono compatibili con le condizioni di produzione previste dallo standard. Naturalmente questo tipo di approccio richiede che tra print buyer e stampatore vi sia un accordo esplicitato all’interno del capitolato. E che le nuove printing condition, prevedano sempre gli stessi requisiti di controllo descritti in termini di colorimetria nei primari e secondari, TVI, bilanciamento del grigio, tolleranze.

Diversi livelli di accuratezza

Per raggiungere uno standard di riferimento le metodiche che possono essere utilizzate possono poggiarsi su differenti approcci. Fondamentalmente esiste l’approccio più “europeo” di FOGRA, che punta a ottenere il corretto risultato mediante la coerenza di valori colorimetrici negli inchiostri e riproduzione tonale delle curve di stampa TVI definite nella norma ISO 12647-2. L’approccio di IdeaAlliance con il protocollo GraCol G7 pone al centro dell’obiettivo, il raggiungimento del corretto bilanciamento visivo dei grigi (media neutral), mediante il controllo delle curve TVI ed è tendenzialmente più “agnostico” rispetto al procedimento di stampa, in linea con i principi della norma ISO/ PAS 15339-2:2015. Tecnicamente per raggiungere lo standard, uno dei metodi proposti dalla ISO/TC 10128:2009 possono essere adottati, vale a dire agire sulle curve TVI, raggiungere i valori di grigio neutro o usare le tecniche di trasformazione CMYK-CMYK (device link). Da citare per chi volesse approfondire i metodi per ottimizzare il bilanciamento del grigio neutro, lo studio e la corrispondente metodica di TAGA Italia.

Profili colore e livelli di accuratezza

Il processo offset è quello che storicamente ha avuto il maggior contributo in termini di sperimentazione e test per l’ottenimento di profili colore ICC. I dati di caratterizzazione FOGRA39, sono ancora oggi quelli più in circolazione all’interno dei vari profili colore. Ma esistono nuovi dataset relativi a supporti diversi e aggiornati ai nuovi trend delle carte: utilizzo massiccio di OBA (Optical Brightening Agents) in carte e inchiostri, quindi diversi white point delle carte. FOGRA51 e FOGRA52 sono i set di dati relativamente alla stampa offset a foglio su carte di tipo premium coated (tipo 1) e naturale senza legno (tipo 5), GraCol G7 con le printing conditions CRPCs e i relativi profili ricavati (es. GRACoL2013_ CRPC6.icc). La caratterizzazione della macchina da stampa (creazione di dati di caratterizzazione del proprio sistema di stampa) e quindi l’utilizzo di metodi di riposizionamento dei dati colore (repurposing) sul file di stampa, si rende necessaria nei seguenti casi:

  • il supporto di stampa è diverso da quelli normati per i quali esistono già i dati di caratterizzazione;
  • la macchina da stampa si comporta in modo differente dallo standard di riferimento.

Per raggiungere lo scopo di allineare i set di dati di caratterizzazione a un supporto differente, le norme ISO e i software di workflow, prevedono di impiegare un metodo molto utile e veloce: si tratta del metodo SCCA (Substrate Corrected Color Aim). Se la differenza tra i punti di bianco dei substrati non differisce di molto (meno di 3-4 in DE00), questo metodo consente un efficace riposizionamento del dataset sul nuovo punto di bianco del supporto, evitando di dover fare una nuova caratterizzazione. Come si può capire, gradi crescenti di expertise possono portare a risultati che mirino a ottenere il massimo da strumenti e materiali. Ma sempre che si rispetti la regola numero 1: tenere sotto controllo i processi.


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