La finestra del GGI

Quello che gli altri non dicono. Intervista a Juri Camoni

Juri Camoni, vice presidente del Gruppo Giovani Imprenditori (GGI).

Il Gruppo Giovani Imprenditori di Assografici (GGI) ha sempre voluto lanciare messaggi strategici per le imprese del settore, promuovendo convegni, incontri e missioni di studi all’estero che dessero spunti di sviluppo e di ottimismo per il futuro. Al suo interno i giovani imprenditori hanno anche spesso affrontato – in maniera e luoghi informali – tematiche «calde» che poi non hanno eco a livello di media e comunicazione trattandosi di confronti personali tra imprenditori  e colleghi del settore. La situazione del settore e il ruolo di critica costruttiva che un gruppo di giovani dovrebbe rappresentare inducono oggi il GGI a rendere pubblico un dibattito interno che caratterizza da sempre la sua anima. «Vogliamo iniziare a trattare anche pubblicamente temi un po’ più “scomodi”, afferma il vice presidente Juri Camoni, «con la consapevolezza che parlare di tali argomenti in maniera costruttiva sia utile per chiarire quali atteggiamenti non possono più essere tollerati e condivisi per dare nuove prospettive al settore». Gli argomenti sarebbero molti: uno tra i tanti, di grande attualità, riguarda il «Concordato preventivo in bianco»: uno strumento definito pericoloso anche dai vertici di Confindustria, a cui il Governo ha posto un po’ di rimedio con le ultime modifiche contenute nel Decreto del Fare. Uno strumento che, prima che fosse cambiato dal Governo, è stato interpretato nella maniera peggiore e che ha contribuito ulteriormente ad accentuare la crisi.

Juri Camoni, vice presidente del Gruppo Giovani Imprenditori (GGI).

Il «concordato preventivo in bianco»: un atteggiamento non condiviso

Ma di cosa si tratta? «Con il Decreto Legge del 22 giugno 2012 n. 83 – il cosiddetto Decreto Sviluppo, convertito con alcune modifiche con Legge 7 agosto 2012 n. 134 – un imprenditore in stato di crisi poteva chiedere un concordato preventivo presentando solo gli ultimi tre bilanci e in maniera semplice poteva prendersi tempo per presentare un piano credibile per il futuro», racconta Camoni, che precisa: «senza grossi vincoli, senza nessuna grande lente di ingrandimento sulle attività passate e future. La recente riforma della disciplina relativa alla procedura fallimentare del Governo ha tentato di arginare gli aspetti di maggiore contraddizione, che comporta adesso una maggiore tutela dei creditori. Tuttavia, ciò non toglie che il GGI senta ugualmente il desiderio di puntualizzare ciò che lo stesso presidente di Confindustria Giorgio Squinzi aveva definito «un modo per scaricare i debiti sulla catena produttiva e continuare indisturbati l’attività», un «comportamento immorale che sta provocando crisi aziendali a catena».

Fare una vera cultura imprenditoriale

La prima strategia operativa, quindi, è parlare, per creare una vera cultura d’impresa: «Chi viene al tavolo con noi sposa anche precisi atteggiamenti», afferma Camoni, «perché far parte del Gruppo significa riconoscersi anche in valori di etica, correttezza e coerenza col senso di appartenenza che deve rispecchiare effettivamente quanto si fa nel nostro quotidiano e nelle nostre aziende». La seconda strategia è aggregarsi tra sani: «esistono casi, come le reti di impresa, che sono il perfetto esempio di come le aziende si possano dare una mano valorizzando le loro parti sane». Quanto al Concordato preventivo, conclude, «esiste per aiutare l’imprenditore in crisi e deve essere usato nella maniera giusta e non abusato».

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