Ogni anno gli eventi infortunistici che coinvolgono la persona nell’ambiente domestico sono significativi. Attualmente in Italia si verificano 4.500.000 infortuni all’anno di cui circa 8.000 con esito mortale. Se confrontiamo il dato con l’incidenza di persone coinvolte in incidenti sulla strada e sul lavoro – rispettivamente: da dati Istat e ACI 2010 circa 210.000 incidenti stradali con lesioni a persone con circa 4.000 morti e sul lavoro 775.000 infortuni e 980 morti (dati Inail) – ci si rende conto di quanto sia importante non ignorare la realtà domestica. Numeri che comportano anche un impatto economico: il costo degli infortuni domestici per la società italiana viene stimato il 6% del PIL pari a 120.000.000.000 euro annui. Numeri che fanno capire ancor di più l’importanza di una diminuzione del fenomeno.
Proprio sulla base di questi dati nasce il progetto «Safety Bridge», ideato dal Centro per la Prevenzione dei Rischi Ceper per trasferire la prevenzione dei rischi dagli ambienti di lavoro agli ambienti domestici rendendo il lavoratore il gestore in prima persona dell’incolumità e serenità della propria famiglia. L’iniziativa è stata sostenuta e promossa da Gifco che ha creduto subito in questo progetto, tanto da essere la prima Associazione in Italia a essersene fatta promotrice fra i propri soci. «Siamo felici che alcune aziende abbiano dimostrato interesse per il Safety Bridge e ci auguriamo che possa essere un ulteriore passo verso il consolidamento del rapporto tra azienda e lavoratore», ha dichiarato Marco Di Bernardo, segretario generale.
Smurfit Kappa Italia è stata la prima azienda a sperimentare Safety Bridge: «Con questo progetto», ha commentato il presidente Saverio Mayer, «oltre a favorire l’aumento della consapevolezza dei rischi di infortuni in ambito domestico dei nostri dipendenti e dei loro famigliari, ne potrà anche derivare un reale beneficio in ambito aziendale, con un incremento dei comportamenti sicuri dei nostri dipendenti nel corso della loro quotidiana attività lavorativa, in un circolo virtuoso che unirà da qui in avanti azienda e ambienti domestici». Una vera formazione sulla persona per aumentare la sua generale percezione e valutazione del rischio, come ha spiegato Claudio Costa, responsabile sicurezza di Smurfit Kappa: «Eravamo alla ricerca di un modo per agire sui comportamenti quotidiani aumentare la consapevolezza e la percezione dei rischi: partendo dall’ambiente domestico ed estendendo poi gli stessi comportamenti anche sul luogo di lavoro, si aumenta la capacità di valutazione del rischio».
I risultati del progetto in breve
Dall’analisi statistica delle schede emerge che gli ambienti più pericolosi dell’abitazione sono il bagno, la camera da letto e gli elementi generali comuni a tutti gli ambienti (caratteristiche strutturali di porte, finestre, pavimenti ecc.). Inoltre il 10% delle abitazioni ha presentato un elevato livello di pericolosità per quanto riguarda l’atrio e i corridoi, mentre il 7% per gli elementi generali.
Ambienti | Basso | Medio | Elevato |
Elementi generali | 36,5% | 56,1% | 7,4% |
Scale | 39,3% | 57,9% | 2,9% |
Soggiorno | 65,0% | 33,7% | 1,3% |
Ripostiglio/cantina/garage | 72,3% | 24,6% | 3,1% |
Cucina | 63,1% | 36,1% | 0,8% |
Camera da letto | 36,2% | 62,2% | 1,7% |
Bagno | 38,1% | 59,8% | 2,1% |
Atrio corridoi | 71,2% | 18,5% | 10,3% |
Giardino | 73,7% | 21,5% | 4,8% |
Hobby | 71,7% | 22,3% | 5,9% |