Etichette

Dai dati Gipea emerge una crescita della produzione di etichette

Alberto Quaglia, presidente Gipea e direttore generale del Gruppo Aro.

La fotografia del settore scattata dall’Osservatorio Economico Gipea (rilevazioni 2015) mostra un’evoluzione positiva di molti indici nell’ultimo biennio. Un mercato maturo ma ancora molto frammentato, e che ha grosse chance laddove smette di guardare unicamente al mercato interno.

Il quadro strutturale è quello di un settore in crescita. Stiamo parlando dell’industria delle etichette, un business che nel 2013 (ultima rilevazione Gipea) valeva 5 miliardi di euro a livello europeo, di cui 744 milioni solo in Italia. Il nostro Paese si posiziona al quarto posto per performance, dopo Germania, Gran Bretagna e Francia, con il 14,7% del mercato. Ma con un trend di crescita, negli ultimi cinque anni, del 5,8%, di gran lunga superiore a quello dei Paesi che lo precedono.
Ma la cosa ancora più significativa è che gli ultimi dati rilevati da Gipea confermano uno sviluppo straordinario (intorno all’8,8%) anche per il 2014, in particolare per le aziende di maggiori dimensioni: sono loro che possono accedere con più disinvoltura ai mercati esteri e sopportare meglio l’abbassamento dei margini grazie ai volumi venduti. A partire dal 2012, infatti, l’incremento dei volumi di acquisto non è stato seguito da una crescita dei prezzi medi, andando quindi a erodere il margine di contribuzione unitario. Ciononostante c’è stata una crescita generalizzata dei ricavi, seppur contenuta, registrata dalle aziende aderenti a Gipea. È poi interessante notare che in queste realtà operanti sul mercato esiste una correlazione positiva tra l’incremento della marginalità e l’incidenza dei ricavi dall’export. Accompagnata anche da un miglioramento globale della situazione finanziaria delle aziende. È un momento particolarmente felice, quindi, per l’industria delle etichette, nonostante la crisi che non demorde e l’elevata severità del credit crunch.

Le dichiarazioni di Alberto Quaglia, direttore generale del Gruppo Aro e attuale presidente Gipea

Alberto Quaglia, presidente Gipea e direttore generale del Gruppo Aro.
Alberto Quaglia, presidente Gipea e direttore generale del Gruppo Aro.

I dati mostrano una dinamica positiva del mercato del labelling nel nostro Paese: l’Italia copre una fetta importante del mercato europeo, ma la progressione del fatturato 2013 è del 14,2% rispetto all’anno precedente, superiore a quella di Germania, Uk e Francia. Come commenta questi dati?
«Considerando che l’export del nostro settore è ancora a livelli molto bassi intorno al 10% credo che la progressione del fatturato, in aumento anche nel 2014, sia imputabile a una ripresa generale. Notiamo comunque che molti nostri clienti hanno aumentato considerevolmente la loro quota di esportazione».

A partire dal 2012 l’incremento dei volumi di acquisto non è stato seguito da una crescita dei prezzi medi. Ciò vuol dire che il margine unitario è molto più basso di prima. È giusto allora dire che l’aspetto dimensionale di un’azienda diventa dirimente per il business delle etichette?
«A onestà del vero anche i prezzi medi della materia prima non sono aumentati. Anzi, in molti casi hanno visto dei ribassi. Riguardo ai margini unitari, sono ormai anni che il nostro settore, come altri, soffre di una riduzione dei prezzi dovuta alla sovraproduzione presente sul mercato.
Credo sempre più che in questo settore come in altri la dimensione aziendale sarà un must. Trattiamo tutti i giorni con clienti che attraverso investimenti e acquisizioni diventano più grandi, internazionali e multisettore. Non si tratta più di fornire la sola etichetta autoadesiva, bensì altre forme di packaging e soprattutto servono prodotti innovativi. Per continuare a seguire i nostri clienti, dovremo crescere quindi anche noi. Circa l’80% dei buyer di etichette in Europa ha risposto che preferisce comprare da un etichettificio di medie-grandi dimensioni». 

I dati rilevati confermano un trend di crescita anche per il 2014, in particolare per le aziende di maggiori dimensioni.
I dati rilevati confermano un trend di crescita anche per il 2014, in particolare per le aziende di maggiori dimensioni.

L’export sembra un’ottima via d’uscita, ma non tutti possono permetterselo. Che cosa consigliare quindi agli associati che non superano una certa soglia dimensionale?
«L’export è sicuramente importante, purtroppo nella maggior parte dei casi il prodotto ha caratteristiche standard, per cui trasporti e volumi fanno sì che non sia economico per il cliente estero approvvigionarsi da etichettifici italiani. Se parliamo di commodities, i nostri clienti multinazionali si sono già orientati su etichettifici che hanno stabilimenti produttivi nelle varie nazioni. Reputo invece fondamentale innovare per poter diventare interessanti su altri mercati.
In ogni caso ritengo che per i grossi gruppi sia importante avere etichettifici nelle vicinanze per gestire al meglio contatti, produzione, logistica e costi. Purtroppo per la realtà italiana media questa via non è percorribile».

Quali segmenti rendono di più in questo momento?
«Tutti i settori presentano un trend di crescita tra il 2013 e il 2014 tranne il retail, i prodotti per ufficio e il settore auto motive, che perdono punti o rimangono stabili. I trend migliori li troviamo nei settori logistica, beverage e chimica in generale. Crescono comunque bene il food in generale, il pharma e la cosmesi. Sicuramente il beverage oggi è quello che presenta più novità. Si registra un rapido incremento nell’utilizzo di prodotti sleeve e di nobilitazioni che rendono le confezioni sempre più accattivanti». 

Lieve crescita del fatturato nel 2013. Al netto dell'inflazione non si recupera il livello del 2011. (Fonte Gipea: indagine su un campione di 36 aziende produttrici di etichette).
Lieve crescita del fatturato nel 2013. Al netto dell’inflazione non si recupera il livello del 2011.
(Fonte Gipea: indagine su un campione di 36 aziende produttrici di etichette).

E quanto valgono le innovazioni tecnologiche? Etichetta online, Rfid, Internet of Things, QRcode e digital watermark… riscuotono interesse o solo semplice curiosità?
«Come sempre c’è un alto interesse verso i prodotti innovativi. L’Rfid è sicuramente importante anche alla luce dei nuovi sviluppi con l’Nfc utilizzabile attraverso i comuni smartphone, mentre il QRcode fa ancora fatica a prendere piede e trovare spazio in un packaging sempre più piccolo e pieno di informazioni.
Sicuramente tutto quello che riguarda internet e tecnologia è da prendere in considerazione in un mondo che si evolve alla velocità della luce. Diventa importante, per aziende come le nostre, saper comunicare attraverso i social media, riuscire a dare al cliente la possibilità di preventivare e fare ordini online, di utilizzare un etichette Nfc per connettersi a una pagina internet per capire se il prodotto è originale o no».

La sua opinione in qualità di imprenditore, e non di presidente dell’associazione, rispetto agli ostacoli che le imprese devono affrontare per espandersi meglio all’estero. Di che cosa avrebbero bisogno sostanzialmente?
«Sicuramente i costi di rappresentanza estera, la mancanza di informazioni adeguata e la partecipazione alle fiere giuste rappresentano le barriere più grandi.
Le nostre aziende spesso sono realtà familiari con una dimensione che non permette di sbagliare nessun investimento, e la mancanza di informazioni e ricerche di mercato che mostrino i trend esteri per settori non agevola l’imprenditore a ragionare oltre frontiera. Un altro elemento che rende complicata l’espansione all’estero è la struttura non adeguata all’interno dell’azienda per operare su mercati che parlano lingue diverse. E, a mio avviso, spesso il nostro prodotto non presenta particolari specifiche da risultare facilmente vendibile all’estero». 

L'incremento del reddito operativo combinato con l'attenzione a contenere gli impieghi di capitali favoriscono un recupero di redditività (Fonte Gipea).
L’incremento del reddito operativo combinato con l’attenzione a contenere gli impieghi di capitali favoriscono un recupero di redditività (Fonte Gipea).

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