Cartiere

Fedrigoni vicino al riassetto

Claudio Alfonsi, AD di Fedrigoni.
Claudio Alfonsi, AD di Fedrigoni.
Claudio Alfonsi, AD di Fedrigoni.

Dopo il nulla di fatto per l’ipo dell’autunno 2014 e dopo l’arresto definitivo dei negoziati con il fondo Charme di Luca Cordero di Montezemolo, Fedrigoni starebbe trattando con la famiglia Benetton e con la sua Edizione holding che potrebbe investire in un pacchetto di minoranza nella storica cartiera. In realtà quella che profila sarebbe una cordata a tre e cioè un coinvestimento con un fondo sovrano di Singapore (inizialmente si ipotizzava GIC, ma secondo le ultime indiscrezioni oggi è più probabile Temasek) e con un altro investitore, sempre un fondo sovrano di cui però non si conosce il nome. Non è escluso che si tratti del Fondo strategico italiano che già si sarebbe fatto avanti la scorsa primavera prima della decisione della famiglia Fedrigoni di trattare con Charme. Inoltre, sarebbe stata ingaggiata la società di consulenza Poyry di Helsinki, esperta dei big nordici della carta che dovrà spiegare numeri e prospettive ai possibili investitori.

Questo è quanto riportato da Il Sole 24 Ore negli ultimi giorni. Tutto è ancora quindi da confermare, ma sempre stando a ciò che scrive il quotidiano la famiglia Fedrigoni e Claudio Alfonsi, AD del gruppo cartario veronese che nel primo semestre 2015 ha visto ricavi in crescita dell’8,9%, avrebbero posto come condizione la realizzazione di un’operazione di cessione senza debito, ma tutta con equity.

Con oltre 2mila dipendenti, 12 stabilimenti (di cui 9 in Italia, 2 in Spagna e 1 in Brasile), 11 impianti di fabbricazione a macchine continue, 7 impianti di macchine spalmatrici e 13mila referenze prodotto in catalogo, Fedrigoni vende i propri prodotti in oltre 110 Paesi nel mondo.

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