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Novità Legge di Bilancio 2021, dalle misure fiscali alla Plastic tax

Emilio Albertini, presidente di Assografici e vicepresidente di Federazione carta e grafica

Il webinar organizzato da Federazione Carta e Grafica e a cura dell’Area Politiche fiscali di Confindustria dedicato a “Legge di Bilancio 2021 – Le principali misure fiscali per le imprese”, è stata un’occasione per capire le opportunità di rilancio per uscire dalla crisi e per affrontare temi delicati come la Plastic tax.

Gli effetti sull’economia del Paese di un intero anno di pandemia continuano a farsi sentire e a determinare le strategie delle aziende. Per affrontarli si è reso necessario adottare misure straordinarie, prevedendo nella Legge 178 del 30 dicembre 2020 – “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2021 e bilancio pluriennale per il triennio 2021-2023” – una serie di provvedimenti e sostegni che ci accompagneranno nei mesi a venire.

Federazione Carta e Grafica ha organizzato un incontro via web, a cura dell’Area Politiche fiscali di Confindustria e moderato da Andrea Briganti, direttore di Federazione Carta e Grafica, per capire quali provvedimenti interesseranno maggiormente il mondo industriale.

I nuovi provvedimenti

Il webinar è «un momento di approfondimento sicuramente molto gradito e utile» ha dichiarato il presidente di Assografici e vicepresidente di Federazione carta e grafica Emilio Albertini nell’introdurre la giornata. Affronta «tematiche sulle quali le associazioni della Federazione nei mesi scorsi hanno espletato il loro compito informativo verso gli associati ed è dedicato ai tanti temi di interesse per le nostre aziende legate all’ultima legge di bilancio e anche le novità per le aziende introdotte al fine di contenere gli effetti negativi derivanti dall’emergenza epidemiologica». Una serie di misure di carattere fiscale che spaziano da investimenti in ricerca e innovazione a interventi sul reddito da lavoro dipendente, dalle semplificazioni in ambito IVA alle misure per l’aggregazione tra imprese, dagli aiuti a specifiche aree del Paese a norme di fiscalità internazionale.

Le novità contenute nella “Legge di Bilancio 2021” sono, per la maggior parte, un rafforzamento delle misure adottare nel corso del 2020 per affrontare l’emergenza dovuta al Covid-19. «Si è trattato di un iter complesso e fortemente influenzato dall’emergenza coronavirus, che ha lasciato quindi poco spazio per eventuali interventi» ha spiegato Stefano Santalucia, referente dell’Area Politiche fiscali di Confindustria, nel descrivere i contenuti della legge.

Largo spazio si è dato nello specifico ai provvedimenti di forte interesse per il mondo industria e su cui Confindustria negli anni si è spesa e ha fortemente sostenuto, quali il piano Transizione 4.0. Un piano, ricorda Santalucia, che si costituisce su tre pilastri:

– il credito d’imposta per investimenti in beni strumentali;

– il credito d’imposta per R&S, innovazione tecnologica e design;

– il credito d’imposta per la formazione 4.0.

I beni strumentali materiali e immateriali

Il credito d’imposta per investimenti in beni strumentali segue la strada dei provvedimenti già in corso nel 2020, in particolare del super e iperammortamento. A differenza di queste però il nuovo credito d’imposta può essere utilizzato in compensazione, si tratta quindi «di una misura di portata, pensata per una platea molto più ampia, particolarmente interessante anche per soggetti che hanno redditi modesti».

La misura è stata potenziata e rafforzata con la Legge di Bilancio 2021 ed è stata prorogata di due anni, fino al 31 dicembre 2022 – oppure, con prenotazione, fino al 30 giugno 2023 –, con una novità importante per riuscire a sostenere gli investimenti fatti anche a fine dello scorso anno: l’inizio dell’applicazione della nuova disciplina è stato anticipato e fissato al 16 novembre 2020.

Per quanto riguarda gli investimenti, prosegue Santalucia, si possono distinguere due tipologie: i beni materiali strumentali ordinari e i beni cosiddetti “industria 4.0”. Per ogni tipologia sono cambiati gli scaglioni e le aliquote, e l’utilizzo del credito. Cambiano anche le modalità nell’uso del credito, con quote annuali differenti e soprattutto la possibilità di applicare l’agevolazione già dall’anno stesso dell’investimento.

In particolare, i beni dell’area 4.0 invece hanno visto un aumento del valore degli investimenti agevolabili, previsti in diversi scaglioni, di cui sono state modificate le aliquote. Le modalità di utilizzo del credito sono migliorative rispetto all’anno precedente, con tre quote annuali dall’anno di interconnesione dei beni – che è previsto per la fruizione di questi tipi di beni.

All’interno di queste due tipologie di investimento la nuova Legge di Bilancio inserisce anche i beni immateriali. Quelli inerenti ai beni ordinari – introdotti da quest’anno per la prima volta – avranno un limite a 1 milione di euro, e il credito sarà fruibile in tre quote annuali dall’anno stesso dell’investimento; cambiano anche le aliquote del credito di imposta e ne è prevista una maggiorata per i beni materiali utilizzati dalle aziende per il ricorso allo smartworking dei propri dipendenti. Aumentano a 1 milione di euro anche i beni immateriali dell’area 4.0 con aliquote più alte e tre quote annuali con l’uso del credito anticipato all’anno stesso dell’interconnesione.

La nuova legge, ricorda Santalucia, stabilisce la validità della norma “recapture” anche per gli investimenti 2021 e 2022. Tale norma stabilisce dei paletti temporali per la cessione del credito, nello specifico «prevede che il bene che è stato oggetto di investimento e di agevolazione debba restare in azienda per almeno due anni» e, soprattutto, ne impedisce la destinazione a strutture ubicate all’estero, pena la riduzione del credito.

Per quanto riguarda infine gli investimenti sostitutivi, questi «sono previsti solo se 4.0 e per beni con caratteristiche tecniche simili o superiori».

Investire in R&S, innovazione e design

La nuova legge introduce modifiche anche nel credito di imposta per R&S, innovazione tecnologica e design. «Nell’ambito della ricerca e sviluppo» spiega Santalucia «vi rientrano la ricerca fondamentale, quella applicata e lo sviluppo sperimentale», con un credito agevolabile che arriva ora a 4 milioni di euro e aliquote che passano dal 12 al 20%. «Nell’innovazione tecnologica è compreso invece tutto ciò che è innovazione ma non rientra nella ricerca e sviluppo, e riguarda il miglioramento del processo o del prodotto dell’azienda», in questo caso l’aliquota passa dal 6 al 10%, e si raggiunge un tetto massimo di 2 milioni di euro. Anche in caso di progetti 4.0 o green si stabilisce un limite più alto del precedente, arrivando a 2 milioni di euro con un’aliquota al 15%. «Infine il credito per innovazione di design riguarda solo alcuni settori – il settore cartario non vi è compreso – e viene riconosciuto per attività e spese finalizzate alla realizzazione di prodotti con contenuti tecnici innovativi e anche alla creazione di nuovi campionari»; anche in questo caso si arriva a 2 milioni di euro e con un’aliquota al 10%.

Tra le novità che sono state introdotte nella nuova Legge di Bilancio in questi ambiti vi sono le specifiche delle spese agevolabili, che sono state in parte modificate. «Vi rientrano i costi per il personale, che continua a costituire la voce più preponderante; le quote di ammortamento, previste per un tetto massimo del 30% delle spese per il personale e comprendono anche alcune quote per i software; i costi per i contratti di ricerca extra-muros, ovvero la ricerca commissionata a terzi; le quote per acquisto da terzi con licenza d’uso di un’invenzione industriale o biotecnologica, le spese per i servizi di consulenza e quelle per i materiali, le forniture e altri prodotti». Le modalità di compensazione per questa categoria di beni è prevista in 3 quote annuali.

La formazione 4.0

La terza tipologia di intervento per cui la nuova legge prevede il credito di imposta è la formazione 4.0, «non è compresa, quindi, la formazione ordinaria periodica» precisa Santalucia. «Sono previste tre misure con differenti aliquote in base alla dimensione dell’azienda, ovvero il 50% e un ammontare annuo massimo agevolabile di 300mila euro per piccole imprese, il 40% e il 30% rispettivamente per le medie e le grandi imprese, con un tetto in ambedue i casi di 250mila euro. È stata prevista altresì un’aliquota maggiorata al 60% per la formazione di lavoratori svantaggiati».

La nuova Legge di Bilancio ha stabilito, sempre nell’ambito della formazione 4.0, anche una riformulazione della base di calcoli per il credito d’imposta. Sono agevolabili quindi le spese per il personale dipendente, le spese per i docenti, costi di esercizio, servizi di consulenza e spese per il personale che partecipa alla formazione.

Se le tre macro aree di intervento finora considerate – investimenti in beni strumentali, in R&S, innovazione tecnologica e design, e in formazione 4.0 – costituiscono la parte di interventi fiscali per le imprese, non bisogna dimenticare che un altro pilastro della Legge di Bilancio 2021 è dato dai provvedimenti inerenti gli investimenti privati, prorogati fino al 31 dicembre 2021. Alcuni dei quali, ricorda Santalucia, sono accessibili anche alle imprese; un esempio le spese per la riqualificazione energetica degli edifici, il cosiddetto Ecobonus, che è applicabile anche agli immobili d’impresa. E mentre il Superbonus al 110% è applicabile ai soggetti Irpef, condomini e persone fisiche, ed è stato prorogato fino al 30 giugno 2022, Confindustria sta lavorando, di concerto con Ance, per poterlo estendere anche a immobili di impresa e per ampliare il più possibile l’ambito di lavori agevolati.

Plastic tax

Tra le tematiche affrontate durante l’incontro, di particolare interesse per il settore sono state le novità sulla Plastic tax.

Come ha ricordato Giannaede Ferracani, referente dell’Area Politiche Fiscali di Confindustria, plastic e sugar tax sono state introdotte nella precedente Legge di Bilancio del 2020, e sono imposte sui beni di consumo. «Sin da subito furono molto contrastate da Confindustria» sia perché in altri Paesi dove erano state introdotte avevano poi dimostrato di sortire scarsi effetti sui consumi che volevano andare a limitare, sia perché spesso finiscono per colpire settori produttivi che non hanno alternative all’utilizzo di questi beni, con la conseguenza di colpirne la capacità competitiva. Nonostante questo, sono state riconfermate, anche se la loro introduzione è stata prorogata: la sugar tax entrerà in vigore a partire da gennaio 2022, mentre molto più vicina è la plastic tax che diventerà obbligo dal 1°luglio 2021.

Per quanto riguarda la tassa sulla plastica, la nuova legge ha previsto però alcune novità:

– l’estensione dell’ambito oggettivo anche alle preforme;

– l’aumento a 25 euro del limite minimo di imposta da versare;

– la rivisitazione delle sanzioni, che sono state diminuite pur restando significative, tanto da arrivare in alcuni casi fino a un quintuplo dell’imposta non evasa.

«Come sappiamo, la tassa colpisce i manufatti di plastica a singolo impiego – i cosiddetti macsi –, principalmente gli imballaggi e i semilavorati. Mentre non si applica sui prodotti compostabili, sulle plastiche che provengono da processi di riciclo e – grazie anche all’intervento di Confindustria che segnalò da subito l’irragionevolezza della prima stesura della plastic tax nella precedente Legge di Bilancio – sono stati esclusi tutti i dispositivi medici e i macsi adibiti a contenere preparazioni medicali». Un piccolo successo ottenuto sempre dal lavoro di Confindustria è stata anche la riduzione del peso della tassazione, «mentre nella prima versione dell’imposta questa gravava per un 1 euro al chilogrammo, siamo riusciti a ottenere uno 0,45 €/kg».

L’imposta sorge al momento della produzione – se il macsi è realizzato in Italia – o della sua introduzione nel Paese – se prodotto all’estero – però diventa esigibile all’immissione al consumo, tanto è vero che si parla di importa di consumo, ovvero «nel momento della sua cessione al consumo in ambito nazionale. Mentre non è dovuta se il macsi è prodotto da un soggetto nazionale ma è destinato a essere esportato o comunque a uscire dal territorio nazionale».

I soggetti che sono tenuti al versamento della plastic tax – nello specifico il produttore, il venditore, l’acquirente o il cedente europei, e l’importatore – hanno diversi obblighi, continua Ferracani, «nello specifico devono effettuare il pagamento dell’imposta, darne comunicazione attraverso un codice identificativo, redigere e conservarne la contabilità e la dichiarazione».

Restano però ancora molti gli aspetti da chiarire prima dell’introduzione dell’imposta, per esempio, precisa l’esperta, il perimetro oggettivo dell’imposta, «soprattutto per quei prodotti che sono formati in parte da plastica vergine e in parte con plastica riciclata. Quindi anche nella determinazione delle percentuali e nella loro evidenziazione per poi quantificare l’imposta dovuta. Ad oggi» sottolinea Ferracani durante il webinar «è tutto in fase di discussione, manca il quadro completo».

Pubblicità

La Legge di Bilancio 2021 prevede anche altre misure. Di interesse per il settore della carta e della grafica sono anche quelle inerenti alla pubblicità. In particolare, tre misure, il credito d’imposta per:

– investimenti pubblicitari;

– edicole e altri rivenditori;

– testate in formato digitale.

«Nella nuova legge è stata prevista una modalità differente di calcolo del credito d’imposta, ma solo per il 2021 e 2022». Per gli investimenti pubblicitari in particolare, spiega Santalucia, sarà applicata l’aliquota al 50% «non più sul valore incrementale bensì sul volume degli investimenti effettuati dalle imprese e riguarda solo investimenti fatti su giornali quotidiani e periodici, anche online». Mentre resta l’aliquota al 75% sul valore incrementale per la pubblicità su mezzi radiofonici e TV.

Le altre forme di credito d’imposta – riguardanti edicole e altri rivenditori, e testate digitali –, invece, sono state prorogate per il periodo 2021 e 2022.

RIPARTIRE DAL “DECRETO SOSTEGNI”

Il 19 marzo 2021 è stato approvato dal Consiglio dei Ministri un decreto legge che introduce misure urgenti in materia di sostegno alle imprese e agli operatori economici, di lavoro, salute e servizi territoriali, connesse all’emergenza da Covid-19: il cosiddetto “decreto Sostegni”. Una manovra da 32 miliardi di euro totali di cui 11 miliardi di euro sono stati destinati a imprese e professionisti.

La manovra si pone come obiettivo un intervento rapido e incisivo per aiutare la ripresa del lavoro e dell’economia del Paese.

Il DL in particolare introduce anche alcune importanti novità per il mondo aziendale, come l’abbandono dei codici Ateco per ottenere i ristori e una maggiore rapidità nei pagamenti – il primo scaglione è stato versato l’8 aprile.

Ma non solo di industria si parla. Ai lavoratori autonomi sono stati destinati 2,5 miliardi di euro di decontribuzione, mentre è stato esteso il reddito d’emergenza sia per quanto riguarda la platea di destinazione sia per quanto concerne gli importi erogati.

Gli interventi previsti nel decreto Sostegni si articolano in cinque ambiti principali:

1 – sostegno alle imprese e agli operatori del terzo settore;

2 – lavoro e contrasto alla povertà;

3 – salute e sicurezza;

4 – sostegno agli enti territoriali;

5 – ulteriori interventi settoriali.

Si prevede intanto di fare seguire a questa una seconda manovra.

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