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Industry 4.0: un’opportunità da cogliere al volo

Carlo Emanuele Bona, consigliere della Federazione Carta e Grafica e coordinatore del progetto Industry 4.0

In questo periodo è più che mai urgente rinnovare e rinnovarsi. L’esempio della Federazione Carta e Grafica dimostra che è possibile introdurre un grande processo di innovazione in un panorama fatto di aziende anche molto diverse tra loro. L’obiettivo è recuperare produttività e affrontare la competizione internazionale.

Il tema dell’innovazione è ormai una necessità per moltissimi comparti produttivi, a cominciare da quelli che lavorano per il settore retail&consumer e subiscono maggiormente le oscillazioni della congiuntura. E il settore grafico-cartario è certamente fra questi.

Proprio per questo motivo la Federazione Carta e Grafica, di cui fa parte Assografici insieme ad Assocarta e Acimga, ha lanciato tre anni fa un progetto articolato per supportare le aziende nel percorso di evoluzione verso un modello aziendale 4.0. Facciamo il punto della situazione ad oggi.

Il progetto Industry 4.0 è un’iniziativa federativa di lungo respiro, avviato sulla scia del Piano Nazionale Industria 4.0 nel 2018 che, realizzate le prime fasi operative, sta permettendo alle aziende associate di cogliere le opportunità di trasformazione offerte dal mercato anche attraverso una maggior integrazione a valle e a monte della filiera. Ne parliamo con Carlo Emanuele Bona, consigliere della Federazione Carta e Grafica e coordinatore del progetto Industry 4.0 in seno alla federazione stessa.

Dal lancio del progetto alla fase 2

Il progetto ha preso avvio con alcuni primi incontri seminariali incentrati sugli incentivi fiscali varati allora dal Governo in tema di Industria 4.0, individuando successivamente come obiettivo l’accompagnamento delle aziende attraverso la predisposizione di strumenti utili all’adozione di questo nuovo paradigma produttivo.

Nello stesso contesto è stato illustrato e promosso l’intervento successivo, supportato e coordinato dalla SDA Bocconi, che consisteva nell’elaborazione di un check-up aziendale finalizzato alla raccolta di dati sullo stato di maturità 4.0 delle aziende delle singole componenti della filiera. I dati raccolti sono stati quindi analizzati dai consulenti Bocconi e sistematizzati nell’opuscolo Industry 4.0 Istruzioni per l’Uso, sia per fornire lo stato dell’arte della filiera, sia per offrire alle aziende del settore una prima serie di strumenti finalizzati a identificare il percorso verso il modello 4.0. La fase 2 ha poi fornito un supporto più operativo con un corso di formazione executive organizzato sempre con Sda Bocconi pensato per accompagnare gli imprenditori in una prima fase di approfondimento sul tema. Ma l’emergenza pandemica ha un po’ rallentato il percorso che avrebbe previsto un successivo supporto diretto in azienda da parte dei consulenti Bocconi, in modo tale da avviare concretamente l’evoluzione in ottica 4.0.

«Il lockdown ha portato con sé due cose», racconta Carlo Emanuele Bona: «il rallentamento delle attività progettuali e la maggior consapevolezza dell’esigenza di processi d’innovazione declinati sulle singole specificità di ciascuno dei settori rappresentati dalla federazione, che è bene ricordarlo, è composta di diverse anime, che spaziano dalla grafica e cartotecnica alle aziende trasformatrici, ai produttori di macchinari e alle cartiere».

Il ruolo dei consulenti Bocconi

«Lo scopo di questo progetto è quello di accompagnare le aziende della filiera nell’adozione del paradigma produttivo 4.0», continua Bona, «attraverso un percorso graduale che parta da principi generali per poi declinarsi nel particolare di ogni singolo settore produttivo. Ci siamo rivolti alla Sda Bocconi per potere mettere a disposizione degli associati un supporto qualificato e gli strumenti utili alle aziende per intraprendere il percorso. L’apporto dei consulenti della SDA Bocconi, coordinati dal professor Vincenzo Baglieri, offre un approccio metodologico anche per quanto riguarda l’evoluzione dei modelli di business, che può essere declinata in modi diversi a seconda dei settori di appartenenza».

«Il punto di partenza è stato il check up, un questionario online attraverso il quale le aziende che hanno partecipato all’iniziativa hanno fornito una serie di informazioni che, elaborate da SDA Bocconi, hanno consentito di delineare un quadro generale del grado di maturità 4.0 del settore e, per ciascuna azienda, una fotografia più specifica, continua Bona, «Questa fotografia costituisce una prima indicazione del proprio grado di maturità digitale rispetto al settore di appartenenza

Il successivo step è stata una formazione a livello executive organizzata in Sda Bocconi che ha consentito ai partecipanti di identificare le possibili applicazioni del modello Industry 4.0 alla propria azienda ma, soprattutto, di conoscere quali passi operativi intraprendere per poter diventare impresa 4.0. Un passaggio propedeutico a quello successivo, ossia il supporto consulenziale di Bocconi in azienda per un concreto affiancamento nel percorso. Quest’affiancamento, pensato per essere snello, della durata di 2-3 giorni, darà la possibilità alle aziende di caratterizzare in maniera più customizzata la propria roadmap per essere 4.0. ».

La fase 3 e la formazione

«La fase 3 di supporto consulenziale in azienda ha subito un inevitabile rallentamento per via della pandemia», dice Bona, «Ciò nonostante le aziende e la federazione sono pronte a ripartire di slancio, sia sul tema della formazione sia per quanto concerne il grande capitolo della transizione digitale e della sostenibilità, tenendo in questo caso anche in considerazione gli esiti della riscrittura del Recovery Plan che sono ormai in via di definizione».

«La pandemia ha dunque rallentato, ma non bloccato, quest’iniziativa che ripartirà a breve», sottolinea Bona. «Il progetto di formazione in azienda è destinato a tutti gli associati della Federazione che hanno già partecipato alla ricerca Bocconi condotta nel corso del 2018 con il check-up online, ma potrà essere esteso a tutte le aziende del settore interessate all’adozione del paradigma industria 4.0.

«Quel che più rileva di questa iniziativa è la visione strategica in ottica 4.0, tenendo conto delle caratteristiche del settore di appartenenza e del preciso posizionamento delle singole imprese. Non è mai, quindi, un percorso standard, ma un cammino individuale che considera la maturità di ogni azienda e gli specifici contesti in cui essa opera».

Breve guida alla scansione mobile, risultati positivi e tempo risparmiato

Adobe Scan è un’app mobile che riconosce in automatico il testo e che permette di acquisire documenti, moduli, biglietti da visita e lavagne virtuali in PDF di alta qualità direttamente dal dispositivo mobile.

Nonostante il mercato degli scanner si sia notevolmente ridimensionato nel corso dell’ultimo ventennio non si può dire altrettanto dell’esigenza di digitalizzare i supporti cartacei, e non solo nell’ambito della smaterializzazione documentale.

Anche se, in parte, le stampanti all in one hanno sempre più occupato anche gli ambienti casalinghi, gli smartphone hanno ormai sostituito gli scanner piani in molte circostanze, tutte quelle cioè in cui la priorità è più la rapidità dell’acquisizione che la qualità finale.

Di pari passo con il miglioramento delle prestazioni, delle fotocamere e delle funzioni di ritocco immagine, aumentavano i contesti i cui non si avvertiva più l’esigenza di uno scanner come lo si è sempre inteso, aprendo di fatto un “nuovo” segmento: l’acquisizione e gestione documentale da mobile.

Se poi aggiungiamo che l’ultimo anno ha portato a vivere condizioni più uniche che rare, anche nella didattica a distanza, con contesti famigliari costretti a inviare via mail i compiti dei propri figli… allora diventa inevitabile sbattere il naso contro questa “nuova” realtà.

A portata di mano

Lo ammetto, usando costantemente Photoshop non ho mai dato tanto credito a mobile app come Adobe Scan, Office Lens e compagnia. Sempre fedele al modus operandi tradizionale passavo fogli sparsi, quaderni, quadernoni, libri e libercoli rigorosamente sul piano dello scanner nella all in one di casa, intervenendo in modo automatico o manuale a seconda dei soggetti, delle pieghe ecc…

Risultati? Buoni, niente da dire, anzi, buona parte dei compiti rischiavano di essere più ben scansionati che ben fatti (ma almeno avevo fatto il mio).

Tempi? Eh… nonostante la padronanza dei mezzi in gioco le ore impiegate sono state un’enormità, e con il senno di poi avrei potuto circoscrivere gli interventi professionali a non più del 10% delle digitalizzazioni, demandando il resto al telefonino con la giusta app installata.

Figura 1

Il terzetto delle app Adobe con Scan, Acrobat e Sign, rispettivamente: l’app per l’acquisizione digitale, quella per aprire/gestire/fare cose con i PDF, e quella per l’ambito firma (elettronica e non) sui PDF.

L’iter ottimale

Premetto che nel mio caso ho fatto uso di Adobe Scan, per cui alcune voci o modalità operative potrebbero non essere esattamente le stesse usando app di altre case (ho contato almeno una trentina di alternative ad oggi), considerate comunque che, in linea di massima, sono sovrapponibili per lo meno nelle loro funzioni base.

Dunque, l’iter ottimale prevede

  1. avviare dell’app,
  2. scegliere la tipologia di soggetto da acquisire (Lavagna, Modulo, Documento, Biglietto da visita)
  3. inquadrare il soggetto
  4. regolare il riquadro di ritaglio

Vedrete 4 cerchietti girare per lo schermo alla ricerca del rettangolo da inquadrare e, una volta identificato, di default l’app procederà in autonomia all’acquisizione senza richiedere il tap dell’operatore.

Nel primo esempio ho operato in modalità Biglietto da Visita, ma l’inizio è uguale per tutte, se l’acquisizione non vi dovesse soddisfare si può scattare nuovamente, in genere però mi sono sempre trovato bene con la valutazione automatica.

Il riquadro di regolazione bordi assomiglia molto al Ritaglio Prospettiva di Photoshop (per non dire che è identico), e una volta sistemati eventuali disallineamenti tra i cerchietti ed i vertici del rettangolo di ingombro l’operazione di raddrizzamento è automatica.

Figura 2

La ricerca automatica del riquadro del biglietto fa quasi passare inosservate le opzioni di scatto nella bottom bar, che tornano comunque utili in caso l’utente voglia ottimizzare risultati automatici poco soddisfacenti (con messa a fuoco e flash addizionale). È naturalmente sempre possibile attingere a immagini già presenti nella galleria del telefono.

La casistica

A questo punto le strade si dividono, a seconda del tipo di soggetto scelto inizialmente:

  1. nel caso della modalità Lavagna l’app cercherà di ottimizzare i contrasti per gli scatti di lavagne (dai…) scritte con il classico gesso (eh…). Tra le varie e ormai consuete possibilità di condivisione, stampa diretta, eliminazione ecc… vale la pena indicare la voce di Modifica scansione (che apre un piccolo ambiente di editing per scrivere brevi annotazioni, disegnare semplici grafiche ed evidenziare eventuali aree di rilievo), e Combina più file, utile per la preparazione di un PDF multipagina che contenga più immagini.

Figura 3

Nella modalità lavagna giustamente non parte l’OCR ma viene data evidenza alla voce Modifica così da accedere ad una semplice lavagna… digitale.

  1. nel caso della modalità Modulo l’App farà partire una regolazione dei contrasti (colore automatico) ed un OCR (riconoscimento automatico delle parole) e cercherà di identificare in automatico i campi di compilazione appoggiandosi ad Acrobat Reader. Nei test fatti entrambi gli automatismi hanno funzionato benissimo, e anche se non risulta particolarmente sorprendente visto che i moduli sono tipicamente stampati chiaramente su fogli bianchi dà sempre soddisfazione vederli correttamente preparati.

Figura 4

La sequenza di acquisizione Modulo, con un esempio di documento già correttamente processato dall’OCR e compilabile con Acrobat Reader per mobile (con eventuale firma al bisogno).

  1. Nella modalità documento (quella standard in apertura) viene applicata una regolazione Colore automatico e un OCR, a cui segue prontamente la proposta di selezione e copia del testo. Nel test qui rappresentato ho cercato di mettere alla prova il riconoscimento automatico dei caratteri e come si può vedere dal testo selezionato il risultato è pienamente soddisfacente, anche sotto i 4 pt. Personalmente apprezzo che tutto funzioni anche se le pagine sono leggermente incurvate, come quelle dei libri, anche se mi piacerebbe l’introduzione di qualche strumento che raddrizza i fogli anche in questi termini.

Figura 5

La sequenza di acquisizione documento con la cornice di correzione prospettica e la selezione del testo (al centro) e le consuete azioni che ci si aspetta dai documenti PDF.

  1. Nella modalità biglietto da visita si accede rapidamente alla possibilità di salvare in rubrica i dati principali, tanto più chiaramente sono scritti sul biglietto e tanto meglio verrà fatto il riconoscimento dei dati, tuttavia non sempre Adobe Scan riesce nell’intento quando i biglietti presentano contrasti cromatici e/o allineamenti “creativi”, comprensibilmente aggiungerei.

Tutte le acquisizioni vengono salvate in Adobe Document Cloud, a meno che l’utente non desideri impostare l’app diversamente, e in questo modo non rischiamo di occupare inutilmente prezioso spazio sullo smartphone.

In conclusione: risultati positivi e molto tempo risparmiato, soprattutto se lo avessi usato prima.

Durst, progetto pilota per la “Sicurezza nelle scuole dell’Alto Adige”

Durst Group lancia il progetto pilota “Sicurezza nelle scuole altoatesine”. Alla fine del 2020, infatti, l’azienda ha presentato Durst Habitat, un sistema certificato di sanificazione dell’aria con tecnologia UV-C per uso indoor contraddistinto da un un’efficienza garantita >99,9%. Nella fase di avvio del progetto dedicato alle scuole, Durst Group ha già fornito gratuitamente 20 sistemi Durst Habitat per le aule dell’Istituto Tecnico Superiore per il Commercio, Grafica e Comunicazione di Bressanone. Questa prima installazione ha due obiettivi: da una parte, testare l’utilizzo di questa tecnologia in ambito scolastico; dall’altro, incentivare altre aziende e imprenditori a supportare l’iniziativa.

“Con questo progetto vorremmo contribuire a massimizzare le misure di protezione negli istituti scolastici. E per farlo puntiamo a creare un esempio di collaborazione non convenzionale tra aziende, che si uniscono per rendere più sicuri i luoghi di aggregazione dei giovani”, ha dichiarato Christoph Gamper, CEO e comproprietario di Durst Group. “Nella nostra sede aziendale stiamo già utilizzando il sistema Durst Habitat, in aggiunta, ovviamente, all’uso di mascherine e al rispetto di regole di igiene e distanziamento. In particolare abbiamo installato i nostri sanificatori nelle sale riunioni e negli spazi comuni e, fino ad ora, non abbiamo avuto nessun caso di contagio all’interno dell’azienda”.

Durst Group invita le aziende e gli imprenditori altoatesini a sposare il progetto sponsorizzando l’utilizzo dei sistemi di sanificazione dell’aria Durst Habitat in altre scuole di loro scelta. Per questo progetto, il Gruppo si impegna a fornire i sistemi Durst Habitat al prezzo di costo, inclusa l’installazione. In previsione di una calda adesione, Durst Group sta già potenziando la propria capacità produttiva. A tal fine, sarà sicuramente necessaria ulteriore forza lavoro. Per questo motivo, Durst si rende disponibile a valutare con altre aziende interessate collaborazioni sia sul fronte produttivo, sia integrando dipendenti in cassa integrazione di aziende partner, che naturalmente verranno sottoposti a training di formazione.

Le aziende e gli imprenditori interessati che desiderano contribuire al progetto con una sponsorizzazione o collaborando alla produzione possono rivolgersi a: protection@durst-group.com.

Durst Habitat è l’innovativo sistema di sanificazione dell’aria che riduce la carica virale negli ambienti interni utilizzando lampade UV, rendendo più sicura la permanenza di persone in spazi chiusi come uffici, studi medici, scuole, ristoranti, bar, negozi, banche, ma anche abitazioni private.
Sviluppato nei laboratori Durst Labs e testato da istituti europei indipendenti e accreditati, Durst Habitat combina in un unico sistema lo scambio dell’aria e l’irradiazione di raggi UV privi di ozono nocivo per la persona, riducendo efficacemente gli aerosol infettivi e sanificando gli ambienti da virus e batteri. Il sistema è contraddistinto da un design estremamente moderno il cui rivestimento in tessuto antivirale può essere personalizzato con grafiche a piacere, utilizzando così la superficie di Durst Habitat per comunicare, informare o decorare gli spazi. Il tessuto antivirale può essere stampato direttamente da Durst con la grafica scelta dal cliente e fornito già in versione customizzata. Inoltre, la sostituzione del tessuto è molto semplice e può essere effettuata in pochi minuti: in qualsiasi momento è possibile decidere di aggiornare la grafica con nuove immagini.

Cloud first, perché è la strategia vincente per le aziende italiane

Ecommerce, customer experience, smart working, formazione a distanza, ma anche sovranità del dato e sicurezza intrinseca sono alle basi del successo del cloud italiano, un trend che vale 3,3 miliardi di euro destinato a consolidarsi.
A un anno di distanza dall’inizio dell’emergenza coronavirus, le aziende italiane si trovano a vivere una realtà lavorativa molto diversa da quella cui erano abituate solo pochi mesi fa.
Anche per le realtà più restie ad abbracciare soluzioni tecnologiche, l’ondata di trasformazione digitale comporta un cambio di paradigma radicale indispensabile a garantire la continuità aziendale.
Alcuni termini, prima utilizzati quasi solo da addetti ai lavori, sono diventati di uso comune: smart working, ecommerce, e soprattutto cloud sono parte integrante della quotidianità di un gran numero di imprese italiane.
Non a caso abbiamo parlato di cloud mettendolo in evidenza: si tratta della tecnologia abilitante per eccellenza, senza la quale sarebbe semplicemente impensabile qualsiasi tipologia di lavoro agile, e che renderebbe fatale la prolungata riduzione agli spostamenti a cui siamo tutti sottoposti ormai da lungo tempo.
Sarebbe tuttavia un errore considerare il cloud alla stregua di una soluzione in qualche modo “emergenziale”, di cui poter fare a meno una volta che la situazione si sarà in qualche misura normalizzata.
Infatti, i vantaggi sono così grandi da rendere impensabile un ritorno al passato: significherebbe di fatto arrendersi alla concorrenza di chi è meglio attrezzato e, soprattutto, più deciso a proseguire un percorso digitale premiante anche dal punto di vista della produttività.
Tuttavia, parlare di cloud sarebbe poco produttivo se non ne traducessimo più nel concreto le implicazioni pratiche. Prima di tutto, vale la pena delinearne i confini economici: stiamo parlando di un mercato italiano che nel 2020 è valso ben 3,34 miliardi di euro, secondo l’Osservatorio Cloud Transformation dalla School of Management del Politecnico di Milano. Una cifra ragguardevole e che da sola testimonia la diffusione di questa tecnologia nel Paese.
Impossibile parlare di cloud senza parlare di data center, due mondi strettamente legati. Il Global Cloud Index di Cisco prevede infatti che entro il 2021 il traffico cloud rappresenterà il 95 per cento del totale del traffico Data Center. Un volume impressionante e che potrebbe destare alcune preoccupazioni e anche problemi di policy sulla sovranità dei dati.
Infatti, per diverse organizzazioni esiste la volontà o perfino l’obbligo di garantire che i dati dei propri clienti non lascino mai il suolo nazionale.
Se questo fatto poteva costituire un ostacolo fino a qualche anno fa, oggi non sono pochi i cloud provider che hanno aperto delle region nel nostro paese, e il numero è in continua crescita.
Questo testimonia sia l’importanza dell’Italia nello scacchiere economico e informatico globale, che la maturità del mercato.
Aprire una region, infatti, è un investimento tecnico ed economico di grande rilievo anche per i big del settore. Ed è anche un’opportunità in più per numerosi settori economici italiani: le performance in termini di banda e latenza offerte dalla presenza delle region in Italia permettono a Industria 4.0 di sprigionare il proprio potenziale con soluzioni IoT ed edge computing; uno studio legale ad esempio potrà garantire ai propri clienti che nulla di quanto in loro possesso lasci mai l’Italia, pur offrendo il massimo delle performance e della fruibilità dei dati che solo il cloud può offrire.
È stata soprattutto la componente SaaS (Software-as-a-Service) con oltre 1 miliardo di euro di spesa complessiva, +46% rispetto al 2019, a guidare questa dinamica, con l’esplosione di tutte le categorie che hanno permesso alle aziende di restare operative in fase emergenziale, dai servizi Collaboration e Gestione Documentale ai Portali B2c/eCommerce.
Ed è proprio questa la ragione del successo del cloud: permettere a una serie di tecnologie e soluzioni oggi irrinunciabili di poter sprigionare il proprio potenziale.
Qualche esempio concreto? Primo fra tutti lo smart working, che ha permesso (e permette) a milioni di italiani di lavorare a distanza, in totale sicurezza e rispetto delle normative anti-covid. E al tempo stesso ha garantito alle imprese italiane di poter mantenere un buon livello di business continuity.
Nel contesto dello smart working, soluzioni di collaboration rendono di fatto molto più semplice il flusso di informazioni con i propri colleghi e collaboratori.
Anche le risorse umane, in grande difficoltà nella gestione del personale in un contesto così polverizzato, traggono ampi benefici dalle soluzioni cloud, che permettono di avere una visione globale dell’azienda dal punto di vista delle human resources.
Non possiamo non ricordare gli ecommerce, veri e propri digital twin di innumerevoli Pmi italiane. Senza il commercio elettronico, un gran numero di queste aziende oggi semplicemente non esisterebbe più.
Inoltre, è doveroso sottolineare il ruolo chiave, per qualsiasi realtà aziendale, dei software ERP e CRM, che grazie alla tecnologia cloud sono fruibili ovunque e in qualsiasi momento.
La gestione economico-finanziaria delle organizzazioni e della customer base sono tasselli irrinunciabili, a maggior ragione in un’epoca storica in cui i rapporti fisici sono giocoforza rarefatti.
In ottica customer experience, ricordiamo che tutti o quasi i chatbot oggi sempre più diffusi sono cloud-based e abilitati da intelligenza artificiale e machine learning; due tecnologie che non esisterebbero senza il cloud computing, oppure sarebbero appannaggio solo di large enterprise con sufficiente potenza di calcolo a disposizione.
Con il cloud computing qualsiasi Pmi può dotarsi di chatbot con funzioni più o meno sofisticate, potendo anche contare sulla scalabilità del cloud.
In cloud trovano ampio spazio anche sofisticate soluzioni di formazione a distanza. Moltissime aziende hanno sfruttato le potenzialità delle piattaforme di elearning per fare attività di reskilling e upskilling, di fatto migliorando le performance dei propri dipendenti e programmando al meglio le attività in vista della ripresa economica che, per molti settori, è già in corso.
Infine, vale la pena di ricordare che tutti abbiamo iniziato a conoscere il cloud come storage virtuale. Un ruolo di grande rilievo quando non è possibile recarsi in ufficio o in azienda, e che al tempo stesso garantisce la salvaguardia dei dati: difficile immaginare infrastrutture più affidabili di quelle di un cloud provider.
Per farsi un’idea, sia nei primi approcci al cloud che per ricalibrare la propria infrastruttura, è consigliabile consultare una guida e affidarsi a un servizio di consulenza gratuito come V-Hub di Vodafone Business, che mette a disposizione un esperto via telefono o chat.

L’imprenditore cartotecnico Floriano Botta eletto vicepresidente del Cnel

Il nuovo orizzonte dell’impresa? Innovazione, sintesi e inclusione.

Due passioni: l’innovazione e l’associazionismo. Che oggi trovano sintesi in un incarico di grande prestigio, la vicepresidenza del Cnel, in rappresentanza di Confindustria, a cui è stato eletto lo scorso 24 febbraio andando ad affiancare il presidente Tiziano Treu al posto del dimissionario Elio Catania.

Floriano Botta, classe 1938, questi due amori li ha coccolati fin dagli inizi della sua avventura imprenditoriale. Innovatore nella sua azienda cartotecnica, quando installò un “casemaker” completamente automatizzato. Era il 1978, le macchine a controllo numerico non esistevano ancora. “L’automazione era riservata ai grandi gruppi, per me piccolo imprenditore fu una rivoluzione, aziendale e pure culturale: mettevi dentro un pezzo di cartone e ne usciva la scatola formata e stampata”. Lo racconta con emozione, dalla quale traspare una passione che la lunga carriera da imprenditore e gli incarichi associativi e istituzionali di vertice non hanno sopito. Prima di entrare nel vivo dell’intervista, la sua nuova e prestigiosa responsabilità al Cnel, è ancora di innovazione nell’impresa il tema di cui parla. Lo fa ricordando il primato del suo scatolificio nell’inserimento delle procedure software nella contabilità industriale. All’epoca, inizio anni ’80, nel settore ne disponevano solo due multinazionali e il costo di un programma personalizzato era insostenibile per una piccola azienda. “Ma cominciammo, con un ingegnere, a impostare quella che di lì a poco sarebbe trasformata in piattaforma informatica da un’azienda di software, la RTS di Gastone Partisani, che sviluppò in partnership con noi – racconta Botta -, gettando le basi di un prodotto di contabilità che sarebbe stato acquisito praticamente da tutti gli scatolifici”. Poi c’è l’associazionismo, coltivato fin dagli inizi in Assolombarda, quindi gradino dopo gradino, verso le alte cariche di Confindustria, con incarichi di vertice anche nel proprio settore d’attività come presidente dell’Unione Industriali Grafici e Cartotecnici di Milano e Componente del Consiglio Direttivo e della Giunta Assografici.

Dalle sfide imprenditoriali, Botta arriva al vertice di un organismo che tre anni fa si voleva sopprimere e oggi è fra i protagonisti del tavolo che progetta le azioni economiche, di politica dell’Unione europea e della materia contrattuale di lavoro del Governo presieduto da Mario Draghi. Autorevolezza e ruolo riconquistati e consolidati grazie alla presidenza di Tiziano Treu, vero artefice della svolta nel Cnel.

“Sono confindustriale dalla testa ai piedi – afferma orgogliosamente Floriano Botta -, un credo seguito anche da mia figlia, attiva ai vertici dei Giovani Imprenditori nazionali e della Lombardia. E adesso intendo trasferire questa esperienza in un Cnel che negli ultimi tre anni di presidenza Treu, con i vice Gianna Fracassi (espressione della Cgil, ndr) e Catania, ha conquistato sempre maggiore autorevolezza, con numerose audizioni in Parlamento”.

Su quali temi siete particolarmente impegnati in questa fase?

“Esprimiamo parere obbligatorio, non vincolante, su tutti gli argomenti che riguardano l’economia del Paese. In particolare, stiamo rappresentando la posizione sulla riforma sul fisco, della quale ribadiamo con forza la necessità che sia eseguita in un blocco unico. Abbiamo rappresentato questa nostra posizione in un documento al Governo: del resto fin dalle sue dichiarazioni al Senato, il presidente Draghi ha chiaramente parlato di riforma del fisco globale e non spezzettata”.

Un altro tema delicato di attività del Cnel è la materia del lavoro, come del resto indica la stessa denominazione dellorganismo

“Su questo argomento abbiamo radunato e classificato l’intero insieme della contrattualistica. Una missione importante, soprattutto se si considera la delicatezza del momento economico e congiunturale, che richiederà la convergenza di tutti gli esperti e delle migliori soluzioni per consentire all’esecutivo di presentarsi al Parlamento, quindi al Paese, con la ricetta giusta per oltrepassare questa fase delicatissima. Così come sono rilevanti le questioni che riguardano i rapporti con l’Europa, altro tema istituzionale di competenza del Cnel, sul quale stiamo fornendo il contributo elaborato dai nostri esperti”.

In un periodo in cui sono molteplici i soggetti – gruppi di lavoro, esperti, task force, comitati – a convergere con proposte e studi sul Governo, quale ritiene sia la peculiarità che meglio evidenzi lautorevolezza del Cnel?

“Rivestiamo un ruolo sancito dalla Costituzione con potere di iniziativa legislativa, ci avvaliamo di esperti e studiosi di primo piano e siamo chiamati a contribuire all’elaborazione della legislazione economica e sociale. Nostro punto di forza è mettere assieme tutte le parti sociali: datoriale, sindacati, terzo settore. Il confronto che si sviluppa nei gruppi di lavoro del nostro organismo è di grande qualità e riesce a produrre sintesi in grado di riscuotere l’approvazione unanime della nostra assemblea. È una caratteristica, questa, che gratifica il lavoro difficile e in profondità sviluppato dalla gestione Treu e dal segretario generale Paolo Peluffo. E posso fornirne esempio diretto, se si considera che anche alla mia elezione si è arrivati senza scontri né divisioni, con l’impegno diretto di Confindustria”.

Un esponente di primo piano della filiera della carta e della grafica in un ruolo apicale al Cnel nel momento in cui i valori espressi da questo settore sono al centro dellattenzione: sostenibilità, economia circolare, industria 4.0. Ma anche temi più difficili come lacutizzarsi della crisi delleditoria tradizionale. Quale apporto si sente di poter fornire?

“Certamente la mia caratteristica di essere inclusivo. Lo sono quando si parla della nostra Federazione, che ho sostenuto dal principio. Altrettanto se ci sono progetti da elaborare o crisi da affrontare. Vede, i cambiamenti sono sempre troppo rapidi rispetto alle nostre procedure decisionali: partendo da questo presupposto dobbiamo cercare di affrontare i problemi su scala complessiva, non restando confinati alla specifica situazione. Se in ogni circostanza puntiamo ad esaminare e considerare i problemi al livello associativo, avremo scelto la strada migliore per giungere a sintesi pronte da sottoporre al vaglio e alla valutazione della politica, che poi sui problemi è chiamata a esprimere decisioni. Il vero pericolo dal quale dobbiamo difenderci è quello di restare scollegati”.

Quale sarà, a suo avviso, la prossima sfida da affrontare, in tema di inclusione?

“Quella del welfare, che aiuta la politica a provvedere alla giustizia sociale. Ci apprestiamo a vivere fasi ancora più difficili sotto questo aspetto, dobbiamo collaborare per individuare schemi e soluzioni per andare soprattutto incontro a chi ha bisogno, in alternativa a dinamiche di generalizzato aumento degli stipendi. Ci riflettiamo spesso con i sindacati, le misure che privilegiano le politiche di sostegno, assistenza, formazione e previdenza lavorano in direzione dell’inclusione e della buona politica”.

Sintesi, dialogo, inclusione: è il nuovo orizzonte della cosiddetta parte datoriale?

“Bisogna, da imprenditori, saper interpretare il bisogno di innovazione. E questo, per chi opera ai vertici, significa ragionare in maniera inclusiva e non nella logica di eterne controparti: i risultati migliori si ottengono quando si riesce a raggiungere una sintesi quanto più aderente ai bisogni di tutti. I tempi del muro contro muro sono alle spalle, occorre abbassare le barriere, specie in tempi di straordinaria complessità e difficoltà come quelli che attraversiamo, e trovare il modo giusto di cooperare. Lei parla di ‘nuovo orizzonte’, ma devo precisare: è lo stesso spirito che conservo fin da quando ero, negli anni ’70, nel gruppo Giovani di Assolombarda”.

Federazione Carta Grafica e Comieco per la transizione ecologica dell’Italia

La Federazione Carta Grafica e Comieco in audizione al senato sul PNRR. Un recovery sulla carta è per la transizione ecologica dell’Italia: obiettivo 10% del conferimento in discarica dei rifiuti nel 2023 (in anticipo  sugli obiettivi ambientali al 2035).

“La filiera della carta e del cartone è un campione nazionale che fattura 25 miliardi di euro, pari a 1,5% del PIL e 200.000 addetti diretti. Esso garantisce il riciclo, immette sul mercato imballaggi rinnovabili e sostenibili e ha già iniziato la digitalizzazione. Attraverso le risorse del Recovery Fund dedicate alla transizione ecologica abbiamo una opportunità storica: far compiere al Paese degli ulteriori passi avanti per ottimizzare ulteriormente la filiera del riciclo, ampliando cosi i risparmi energetici e riducendo le emissioni. Inoltre, sostenendo la conversione energetica dal gas al biometano, potremo lavorare alla creazione di nuovi prodotti bio-based, rinnovabili e riciclabili, in particolare nel settore degli imballaggi e dei prodotti monouso. La carta è biodegradabile, riciclabile, compostabile, rinnovabile. Ha un tasso di circolarità di oltre il 60% e registra performance da record nel riciclo degli imballaggi dove si è oltre l’80%. Un Recovery sulla carta e’ per la transizione ecologica dell’Italia”. Lo afferma Amelio Cecchini, presidente del Consorzio Comieco, dopo l’audizione sul PNRR in Commissione Ambiente, al Senato della filiera che produce, trasforma, recupera e ricicla la carta.

“Ogni punto percentuale di riciclo corrisponde a 84.000 tonnellate di carta da riciclare che viene sottratta alla discarica, ma viene immessa nei processi produttivi” aggiunge Massimo Medugno “Con 5 punti percentuali in più di riciclo produrremmo 400 mila tonnellate in più di carta (con un corrispondente vantaggio nella diminuzione del conferimento in discarica) in sostituzione di materiali fossili e migliorando la sostenibilità nel campo dell’imballaggio”.

Federazione Carta e Grafica e Comieco hanno sviluppato una posizione comune sul Recovery Plan nella certezza di poter supportare lo sforzo richiesto all’Italia sulle questioni cruciali da noi evidenziate in audizione:

– l’applicazione del digitale alla gestione e alla tracciabilità dei materiali destinati ad assumere nuova vita come Materia Prima Seconda;

– lo sviluppo di una impiantistica per recuperare gli scarti del riciclo, finalmente adeguata a diminuire drasticamente il tasso ancora troppo elevato di conferimento in discarica;

– un quadro normativo che dia certezza e prospettiva agli investimenti della filiera nella valorizzazione, anche energetica, dei rifiuti e degli scarti derivanti dai processi di recupero e riciclo: ad esempio incentivando il biometano per uso industriale ;

– maggiore innovazione tecnologica per i processi di selezione e il passaggio della logistica dalla gomma al ferro per contribuire alla decarbonizzazione dei processi e della gestione.

Su ognuno di questi punti Federazione Carta e Grafica e Comieco hanno sviluppato delle proposte, tutte finalizzate a raggiungere obiettivi che sono realistici e a portata di mano quale quello dell’abbattimento al 10 per cento del tasso di conferimento in discarica dei rifiuti prodotti dall’industria cartaria. Un obiettivo raggiungibile con soli due impianti dedicati al recupero degli scarti di riciclo dell’industria cartaria, con molto anticipo sugli obiettivi al 2035. L’abbattimento al 10% del tasso di conferimento in discarica dei rifiuti e il contestuale aumento del recupero energetico degli stessi porterebbe l’Italia sulla media europea come Francia e Germania dove il recupero energetico dei rifiuti del processo cartario è del 50%.

La stampa inkjet a base acqua

Inchiostri

Dopo l’approfondimento sulla stampa digitale con inchiostri UV, approfondiamo gli aspetti della stampa inkjet a base acqua.

La ricerca di quasi tutti i produttori si concentra sulla formulazione di inchiostri a base acqua a pigmento da applicare a quasi tutti i campi di impiego dell’inkjet.

In realtà gli inchiostri base acqua possono essere di due tipi: dye (colorante) e pigmento. Sono già presenti entrambi sul mercato da molto tempo sia nel largo formato, sia nel foglio, sia nella stampa di produzione a bobina.

Inchiostri dye

Gli inchiostri dye hanno la caratteristica di essere molto fluidi perché privi di parti solide e per questo, ad esempio, utilizzati per la stampa a bobina ad alta velocità per eliminare i problemi di jet out e di bassa risoluzione.

Questi inchiostri hanno anche grande utilizzo nella stampa fotografica per interni perché consentono di ottenere un’altissima luminosità in stampa e dei gamut colore ampi, dato che la stesura dell’inchiostro non altera la superficie e la riflessione della luce.

Tuttavia la stampa con questo inchiostro rende necessaria la stesura di un primer sul supporto, ovvero di uno strato che trattiene la penetrazione della goccia prima della completa asciugatura o di supporti multistrato che facciano la stessa funzione (ad esempio le carte fotografiche); inoltre hanno una bassissima resistenza alla luce, in alcuni casi anche di mesi, per cui spesso le stampe devono essere protette con film anti-UV.

Inchiostri a pigmento

Gli inchiostri a pigmento hanno la parte colorante solida dispersa nel veicolo ed è stata la progressiva capacità di formulare una granulometria uniforme che ha esteso in continuazione il campo di applicazione, passando dalla stampa large format a quella a foglio; il livello di affidabilità è tale che è possibile il loro impiego anche nella stampa Continuos Feed ad alta velocità su carta, anche non trattata, ed è la tecnologia su cui stanno lavorando i produttori di macchine per stampare etichette e imballaggi flessibili.

I vantaggi di questo inchiostro sono il costo contenuto rispetto ad altre formulazioni, possibilità di stampare con gocce molto fini nell’ordine di 3 o 4 pl e di raggiungere risoluzioni elevate fino a 1200×1200 eliminando del tutto la percezione del retino di stampa e di ottenere grafiche e immagini nitide e stature.

Rispetto ai dye il granulo di pigmento interferisce con la riflessione della luce, ma questo non lo priva della possibilità di avere gamut estesi e di poter utilizzare con efficacia la stampa in multicromia per aumentare ancora di più numero di colori stampabili senza produrre retini visibili a occhio nudo.

La stampa a base acqua ha anche il vantaggio di produrre un minimo logoramento degli ugelli di stampa aumentando la vita delle teste di stampa, di asciugare molto rapidamente anche a temperatura ambiente o con l’ausilio di un sistema di asciugatura a
bassa temperatura, di avere un bassissimo impatto ambientale e di non avere emissioni nocive, motivo per cui è alto l’interesse e utilizzo nel settore food, beni della persona tutto il settore del packaging in generale.


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Liyu in crescita nel mercato italiano

Team La Sintesi, da sinistra M.Maestroni e M.Visigalli, con Liyu KC 3020

Prosegue l’avanzata di Liyu nel mercato italiano. Il marchio, sbarcato nel nostro Paese nel 2018, sta conquistando la fiducia di stampatori e industrie. Lo confermano le numerose aziende che, dopo la prima installazione, inaugurano il 2021 rinnovando la fiducia nel brand e implementando un secondo sistema Liyu nel proprio parco macchine. Le ragioni di questa fidelizzazione spaziano dalle prestazioni tecniche al customer service, come testimoniano i diretti interessati.

“Due anni fa abbiamo deciso di potenziare il nostro reparto produttivo introducendo un sistema roll to roll ecosolvente per stampare materiale pop, retroilluminati e affissioni di grande formato”, racconta Matteo Visigalli di La Sintesi di Lodi Vecchio, da 30 anni realtà specializzata in stampa digitale wide e super wide. Dopo aver analizzato diverse soluzioni, La Sintesi ha scelto il sistema Liyu PCT 3020 Ecosolvente roll to roll con luce di stampa fino a 3200 mm. “In questa fase il fattore determinante è stato sicuramente il rapporto qualità/prezzo”, spiega Visigalli. “A due anni dall’installazione possiamo sicuramente confermare che abbiamo ottenuto quello che volevamo in termini di qualità abbinata a giusta forza produttiva”. La Sintesi è un’azienda che punta sull’innovazione tecnologica per differenziarsi sul mercato ed essere sempre più competitiva. Da qui la decisione di inaugurare il 2021 con l’installazione di un sistema flatbed Liyu KC 3020 con teste Konica Minolta e formato di stampa fino a 3050 x 2050 mm, in aggiunta alla stampante in piano di un altro brand, potenziando quindi la forza produttiva. “La flatbed Liyu è molto più performante, silenziosa, precisissima, la gestione è molto intuitiva, ma, soprattutto, consuma la metà dell’inchiostro”, aggiunge il socio Massimo Maestroni. “Abbiamo scelto le teste Konica Minolta già installate sulla Liyu roll to roll perché volevamo offrire ai nostri clienti omogeneità di stampa”. La soddisfazione di La Sintesi srl per il raddoppio tecnologico è tale da aver già messo in programma l’installazione di un terzo sistema flatbed Liyu entro il prossimo anno.

Sostituzione tecnologica anche per CDV di Polpenazze del Garda (BS), stampatore specializzato da 30 anni in cartellonistica e insegne. “A fine 2019 abbiamo deciso di sostituire la roll to roll che utilizzavamo con un sistema più performante”, racconta Riccardo Paderni, titolare di CDV. “Abbiamo analizzato diversi brand con prestazioni più o meno equiparabili, ma sono i particolari che fanno la differenza”. CDV ha scelto di installare Liyu PCT 3020 Led UV roll to roll con luce fino a 3200 mm, che, nelle fasi di test, si è distinta per il sistema di trascinamento che garantisce un ottimo tensionamento del tessuto durante le fasi di stampa. Anche CDV ha inaugurato il 2021 potenziando il reparto produttivo con l’installazione di una flatbed pura. In questo caso la discriminante per la scelta è stata l’alta risoluzione che CDV ha trovato nella flatbed Liyu KC 3020 equipaggiata con teste Ricoh e piano di stampa fino a 3050 x 2050 mm. “La stiamo già utilizzando per stampare pannelli rigidi, metacrilato e forex, ma anche per espanderci in nuovi mercati con inedite applicazioni. Grazie a questo sistema abbiamo potuto candidarci per importanti commesse realizzando campionature con stampa diretta su legno e tessuto”.

Anche FV Pubblicità di Stezzano (BG), da 13 anni specializzata in comunicazione pubblicitaria, ha scelto Liyu per entrare nel mondo del rigido, installando due anni fa la flatbed Liyu KC 3020 con teste Konica Minolta con piano fino a 3050 x 2050 mm. Da allora il sistema Liyu viene utilizzato da FV Pubblicità per stampare un’ampia gamma di materiali rigidi come forex, plexiglass, legno laminato, ma anche alluminio e acciaio utilizzati per realizzare targhe CE e tastiere a membrana per macchinari industriali. Il potenziamento del reparto produttivo è proseguito puntando ancora su Liyu con l’installazione, a distanza di un anno, di un secondo sistema: la roll to roll Liyu PCT 3020 Led UV con luce fino a 3200 mm, impiegata per banner. tessuti e adesivo. Il rapporto tra FV Pubblicità e Liyu è cresciuto negli anni, come racconta il titolare Simone Viscardi: “Certamente siamo soddisfatti delle prestazioni tecniche dei sistemi, ma a fare la differenza è il valore aggiunto offerto dal team Liyu in termini di assistenza, manutenzione, consulenza. Un rapporto basato su fiducia e trasparenza. Lo testimonia il fatto che a un giorno dalla scadenza della garanzia siamo stati contattati dai tecnici Liyu che si sono offerti di venire a fare un check up dei due sistemi a titolo gratuito”.

MCA Digital amplia l’offerta con la nuova serie HP Latex 700W e 800W

Con l’inedita Serie HP Latex 700W e 800W, MCA Digital offre una nuova generazione di stampanti per rispondere con agilità alle sfide del mercato.

“Dal primo giorno abbiamo immaginato il futuro sposando una politica di sostenibilità a tutto tondo, che definisce la nostra strategia a medio e lungo termine determinando anche le nostre politiche di marketing in termini di prodotti commercializzati”, afferma Cristina Del Guasta, socio fondatore di MCA Digital. “Siamo fortemente convinti che, oggi più che mai, nel mercato ci sia posto solo per aziende con lo sguardo rivolto al futuro, capaci di innovare, di essere competitive, di rispondere al dinamismo della domanda e di avere reali obiettivi di sostenibilità”.
Dal primo giorno MCA ha operato secondo un piano industriale fortemente orientato alla sostenibilità ambientale. Tra le leve concrete di questo approccio, la scelta di puntare sulla tecnologia HP Latex, con la quale l’azienda ha messo a segno diversi primati. Dopo aver apposto il proprio sigillo sulla prima installazione di ogni nuovo modello di stampante HP Latex in Italia, MCA, rivenditore in grado di proporre la gamma completa delle tecnologie di stampa HP per il grande formato, oggi amplia ulteriormente la propria offerta con la nuova serie HP Latex 700W e 800W.
Ufficialmente presentate al mercato a inizio febbraio, ma già testate nei minimi dettagli dal team di tecnici di MCA Digital, queste stampanti aggiungono agli indiscussi vantaggi del Latex firmato HP il nuovo inchiostro bianco ottico lucido. “Si tratta sicuramente del bianco più bianco disponibile sul mercato”, commenta Del Guasta. “Gli stampatori, che hanno già avuto modo di visionare i sample che abbiamo realizzato nella nostra sala demo, sono rimasti abbagliati”.
L’innovativa serie HP Latex, composta da quattro modelli – HP Latex 700 e 800 e HP Latex 700W e 800W – introduce inedite prestazioni che permettono agli stampatori di rispondere efficacemente alle dinamiche del nuovo scenario economico/industriale che si prospetta oggi. “Questi sistemi sono stati ingegnerizzati mantenendo salde le caratteristiche che contraddistinguono l’unicità della tecnologia HP Latex, a cui sono state aggiunte nuove funzioni che conferiscono a queste stampanti maggiore agilità. L’obiettivo è quello di permettere alle aziende di evadere ancora più velocemente le commesse, gestire più efficacemente i flussi di lavoro, rispettando parametri di ecosostenibilità”, spiega Cristina Del Guasta. “Questi in generale rappresentano i nuovi standard per fare impresa oggi, e valgono anche nel mondo delle arti grafiche e della comunicazione visiva”.
Tra le caratteristiche tecniche principali della nuova serie HP Latex 700W e 800W le testine di stampa rinnovate che raggiungono velocità fino a 36 m2/h, livelli di produttività superiori del 50% rispetto ai precedenti modelli HP, colori saturi e vivaci, dettagli delle immagini e del testo sempre più precisi. Unitamente al lancio delle stampanti 700W e 800W, HP ha presentato le nuove cartucce HP Eco Carton, realizzate con materiale cardboard, che riducono dell’80% l’utilizzo di plastica. Tra i vantaggi più apprezzati degli inchiostri base acqua HP Latex l’asciugatura immediata e la resistenza ai graffi; inoltre, questi inchiostri garantiscono stampe inodore per applicazioni indoor, anche in ambienti sensibili come scuole e ospedali, salubrità e sicurezza dei luoghi di lavoro e riciclabilità delle stampe.
Nella sala demo di MCA Digital, alle porte di Padova, è già installato il modello top di gamma HP Latex 800W a disposizione dei clienti per test personalizzati che vengono gestiti dal team MCA con la consueta professionalità e il massimo rispetto delle normative in ambito di sicurezza e distanziamento sociale.

La stampa digitale con inchiostri UV

Diciamo subito che questo tipo di inchiostro ha il grande vantaggio di consentire la stampa su un largo numero di supporti per capacità di adesione, resistenza alla luce e resistenza all’usura meccanica.

Sono utilizzati su molte tipologie di macchine da stampa: grande formato roll to roll e flatbed, bobina per etichette e imballaggio flessibile, foglio B2, stampanti cartone e corrugato.

Questo ampio campo di utilizzo è dato dalla capacità dell’inchiostro di non avere necessità di permeare il supporto di stampa e di asciugare per reticolazione tramite lampade UV o LED.

La formulazione prevede che nel veicolo siano presenti pigmenti per la parte colorante, fotoiniziatori che sono gli attivatori del processo di “curing” cioè di reticolazione, oligomeri e monomeri che sono responsabili della stabilità dimensionale, della adesione al supporto e della resistenza del film stampato.

Il sistema di asciugatura rende la stampa con questi inchiostri sempre molto satura e brillante data dal mantenimento in superficie del pigmento e permette di stendere in sequenza e senza tempi di attesa primer, quando necessario, bianco di fondo e vernici di nobilitazione rendendo efficiente e veloce la produzione.

Nella stampa su carta e cartone a singolo passaggio è eseguito un “pinning”, cioè una prefissaggio, che blocca la permeazione delle gocce del supporto dopo ogni array di stampa, o “castello” per i meno avvezzi, per poi eseguire un “curing” finale che completa il processo.

Grazie a ciò spesso sono usati anche su macchine da stampa ibride flexo/digitali per la personalizzazione dello stampato ed è possibile anche utilizzare pigmenti metallici e perlescenti.

L’inchiostro ha diverse formulazioni proprio in funzione dei materiali su cui stampare del campo di applicazione dei prodotti come, ad esempio, gli inchiostri a bassa migrazione idonei per la stampa di contenitori e imballaggi a uso alimentare, completamente diversi da quelli utilizzati per la realizzazione sistemi espositivi e anche in funzione del sistema di curing che può essere a lampade UV o LED (anche in questo caso in funzione del tipo e della velocità di produzione attesa).


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