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Da Esko nuovo plotter da taglio digitale per produzione continua

Kongsberg C66 di Esko è un tavolo di finitura digitale progettato per la produzione a basse tirature di applicazioni in cartone ondulato.

Basato su decenni di innovazioni Kongsberg integrate con le soluzioni software Esko, il Kongsberg C66 è un grande plotter da taglio digitale per la produzione con cartone ondulato di livello industriale. È stato sviluppato tenendo conto delle richieste del mercato nell’ambito del programma di robotica di Kongsberg. La sua combinazione di dimensioni, velocità e precisione con materiali rigidi pesanti, come il cartone ondulato, lo rende un’alternativa all’apparecchiatura di fustellatura convenzionale per la produzione a basse tirature di applicazioni in cartone ondulato per imballaggi ed espositori per punti vendita.

Il Kongsberg C66 arriva fino a 100 m/min. È in grado di gestire la produzione di supporti ondulati di grandi dimensioni sia in modalità multi-zona manuale (2,2 m x 3,2 m) sia a zona singola (2,5 m x 4,8 m). Pertanto è ideale per la produzione di imballaggi protettivi con dimensioni di foglio massime di 2,5 m x 4,8 m, di contenitori ondulati industriali doppio strato e triplo strato e di imballaggi ed espositori per punti vendita. Il Kongsberg C66 può inoltre essere utilizzato per altri materiali richiesti nell’ambito degli imballaggi protettivi, tra cui materiali di imbottitura espansi.

«Il Kongsberg C66 è stato progettato per soddisfare la richiesta del mercato di soluzioni di formati maggiori per materiali di finitura rigidi» spiega Tom Naess, senior product manager di Esko. «Potenzia la produttività e, se combinato alla robotica, garantisce produzione continua. Ciò consente di completare con rapidità ed efficienza imballaggi pesanti e basse tirature senza compromessi per la qualità. Spostando le basse tirature sul Kongsberg C66 è possibile eliminare i tempi e i costi associati alle soluzioni di fustellatura convenzionali, che diventano meno utili quando si tratta di basse tirature e tempi di ciclo compressi».

OKI Europe vince il Pick Award 2018 di Keypoint Intelligence BLI nella categoria wide format

ColorPainter M-64s, la stampante inkjet di grande formato di OKI, è stata premiata da Buyers LAB (BLI) di Keypoint Intelligence con il Pick Award 2018 nella categoria “Outstanding Enhanced CMYK Eco-Solvent/Latex 54″/64″” al The Print Show. Il premio è il risultato di mesi di test rigorosi condotti da team esperti di analisti e tecnici di laboratori di Buyers Lab.

«ColorPainter M-64s di OKI è stata la chiara vincitrice della categoria CMYK enhanced», afferma David Sweetnam, director di BLI’s Research and Lab Services. «Con una grande prestazione in più categorie, il CP Manager del dispositivo ha ottenuto un particolare apprezzamento per la sua funzionalità e utilità complessiva che lo ha aiutato a raggiungere le cinque stelle per la gestione e il monitoraggio dei dispositivi».

Dal lancio del programma test nel 2016 Eco-Solvent/latex, BLI ha testato una serie di dispositivi Latex da 54 “/ 64″ in Europa e negli Stati Uniti, aggiudicando i riconoscimenti ai prodotti più performanti in quattro categorie: Entry level CMYK Eco-solvent, Enhanced CMYK Eco-solvent, High Production CMYK Eco-solvent and Gamut Expansion Eco-solvent. BLI ha apprezzato ColorPainter M-64s per la sua produttività e la sua resa in stampe composte da più pannelli.

«Siamo davvero onorati di ricevere il Pick Award per la categoria “Outstanding Enhanced CMYK Eco-Solvent/Latex 54″/64” – ha affermato Shu Watanabe, general manager, industry print, che ha ricevuto il premio per conto di OKI Europe. – ColorPainter M-64s è l’esempio lampante della leadership tecnologica di OKI e della capacità dell’azienda di sviluppare soluzioni di stampa innovative, dalle elevate prestazioni e qualità in un mercato in continua evoluzione, riuscendo a soddisfare le diverse esigenze di segnaletica interna ed esterna delle industrie grafiche».

Canon: imagePRESS C850 festeggia il primo anniversario con 900 installazioni

Sono oltre 900 le stampanti di produzione a colori della serie imagePRESS C850 di Canon ad essere state installate nell’area EMEA dopo il lancio avvenuto un anno fa. Con l’aggiunta del modello imagePRESS C650, che da marzo 2017 ha affiancato la serie imagePRESS C850, la base installata supera le 1.650 unità.

Dopo il lancio dei modelli imagePRESS C850 e C750 nell’autunno 2016, la risposta dei fornitori di servizi di stampa commerciali e dei centri di stampa aziendali evidenzia l’apprezzamento per le funzionalità di questi dispositivi: stampa del formato banner in duplex automatico, registro semi-automatico della pagina, compatibilità con un’ampia gamma di supporti ed estese funzioni di finitura. Funzionalità che nel loro insieme aiutano i clienti a esplorare nuove possibilità nel mercato della stampa digitale. Sviluppata in linea con la richiesta del mercato per stampe a colori di qualità, eccellente produttività e flessibilità dei supporti, la serie imagePRESS C850 aiuta gli stampatori a incrementare l’efficienza operativa, consentendo loro di concentrarsi su altre attività a valore aggiunto e di creare nuove opportunità di business.

Teresa Esposito, marketing & sales excellence director businessgroups di Canon Italia ha commentato: «I clienti che desiderano far crescere il proprio business con la produzione digitale hanno bisogno di soluzioni affidabili e versatili che li aiutino a soddisfare un più ampio ventaglio di richieste da parte dei clienti. È stato emozionante registrare una tale reazione positiva dal mercato per la serie imagePRESS C850 negli ultimi 12 mesi. Ci siamo impegnati a fondo per sviluppare tre nuove stampanti, basate sulla stessa tecnologia avanzata della nostra stampante di produzione imagePRESS C10000VP, che fossero in grado di supportare le aspirazioni dei nostri clienti, desiderosi di ampliare le proprie capacità applicative. La nostra gamma di opzioni software, che spazia dai driver intuitivi alle soluzioni per flussi di lavoro end-to-end, ci aiuta anche a potenziare la loro efficienza operativa. La risposta dei clienti che operano nel mercato EMEA evidenzia che questi prodotti stanno già esercitando un impatto significativo, aiutandoli a far evolvere le loro attività in linea con le mutevoli esigenze del cliente. È bello vedere come l’innovazione tecnologica può svolgere un ruolo tanto importante nell’ispirare le aziende, stimolandole a realizzare nuove opportunità».

A InPrint 2017 Mimaki presenta la sua gamma di soluzioni per stampa industriale

Mimaki prende parte in questi giorni a InPrint 2017 (Monaco, 14-16 novembre 2017) proponendo la sua ampia gamma di soluzioni stampa e taglio con prestazioni industriali. Inoltre, l’azienda in fiera presenterà campioni 3D realizzati in quadricromia con la stampante 3D a inchiostro UV LED 3DUJ-553 per dimostrare il potenziale di questa tecnologia, ideale per una rapida produzione di prototipi, stampi, modelli e altro ancora. «Le tecnologie di stampa industriale stanno cambiando il volto della produzione e Mimaki continua a investire per dare impulso a questa evoluzione» spiega Ronald van den Broek, sales manager EMEA di Mimaki Europe. «Vogliamo offrire nuove redditizie opportunità a brand e produttori operativi nei settori merceologici più variegati. Siamo certi che la nostra gamma di soluzioni per la stampa industriale presenti ad oggi la più ampia scelta disponibile sul mercato. Il nostro obiettivo in fiera è ispirare gli operatori con tante nuove idee che potranno adottare nelle loro aziende».

In particolare, tra le tecnologie Mimaki presenti a InPrint 2017: le stampanti flatbed della serie UJF con inchiostro UV LED ad alta precisione, che oltre alla capacità di stampare su diversi supporti, tra cui plastica, legno, metallo e vetro, permette la stampa diretta a 360º su oggetti cilindrici; il plotter da taglio flatbed CFL-605RT; la versatile print & cut UV LED UCJV300-160; i campioni prodotti con Mimaki 3DUJ-553, la prima stampante 3D in quadricromia in grado di riprodurre oltre 10 milioni di combinazioni cromatiche; il processo di termoformatura sottovuoto realizzato utilizzando l’inchiostro flessibile Mimaki LUS-350 in combinazione con la macchina per termoformatura sottovuoto di Formech; la stampante a sublimazione TS300P-1800.

«A InPrint 2017 i visitatori potranno osservare un ampio assortimento di soluzioni innovative per stampa e taglio che stanno cambiando il volto del settore industriale» aggiunge van den Broek. «L’adozione di queste tecnologie digitali offre agli operatori un concreto vantaggio in un settore in rapida evoluzione».

Burgo sottoscrive la Dichiarazione di Vancouver: insieme per un futuro sostenibile

Le imprese che utilizzano le risorse naturali hanno il dovere di assicurarsi che provengano da fonti responsabili. La Dichiarazione di Vancouver è una promessa pubblica, con la quale aziende di ogni dimensione e provenienza si impegnano a contribuire all’attuazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite adottati nel 2015, sottolineando il loro impegno per una filiera più sostenibile dei prodotti forestali.

La Dichiarazione è stata presentata durante l’Assemblea Generale 2017 di FSC (Forest Stewardship Council) a Vancouver, Canada, lo scorso ottobre; oltre a Burgo, hanno firmato a sostegno dell’iniziativa: Ikea, H&M, SIG, Marks & Spencer, Jysk, Mitsubishi Paper Mills e Fuji Xerox. L’obiettivo è quello di coinvolgere ancora più imprese lungo tutta la catena di approvvigionamento. Considerando il tasso di adesione crescente, secondo FSC questa dichiarazione avrà un impatto positivo su tre aree fondamentali di sostenibilità: ambientale, sociale ed economica.

Ottenere il sostegno collettivo delle imprese nella lotta per proteggere le foreste e il pianeta rappresenta un passaggio fondamentale per combattere il cambiamento climatico e garantire la tutela degli ecosistemi. Dal punto di vista sociale, il ruolo e l’importanza delle persone nella silvicoltura non può essere sottovalutato, perciò la Dichiarazione di Vancouver rafforza l’impegno affinché tutte le persone, che vivono nella foresta e attorno ad essa, siano coinvolte nelle decisioni che interessano le loro foreste. Al centro del sistema FSC c’è infatti la garanzia dell’impegno degli stakeholder, di processi decisionali democratici e della tutela dei lavoratori forestali. Le aziende che sottoscrivono la dichiarazione e i nuovi standard FSC contribuiscono concretamente ad assicurare ai lavoratori forestali in tutto il mondo un salario equo per il lavoro che fanno e la tutela delle persone che dipendono dalle foreste per il loro sostentamento. Le misure a tutela dell’ambiente e delle persone proteggono il futuro dell’industria stessa. È questa azione collettiva e collaborazione end-to-end a rivelarsi sempre più strategica.

Burgo ha sottoscritto la Dichiarazione di Vancouver perché, essendo le risorse forestali la componente essenziale nella produzione della carta, è consapevole che la continuità del business dipende dall’accesso a lungo termine a queste materie prime. Burgo pertanto riconosce la responsabilità che si ha nel contribuire a garantire che le foreste del mondo siano gestite in maniera sostenibile e da tempo è impegnata attivamente nello sviluppo del sistema di certificazione FSC.

Ricoh, nuova piattaforma inkjet a modulo continuo

Produttività elevata per numerose applicazioni tra cui stampa transazionale, produzione di libri, direct mailing e foglietti illustrativi per il mondo farmaceutico. Le opportunità della serie Ricoh Pro V20000.

In particolare, compatte e versatili, le nuove soluzioni della serie modulo continuo offrono una vantaggiosa produzione monocromatica e a colori sia agli stampatori che già utilizzano sistemi a modulo continuo sia a coloro che invece hanno installato sistemi a foglio singolo e desiderano consolidare l’output di differenti dispositivi su un’unica piattaforma. Con una dimensione di soli 4.3 mq, Ricoh Pro V20000 è ideale per qualunque ambiente produttivo. Ricoh Pro V20000 consente ai fornitori di servizi di stampa di produrre un’ampia gamma di applicazioni: dalla stampa transazionale – come fatture, estratti conto e documenti assicurativi – a libri, direct mailing e foglietti illustrativi per il mondo farmaceutico.  Ricoh Pro V20000 è disponibile in tre versioni: Ricoh Pro V20000: soluzione monocromatica (velocità: 75 m/min; risoluzione 600 x 600 dpi); Ricoh Pro V20100: soluzione monocromatica (velocità: 150 m/min; risoluzione 600 x 600 dpi); Ricoh Pro VC20000 CMYK: soluzione a colori (velocità: 75 m/min; risoluzione 600 x 600 dpi). Inoltre, la serie è stata ottimizzata per integrarsi con diverse soluzioni di finitura in linea in cui la possibilità di modificare la velocità in base alla capacità di ciascun dispositivo riduce al minimo gli sprechi di carta e migliora la produzione.

Tim Taylor, head of continuous feed market, commercial and industrial printing group di Ricoh Europe, spiega: «Ricoh Pro V20000 rappresenta un importante ampliamento della nostra gamma a modulo continuo. La soluzione va ad aggiungersi a Ricoh Pro VC40000, annunciata all’inizio dell’anno, e a Ricoh Pro VC60000, per cui ora siamo in grado di rispondere a tutte le esigenze produttive». E prosegue dicendo: «I nuovi sistemi offrono un aggiornamento interessante per gli ambienti in cui si utilizzano tecnologie a toner. Grazie alla migliore efficienza operativa, alla velocità di stampa più elevata e ai costi di gestione sensibilmente inferiori, un’unica soluzione può sostituire diversi dispositivi a toner ormai inadatti. I fornitori di servizi di stampa possono entrare in numerosissimi mercati, specialmente utilizzando Ricoh Pro V20000 in abbinamento ai nostri software. Ad esempio, la soluzione permette di produrre libri in modo efficiente se integrata con TotalFlow batchbuilder, mentre utilizzando congiuntamente FusionPro e Ricoh Process Director, la soluzione risponde ad esempio alle esigenze del mondo farmaceutico, grazie anche alla possibilità di gestire basse grammature».

Un converting più semplice con le soluzioni Omet

Il processo di converting è una parte strategica e molto delicata della produzione di etichette e packaging: implica tempi, costi e rischi che ogni stampatore vorrebbe abbattere. Per affrontare queste criticità, Omet ha sviluppato soluzioni esclusive e personalizzabili da applicare in linea sulle proprie macchine, creando preziose opportunità per i propri clienti.

In particolare, per ogni linea del suo portfolio, Omet può proporre delle fustelle speciali che velocizzano il cambio lavoro, rendendolo più sicuro e più facile rispetto agli standard che richiedono lunghi tempi di fermo macchina.

Le linee di stampa Omet iFlex, OMET X4 e OMET X5 prevedono la possibilità di integrare il sistema di fustellatura Omet Easy-Change Die Cut – ECDC, un modulo ergonomico e compatto con sistema a cambio facilitato che permette di effettuare un cambio lavoro in meno di un minuto grazie a uno speciale dispositivo di scorrimento veloce, facile e sicuro, senza necessità di sistemi di sollevamento.

Per la linea Omet X6 è stato studiato un sistema di fustellatura innovativo e performante. Omet Twist è una fustella speciale con dispositivo Omet Easy-Change Die, dotata di doppio cassetto scorrevole dove appoggiare i cilindri magnetici e un sistema Omet In&Out che permette un cambio lavoro intuitivo e immediato: spingendo un cilindro nello slot di fustellatura, l’altro viene contemporaneamente espulso con tempi e sforzi ridotti al minimo. Pochi secondi per il pre-registro automatico e il cambio lavoro è completo. I numeri parlano chiaro: se con il gruppo di converting standard la sostituzione richiede 20-30 minuti, Omet Twist permette di limitare il tempo di fermo macchina a meno di 1 minuto per un cambio completo di formato e di sagoma.

Omet MonoTWIN Cut è un altro gruppo di fustellatura dedicato a Omet X6, che permette di eliminare il problema della sostituzione del cilindro: questo modulo utilizza un unico cilindro magnetico per qualunque formato di fustellatura. Lavora con un sistema che adatta automaticamente il cilindro ai parametri inseriti a pannello, limitando il lavoro dell’operatore alla mera sostituzione del lamierino magnetico. Il gruppo Omet MonoTWIN Cut, oltre a semplificare il cambio lavoro, abbatte i costi d’acquisto dei cilindri e il problema dello stoccaggio.

Omet offre diverse opzioni, sviluppate ad hoc, per la fase del converting. La linea Omet Varyflex può essere configurata con diverse soluzioni dedicate ad applicazioni speciali, incluse le fustelle intercambiabili dedicate a operazioni specifiche per la conversione di etichette e cartoncino pieghevole. Le linee Omet hanno sviluppato una flessibilità di configurazione tale da poter garantire ai clienti anche gruppi di fustellatura personalizzati per applicazioni speciali. Sono state studiate soluzioni per la finestratura di carta e cartoncino, o addirittura per l’inserimento di fustella e sfridatore fra le stampe oltre che alla fine del processo, per poter realizzare etichette a due strati con forme, dimensioni e materiali diversi in un solo passaggio.

 

print24.com riduce i prezzi: stampati fino al 40% più convenienti

PUBBLIREDAZIONALE

Il web to print print24.com ha ridotto i prezzi in Italia e offre ora prodotti di stampa come volantini e brochure a un prezzo molto più basso rispetto ad altri protagonisti del mercato. Ad esempio, 10.000 volantini a quattro pagine in formato A6 costano solo 407,33 € | 496,94 €1 (netto | lordo) e sono del 20% più economici rispetto ad altri. 500 brochure a 12 pagine con rilegatura a punto metallico in formato A5 sono addirittura il 38% più economici e costano solo 178,36 € | 217,60 €2 (netto | lordo) spedizione compresa.

Inoltre, print24.com offre anche una grande varietà di altri top seller a prezzi super vantaggiosi, tra cui libri, cartoline e biglietti pieghevoli, ma anche classici dal settore delle attrezzature pubblicitarie e di grandi formati come rollup/display, insegne e banner. Ulteriori offerte interessanti dalle categorie d’imballaggi, prodotti fotografici, alimentari e prodotti per ufficio completano l’ampia selezione di print24.com.

Oltre ai prezzi costantemente bassi, i clienti di print24.com beneficiano anche degli ottimi tempi di consegna – molti top seller possono essere, infatti, consegnati entro un solo giorno – e dell’eccezionale qualità. Inoltre, la maggior parte dei prodotti sono già disponibili nelle tirature di stampa di un pezzo – o in grandi versioni, come volantini fino a 1 milione di pezzi.

1Solo valido per volantini/pieghevoli, 105 x 148 mm DIN A6, 4 facciate, 4/4 colori CMYK, 170 g/m² carta patinata, piega a 1 piega, plastificazione, lucido su tutti lati, 10.000 pezzi, tempo di consegna standard, incl. spedizione, prezzo dal 01/11/2017, i prezzi effettivi sul sito web possono variare.

2Solo valido per brochure/riviste, rilegatura a punto metallico, 148 x 210 mm DIN A5, contenuto 12 facciate, 4/4 colori CMYK, carta patinata 250 g/m², 500 pezzi, tempo di consegna standard, incl. spedizione, prezzo dal 01/11/2017, i prezzi effettivi sul sito web possono variare.

Acqua, un bene prezioso nella stampa flessografica

Inchiostro, acqua e flessografia sono tre parole legate a doppio filo sin quasi dagli albori dell’esperienza tecnologica flessografica. Per marcare i supporti cartacei destinati alla produzione degli imballaggi era sufficiente utilizzare un inchiostro a base acquosa, che in parte veniva assorbito e in parte evaporava abbastanza facilmente.

Quindi parlare oggi di inchiostri all’acqua in flessografia verrebbe da dire: «Beh, dov’è la novità?». Questi inchiostri vengono utilizzati da molto tempo per stampare su supporti cartacei, a volte quasi considerati di «serie B» perché destinati a prodotti con grafiche relativamente semplici, a supporti meno brillanti e con esigenze cromatiche inferiori rispetto agli imballaggi su film plastico con inchiostri a solvente.

E invece oggi il binomio acqua e flessografia suscita un nuovo interesse. Subito si pensa alla maggiore qualità richiesta ai prodotti in cartone ondulato che devono offrire una «qualità offset» su un prodotto che spesso deve assolvere a funzioni ibride di imballo secondario e primario con una forte importanza dell’aspetto comunicativo, grafico, emozionale, di vendita. Quindi la scelta della stampa flexo di alta qualità in post-print, in sostituzione alla offset in pre-print, è una naturale conseguenza.

E l’uso degli inchiostri ad acqua, invece che di quelli a base di solventi, aiuta anche nel posizionamento «green» sia dello stampatore che del brand, garantendo un messaggio di sostenibilità che accompagna il marketing dei prodotti. La cosa interessante è che tutto questo si declina oggi anche sui supporti plastici, tradizionalmente stampati con inchiostri a base solvente. Ma per stampare con successo questi supporti è necessario un approccio tecnico ragionato, conoscere bene le caratteristiche dell’inchiostro e le possibilità di impiego per ottenere i migliori risultati, a partire dalla qualità.

Inchiostri a evaporazione

Gli inchiostri per stampa flessografica all’acqua e quelli a solvente appartengono alla categoria degli inchiostri a evaporazione, dove un componente evapora lasciando un residuo secco sul supporto stampato, a differenza di quelli a indurimento dove l’intera quantità di inchiostro umido viene fissata al supporto tipicamente con un processo di polimerizzazione o reticolazione (inchiostri UV o EB).Gli inchiostri a evaporazione, a base acqua o a solvente, consentono la rimozione della componente volatile in maniera pressoché identica ma hanno una struttura diversa. Entrambi hanno il pigmento in dispersione nel veicolo, mentre la resina negli inchiostri a solvente è totalmente in soluzione, e in quelli ad acqua è in parte in dispersione e in parte in soluzione. Questo piccolo dettaglio sembra una finezza ma per capirci meglio è simile alla differenza di struttura tra un cucchiaino di sale disciolto in acqua e il latte.

La differenza tra queste modalità di soluzione della resina determina un diverso comportamento nella fase di creazione del film di inchiostro, quindi nel momento in cui l’inchiostro deve bagnare il supporto e stendersi creando un velo uniforme sulla superficie stampata. La resina degli inchiostri all’acqua viene resa liquida con un processo detto di saponificazione: la resina è composta da una parte acida solubile e da una parte grassa insolubile; queste entrano in contatto con un reagente alcalino (ammoniaca) che si combina con la componente acida e sviluppa un sale solubile in acqua. Questo sale si scioglie in acqua generando la vernice, una soluzione che contiene circa il 60% di acqua (che poi evaporerà) e circa il 40% di resina che si solidificherà.

E proprio durante l’evaporazione dell’acqua avviene la trasformazione più importante: si genera un composto insolubile che non si riscioglie con l’acqua. Quindi la differenza principale tra un inchiostro a base solvente e uno a base acqua è che quest’ultimo, dopo l’essiccazione, è più difficilmente risolubile.

Quando si parla di inchiostri si parla anche di colori, e quindi di pigmenti. Anche per gli inchiostri a base acqua valgono le stesse raccomandazioni relative alla corretta selezione del pigmento. La scelta del corretto Colour Index* va effettuata insieme al fornitore dell’inchiostro in base all’utilizzo finale del prodotto stampato.

Tra i componenti dell’inchiostro ci sono anche piccole quantità di additivi che consentono la regolazione delle proprietà dell’inchiostro sia in fase di utilizzo (formulazione e stampa) che sul prodotto finito. Tra i principali additivi troviamo gli antiblocking, gli antischiuma, gli antigraffio, gli antisedimentanti e disperdenti, i bagnanti per pigmenti, i promotori di adesione, i regolatori di scivolosità, e tanti altri. Questi prodotti sono presenti in percentuale molto bassa e vanno gestiti con attenzione senza esagerare con le quantità. E infine arriviamo al «solvente» dell’inchiostro a base acqua: l’acqua appunto.

Questo componente non ha solamente lo scopo di evaporare, ma ha importanti funzioni: deve stabilizzare i componenti solidi in dispersione, deve consentire una sufficiente volatilità per consentire un’accettabile asciugatura in macchina, deve dissolvere la parte solubile della resina e essere compatibile con i componenti del gruppo stampa e non provocare effetti avversi. Chiaramente l’aspetto di evaporazione costituisce una delle maggiori differenze tra gli inchiostri a solvente e quelli ad acqua. L’acqua asciuga più lentamente del solvente: ha un tempo di evaporazione dalle tre alle sei volte più lento, e quindi occorre considerare la necessità di un maggiore scambio d’aria, circa +30%, nel tunnel di asciugatura a parità di energia, abbinato a una riduzione di velocità di circa 20-25%. Peraltro, è relativamente semplice controllare il livello di essiccazione degli inchiostri a solvente misurando il livello di saturazione del solvente nell’aria in uscita dall’asciugatura. Nel caso degli inchiostri ad acqua è un po’ più complicato controllare l’umidità residua senza l’influenza dell’umidità dell’ambiente. Questo significa che l’uso di questi inchiostri impone dei controlli più attenti alle condizioni di coibentazione dell’ambiente di lavoro.

Nonostante tutto questo, l’utilizzo degli inchiostri all’acqua è supportato da grandi benefici sia in termini di sicurezza che di costi delle attrezzature oltre che evidentemente dal punto di vista della sostenibilità e dell’impatto ambientale.

La maggiore sicurezza si ottiene grazie all’assenza di emissione di solventi, valori di VOC nulli o molto bassi, e nessun rischio di incendio.

Ne consegue che gli investimenti in impianti siano più contenuti in quanto non è necessario alcun sistema di recupero o abbattimento solventi. Gli impianti di sicurezza, antideflagranti, e per smaltimento dei solventi avranno un impatto economico inferiore e ci sarà chiaramente un minore consumo di solventi in sala stampa.

Come si prepara un inchiostro ad acqua

Dal punto di vista della produzione, il ciclo di preparazione degli inchiostri all’acqua segue gli stessi principi di quello degli inchiostri a solvente, chiaramente con ingredienti differenti. La formulazione del colore invece, per ottenere una tinta a campione, è basata esattamente sulle stesse modalità operative: si tratterà di avere il file delle basi monopigmentate corrispondente alla serie di inchiostri fornita dal produttore e i necessari additivi. I principi di ottenimento del colore e della forza coprente sono quindi gli stessi: le caratteristiche di tinta e coprenza vengono gestite con lo spessore dello strato di inchiostro (volume) oppure con la diluizione o concentrazione del pigmento. Da questo punto di vista, lavorando con gli inchiostri all’acqua, è più facile intervenire sulla pigmentazione aggiungendo una pasta concentrata, cosa invece meno semplice da gestire da parte dello stampatore con gli inchiostri a solvente.

Nel caso di diluizioni verrà utilizzata la cosiddetta vernice da taglio, cioè l’inchiostro senza pigmento (vernice tecnologica) opportunamente diluito alla viscosità di stampa. È fondamentale ricordare, anche nel caso degli inchiostri ad acqua, l’importanza della fase di ottimizzazione del processo: formulare l’inchiostro in funzione delle caratteristiche della condizione di stampa, e non cercare di correre dietro a un risultato cambiando il rullo anilox o usando la macchina da stampa come un tirabozze in produzione.

Alcune caratteristiche tipiche degli inchiostri all’acqua

Sicuramente l’aspetto più specifico degli inchiostri all’acqua è il pH. Abbiamo detto che la resina viene resa solubile mediante una reazione chimica di saponificazione con un reagente alcalino, quindi il pH alcalino dell’inchiostro deve garantire che questa reazione possa avere effetto. Gli inchiostri vengono solitamente forniti già con il pH adatto all’uso, tra pH 8,5 e 9,5, e l’utilizzatore deve assicurare che questo valore rimanga stabile tramite il controllo con pH-metro e opportuni additivi. Durante la stampa, la componente alcalina tende a evaporare facendo diminuire il pH: le resine si separano dal pigmento, diminuisce l’adesione dell’inchiostro, si possono notare sporchi sulla stampa e un aumento della viscosità. Ebbene la cosa peggiore da fare è diluire con acqua che con pH vicino a 7 diminuisce ulteriormente l’alcalinità aumentando i problemi.

La reazione di saponificazione della resina implica la possibilità di presenza di schiuma che è quindi un aspetto intrinseco nella chimica degli inchiostri ad acqua. È possibile ridurre la schiuma con additivi tensioattivi ma senza esagerare perché possono generare un effetto «tappo» oleoso sulla superficie dell’inchiostro. Molto più efficace è il controllo del flusso dell’inchiostro per garantire un flusso costante, con agitazione continua, e possibilmente mediante l’utilizzo di pompe peristaltiche invece di quelle a membrana. Non dimentichiamoci infine della viscosità che evidentemente si combina con il controllo della temperatura per garantire il corretto trasferimento dello strato di inchiostro. I valori sono normalmente tra 16”÷22” DIN4 (~30÷70 cP) ma il fornitore dell’inchiostro saprà consigliare relativamente ai valori opportuni da mantenere durante la produzione.

La sequenza dei colori

Il suggerimento tipico di procedere alla stampa con una sequenza di colori dal più chiaro al più scuro in stampa esterna (esempio Ymck), e dal più scuro al più chiaro in stampa interna su film trasparenti (esempio Kcmy e bianco), diventa piuttosto importante nel caso degli inchiostri all’acqua. Un colore chiaro che stampa dopo uno più scuro può incorrere nel rischio di raccogliere tracce dell’inchiostro precedente non perfettamente asciugato, causando un inquinamento del colore. Inoltre, i colori più chiari tendono ad avere un’opacità maggiore di quelli più scuri, quindi, per evitare problemi nelle sovrapposizioni degli strati di colore è opportuno che i colori più scuri siano in primo piano rispetto all’osservatore. In ogni caso la sequenza dei colori determina la caratteristica di stampa e, una volta definita durante le fasi di fingerprint e checkup del sistema, non va cambiata.

Posso usare gli stessi anilox?

Sebbene sia piuttosto atipico, anche se non impossibile, equipaggiare una macchina da stampa per lavorare sia con gli inchiostri a solvente che con quelli ad acqua, i volumi di trasferimento sono molto simili ed è quindi possibile usare gli stessi rulli anilox per entrambi i tipi di inchiostro, anche se è opportuno tenere in considerazione alcuni dettagli. I rulli anilox per inchiostri ad acqua vengono realizzati con opportuni trattamenti di protezione anti-corrosione che in alcuni casi vengono omessi nel caso di inchiostri a solvente. Le incisioni troppo profonde (tipicamente per cercare di avere un alto volume insieme a un’alta lineatura) tendono ad aumentare la turbolenza dell’inchiostro nelle cellette, con possibili problemi di schiuma e occlusione delle celle, quindi è meglio scegliere delle specifiche che non superino il classico rapporto profondità:apertura di ~1:3. In ogni caso è opportuno calcolare il volume dell’anilox, e di conseguenza la sua lineatura, con uno specifico test durante la fase di ottimizzazione del processo per la condizione di stampa necessaria.

Ma posso stampare su film plastico con gli inchiostri all’acqua?

Una regola generale dice che per potere stampare un inchiostro su un supporto in flessografia è necessario che la tensione superficiale dell’inchiostro sia di almeno 10 mN/m superiore rispetto a quella del supporto. Laddove il supporto non avesse la necessaria tensione superficiale, questa può essere modificata con un opportuno trattamento corona compatibilmente con eventuali altre lavorazioni che il prodotto deve subire (saldature, laminazioni ecc) che possono risentire di livelli di trattamento un po’ alti.

Un’ultima raccomandazione

È importante ricordare che l’inchiostro ad acqua quando si asciuga non è facilmente ri-dissolubile. Parziali ridissoluzioni possono mettere in circolo corpuscoli induriti nel flusso dell’inchiostro con il rischio di provocare indentature sulla racla e rigature degli anilox. Quindi è molto importante lavare tutti i componenti che entrano in contatto con l’inchiostro, anilox, cliché, camera racla, tubi e contenitori, utilizzando detergenti specifici alcalini e facendo attenzione all’aggressività sulla ceramica dell’anilox. La decisione di utilizzare inchiostri all’acqua non è un vezzo o una scelta da fare all’ultimo minuto. Bensì deve essere frutto di una pianificazione di processo che abbraccia l’intero flusso delle lavorazioni, seguendo le fasi fondamentali di ottimizzazione, fingerprint e caratterizzazione.

Solo così sarà possibile ottenere dei dati significativi e utili per poter effettuare le lavorazioni di prestampa e condurre un efficace controllo del processo al fine di ottenere risultati prevedibili e di sicura soddisfazione.

 

Impresa digitale, il dialogo è il futuro

Qual è il ruolo del digitale nel concepire nuove tipologie di prodotti? Come si deve trasformare la mia impresa per accogliere il digitale? Che cosa significa integrare il digitale nelle logiche della nostra impresa?

Nel settore della grafica stanno nascendo forme inedite di commistione tra carta e digitale come per esempio gli Smart Writing Set di Moleskine, prodotti che creano un ponte tra gli appunti presi su un normale foglio carta che diventano in modo automatico e in tempo reale collegati e sincronizzati ad applicazioni digitali come Microsoft Office. Oppure le nuove forme di SmartPackage basati sulla Internet delle Cose (Internet of Things) che – tramite etichette intelligenti basate sui ricevitori Rfid – consentono ai consumatori di avere maggiori informazioni sui prodotti e ai produttori di avere informazioni importanti sulle abitudini di utilizzo e più in generale su come i prodotti rispondono ai bisogni delle persone nel momento in cui vengono utilizzati. Ci siamo occupati specificamente di queste forme di pack basati su etichette intelligenti con casi di studio presi da settori più svariati (come per esempio le etichette intelligenti presenti sulle bottiglie del Whisky Jonnie Walker). Spesso rimaniamo piacevolmente stupiti e impressionati da prodotti come Moleskine che permettono alle nostre idee scritte su carta di dialogare con applicazioni come Evernote, Microsoft OneNote e il calendario del nostro Smartphone e Jonnie Walker.

Ma come nascono questi prodotti? Sono figli dell’innovazione tecnologica oppure nascono da idee che creano innovazione tecnologica?

In questo articolo analizziamo i meccanismi e le logiche che stanno dietro la nascita di nuove tipologie di prodotti nella quasi totalità dei casi legati in un qualche modo al digitale. La nascita di prodotti così di rottura con il passato sono il segno evidente che il digitale è diventato parte integrante della nostra vita quotidiana.

Ed è importante notare come la nascita di questi prodotti è la conseguenza del fatto che il digitale rappresenta la IV rivoluzione industriale ed è quindi un aspetto fondante della nostra vita. Tutto ciò implica una trasformazione delle abitudini delle persone: provate a farci caso, nel momento in cui state leggendo questo articolo avrete sicuramente a portata di mano il vostro smartphone, acceso e quasi certamente carico, segno che lo smartphone ha trasformato le tue e nostre abitudini integrandosi prepotentemente nella nostra vita.

Nel momento in cui le abitudini delle persone sono modificate dal digitale accade che anche i modelli organizzativi delle imprese (che sono fondate da persone e vendono prodotti utili alle persone) subiscano delle modifiche e delle conseguenze. I dipendenti, per esempio nelle loro pause, dialogano – oltre che con i loro colleghi – anche con persone esterne all’impresa via Whatsapp. Sempre più spesso capita che un cliente o un fornitore o un consulente, impossibilitato a visitarci fisicamente, ci chieda di fare un meeting o una consulenza tramite piattaforme di Conferencing. Tutto questo impatta sulla nostra impresa che di fatto è digitale: noi infatti possiamo decidere, come impresa, semplicemente di accettare questo cambiamento che una volta si definiva innovazione e che ora si chiama digitale, oppure possiamo decidere che la nostra impresa diventi un’impresa integrata nel digitale, trasformando le proprie logiche.

Che cosa significa integrare il digitale nelle logiche della nostra impresa? Significa attuare una trasformazione globale che implica la modifica dei nostri processi di ideazione di nuovi prodotti, di mantenimento dei prodotti esistenti e di gestione della relazione con i nostri clienti, accogliendo il digitale nei nostri processi organizzativi. Ovvero cambiare le nostre abitudini e prassi di impresa accogliendo il digitale così come lo abbiamo fatto nella nostra vita privata.

Che cos’è la trasformazione digitale

La trasformazione digitale è l’adozione di un nuovo approccio che tocca l’organizzazione di imprese nate prima nel digitale, per integrare (trasformazione) gli strumenti del digitale nell’organizzazione. L’esperto e autore di diverse pubblicazioni sul management Peter Drueker ha coniato una frase, che ha una triplice lettura, molto celebre: Every company is a software Company. Da un lato ci dice che un’impresa è ormai pervasa da strumenti digitali. Dall’altro ci rivela che un’impresa crea tramite il digitale dei prodotti.

All’interno di questa frase di Druker vi è contenuto un terzo concetto fondamentale: tramite il digitale siamo in grado di analizzare i bisogni del nostro target. E analizzando i bisogni del nostro target siamo in grado di creare prodotti che diano – come ha fatto Moleskine – delle risposte ai bisogni impliciti dei clienti.

Collegando i nostri prodotti a internet siamo in grado di creare degli oggetti intelligenti che dialogano con l’utente, come i package delle creme solari che misurano il grado di esposizione della cute tramite cerotti contenenti sensori Rfid e informano l’utente su come usare il prodotto tramite app. Ma questi strumenti del digitale sono accessibili a una PMI? La risposta è certamente sì. Nel senso che hanno dei prezzi accessibili a ogni impresa e alcuni di essi – come Google Trends, Facebook Insights sul Pubblico e altri – sono addirittura gratuiti.

Dall’analisi dei dati di questi strumenti siamo in grado di leggere i bisogni inespressi (nel senso che non eravamo in grado di intercettarli prima di questi strumenti) del target a cui le imprese devono e possono dare una risposta con nuovi prodotti.

Per questo motivo per la nostra impresa è importante, anzi imprescindibile, abbracciare la trasformazione digitale.

Cosa non va sottovalutato

Ci sono dei punti fondamentali a cui prestare attenzione quando si decide di adottare la trasformazione digitale nelle logiche produttive e organizzative di un’impresa.

  1. La trasformazione digitale è contemporaneamente un processo tecnologico e un processo culturale.
  2. La trasformazione digitale è un processo che prevede l’adozione di tecnologie digitali, ma anche l’adozione di una cultura organizzativa e produttiva aperta e non ostile al digitale. L’aspetto culturale della trasformazione digitale è molto importante per un’impresa. Perché deve entrare nella cultura di quell’impresa. Se, per esempio, i dipendenti sono indifferenti, noncuranti o addirittura prevenuti e ostili nei confronti del digitale, purtroppo l’impresa potrà comprare fior di tecnologie digitali, fare master e workshop sul digitale, avvalersi di consulenti, docenti e altro, ma difficilmente riuscirà a integrare il digitale. È pertanto necessario che nelle logiche di assunzione di nuove figure professionali vengano inseriti come criterio di valutazione il rapporto che i futuri dipendenti avranno nei confronti del digitale. Creare un equilibrio tra sostenitori, indifferenti e detrattori del digitale è importante: in un’impresa possono (ed è giusto che sia così) coesistere figure restie e figure propense al cambiamento, ma l’eccesso nell’uno o nell’altro verso non fa bene alle dinamiche e ai processi organizzativi e produttivi.

Essere pronti alle evoluzioni del mercato

Siamo in un’epoca di evoluzione accelerata e molti prodotti che non si sono trasformati digitalmente sono scomparsi. Basti pensare a tecnologie in uso fino al 2010 come le cartine geografiche e gli orari dei treni che sono stati soppiantati da applicazioni digitali; oppure gli orologi come gli Swatch, che soffrono dello spostamento di un’azienda come Apple che fino al 2000 produceva computer e ora produce anche un orologio (Apple Watch) che è un acerrimo e temibile competitor dello Swatch. Vedere i nostri prodotti di punta essere aggrediti da competitor o addirittura diventare obsoleti non è un rischio, è una certezza a cui possiamo fare fronte. Un’impresa deve essere organizzata a un cambiamento repentino del mercato che rende obsoleto il proprio prodotto: è una logica che prende il nome di innovazione di scala.

L’esperto di trasformazione digitale Jez Humble sottolinea come un’impresa debba essere organizzata a un cambiamento repentino del mercato che rende obsoleto il proprio prodotto con una logica che nel suo libro Lean Enterprise1 spiega con il termine innovazione di scala.

Ogni impresa ha uno o più prodotti di punta che le permettono di esistere e di prosperare. Nel momento in cui il prodotto di punta assolve la sua funzione bisogna ideare parallelamente nuovi tipologie e prototipi di prodotti che subentreranno quando il prodotto di punta entrerà nel ciclo di invecchiamento. E i nuovi prodotti, non è detto che siano aderenti alla tradizione dell’impresa, ma possono avere una logica di rottura così come è avvenuto per Moleskine nel creare un prodotto tra carta e digitale, per Apple (che fino agli anni 2000 – ricordiamolo – si chiamava Apple Computers e adesso produce e vende telefoni, orologi e dal Natale 2017 venderà anche apparecchi per riprodurre musica Hi-Fi.

Creare forme di ascolto organizzato monitorando i bisogni dei consumatori prima, durante e dopo l’acquisto, aiuta a rispondere alle loro difficoltà.

La trasformazione digitale implica l’usare questi strumenti per ascoltare in modo organizzato e trarre valore da queste conversazioni – trasformando i bisogni degli utenti in opportunità. Per questo motivo dobbiamo ascoltare le esigenze dei clienti in tre fasi: prima dell’acquisto, durante l’acquisto e dopo l’acquisto. Ascoltando gli utenti prima dell’acquisto saremo in grado di migliorare i prodotti esistenti o creare nuovi prodotti che rispondano ai loro bisogni. Ascoltando gli utenti durante l’acquisto ci consentirà di assistere meglio i clienti durante la fase di vendita. Ascoltare gli utenti dopo l’acquisto ci consentirà di fare customer care proattivo e quindi di trasformare un utente che ha un disagio in un utente soddisfatto e fidelizzato.

Da un ascolto organizzato sono nate idee di rottura, come nel caso delle tende Quechua: sono partite dall’ascolto delle conversazioni degli appassionati di campeggio, dalle quali emergeva il desiderio di tende che si montassero in pochi minuti se non secondi. Da questo desiderio è nato un prodotto che – tramite una tecnologia antica come il metallo armonico (ovvero quel processo di fusione del metallo che gli imprime una «memoria» facendolo ritornare in caso di torsione alla propria forma primitiva) – permette alle tende Quechua di essere lanciate in aria e di montarsi automaticamente in tre minuti o addirittura in cinque secondi. Questa è un prodotto disruptive nato da un ascolto organizzato.