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Reggiani, doppietta con due nuovi sistemi Durst

Reggiani Srl, protagonista nel settore della stampa digitale di grande formato, litografica e cartotecnica, ha potenziato il proprio parco macchine con l’installazione di due nuovi sistemi di stampa della famiglia Durst P5: l’ammiraglia P5 350 HS con tecnologia Double 4 (D4), alla prima installazione italiana in questa esclusiva configurazione, e la ibrida UV P5 210 HS.

Fondata nel 1998 dai fratelli Reggiani, l’azienda veronese ha fatto dell’evoluzione continua il suo punto di forza. Partendo da una semplice stampante da scrivania per biglietti da visita, Reggiani è stata tra i pionieri della stampa digitale in Italia e in poco più di 20 anni di attività, si è affermata come una delle realtà imprenditoriali più importanti del settore, raggiungendo ad oggi un fatturato annuo di gruppo di circa 20 milioni di euro. Alla base di questo successo ci sono i continui investimenti in tecnologie all’avanguardia e l’integrazione sinergica tra stampa digitale e offset, che permette di rispondere alle esigenze di una clientela estremamente variegata che opera prevalentemente nella grande distribuzione, nel comparto fieristico, nella moda e nell’automotive.

L’installazione delle stampanti Durst P5 350 HS D4 e P5 210 HS, scelte per sostituire tecnologie obsolete, tra cui un precedente plotter Durst e un sistema HP FB11000, rappresenta un ulteriore step nel percorso di continua innovazione e ottimizzazione dei processi produttivi attuato da Reggiani, con l’obiettivo di incrementare ulteriormente sia la capacità produttiva, sia la qualità, contribuendo allo sviluppo di nuovi mercati. Attualmente i due sistemi, che sono andati ad affiancarsi alla roll-to-roll Durst 512R per la stampa di supporti flessibili fino a 5 metri di luce già da tempo presente in azienda, vengono impiegati prevalentemente per la personalizzazione di pannelli in PVC semiespanso, sandwich, cartone per sistemi espositivi, carta e vinili adesivi.

“Già da qualche anno abbiamo integrato le tecnologie di stampa Durst nella nostra azienda, con risultati estremamente positivi. Tra i plus c’è sicuramente l’estrema affidabilità delle macchine, che nel nostro reparto produttivo sono in funzione 24/7. A questa si aggiungono la tempestività e la competenza del servizio di assistenza tecnica, sempre pronto a garantire la continuità operativa che per noi è fondamentale”, afferma Riccardo Reggiani, socio e responsabile reparto stampa e prestampa.

A pochi mesi dall’installazione, i vantaggi dei nuovi sistemi di stampa P5 sono evidenti. La velocità di stampa, essenziale per garantire un servizio puntuale ai clienti, è, secondo Reggiani, uno dei principali punti di forza. “Grazie al sistema D4, ad esempio, una bobina di 50 metri viene stampata in soli 20 minuti, offrendo una qualità di stampa e una precisione del dettaglio nettamente superiore”, sottolinea. “L’integrazione del colore bianco, molto performante su tutti i tipi di supporto, ci permette di utilizzare le tecnologie Durst anche per la realizzazione di piccole targhe in legno o plexiglass, mantenendo sempre un altissimo livello qualitativo”.

Le performance di P5 350 HS D4 e P5 210 HS installate da Reggiani sono ulteriormente potenziate dall’implementazione di Durst Workflow, l’esclusivo software messo a punto del produttore altoatesino per la gestione ottimale del flusso di lavoro. Una soluzione particolarmente apprezzata dal team di Reggiani, sia per la semplicità d’uso, sia per la completezza dei moduli. “Il software, inoltre, viene costantemente aggiornato e questo ci offre l’opportunità per ottimizzare ulteriormente i processi produttivi”, aggiunge Reggiani.

“Siamo entusiasti della partnership con Reggiani, una realtà imprenditoriale che rappresenta l’eccellenza nel settore della stampa digitale di grande formato e con la quale condividiamo un impegno costante verso l’innovazione continua. L’adozione dei nostri sistemi P5 350 HS D4 e P5 210 HS da parte di Reggiani testimonia la fiducia nella qualità e nell’innovazione delle nostre soluzioni”, afferma Alberto Bassanello, direttore vendite Italia di Durst.

Etichette adesive, il Gruppo Labelys sbarca in Italia

Il Gruppo Labelys, protagonista europeo nella progettazione, stampa e commercializzazione di etichette adesive ad alto valore aggiunto, annuncia il lancio di Labelys.it, la nuova piattaforma e-commerce con un’offerta innovativa e un servizio di consulenza personalizzato per il mercato italiano. L’ingresso in Italia concretizza ulteriormente la strategia di espansione europea messa in atto dal Gruppo che, con 19 siti produttivi in Francia, Italia, Spagna e Svizzera, impiega, ad oggi, circa 1.000 dipendenti. Fondato in Francia nel 2016, in pochi anni ha messo a segno una crescita straordinaria, raggiungendo un fatturato complessivo di oltre 170 milioni di euro grazie a 8.000 clienti attivi in Europa.

“L’ingresso in Italia rappresenta un importante step del nostro percorso di internazionalizzazione”, afferma Grégoire Desmettre, presidente del Gruppo Labelys. “Siamo certi che i clienti italiani apprezzeranno il servizio di alta qualità che siamo in grado di offrire grazie alla nostra esperienza specializzata nel mondo delle etichette e al costante impegno in innovazione e sostenibilità”.

Una piattaforma dedicata al mercato italiano

Il nuovo shop online Labelys.it è stato progettato per rispondere alle specifiche esigenze del mercato italiano, affiancando a una vasta gamma di prodotti standard la possibilità di richiedere preventivi su misura per lavorazioni speciali. L’e-commerce si rivolge a rivenditori, professionisti delle arti grafiche e aziende di settori specifici, soddisfacendo le necessità anche di piccole realtà imprenditoriali indipendenti, molto diffuse in Italia soprattutto nel mondo del food & beverage. Online è possibile ordinare anche piccole quantità a partire da 25 pezzi, con prezzi che si confermano competitivi anche per grandi tirature fino a 20.000 etichette, con opzioni quali stampa multi-modello. Tra i plus, la possibilità di scegliere il numero di etichette per bobina e di richiedere finiture particolari come plastificazioni opache o lucide.

Consulenza e servizi a valore aggiunto

Labelys.it non è solo un sito di vendita online, ma un vero e proprio partner per i clienti. Un elemento distintivo, infatti, è il servizio di consulenza a valore aggiunto con un team dedicato che guida gli utenti nella scelta delle soluzioni più adatte alle singole esigenze. A questo si aggiunge il configuratore online che fornisce rapidamente preventivi per etichette standard, servizi di ristampa e archiviazione file.

Applicazioni settoriali

L’offerta di Labelys.it comprende soluzioni specifiche per vari settori merceologici. Ad esempio, le etichette per miele, marmellate e creme spalmabili sono resistenti alla colatura, mentre quelle per vini e distillati possono essere nobilitate su carta patinata e non patinata di alta gamma. Le etichette per birra sono progettate per resistere al freddo e alla condensa, e quelle per olio sono realizzate con supporti che resistono a sostanze grasse e umidità.

Innovazione tecnologica e sostenibilità

Il Gruppo Labelys si distingue per le sue prestazioni industriali avanzate e per l’impegno costante nell’innovazione. Nei propri siti produttivi, infatti, utilizza le più avanzate tecnologie di stampa e finitura, dalla flessografia al taglio laser, offrendo prodotti di qualità eccezionale a prezzi competitivi, anche per piccole tirature. L’attenzione all’ambiente è un altro punto forte di Labelys. Tutti gli stabilimenti del Gruppo aderiscono attivamente a iniziative di responsabilità sociale d’impresa (RSC). Inoltre, le piattaforme online di Labelys permettono di stampare etichette su supporti eco-responsabili, riciclati, biodegradabili o provenienti da fonti sostenibili.

Heidelberg, Jetfire 50 nel Print Media Center

Heidelberg sta trasformando in realtà l’ingresso nella stampa commerciale digitale industriale annunciato a drupa 2024 insieme al partner Canon. Il nuovo sistema di stampa a getto d’inchiostro Jetfire 50 B3, presentato in fiera, è ora in funzione presso il Print Media Center (PMC) della sede di Wiesloch-Walldorf ed è disponibile per dimostrazioni. Gli appuntamenti possono essere fissati tramite i rispettivi referenti degli uffici commerciali Heidelberg.

Oltre a un’ampia gamma di lavori di stampa già pronti, come opuscoli, volantini, cartoline o poster, i clienti possono anche testare i propri lavori di stampa sulla macchina. La Jetfire 50 è in grado di coprire un’ampia gamma di prodotti fino al formato B3 nel settore commerciale. Sarà inoltre esposta l’interazione ibrida di tutti i sistemi di stampa offset e digitali Heidelberg controllati tramite il flusso di lavoro Prinect. Integrando le macchine da stampa offset e digitali in un flusso di lavoro con Prinect, gli utenti possono aumentare significativamente la flessibilità, l’efficienza e l’economicità della produzione di stampa, beneficiando inoltre di un accesso standardizzato all’ecosistema Heidelberg.

“Stiamo mantenendo la nostra parola e stiamo davvero accelerando con l’espansione della nostra offerta digitale per le tipografie commerciali”, afferma David Schmedding, Chief Technology & Sales Officer di Heidelberg. “I clienti possono ora mettere alla prova il nuovo sistema di stampa a getto d’inchiostro B3 Jetfire 50 presso il Print Media Center di Wiesloch-Walldorf.

La Jetfire 50 è la nuova soluzione di produzione digitale per i fornitori di servizi di stampa alla ricerca di metodi di produzione alternativi. In formato B3, il sistema combina tutti i vantaggi di flessibilità della stampa digitale con la stabilità del getto d’inchiostro per la stampa commerciale. Insieme alle sue prestazioni industriali, la macchina offre un’elevata flessibilità e affidabilità. Heidelberg offre la macchina con il proprio servizio di assistenza e i propri materiali di consumo. L’installazione delle prime macchine presso i clienti è prevista a partire dal primo trimestre del 2025.

 

 

Müller Martini, produzione a non finire

Cosa rende intelligente un sistema di finitura? In poche parole: quando le esperienze e i processi automatizzati sono integrati in modo ottimale nelle macchine.

Negli ultimi anni, Müller Martini è riuscita in questo intento, diventando un pioniere e un precursore della fabbrica intelligente.

La strategia di sviluppo finishing 4.0 si concentra sui temi della connettività, dell’automazione, della variabilità e del flusso di lavoro touchless, garantendo ste by step una catena di fornitura efficiente per mantenere bassi i costi di produzione nonostante la crescente personalizzazione dei prodotti – ad esempio, basti pensare al boom globale dei libri fotografici prodotti principalmente con una tiratura minima di una copia. Ciò richiede sistemi di produzione che siano in grado di preparare completamente i dati di lavoro per un nuovo prodotto e avviare la produzione, se possibile, senza interventi manuali.

Innovazione nella produzione di libri: SigmaLine Compact, Antaro Digital e InfiniTrim

Müller Martini ha dimostrato come tre sistemi possano creare una rivoluzionaria cellula produttiva smart factory per la produzione industriale di libri: il trio è composto dalla nuova SigmaLine Compact, dalla brossuratrice innovativa Antaro Digital e dal robot di taglio InfiniTrim. Questo sistema consente una produzione economica in uno spazio estremamente ridotto, dalla piccola tiratura fino al libro singolo, con una capacità massima di 2.000 copie all’ora.

A drupa abbiamo visto in funzione la cellula produttiva che realizzava ordini singoli partendo dalla bobina stampata fino al libro finito. Inizialmente, vengono prodotte due piccole serie diverse, seguite dalla produzione di libri singoli con spessori variabili. Dopo un cambio di catalogo pieghe da produzione doppia a tripla, segue la produzione di libri singoli in un nuovo formato. Infine, si passa a un altro formato per una piccola tiratura.

Efficienza e flessibilità

Una caratteristica è il cambio formato di piega che avviene in meno di 10 secondi senza una complessa procedura di preparazione. Non è necessario ridurre la velocità della macchina da stampa, rendendo questa cellula produttiva per Smart Factory capace di offrire il massimo output. Durante l’intero processo, è sempre possibile sapere dove si trova ogni singolo ordine. Nella SigmaLine Compact, il primo lettore di codici a barre dopo l’elemento di direzionamento e il comando dell’allineamento dei bordi della banda carta rileva ogni singola segnatura, mantenendo traccia di ogni ordine.

Innovazione nel processo di piega

Il punto di forza della SigmaLine Compact, che amplia la famiglia di prodotti comprovata SigmaLine III con larghezza banda fino a 42 pollici, è il processo di piega. Mentre tutte le macchine piegatrici digitali sul mercato utilizzano gruppi di piega a spada, a stella o ad aratro, la SigmaLine Compact impiega la tecnologia a lama d’aria brevettata da Müller Martini per lavorare le segnature. Le tre ruote di perforazione presenti nella parte anteriore del SigmaFolder perforano la banda di carta secondo il tipo di piega richiesto. La banda di carta viene poi tagliata nel punto desiderato dal cilindro a coltelli, raccolta in una segnatura nel primo elemento piegatore e piegata con precisione utilizzando la tecnologia a lama d’aria brevettata.

Durante il passaggio al collator, la segnatura viene orientata ad angolo fisso. In base al tipo di piega desiderato, viene eseguito un ulteriore passaggio di piega o le segnature vengono trasportate direttamente ai magazzini di raccolta. Qui, le segnature piegate vengono incollate, raccolte nel blocco libro finale e pressate, garantendo un’alta qualità del prodotto finale.

Produzione di libri altamente variabile

Tutti gli ordini presentati a drupa vengono processati automaticamente dalla Antaro Digital, che con sei pinze può produrre fino a 2.000 libri singoli all’ora, trasformandoli in libri con copertina morbida senza l’intervento dell’operatore. Nella fase di alimentazione blocchi digitale, lo spessore di ciascun libro viene misurato e il codice a barre viene rilevato. Tutte le informazioni necessarie alla produzione sono memorizzate nel codice a barre. I blocchi libro vengono inseriti in sicurezza nelle pinze orientabili completamente aperte, permettendo una variazione di spessore fino a 20 mm senza compromettere la produzione.

Precisione per ogni libro

Per garantire che blocco libro e copertina siano sempre correttamente abbinati, il metticopertine a tamburo della Antaro Digital separa le copertine in modo affidabile e rileva i codici a barre. Le copertine vengono poi immagazzinate temporaneamente in una speciale ruota di stoccaggio brevettata, che consente la lettura simultanea dei codici a barre del blocco libro e della copertina. In caso di mancata corrispondenza, i libri corretti continueranno a essere prodotti, con correzioni e impostazioni automatiche senza l’intervento dell’operatore, mantenendo così la produttività a un livello elevato.

Rifilo sui tre lati completamente variabile

Dopo il passaggio nel percorso di essiccatura, il noto e collaudato InfiniTrim, con oltre 100 sistemi consegnati, esegue il rifilo sui tre lati in modo completamente variabile. Il robot di taglio è completato da un sistema di classificazione intelligente. Grazie alle informazioni memorizzate nel codice a barre, è possibile ordinare i prodotti tagliati in diverse uscite secondo criteri definiti liberamente, riducendo il lavoro manuale e minimizzando gli errori.

Brossura, la piattaforma Antaro per la produzione digitale e tradizionale

La nuova brossuratrice Antaro è progettata come una piattaforma versatile per varie applicazioni softcover. Antaro Digital, con 2.000 cicli all’ora, offre prestazioni difficile da eguagliare, con un uso ridotto di personale e spazio minimo. Nella produzione tradizionale, la brossuratrice può raggiungere fino a 4.000 cicli all’ora.

La serie Antaro supporta sia la produzione digitale Inline sia quella tradizionale, soddisfacendo così una vasta gamma di esigenze dei clienti. Inoltre, la piattaforma offre una significativa protezione dell’investimento, poiché il sistema può essere ampliato e adattato in modo modulare.

Antaro Digital è ideale per la produzione completamente automatizzata di libri singoli, con alimentazione manuale o collegamento Inline con la linea di blocchi libro digitale SigmaLine Compact, come dimostrato da Müller Martini presso lo stand di drupa. In questo caso, viene utilizzato anche un robot di taglio InfiniTrim, il partner perfetto per una produzione Smart Factory completamente variabile.

Con sei pinze, Antaro Digital può produrre fino a 2.000 libri singoli all’ora. Il metticopertine a tamburo garantisce una separazione affidabile delle copertine e consente il rilevamento quasi simultaneo del codice a barre sul blocco e sulla copertina grazie alla nuova ruota di stoccaggio posizionata dopo il magazzino a tamburo. In caso di mancata corrispondenza, i libri corretti continueranno a essere prodotti. La correzione e l’impostazione avvengono in modo completamente automatico in base al tipo di errore e senza l’intervento dell’operatore. Inoltre, il sistema non deve essere arrestato, permettendo di mantenere un elevato livello di produzione.

La nuova soluzione di smistamento post-robot di taglio InfiniTrim offre un finishing impeccabile. Grazie al sistema di trasporto intelligente, garantisce lo smistamento automatico delle commesse cliente miste in uscita dal robot di taglio. L’applicazione logistica integrata nel sistema di workflow Connex alla fine della linea dimostra i suoi vantaggi in una Smart Factory, particolarmente quando i blocchi libro – fino alla tiratura di un singolo esemplare – di più brossuratrici Vareo PRO vengono tagliati da un unico robot di taglio InfiniTrim per diventare prodotti finali. Oppure, come nel caso della SigmaLine Compact/Linea Antaro Digital, vengono prodotte in sequenza numerose piccole commesse cliente.

Antaro è anche tradizionale. In combinazione con la nuova raccoglitrice 3684 (dotata della più avanzata tecnologia di controllo e della nuova interfaccia utente Müller Martini) e con un trilaterale Granit o Solit PRO, il sistema Antaro con 12 pinze è adatto per la produzione di commesse cliente offset e raggiunge una capacità di 4.000 cicli/ora. Tutte le versioni di Antaro utilizzano un sistema di pinze orientabile a funzionamento continuo. I blocchi libro vengono trasportati orizzontalmente, in posizione verticale sul dorso e trattenuti saldamente dalle pinze, che sono sempre completamente aperte.

La famiglia di brossuratrici Antaro raggiunge una capacità di produzione unica sia per i prodotti digitali (2.000 cicli/ora) sia per i prodotti stampati in offset (4.000 cicli/ora).

La chiave per una produzione efficiente: Connex

Nel campo della produzione di stampati con tirature basse e minime, il workflow è fondamentale tanto quanto la tecnologia di stampa: grazie ai suoi numerosi moduli, Connex è un motore essenziale per la trasformazione digitale.

Lo abbiamo visto a drupa, tutte le macchine altamente automatizzate di Müller Martini e Hunkeler erano integrate nel sistema di workflow Connex. Müller Martini gestisce l’intero workflow digitale di una produzione di stampati: dalla configurazione dei dati con la corretta composizione delle pagine, all’invio dei parametri alla macchina, fino alla visione completa della produzione nel portale clienti, con la possibilità di analizzare i dati di produzione. Inoltre, tutti i gruppi Hunkeler sono già integrati nel sistema di workflow.

«Siamo pronti per supportare i nostri clienti nella trasformazione digitale», spiega Fabian Becker, esperto di workflow presso Müller Martini. «Mostriamo ai clienti i vantaggi e le opportunità dell’automazione e collaboriamo con loro per adattare il workflow alle loro esigenze. Disponiamo di un’attrezzatura di finishing modulare per la produzione economica da piccole tirature fino a grandi volumi, oltre a una vasta esperienza nel campo del workflow».

Con la rapida avanzata della digitalizzazione, è essenziale automatizzare il più possibile i lavori ripetitivi per evitare sprechi di risorse. Questo principio vale anche per la produzione tradizionale. Anche se il livello di automazione non è così elevato come nelle smart factories, una soluzione di workflow ottimale aumenta la redditività e la sicurezza della produzione, riduce i tempi di passaggio e minimizza gli errori.

La trasformazione digitale impone molte nuove sfide alle aziende di produzione. «Devono comprendere le opportunità offerte dall’automazione, ripensare l’infrastruttura – sia in termini di configurazione IT che di utilizzo di un sistema ERP – creare competenze, prendere le giuste decisioni sugli investimenti in attrezzature e software, e superare la mentalità del mai cambiare un sistema che funziona» chiosa Becker.

Senza scadenza, l’intramontabile packaging Made in Italy

Un consiglio di lettura estiva. Un libro che racconta tante storie di aziende che hanno fatto nascere il made in Italy apprezzato in tutto il mondo. Immagini di packaging che molti hanno visto, toccato e ricordano, ma non sempre si conoscono i retroscena storici delle aziende rappresentate. L’autrice Camilla Sernagiotto, collezionista di scatole di latta e non solo, passione ereditata dalla nonna Bianca, descrive le storie di sessanta aziende e i loro cento prodotti presenti nel volume. Osservando le immagini e leggendo il testo sembra di sfogliare un diario di viaggio che inizia dal design, la scelta grafica e i materiali utilizzati per i vari packaging. Il barattolo della colla Coccoina, il vaso di ceramica bianco e blu di Amarena Fabbri, la tazzina marrone della Coppa del Nonno. E allora ecco la latta gialla del Burro Soresina, le scatoline delle Pastiglie Leone, i barattoli del Borotalco e del talco Felce Azzurra, il tubetto del triplo concentrato di pomodoro Mutti, la bottiglia di Amaro Lucano, il pacchetto delle caramelle Morositas e tanto altro ancora. Marchi, prodotti e pack differenti per la prima volta a illustrare le ragioni del loro successo, nonché il ruolo e l’importanza della confezione che spesso l’ha determinato, facendosi simbolo e sintesi dell’identità del brand. Tra scatole, barattoli, bottiglie e altri sorprendenti contenitori, la prima enciclopedia del packaging italiano senza tempo.

CAMILLA SERNAGIOTTO
Nata a Voghera nel 1982, è giornalista, filologa medievale, autrice televisiva e scrittrice. Lavora per Sky TG24 e «Corriere della Sera», collabora con «Vanity Fair», «Wired», «GQ», «Grazia» e «VICE». Tra i suoi libri, “Sushiettibile” (Robin, 2009), “I bambini sono nati con successo” (Galaad, 2011), “Circuito chiuso/Annales e Hipster dixit. Manuale per diventare un Hipster con i baffi” (Fazi, 2012 e 2013), “La maledizione del Dakota. Rosemary’s Baby, Cielo Drive, John Lennon e altri fatti oscuri” (Arcana, 2022) e “La trappola atomica. Come la bomba ha contaminato la cultura pop” (Ultra, 2023).

Carta net zero

La decarbonizzazione della filiera della carta è una strada obbligata che se ben gestita può diventare una grande opportunità.

Decarbonizzare. Non è solo una parola d’ordine degli ambientalisti in tempi di cambiamenti climatici, ma è anche una necessità delle imprese. Da un lato la diminuzione della percentuale d’emissioni nella produzione manifatturiera è ormai una “qualità” necessaria dei prodotti, viste le barriere “politiche” che si stanno mettendo alle attività ad alta intensità di carbonio, le quali prima o poi potrebbero sfociare in una carbon-tax, mentre dall’altro lato c’è una ricerca di prezzi bassi dell’energia, legati alla stabilità degli stessi, due caratteristiche essenziali per offrire una maggiore competitività alle filiere manifatturiere e specialmente a quelle hard-to-abate, come quella della carta. L’argomento della decarbonizzazione è stato il punto cardine dell’assemblea annuale di Assocarta tenutasi il 21 giugno 2024 a Roma, presso l’associazione Civita, nella quale Lorenzo Poli, presidente dell’associazione ha fatto il punto sulla questione. «La tecnologia della cogenerazione, sviluppatasi notevolmente negli anni ’90 nel settore cartario per la sua adattabilità ai processi produttivi, offre significativi vantaggi ambientali riducendo le emissioni di CO₂ rispetto alla produzione separata di energia», ha detto Poli. Del resto, la cogenerazione è stata promossa da tempo dalla Direttiva Europea 2004/8/CE per i suoi benefici, tra cui la riduzione della dipendenza dai combustibili fossili e l’incremento dell’efficienza energetica, con un rendimento medio dell’80%. Oltre a tutto ciò, la cogenerazione diminuisce le perdite energetiche nel trasporto e libera capacità sulla rete elettrica. Questa tecnologia oggi, grazie agli avanzamenti tecnologici, copre circa l’80% del fabbisogno elettrico del settore cartario, con il restante 20% soddisfatto dagli acquisti dalla rete. «Dal 2005, il settore cartario ha ridotto le emissioni specifiche del 24%, raggiungendo un punteggio di 0,78 (su 1) secondo l’indice di circolarità della Ellen Mac Arthur Foundation. Questi progressi devono proseguire nel campo energetico, e l’accordo con il GSE offre il contesto ideale per avanzare in questa direzione», ha proseguito Poli.

Cogenerazione fondamentale

La cogenerazione, secondo Assocarta, è fondamentale e deve essere rilanciata e integrata con le fonti rinnovabili, in particolare il biometano, che ne ottimizza l’utilizzo. La cogenerazione, per l’associazione, può inoltre fornire capacità di riserva per un sistema elettrico sempre più dipendente da fonti non programmabili. È essenziale promuovere la produzione di energie rinnovabili direttamente connesse all’industria per accelerare la decarbonizzazione e l’indipendenza energetica. «Il settore della carta richiede condizioni competitive paritarie rispetto ai concorrenti europei per affrontare la concorrenza extraeuropea, che beneficia dell’economia circolare europea senza le stesse responsabilità ambientali», ha replicato Poli che ha aggiunto: «Numerosi provvedimenti supportano le fonti rinnovabili, come per esempio, l’agrivoltaico, il FER2, il FERX, ma i benefici economici in termini di riduzione del prezzo dell’energia elettrica non si sono concretizzati. Nel 2023, oltre il 40% dell’energia elettrica è stata prodotta da fonti rinnovabili, ma il mercato italiano non riesce a trasferire questo vantaggio ai consumatori. L’unico trasferimento è rappresentato dagli oneri di sistema necessari per finanziare i regimi di sostegno. Ciò accade nonostante il capacity market riconosca agli impianti termoelettrici una parte della remunerazione, che prima doveva essere inclusa nel prezzo di vendita dell’energia».

Decarbonizzazione aggressiva

L’Europa, oggi, richiede alle imprese un piano di decarbonizzazione molto aggressivo, per il settore cartario ciò significa ridurre le emissioni climalteranti del 70% al 2030, per arrivare al net-zero al 2050. E si tratta di una riduzione supplementare per un segmento industriale come quello della carta che ha già affrontato un percorso simile negli ultimi dieci anni del secolo scorso e che la filiera ha saputo trasformare in un’occasione di competitività, anche perché in qui frangenti sono stati concepiti e realizzati una serie di strumenti che oggi sono molto utili per ridurre ulteriormente l’impronta carbonica, anche se è necessario ragionare come queste pratiche possano essere aggiornate alla luce del panorama tecnologico che è ovviamente mutato ed è in costante, e rapida, evoluzione. Tutto ciò aumenta la complessità della sfida anche perché è sempre e comunque necessario salvaguardare la competitività delle imprese. E in questo quadro, Assocarta sta cominciando ad analizzare con attenzione e cura tutta la filiera alla luce delle due dimensioni che riguardano la decarbonizzazione dell’industria cartaria: il calore e l’elettricità.

Il calore è fornito in massima parte dalla cogenerazione quindi oggi dal gas e le soluzioni per decarbonizzare questo aspetto sono quelle legate all’utilizzo di fonti a basso o nullo contenuto di carbonio, come l’utilizzo del biometano o di altri vettori. Nel caso del biometano il problema non è tecnologico, come per l’idrogeno, ma normativo. Questo vettore, infatti, è a livello chimico totalmente identico al gas naturale d’origine fossile utilizzato quotidianamente, ma ciò che manca è uno strumento, che ne certifichi l’origine rinnovabile, una volta messo in rete. «Oltre a ciò, c’è la possibilità di aumentare il tasso d’elettrificazione delle cartiere, ma non è una cosa che si fa nel giro di poco tempo. – ha affermato Riccardo Siliprandi, SeniorPrincipal AFRY presentando lo studio AFRY/Assocarta “Progetto di Decarbonizzazione dell’Industria Cartaria Italiana” – E inoltre c’è la questione della scarsità delle risorse rinnovabili che sono limitate, biometano compreso allo stato attuale». Le nuove tecnologie sono promettenti, come l’idrogeno e la cattura della CO2(CCS), ma devono essere testate a fondo prima di essere implementate nella filiera della carta. Un esempio per tutte è quello delle pompe di calore che, ora, fanno fatica ad arrivare alle temperature necessarie alle cartiere, mentre sul lungo termine, il percorso della decarbonizzazione delle imprese cartarie potrebbe guardare anche a tecnologie un poco controverse come il nucleare con reattori di piccola taglia modulari (SMR) anche perché producono sia elettricità, sia calore di processo. Ma le prospettive su questo fronte sono di lungo periodo.

Sperimentazione in corso

In questo quadro, Assocarta ha sottoscritto il 24 maggio 2024 presso la Cartiera dell’Adda a Calolziocorte, un accordo con il GSE che ha l’obiettivo di condividere una strategia competitiva di decarbonizzazione del settore. L’accordo, che è stato firmato dal Presidente di Assocarta, Lorenzo Poli, dal Presidente e dall’Amministratore delegato del GSE, Paolo Arrigoni e Vinicio Mosè Vigilante, prevede che le aziende aderenti all’associazione potranno confrontarsi con i tecnici del GSE sulle opportunità derivanti dagli incentivi per l’efficienza energetica e per le rinnovabili e sull’implementazione di interventi di efficientamento energetico. «La cogenerazione può fornire capacità di riserva per un sistema elettrico sempre più basato su fonti non programmabili», ha affermato Poli, mentre il presidente del GSE Arrigoni a proposito ha detto: «La filiera italiana della carta, seconda in Europa solo alla Germania, è un attore importante del tessuto imprenditoriale italiano. Per preservarne la competitività e traghettare le industrie della carta verso la neutralità carbonica è necessario quindi adottare una strategia diversificata, che includa l’efficientamento energetico dei processi industriali, economia circolare, uso di combustibili low carbon, cattura della CO2 ed elettrificazione dei consumi». In pratica, con il protocollo che ha una durata di tre anni, GSE e Assocarta individueranno una serie di progetti sperimentali rivolti ai processi del comparto della carta, con lo scopo di far emergere soluzioni tecnologicamente avanzate, anche sostenute da incentivi pubblici, utilizzabili per la diffusione delle best practice, tra cui l’utilizzo dell’idrogeno verde, del bioidrogeno e il supporto del processo di elettrificazione. Saranno inoltre promosse le configurazioni di autoconsumo per la condivisione dell’energia rinnovabile e l’implementazione di tecnologie innovative e sostenibili con lo scopo di ridurre le emissioni e, al contempo, aumentare la competitività delle aziende italiane della filiera. Insomma, la filiera della carta, ancora una volta, come negli anni passati, è un grande laboratorio per risolvere le sfide industriali dell’Italia. Negli anni passati, il problema era il costo dell’energia; ora si punta a ridurlo ulteriormente anche attraverso la decarbonizzazione. Low cost e net-zero, potrebbero sembrare un’equazione impossibile da risolvere, ma le soluzioni ci sono.

Case history, rebranding e packaging system design

Il packaging flessibile si presta bene a operazioni di rebranding per migliorare le performance dei prodotti. Il caso di Loacker, storica azienda altoatesina, che ha ripensato il pack, i suoi elementi grafici, parole e immagini, lo dimostra.

Dietro il rebranding di un brand di successo c’è un processo ben strutturato, come spiegato al congresso Giflex tenutosi a Roma il 17/18 aprile 2024. Questo approccio, che ha ben poco d’artigianale, sebbene richieda un tocco di creatività, è scientifico a tutti gli effetti. «La crescita molto veloce della società ha portato ad avere delle identità di marca diverse nei vari paesi. – ha esordito Andrea Canale, art director e head of graphics arts di Loacker – in Europa il brand è percepito come tradizionale e radicale, negli Stati Uniti, dove siamo entrati da poco, potrebbe essere definito “hipster”, mentre nel mondo arabo, che per fatturato per noi è il secondo il brand, come di lusso e in Asia come “figo”, se mi passate il termine». È chiaro che per un’azienda che è cresciuta ma appartiene ancora alla categoria delle multinazionali tascabili diventa problematico affrontare delle simili complessità ma si rende necessario se si pensa che l’azienda produce il 76% del proprio fatturato fuori dall’Italia, distribuendo i propri prodotti in 100 paesi nel mondo, con sette categorie merceologiche. Il processo di rebranding ha avuto come base l’identificazione dei valori fondanti dell’azienda, sui quali è stato costruito un progetto di comunicazione integrato, con lo scopo di creare una percezione uniforme del marchio in tutti i mercati e per tutti i consumatori. Cosa non semplice perché appoggiandosi ai distributori l’azienda “subiva” la loro comunicazione locale, mentre le diverse tempistiche dovute a questo fenomeno, tra comunicazione e packaging, che possono indurre in errori. Per Loacker, il packaging è il veicolo di comunicazione più importante, – come affermato da Canale – non avendo investimenti pubblicitari altissimi, è il nostro biglietto da visita nello scaffale, insieme alla qualità del prodotto. La prima decisione presa è stata quella di unificare la comunicazione a tutti i livelli sotto il marchio Loacker per raggiungere un equilibrio tra un’integrazione verticale, percepita dal consumatore davanti a un blocco di prodotti a marchio singolo, e una differenziazione orizzontale, che permettesse la riconoscibilità delle specificità dei singoli prodotti all’interno del blocco stesso».

In sintesi, l’obiettivo è stato quello di unificare e rafforzare la percezione del marchio, con maggiore riconoscibilità e impatto sullo scaffale. Obiettivo che è stato raggiunto attraverso la creazione di un logo, con un sistema e un’architettura di design che disegnasse una chiara gerarchia tra marchio e prodotto attraverso l’integrazione verticale e la differenziazione orizzontale.

Le neuroscienze per conoscere le dinamiche

Per raggiungerlo, l’azienda ha condotto una ricerca mirata che ha valutato la risposta emotiva e non filtrata dei consumatori alle diverse opzioni di design, considerando anche i pochi secondi cruciali trascorsi davanti agli scaffali. Inoltre, ha incluso l’analisi dell’impatto del design sul comportamento effettivo dei consumatori nel negozio e ha garantito un’ampia pertinenza escludendo i pregiudizi culturali.

Nei mesi di febbraio e marzo del 2019, BrainSigns, una spin-off company dell’Università “La Sapienza” di Roma, ha condotto una ricerca internazionale di marketing per misurare la percezione di cinque diverse soluzioni creative per i layout delle confezioni di diverse linee di prodotti Loacker. Questa ricerca è stata condotta in Italia (Roma e Milano), negli Emirati Arabi Uniti (Dubai), in Australia (Melbourne) e negli Stati Uniti (New York e San Francisco), tenendo conto dei prodotti distribuiti sui mercati locali nei quattro paesi. In ogni Paese il campione dell’indagine era composto da 48 persone, per il 50% a parità di genere maschi e il 50%, appartenenti a due fasce d’età 25-34 anni e 40-54 anni, consumatori Loacker tra il 50% e il 30%, il 50% composti da famiglie con figli e il 50% senza. A questo campione sono state proposte le versioni del packaging dei prodotti per così dire in produzione e quattro alternative possibili.

L’attività di ricerca ha fornito una serie di indicatori a livello inconscio, comportamentale e conscio che includono:

•               interesse, misurato come un indicatore cerebrale che valuta il grado di attrazione o repulsione verso uno stimolo, basato sul segnale EEG, che rileva il potenziale bioelettrico legato all’attività cerebrale;

•               emozione, valutato come un indicatore di coinvolgimento emotivo, ottenuto combinando la misurazione della frequenza cardiaca e della risposta galvanica della pelle, entrambe correlate all’attivazione del sistema limbico;

•               fissazione ottica, rilevata attraverso il tracciamento dello sguardo con la tecnologia eye tracker, fornendo informazioni sulla percentuale di fissazioni generate in una specifica area di interesse;

•               scelta del prodotto, osservata negli scaffali virtuali per comprendere le preferenze effettive dei consumatori;

•               dichiarazioni verbali, raccolte attraverso interviste per ottenere feedback diretto dai consumatori.

Da queste rilevazioni si sono ottenute due classifiche. La prima, ha decretato quale fosse la soluzione migliore in assoluto e la seconda, ha visto la valenza della stessa in relazione all’area geografica. Da notare che l’interesse sullo schermo è stato stimato attraverso due diverse fasi: su grande schermo e sullo schermo di un Pc portatile. I punteggi, nella stragrande totalità dei casi, hanno premiato la proposta W2, il cui packaging è stato declinato in base all’integrazione verticale e alla differenziazione orizzontale, con il nuovo logo dell’azienda che unisce i valori fondamentali in unico elemento grafico combinando gli elementi più riconoscibili già presenti in precedenza.

Prove sul campo

A questo punto, il test sul nuovo packaging si è svolto direttamente sul campo «Abbiamo seguito 18.325 acquirenti in quattro mesi di fronte allo scaffale. – afferma Canale – con il confronto tra il comportamento degli acquirenti e le vendite effettive delle vecchie e delle nuove confezioni, tracciato attraverso il video tracking direttamente sullo scaffale, in combinazione con l’analisi dei dati di vendita. Le risposte da ottenere erano del tipo se il nuovo design fosse più attraente, se coinvolgesse più di quello attuale, se fosse più chiaro e “più semplice”. Ma soprattutto, aiutava la vendita? Il risultato è stato positivo. L’indice di preferenza tra la vecchia e la nuova versione è aumentato tra il 33% e il 75% per le Tortine da 125 gr., ma le percentuali non spiegano, ciò che conta sono i valori assoluti. I Napolitaner da 175 gr hanno ottenuto “solo” un 45% d’aumento dell’indice di preferenza, passato da 2,3 della vecchia confezione a 3,4. Tradotto: se in precedenza, con il vecchio packaging, cento possibili acquirenti che osservano lo scaffale producevano 2,3 pezzi venduti, dopo il cambio di packaging i prodotti venduti sono diventati 3,4». Il tutto a parità di contenuto, quantità del prodotto e prezzo.

La conclusione di questa esperienza ha rivelato che il nuovo design ha attratto più acquirenti rispetto al precedente grazie alla sua semplicità e chiarezza, risultando più coinvolgente. Questo ha avuto un impatto positivo sulle vendite: non solo ha migliorato le performance dei prodotti già più venduti, ma ha anche aumentato le vendite percentuali di quelli meno popolari e potrebbe innescare nel tempo un effetto volano positivo su questi ultimi prodotti.

Adestor by Lecta lancia un nuovo centro di converting autoadesivo

A pochi mesi dal suo avviamento, il nuovo centro di Converting di Adestor by Lecta in Germania sta lavorando intensamente per gestire gli ordini della completa gamma di materiali autoadesivi dell’azienda con un servizio migliore e più efficiente. 

La sua posizione ad Aschaffenburg, nella provincia di Bayern Aschaffenburg, consente all’azienda di avere in un raggio di 500 chilometri quasi tutte le principali capitali dell’Europa centrale, come Berlino, Monaco di Baviera, Parigi, Amsterdam e Praga, oltre a essere facilmente raggiungibili da Francoforte. 

Gli stabilimenti del nuovo centro di taglio dispongono di una superficie di oltre 4.000 m2, metà della quale è dedicata allo stoccaggio con un sistema di rack (strutture metalliche per lo stoccaggio) a tre altezze che permette di avere una capacità di stoccaggio di 400 bobine jumbo, pari a oltre sei milioni di metri quadrati di carta adesiva. 

La produzione avviene tramite due avvolgitori e una linea di finitura che comprende un manipolatore di bobine, un’imballatrice, ecc. Presto all’area di produzione si aggiungerà una linea di imballaggio automatico e una taglierina ribobinatrice per aumentare ancora di più la nostra efficienza e ridurre le perdite operative. 

Le due banchine di carico, i servizi ausiliari (area officina, aria compressa, attrezzature di manutenzione, ecc.), i servizi igienici, gli spogliatoi e gli oltre 300 m2 di uffici completano una struttura che funziona in modo autonomo offrendo un servizio 24-48 ore per tutto il Nord Europa. 

“Ad Aschaffenburg stiamo costruendo un grande team. Il nostro obiettivo è chiaro: raggiungere i clienti dell’Europa centrale e settentrionale per posizionare Adestor by Lecta come player europeo globale, di là delle nostre profonde radici nei mercati dell’Europa meridionale, afferma Luis Ibáñez, Lecta Self-Adhesive Aschaffenburg Site Leader. 

In linea con il piano strategico di Lecta, questo è un passo molto importante per raggiungere gli obiettivi di crescita dell’azienda nel settore degli autoadesivi. Si spera che il successo di questo progetto apporti dei benefici anche al resto degli stabilimenti Lecta, senza dubbio il migliore e più importante fornitore di materiali per la produzione della gamma. 

DS Smith crea l’imballaggio sostenibile Lift Up

DS Smith ha realizzato una soluzione innovativa di imballaggio in cartone ondulato sostenibile e a base di fibre per sostituire le maniglie in plastica delle confezioni multiple di bevande analcoliche in PET da 1,5 litri.

La nuova soluzione è stata commissionata da Coca-Cola HBC in Austria nel 2023 e si prevede che in futuro sarà lanciata da altri clienti DS Smith in Europa, inclusa l’Italia.

DS Smith Lift Up è una maniglia in cartone ondulato riciclabile al 100% che migliora la funzionalità di trasporto per i consumatori ed è progettata per contribuire alla soluzione basata su carta kraft e cartone che riduce centinaia di tonnellate di plastica ogni anno in ogni mercato in cui viene lanciata.

Inoltre, DS Smith Lift Up è stata progettata utilizzando l’approccio di DS Smith Circular Design Metrics (CDM), primo e unico nel settore, che si traduce in una significativa riduzione dell’impronta di carbonio per l’imballaggio e la produzione dei prodotti. Lo strumento consente all’azienda di valutare e confrontare la circolarità della sostenibilità di un prodotto attraverso otto diversi indicatori di sostenibilità, tra cui impronta di carbonio, progettazione per il riutilizzo, riciclabilità, rinnovabilità della fonte, contenuto riciclato e ottimizzazione della catena di fornitura. Questi indicatori aiutano a fornire un’indicazione chiara delle prestazioni di sostenibilità del design di un packaging e su dove focalizzare l’attenzione.

La soluzione di confezionamento DS Smith Lift Up può essere applicata a diverse dimensioni di bottiglie ed è prodotta in collaborazione con Krones, produttore leader di macchine confezionatrici. La maniglia del trasportatore ha un’impugnatura morbida che rende i prodotti facili da trasportare mentre rimangono al sicuro all’interno del loro imballaggio sostenibile. Questo è stato progettato per le bottiglie in PET destinate al consumo domestico.

Stefano Rossi, CEO Divisione Packaging Solutions di DS Smith ha commentato: “siamo orgogliosi di collaborare a questa soluzione di imballaggio innovativa, eliminando i rifiuti inutili e la plastica monouso. Il concept di DS Smith Lift Up è stato progettato impiegando l’approccio Circular Design Metrics di DS Smith, quindi, utilizza la minor quantità di materiale possibile, riduce l’impatto sull’ambiente e ha un design gradevole da vedere nei negozi e nei supermercati. La collaborazione con i nostri partner è fondamentale per ridurre la plastica monouso e realizzare cambiamenti innovativi su larga scala. Consideriamo il design sostenibile al centro di ciò che facciamo come azienda, e questo è un brillante esempio dell’opportunità che l’innovazione nel packaging possa aprire la strada verso un futuro più sostenibile per produttori, rivenditori e consumatori”.

Roland DG colora la Clinica Pediatrica De Marchi di Milano

Roland DG ha annunciato la sua donazione alla Clinica Pediatrica De Marchi del Policlinico di Milano. Utilizzando la stampante con inchiostri a base resina/latex TrueVIS AP-640 e collaborando con Hammer Design Brand Experience e Hexis Italia, Roland DG ha rinnovato le aree comuni e le scale e gli ascensori adiacenti, portando una nuova nota di colore in questi spazi.

Situato nel cuore della capitale economica italiana, il Policlinico di Milano, conosciuto anche come Ospedale Maggiore di Milano o Ospedale Ca’ Granda di Milano, è il principale istituto pubblico italiano per la qualità e la quantità della ricerca. È uno degli ospedali più antichi d’Italia, pioniere di numerose innovazioni mediche nel corso della sua storia.

In collaborazione con il Policlinico di Milano, Roland DG ha decorato la Clinica Pediatrica De Marchi con differenti grafiche a tema. La Clinica, riceve ogni anno migliaia di giovani pazienti per vari esami e trattamenti. Rivolte a un pubblico eterogeneo che va dai più piccoli agli adolescenti, oltre alle loro famiglie e al personale ospedaliero, le nuove grafiche vogliono creare un ambiente accogliente e adatto a tutte le età per chiunque entri in Clinica De Marchi.

Il concetto creativo sviluppato da Hammer Design Brand Experience, partner di lungo termine di Roland DG in Italia, ha considerato due aspetti chiave: i diversi pubblici che frequentano questi luoghi e le valutazioni tecniche, tra cui il livello di luminosità, la configurazione degli spazi e le condizioni delle pareti, che sono stati fondamentali per l’implementazione del progetto.

Questi aspetti hanno determinato le scelte principali, come i colori pastello, le forme astratte e un linguaggio visivo coerente che garantisce un percorso continuo. Il progetto ha immaginato sei scenari, ciascuno caratterizzato da un animale distintivo rappresentativo del suo habitat naturale: balena (mare), giraffa (savana), elefante (giungla), volpe (foresta), orso polare (Polo Nord) e pinguino (Polo Sud).

Passare molto tempo in ambienti chiusi implica che gli stessi siano sicuri e adeguatamente progettati. Questo è ancora più vero in luoghi più sensibili, come ospedali e cliniche, dove gli spazi devono poter rasserenare i pazienti che sono nella struttura e fornire la massima sicurezza. Da qui, l’uso di grafiche realizzate con il modello  TrueVIS AP-640, la stampante con inchiostri a base resina/latex dell’azienda, perfetta per applicazioni interne in ambienti sensibili come appunto ospedali. Gli inchiostri TrueVIS sono certificati GREENGUARD Gold, il che significa che rispettano rigidi standard di basse emissioni chimiche.

I film adesivi per le nuove grafiche, perfettamente abbinati agli inchiostri della TrueVIS AP-640, sono stati prodotti e applicati professionalmente da Hexis Italia. Con tre decenni di esperienza sul campo, Hexis Italia si dedica alla fornitura di soluzioni per il wrapping e la decorazione d’interni per la comunicazione visiva, garantendo qualità e precisione di alto livello.

Dal Policlinico di Milano il commento di ringraziamento: “L’Ospedale ha accolto questa donazione con estremo favore, un prezioso contributo per rendere più allegri e a misura di bambino e delle loro famiglie alcuni spazi comuni di passaggio della Clinica Pediatrica De Marchi. La cura inizia anche dall’accoglienza e dal calore che un ambiente riesce a trasmettere. Il Policlinico di Milano in questi anni è impegnato in progetti di umanizzazione delle cure per rendere la permanenza in reparto sempre più gradevole, soprattutto quando si parla di piccoli pazienti. La collaborazione con Roland DG si inserisce perfettamente in questo percorso in cui il bambino e il suo benessere sono al centro delle azioni, anche di design ed estetiche, oltre che di salute, di questo Ospedale.”

Il colore ha il potere di contribuire positivamente alla creazione di un ambiente in cui le persone possano sentirsi a proprio agio e rilassate, e ciò è particolarmente importante con i bambini e i giovani pazienti. La pigmentazione altamente concentrata dei colori della stampante TrueVIS AP-640 consente una saturazione maggiore rispetto agli inchiostri a resina convenzionali, ottimizzando l’impatto su molte applicazioni tra cui carta, tessuto, tela, carta da parati, materiali non in PVC e altri supporti. Inoltre, il preset True Rich Colour sfrutta appieno l’alta saturazione cromatica del nuovo inchiostro TrueVIS per massimizzare la vivacità dei colori.