Paolo Fronduti è il marketing communication manager di Mc System, ed è bello sentire nella sua voce l’entusiasmo di lavorare con un team giovane che ha re-ingegnerizzato una macchina office di Xerox per stampare il colore bianco. Questo e altro lo ha raccontato a Manuel Trevisan per Italia Grafica.
drupa 2016: intervista a Luca Lesi, AD di Kba Italia, fresco di nomina
«L’ingresso di Kba nella mercato offset+digitale è la vera novità di questa drupa. Insieme alle aspettative per la crescita degli ink Led UV» racconta Luca Lesi a Manuel Trevisan.
Un’altra novità è senza dubbio la presenza, in fiera, della nuova XD Led Uv della Flexotecnica, che entra così nel mercato: ha doppia pila di uscita e sistema integrato di lavaggi.
Lesi mostra nel video le teste inkjet Xerox della nuova Kba: tagliata su misura sulle esigenze del cliente e parla della VariJet digitale bobina per editoria, packaging e cartone ondulato accoppiato con teste Fujifilm 7 colori.
Digitale: scenario tecnologico, macchine, materiali, finishing
Secondo i dati di mercato il numero di macchine installate e i volumi stampati sono in crescita, e dal 2009 a oggi sono numerose le aziende di stampa che hanno spostato la produzione totalmente in digitale, preferendo affidarsi a servizi online per le produzioni che continuano a richiedere l’offset. Tuttavia il motivo che ha spinto molti a cambiare metodo produttivo, o affiancare queste produzioni, non è stato il conto economico, ma una generale qualità e affidabilità consolidata.
Quando ci sono dei cambiamenti le opinioni delle persone si dividono in modo inequivocabile, citando Umberto Eco, tra apocalittici e integrati. Per i primi la stampa digitale avrebbe ucciso la convenzionale facendo perdere qualità e guadagni, i secondi, invece, vedevano l’inizio di un mondo della stampa dinamico, su misura per ogni singolo cliente. Ed ecco che oltre 20 anni dopo la convenzionale data di inizio della stampa digitale mi sento di affermare che i primi sono stati smentiti, e i secondi tardano ad avere ragione, per lo meno in Italia.
La stampa digitale di piccolo formato è quanto di più vicino possa esserci ai sistemi di stampa offset 35×50, di solito elettrofotografica e in divenire inkjet, colore o bianco/nero, capace di stampare un’ampia gamma di supporti per finissaggio, grammatura e composizione con una capacità produttiva di almeno 50 pagine dall’A4 in su. In questo modo ogni stampante può diventare una macchina da stampa digitale a foglio e per questo motivo bisogna analizzare più a fondo ogni aspetto del prodotto stampato più che della macchina. Intanto l’unità di misura è fuorviante perché la velocità in A4 è espressa per grammature a 80 g/m2, mentre le macchine da stampa digitale devono garantire una produttività almeno pari su tutte le grammature e poter lavorare in modo continuato sia nel carico carta, sia nel carico consumabili.
È ovvio quindi che si inizi a pensare con sempre maggiore interesse a cosa succederà a drupa 2016. Reputo che ci siano già delle chiavi di lettura tecnologica sugli sviluppi futuri e credo che ci saranno molte conferme e presentazioni con rilasci a breve periodo. Negli ultimi due anni Canon, HP, Kodak, Konica, Ricoh, Xerox hanno rinnovato, allargato e inserito nuovi modelli di macchine da produzione nel piccolo formato per il settore arti grafiche a tecnologia elettrofotografica e alcune presentazioni nell’inkjet transazionale/direct marketing. È quindi lecito pensare che ci sarà un forte lavoro di consolidamento delle tecnologie con innovazioni software e di prestazioni e alcune importanti presentazioni nel comparto inkjet.
La leadership del toner
La tecnologia di stampa elettrofotografica a toner secco è un maturo e affidabile processo di produzione e tutti i principali marchi stanno lavorando sull’attenuazione e soluzione di alcuni problemi tipici di questa tecnologia, con l’introduzione, trasversale su tutti i marchi, di novità intrinseche.
C’è stato un generale abbassamento delle temperature di fusione del toner, riducendo così gli shock termici sul supporto e portando a una drastica riduzione delle deformazioni che ne derivano. Questo è possibile grazie alle nuove formulazioni dei toner, su cui ogni casa pone il proprio brevetto, e una migliore conservazione del calore sui fusori durante la produzione. In questo modo è possibile allargare la produzione su un numero maggiore di supporti, compresi quelli plastici ed extra cartacei, aumentando le possibilità di offerta ai clienti.
La conseguente riduzione delle deformazioni del supporto mantiene più precisa la geometria dell’immagine a tutto vantaggio della precisione di registro bianca/volta e una maggiore precisone in finitura e taglio. Questa generale diminuzione della temperatura non incide sulla velocità di produzione su supporti differenti per spessore – a cui di solito si deve fare riferimento per valutare la reale capacità produttiva di una macchina – su molti modelli non cambia, se non in alcuni, alla massima grammatura disponibile.
Come si sa tutte le tecnologie a toner a foglio prevedono il movimento del supporto per trascinamento a rulli e cambio lato pinza in voltura, cosa che determina un aumento dei controlli durante la stampa in bianca/ volta, in particolare sui supporti più leggeri. Alcune case hanno introdotto squadre meccaniche di registro e quasi tutte hanno un sistema di misurazione automatico o semi automatico dei supporti per ottenere una perfetta centratura. Questi sistemi sono presenti da diverso tempo sulle macchine ma la loro efficienza è stata aumentata e resa più immediata e stabile, grazie anche a una migliore costruzione dei gruppi di trascinamento e un più massiccio uso dei sistemi di misurazione ad hoc.
Per utilizzare al meglio queste tecnologie e ottenere risultati costanti e replicabili necessari per la produzione, in molti casi si lavora sulla specifica tipologia di carta, assegnando parametri dettagliati in funzione del formato, della grammatura, del tipo di finitura, andando così a realizzare delle librerie carta personalizzate a tutto vantaggio delle ripetibilità nel tempo. Spesso è proprio la mancata attenzione a queste semplici procedure a generare problemi di produzione e a creare lunghi fermi macchina per impostare le macchine prima di partire, specialmente quando si sta lavorando su carte di difficile gestione, come quella chimica.
Se il punto di fusione si è abbassato è grazie alle nuove formulazioni di toner, uno dei cuori tecnologici che caratterizzano l’intera capacità produttiva e il grado qualitativo di una macchina da stampa digitale. Come abbiamo già scritto l’hanno scorso (Italia Grafica n° 7, 2010) ormai tutti i toner sono polimerizzati e significativi passi in avanti sono stati fatti sulle dimensioni e sulla capacità di fondere in modo omogeneo già a 100 gradi in casi di singolo colore su carte sottili. Questa affinazione ha come vantaggio l’aumento del gamut colore sia nella gamma dei blu che dei verdi e di ottenere risultati più puliti anche nelle gamme dei marrone e degli arancione, in quanto il film dei toner è più sottile e quindi anche più luminoso, evitando il «fastidioso» lucido che per lungo tempo ha afflitto le stampa digitali a toner.
Sempre inerenti ai toner sono stati aggiunti nuovi gruppi stampa come bianco, trasparente, oro, argento; alcuni erano già presenti da tempo ma ora sono inseriti in macchine da produzione e quindi proponibili a un mercato più ampio in numeri e con tempistiche da “just in time”.
Sono stati aggiunti nuovi gruppi stampa come bianco, trasparente, oro, argento; alcuni erano già presenti da tempo ma ora sono inseriti in macchine da produzione e quindi proponibili a un mercato più ampio in numeri e con tempistiche da “just in time”.
Nuovi toner più fini permettono di ottenere anche una migliore risoluzione di scrittura e aumentare la risolvenza sui supporti. Per fare questo molti gruppi di scrittura stanno passando dall’emissione a laser singolo o doppio alla tecnologia Vcsel, Vertical Cavity Surface Emitting Laser: è un laser semiconduttore con un’emissione del raggio verticale rispetto alla superficie di scrittura che per alcuni produttori avviene ancora su specchi e in altri è diretta sul fotoconduttore. Questo tipo di laser emette un raggio con maggiore finezza e pulizia e i singoli diodi emettitori sono spesso montati in array per aumentare la definizione. In pratica si può costruire un punto di stampa utilizzando anche quattro laser di scrittura e ottenere una maggiore precisione, dettaglio e pulizia. Dal punto di vista manutentivo vuol dire aumentare la vita dei laser, una minore usura e rischio di stop qualitativo per deposito polveri. Questo novità ha portato tutte le macchina toner a scrivere a una risoluzione minima che va da i 1.200 dpi e può giungere fino ai 4.800 dpi, permettendo di scrivere retini di stampa più fini e puliti che sono paragonabili a una stampa a offset a 120 lpi e più e con diversi disegni di punto. Inoltre, in funzione del Rip/Dfe che pilota la macchina da stampa digitale è possibile modulare le risoluzioni in modo differente per le immagini bitmap e per le parti vettoriali di un file, sfruttando appieno le potenzialità di dettaglio delle macchine.
Molte macchine da stampa digitali stampano oltre i 300 g/m2 e in alcuni casi arrivano a stampare anche i 400 µ e oltre, mentre sul formato di stampa tutte sono allineate al 330×482 per arrivare in alcuni casi a 360×660, al 330×700, al 350×1.000, tutte in modalità produzione ad alta capacità di carico e in bianca/ volta automatico. Questo è dovuto a miglioramenti meccanici e a un controllo totale della resa cromatica sull’intero supporto, annullando così quelle spiacevoli riproduzioni disomogenee dovute all’eccessivo numero di giri del fotoconduttore e del fusore per scrivere un singolo foglio.
Un discorso a parte merita la tecnologia HP Indigo con elettro ink in quanto già sviluppata con un’ampia dotazione tecnologica in partenza e risultati qualitativi che hanno fatto il benckmark del mercato. La configurazione con bianco con possibilità di stampa a più passaggi, la possibilità di formulare tinte Pantone con il sistema HP IndiChrome, oltre a una produttività garantita, sono ancora importanti punti che la differenziano sul mercato anche se la distanza non è più così ampia.
Alla stessa stregua Kodak Nexpress che è arrivata a stampare il metro e a mettere a disposizione degli utenti parecchie opzioni di personalizzazione come la possibilità di stampare oro e una gestione del nero multidimensionale con il light black, o il Micr per le stampe di sicurezza (per un approfondimento sulle opzioni di HP Indigo e Kodak Nexpress vedi Italia Grafica n° 5 «Nobilitare per competere»).
Inkjet nel piccolo formato
A parte Fujifilm e sul formato 50×70, sul mondo foglio piccolo formato non è stato annunciato nulla a parte la VarioPrint i300 Imaging di Canon, e Xerox Rialto. Sono due soluzioni che per il momento hanno ben poco da offrire al mercato delle arti grafiche e, attualmente, si rivolgono al mondo transazionale e direct marketing. La macchina da stampa di Canon è quella che ha destato maggior impatto, dato che è grande (10 m di lunghezza per 2,4 m di altezza e 2,7 m di profondità): è in grado di produrre fino a 8.700 fogli A4/ ora e arriva a stampare fino al formato B3.
La Xerox Rialto è una macchina espressamente dedicata al mondo del transazionale e per compattezza e velocità si pone come macchina dipartimentale.
È la bobina che ha il maggiore fermento visto quello che è già stato mostrato agli Hunkeler Innovation days e a Graph Expo con soluzioni di stampa pronte per il mercato arti grafiche e possibilità di stampa su supporti non trattati. E questo fermento fa ben sperare per un ricaduta anche nel piccolo formato a foglio. Tuttavia il limite più consistente allo sviluppo della stampa con questa tecnologia risiede proprio nei supporti che, se non trattatati, diventano di difficile stampabilità per il settore arti grafiche. Sono già state fatte numerose sperimentazioni in merito ma i risultati o non sono stati validi per il settore o troppo onerosi per i costi di produzione. Di fatto la ricerca è sinergica tra produttori di teste e costruttori di macchine da stampa, il cui risultato è vero oggetto di attesa a drupa 2016. Per esempio, mentre scrivo, Komori ha appena presentato la Impremia IS29 UV sviluppata assieme a Konica Minolta e presentata a drupa 2012.
Supporti che passione
Il vantaggio unico di stampare su un’ampia gamma di supporti è la possibilità di soddisfare richieste altrimenti troppo costose, sia in termini di tempo sia di denaro.
La maturazione e l’acquisizione di fette importanti di mercato degli stampati hanno portato molte cartiere e trasformatori a sviluppare linee specifiche per la stampa digitale a toner o inkjet o a effettuare formulazioni che possano soddisfare il mondo offset e uno dei due inchiostri digitali. La varietà dei supporti è sempre più ampia e nell’ambito cartaceo è possibile stampare su metallizzate e perlescenti, facendo ulteriormente valorizzare la stampa con il bianco e i colori speciali, oppure scegliere carte floccate, tessuti adesivizzati, TNT, impregnate, poliestere, PET, polipropilene ecc.
Il vantaggio unico di stampare su una così ampia gamma di supporti è la possibilità di soddisfare richieste altrimenti troppo costose, sia in termini di tempo sia di denaro. Soddisfano l’esigenza primaria di flessibilità che molto spesso l’azienda di stampa tipica italiana si trova a dover affrontare per mantenere e allargare la clientela. Se Fedrigoni ha fatto da capostipite e da traino per il settore, ora quasi tutte le cartiere sono in grado di fornire un buon catalogo supporti dedicato al digitale. Le caratteristiche che questo tipo di supporti hanno è una minore quantità di acqua al proprio interno, in alcuni casi un trattamento superficiale più idoneo a ricevere polvere di toner o ad assorbire e stabilizzare meglio le gocce di inchiostro e un taglio e una fornitura ottimizzata per questo tipo di stampa.
Il connubio tra stampa e supporti plastici apre mercati e tipologie di produzione cui è difficile proporsi con la stampa tradizionale o con un vecchio sistema digitale. La stampa su trasparente, su materiali riposizionabili, su adesive plastiche, permette di servire anche il settore allestimenti, packaging di cosmesi, parafarmaceutico, abbigliamento, funzionale… tutti settori che cercano personalizzazioni, piccole tirature, qualità costante, continuità di produzione.
Tuttavia le accresciute caratteristiche delle macchine da stampa a toner permettono di stampare con soddisfazione sia qualitativa sia produttiva anche su carte offset e di fornire così un’ottima complementarietà di produzione. Come già in altre occasioni ho avuto modo di affermare, la conoscenza delle caratteristiche peculiari dei supporti è quella che ne determina la macchinabilità e la produttività; spessore e direzione di fibra devono interessare l’analisi della scelta di un supporto, ancorché la grammatura; lo spessore determina la temperatura di fusione o l’assorbimento della goccia prima che migri, la direzione di fibra, la capacità di girare in macchina e di non generare vibrazioni o inceppamenti che possono pregiudicare la produzione.
Finishing: il grande collo di bottiglia
Per quanto sia in crescita il volume generale della stampa digitale, le singole produzioni sono limitate nei numeri assoluti e poco appetibili per soluzioni di finishing automatizzato. A parte la collettazione che viene fatta in automatico da tutte le macchine di produzione con i normali finitori e la rilegatura a punto metallico a sella, il taglio, la fustella e tutto quello che serve per fare un prodotto finito è ancora in un’area di limbo tra manualità e semiautomatiche. Le uniche linee automatiche che sono utilizzate fanno riferimento alla realizzazione di libri finiti o segnature raccolte e cucite.
Tutte le possibilità produttive che i sistemi di stampa mettono a disposizione devono necessariamente passare al vaglio delle possibilità e dei tempi di finitura. Per prodotti come biglietti, inviti, pieghevoli esistono dei sistemi molto efficienti di taglio, cordonatura e piega, come le soluzioni Duplo e allo stesso modo ci sono linee di finitura a punto metallico o colla specifiche per formato e produttività per il settore digitale.
Sulla parte plastificazione e protezione le nuove formulazioni dei toner permettono di ottener eccellenti risultati, senza rischio di spellicolamenti e microbolle con plastifiche industriali. Con alcune macchine da stampa digitali è tale il controllo di temperatura che è possibile ristampare su stampati plastificati opaco per ottenere degli effetti tono su tono; o impreziosire lo stampato con lamine metallizzate che aderiscono al toner per offrire un prodotto di maggior pregio (vedi Italia Grafica n° 5, «Nobilitare per competere»).
Quindi… tutti uguali?
La situazione attuale degli stampatori ci dice che il mercato italiano è maturo e si sta sempre più allargando alla stampa digitale, che le macchine sono affidabili e che ci sono molteplici soluzioni da valutare. Le case produttrici di macchine da stampa digitale a foglio sono poche e presentano gamme che hanno alcuni punti in comune ma molti di differenza, per cui il confronto sul costo copia si ridimensiona in funzione delle prestazioni.
L’errore che spesso vien fatto è di non valutare le differenze e i vantaggi competitivi che una tecnologia può offrire rispetto a un’altra, ciò è dovuto anche al fatto che, a fronte delle molteplici proposte delle case produttrici, spesso non corrispondono le idee chiare dello stampatore. Troppe volte ci si limita a valutare i numeri diretti (costo macchina, costo copia, grammature) e non si entra nel merito di una scelta che prevede molti fattori, dal tipo di servizio e di prodotto che può offrire in più verso i propri clienti, ai tempi ridefiniti e in molti casi risparmiati per effettuare produzioni che altrimenti non farebbe o dovrebbe far pagare molto care. La flessibilità dei supporti, la forte riduzione dei fermi macchina, la stabilità in produzione anche su supporti difficilmente macchinabili, la planarità dei fogli in uscita, la riduzione degli scarti in finitura, le aumentate possibilità di valorizzazione dello stampato attraverso colori speciali sono i valori meno evidenti in termini di costo ma che più contribuiscono al successo sul mercato della stampa.
L’idea che produrre in digitale sia meno costoso che farlo in offset appartiene ormai a un’altra epoca, e soprattutto a una gamma limitata di volumi; sono modi di produrre differenti per tecnologia, in alcuni casi per qualità in entrambe le direzioni, ma in ogni caso destinati a un cliente che non si cura di come sono stampati ma di cosa ha in mano e se corrisponde a quanto richiesto. Spesso i volumi migrano da un sistema a un altro, molto spesso si mischiano prodotti stampati su media differenti e su sistemi di stampa differenti, perché è sempre valido per la stampa digitale di piccolo formato il rispondere a richieste just in time ed eseguirle on demand, termini che sono entrati nel gergo della stampa circa 20 anni fa.
L’errore che spesso viene fatto è di non valutare le differenze e i vantaggi competitivi che una tecnologia può offrire rispetto a un’altra, ciò è dovuto anche al fatto che, a fronte delle molteplici proposte delle case produttrici, spesso non corrispondono le idee chiare dello stampatore.
Per questo il metro di valutazione non può essere lo stesso della stampa offset se non per la mera resa visiva, perché cambiano i formati, le rese e le finiture, e così pure le richieste dei clienti. Il cliente non chiede qualche cosa in più che lo possa legare a noi, chiede di trovare nuovi modi per comunicare e che si possano integrare con altri mezzi, e per cogliere il suo interesse e non solo il suo portafoglio, ogni proposta tecnologica ha un suo valore che deve esser riconosciuta e integrata. Nella mia attività professionale ogni volta che presento una novità tecnologica sia di stampa sia di valorizzazione software la risposta che sento darmi più spesso è «non ho clienti che me lo chiedono». A loro ricordo che quegli stessi clienti non chiedevano stampe a 5 o 6 colori, vernice riservata, la stampa via Web, il formato PDF… ma appena qualcuno l’ha offerta loro, l’hanno colta e accolta. Non capirlo e continuare a misurare la stampa digitale di piccolo formato solo come un’alternativa alla offset significa passare da integrato ad apocalittico.
drupa 2016: intervista ad Adalberto Monti
Manuel Trevisan ha intervistato Adalberto Monti, consulente del controllo qualità dello stampato e da anni esperto nel mondo della stampa.
Ci parla dell’importanza dell’integrazione tra offset e digitale, la leva per aumentare la produttività.
RISO, rethink inkjet!
PUBBLIREDAZIONALE
Riso Kagaku Corporation è scesa in forze all’ultima edizione di drupa con uno stand che ha rimarcato l’impegno verso il mercato ancora importante della duplicazione con la nuova serie di duplicatori SF, ma ha consolidato l’impegno verso lo sviluppo, attraverso nuovi modelli e concept, della tecnologia InkJet proprietaria.
Oltre alla gamma attuale, presentata in configurazioni per applicazioni verticali, Wrapping Envelope Finisher e Perfect Binder, ha dato spazio a due nuove famiglie di stampanti, rispettivamente da 120 e 160 ppm che saranno introdotte sul mercato italiano a partire dal prossimo autunno. La serie SF con innovative caratteristiche tecniche e un motore da 120 ppm con un design e funzionalità che la collocano in modo trasversale nel mercato Office Power e Light Production e la nuovissima serie GD con 160 ppm e cinque colori per una resa ancora migliore della qualità di stampa, adatta a una fascia di mercato con esigenze superiori, sia per volumi che qualitative con la possibilità di essere interfacciata con il nuovo RIP Fiery di Efi. Particolare interesse è stato destato da due modelli concept, ideati per la stampa transazionale: T2 a foglio con velocità di 150 ppm stampati in fronte/retro (300 facciate al minuto) e la T1 a bobina con luce di stampa da 520 mm e una velocità di stampa in quadricromia simultanea in F/R da 42 metri al minuto e in mono da 84 metri al minuto.


Alta la curiosità e l’interesse da parte di tutti gli operatori di settore e dei tanti intervenuti allo stand di Riso.
Per info: Massimo Mattavelli, Marketing Manager
RISOGRAPH ITALIA Srl
Via Archimede, 42 – 20864 Agrate Brianza (MB)
Tel. 039 656191 – www.risograph.it | marketing@risograph.it
FINE PUBBLIREDAZIONALE
Rob, la soluzione di swissQprint per la stampa non presidiata
È stato presentato in anteprima mondiale a drupa: Rob, dal design molto compatto potenzia ogni stampante flatbed swissQprint con il caricamento dei materiali in automatico. L’automazione ottimizza l’utilizzo e, di conseguenza, aumentano la produttività e i guadagni.
drupa 2016, Düsseldorf: ignaro del trambusto della fiera che si sta svolgendo intorno a lui, Rob ha lavorato in modo impeccabile e senza sosta. Davanti a uno stupito pubblico, il nuovo robot ha dimostrato in cosa consiste la stampa non presidiata di swissQprint: ha caricato con precisione migliaia di pannelli sulla stampante Impala 2 e li ha delicatamente rimossi dopo la stampa.
Lavorando all’unisono con la stampante, Rob manovra i pannelli senza supervisione e porta a termine lavori ripetitivi. L’operatore guadagna così tempo per altri compiti e ha meno ore di lavoro. Nonostante l’utilizzo della stampante aumenti e venga ottimizzato il tempo di consegna, il rapporto tra ore lavorative e vita privata resta lo stesso. Il potenziamento del carico ha inoltre un impatto positivo sui guadagni, anche perché né il robot né la stampante richiedono il pagamento degli straordinari per il lavoro notturno e festivo.
Indipendente e sempre disponibile. Rob è pronto a partire con il lavoro in meno di dieci minuti. L’operatore deve solo agganciarlo al piano di stampa della stampante, dopo di che Rob si auto inizializza e si connette al software, il quale controlla sia lui che la stampante. Se l’operatore durante la giornata ha bisogno di concentrarsi su altri compiti, prendersi una pausa o andare a casa la sera, può affidarsi senza remore al team stampante/robot. In qualsiasi momento del giorno e della notte questo team porta avanti il lavoro con precisione ed efficienza. E, dopo che il lavoro è stato completato, Rob può essere riposto in un angolo dell’azienda.
Libertà e sicurezza. Rob è capace di movimentare diversi tipi di materiale. In questo modo swissQprint garantisce come sempre agli stampatori una grande libertà di scelta tra le applicazioni. Inoltre, anche con Rob in azione, la stampante resta accessibile all’operatore. La sicurezza è garantita da sensori che monitorano il raggio d’azione del robot e lo fa rallenta se qualcuno o qualcosa si avvicina. E, in caso di contatto, si ferma immediatamente.
Soluzione modulare. SwissQprint si è impegnata nel fornire soluzioni adatte a tutti i suoi clienti. Il robot è infatti completamente integrabile con tutti i modelli di stampanti swissQprint. Gli stampatori che hanno già acquistato una swissQprint possono aggiungere il robot successivamente.
Una risoluzione maggiore del 50%
SwissQprint ha stupito i visitatori di drupa con una nuova modalità di stampa che può vantare i dettagli più fini e la più brillante riproduzione dei colori. Gli addetti ai lavori parlano anche di una gamma di colori molto più estesa e del migliore risultato mai raggiunto da una stampante inkjet UV. Gli spettatori si sono infatti trovati davanti a una qualità molto vicina a quella fotografica. Ecco le caratteristiche di questa nuova modalità di stampa: goccia da 9 picolitri per una risoluzione massima di 1.080×1.080 dpi, che aumenta del 50% la precedente risoluzione massima di swissQprint.
Questa risoluzione maggiore incontra il favore degli stampatori digitali e dei provider di servizi fotografici così come degli studi di reprografia perché risulta essere ideale per le riproduzioni di fine art, backlit e per il droptix, l’esclusivo effetto 3D di swissQprint. L’alta risoluzione, l’intensità del colore e la nitidezza dei contorni giocano un ruolo cruciale nei tre ambiti lavorativi che abbiamo appena citato. Coloro che padroneggiano queste caratteristiche guadagnano un sostanziale vantaggio rispetto alla concorrenza. Che è esattamente ciò che swissQprint vuole per i suoi clienti.
Xerox Business Process Outsourcing diventa Conduent
Xerox ha annunciato i nomi delle nuove aziende che verrano create in seguito alla separazione in due aziende quotate indipendenti.
L’azienda che si occuperà di Business Process Outsourcing prenderà il nuovo nome di «Conduent, Inc.», mentre il nome «Xerox Corporation» verrà mantenuto dall’azienda dedicata alla Document Technology, che comprende la produzione di stampanti per l’ufficio e per la produzione.
«Conduent comincerà il suo nuovo capitolo come azienda indipendente con un nome che comunica l’attività essenziale che svolgiamo ogni giorno,» ha dichiarato Ursula Burns, chairman e Ceo di Xerox. «Conduent è ben posizionata per costruire sulla base della sua importante storia di leader nei business process services e porterà con sé i valori e la cultura di innovazione, diversità e integrità di Xerox.»
Parte la seconda edizione di Bestinflexo!
Premio alla qualità di stampa flessografica ideato e promosso da Atif, Associazione Tecnica Italiana per la Flessografia, e rivolto a stampatori e converter italiani, la novità 2016 è rappresentata dalla riformulazione e dall’ampliamento delle categorie previste: due sono state ridefinite per allinearle alle categorie internazionali (stampa flexo post print su cartone ondulato patinato e stampa flexo post print su cartone ondulato kraft), anche se nella sostanza non differiscono dalle precedenti; sono state invece aggiunte «stampa flexo preprint su carta/cartoncino banda extra large» (stampa di grandi dimensioni su carta/cartoncino da applicare su cartone ondulato), «uso combinato della stampa flexo» e «uso creativo del processo flessografico».
Inoltre anche nell’edizione italiana, come già avviene in numerosi premi nazionali di altri Paesi europei, viene prevista da quest’anno l’assegnazione del Best in Show, ossia il migliore lavoro in assoluto, indipendentemente dalla categoria in cui è stato candidato.
È stato riconfermato il patrocinio di Assografici, di cui Atif è socio aggregato, e di alcuni dei suoi principali Gruppi di Specializzazione che si avvalgono di questo processo di stampa, nonché il supporto di altre Associazioni di filiera e delle principali testate del settore grafico e cartotecnico trasformatore coinvolte nel progetto in qualità di Media Partner.
Anche quest’anno la Giuria sarà presieduta da Emilio Gerboni (Atif) che valuterà i lavori insieme a Stefano d’Andrea (Atif), Mario Maggioni (ICR), Angelo Mazzacani (Selection) e Claudio Rimondi (Coop).
I&C, Kodak, Lohmann, Sun Chemical e Uteco hanno già formalizzato il loro supporto al premio.
Per ciascuna categoria saranno selezionati i tre lavori migliori che otterranno così una «nomination». I vincitori di ciascuna categoria verranno ufficializzati e premiati in occasione di un’apposita serata in programma il 22 novembre a Bologna, giorno precedente il Flexo Day 2016.
Sul sito di Atif è disponibile il bando completo in formato pdf editabile.
La riforma sulle false comunicazioni sociali
Le nuove norme garantiscono la veridicità dei dati di bilancio, favorendo la concessione di credito da parte delle banche.
Rappresenta un vero e proprio giro di vite il nuovo regime penale previsto per il reato di false comunicazioni sociali introdotto con la legge anticorruzione n. 69/2015, entrata in vigore lo scorso 14 giugno 2015. Le disposizioni troveranno applicazione esclusivamente per i fatti posti in essere da tale data e pertanto i bilanci interessati, salvo casi particolari, saranno quelli riferiti all’anno 2015.
Le norme precedentemente in vigore, riconducibili essenzialmente agli articoli 2621 e 2622 del codice civile, che avrebbero dovuto funzionare da deterrente per la commissione del reato, di fatto non venivano mai applicate. Di qui la necessità di rivedere la materia, disciplinandola con nuove norme che fossero non solo più severe ma che garantissero la veridicità dei dati di bilancio, affinché si possa favorire la concessione di credito da parte delle banche (che non temeranno la perdita totale o parziale degli importi concessi) e la maggiore liquidità stimolerà l’attività e la libera concorrenza tra imprese.
Gli elementi del reato
Il reato di false comunicazioni sociali impropriamente conosciuto come «reato di falso in bilancio» è disciplinato dagli artt. 2621 c.c. (false comunicazioni sociali) e 2622 c.c. (false comunicazioni sociali in società quotate) che prevedono la punibilità di amministratori, direttori generali, dirigenti preposti alla redazione dei documenti contabili societari, sindaci e i liquidatori qualora, consapevolmente, al fine di conseguire per sé o per altri un ingiusto profitto, alterano i seguenti documenti contabili:
- Bilanci
- Relazioni (che nel silenzio della legge si presumono relazioni dell’organo amministrativo ovvero del Collegio sindacale)
- Comunicazioni sociali dirette ai soci o al pubblico previste per legge.
Gli elementi che caratterizzano la fattispecie di false comunicazioni sociali sono quindi da individuarsi nella necessaria intenzionalità (dolo) di ingannare i soci o il pubblico e la contestuale finalità di conseguire per sé o per altri un ingiusto profitto.
Da un punto di vista materiale tali reati possono realizzarsi attraverso due distinti comportamenti:
- la precisazione nei documenti contabili di fatti materiali non veritieri;
- l’omissione d’informazioni sulla situazione economica, patrimoniale o finanziaria della società (che dovrebbero per legge essere al contrario indicati nei bilanci).
La qualificazione del reato e la punibilità
L’intervento riformatore ha apportato significative modifiche, prima fra tutte quella relativa alla qualificazione del reato previsto come delitto e quindi per il quale sono da applicare pene (detentive ovvero pecuniarie) più gravi rispetto al passato.
Salvo per le imprese che per legge non possono essere dichiarate fallite (perché non superano determinate soglie previste dalla legge fallimentare) i soggetti che commettono il reato sono perseguibili d’ufficio, quindi non è necessario che la persona offesa (ovvero colui che ha subito un danno dal reato) sporga regolare denuncia-querela, ma è sufficiente che l’illecito venga portato e/o sia a conoscenza dell’autorità giudiziaria.
Il reato è stato altresì trasformato da reato di danno (ovvero perseguibile solo nel caso in cui il reato avesse effettivamente procurato un danno), a reato di pericolo, nel quale la punibilità è prevista se il comportamento dell’autore del reato, anche senza produrre necessariamente un danno, mette in pericolo il bene tutelato dalla norma incriminatrice (identificato dalla legge nella trasparenza della informazione societaria).
Tale mutamento non è privo di effetti considerando che nei reati di pericolo la tutela penale viene anticipata a un momento antecedente al verificarsi del danno.
Le pene
Le novità introdotte con la riforma del 2015 hanno comportato altresì un inasprimento delle pene, le stesse comunque variano a seconda della dimensione ed eventuale quotazione in borsa delle imprese.
- Società non fallibili: è prevista la pena della reclusione da sei mesi a tre anni.
- Società non quotate: la pena prevista è la reclusione da uno a cinque anni (anziché l’arresto fino a due anni prevista nella previgente disciplina).
- Società quotate: la pena prevista è la reclusione da tre a otto anni (anziché da tre mesi a sei anni indicata nella previgente disciplina). Limitatamente alle società quotate la legge prevede la facoltà in capo all’autorità giudiziaria, che indaghi su soggetti che si ritenga possano aver commesso il reato, di intercettare le comunicazione scritte e/o le conversazioni telefoniche.
Inoltre gli autori dei reati disciplinati dagli articoli 2621 e 2622 cod. civ. potranno essere colpiti da pene accessorie tra le quali si indicano il divieto temporaneo di esercitare determinate attività professionali o imprenditoriali. L’inasprimento delle pene irrogate ha comportato altresì un aumento del termine di prescrizione (ossia del periodo di tempo necessario per l’estinzione del reato) che è passato:
- per le società non fallibili e per le società non quotate da quattro anni a sei anni;
- per le società quotate da sei anni a otto anni.
Con la riforma del 2015 sono stati inoltre introdotti gli art. 2621 bis e ter del codice civile che prevedono alternativamente delle attenuanti da un minimo di sei mesi a un massimo di tre anni, qualora i fatti siano di lieve entità tenuto conto della natura e delle dimensioni della società nonché delle modalità e degli effetti della condotta lesiva (ovvero la non veridicità delle informazioni o la omissione delle stesse sia di poca rilevanza); ovvero delle ipotesi di non punibilità qualora i danni procurati dal reato siano di particolare tenuità.
L’eliminazione del riferimento alle valutazioni di stima e alle soglie di non punibilità
Con la novella legislativa si è assistito a un drastico cambio di rotta sulla punibilità delle valutazioni poste in essere dalle imprese sulle voci di bilancio (magazzino, crediti, immobili, cassa).
Nella precedente normativa le stesse assumevano rilevanza ai fini della configurabilità del reato di false comunicazioni sociali qualora il fatto era conseguenza di valutazioni estimative che singolarmente considerate differivano in misura superiore al 10% da quella corretta.
Al contrario nell’attuale disciplina sono state eliminate le percentuali di tolleranza delle difformità valutative delle poste di bilancio, le improprie valutazioni di stima sono state qualificate come illeciti di carattere civilistico e pertanto è stata ridotta drasticamente l’applicazione delle norme sul predetto reato.
La riforma ha modificato altresì la disciplina relativa all’applicazione delle soglie di rilevanza delle false comunicazioni sociali che escludevano la punibilità di coloro che indicavano dati falsi o omettevano di indicare dati che per legge erano obbligatori, quando le falsità o le omissioni determinavano una variazione del risultato economico di esercizio al lordo delle imposte non superiore al 5% o una variazione del patrimonio netto non superiore all’1%.
L’eliminazione di tali soglie nella nuova normativa comporterà un incremento dei casi punibili.
Falso in bilancio: reato societario e fallimentare
Come abbiamo detto l’omissione di fatti materiali rilevanti la cui comunicazione è imposta dalla legge sulla situazione economica, patrimoniale, finanziaria della società o del gruppo di appartenenza comporta il perfezionarsi del reato. Tali atteggiamenti si verificano con una buona frequenza nei casi di imprese in stato di crisi che, omettendo ovvero falsificando le informazioni di bilancio per fornire un’immagine artefatta dello stato della impresa, cercano di evitare il fallimento.
La riforma tuttavia ha determinato nel caso di fallimento un concorso dei reati di “falso in bilancio” e di bancarotta fraudolenta disciplinato dall’art. 223 della Legge Fallimentare.
In buon sostanza chi espone nelle comunicazioni sociali dei fatti materiali non corrispondenti al vero ovvero omette di dichiarare quanto per legge è previsto in bilancio potrà essere condannato per entrambi i reati, qualora il dissesto della società e la dichiarazione di fallimento siano conseguenza diretta del comportamento falsificatore posto in essere dagli amministratori, direttori generali, dirigenti o altri soggetti preposti alla redazione dei documenti contabili e sempre che tali atteggiamenti siano anteriori e abbiano determinato il dissesto finanziario della società.
Che cosa succede quando verniciamo una stampa policroma?
Eseguire una prova di verniciatura prima di procedere nella lavorazione definitiva è utile per evitare spiacevoli sorprese, come per esempio ritrovarci con un risultato con caratteristiche cromaticamente indesiderate. Ciò richiede una conoscenza oggettiva (misurabile) e prevedibile, del colore, che coinvolge stampa e prestampa allo scopo di raggiungere un unico obiettivo qualitativo condiviso. L’improvvisazione nulla ha a che fare con la qualità.
Cosa accade cromaticamente quando verniciamo una stampa policroma? È una domanda che spesso si sente e viene posta dagli addetti che operano sia direttamente che indirettamente nel mondo della stampa. A volte c’è chi si sorprende del cambiamento talmente evidente che la verniciatura esercita sulla stampa, che l’esito risulta essere diverso da quello previsto. Attenzione: il risultato, se non conosciuto, può sembrarci bello o brutto, gradevole o sgradevole, caldo o freddo… Non possiamo permetterci di sperare che tutto vada bene, occorre la certezza.
Sappiamo che qualcosa cromaticamente cambia, ma che cosa? Siamo in grado di conoscere preventivamente quale sarà il risultato della stampa con la verniciatura realizzando una prova colore dedicata?
È la risposta che ci proponiamo di fornire con questa ricerca, iniziando a identificare primariamente l’obiettivo in funzione del quale sono state programmate le operatività sequenziali, i tipi di verniciatura da utilizzare in funzione della tecnologia applicata, il supporto, l’inchiostro e le altre componenti di stampabilità che di seguito verranno elencate.
Il presupposto primario è quello di non lasciare nulla al caso ma conoscere esattamente, quando è possibile misurando, come è stato realizzato lo stampato e la successiva verniciatura, per essere capaci di ripeterlo in modo ottimale in caso di ristampa o stampa di un nuovo prodotto con le stesse caratteristiche.
La verniciatura nobilita lo stampato
La verniciatura è un trattamento superficiale che utilizza vernici di varia tipologia e di effetto diversificato in funzione del procedimento di stampa e della tipologia di essicazione. Può essere effettuata in linea o fuori linea, come nel caso specifico di seguito esposto. La verniciatura viene eseguita generalmente sul supporto stampato; può essere trasferita su tutta la superficie del foglio e/o può essere stampata solo su parti dell’immagine o della superficie (verniciatura a zona) con diversi procedimenti ed effetti. La funzione della verniciatura è duplice: elemento nobilitante dello stampato o rivestimento protettivo dei grafismi da eventuali ditate, graffi e segni indesiderati. In particolare quella opaca viene utilizzata per proteggere la stampa da «sporchi» dovuti principalmente a pigmenti liberi dell’inchiostro per sfregamento di un foglio sull’altro o per una eccessiva pressione durante il taglio o lavorazioni di allestimento successive.
Sempre più la verniciatura viene utilizzata perché abbellisce lo stampato e lo evidenzia rispetto ad altri prodotti. Attualmente i cambiamenti tecnologici determinano innovazione, nuove sfide e nuove opportunità; le innovazioni tecnologiche aumentano la nobilitazione dello stampato utilizzando sia le fasi di lavorazione analogiche che digitali, integrandole nella loro predisposta flessibilità. Propongono un prodotto che si differenzi e si evidenzi nella moltitudine di stampati che quotidianamente ci circondano, sia a livello ottico, che tattile e di odorato, attribuendo alla verniciatura un valore aggiunto sempre più utilizzato.
Step by step: la forma test
Ogni forma test è realizzata in funzione dell’obiettivo da ottenere e dei dati da conoscere, confrontare e approfondire. Non esiste una forma test standard che possa essere utilizzata per rilevare tutti gli elementi indispensabili atti a valutare eventuali inconvenienti che si possono verificare durante la stampa o difettosità già presenti.
Esistono forme test, quale per esempio la forma test di stampa di Taga Italia, che danno la possibilità di rilevare e valutare complessivamente la qualità di stampa realizzata da una macchina.
Nel caso specifico, la Forma Test Italia Grafica utilizzata per la stampa e successiva verniciatura, è stata realizzata in funzione degli elementi da rilevare per analizzare le differenze cromatiche.
La forma Test Italia Grafica è formata dai seguenti elementi (figura 1)
- Test chart formata da n° 1504 elementi cromatici per generare il profilo colore tramite la loro lettura spettrofotometrica.
- Immagini significative note, delle quali si conosce il risultato visivo cromatico, che «aiutano» l’operatore a comprendere il corretto bilanciamento cromatico dell’immagine stessa.
- Scala Controllo Spettrodensitometrico contenente gli elementi atti a rilevare oggettivamente i parametri che garantiscono uno stampato qualitativamente ottimale, riproducibile entro determinate tolleranze quali densità, aumento del punto, contrasto di stampa K, eventuali imperfezioni del punto ecc.
- Scala di Controllo Ugra/Fogra-Medienkeil-CMYK-TIFFV3.0a Proof per verificare la corretta riproduzione cromatica della prova colore in funzione delle esigenze specifiche richieste dal committente.

Sequenzialità operativa
Cerchiamo ora di comprendere l’influenza cromatica della verniciatura sia lucida che opaca sul foglio precedentemente stampato.
- Esecuzione della stampa lito offset della forma test su carta patinata lucida 150 g/m2 nelle condizioni note (Vedi in particolare le Condizioni di stampabilità di seguito descritta).
- Generazione del profilo colore tramite la lettura spettrofotometrica degli elementi della test chart contenuta nella forma test. Tale profilo è generato dalla media di più test chart. Nel caso specifico n° 10 test chart.
- Realizzazione della prova colore digitale, comparazione visiva e strumentale tramite la Scala di Controllo Media Wedge (W3) con la forma test stampata.
- Esecuzione della verniciatura lucida e opaca fuori linea della forma test.
- Realizzazione del profilo colore tramite la test chart verniciata sia con verniciatura lucida che opaca. Anche nel caso specifico il profilo è stato generato dalla media di più test chart.
- Nel caso specifico n° 5 test chart per la verniciatura lucida e n° 5 test chart per la verniciatura opaca.
- Realizzazione della prova colore digitale che simula il risultato cromatico sia del foglio stampato con verniciatura lucida che opaca e comparazione visiva delle prove colore con la forma test sia verniciata che non verniciata.
- Differenze oggettive (misurate Delta L*, Delta a*, Delta b*, Delta E76.) rilevate tra stampa senza vernice e stampa con vernice lucida e opaca.
I fogli utilizzati per le rilevazioni sono stati prelevati in sequenza non a intervalli casuali, onde evitare maggiormente eventuali differenze di stampa.
Condizioni di stampabilità
Le condizioni di stampabilità rappresentano tutti gli elementi indispensabili che occorre conoscere se si vuole ottenere uno stampato ripetitivo qualitativamente ottimale, rispettandone le tolleranze note. Se non si conoscono esattamente le caratteristiche la riproduzione fedele diventa assai difficile e improbabile.
Di seguito sono elencate le condizioni di stampabilità tenute per la prova in oggetto.
- Macchina da stampa: Quattro colori (f.to 35×50 cm)
- Sequenza di stampa: Nero/Ciano/Magenta/Giallo
- Tipo di retino: tondo
- Lineatura del retino: 64 linee/cm
- Curva applicata al ctp: lineare per tutti i colori
- Tipo di carta: patinata lucida senza pasta legno per stampa offset a foglio, grammatura 150 g/m2 e grado di lucido al 76% utilizzabile per stampati di pregio.
- Tipo di Inchiostro: per quadricromia standard indicato per la stampa offset a foglio e ideale per carte patinate lucide con elevata stabilità di stampa. Conforme alla norma ISO 12647-2. Resistente agli alcool e alla miscela di solventi.
- La vernice lucida utilizzata UV è a bassa penetrazione, le sue caratteristiche fondamentali sono a elevato lucido, alta scivolosità, basso assorbimento, elevata velocità di polimerizzazione, idonea per carta patinata.
- La vernice opaca è del tipo litografica UV, la quale deve essere utilizzata come un comune inchiostro UV per ottenere sovrastampe a zona e conferisce agli stampati un effetto opaco satinato. Questo tipo di vernice viene utilizzata per sovrastampare inchiostri resistenti agli alcali e ai solventi.
- Entrambe le verniciature sono state realizzate con essicazione UV.
Le due diverse tipologie di verniciatura sono state eseguite sulla stessa macchina offset bicolore formato 70×100. La verniciatura lucida è stata stampata sul secondo elemento con verniciatore tipo flexo (thesis) utilizzando una quantità di vernice spalmata indicativamente di 4-5 g/ m2, mentre la vernice opaca, essendo da calamaio, è stata stampata nel primo elemento. La quantità di quest’ultima varia indicativamente dai 3 ai 5 g/ m2.
Entrambe le verniciature sono state eseguite a secco, senza l’ausilio della soluzione di bagnatura, e l’essicazione UV è stata eseguita con un forno a tappeto fuori macchina di circa 6 metri di lunghezza (figura 2).
Per un corretto utilizzo di tutti i prodotti sopraelencati come per tutti i prodotti e materiali che normalmente vengono utilizzati in fase produttiva, l’operatore deve sempre consultare la scheda tecnica del prodotto, non solo per un corretto uso dello stesso ma in particolare per operare in sicurezza bensì per la salvaguardia dell’ambiente e della propria salute.
Mai ignorare tutto quanto compete alle nostre competenze e professionalità operative.

Vernice sì vernice no
Influenza della verniciatura lucida e opaca sulla stampa: valutazione visiva (soggettiva) – Da eseguirsi utilizzando la medesima fonte luminosa (Temperatura colore 5.000 K + o – 500 K).
Per compiere una valutazione visiva nelle condizioni ottimali, in modo obiettivo e non influenzabile, ho chiesto il contributo agli allievi del corso di Atelier di Comunicazione dell’Isia di Faenza. Abbiamo effettuato una valutazione visiva nella condizione di luce normalizzata 5.000 K, verificata con l’apposito strip Ugra, ponendo le tre copie una vicina all’altra su di un piano di visione grigio (acromatico), con al centro la copia non verniciata, mentre agli estremi rispettivamente la copia verniciata lucida e la copia verniciata opaca (figura 3).

Rispetto alla copia non verniciata la copia verniciata lucida evidenzia una differenza notevole, dovuta in particolare alla brillantezza della vernice, mentre per comprendere le differenze della copia verniciata opaca occorre osservarla con molta attenzione.
La vernice lucida esalta maggiormente il contrasto nelle immagini in bianco e nero, oltre ad avere una sensazione di maggiore saturazione dei colori, questo rilevato in modo particolare nei tasselli colorati che compongono la test chart.
Nella copia verniciata opaca risulta più naturale il colore della carnagione.
Un’ulteriore considerazione sulla comparazione va svolta sul bianco carta poiché la verniciatura lucida sembra rendere più giallastro il supporto cartaceo. In particolare, per evitare questa variazione cromatica del bianco carta, è consigliabile sovrastampare un primer apposito prima di procedere alla fase di verniciatura lucida.
È altresì evidente che la scelta del tipo di verniciatura sia lucida che opaca va eseguita in funzione della tipologia delle immagini, del tipo di stampato da realizzare, delle sue caratteristiche tecniche operative, del suo utilizzo, del target che lo utilizzerà nonché delle esigenze tecniche e soggettivamente personalizzate del cliente.
La successiva valutazione visiva della Forma Test Italia Grafica è stata svolta confrontando i fogli stampati e verniciati con le rispettive prove colore; precisamente il confronto della stampa non verniciata con la rispettiva prova colore personalizzata, a stampa verniciata opaca con la rispettiva prova colore personalizzata e la stampa con verniciatura lucida con la rispettiva prova colore personalizzata. Pur se le prove colore sono state svolte utilizzando per ognuna il profilo colore rilevato sulla stampa specifica, la prova con la stampa lucida, pur se cromaticamente non differisce in modo evidente, sente della mancanza dell’effetto lucido. Nonostante ciò, avere l’opportunità di avvalersi di una prova colore eseguita con lo stesso profilo colore, risulta essere di valido aiuto per l’esito cromatico dello stampato, ed è un punto di riferimento importante e indispensabile.
Per quanto riguarda le altre due prove colore che simulano il risultato dello stampato senza verniciatura e con verniciatura opaca, il risultato visivo è da ritenersi assai simile, di conseguenza prevedibile del risultato cromatico finale con e/o senza la verniciatura (figura 4).

Lucida oppure opaca?
Influenza della verniciatura lucida e opaca sulla stampa: valutazione oggettiva (misurabile).
Strumento utilizzato per la misurazione: Spettrofotometro §(Tecnologia 0°/45°).
Condizioni di misurazione: angolo di visione 2°; Illuminante D50, Modalità M0; Senza filtro polarizzatore.
Non tutti i colori hanno lo stesso comportamento quando vengono verniciati. La figura 5 mostra i rispettivi spazi colore rilevati tramite la lettura della test chart stampata sia nel fogli non verniciati che sui fogli con verniciatura lucida e opaca. Osservando attentamente la figura è possibile prendere in considerazione le differenze, se pur minime, di ogni spazio colore. La rilevazione di ogni singolo spazio colore ha permesso di realizzare una prova colore personalizzata per ogni tipo di stampa e precisamente una prova colore personalizzata per il foglio stampato senza verniciatura, una per il foglio stampato con verniciatura lucida e una per il foglio stampato con verniciatura opaca.
Le tre prove colore hanno inoltre simulato il bianco carta del foglio utilizzato, elemento non trascurabile e di fondamentale importanza per una prova colore veritiera. La comparazione oggettiva tra il foglio stampato e la prova colore è stato eseguito rilevando i valori spettrofotometrici presenti sulla Scala di Controllo Ugra/Fogra-Medienkeil-CMYK-TIFFV3.0a Proof.

di verniciature lucida e opaca e dello spazio colore della copia non verniciata (neutra).
Osservando i report oggettivi (misurabili) delle rispettive prove colore con il foglio stampato e verniciato di riferimento e quello non verniciato, tutte le prove rientrano all’interno delle tolleranze com’è possibile vedere nella rispettiva tabella dei valori e dai grafici i quali evidenziano in particolare una variazione nella zona del verde, del giallo e del rosso, mentre nelle altre zone la condizione cromatica è assai equilibrata.
La stampa che presenta una maggiore variazione è riferita alla stampa con verniciatura lucida, così come confermato dalla valutazione visiva.
Misurare è garanzia di qualità
Successivamente, insieme agli allievi del corso di Atelier di Comunicazione dell’Isia di Faenza, abbiamo eseguito alcune rilevazioni, utilizzando uno spettrodensitometro manuale dell’ultima generazione, nella condizione di misurazione M0 e M1, allo scopo di verificare il comportamento del colore e l’influenza degli sbiancanti ottici presenti nella carta utilizzata per la stampa.
Strumento utilizzato per la misurazione: Spettrodensitometro (Tecnologia 0°/45°).
Condizioni di misurazione: angolo di visione 2°; Illuminante D50, Modalità M0 e M1; Senza filtro polarizzatore.
Le rilevazioni sono state eseguite ponendo il foglio su superficie bianca (WB white backing).
L’insieme delle rilevazioni svolte hanno permesso, limitatamente all’esperienza svolta, di avere dati oggettivi i quali permettono alcune considerazioni che ci consentono di rispondere ad alcune domande in modo concreto. Osservando con attenzione i grafici ricavati dalle rilevazioni svolte è semplice comprendere come, se pur minime, vi sono differenze che possono apparire in modo diversificato nel comportamento cromatico di ogni singolo colore nell’insieme della cromaticità dell’illustrazione nel contesto dello stampato.
Un ruolo fondamentale lo assumono la carta e il colore in più che dobbiamo sempre considerare. Tale considerazione è maggiormente evidenziata nel confronto con la rispettiva prova colore ove è evidente come nelle tonalità medie l’influenza del bianco carta determini una, se pur minima, differenza.
Non dimentichiamo mai che tutto quanto noi vediamo dipende dal tipo di luce, dalle condizioni di visione dell’ambiente, dai colori circostanti, dall’umore e da tante altre variabili che, se non considerate, amplificano la diversità cromatica. Questa è una delle ragioni fondamentali di come le condizioni di visione debbano essere ripetitive utilizzando la stessa fonte luminosa normalizzata.
Il lucido e l’opaco della verniciatura amplificano una condizione che, se non controllata, può determinare spiacevoli incomprensioni sull’esito finale dello stampato.