Le nuove etichette multistrato consentono di creare supporti sfogliabili fino a sette facciate: una nuova concezione di etichetta per la gestione d’informazioni multilingua, campagne pubblicitarie, coupon e promozioni.
Il packaging di un prodotto deve innanzitutto accattivare l’acquirente nella fase della scelta d’acquisto, ma sempre di più si presenta la necessità di gestire un numero crescente d’informazioni e strategie pubblicitarie che aumentino l’appeal del prodotto stesso.
Il gruppo Peel & Seal di Omet permette di produrre etichette multistrato, ri-sigillabili o rimovibili, sia in carta che in film, con un massimo di quattro strati (sette facciate) ottenibili utilizzando due gruppi P&S in linea. Le applicazioni delle etichette multistrato includono prodotti alimentari, cosmetici e detergenti dove è richiesto l’uso di etichette informative.
Nel mercato italiano un numero crescente di aziende nel settore della stampa delle etichette sta richiedendo a Omet il gruppo P&S per ampliare le proprie potenzialità di stampa. Più del 20% delle macchine Omet installate nel 2015 hanno previsto la dotazione del gruppo P&S, con un notevole incremento delle richieste del doppio gruppo, confermando con decisione la tendenza riscontata anche nei precedenti anni.
Le etichette multistrato realizzabili con il gruppo Peel&Seal possono essere wet peel o dry peel: le prime sono progettate per essere letteralmente sfogliate, hanno un lato fissato e possono avere fino a sette facciate stampate, le seconde sono invece a strappo, e prevedono la rimozione di uno o più strati dell’etichetta per intero, ideali per campagne promozionali e di couponing.
Creating new Horizons è il tema con il quale Leonhard Kurz si presenta a drupa 2016; nuove opportunità e nuove prospettive per il settore della stampa e della nobilitazione, con soluzioni che vanno dai materiali di decorazione ai sistemi volti a semplificare il processo di finitura.
«Anche a questa edizione di drupa, Kurz è pronta a stupire i visitatori, affiancando a foil e cliché per la decorazione e la nobilitazione nella stampa a caldo, a freddo e digitale, nuove soluzioni destinate a migliorare e ottimizzare i processi di produzione degli stampatori.»
A parlare è Jana Kokrhanek, Amministratore Delegato di Luxoro, distributore e agente esclusivo per l’Italia di Kurz, che, con queste parole, introduce Kurz Easy, una soluzione creata appositamente dall’azienda tedesca per semplificare il lavoro degli stampatori, volta a ottimizzare i processi di nobilitazione; fanno parte del concept Kurz Easy il software Foil Connect, che consente di calcolare rapidamente l’utilizzo più efficiente del foil in produzione, una nuova serie di foglie per stampa a caldo con un più ampio campo di applicazione e metodologie più attuali per facilitare il montaggio dei cliché e accorciare i tempi di set-up delle macchine. Sempre nell’ambito delle soluzioni per i processi produttivi, sarà presentato il nuovo sistema Distorun, per stampare a freddo ologrammi a singola immagine e per ottimizzare il consumo di foil nei sistemi a bobina.
Non mancheranno novità anche nel tradizionale portfolio prodotti di Kurz, che presenterà foil dai design nuovi e unici, per la stampa a caldo e a freddo. È il caso di White Series, dove il gioco di colori arcobaleno, tipico delle lamine olografiche convenzionali, è stato modificato per produrre eleganti tonalità dominanti di bianco opaco. La foglia Luxor MTS PolarLight, dagli inattesi effetti cromatici che spaziano da una tinta a un’altra al cambiare dell’angolo di osservazione. Duocolor, a singola immagine, mostra un effetto flip di colore a cui viene sovrapposto un design difrattivo che conferisce un ulteriore effetto prismatico alla soluzione, e Multicolor, dal design olografico, che possiede livelli multipli di immagini nei quali sono incorporati elementi di colore, con grande precisione di registro. Infine due ulteriori effetti olografici che offrono spettacolari effetti 3D: il design Deep Lens, composto da una lente ottica con un effetto di profondità eccezionale e il design FX che, grazie a straordinari effetti spaziali, simula un rilievo realistico, dall’apparenza reale e percepibile al tatto.
Kurz esporrà quest’anno la nuova generazione dell’unità per l’applicazione del Digital Metal, DM Liner, in grado di assicurare ampie possibilità decorative con stampati digitali.
La gamma completa di stampanti inkjet ColorPainter offre altissima qualità su supporti di grande formato: ColorPainter H3-104s che offre alle aziende grafiche la possibilità di stampare rapidamente materiali larghi fino a 2,6 metri, dai banner al car wrapping fino a materiali espositivi fieristici e carta da parati. A disposizione dei visitatori saranno anche M-64s, W-54s e W-64s che forniscono alle aziende la possibilità di usufruire di effetti in controluce e della tecnologia a colori neon di OKI.
ColorPainter H3-104s mostrerà come un livello di qualità in precedenza ottenibile solo con una stampante per supporti larghi fino 1,60 metri, è ora disponibile su banner e materiali di visualizzazione fino a 2,60 metri, stampando a 2,60 m per roll-up di 1.0 m in meno di tre minuti. L’utilizzo di inchiostri, certificati Greenguard Gold, senza necessità di purificazione dell’aria, rendono H3-104s una stampante versatile che produce stampe nitide per uso interno e durature per uso esterno.
I visitatori dello stand di OKI Europe potranno anche vedere come ColorPainter M-64s sia in grado di produrre materiali retroilluminati accattivanti e come l’uso dei colori neon di OKI possano produrre colori intensi e vibranti per tutti i materiali display con le stampanti W-54s e W-64s.
Accanto a questi dispositivi, OKI Europe metterà in luce anche le capacità dell’alta risoluzione delle sue stampanti LED Teriostar LP-1030 e LP-2050, progettate per soddisfare la domanda di prestazioni, velocità e precisione nella stampa di grande formato per l’architettura, l’ingegneria e le costruzioni.
«Il 2016 sarà un anno memorabile per Bobst, perché festeggeremo il 125o anniversario della nascita della nostra azienda», ha spiegato Jean-Pascal Bobst, CEO di Bobst. «A drupa dimostreremo chiaramente che guardiamo al futuro con lo stesso dinamismo e la stessa dedizione con cui abbiamo costruito la nostra reputazione nel settore. Il Gruppo, infatti, continua ad ampliare l’offerta di tecnologie e servizi con l’obiettivo di migliorare costantemente le attività di supporto a una clientela sempre più vasta e dalle applicazioni diversificate. Presenteremo innovazioni studiate per soddisfare le esigenze dei brand owner e dei loro fornitori in termini di massimizzazione dell’efficienza, riduzione del time-to-market e ottimizzazione dei processi di stampa. Nell’ottica dell’ampliamento continuo dei servizi, lanceremo delle novità riguardanti l’intero portafoglio dei nostri prodotti».
Le principali novità Bobst a drupa 2016
Mastercut106 PER a drupa in anteprima mondiale.
La nuovissima Mastercut106 PER in anteprima mondiale. Questo nuovo modello sarà la fustellatrice più produttiva mai realizzata, grazie a innovazioni che ridefiniranno gli standard di settore.
La nuova macchina per stampa a caldo Masterfoli 106 PR che integra il sistema Foli UnwinderR+, una soluzione che garantisce fino al 30% di produttività in più e una riduzione anche del 50% del consumo di banda metallizzata.
Una nuova piega-incollatrice lanciata proprio in occasione di questa fiera, la nuova Mastercut e la nuova Masterfoli, tutte studiate per garantire maggiore automazione, regolazioni più veloci, costi di esercizio inferiori e funzionamento più facile, nonché per consentire ai produttori di imballaggi di ottenere una produzione a «zero difetti».
Una nuovissima versione della macchina per la stampa flessografica M6 UV, configurata per la produzione di scatole pieghevoli. La M6 UV si porrà come valida alternativa alla stampa offset grazie ai cambi lavoro completati in meno di un minuto con la tecnologia Digital FlexoTM, alle velocità di produzione estremamente elevate e al taglio in linea ad alta velocità. Le scatole prodotte possono essere successivamente trasformate sulle fustellatrici e piega-incollatrici Bobst di cui dispone la maggior parte dei produttori di scatole. La M6 a sette colori presenta vantaggi che nessun’altra macchina è in grado di offrire in termini di costi dovuti all’acquisto del cartone in bobina e di semplificazione del processo produttivo grazie al sistema UV Digital FlexoTM che non richiede né acqua né solventi e che consente cambi lavoro rapidissimi.
Alternative innovative ed efficaci alla stampa offset per la produzione di scatole pieghevoli e imballaggio flessibile. Sfruttando i nuovi inchiostri UV a migrazione ridotta, nonché il livello di automazione offerto dalla tecnologia Digital FlexoTM, Bobst presenterà soluzioni in grado di offrire tempi di set-up paragonabili a quelli della tecnologia digitale e una produttività estremamente elevata.
La tecnologia di stampa con gamma cromatica estesa (ECG), che utilizza quattro o sette colori fissi ed è destinata a nuove macchine da stampa appositamente ottimizzate per sfruttare al massimo i notevoli miglioramenti introdotti da questa tecnologia di stampa.
Nuove macchine da stampa flessografica a tamburo centrale, stampa flessografica in linea, stampa rotocalco e stampa digitale, ma anche nuove macchine per l’accoppiamento, la spalmatura e la metallizzazione, molte delle quali dotate di tecnologie di automazione digitali per un funzionamento facile, ripetibile e affidabile in un flusso di lavoro di stampa e trasformazione di tipo digitale.
Nuovo software per la produzione di utensili ad alte prestazioni grazie a forme di fustellatura in legno di grande precisione con filetti di taglio e gomme di espulsione a marchio Bobst.
Potenziamento dei servizi di manutenzione e assistenza offerti da Bobst, ma anche una soluzione Pick&Pay di nuova generazione che aumenterà la sicurezza degli operatori e ridurrà i tempi di fermo macchina, rendendo disponibili direttamente sulla macchina ricambi di parti soggette a usura e parti di emergenza.
Presentazioni fatte da un team di specialisti sulla rivoluzionaria macchina per la stampa digitale ad alta produttività per il cartone ondulato e sulle macchine digitali per la stampa su cartone teso, carta e film.
La nuova serie Advantage N Essentials di Agfa si propone come una soluzione molto accessibile dal punto di vista dell’investimento, pur fornendo il meglio in termini di prestazioni.
Il Computer to plate continua a evolvere e a perfezionarsi con impianti altamente produttivi e tecnologie sempre più sofisticate, sia per quanto riguarda l’ambito offset sia soprattutto per quello flexo, che ha ormai raggiunto livelli di qualità elevatissimi. Per comprendere meglio lo stato dell’arte di una tecnologia tanto importante per il settore, ma di cui si parla ancora troppo poco, ecco un veloce vademecum delle principali soluzioni esposte in fiera.
Partiamo allora da Agfa Graphicsche a drupa mostrerà il nuovo Ctp della serie Avalon N8-90 in abbinamento alle lastre Energy Elite Eco che non necessitano di cottura e sono studiate appositamente per le esigenze dei clienti con macchine piane e rotative. Il sistema Avalon assicura un’incisione al laser ecologica ed efficiente dal punto di vista energetico, dal momento che non utilizza sostanze chimiche per lo sviluppo. La nuova N8-90 si aggiunge così all’ampia famiglia di sistemi Ctp termici ed è in grado di processare lastre delle dimensioni massime di 1.165×950 mm alla risoluzione di 2.400 dpi, promettendo di realizzare un numero molto superiore di lastre al giorno rispetto alle 1.344 del precedente modello N8-80. Un’altra novità allo stand Agfa sarà la nuova serie AdvantageN Essentials, una linea di Ctp «essenziale» che si rivolge al mondo dei quotidiani e che, pur ponendosi come soluzione molto accessibile dal punto di vista dell’investimento, fornisce il meglio della tecnologia in termini di prestazioni, affidabilità e facilità di utilizzo.
La nuova serie Advantage N Essentials di Agfa si propone come una soluzione molto accessibile dal punto di vista dell’investimento, pur fornendo il meglio in termini di prestazioni.
Soluzioni innovative anche da basysPrint, l’azienda tedesca acquisita da Punch Graphix nel 2004 e oggi parte di Flint Group, che ripresenta a Düsseldorf i suoi Uv-Setter per formati large e very large con alto livello di automazione. Con i suoi 1.485×2.100 mm di formato lastra massima i basysPrint VLF rappresentano sistemi Ctp più grandi disponibili sul mercato e riprendono il concetto di automazione applicato al settore dei giornali grazie all’utilizzo dell’unità di automazione Mca (Multi Cassette Automation) che permette di caricare e scaricare rapidamente vari formati lastra da quattro distinti cassetti. Il sistema è in grado di rendere disponibili fino a 320 lastre nel massimo formato o 800 lastre (formato 8 pagine) in caso di doppio caricamento, per un funzionamento continuo e senza alcun intervento da parte dell’operatore. I Ctp basysPrint VLF lavorano alla risoluzione di i 1.500 o 2.400 dpi e rappresentano la soluzione ideale per tutti gli stampatori che lavorano sia in rotativa che a foglio, utilizzando un numero piuttosto elevato di lastre.
I Ctp basysPrint VLF riprendono il concetto di automazione applicato al settore dei giornali grazie all’utilizzo dell’unità di automazione Mca.
Eskopresenterà, nell’ambito della produzione di lastre flessografiche, le innovazioni più interessanti da quando lanciò, nel lontano 1995 e sempre a drupa, il ben noto sistema Cyrel Digital Imager (CDI) in collaborazione con DuPont. L’azienda di Ghent lancerà infatti un nuovo dispositivo di incisione Led per lastre flexo Uv, l’XPS Crystal 5080, che integra l’esposizione principale e la retro-esposizione in un’unica soluzione. Verrà inoltre proposto un nuovo espositore digitale di lastre flessografiche sviluppato sulla scorta della più recente tecnologia CDI, il CDI Crystal 5080. Entrambi possono essere integrati in un’unica soluzione, il sistema CDI Crystal 5080 XPS, unendo quindi i due processi di incisione e di esposizione delle lastre flessografiche in una sola operazione. Questa doppia soluzione consente di ridurre il numero di interventi manuali del 50% rispetto ad altre tecnologie, abbattendo di quasi il 70% il tempo necessario per produrre una lastra pronta per la stampa. Inoltre i nuovi dispositivi CDI e XPS sono semplici da usare, necessitano di minor formazione degli operatori e richiedono pochissimo intervento manuale.
Il doppio sistema CDI Crystal 5080 XPS unisce i processi di incisione e di esposizione delle lastre flessografiche in una sola operazione.
Anche Kodak si presenta a drupa con un rinnovato impegno verso il settore Computer to plate, un business da sempre caro all’azienda americana. Le soluzioni di punta, le serie Kodak Trendsetter e Achieve, saranno mostrate abbinate a una nuova unità multi-cassetto Mcu, una nuova unità a cassetto singolo Scu e al sistema In-Line Punch System per la punzonatura in linea. La robusta ed economica serie Achieve, recentemente introdotta sul mercato, rappresenta un investimento sicuro e a prezzo accessibile che si rivela economico anche per quanto riguarda la gestione generale e i consumi elettrici. Basato sul sistema Ctp Kodak Trendsetter e sulla nuova tecnologia di esposizione termica Kodak TH5, l’Achieve dispone di un rinnovato sistema di raffreddamento che migliora il risparmio energetico del 43% rispetto alla progettazione iniziale. A Drupa Kodak annuncerà inoltre il lancio di un nuovo Trendsetter ultraveloce basato sulla tecnologia proprietaria Kodak SquareSpot in grado di portare a 68 lastre l’ora la produttività senza utilizzo di processi di bagnatura.
La serie Kodak Achieve, recentemente introdotta nel mercato, rappresenta un investimento sicuro e a prezzo accessibile.
Come sempre Heidelberg si presenta a drupa con un nutrito gruppo di soluzioni per il computer to plate, a cominciare dalla serie Suprasetter che copre tutti i formati possibili offrendo la massima flessibilità e modularità. Equipaggiati con la tecnologia laser termica sviluppata da Heidelberg, i Suprasetter sono quasi totalmente protetti contro i difetti di produzione grazie al sistema a diodi intelligenti (IDS) che assicura il funzionamento continuo senza cali delle prestazioni anche nel caso in cui un diodo risulti usurato: in ogni situazione l’IDS cerca automaticamente a sinistra o a destra del diodo fino a quando non riesce a trovare il più grande gruppo possibile di diodi attivi, e poi continua la lavorazione. Un ampio sistema di raffreddamento garantisce inoltre che il processo di scrittura delle lastre non sia influenzato dalla temperatura dell’ambiente esterno. Con il distributore a doppia cassetta è anche possibile implementare la produzione di lastre in modo completamente automatizzato. Inoltre tutti Suprasetters possono essere dotati di un sistema di punzonatura opzionale per la massima precisione del registro.
La serie Suprasetter di Heidelberg copre tutti i formati possibili offrendo la massima modularità.
L’ultima nata nella gamma di prodotti XPose! FlexLine di Lüscher Technologies è dedicata al settore flessografico. Il nuovo modello XPose! FlexLine330L per il formato 42×60 pollici è dotato di un rivoluzionario sistema a doppia ottica, con 5.080 o 2.540 dpi di risoluzione di scrittura, e con la combinazione di una fotounità a tamburo interno ed esterno. In fiera ci sarà anche il nuovo sistema Ctp a letto piano MultiDX! 320 in grado di esporre qualsiasi matrice di stampa ad ablazione digitale con strato Lams (Laser Ablatable Mask), sia essa tipografica o flessografica. Il nuovo sistema MultiDX! 320 è dotato di un dispositivo di messa a fuoco dinamica capace di compensare eventuali irregolarità nello spessore della piastra di fino a 0,5 mm, e può essere equipaggiato con un massimo di 128 diodi laser che permettono il trattamento anche di grandi formati. Oltre alle lastre offset, il sistema consente l’esposizione di tutte le lastre ad ablazione in poliestere, lastre per tampografia, magnesio e di tutte le forme di stampa per la serigrafia
Il nuovo XPose! FlexLine 330L di Lüscher è dotato di un rivoluzionario sistema a doppia ottica e presenta la combinazione di una fotounità a tamburo interno ed esterno.
Nello stand di Pressteksarà possibile osservare i due modelli di punta del produttore americano, il Vector FL52 per il formato due pagine e il Dimension 425 Excel per quello a quattro pagine. Entrambi i dispositivi lavorano senza l’utilizzo di agenti chimici eliminando pertanto tutti i costi di sviluppo, di stoccaggio e smaltimento. Non vi è infatti alcuna necessità di pulire lastre e contenitori e non occorrono più rifacimenti a causa di esposizione errate, con una significativa riduzione dei costi di gestione. Il Ctp Vector FL52 di Presstek è indicato per lo stampatore di piccolo formato e le sue dimensioni compatte consentono di adattarsi a qualsiasi ambiente commerciale. Produce fino a 16 lastre l’ora utilizzando la tecnologia di imaging SureFire. Il sistema consente di ottenere tirature fino a 25mila copie con lastre di 52 cm e inferiori, permettendo anche alle più piccole aziende di stampa una produzione economica delle lastre. Il Dimension Excel è invece un sistema ad alte prestazioni che può essere configurato come standard (Dimension425) o ad alta produzione (Dimension450-AL), quest’ultimo dotato un caricatore automatico delle lastre e di un sistema di lavaggio ad acqua automatizzato.
Il Presstek Dimension 425 Excel è un sistema ad alte prestazioni che lavora senza l’utilizzo di agenti chimici eliminando pertanto tutti i costi di sviluppo.
Infine Screenpresenta la sua raffinata e ampia gamma di Cpt progettati per ogni genere di produzione industriale. In particolare ripresenterà il suo PlateRite Ultima 16000II, il più recente modello della serie 16000. Il sistema produce lastre di dimensioni massime di 1.470×1.165 mm ed è indicato per le lavorazioni destinate al packaging, all’editoria e alla stampa commerciale. Si avvale della tecnologia di scrittura GLV e, nella sua versione più evoluta, quella del modello 16000IIZ, può arrivare a produrre fino a 31 lastre l’ora. Anche il recente PlateRite 8900Z è in grado di processare un numero altissimo di lastre, ben 65 l’ora, per formati di 1.030×800 mm con una risoluzione di 2.400 dpi. Macchina caratterizzata da una notevole flessibilità, la 8900Z può gestire un’ampia varietà di formati lastra, da 304×305 mm fino a 1.165×950 mm, ed è l’ideale per supportare una vasta gamma di macchine da stampa offset. Inoltre, grazie alle nuove funzionalità dell’autoloader, è in grado di caricare automaticamente le lastre durante l’esposizione continua, con un aumento significativo dei volumi di produzione.
Il PlateRite Ultima 16000II produce lastre di dimensioni massime di 1.470×1.165 mm ed è indicato per le lavorazioni destinate al packaging.
La grande stampante 3D Ricoh AM S5500P può lavorare i poliammidi PA6, PA 11, PA 12 e il polipropilene che sono di importanza strategica per il settore manifatturiero, specie quello legato al settore dell’automotive.
È ormai da tempo che le grandi aziende della stampa digitale si stanno ritagliando un innovativo ambito di business nell’additive manufacturing, volgarmente detta anche «stampa 3D». La realizzazione di oggetti tridimensionali attraverso speciali stampanti a getto di materia rappresenta infatti un settore in forte crescita che ha indotto anche Ricoh a puntare sullo sviluppo di soluzioni che sfruttano la nuova tecnologia. Recentemente l’azienda giapponese ha lanciato sul mercato il Ricoh AM S5500P, un modello presente a drupa nell’area dedicata al 3D di Ricoh e che è stato progettato per supportare diverse tipologie di materiali creando più oggetti contemporaneamente.
Giorgio Bavuso, Direttore Production Printing di Ricoh Italia.
Il Ricoh AM S5500P può infatti lavorare il polipropilene e i poliammidi PA6, PA 11 e PA 12, che sono di importanza strategica per il settore manifatturiero. Il sistema è in grado di produrre oggetti ad alta risoluzione e molto resistenti utilizzando la tecnologia SLS (Selective Laser Sintering) che permette una sinterizzazione laser selettiva: grazie all’SLS il laser della stampante 3D sinterizza il materiale in polvere per la produzione di parti diverse e può produrre più pezzi di alta qualità nel medesimo momento. Le grandi dimensioni della stampante 3D (550 mm di larghezza × 550 di profondità × 500 di altezza) consentono inoltre la realizzazione di differenti oggetti e di prototipi di misure anche notevoli.
Naturalmente questa soluzione è rivolta a tutte le aziende che vogliono esplorare le potenzialità dell’additive manufacturing. «La Ricoh AM S5500P sarà presente a drupa presso lo stand Ricoh», dice Giorgio Bavuso, Direttore Production Printing di Ricoh Italia, «ed è pensata per la produzione di componenti nel settore manifatturiero e in particolare per l’industria dell’automotive. Il prezzo è competitivo e i clienti potranno avvalersi dei servizi Ricoh che includono progettazione, design, ingegnerizzazione, prototipazione rapida, finitura e supporto postvendita».
Ricoh ha negli ultimi tempi rafforzato la sua posizione nel promettente settore dell’additive manufacturing, grazie anche all’accordo siglato con Leapfrog 3D Printers, delle cui stampanti è diventata il rivenditore ufficiale in Europa. E l’Italia rappresenta per Ricoh Europe uno degli approdi più attraenti per il nuovo business 3D. «L’Italia, con il suo tessuto di piccole e medie aziende, è tra i più importanti mercati manifatturieri d’Europa», sottolinea Bavuso. «E in questo settore si concentrano gli sforzi per favorire l’innovazione e l’evoluzione verso lo Smart Manufacturing grazie all’applicazione di tecnologie quali i Big Data, l’Internet of the things e appunto l’additive manufacturing».
«I nostri servizi sono erogati mediante i Rapid Fab di Ricoh, due dei quali situati in Giappone e uno nel Regno Unito dedicato al mercato Europeo», conclude Bavuso. «Per quanto riguarda lo sviluppo dell’offerta, per il momento ci concentreremo su Ricoh AM S5500P e sulle stampanti Leapfrog 3D Printers che distribuiamo da gennaio 2014. Con le nostre soluzioni e i nostri servizi per la stampa 3D vogliamo diventare un interlocutore di riferimento per questo mercato che rappresenta una delle principali eccellenze italiane».
La grande stampante 3D Ricoh AM S5500P può lavorare i poliammidi PA6, PA 11, PA 12 e il polipropilene che sono di importanza strategica per il settore manifatturiero, specie quello legato al settore dell’automotive.
Con la HP Indigo 8000 è possibile soddisfare i severi requisiti colore dei marchi aziendali, utilizzando fino a 7 stazioni di inchiostro e una gamma di intonazioni che raggiunge il 97% dei colori Pantone.
Con il lancio sul mercato della sua nuova Indigo 8000 Digital Press, Hp ha introdotto un nuovo modo di fare etichette. La nuova piattaforma Indigo rappresenta un potente strumento per la stampa digitale a banda stretta che cambia le logiche del settore raddoppiando la velocità di stampa.
La nuova HP Indigo 8000 supporta l’inchiostro bianco HP ElectroInk Premium White, che aiuta i converter a fornire una più ampia gamma di livelli di opacità del bianco.
L’alta produttività è uno dei requisiti caratteristici di questa macchina, ma non è il solo: l’automazione nel colore e i tool di miscelazione permettono infatti di realizzare con grande precisione le tinte distintive dei brand, con altissima ripetibilità e coerenza, dalla prima all’ultima stampa. Un ottimo aiuto per le aziende del settore della trasformazione, che possono così soddisfare i severi requisiti colore dei marchi aziendali famosi, utilizzando fino a 7 stazioni di inchiostro e una gamma di intonazioni che raggiunge il 97% dei colori Pantone. Non per niente grandi brand Marchi come Coca-Cola, Budweiser, P&G, e Oreo si affidano alla qualità di stampa e alla tecnologia versatile di HP Indigo per rispondere alle sfide del mercato ed essere sempre competitivi. L’emulazione dei colori Pantone può avvenire on-press utilizzando CMYK o il processo a 6 o 7 colori di HP IndiChrome. Gli spettrofotometri in linea e alcuni software integrati semplificano la gestione colorimetrica ed eliminano la necessità dei processi di calibrazione manuale.
La tecnologia elettrografica liquida (Lep) di HP Indigo utilizza HP Indigo ElectroInk grazie alle sue minuscole particelle di inchiostro e offre lavori al tratto nitidi e immagini vibranti con un sottilissimo strato di inchiostro che garantisce un effetto lucido uniforme. L’inchiostro liquido ElectroInk di HP Indigo è in grado di eguagliare la stampa a rotocalco, offrendo stampa ad alta risoluzione e un registro perfetto. Anche il sistema HP Indigo 8000, come già le Indigo WS6800 e 20000, supporta l’inchiostro bianco HP ElectroInk Premium White, che aiuta i converter a fornire una più ampia gamma di livelli di opacità del bianco prima ottenibile solo con la stampa serigrafica in un unico processo di stampa.
La macchina permette la produzione di una vasta gamma di applicazioni a banda stretta, incluse le etichette autoadesive sleeve termorestringenti. Ma le sue funzionalità di elaborazione dei dati variabili le permettono di processare e stampare un numero pressoché illimitato di progetti, con codici a barre, testi e immagini variabili anche grazie all’intervento del software di ipercustomizzazione HP SmartStream Mosaic.
L’HP Indigo 8000 lavora bobine di larghezza compresa tra i 200 e i 340 mm e stampa su supporti sintetici e cartacei da 12 a 450 micron, inclusi i substrati preconfezionati con primerizzazione in linea. La velocità di stampa è di 60 metri al minuto nella modalità a 4 colori e 80 metri al minuto in modalità Epm (Enhanced Productivity Mode), cioè a 3 colori, che aumenta la resa del 33% con una riduzione del 25% dei consumi di energia.
Inoltre alcune soluzioni di converting per etichette, sia in linea che offline, sono fornite da AB Graphics International, tra cui una stazione di fustellatura, e da Schober che schiera una soluzione per labels in-mold in grado di tagliare e impilare etichette di qualsiasi formato con braccio robotico e con uno speciale movimento semirotatorio brevettato.
Con la HP Indigo 8000 è possibile soddisfare i severi requisiti colore dei marchi aziendali, utilizzando fino a 7 stazioni di inchiostro e una gamma di intonazioni che raggiunge il 97% dei colori Pantone.
Il sistema SigmaLine di Müller Martini verrà mostrato in funzionamento arricchito dei nuovi moduli Connex per l’automazione spinta.
Efficienza e automazione sono due capisaldi dell’offerta Müller Martiniche si presenta a Düsseldorf con un approccio ancora più orientato alla massimizzazione delle logiche produttive. L’azienda svizzera ha migliorato e implementato il suo sistema Connex di gestione dei dati aggiungendo nuovi moduli per un’automazione ancora più spinta. A drupa vedremo quindi tre differenti moduli Connex installati sulla ben nota linea di produzione di libri SigmaLine, completamente automatizzata, che ora potrà sfruttare anche la piena flessibilità del dato variabile.
Fabio Casale, responsabile vendite Müller Martini Italia.
I nuovi moduli Connex della SigmaLine (VariableProduction, VariableImposition e VariableBundle) permettono una produzione ininterrotta di blocchi-libro nei più svariati formati e campioni di piega. Grazie a un sistema di matching dei codici a barre è inoltre possibile identificare senza errore la copertina corretta destinata alla macchina di confezionamento successiva. «Gli impianti automatizzati sono l’avanguardia per la nostra azienda», dice Fabio Casale, direttore vendite Müller Martini Italia. «Grazie all’interconnessione delle singole macchine con tutti i sistemi coinvolti nel processo di produzione è possibile raggiungere un ulteriore incremento della produttività. Con la soluzione workflow di Müller Martini basata sui formati Jdf e Jmf tutte le macchine, dal singolo aggregato fino alla complessa linea di produzione, sono integrabili nel sistema di rete del cliente mediante interfacce standard. Vale a dire che i sistemi possono essere collegati con il Mis (Management Information System) operativo nell’interfaccia grafica e costituiscono catene di produzione fortemente orientate all’efficienza».
Nel sistema SigmaLine che vedremo in fiera a Düsseldorf l’elemento portante della produzione di stampa digitale e convenzionale è costituito dai moduli per la gestione dei processi e dei dati variabili. «Il collegamento in rete mediante Connex è un elemento imprescindibile anche nelle tre configurazioni di SigmaLine, l’unica soluzione al mondo completa e automatizzata per la produzione digitale di stampati», sottolinea Casale. «Con questi tre nuovi moduli la SigmaLine è in grado di eseguire anche produzioni a dato variabile e può quindi realizzare in sequenza blocchi-libro personalizzati, completamente differenziati per contenuto, numero di pagine, formato e spessore, in tirature anche di una singola copia».
In questo modo viene consentito un adattamento flessibile del finishing di libri o riviste in base alle richieste del momento, supplendo alle diverse esigenze di editori e industria commerciale. L’azienda svizzera riesce a realizzare tutto questo pur rimanendo all’interno di logiche produttive di serie altamente automatizzate, secondo il principio del Finishing 4.0. La nuova filosofia di Müller Martini prescrive infatti che tutte le nuove linee di produzione libri, le brossuratrici e le accavallatrici-cucitrici siano dotate di funzionalità in grado di facilitare la produzione di una varietà di stampati con contenuti differenziati e formati diversi. «Finishing 4.0 è già oggi una realtà», conclude Casale, «perché stiamo spingendo lo sviluppo nell’ambito dell’interconnessione da diversi anni. Allo stesso tempo i sistemi Müller Martini sono anche aperti ad altri formati di dati, elemento molto importante per molte altre produzioni interessanti, come per esempio quella dei libri fotografici».
Il sistema SigmaLine di Müller Martini verrà mostrato in funzionamento arricchito dei nuovi moduli Connex per l’automazione spinta.
Da quando i reparti di prestampa hanno iniziato a ricevere richieste per la produzione di file finali con «doppia natura», stampa e pubblicazione digitale, la fase di controllo ha aumentato la sua importanza come strumento vitale per un output pronto all’uso e in linea con le richieste qualitative e tecniche.
Chi ha vissuto gli ultimi dieci anni nel settore delle grafica ha assistito a una decisa evoluzione nei sistemi software per il controllo dei file: nuove funzioni, possibilità di personalizzare i parametri, ampia offerta in termini di automazione dei flussi e, da ultimo, una netta apertura verso le problematiche legate alla gestione dei file per la pubblicazione su Web e sistemi mobile. Nell’era della gestione centralizzata dei contenuti, da alcuni battezzata create-one/output-many, il controllo si è fuso con l’esigenza di intervenire sui file per riuscire a mantenere alti i livelli di produttività assegnando tutte le attività di conversione e ottimizzazione dei materiali a programmi specifici. In questo modo la risorsa umana, che è più costosa di un software, può essere impiegata in attività più remunerative rispetto alla mera conversione di file, lasciando all’azienda grafica un po’ più di margine sulle commesse di lavoro. In questo senso vanno viste le ultime versioni dei sistemi di preflight: soluzioni che consentono all’azienda grafica, come ad altre realtà produttive dove c’è l’esigenza di gestire il controllo dei file, di eseguire in modo automatico operazioni ripetitive e, allo stesso tempo, articolate al fine di rilasciare file pronti all’utilizzo pianificato. Per noi non esiste IL programma per eseguire preflight ma esistono diversi programmi che hanno una base comune (i controlli) e poi si differenziano per funzionalità aggiuntive più orientate alla gestione e ottimizzazione dei file. Non vogliamo qui dare un giudizio di valore, piuttosto pensiamo sia più utile ragionare in termini di flusso di lavorazione e mole di dati da processare; su queste basi si potrà privilegiare, con cognizione di causa, una soluzione piuttosto che l’altra. Visto il costo contenuto delle soluzioni desktop, la strategia consigliata è quella di dotarsi di più soluzioni e di pianificarne l’utilizzo in base alle esigenze specifiche. In quest’ottica ecco che diventa strategica, ancora una volta, la risorsa umana, che può optare per la scelta migliore in base alla natura del file e dell’esigenza. Non bisogna mai dimenticare che l’investimento iniziale richiesto per acquisire e imparare a usare i programmi viene ampiamente recuperato, anche in breve tempo, in termini di produttività e velocità di esecuzione delle varie operazioni.
Il grado di adozione nelle aziende
I potenziali utilizzatori di sistemi di preflight sono tutte le aziende che producono e lavorano con i file digitali. Accanto alle aziende del comparto grafico troviamo anche realtà produttive che hanno la necessità di gestire grosse moli di documenti. Tra queste le aziende farmaceutiche sono senz’altro un caso eclatante come pure le industrie aereonautiche e più in generale quelle del comparto manifatturiero e del terziario. È noto che dall’affermazione del Web la documentazione, a corredo di progetti e prodotti, viene declinata oltre che sulla carta, anche in digitale. Con la diffusione dei device mobili le esigenze si sono ampliate generando la richiesta di nuove tecniche per la gestione della qualità del contenuto e della struttura interna del formato del file. Soprattutto questo punto è importante perché strettamente legato al problema della dimensione del file, della capacità del motore di rendering di interpretare correttamente i dati al fine di visualizzarli correttamente. Se pensiamo al ciclo di vita di una qualsiasi pubblicazione, non possiamo fare a meno di considerare la gestione dei «giri di bozza». Anche se sono realizzati in digitale con strumenti come il Webapproval, possono causare extra tempi di lavorazione che vanno a impattare soprattutto sull’ultimo anello della catena produttiva: la pubblicazione multicanale. Proprio per aiutare a dipanare la matassa di questo problema, i sistemi di preflight sono dotati di azioni (porzioni di codice finalizzati a interventi ben precisi) in grado di intervenire in modo puntuale sugli elementi costituenti il file stesso in funzione dell’output richiesto. In altre parole una volta pronto il «master digitale» con i sistemi di preflight è possibile eseguire l’ottimizzazione verso tutti i canali di pubblicazione in modo automatico e veloce. «Per master digitale si intende la versione del file finale dal punto di vista dei contenuti e della struttura interna. Il master digitale è il punto di partenza per tutte le altre declinazioni (cartacee e digitali) finalizzate ai vari canali di pubblicazione.» Il grado di adozione di questi sistemi è sempre più ampio; nelle aziende di W2P sono il mattone su cui poggia tutta l’architettura di gestione, ricezione e lavorazione dei file dei clienti, mentre nelle aziende grafiche sono uno dei metodi per anticipare e ridurre le problematiche che potrebbero risultare in stampa. Anche la stampa di grande formato può trarre grande beneficio dal preflight soprattutto in ottica di ottimizzazione dei contenuti allo scopo di ridurre il volume di dati in transito sulla rete interna e di gestione del colore. File di natura fotografica predisposti per la riproduzione in formato 70×100 possono arrivare a pesare anche 1 Gigabyte se non opportunamente ottimizzati e questo genera in molte aziende un grave problema in termini di produttività. Tutto il comparto del packaging, con le normative che regolano la rappresentazione tipografica dei componenti dei prodotti e degli allergeni per gli alimenti, sono utilizzatori di queste tecnologie che sono in grado di catturare errori spesso non visibili in modo semplice dall’occhio umano. Non è azzardato attribuire ai sistemi di preflight una veste camaleontica: possono controllare ogni elemento di un file secondo parametri personalizzati, possono modificare la struttura interna del formato per renderlo comprensibile ai RIP e ai motori di rendering, consentono di ridurre l’occupazione di spazio, ottimizzano la resa qualitativa in funzione del canale di comunicazione, automatizzano azioni ripetitive, superano il problema umano del controllo a campione.
A cosa si applica
Molti pensano che il controllo si possa applicare solo ai file PDF. Niente di più falso. Chi è nel settore grafico da tempo, ricorderà Flightcheck della Markzware come uno dei programmi più diffusi per il preflight, in grado di operare anche sui file nativi. Col tempo anche InDesign e XPress hanno inserito al proprio interno il comando di verifica preliminare molto potente e versatile (figura 1). Oggi quindi è possibile costruire un proprio flusso di controllo andando a stabilire quando eseguirlo, su che formati e con l’applicativo più idoneo. Non è infatti detto che un unico sistema possa adattarsi perfettamente a tutte le esigenze; è la competenza dell’operatore che guiderà l’azienda verso la scelta più opportuna.
Figura 1. FlightCheck della Markzware consente di eseguire il controllo dei file InDesign senza che questo venga aperto nell’applicativo. Nell’esempio il controllo prevede il solo check delle immagini rispetto al parametro «Collegamento corretto». In pratica il software verifica se le immagini importate nel documento per riferimento sono effettivamente presenti nella cartella dei link.Figura 1. FlightCheck permette di impostare la cartella di riferimento con il comando «Show image folder».
Per esempio, in fase di impaginazione con InDesign, la scelta migliore è utilizzare la Verifica Preliminare presente nel software. Nel caso di ricezione pacchetto di InDesign per eseguire il controllo del file senza doverlo aprire, attivare i font e agganciare le immagini, potrebbe essere più utile usare un software come FlightCheck che esegue il controllo senza richiedere l’apertura del file .ind e restituisce in forma compatta molte informazioni rilevanti. Nel caso di file PDF sono a disposizione molti programmi, tra cui i più noti sono PitStop e PDFToolBox: da notare che quest’ultimo è anche presente all’interno di Acrobat Professional come funzione di Verifica preliminare. Dal punto di vista funzionale le due soluzioni sono simili e offrono più o meno le stesse funzioni. Quello che li distingue è l’interfaccia utente e la filosofia di utilizzo; da sempre il programma dell’Enfocus si è contraddistinto per una maggiore semplicità e, soprattutto per la presenza di un editor interno molto potente, ma a parte questo, i software dal punto di vista controllo&ottimizzazione del file sono comparabili. È poi da considerare il fatto che tutti i più diffusi workflow di prestampa, come Apogee di Agfa o Prinergy di Kodak o Backstage di Esko, hanno preferito integrare al proprio interno una delle due tecnologie piuttosto che svilupparne una proprietaria.
Questo è un punto importante per due ragioni:
le innovazioni apportare da Enfocus e Callas sono continue e seguono le richieste dell’utenza. Questo perché per le due aziende i prodotti di preflight sono strategici;
anche se può sembrare strano a chi non è addentro alla problematica del controllo dei PDF, non sempre il preflight eseguito sullo stesso file ma con software diversi da lo stesso risultato! Questo non avviene con i controlli base, come la risoluzione delle immagini o la modalità colore degli oggetti contenuti, ma piuttosto con i check più evoluti, come la verifica della trasparenza, o la gestione della sovrastampa. In un flusso che prevede un controllo preliminare a livello desktop, con PitStop o Acrobat, e poi il check finale a livello di workflow di prestampa la possibilità di poter contare sullo stesso motore di preflight è una «carta» a favore che può evitare inutili rallentamenti produttivi dovuti a ripetuti controlli per riscontrare differenze di risultato.
Occhio alle norme ISO
ISO da tempo ha fatto del PDF un formato standard e ha emesso molteplici norme che ne regolano la struttura in funzione dell’utilizzo che si deve fare del file stesso. Per la grafica gli standard più noti appartengono a due famiglie: PDF/X e PDF/A. Alle volte in ambiti produttivi capita di dover ricondurre il file PDF a uno di quegli standard. Ecco che anche in questi casi i software di preflight offrono un valido aiuto sotto più punti di vista: non richiedono conoscenze specifiche sulla norma, anche se sarebbe auspicabile, sono veloci e possono produrre diverse versioni a partire dallo stesso file. Se le impostazioni proposte di default non sono adeguate, si possono personalizzare combinando le varie azioni già presenti nel software oppure creandone di nuove ad hoc (figura 2).
Dal controllo all’ottimizzazione
Abbiamo prima accennato al concetto «create-once/output many» che indica il processo di gestione dei contenuti in ottica multicanale. Alla base dovrebbe esserci un flusso in cui il contenuto è rappresentato con un linguaggio di markup e che prevede di agganciare diversi CSS a seconda del canale di pubblicazione. Poiché oggi la maggioranza dei contenuti non è ancora gestita in questo modo, il PDF è tuttora uno dei formati più utilizzati da editori e grandi industrie come punto di partenza per la produzione multicanale. Ecco allora che un contenuto prodotto per la stampa può poi migrare su altri media, senza alcun rifacimento sul file nativo, a patto che vengano adottati adeguati flussi di conversione denominati «flussi di ottimizzazione». Per molti software di preflight oggi molte delle nuove funzionalità vanno proprio in questo senso: oltre che verificare la correttezza del file possono intervenire sui contenuti per adattarli alle diverse esigenze del Web o dei tablet (figura 3).
Figura 3. Esempio di flusso produttivo di un’azienda che a partire dal master digitale declina le varie versioni intervenendo sugli elementi contenuti nel file.
Mediante il meccanismo degli hot-folder, cartelle del file system con cui i programmi possono interagire, i flussi multicanale possono funzionare in modo quasi automatico richiedendo l’intervento dell’operatore solo in caso di errori. Oltre a questa soluzione, di semplice implementazione e priva di costi extra poiché sfrutta comandi già presenti nel software, sono a disposizione le versioni server dei programmi. Sia PitStop che PDFToolbox hanno, oltre alla versione desktop, quella server che aggiunge alle funzioni base la parte di automatismi e, soprattutto, utilizza delle librerie software in grado di realizzare alcune operazioni molto velocemente. Questo si rende particolarmente evidente quando si fa usano funzioni come la conversione della trasparenza, la gestione colore e la trasformazione da PDF a formati raster. Le versioni desktop che funzionano all’interno di Acrobat per fare queste operazioni si appoggiano alle librerie interne del programma di Adobe mentre nella versione server usano propri algoritmi che risultano più performanti.
Figura 2. È possibile convertire un file PDF in uno dei formati previsti da ISO scegliendo il comando più adeguato allo scopo. Le impostazioni di default possono essere modificate oppure si possono creare profili di conversione completamente nuovi.
Figura 2. Qui vengono presentati molte possibilità e vanno a coprire le principali esigenze.
Dall’interno del visualizzatore di PDFToolBox, alternativo a Acrobat, si può usufruire tramite un’interfaccia semplice e intuitiva del comando di estrazione pagine e creazione di versioni nuove del documento padre. Nell’esempio dal numero 4 della rivista Italia Grafica sono stati creati due altri documenti con le copertine e articoli tematici. Questa funzione è disponibile anche via comando dall’interno di Acrobat ma l’interfaccia grafica di PDFToolBox ne rende più immediata l’esecuzione.
I comandi principali sono organizzati in una palette (Switchboard). Nell’esempio la scelta del bottone Documento comporta l’apertura dell’omonima palette dove sono racchiusi importanti comandi. Quelli cerchiati in rosso risultano particolarmente utili per l’ottimizzazione di PDF creati per la stampa. Il comando «Ottimizza PDF» interviene sulla struttura del file al fine di renderla idonea al Web mentre il comando «Esportazione immagine» converte il contenuto del PDF in raster.
PitstoP Professional Chiamato il «coltellino svizzero» per il PDF, il programma della Enfocus è di fatto uno standard per l’editing e il controllo dei file. Stupisce che, a distanza di anni, l’azienda con sede a Ghent riesca a sfornare a ritmo serrato nuove release al cui interno l’utente trova sempre utili funzioni. Grazie a una tecnica di ascolto del mercato e di condivisione di release in fase beta con un’ampia cerchia di utenti affezionati, Pitstop migliora sempre, di versione in versione. È stato uno dei primi software a dotarsi di funzioni di ottimizzazione dei file integrando comandi specifici per la produzione multicanale. Anche la nuova release uscita ad aprile 2015 contiene novità sia per il mondo della stampa che per quello Web e mobile. Le novità più importanti riguardano l’ampiamento dei comandi per la risoluzione dei problemi legati alla creazione dell’abbondanza, dove non sia stata opportunamente impostata dal grafico, e la possibilità di personalizzare i report che sono il mezzo con cui il software comunica all’utente i risultati del controllo. Chi utilizza queste funzioni sa che più è sofisticato il controllo e più è lunga la fase di lettura del rapporto, soprattutto quando il file presenta molti problemi. Oltre questo non va dimenticato che la messaggistica, per gli errori e per gli avvertimenti, proposta dal software alle volte è macchinosa e non immediatamente comprensibile a chi non è un tecnico specializzato.
Le limitazioni di preflight consentono agli utenti di personalizzazione le verifiche e le correzioni in un profilo di preflight.
Per ovviare a questo problema la nuova versione di Pitstop oltre a consentire la personalizzazione del report permette di delimitare l’esecuzione di controlli e modifiche solo a specifici elementi del file. Il meccanismo per fare questo non è complesso e si basa su una lista di azioni, già fornite, che l’utente può utilizzare all’interno dei propri profili di controllo. Non si rischia di sbagliare affermando che qualsiasi parametro riconducibile a uno qualsiasi degli elementi del PDF (perché è sempre bene ricordare che il formato PDF è un contenitore di oggetti raster e vettoriali ndr), sia intercettabile, controllabile e manipolabile da PitStop. Ci sono innumerevoli comandi utili nella quotidiana produzione di documenti come l’azione per suddividere in automatico pagine affiancate, quella per individuare la presenza di pagine con differenti dimensioni e tutti i comandi per ridimensionare le pagine in funzione dell’output desiderato.
PitStop versione 13 ha un’azione che crea l’abbondanza estendendo i bordi del contenuto. Il processo si basa sulla replica e mirroring dell’oggetto vicino al bordo della trim box e funziona sia con gli oggetti vettoriali che raster.
Combinando le azioni messe a disposizione dal software, l’operatore può costruire differenti profili di controllo e modifica, che consentono di raggiungere più velocemente l’obiettivo finale. Per questo è consigliabile non fermarsi alla superficie, utilizzando i comandi base e i profili preimpostati, ma investire in istruzione per sfruttare appieno le potenzialità offerte dal programma.
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