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Drupa Global Trends: avanti con fiducia

Stanchi di outlook preoccupati sul futuro della stampa, gli operatori del settore possono ora tirare un respiro di sollievo nel leggere il Drupa Global Trends Report appena presentato al grande pubblico. Il rapporto sulle tendenze globali dell’industria della stampa redatto da Drupa è infatti una delle fonti più autorevoli a livello globale per interpretare le nuove dinamiche economiche del settore per i mesi futuri. E quel che viene restituito in questa nona edizione del report è davvero positivo.
In estrema sintesi, il mercato sta affrontando le notevoli difficoltà congiunturali dell’ultimo anno con crescente fiducia, mentre il calmieramento dei prezzi e l’accettazione del digitale sono in progressivo aumento, così come gli investimenti. Insomma, dopo le turbolenze degli ultimi tre anni ci sono segnali che la tempesta si sta attenuando e che il peggio è ormai alle spalle. Un buon viatico, dunque, per avvicinarsi con maggiore ottimismo al 2024.

Due target per capire meglio le attese
La ricerca è stata condotta su un campione di oltre 600 operatori e ha consentito la somministrazione di due differenti questionari rivolti al pubblico degli stampatori e a quello dei fornitori tra maggio e giugno di quest’anno. Le survey condividevano molte domande ma garantivano l’approfondimento di alcune tematiche di interesse specifico per i due distinti target. In entrambi i casi è stato riscontrato che i livelli di fiducia sono in crescita in tutti i mercati e in quasi tutte le regioni, nonostante le difficili condizioni economiche di questi mesi. Occorre sottolineare come quello attuale sia un report ben diverso da quello dello scorso anno, il primo condotto subito dopo la pandemia e quindi straordinariamente positivo grazie alla ripresa del settore della stampa, che aveva registrato una condizione complessiva ancora più favorevole rispetto al 2019, ovvero l’anno che precedette il Covid-19.

La fiducia cresce a livello globale
Ma andiamo subito ai dati emergenti in questo strano 2023 partendo dalle considerazioni più emotive e generiche, vale a dire il “sentiment”, fornite dai due target a livello globale. Ben il 44% del campione ha dichiarato che la situazione economica della propria azienda era “buona”, contro il 12% che l’ha definita “scarsa” e il restante 44% che l’ha qualificata come “soddisfacente”. Il saldo positivo è quindi di ben 14 punti percentuali rispetto allo scorso anno.
Ma non ci sono soltanto buone notizie: guardando alle performance Paese per Pese, si registra un calo della fiducia per la Germania, ferma al 12%, la stessa percentuale del 2022, mentre il resto dell’Europa è in media intorno al +34%. Il sentiment medio del Nord America è invece sceso al 50% rispetto al picco registrato lo scorso anno. Tuttavia l’America Meridionale e Centrale (+24%), l’Africa (+34%), il Medio Oriente (+52%) e l’Australia/Oceania (+56%) hanno recuperato bene rispetto ai dati precedenti. Guardando al futuro, tutte le regioni a eccezione di Australia/Oceania, si aspettano prestazioni migliori nel 2024, mentre in Europa solo la Germania, con appena +4% di “confidence”, si mostra più cauta nelle previsioni.
Osservando i diversi mercati, si registra una sorprendente ripresa della fiducia tra gli stampatori commerciali ed editoriali in tutto il mondo, mentre il settore del packaging continua a essere fiducioso.

Stampa digitale e diversificazione delle tecnologie
Per quanto riguarda l’impiego delle tecnologie di stampa, l’offset a foglio rimane la prima scelta a livello globale (29%), continuando a rimanere con costanza la tecnologia più diffusa sin dal primo rapporto Drupa Global Trends avvenuto nel 2014. Le macchine da stampa digitali occupano i due posti successivi in termini di diffusione, con il toner digitale a foglio singolo al 20% e l’inkjet per il wide format al 19%. Solo nella stampa commerciale il digitale supera l’offset con la tecnologia inkjet per il wide format (33%) e il toner digitale per la stampa su foglio singolo (31%).
A livello globale il tasso di adozione del digitale sta crescendo lentamente, dal 26% del 2014 al 29% del 2023. A prima vista sembrerebbe una crescita piuttosto modesta, tuttavia i volumi sono aumentati in modo significativo dalla prima rilevazione del 2014 anche se l’adozione del digitale appare ancora incerta e a macchia di leopardo. Il 25% del panel totale di stampatori nel 2014 aveva riferito di avere fatto installazioni web-to-print. Ebbene quella percentuale nel 2023 è ancora del 25%. Alcune regioni hanno meno e-commerce per ragioni culturali, tecniche e di altro tipo, ma la cifra è stabile quasi ovunque. Coloro che operano dal web-to-print hanno goduto di un’impennata della domanda da quella fonte durante il periodo Covid-19, ma quest’anno la domanda è scesa quasi ai livelli pre Covid-19. L’eccezione è il packaging, dove la buona crescita avvenuta nel 2022 è stata ampiamente mantenuta anche nel 2023.

Il “new normal” è ormai qui
Nell’era post Covid-19 si è tornati a porsi domande specifiche sul mercato per la prima volta dal 2019. Per i mercati commerciali il punto chiave è quello relativo ai vantaggi della diversificazione dei prodotti e dei servizi offerti. La quota di stampatori editoriali nel campione si è infatti dimezzata dal 2014, passando dal 30% del 2014 al 15% del 2023. E anche il mix di mercati serviti è cambiato, con meno operatori nei mercati di giornali, riviste e cataloghi, ma un numero più alto di operatori che offrono diverse opzioni di stampa di libri. Anche gli stampatori di imballaggi segnalano una crescente domanda di imballaggi a valore aggiunto, come ad esempio nella stampa interattiva. E la ricerca di alternative più sostenibili agli imballaggi in plastica rappresenta un target molto importante per gli stampatori di imballaggi flessibili. Infine, anche se il campione del panel relativa agli stampatori “funzionali” è ancora piccolo, il passaggio dalla serigrafia e dal toner alla stampa a getto d’inchiostro è sempre più chiaro.

Conclusioni ottimistiche ma pur sempre provvisorie
Con il rallentamento della crescita economica globale, il calo dell’inflazione dei prezzi energetici e alimentari e l’inasprimento della politica monetaria da parte della maggior parte delle principali banche centrali, si prevede che l’inflazione dei prezzi al consumo si modererà. Si prevede anche che l’inflazione complessiva diminuirà nel 2024 in quasi tutte le economie del G20, anche se l’inflazione annuale rimarrà ben al di sopra del target.
Mentre i Paesi combattono la congiuntura sfavorevole su più fronti, è fondamentale non trascurare la sfida a lungo termine di migliorare la loro resilienza agli shock futuri al fine di raggiungere obiettivi di crescita sostenibili. Uno dei maggiori shock futuri arriverà probabilmente dal cambiamento climatico, che impone grandi costi economici e sociali e ogni Paese deve pianificare per le sfide future.
È interessante notare che durante questi anni di difficoltà molte aziende si sono rifocalizzate e si sono adattate alle nuove condizioni del mercato, alcune hanno anche prosperato. Queste aziende sono ora più forti, più resilienti, più efficienti e meglio attrezzate per crescere in futuro. Alcune settori di mercato subiranno cambiamenti strutturali, ma il cambiamento costante, la capacità di pensare al futuro e una migliore gestione del rischio diverranno le caratteristiche tipiche delle aziende di successo. D’altronde l’industria della stampa ha subito enormi cambiamenti negli ultimi vent’anni con la migrazione alla stampa digitale e ai servizi multimediali digitali, il che dimostra la sua resilienza e capacità di adattarsi alle fluttuanti richieste di un mercato in continua evoluzione.

Le tecnologie per il color management

Il colore è sempre un evergreen nei temi tecnici legati alla stampa e alla riproduzione. Se ne parla molto ma si scopre sempre qualcosa di nuovo o in qualche modo sorprendente, anche perché vi sono molti approcci differenti nel gestirlo all’interno dei flussi di lavoro. Ecco un’utile guida per non sbagliare.

L’imballaggio flessibile è un terreno molto prolifico in termini di applicazioni, sperimentazioni e innovazioni, perché in quest’ambito le esigenze di riproduzione delle tinte di deve coniugare con la varietà di supporti diversi che vengono impiegati, i diversi procedimenti di stampa, tradizionali e digitali.

Proverò quindi a fare un sorvolo su quelle che sono le tecnologie per il color management in questo settore e magari alcune peculiarità che possono essere considerate tipiche della stampa degli imballaggi flessibili.

L’imballaggio in generale è il terreno di elezione per la stampa con i colori spot. Colori spot significa preparati come tinte a sé stanti e messe in macchina tal quali, invece di essere riprodotte con i colori di processo, come normalmente avviene nella stampa in quadricromia (o con altre combinazioni con più tinte). Da sempre tecnica privilegiata per la stampa degli imballaggi è la soluzione che a tutt’oggi riveste la normalità della riproduzione dei colori quando vi sono esigenze di accuratezza nella riproduzione, stabilità nella ripetizione, semplicità nella gestione in macchina degli equilibri di stampa. Tenere sotto controllo un singolo colore è senz’altro più agevole che tenerne in equilibrio quattro o più che lavorarono assieme per riprodurre le tonalità, questo è abbastanza scontato. È anche vero però che la tecnologia non si ferma, che le macchine da stampa sono sempre più performanti, che la prestampa e la preparazione delle matrici per la stampa è sempre più accurata.

I colori spot, come comunicarli

Come comunicare i colori spot tra gli attori della filiera produttiva? I colori sono un’entità eterea che porta con sé una componente soggettiva difficilmente prescindibile. Nel corso dei secoli i tentativi per standardizzare e codificare il colore hanno prodotto metodi efficaci senza i quali non sarebbe possibile oggi creare un dialogo tra chi concepisce il colore, chi lo riproduce in un dispositivo digitale e chi lo fissa su un supporto di stampa. Nonostante la grande tecnologia a disposizione per queste attività, per comunicare il colore sono ancora molto utilizzati sistemi empirici o basati su protocolli improvvisati o storicamente consolidati. Come tutti ben sappiamo, ciò che ha sempre in qualche modo funzionato si tende a consolidarlo, per ragioni di pigrizia, paura, o mancanza di competenze. E si è restii a sperimentare. È il caso della tecnologia CxF, che ormai rilasciata da molti anni e libera da brevetti (x-rite la rilasciò parecchi anni or sono), normata come norma ISO (serie 17972) è ancora lontana da diventare uno standard d’uso diffuso. Lo abbiamo constatato anche nell’ultimo TAGAday a febbraio scorso, dove un sondaggio senza troppe pretese ma in qualche modo significativo ha messo in luce quanto poco conosciuto sia questo strumento. Ma la cosa ancora più strana è che anche i player che operano sul mercato vendendo software per la gestione del colore, non fanno la dovuta evangelizzazione per incentivarne l’uso (forse tranne un brand). Il CxF è un protocollo di comunicazione basato su XML che consente di immagazzinare in un file tutta una serie di dati relativi a un colore e consentirne quindi tutte le elaborazioni del caso. È talmente semplice da risultare complesso! È la carta di identità, o meglio “il profilo colore” di un singolo colore. Raccoglie tutte le informazioni necessarie affinché il passaggio dei dati sia il più sicuro ma anche il più completo possibile. Contrariamente a ciò che solitamente in molti casi avviene: il brand-owner decide insieme al designer il colore da utilizzare e questi lo comunicano in qualche modo allo stampatore che lo riceve in forma fisica o digitale, per poi commissionarlo all’inchiostraio o al proprio laboratorio interno di cucina colore, che a partire dal campione (o da un valore Lab) formula l’inchiostro, lo corregge e lo stampa. Le informazioni così gestite contengono in sé molti aspetti indeterminati, molte “mancanze” che invece sarebbero utili. Nel CxF vengono immagazzinati tutti gli aspetti della misurazione del colore effettuata per codificarlo. La distribuzione spettrale del colore, le condizioni di misura (geometria, apertura, illuminante tipo di supporto), lo strumento impiegato. Quindi molto di più che un semplice Lab. E a seconda delle versioni del CxF, possono essere contenute anche tutte le misure spettrali del colore nelle gradazioni tonali da 0 a solido 100% (CxF/X-4), su fondo bianco e su fondo nero, per il calcolo della trasparenza, fondamentale in fase di proofing e formulazione della tinta.

Quindi, a chi è utile questa tecnologia? A tutti gli attori che a vario titolo entrano in gioco nella definizione e riproduzione del colore nel processo di produzione: per chi possiede uno strumento di misurazione (spettrofotometro), perché può importare i dati per effettuare le misurazioni e i controlli. A chi si occupa di controllo qualità per avere corretti riferimenti (target) e tolleranze. Per chi formula gli inchiostri, ovviamente, per avere esattamente il riferimento da copiare, con il corretto substrato, per arrivare a una ricetta più accurata in minor tempo. Per chi esegue il proofing, per poter impostare correttamente il target da raggiungere, il substrato, la gestione delle sovrapposizioni delle tinte. A fronte di un impiego ancora limitato di questa modalità, va detto che grossi brand in tutto il mondo lo hanno adottato e, a detta loro, con grande beneficio, soprattutto considerando scenari di mercati globali in cui la perfetta comunicazione del colore è requisito imprescindibile. Non ultimo, va sottolineato che il CxF è anche il metodo per comunicare il colore che i nuovi standard e protocolli di scambio dati tra brand-owner e stampatore sono in procinto di adottare (sono standard ISO): il PQX (Print Quality eXchange) e PRX (Print Requirements eXchange).

Stampare i colori. Tinte spot o di processo?

Tornando alla macchina da stampa, come si possono riprodurre le tinte presenti nel layout con gli impianti da stampa? Fondamentalmente esistono due strade: quella storica, consolidata e anche più diffusamente impiegata, che prevede la composizione delle tinte fuori macchina e l’impiego del colore solido come tinta spot, oppure da diversi anni ormai, la tecnologia denominata Extended Color Gamut (ECG) che prevede la stampa di tutte le tinte dell’artwork usando sette colori di processo, Cyan Magenta Giallo nero più Arancio Verde e Viola. L’intento è evidente: aumentare il gamut di stampa rispetto alla quadricromia standard, per coprire il massimo spettro di tinte riproducibili con delta E accettabili, come avviene per i sistemi di prova colore che puntano a riprodurre il catalogo dei colori Pantone. I benefici in stampa rispetto al tradizionale CMK sono evidenti e non serve sottolinearli, ma rispetto al processo basato su tinte spot? Ridurre i tempi di avviamento in primis, perché non bisogna lavare e pulire gli elementi e i circuiti a ogni cambio di colore. Questo si traduce anche in risparmio di inchiostro e riduzione di spreco, con conseguente minore impatto ambientale. Questi di fatto son i plus più significativi, sostenuti anche da una crescita significativa delle soluzioni di prestampa (software, sistemi di retinatura e lastre). La fortuna dell’Extended Color Gamut ha avuto fasi alterne e ancora oggi non è chiaro se sarà la tecnologia del futuro del packaging. Inizialmente ben accolta soprattutto negli USA, ma poi in parte rifiutata di fronte a certe promesse che sono state disattese, ora nuovamente ben instradata, come ho potuto osservare ad esempi nel nord Europa (Svezia ad esempio), grazie anche allo sfruttamento dei benefici derivanti dall’incremento di qualità per quanto riguarda lastre e retini. Dov’è il tasto dolente: lo stampatore sa bene che controllare più inchiostri che stampano in sovrapposizione è estremamente più difficile che controllarne uno al 100%. Basta un fuori registro per fare virare il colore; basta una variazione nelle condizioni di uno degli inchiostri (pulizia dell’anilox, viscosità ecc.) e la tonalità risultante può cambiare. Mentre su un colore spot la variazione può essere prevalentemente solo sulla densità di stampa, quindi sulla Luminosità in primis, nel caso dei colori di processo la variazione può riguardare tutte le coordinate cromatiche. E poi c’è il tema del retino, che nei colori di processo è comunque visibile e in certe combinazioni particolarmente. Il brand-owner non sempre è disponibile ad accettare questo compromesso. Va detto che soprattutto in flessografia, sulla lineatura di retino si sono fatti passi in avanti enormi grazie alle nuove lastre e processi di preparazione, riducendo parecchio il gap con rotocalco e offset.

I riferimenti: caratterizzare o linearizzare?

Una delle problematiche costanti nel mondo dell’imballaggio flessibile, che rappresenta un tema aperto anche in altri segmenti di mercato e che da sempre è oggetto di riflessione da parte delle aziende che operano nella prestampa e stampa, è rappresentato dalla necessità di dare al cliente un elemento di prova del colore che sia affidabile rispetto al risultato in macchina. Il che significa qualcosa che simuli al meglio i colori di stampa (spot) e le cadute delle mezzetinte (qualora esistano) nonché le sovrapposizioni tra inchiostri speciali. Quest’ultimo punto è tra i più ostici da prevedere, senza ricorrere a prove di stampa vere e proprie, anche se le tecnologie viste sopra basate su CxF/X-4 danno risposte in tal senso applicabili efficacemente alle prove digitali. Per creare un flusso di lavoro prevedibile e quindi correttamente simulabile con una prova colore digitale è necessario tenere la macchina da stampa linearizzata, cioè configurarla per dare una risposta coerente con uno standard preso come riferimento. Questo ha particolare rilevanza nella stampa di processo (immagini e sovrapposizioni di fondi colorati). Quindi significa creare la condizione per cui le curve tonali di stampa (TVI) sono stabili e riproducibili. Viene in aiuto in questo la formula di calcolo delle curve TVI appositamente studiata per le tinte speciali (spot color) e denominata CTV (Color Tone Value) presente in tutti gli strumenti e software per il controllo qualità. Il processo di stampa, linearizzato attraverso questo standard (ISO 20654:2917), garantisce la possibilità di essere simulato in fase di prova colore oltre che garantire la ripetibilità nel tempo. Questa formula va ricordato, è quella che è stata definita come la migliore per il calcolo delle tonalità retinate delle tinte speciale (ma anche del CMYK a questo punto!) al termine di uno studio durato un paio di anni in ambito ISO, al quale anche Taga Italia e la scuola grafica di Saronno (Fondazione Daimon) hanno dato un contributo. Lo scoglio principale che separa la teoria dall’applicabilità pratica è realizzare il test di stampa per linearizzare il singolo colore spot e la conseguente gestione sul RIP di prestampa delle compensazioni. Sicuramente fattibile per lavori ripetitivi, più difficile da adottare come standard per tutti i lavori. Questo fatto potrebbe essere un motivo in più per passare all’Extended Color Gamut? Staremo a vedere.

Guandong, Guida pratica agli allestimenti temporanei per la stagione sciistica 2023/2024

La stagione sciistica è alle porte e le località montane si stanno vestendo a nuovo per accogliere i turisti provenienti da tutto il mondo. Impianti di risalita, strutture ricettive, noleggi e scuole di sci devono allestire i propri spazi per comunicare in maniera immediata, efficace e sicura, con l’obiettivo di offrire a grandi e piccini un’esperienza indimenticabile sulle piste innevate. A questo scopo Guandong, lo specialista dei supporti per la stampa, ha realizzato l’esclusiva “Guida pratica ai materiali per gli allestimenti temporanei per la stagione sciistica”. Si tratta di un’inedita raccolta di idee, suggestioni e informazioni tecniche destinata a stampatori allestitori, architetti e designer alla ricerca delle soluzioni più performanti per applicazioni indoor e outdoor.

Pettorine per scuole sci, segnaletica calpestabile, adesivi per il car advertising, decorazioni vedo non vedo per cabinovie, sono solo alcune delle possibili personalizzazioni realizzabili con i materiali proposti nella Guida firmata Guandong. Progetti temporanei ma anche funzionali, in grado di integrarsi nell’ambiente senza stravolgerlo, resistenti al freddo e alle intemperie, sicuri e veloci da installare e rimuovere grazie all’assenza di colla. Il tutto con un occhio di riguardo anche al tema della sostenibilità ambientale, perché in gran parte realizzati con materiali riciclabili e riciclati, senza rinunciare alla qualità delle prestazioni tecniche.

Resistenza, sicurezza, temporaneità ed ecosostenibilità sono dunque i criteri definiti da Guandong nella selezione dei supporti proposti per la stagione sciistica 2023/2024, che nella Guida vengono presentati suddivisi per destinazione d’uso. Per i vetri delle funivie, ad esempio, lo Specialista delle specialità propone i vinili perforati della gamma One Way Vision: adesivi stampabili da applicare alle cabine, ma visibili solo dall’esterno, preservando così il piacere del panorama montano. E ancora, tenacia e sicurezza sono le caratteristiche chiave di Mak Floor, il materiale ad altissima tenuta perfetto per personalizzare scale e pavimenti, creando un wayfinding antiscivolo fondamentale per chi cammina con scarponi e doposci. Caratterizzata da estrema resistenza e da performance ottimali anche a temperature estreme, lapellicola multistrato TRIO è ideale per realizzare Ski Pass e tessere noleggio personalizzate. In sostituzione dei classici pettorali utilizzati dalle scuole sci, Guandong propone TAP, l’innovativo tessuto adesivo 100% poliestere perfetto da applicare sulle giacche senza lasciare traccia. E per le navette? La soluzione è Nano-TaCar, la pellicola con nano tecnologia che permette un’applicazione e rimozione facilissima, immediata e priva di colla, senza lasciare residui sulla carrozzeria.

La “Guida pratica ai materiali per gli allestimenti temporanei per la stagione sciistica” è la seconda monografica tematica ideata da Guandong dopo il grande successo riscosso dalla “Guida pratica per gli allestimenti temporanei” diffusa tra gli operatori la scorsa primavera in occasione della Milano Design Week 2023.

Packaging flessibile: tripla accelerazione con Uteco

L’imballaggio flessibile gode di ottima salute. Produttori, stampatori e convertitori viaggiano insieme e in sintonia verso il futuro del settore accelerando su automazione, sostenibilità e personalizzazione. Il racconto di Uteco.

Gli ultimi due anni sono stati trasformativi per Uteco, segnati da progressi tecnologici avanzati e dal successo del lancio di nuovi prodotti. Questo periodo ha consolidato la posizione di Uteco come protagonista del settore, dimostrando la sua dedizione a superare i limiti e a stabilire nuovi standard industriali.

Nell’ottobre 2022 Uteco ha lanciato alla fiera K la nuova Onyx Go: la macchina da stampa flessografica CI estremamente compatta, produttiva e conveniente dal punto di vista economico e gestionale nel segmento delle basse tirature. Questa macchina è stata progettata per stampare tirature brevi e molto brevi in modo efficiente e conveniente, tenendo conto dei suggerimenti e delle richieste clienti come parte di un dialogo continuo durante lo sviluppo. Onyx Go è stata creata secondo i principi di un design orientato alle prestazioni, che pone l’operatore al centro del nuovo progetto e aggiunge caratteristiche ergonomiche uniche che contribuiscono a massimizzare la funzionalità e la produttività. Onyx Go offre velocità di stampa fino a 400 m/min, che consente ai converter di stampare fino a 50 milioni di metri quadrati all’anno su tre larghezze di stampa: 820, 1020 o 1320 mm. Inoltre, con meno di tre minuti per impostare le pressioni di stampa e il registro, offre i cambi più rapidi nel segmento della stampa flessografica a tiratura corta e ultracorta.

Durante l’open house di Uteco nel maggio 2023, è stata fatta un’ulteriore presentazione: SleeveBot, un robot all’avanguardia progettato per il cambio automatico delle maniche. Sono finiti i tempi in cui gli operatori dovevano maneggiare manualmente oggetti pesanti su piattaforme elevate: con SleeveBot, il processo è completamente automatizzato, eliminando la necessità dell’intervento umano. La nuova pinza brevettata del robot garantisce un’elevata produttività ed efficienza economica. Grazie alla sua versatilità, un’unica pinza può gestire maniche di tutte le dimensioni, eliminando la necessità di attrezzature speciali. Questa caratteristica riduce significativamente i costi e semplifica il flusso di lavoro, consentendo un cambio di maniche rapido e senza interruzioni in meno di 10 minuti. Inoltre, SleeveBot garantisce il 100% di accuratezza e ripetibilità del processo, rendendolo un’opzione sicura e robusta.

L’ultimo grande annuncio tecnologico del 2023 riguarda la stampa digitale: Sapphire VDP. Si tratta di una macchina da stampa digitale per la stampa a dati variabili, disponibile con una larghezza massima di stampa di 1350 mm. La macchina raggiunge una produttività notevole, con una velocità record di 300 mpm, e rappresenta la soluzione ideale per le piccole e medie tirature. Il suo design è fortemente compatto, con soli 15 mq di ingombro e uno spazio operativo ridotto al minimo, senza compromettere la funzionalità e le capacità produttive. La macchina è stata progettata per garantire il massimo livello di sicurezza ed ergonomia, con un percorso materiale ottimizzato sulla parte superiore della pressa che facilita l’ispezione, la pulizia e la manutenzione da parte dell’operatore.

Un mercato in salute

Grazie a questo tris di novità, Uteco è pronta a cogliere le opportunità continuamente offerte dal dinamico mercato dell’imballaggio flessibile. «Il mercato dell’imballaggio flessibile continua a godere di buona salute e si conferma in forte crescita anche nel 2023, con un trend in salita anche per i prossimi anni grazie a una domanda sempre costante. Per noi produttori questo rappresenta la possibilità di crescere in sintonia con stampatori e convertitori», commenta Andrea Caselli, NSWE & FAMA region manager di Uteco. «Inoltre, l’industria del packaging sta sperimentando un periodo di rapida trasformazione ed è in costante avanzamento tecnologico. Uteco è scesa in prima linea per interagire in modo proattivo con alcuni fondamentali driver del cambiamento».

Le esigenze dei clienti, a cui Uteco offre risposta nel segno delle prestazioni e dell’affidabilità, sono oggi ben delineate, a partire dalla richiesta di sostenibilità dei processi produttivi e dei materiali per l’imballaggio flessibile. «La sostenibilità è uno dei nostri valori fondamentali e lavoriamo continuamente verso nuove soluzioni per imballaggi flessibili riciclabili. Attualmente, Uteco sta collaborando con diversi attori del settore del converting per sviluppare congiuntamente materiali completamente riciclabili».

Un’altra esigenza ormai affermata è la personalizzazione di massa, con imballaggio sicuro e tracciabile e l’utilizzo della stampa per il confezionamento come mezzo per interagire con i clienti. «La tracciabilità della filiera richiede una stampa con un’elevata variabilità dei dati – ad esempio codice QR, matrice di dati, ecc. – che si adatta alle soluzioni di stampa digitale. Per venire incontro a questa esigenza, Uteco ha lanciato la Sapphire VDP, la nuova macchina digitale Uteco per la stampa di dati variabili, adatta a stampare con una qualità straordinaria su tutti i tipi di substrati richiesti dal mercato, come film plastici, carta, alluminio e cartone pieghevole. Sapphire VDP è adatta a stampare diverse applicazioni, in particolare codici QR, matrice di dati, codici a barre e diversi tipi di tecniche di stampa personalizzate».

Sempre più affermato, poi, risulta oggi il trend di corte e cortissime tirature, proprie di un mercato sempre più esigente ed articolato nelle sue richieste. «Per soddisfare le esigenze di corte e cortissime tirature, Uteco ha lanciato a fine 2022 Onyx Go, macchina flessografica a tamburo centrale per tirature brevi. Onyx Go è la più veloce nel suo segmento di mercato ed è disponibile in due configurazioni: 8 e 10 colori, entrambi con una larghezza di stampa massima di 1320mm e massimo passo stampa di 720mm. La macchina stampa a una velocità massima di 400 m/min ed è dotata di tecnologie all’avanguardia per garantire cambi lavoro veloci ed efficienti: la regolazione delle pressioni di stampa è automatica e avviene in meno di 3 minuti, con soli 8 metri di scarto materiale. Questa nuova tecnologia, il nostro Active Start, permette di ridurre i tempi di avviamento della macchina, migliorando così l’efficienza del processo produttivo e riducendo i costi di produzione, oltre che agli sprechi di materiale stampato durante la fase di avvio».

Pronti per il futuro

Per continuare ad essere protagonista durante il trend di crescita del mercato dell’imballaggio flessibile, Uteco è pronta a scommettere per il futuro su alcune specifiche evoluzioni del settore, a partire dalle tecnologie di stampa sempre più sostenibili. In questa direzione, Caselli parla di «macchine intelligenti e connesse, che permettono di ottimizzare i lavori riducendo gli sprechi di consumabili (come substrati, vernici e solventi) e che facciano cambi lavori veloci con un downtime macchina basso. Le macchine Uteco puntano a rappresentare l’eccellenza per la produttività della stampa packaging del futuro».

Non è tutto: il futuro vedrà Uteco sempre impegnata a facilitare il lavoro degli risorse umane, allo scopo di portare più valore alla loro attività e maggiore efficienza alle attività di produzione, grazie all’«automazione a supporto delle attività dell’operatore, cambi lavoro automatizzati, macchine accessibili e sostenibili dal punto di vista sociale: pulizia e manutenzione della macchina sono ora più accessibili e di facile esecuzione».

Da ciò si evince quanto la visione di Uteco sia ad ampio spettro, sempre nel segno dell’affidabilità come comune denominatore. «Le nostre macchine, altamente innovative, non sono solo produttive, ma anche costruite per resistere alla prova del tempo, garantendo prestazioni elevate negli anni a venire. Il costante impegno di Uteco, nel garantire la massima qualità, fa sì che i suoi prodotti siano sempre una scelta solida per il cliente, in grado di fornire un ritorno impressionante in termini di produttività e redditività», conclude Caselli.

BestInFlexo e FlexoDay 2023, la flexo fa il pieno di presenze

Nuova location, stesso trend numerico: alto e in crescita costante. Quasi 230 lavori in gara, oltre 500 partecipanti alla cerimonia di premiazione e circa 750 presenze complessive nella due giorni di convegno, con circa 350 presenti alla sessione di apertura del FlexoDay e circa 400 a quella conclusiva. Numeri che confermano ancora una volta il valore degli eventi organizzati da ATIF – Associazione Tecnica Italiana per la Flessografia e la “voglia di esserci” della comunità flexo, sempre più numerosa e partecipativa.

Nell’edizione 2023 del BestInFlexo sale anche il numero delle categorie premiate, in totale 14 con l’introduzione della nuova categoria “Cartone ondulato processato su case maker”, oltre al BestInShow, premio conferito al migliore in assoluto della serata. Grande lavoro dunque per la giuria composta dalla presidente Simona Poli e dai giurati Pietro Ferrieri, Paride Banzola, Filippo Dal Re e Milena Torti. Nel corso della serata di gala è stato anche conferito il Premio alla Carriera giunto alla sua sesta edizione. È stato Massimo Radice (fondatore di Corapack, di ATIF) a ricevere il riconoscimento per una carriera dedicata alla flexo, con la seguente past president e attuale vice presidente motivazione: “Per lo spirito avventuroso e la determinazione che lo hanno reso protagonista dell’industria flessografica, per l’animo innovatore che ha creato soluzioni tecniche all’avanguardia, per la passione e l’impegno verso la mission associativa nel supporto incondizionato alla diffusione della conoscenza tecnica flessografica”.

Nel corso della serata, oltre agli stampatori, sono state premiate anche le aziende di prestampa del 1°, 2° e 3° classificato. Le aziende vincitrici di questa edizione, insieme ai vincitori del BestInFlexo 2022, parteciperanno di diritto alla prossima edizione degli FTA Europe Diamond Awards, in programma a Düsseldorf il 30 maggio 2024 in occasione di Drupa.

La seconda sessione di mercoledì 22 novembre, avviata dall’intervento del presidente di Atif Marco Gambardella e moderata da Chiara Bezzi, caporedattrice di Rassegna dell’Imballaggio, ha chiuso il convegno annuale con gli interventi tecnici su: strumenti per controllare la qualità (Mauro Lussignoli per il Comitato Tecnico ATIF), gamut esteso (Kai Lankinen e Stefano d’Andrea per conto di FTA Europe) e inchiostri all’acqua (Fabio Cavazzi, Tito Lopriore e Giuseppe Tripaldi per il Comitato Tecnico ATIF, con la partecipazione di Stefano Peruzzo di AMB). page3image8622560

Regolamento imballaggi: la carta pilastro dell’economia circolare e sociale europea

Assocarta, Assografici SLC-CGIL, FISTEL CISL, UGL, ULCOM UIL esprimono apprezzamento per il lavoro del Parlamento europeo e, in particolare, dei Parlamentari italiani, che hanno introdotto dei miglioramenti importanti approvando in via definitiva la Relazione dell’On. Ries in materia di revisione degli imballaggi (PPWR) lo scorso 22 novembre.
Nelle proposte approvate dal Parlamento, la carta viene riconosciuta come un pilastro dell’economia circolare e sociale europea, valorizzando allo stesso tempo la buona occupazione del settore, i materiali rinnovabili che produce e il riciclo che ne ottimizzano il ciclo di vita.

È un indirizzo importante quello espresso dal Parlamento europeo anche per i Governi Europei che si accingono il 27 novembre e, poi, il 18 dicembre a esaminare lo stesso dossier in sede ministeriale.

Müller Martini, le due nuove brossuratrici Antaro e Antaro Digital

La famiglia Antaro consente la produzione digitale nearline o inline e la produzione convenzionale, rispondendo così a un’ampia gamma di esigenze dei clienti. Allo stesso tempo, offre un elevato livello di protezione dell’investimento, poiché il sistema può essere ampliato e adattato su base modulare.

Antaro Digital: produzione completamente automatizzata di libri singoli con alimentazione manuale o collegamento in linea al sistema di produzione libri digitali SigmaLine Compact. Con sei pinze è possibile produrre fino a 2.000 libri singoli all’ora.

Antaro: in combinazione con una raccoglitrice, un trilaterale e la dotazione di 12 pinze, l’impianto è adatto alla produzione di lavori offset e raggiunge una resa di 4.000 cicli/ora.

La nuova piattaforma di brossuratrici Antaro consente di ottenere una produzione ineguagliabile sia per i prodotti stampati in digitale (2.000 cicli/h) sia in offset (4.000 cicli/h).

Grazie al suo design compatto, la Antaro Digital raggiunge un livello di rendimento unico occupando una superficie relativamente ridotta. Inoltre, rispetto alle attuali soluzioni di produzione di libri singoli, la nuova brossuratrice digitale raggiunge la stessa produttività con meno della metà degli operatori.

Produzione di libri singoli altamente automatizzata

Tutte le varianti dell’Antaro sono dotate di un sistema di pinze autoregolanti a funzionamento continuo. I blocchi libro vengono trasportati orizzontalmente, in posizione verticale sul dorso, e trattenuti in modo affidabile dalle pinze, che sono sempre completamente aperte. Nell’Antaro Digital l’ampio interasse delle pinze di 610 mm assicura la produzione continua di opuscoli con una variazione di spessore del blocco da un libro all’altro fino a 20 mm, senza riduzione delle prestazioni massime. Il cambio di spessore avviene in modo completamente automatico, garantendo una produttività unica fino a 2.000 copie all’ora per i prodotti singoli stampati in digitale.

Prodotti finali di qualità

L’Antaro produce con due stazioni di fresatura del dorso, assicurando così una perfetta lavorazione dello stesso. La sostituzione delle unità d’incollatura è semplice. Il sistema utilizza EVA e PUR, oltre a un sistema di monitoraggio della colla nell’ugello PUR, che controlla la corretta applicazione dell’adesivo.

Nella versione digitale, il nuovo metti-copertine a tamburo, abbinato a un buffer, garantisce una separazione affidabile delle copertine e consente una produzione efficiente e ininterrotta grazie all’alimentazione continua.

Un lettore di codici a barre permette che il blocco libro e la copertina si accoppino in modo sicuro. Il buffer crea una distanza sufficientemente lunga tra il punto di lettura del codice a barre del blocco libro alimentato e il rilevamento del codice a barre della copertina associata. In caso di mancata corrispondenza, è sempre possibile reagire automaticamente senza dover fermare i libri già in fase di rilegatura. In combinazione con l’espulsione delle copertine (anch’essa di serie e posizionata davanti al dispositivo di cordonatura), si evitano efficacemente gli sprechi e si raggiunge un livello di produttività completamente nuovo.

A tutta variabilità

L’Antaro di recente sviluppo combina la tecnologia collaudata e consolidata dei sistemi Müller Martini con le nuove caratteristiche. Lavora tutti i tipi convenzionali di blocchi libro, come le pile di segnature, i blocchi libro preincollati o cuciti a filo refe o le pile di fogli singoli, che possono essere anche alimentati manualmente in modo ergonomico e semplice qualora non sia disponibile una connessione in linea.

La nuova piattaforma di brossuratrici consente di sfruttare tutta la sua flessibilità anche per quanto riguarda i prodotti finali: a seconda del livello di dotazione, è possibile produrre opuscoli con copertina morbida, blocchi libro con copertina rigida, opuscoli flessibili, blocchi libro incollati e opuscoli layflat (come gli opuscoli Swiss o Otabind). Inoltre, l’Antaro Digital ha nel robot di taglio InfiniTrim il partner ideale per la produzione Smart Factory completamente variabile.

New Aerodinamica sbarca in Irlanda

Tecnologia e innovazione gli ingredienti chiave di un nuovo intervento realizzato dal team, per la prima volta in terra irlandese.

New Aerodinamica è sbarcata in questi ultimi mesi in Irlanda per occuparsi della realizzazione di un impianto di aspirazione per Alert Packaging, azienda protagonista nella produzione di imballaggi flessibili con sede a Bray, nella contea di Wicklow. Un lavoro commissionato grazie alla segnalazione del costruttore della taglierina – molto soddisfatto da collaborazioni precedenti – all’azienda committente per la realizzazione di un impianto aspirazione rifili sulla propria taglierina e per valutare anche la possibilità di migliorare quanto già in possesso del cliente. Così dopo un primo contatto con videocall, l’analisi dei sistemi di aspirazione in uso grazie all’invio di planimetria e materiale fotografico, il team New Aerodinamica si è subito messo all’opera, stilando un nuovo progetto, al fine di portare al cliente la soluzione. Un modus operandi che è piaciuto molto ad Alert Packing il cui managing director Darren Burke ci ha raccontato come “vista la disponibilità dimostrata fin dai primi step, la professionalità e la reputazione positiva che precede New Aerodinamica nel settore a livello internazionale, non abbiamo avuto dubbi su a chi affidare questa importante commessa”. Ma le problematiche non sono certo mancate soprattutto legate all’impianto esistente quali un sistema di scarico sotto dimensionamento e una rumorosità elevata (essendo tale impianto collocato nelle vicinanze di un’abitazione).

La proposta al cliente – dopo una prima analisi- è scattata istantaneamente: un nuovo sistema di aspirazione applicato alla macchina e un miglioramento del sistema di scarico mediante l’installazione di un separatore con sistema di bilanciamento. Da qui il primo sopralluogo “sul campo” per verificare gli ingombri e la proposta al cliente di alcune alternative per la dislocazione della zona di scarico. Via libera dunque alla realizzazione dell’impianto con relativo invio del materiale per il montaggio in autonomia da parte del cliente. Un aspetto chiave quest’ultimo, identificativo di tutti gli impianti firmati New Aerodinamica, complessi ma user friendly, grazie all’invio di disegni passo-passo in 3D con le varie fasi per il montaggio nonché un’assistenza dedicata e costante da remoto da parte dei tecnici bergamaschi. E così, ultimato il cablaggio elettrico – con assistenza del team dall’Italia possibile grazie alla qualità del quadro di comando del ventilatore e del quadro di gestione dello scarico proprio di touch screen e connessione remota – via libera al secondo intervento sul posto per il collaudo. Risultato raggiunto, con soddisfazione del cliente di fronte a una velocità di aspirazione della macchina attestata subito ai massimi livelli ovvero a 800 mt/m anche se inizialmente l’operatore non voleva superare per timore i 400-500 mt/m. Tutto questo grazie alla misurazione dell’aria e del flusso già rilevati in precedenza. A seguire tutte le prove sull’aspirazione di diversi materiali con dimensioni comprese tra i 12-200 mµ con materiali OPP, PET, nylon, carta, alluminio… e rifilo fino a 80 mm per lato, con anche in questo caso il raggiungimento di 800 mt/m.

Massimo risultato registrato anche sui macchinari preesistenti sui quali, collegati al nuovo separatore, si è raddoppiata la velocità, dimostrazione perfetta di come un dimensionamento corretto di una parte dell’impianto possa portare benefici su un’altra macchina senza toccare l’aspetto aspirazione. Per quanto riguarda la rumorosità: soluzione trovata incapsulando il ventilatore di bilanciamento all’interno di una cabina insonorizzante con pannelli sandwhich da 100mm e l’aggiunta di ulteriori setti interni afoni, chiave per il contenimento del rumore sotto i 45 decibel. Un impianto che ha segnato il raggiungimento totale degli obiettivi posti, con una soddisfazione del cliente che ha specificato come “L’intervento compiuto da New Aerodinamica ci ha consentito di raggiungere il doppio della velocità precedente di funzionamento dei macchinari con un conseguente miglioramento della produttività. La collaborazione con il team bergamasco è stata vincente e caratterizzata da tre aspetti: velocità del servizio e tempestive risposte a ogni domanda, disponibilità e la professionalità dimostrata in ogni aspetto anche quando abbiamo fatto cambiamenti in corsa”.   

Omet, la passione fa 60

A sessant’anni dalla fondazione, una crescita continua e lo sviluppo di diverse business unit, Omet, azienda italiana che opera nel settore dei macchinari per il tissue converting, dimostra di essere costituita da un team ancora molto affiatato e concentrato su un unico obiettivo: sviluppare nuove tecnologie a servizio del proprio mercato. In un’intervista esclusiva, Marco Calcagni ci accompagna in questi primi 60 anni della storia dell’azienda.

Come insegnano le storie delle aziende di successo, all’inizio di tutto, in quel “C’era una volta…” che con cui cominciano i bei racconti, c’è la passione. In questo caso quella per l’innovazione, che prese forma in un garage – divenuto poi la prima fabbrica – con l’impegno e la voglia di imparare e di conquistare il proprio posto nel mercato. Nacque così, 60 anni fa, Omet.

L’evoluzione di 60 anni

L’azienda di Lecco, ora presente in tutto il mondo, nasce dunque il 1° febbraio 1963 e, da allora, non si è più fermata. Oggi è attiva nei settori stampa, tissue converting, movimentazione e cosmesi, impiega oltre 400 dipendenti e vanta un fatturato consolidato che supera i 130 milioni di euro.

Il suo principale mercato di riferimento è quello della trasformazione del tissue per il quale progetta e costruisce macchine per la lavorazione della carta ad uso domestico e igienico sanitario, e per le etichette.

Da quel lontano 1963 l’azienda cresce insieme alle richieste del suo mercato. Negli anni Settanta costruisce il primo vero stabilimento e continua a investire sulle persone e sulla tecnologia. Con il tempo continua a prosperare e all’inizio degli anni Ottanta crea, sempre a Lecco, un nuovo complesso industriale che permette di dividere gli spazi tra le due divisioni macchine. È però nel decennio successivo, quando i confini nazionali non bastano più, che nascono le filiali estere: in Germania con Omet Nord GmbH, in Spagna con Omet Ibéricas e persino in Cina con Omet Suzhou. Negli stessi anni l’azienda crea una rete di collaborazione con diversi agenti in tutto il mondo e, intanto, cresce anche nella divisione sistemi con Omet Systems in Motion che diventa un’esponente di rilievo nel mercato italiano ed europeo dei sistemi di cuscinetti speciali.

La linea di continuità e di crescita procede ininterrotta con l’ingresso nel nuovo millennio, sia per la realtà italiana sia per le filiali estere. Dal 2007 prende il via una produzione in Cina dove l’evoluzione della divisione cinese di Omet Systems in Motion porta alla fondazione dell’azienda Suzhou Omet Mechanical Co. Ltd. E ancora, nel 2012, viene attivato un Technology center e una Showroom in cui è possibile testare e assistere a dimostrazioni pratiche del funzionamento delle macchine Omet. Infine, nel 2021, a Molteno (LC) viene inaugurata la nuova sede produttiva di Packaging Printing Business Division e, due anni dopo, giunge il momento di soffiare su 60 candeline.

Ai doverosi festeggiamenti per un sessantennio di storia, che si sono tenuti durante l’open house organizzata dall’azienda lo scorso ottobre, non potevamo mancare. Ne abbiamo approfittato, non solo per rivisitare con piacere la sede lucchese di Omet, OT Lucca, che si trova a Montecarlo (LU), ma anche per intervistare una persona che ha contribuito a scrivere l’interessante storia di questa realtà italiana, Marco Calcagni, sales & marketing director di Omet.

Quest’anno come azienda raggiungete un traguardo di tutto rispetto: compite 60 anni. Quali sono le pietre miliari che hanno identificato la storia di Omet in questo lungo periodo?

«Le pietre miliari per me si identificano con l’aver mantenuto quello stile familiare che ci è stato trasmesso dal fondatore di Omet, quindi collaborando sempre come un’unica squadra, coinvolgendo tutte le persone, sia nell’affrontare le nuove sfide, i nuovi problemi e le difficoltà, sia nel godere dei risultati raggiunti dall’azienda. E questa per me è la più grande soddisfazione, perché abbiamo creato un team formato da tante persone che lavorano insieme a un obiettivo unico: sviluppare nuove tecnologie e servire il mercato, seguendo i clienti su tutte le loro necessità».

Si parla tanto di Made in Italy e di solito si pensa al cibo, alle automobili di alta gamma, alla moda, però anche la tecnologia delle aziende come la vostra è una parte del saper fare italiano…

«Esattamente. Tutta la nostra produzione è realizzata in Italia, è appunto “Made in Italy”. L’intera ingegnerizzazione è fatta all’interno del Paese e crediamo molto nella capacità dei nostri tecnici di trovare e realizzare le giuste soluzioni, ma non solo, anche di costruire processi produttivi innovativi».

Quanto incide la tecnologia di Omet e italiana in genere all’estero? Quanto siamo conosciuti e apprezzati per questo aspetto?

«Sicuramente siamo molto apprezzati per la fantasia, perché siamo capaci di risolvere problemi che spesso gli altri non sono altrettanto rapidi a districare. Mentre, a mio parere, non siamo abbasta conosciuti per quanto riguarda la nostra capacità di creare anche dell’alta qualità tecnica. Spesso in questo senso si pensa alla Germania, ma l’Italia non ha nulla da invidiarle sotto il punto di vista della tecnica e della costruzione, vuoi dei particolari meccanici, vuoi delle macchine – del resto come costruttori di macchine, Ferrari insegna che siamo al top – e oggi il nostro Paese può davvero posizionarsi come leader ideale nella tecnologia».

Le ho chiesto del passato, le ho chiesto del presente, le chiedo quindi del futuro: dove si vede e dove vede Omet da qui a qualche anno?

«Il futuro è difficile da immaginare. Stiamo costruendo, come dicevo, un team che guarda sempre alle necessità del mercato e quindi che guarda al futuro. Pensiamo in grande e siamo convinti di dover essere sempre più presenti e sempre più vicini al mercato, in particolar modo all’estero. A questo scopo stiamo aprendo in varie parti del mondo alcune filiali, dotate anche di magazzini, per essere vicini ai clienti e per fornire un servizio in loco. Lo abbiamo già fatto negli Stati Uniti, in India e in Cina. Prevedo quindi che l’azienda Omet avrà ottime possibilità di crescita in funzione, appunto, delle necessità che il mercato svilupperà. Stiamo introducendo anche una serie di nuovi prodotti e di nuove tecnologie che, riteniamo, creeranno anche qualche rivoluzione».

Se potesse tornare indietro, di questi 60 anni di Omet cosa cambierebbe?

«Mi ha fatto una domanda difficile. Molto difficile. Forse niente; lo spirito è la cosa più importante. I problemi ci sono e, a volte, si finisce per affrontare le cose in maniera poco serena, però la realtà dei fatti è che i risultati ci sono stati e continuano ad esserci. Nella nostra azienda si è sempre costruito passo dopo passo e vorrei che si continuasse in questo modo perché i voli pindarici non servono, bisogna costruire tutte le aziende su solide fondamenta. Occorre, in sostanza, essere pragmatici».

Nuova Heidelberg per Stampa Tipolitografica Italiana

Da sinistra: Stefano Savioli, General Manager Sti; Anacleto Piccioli, Sales Rep. Heidelberg Italia Adriano Rosi Service All

Offset Heidelberg CX 104-4+L (4 colori più laccatore): è questa l’ultima aggiunta fatta da Stampa Tipolitografica Italiana (S.T.I.) al proprio parco macchine all’interno di un processo di costante aggiornamento dello stesso.

Un’operazione che l’azienda ha avviato da diversi anni per offrire ai propri clienti il meglio della tecnologia presente sul mercato. Attualmente, nello stabilimento di 1.600 m² situato a Roma, operano quattro macchine offset (con formato che va dal 35×50 al 70×100 e da due fino a cinque stazioni colore), quattro macchine digitali con produttività industriale e un reparto di post stampa che include piegatrici, macchine da nobilitazione e cartotecnica.

Una capacità produttiva importante che, unita al comparto grafico e al laboratorio di prestampa, permette a S.T.I. di realizzare qualsiasi progetto partendo dalla semplice ideazione sino alla definitiva produzione. È il frutto di un processo di crescita che comincia nel 1958 con la fondazione della prima Società Tipografica e che prosegue con successive acquisizioni di diverse Società di stampa e grafica presenti sul territorio romano, fino ad arrivare alla realtà attuale.

Ovvero, un’azienda che serve molteplici categorie di clienti – dall’istituzionale all’alberghiero, dall’editoriale al sanitario, dal packaging al Food&Beverage, dalle agenzie di comunicazione fino al conto terzi – realizzando lavori che comprendono biglietti da visita, carte  intestate, buste, cartelline, flyer di diverse dimensioni e grammature, pubblicazioni rilegate con brossura  o filo refe, bilanci, calendari, album da colorare per le scuole, riproduzioni di calendari storici, espositori da banco, espositori automontanti con tasche, scatole di ogni genere e misura personalizzate nella forma e nella stampa, buste shopper, totem.

Particolare attenzione viene anche dedicata al settore dei gadget personalizzati, con progettazione e personalizzazione di penne, matite, blocchi, portabottiglie in carta o canapa, shopper in carta con o senza manici in cotone, astucci, penne usb tonde tipo moneta, a credit card, o in pelle, caricatori usb e ogni altro gadget.