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Zünd presenta la Q-Line con BHS180

Zünd amplia ulteriormente la propria gamma di soluzioni di taglio. La nuova Q-Line con BHS180 si va ad aggiungere all’offerta attuale e e con essa l’azienda vuole stabilire nuovi standard nella produzione industriale e commerciale “da pallet a pallet”. La nuova Q-Line con Board Handling System – BHS180 è una soluzione di sistema integrata, progettata appositamente per soddisfare i requisiti di lavorazione finale altamente automatizzata in ambito industriale di materiale stampato per espositori e imballaggi. I singoli componenti (l’alimentazione di fogli con Undercam, la nuova generazione di cutter Q-Line e l’unità di prelievo) sono studiati per interagire e consentono di raggiungere un nuovo livello di produttività. Insieme offrono all’utilizzatore un taglio stabile e affidabile: in questo modo facilitano i produttori di espositori e imballaggi, che potranno automatizzare il taglio con redditività ed efficienza.

I nuovi componenti della macchina garantiscono velocità fino a 2,8 m/s. L’innovativa struttura alla base del cutter della Q-Line è in granito epossidico a elevata stabilità ed è in grado di garantire un andamento fluido e la massima precisione di taglio anche a velocità elevate. I bracci di produzione sono realizzati in materiale plastico rinforzato con fibra di carbonio, che ne aumenta la leggerezza e la resistenza. Ciò permette di lavorare alla massima velocità e con la massima qualità anche i materiali più impegnativi. Le prestazioni uniche del prodotto si manifestano anche nelle sue impressionanti capacità di accelerazione (fino a 2,1 g) rese possibili dal nuovo sistema di azionamento lineare. In questo modo si raggiungono velocità di lavorazione elevatissime, riducendo nettamente i tempi di ciclo per singolo lavoro.

 

Proposta di Regolamento sugli imballaggi e rifiuti di imballaggio, i rischi per l’economia del riciclo

Federazione Carta Grafica ha depositato presso la Commissione Politiche della UE del Senato la posizione della filiera nell’esame della proposta di regolamento europeo sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio.

“Lo strumento del Regolamento determinerà un forte disallineamento tra le fonti di legislazione europea (direttiva quadro rifiuti) e, di conseguenza, quella nazionale, fonte di pericolosa confusione” afferma il DG di Federazione Carta Grafica Massimo Medugno. “La Commissione” si legge nella posizione “ha l’obiettivo di ridurre gli imballaggi: spinge quindi sul riuso degli imballaggi e impone restrizioni ai prodotti monouso a prescindere dalla loro funzione d’uso e dalle motivazioni economico e sociali. “Il riuso, così come le restrizioni sui prodotti monouso” sottolinea Medugno “non sono supportati da analisi LCA che dimostrino che tali azioni porterebbero un miglioramento ambientale. Ciò si aggiunge alla sottovalutazione della lotta allo spreco alimentare, della tutela della sicurezza e della salute dei consumatori e dell’integrità dei prodotti”.

“Il riuso” afferma infine Medugno “diventa un modo indiretto per “frammentare” il mercato interno sulla base di un sistema logistico da riprogettare, dagli esiti incerti e senza vantaggi per l’ambiente. Questo non è il caso del riciclo, che avviene più vicino al consumatore, non nel luogo originario di produzione. La soluzione migliore non può pertanto essere assunta da una decisione globale a livello UE, come proposto dalla Commissione europea, ma va data la preferenza a quelle opzioni che forniscono il miglior risultato ambientale complessivo. In quest’ottica, gli imballaggi a base cellulosa (un materiale rinnovabile e biodegradabile) non dovrebbero avere obiettivi di riuso (ma obiettivi di riciclo sempre più ambiziosi), così come i prodotti monouso in carta (perfettamente riciclabili e riciclati su scala industriale) non dovrebbero essere sottoposti a restrizioni”.

La proposta di Regolamento sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio sarà immediatamente applicabile senza tener conto delle differenze tra i vari Paesi, anche in termini di raggiungimento degli obiettivi di riciclaggio. Rischia di mettere in crisi la nostra economia del riciclo, che genera occupazione e ricchezza. Non si possono porre obiettivi stringenti di riciclabilità su larga scala di tutti gli imballaggi (pena la loro messa al bando), senza imporre a monte agli stati membri vincolanti obiettivi di raccolta. E’ invece importante concentrare ogni sforzo sulla centralità della raccolta differenziata degli imballaggi e dunque sul riciclo degli imballaggi. Rispetto alla raccolta differenziata finalizzata al riciclo andrebbe espressamente inserito un obbligo per i Comuni sulla falsariga di quanto avviene in Italia.

Körber elimina i costi della carta pre-spalmata con Kit Bio Pack plus

In uno scenario di mercato caratterizzato da una sempre maggiore attenzione da parte di produttori e consumatori verso la sostenibilità, anche il packaging gioca un ruolo primario per le aziende che vogliono rimanere competitive in un settore in continua evoluzione quale quello del tissue. La crescente preoccupazione circa la gestione di rifiuti plastici, soprattutto nel confezionamento, si trova oggi al centro delle logiche di acquisto per il 54% dei consumatori. Fare affidamento su soluzioni tecnologicamente avanzate in grado di garantire maggiore sostenibilità risulta allora fondamentale per gli operatori del settore e, in questo, Körber Business Area Tissue fa la differenza. Nello specifico, Körber ha recentemente sviluppato un’innovazione di prodotto che permette di sostituire i materiali di imballaggio in polietilene con della carta semplice kraft, escludendo la necessità di ricorrere a carta pre-spalmata con colla termosaldante, a vantaggio di una soluzione che unisce rispetto per l’ambiente e contenimento dei costi.

“Si è voluto andare oltre i primi passi fatti, aggiornando i sistemi Kit Bio Pack full e Kit Bio Pack light, due tecnologie già di successo, che consentono di impiegare carta pre-spalmata e bioplastiche. Sebbene queste soluzioni rendano la confezione di prodotti tissue trasformati più sostenibile, Körber ha deciso di evolvere ulteriormente la sua offerta per rendere ancora più vantaggiosi gli investimenti dei clienti” dichiara Nicolò Squarzoni, Product Manager – Packaging & Digital Körber Business Area Tissue.

Il Kit Bio Pack plus, sviluppato e testato nell’R&D della divisione packaging di Körber Business Area Tissue, è un sistema add-on sulla zona di svolgitura della bobina nella confezionatrice. La carta della bobina, prima di giungere alla perforazione, attraversa un doppio passaggio costituito da un encoder e un insieme di ugelli. L’intuizione di Körber risiede proprio in questo: l’encoder mette in fase la svolgitura della bobina con l’applicazione della colla da parte degli ugelli. L’innovazione tecnologica è così in grado di applicare la colla su una bobina che si svolge fino a una velocità di 200 fogli al minuto, garantendo un’estrema precisione nell’individuazione dei punti di applicazione esatti, evitando sbavature e assicurando un’asciugatura rapida della colla. La capacità di dettare la quantità necessaria di adesivo per ogni specifico formato di pacco significa così ridurre al minimo gli sprechi e garantire prodotti più sostenibili, rendendo tutto il processo di imballaggio ancora più eco-friendly.

“Installabile su tutte le macchine confezionatrici con Kit Bio Pack esistenti, questa inedita soluzione brevettata rappresenta sia un retrofit per gli impianti di vecchia generazione sia un optional per le macchine nuove, a favore di un’elevata qualità e velocità, riduzione del costo del packaging e una superiore marginalità di vendita sul prodotto finale” conclude Nicolò Squarzoni.

 

Epson amplia la gamma dei multifunzione SureColor Serie T e P

Epson amplia la gamma dei multifunzione SureColor Serie T e P, indirizzati ai mercati tecnico e fotografico, con i modelli SC-T5700DM, SC-T7700DM e SC-P8500DM.

I nuovi modelli sono tutti dotati di uno scanner CIS da 36 pollici completamente integrato con doppia sorgente luminosa e filtri RGB, che identifica e rimuove pieghe e grinze dalle immagini acquisite e offre maggiore sicurezza grazie all’invio crittografato delle scansioni verso destinazioni sicure. Inoltre, SC-T5700DM e SC-T7700DM possiedono un nuovo inchiostro rosso, ideale per l’evidenziazione di disegni CAD e per la fedeltà dei colori di poster, pubblicità e loghi, mentre SC-P8500DM include un inchiostro grigio che amplia la gamma cromatica, per stampe fotografiche di alta qualità.

Queste caratteristiche sono state introdotte mantenendo le stesse compatte dimensioni dei modelli precedenti, per permettere un facile posizionamento negli uffici senza incidere sugli spazi di lavoro. Non solo: SC-T5700DM, SC-T7700DM e SC-P8500DM sono progettati per offrire flussi di lavoro semplificati che riducono al minimo i tempi di stampa e scansione.

Con questo annuncio, la gamma di multifunzione SureColor T risulta meglio equipaggiata per soddisfare le esigenze dei clienti, in settori che spaziano dalla vendita al dettaglio alla pubblica amministrazione, dall’istruzione all’edilizia fino alla produzione GIS. Tutto ciò rende queste nuove unità interessanti per molti mercati, in particolare per architetti, ingegneri, progettisti CAD, grandi aziende, forze armate e istituti scolastici, ma anche nella produzione di poster, nelle copisterie e nelle attività di ricerca e sviluppo, dove la sicurezza è un fattore importante.

“La gamma SureColor di Epson – ha dichiarato Renato Sangalli, Head of Sales C&I Printing di Epson Italia – è nota per la sua capacità di soddisfare praticamente qualsiasi esigenza professionale e per la combinazione unica di qualità, affidabilità e convenienza. L’arrivo di queste unità particolarmente compatte e completamente integrate accelera i flussi di lavoro, rafforza ulteriormente la nostra reputazione e apre la strada a ulteriori applicazioni in una serie di nuovi mercati”.

Speciale transizione energetica nella stampa

Quando si parla di efficienza energetica non si può che fare riferimento all’accordo di Parigi, siglato nel 2015 da ben 195 paesi, che ha come obiettivo di lungo termine quello di contenere l’aumento della temperatura media globale.

L’Europa per rispettare i termini previsti dall’accordo si è dotata di un quadro normativo che favorisce l’utilizzo di fonti rinnovabili e mira a migliorare l’efficienza energetica in ogni ambito.

In Italia anche il settore della stampa è attento ai temi dell’efficienza energetica e dell’ecologia dimostrando di volersi posizionare come attività industriale sostenibile capace di operare scelte etiche.

Chiunque avrà notato le diverse installazioni di impianti a pannelli solari che si trovano negli edifici industriali sia di nuova costruzione che meno recenti. E non è stata solo la ricerca di un risparmio energetico, per altro di grande importanza in questo particolare momento storico, la motivazione alla base di questi importanti investimenti.

Oggi c’è più consapevolezza rispetto al fatto che uno sviluppo sostenibile debba soddisfare i bisogni attuali senza però compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri. E proprio da questa diffusa consapevolezza che nelle aziende sono nate molte delle azioni volte a favorire la transizione energetica ed ecologica messe in campo, è bene ricordare, con un occhio attento agli aspetti economici.

Le testimonianze presenti all’interno dello speciale raccontano di scelte fatte dalle aziende di stampa costruite su analisi e progetti articolati, spesso con un respiro a lungo termine.

Emergono dagli articoli le strategie volte al riciclo e recupero delle materie come carta e alluminio, l’utilizzo di tecnologie meno energivore per l’asciugatura dell’inchiostro, l’adozione di veicoli elettrici per le consegne, la gestione automatica dell’accensione e dello spegnimento delle luci in azienda con regolazione della luminosità esterna e interna, il riutilizzo dell’aria calda prodotta dai macchinari per ridurre il consumo di gas e corrente ed tanto altro.

Insomma un grande fermento che ci fa essere cautamente ottimisti su un futuro sempre più “green” e sostenibile.

Scarica gratis lo speciale e scopri come aiutare la tua azienda nella transizione energetica

Vincenzo Bona acquisisce Legatoria Varnavà per rafforzare la propria offerta di servizi

Vincenzo Bona, realtà torinese con 246 anni di storia e specializzata nella stampa per l’editoria, annuncia l’acquisizione della Legatoria Vito Varnavà, impresa attiva a Torino da più di 50 anni nella confezione del libro.

L’inserimento della Legatoria Varnavà all’interno del Gruppo Vincenzo Bona porta a un potenziamento dell’offerta, permettendo di creare un processo produttivo integrato per governare la produzione in modalità end-to-end.

“Da sempre indirizziamo i nostri servizi alle case editrici, uno dei punti di forza della nostra azienda è la specializzazione dell’offerta grazie a una strategia di investimento mirata e a una costante attività di ricerca e sviluppo orientata a offrire al mercato editoriale servizi  competitivi sia da un punto di vista qualitativo sia di affidabilità”, afferma Carlo Emanuele Bona, vice presidente di Vincenzo Bona, che continua, “l’obiettivo è quello di poter meglio rispondere alle richieste dei nostri clienti in un contesto editoriale in continua evoluzione. Incrementare la qualità del nostro servizio in termini di efficienza ed efficacia, obiettivo perseguibile con un processo produttivo più integrato e fluido, è per noi di fondamentale importanza”.

Le motivazioni di questa acquisizione sono riconducibili a un cambiamento in atto: l’industria grafica italiana negli ultimi 18-24 mesi è profondamente mutata, subendo una trasformazione strutturale che sottende un’evoluzione dei modelli organizzativi e produttivi, sfida che la Vincenzo Bona ha raccolto.

In questo contesto la Vincenzo Bona, oltre all’acquisizione della Legatoria Varnavà, nel 2022 ha investito in un impianto fotovoltaico per essere energeticamente autonoma e sempre più orientata alla sostenibilità e ha aperto la propria governance a un consigliere indipendente, con una propria esperienza di valore, a supporto del processo di crescita a medio-lungo termine.

L’operazione che coinvolge l’acquisizione della Legatoria Varnavà si inserisce in un percorso di consolidamento e crescita della Vincenzo Bona, consentendo di incrementare la qualità dell’offerta grazie alla completa integrazione del ciclo produttivo; le lavorazioni svolte internamente variano dal taglio alla piega, dalla cucitura a punto metallico alla brossura a filo refe tradizionale o con “alette”, il tutto condotto all’interno dei propri spazi produttivi.

La transizione energetica nell’offset

Un interessantissimo studio fatto da Smithers sul futuro dei processi di stampa dal punto di vista della tipologia di inchiostri impiegati. L’uso degli inchiostri a base oleosa (minerale e vegetale) decrescerà in ragione del calo dell’impiego della stampa offset soprattutto nel segmento heat-set a favore delle atre tipologie di inchiostro tutte più o meno in crescita. Come potrà essere il bilancio energetico complessivo?

Negli ultimi anni si è verificato un deciso ricambio di attrezzature per la stampa offset, il parco macchine si è svecchiato. Questo può essere il punto di partenza su cui avviare un ragionamento virtuoso in ottica di risparmio energetico e basso impatto ambientale.

Il processo di transizione energetica che sta permeando tutti i settori della vita pubblica e privata è baricentro per l’attenzione di tutti. Strettamente derivato dalla crescente consapevolezza che il nostro pianeta sta facendo indigestione di gas serra (Green house gas, GHG), principalmente CO2, che provocano il riscaldamento globale. Indigestione, perché i gas serra (oltre alla CO2 anche il vapore acqueo H2O, il metano CH4, l’ozono O3, lo sono) hanno superato il limite per mantenere in equilibrio l’atmosfera del nostro pianeta, che, senza i quali, sarebbe parecchio inospitale, con una temperatura media di -18°. “Paradiso per gli sciatori”, ma un tantino difficile da riscaldare e del tutto invivibile. La cosiddetta carbon footprint è quindi diventata un metro di valutazione delle attività umane al pari oserei dire degli altri parametri tradizionali, produttività, redditività, efficienza, eticità. Potrebbe in futuro entrare come parte del modello organizzativo aziendale ai sensi del D.Lgs. 231/2001?

Vale la pena ragionare quindi su quale può essere l’impatto ambientale della stampa. Può uno stampatore offset contenere la propria impronta ambientale e intraprendere una rotta virtuosa verso la carbon-neutrality? Va considerato per onestà intellettuale che oggi non stiamo vivendo un’epoca in cui la stampa offset, soprattutto legata a prodotti commerciali ed editoriali si può definire florida e in marcata crescita. Parlare quindi di problemi legati all’ambiente a imprenditori che devono fare i conti a fine mese con una redditività che può scricchiolare, potrebbe sembrare fuori luogo. È altresì vero che negli ultimi anni si è verificato un deciso ricambio di attrezzature per la stampa offset, il parco macchine si è svecchiato decisamente, e per tale motivo rappresenta un’opportunità per avviare un ragionamento virtuoso.

Tutti i produttori dichiarano oggi il loro impegno nella riduzione dei consumi energetici con l’obiettivo di ottenere la cosiddetta carbon-neutrality. Sicuramente rispetto al passato grandi passi in avanti sono stati compiuti dal 1997, quando a Kyoto fu stipulato il protocollo internazionale per il contenimento delle emissioni. Interessante in questo senso il dato che fornisce sia Heidelberg che Komori relativo alla riduzione del 40% dell’energia consumata per stampare 1000 fogli da un impianto odierno (Heidelberg) rispetto a uno del 1990 o semplicemente paragonando la stessa produzione realizzata con diversi vecchi impianti contro la medesima ottenuta con un impianto nuovo (Komori). Tradotto in cifre, se i dati sono corretti, ogni 1000 fogli, alle tariffe attuali dell’energia, corrisponderebbe un risparmio intorno ai 2 euro. Moltiplicato per le copie stampate in un anno, i numeri che appaiono potrebbero divenire interessanti per considerare il ricambio di attrezzature di generazioni più energivore.

Risparmio energetico, cosa fare

Per analizzare come le moderne macchine da stampa possono essere progettate per risultare più rispettose dell’ambiante ho realizzato una piacevole chiacchierata con l’ingegnere Peter Andrich, amministratore delegato di Koenig&Bauer IT e Massimo Brescianini, responsabile tecnico di Koenig&Bauer IT.

Prima di entrare nel vivo delle considerazioni emerse, vorrei però analizzare il processo offset per identificarne alcune caratteristiche peculiari che impattano sulla prestazione energetica complessiva. La stampa offset usa lastre di alluminio che vengono inchiostrate con inchiostri a base di solventi, oli minerali o vegetali, acqua o per polimerizzazione (UV). Questi inchiostri necessitano di aria calda, radiazione infrarossa, lampade UV per trasformarsi in residuo secco sul supporto. Le stesse lastre offset richiedono un processo fotografico per essere impressionate e sovente, un processo più o meno ricco di prodotti chimici per il trattamento successivo (sviluppo). Sul versante del trattamento lastra sono stati fatti in questi anni, passi avanti importanti, come la riduzione dei prodotti chimici coinvolti nel trattamento (lastre low-chem) o l’eliminazione dell’intera linea di sviluppo (lastre process-less). Si può quindi affermare che dal punto di vista della preparazione della matrice di stampa, oggi esiste la possibilità di ridurre al minimo il consumo energetico legato a una parte del processo che non conferisce nulla in termini di valore al prodotto finito ma è un sottoprocesso, per quanto indispensabile, che dà in esito un rifiuto da trattare. La tecnologia delle lastre e dei CTP credo ormai sia arrivata a un punto di maturità per cui non potremo attenderci significativi passi in avanti in termini di impatto ambientale, se non sostituendo le lastre attuali con altri materiali o con matrici completamente digitali a scarto zero. Timidi tentativi già fatti in passato, che non hanno dato ancora i risultati sperati.

Tornando sugli inchiostri offset e la loro asciugatura, quello che oggi le moderne macchine attuano è un controllo il più possibile accurato del calore prodotto per l’essiccazione, evitando ogni spreco e utilizzando a pieno l’energia prodotta. Come nel caso del sistema VariDryBlue che propone Koenig&Bauer, dove la produzione di aria calda è ottimizzata e resa efficiente mediante il recupero della stessa dai condotti di scarico. L’aria calda, quindi, non viene buttata via ma rimessa in circolo per il riutilizzo. Naturalmente questo impianto necessita di apparati aggiuntivi nella struttura della macchina che si traducono in costi di acquisto aggiuntivi. Il ritorno dell’investimento extra è però veloce e probabilmente conveniente pensando al beneficio in termini di costi energetici e di conseguenza ambientale. Infatti, l’essiccazione dell’inchiostro è il sottoprocesso della stampa più energivoro e per tanto attuare un risparmio in quella fase, incide parecchio sul bilancio energetico finale. La soluzione proposta da Koenig&Bauer è esclusiva, ma ovviamente tutti i brand stanno operando miglioramenti in questo senso, ottimizzando l’uso dell’energia in funzione del prodotto da stampare, in termini di dimensioni del foglio e copertura di inchiostro. Se l’asciugatura è un punto centrale, anche il risparmio di carta è una leva che impatta sul bilancio energetico del processo. Poter risparmiare la carta che viene refilata e quindi non finisce nel prodotto finito ma nel cassone della carta stampata da riciclare è senz’altro qualcosa che si aggiunge al processo virtuoso di salvaguardia degli sprechi. Come ad esempio Koenig&Bauer che ha operato un passo in avanti introducendo nel proprio sistema di controllo colore una striscia più stretta, che riduce lo spazio necessario per la lettura delle patches. Possono sembrare piccolezze, ma se si entra in una forma mentis dove ogni elemento, ogni atto, ha un suo impatto nella produzione di gas effetto serra, allora non va tralasciato alcun dettaglio. Tanto più che alcuni risparmi sono a costo zero, come questo. Mi viene spontaneo fare un parallelo con ciò che avviene nelle competizioni di Formula Uno; è la somma di millesimi di secondo, risparmiati qua e là, a fare il tempo migliore sul giro.

Sul risparmio energetico impatta anche un altro fattore: i tempi di avviamento. La macchina da stampa quando è accesa consuma corrente. Per questo motivo nei momenti di inattività su alcune attuali macchine esiste un pulsante di messa in pausa (II) che diminuisce il consumo staccando certi apparati o attenuandone l’assorbimento (Heidelberg). Ma durante le procedure di avviamento il tempo è il fattore determinante. Per tanti motivi, e anche sul piano del risparmio energetico. Poter fare un avviamento in soli 5/6 minuti riduce i consumi. Questo è possibile per esempio mediante il sistema di Koenig&Bauer che simultaneamente unisce il lavaggio dei caucciù con la sostituzione della singola lastra. Che si inserisce nella filosofia delle moderne macchine da stampa, che, sfruttando automazione, le machine learning technologies e intelligenza artificiale, permettono di operare secondo una logica di continuità produttiva “push to stop”. Ottimizzare i tempi di avviamento riducendo consumi e conseguentemente costi, rende il processo offset ancor più competitivo sulle basse tirature. È veramente interessante osservare come alla crescita delle prestazioni delle tecnologie digitali di stampa, sempre più veloci, qualitative e versatili in termini di gamma di supporti, risponde la stampa offset a foglio di ultima generazione, che come tecnologia ormai matura, lima tutte le imperfezioni, scovando gli ultimi spiragli di efficientamento.

C’è un aspetto molto interessante in tema di risparmio energetico nella macchina da stampa offset che Koenig&Bauer ha introdotto come novità in via sperimentale in due aziende pilota in Germania e che sta fornendo ora dei dati di ritorno dopo il primo anno di impiego. Si tratta di un monitoraggio capillare dei vari dispositivi della macchina, attraverso una serie di sensori che rilevano il consumo istantaneo di energia, rapportato alla produzione (ad esempio KWh/1000 fogli). Distribuendo questi sensori nei vari apparati della macchina e monitorando questi con un’APP, è possibile tracciare per ogni commessa di lavoro, qual è l’impatto sui consumi. Pensandoci, questo apre diversi scenari, perché rende possibile utilizzare i feedback elaborati per modificare procedure di lavoro, cambiare materie prime, ottimizzare le offerte economiche, pianificare le produzioni. Ad esempio scoprendo come impatta ogni singolo gruppo stampa sui consumi, si possono avere dati consuntivi estremamente precisi che possono pilotare nuove azioni commerciali. Lo stesso si può dire per i caucciù e così per le diverse carte e inchiostri. Questo equivale a affermare che il costo orario della macchina da stampa non è più un valore più o meno costante che dipende dai fattori tecnici del prodotto da realizzare, ma un algoritmo arricchito da una componente analitica che tiene in considerazione anche del reale consumo energetico in tempo reale della macchina mentre sta producendo la commessa. Una soluzione che evidentemente è ritenuta un elemento importante dai costruttori dato che anche Heidelberg nei prossimi mesi dovrebbe rendere disponibile questo tipo di monitoraggio della macchina (in Germana inizialmente). È interessante sottolineare che secondo i dati pubblicati da Heidelberg, la maggior efficienza energetica la si ha utilizzando la macchina alla massima velocità. Il che risulta evidente se si considera l’unità di misura e cioè KWh/1000 fogli, dato che la macchina impiega meno tempo per concludere la tiratura. Risparmiando tempo anche sul cambio lavoro, l’efficienza cresce ulteriormente.

Inchiostri e materiali

Allargando un po’ il ragionamento all’intera filiera produttiva della stampa offset e cioè considerando i concetti base dell’economia circolare, che ci induce a privilegiare il consumo di materie prime a basso impatto ambientale, lo stampatore dovrebbe interrogarsi anche in merito alla provenienza di inchiostri e carte e tutte le materie prime che impiega nella produzione. Se questi prodotti anziché provenire da siti produttivi posti a pochi chilometri, per arrivare nello stabilimento di stampa devono compiere viaggi attraversando continenti, certo consumano più risorse producendo molta più CO2. Oppure se i prodotti devono viaggiare per via aerea piuttosto che per nave o treno, certamente sono più voraci in termini di energia.

Certamente la situazione drammatica del clima planetario ci impone una presa di coscienza e di conseguenza un impegno e attenzione nuovo rispetto alle scelte. Nel 2013 il Technical Committee TC130 di ISO ha pubblicato lo standard “ISO 16759:2013 Graphic technology — Quantification and communication for calculating the carbon footprint of print media products”, nel 2022 Intergraf ha pubblicato la roadmap per il calcolo, la riduzione e la compensazione della CO2 nell’industria della stampa, un framework, che accogliendo lo standard ISO, indica una procedura per l’assesment generale della carbon footprint aziendale e la ricerca dei punti sensibili di miglioramento. Gli strumenti operativi ci sono, tutti gli attori della filiera devono interpretare la propria parte.

Viscom Bari 2023, informazione e formazione di successo

Si è chiuso il 1° aprile scorso la manifestazione Viscom Bari, che anticipa l’edizione di Viscom Italia 2023 – in programma dal 4 al 6 ottobre 2023 presso Fiera Milano – che ha portato il mercato della comunicazione visiva sul territorio pugliese registrando un nuovo successo di presenze.

Sono stati infatti 943 i professionisti registrati (+71% rispetto all’edizione del 2022) e 542 aziende (+98 rispetto al 2022) – provenienti dal centro sud Italia – che hanno potuto testare nuovi macchinari, materiali e applicazioni, parlare e confrontarsi con i protagonisti del mercato.

La numerosa affluenza di pubblico e l’alta qualità degli espositori hanno confermato sia l’esigenza di mantenere il contatto con il mercato durante l’anno sia la forte richiesta di aggiornamento da parte dei professionisti della comunicazione visiva. Questo scambio di opinioni è stato particolarmente rilevante durante i seminari e i laboratori live per aprire nuovi scenari, che permettano agli attori della comunicazione di disporre di nuovi strumenti indispensabili per differenziarsi dalla concorrenza e aumentare la competitività per ampliare il loro attuale business.

Ad arricchire l’area espositiva un susseguirsi di dimostrazioni live, dove i visitatori hanno potuto vedere come nascono nuove applicazioni per il settore dell’indoor e outdoor, pellicole per l’automotive e interior decoration. La stampa su tessuto ha creato T-shirt, borse di carta ma anche innovative soluzioni per la pelle e semipelle. La creatività della fotografia è stata l’attrazione per la produzione di pannelli da esposizione o la creazione di fotolibri grazie all’uso di rilegatrici professionali.

Un’offerta di contenuti di alto livello durante i seminari tenuti da testimonial per aiutare le imprese a migliorare le loro strategie aziendali e dare risposte concrete ad alcune delle molteplici domande di un mercato in continua crescita, che impone anche alle aziende di mettersi in gioco imparando nuovi linguaggi e competenze tecniche per personalizzare al meglio i loro prodotti.

Nuovo studio sugli impatti del regolamento UE sugli imballaggi

Mentre l’UE cerca di adottare il regolamento sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio (PPWR), un nuovo studio approfondito “Impact Assessment of reuse targets in proposed PPWR” (in allegato), che unisce dati provenienti da varie fonti, rileva che l’imposizione di obiettivi rigorosi per gli imballaggi riutilizzabili entro il 2030 avrà un grave impatto sull’impronta climatica dell’UE e sui costi dei consumatori.

La nuova ricerca – commissionata da Cepi, ECMA, EPPA, FEFCO and Pro Carton – esamina diversi studi esistenti sull’imballaggio e attinge a due scenari modello separati, uno per il cibo da asporto in Belgio e uno per l’imballaggio per l’e-commerce in Germania. I due casi sono stati selezionati per confrontare gli impatti degli imballaggi a base di carta usati oggi, con quelli di imballaggi riutilizzabili, se fossero stati applicati gli obiettivi di riutilizzo del 2030 previsti nel PPWR.

Lo studio offre un’analisi degli impatti ambientali, degli effetti economici e delle implicazioni per la società. Esso conclude che le soluzioni riutilizzabili produrrebbero emissioni di CO2 più elevate rispetto a carta e cartone: fino al 160% in più di anidride carbonica rilasciata nell’atmosfera per il cibo da asporto e fino al 40% per l’e-commerce, secondo i risultati di un articolo di McKinsey, una delle fonti della ricerca.

Carta e cartone sono diventati una forma tradizionale di imballaggio rinnovabile,  riciclabile ed effettivamente riciclato con tassi oltre l’85%. Questo grazie agli effetti combinati di decenni di investimenti nel riciclo, nel design per la circolarità e nella riciclabilità dei prodotti.

A causa degli investimenti che sarebbero necessari per sviluppare un modello di imballaggio completamente nuovo e dei suoi elevati costi operativi, un imballaggio riutilizzabile comporterebbe costi complessivi più elevati. Questi costi, rileva il rapporto, verrebbero per lo più trasferiti sui consumatori.

Sono principalmente i trasporti, negli scenari previsti nello studio, i responsabili sia delle  maggiori emissioni di CO2 sia degli incrementi dei costi. Gli imballaggi riutilizzabili devono essere rispediti al produttore dopo la consegna o l’acquisto. Questo non è il caso del riciclo, che avviene più vicino al consumatore, non nel luogo originario di produzione.

“Il riciclo è la soluzione migliore per contemperare tutela dell’ambiente, mercato interno e sviluppo sostenibile. Il riutilizzo può essere una soluzione complementare. Ciò sempre in linea con la vigente legislazione dell’UE, secondo la quale la decisione di optare per una soluzione o per l’altra dovrebbe basarsi su motivi giustificati dalla fattibilità tecnica, da quella economica e dalla tutela dell’ambiente. La soluzione migliore  non può essere assunta  da una decisione globale a livello UE, come proposto dalla Commissione europea, ma deve essere fatto caso per caso, dando la preferenza a quelle opzioni che forniscono il miglior risultato ambientale complessivo” commenta Massimo Medugno DG Assocarta.

“Con questo nuovo rapporto, stiamo portando avanti una panoramica di ciò che la scienza dice sugli imballaggi riutilizzabili, a base di fossili e riciclabili, a base di fibre, e i loro rispettivi impatti sul clima e sull’ambiente in due casi distinti e separati. I risultati dimostrano che gli obiettivi proposti per gli imballaggi riutilizzabili semplicemente non sono conformi a un approccio basato sulla dimostrazione del maggior vantaggio ambientale” conclude Medugno.

 

Sistema di rendicontazione sostenibilità: tutte le novità

Rendicontare la sostenibilità è un obbligo di legge e un’opportunità per le imprese sia per posizionarsi meglio sul mercato sia per implementare percorsi di miglioramento interno e delle proprie strategie. FpS-tool e il Protocollo per la definizione della Strategia ESG di FCG si aggiornano, alla luce delle novità normative. Ecco come e cosa aspettarsi.

Come è noto il “Progetto Sostenibilità ed Economia circolare” di Federazione Carta e Grafica (FCG) ha impostato una metodologia integrata per aiutare le aziende della filiera a monitorare e rendicontare le proprie performance di sostenibilità; un metodo studiato sulle loro esigenze e caratteristiche, ma anche rispondente alle normative a livello nazionale ed europeo. Nel 2020 ha ideato quindi due strumenti che le imprese del settore stanno già utilizzando: il Protocollo per la definizione della Strategia ESG (environmental, social and governance), che è stato aggiornato con la nuova versione a gennaio 2023, e la piattaforma software online FpS-tool –“Federazione Carta e Grafica per la sostenibilità” –, lo strumento attraverso il quale le aziende possono eseguire un’autovalutazione dei propri impatti e del relativo grado di sostenibilità. Per spiegare come e per chi cambino gli obblighi di rendicontazione, in cosa consista l’aggiornamento metodologico e quali siano i vantaggi di FpS-tool, FCG lo scorso marzo ha organizzato il webinar intitolato “Federazione per la Sostenibilità (FpS): obblighi di rendicontazione, vantaggi di FpS-tool e aggiornamento metodologico”.

Norme che cambiano

Il settore è chiamato a rendicontare la propria attività in ambito ambientale, con un’attenzione non solo alle novità che arriveranno nei prossimi anni, ma anche al peso sempre più rilevante che tale azione sta avendo sul mercato, ha spiegato Massimo Medugno, direttore di Federazione Carta e Grafica, nel presentare l’evento. È innanzitutto un approccio culturale, prima che un adempimento, nel cui sviluppo la Federazione accompagnerà le aziende.

Dalla nascita del progetto nel 2020 c’è stata un’evoluzione normativa importante, tuttora in corso. «Le aziende sono già abituate a fornire dati sugli impatti ambientali, in quanto richiesto dalla propria filiera» afferma Elisabetta Bottazzoli, project leader di Federazione Carta e Grafica, «ma se fino a qualche anno fa si trattava di un impegno volontario, ora la rendicontazione è diventata obbligatoria, come previsto dalla legge. Il primo passo in Italia è stato la cosiddetta “dichiarazione non finanziaria” (DNF) che richiedeva a taluni soggetti di rendicontare gli impatti ambientali, sociali ed economici secondo specifici criteri obbligatori. Successivamente, nel dicembre del 2022, la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della direttiva “Corporate sustainability reporting directive” (Csrd) 2022/2464/EU ha introdotto alcune novità, rendendo obbligatorio il reporting anche per altri soggetti prima non interessati dall’obbligo. Questo percorso sulla rendicontazione si intreccia con interventi a livello europeo per la decarbonizzazione, l’accelerazione di transizione ecologica ed economia circolare, e la digitalizzazione».

Le informazioni sui temi ambientali, sociali e di governance diventano quindi ancor più rilevanti e, oltre che qualitative, si richiede che siano anche quantitative, con un’importanza crescente dello strumento di misurazione e monitoraggio di impatti e performance. Non solo, con le nuove disposizioni le informazioni ora devono essere anche prospettiche e retrospettive, permettendo alle aziende di guardare al breve, medio e lungo periodo il proprio ruolo nel miglioramento delle loro stesse prestazioni.

La nuova rendicontazione

La nuova “dichiarazione di sostenibilità” introduce quindi tre fattori, prosegue Bottazzoli: la “doppia materialità” nella gestione ambientale, che prevede che siano presi in considerazione l’impatto delle attività aziendali sull’ambiente e quello delle tematiche ambientali sull’azienda; i contenuti della dichiarazione, che devono includere specifiche informazioni rispondenti a una rendicontazione basata su indicatori standardizzati; e l’ubicazione della dichiarazioneche prevede che l’informativa sia riportata in un’unica sezione dedicata all’interno della relazione sulla gestione. Altri elementi caratterizzanti la nuova dichiarazione sono una platea sempre più ampia dei soggetti coinvolti – oltre alle grandi imprese, anche le società europee ed extra-UE o filiali europee di società non UE che siano quotate sui mercati regolamentati dall’UE, escluse le microimprese – e l’obbligo alla digitalizzazione con la pubblicazione delle informazioni in un unico formato elettronico.

Per quanto riguarda gli standard, infine, l’Europa identifica uno standard unico europeo tenendo presente quelli volontari GRI (global reporting initiative), ovvero gli standard di rendicontazione di cui recentemente è stata emanata una nuova versione.

L’utilità del tool

Al di là degli aspetti puramente tecnici, è importante che le aziende considerino la dichiarazione come un’opportunità di miglioramento sia delle proprie dinamiche e politiche interne sia dei rapporti con il resto della filiera. «È bene sottolineare» dice ancora Bottazzoli «che anche i soggetti non coinvolti dai nuovi obblighi di rendicontazione ne saranno indirettamente interessati, nella misura in cui la rendicontazione stessa uscirà dall’azienda coinvolgendo la catena di approvvigionamento e la catena del valore di queste imprese. La richiesta di conoscere, misurare, capire e minimizzare gli impatti lungo le proprie filiere implicherà la richiesta di specifiche informazioni qualitative e quantitative alle realtà che le costituiscono. Inoltre la dichiarazione diventerà sempre più uno strumento per avvalorare il proprio posizionamento sul mercato».

FCG dal 2020 ha colto l’opportunità della rendicontazione e, per aiutare le aziende, ha elaborato un manifesto di sostenibilità, identificando obiettivi e attività specifici, arrivando all’elaborazione del metodo e degli strumenti, poi aggiornati a inizio 2023.

FpS-tool, in particolare, è uno strumento flessibile, il primo a livello confindustriale, tanto da avere meritato il premio “Best performer per l’economia circolare 2022” di Confindustria. È stato creato sia per le grandi aziende che sono sottoposte all’obbligo di rendicontazione sia per le piccole imprese che, invece, non lo sono; è capace di adattarsi alle diverse realtà industriali con indicatori che identificano la produzione e il mercato dell’azienda. La metodologia è stata sviluppata in collaborazione con il Forum per la Finanza Sostenibile (FFS)e BDO Italia ed è stata validata da un ente terzo, la società SGS, che si occupa di servizi di ispezione, verifica, analisi e certificazione. Il tool è importante anche per raccogliere dati a livello di settore e consentire poi una maggiore incisività nelle attività di lobby.

Le novità dello strumento

Al webinar Andrea Gambaro, supervisor/sustainable innovation team di BDO, ha spiegato le novità di FpS-tool. Lo strumento, come noto, prevede diversi livelli di profondità. Il livello 1 è destinato ad aziende che per le piccole dimensioni o per competenze non hanno mai fatto esperienza di rendicontazione di natura non finanziaria. Prevede un set di indicatori ispirato agli standard più autorevoli ESG e in totale coerenza con le linee guida GRI. A questo livello il supporto del Protocollo è imprescindibile. «Si tratta di raccogliere dati di natura quantitativa e facili da reperire per qualsiasi azienda, per esempio i consumi energetici o i dati sul personale, che aiutano a formare un approccio graduale delle aziende a queste tematiche». Se ne genera un “resoconto”, un semplice pdf dei vari set di indicatori che racconta i principali impatti, rispondendo alle sfide con le quali l’azienda è chiamata a confrontarsi. «È importante non percepire la rendicontazione come un obbligo, ma considerarla un’opportunità. Ad oggi» spiega Gambaro «ci sono diversi interlocutori che manifestano l’interesse su queste tematiche, per esempio le banche, che realizzano checklist su temi di sostenibilità con cui valutano i soggetti per poi agevolare crediti, o ancora la pubblica amministrazione».

Il livello 1 ha infine la funzione di preparare le imprese al passaggio al livello 2. Questo «è pensato per le aziende che già effettuano report di sostenibilità, sia in quanto soggetti obbligati sia perché proattive; inoltre è previsto anche per le aziende che saranno presto chiamate all’obbligo, in base alla nuova direttiva Csrd». Nel livello 2 devono essere presenti tutti gli indicatori dei GRI standard – che da aprile dispongono della nuova versione per lo standard universal integrata con altri KPI (key performance indicator), gli indicatori chiave di prestazione, selezionati a livello internazionale, europeo e nazionale – e i KPI di Federazione “FGC900”. Inoltre sono inclusi nel livello 2 anche altri indicatori, per esempio quelli dell’economia circolare e quelli che esprimono le esigenze più peculiari di settore.

La dichiarazione di livello 2 consente di avere evidenza immediata del rispetto dei dettami della DNF, del perseguimento dei 17 SDGs (sustainable development goals) e della coerenza con i criteri ESG. Inoltre consente di avere una struttura di report di sostenibilità e di avere evidenza dell’andamento degli impatti, grazie a diagrammi e grafici che si aggiornano automaticamente man mano che si aggiornano i dati nel report.

Gli standard GRI 2021

I report di sostenibilità pubblicati dal 1° gennaio 2023 devono essere redatti in conformità ai nuovi Standard GRI 2021. Sviluppati dalla Global reporting initiative, questi costituiscono un sistema modulare di standard interconnessi.

Rispetto alla precedente del 2016, la versione aggiornata degli standard si basa su tre tipologie di indicatori: gli universal, i sector e i topic standard.

La novità legata agli universal standard riguarda la presentazione del profilo dell’azienda e della sua strategia –attività, governance e politiche –, oltre all’aggiornamento dell’analisi di materialità. I sector standard, previsti a livello dei singoli settori, forniscono informazioni circa la descrizione del settore di riferimento, la lista dei probabili temi materiali per le aziende che ne fanno parte e l’elenco delle informazioni da rendicontare per ciascuno dei temi materiali proposti. In questo caso, precisa Gambaro, la Federazione ha svolto un ruolo molto importante perché, non essendo ancora stati realizzati gli specifici standard settoriali GRI per la filiera carta e grafica, ha fatto una prima analisi delle tematiche di sostenibilità più importati per i comparti in cui le sue aziende operano per aiutarle e identificarle facilmente. I topic standard infine permettono la rendicontazione accurata, descrivono le informazioni da riportare sugli impatti generati dall’azienda in relazione alle specifiche tematiche identificate come materiali e ai KPI individuati.

L’importanza della validazione

Nell’economia odierna la sostenibilità non è più solamente un valore a cui un’impresa deve tendere, ma diventa ormai un fattore integrato nel suo modello di business e nelle sue attività finanziarie. Del resto, «le tematiche ESG sono sempre più tenute in considerazione per scegliere partner commerciali o per elargire finanziamenti» afferma Laura Ligi, product coordinator D&I e parità di genere di SGS. «Non è più sufficiente dichiarare e comunicare il proprio impegno, ma è indispensabile dimostrare che politica, iniziative e progetti di modelli di sviluppo sostenibile si traducono in azione reali. La posta in gioco quindi è la fiducia, che diventa l’asset rilevante di un’azienda, probabilmente il più importante. Ecco quindi che, per creare tale fiducia, la valutazione di modelli, dati e strategie da parte di un Ente terzo indipendente è essenziale e può fare la differenza».

A questo scopo, spiega, Federazione per il proprio “Progetto sostenibilità ed economia circolare” ha coinvolto SGS con il compito di effettuare la validazione tanto sulla metodologia quanto sugli strumenti. «Il processo di validazione è iniziato a fine 2021 con la presentazione del progetto, è stata poi analizzata l’architettura della metodologia, sono stati identificati i temi materiali, in quale modo sono stati scelti e coinvolti gli stakeholder, e come sono stati individuati i temi della materialità e i KPI di riferimento. Tutto questo è avvenuto attraverso l’analisi documentale del Protocollo e del funzionamento della piattaforma. È stata quindi definita e validata l’aderenza degli strumenti in ambito di sostenibilità ed economia circolare. L’intera attività è stata fatta in partnership con la Federazione con cui si prosegue a collaborare in merito all’aggiornamento del tool». Anche questo, conclude Ligi, sarà oggetto di validazione.