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Nicola Downing è il nuovo Ceo di Ricoh Europe

Ricoh Europe ha annunciato un cambio al vertice: Nicola Downing assume il ruolo di Ceo.  Downing avrà la responsabilità di definire lo sviluppo e la direzione strategica dell’azienda e di tutte le Operating Company europee.

La manager succede a David Mills che è stato il Ceo dal 2014.  Nicola Downing è entrata in Ricoh Europe nel 2005 e, dopo aver ricoperto il ruolo di Cfo, ha assunto quello di Coo per coordinare le operations dell’azienda, con a diretto riporto le filiali di tutta l’area EMEA, le vendite e la logistica. David Mills, che ha iniziato la sua carriera nel Gruppo nel 2008, rimarrà in Ricoh Europe nel nuovo ruolo di Chairman con l’obiettivo di rafforzare ulteriormente le competenze dell’azienda nei servizi digitali, anche grazie alla sua notevole esperienza maturata alla guida del management di Ricoh in Europa. David Mills commenta: “Sono felice che Nicola abbia ottenuto la meritata nomina di Ceo e sono certo che Ricoh Europe sia in ottime mani”.  Nicola Downing aggiunge: “Ricoh Europe è un’azienda leader nei servizi digitali. Sono orgogliosa di poter ricoprire un ruolo determinante nel percorso di crescita. L’impegno e il talento dei dipendenti di Ricoh ci consentono di distinguerci e, anche in futuro, continueremo a guidare i cambiamenti in atto negli ambienti di lavoro per supportare i nostri clienti nella trasformazione digitale e nello sviluppo del business”.

Etichette, chi condurrà le macchine da stampa domani?

Per il mercato delle etichette si prevede un incremento medio annuo del 4,2% nel periodo 2021-2026. È un numero importante che testimonia una vivacità che sicuramente non è caratteristica di altri segmenti del comparto della stampa. Senza indagare sulle motivazioni, si può affermare che da questo fronte nasceranno esigenze di potenziamento delle risorse aziendali, sia strumentali sia umane, per far fronte a produzioni più cospicue.

È una buona notizia che però pone anche degli interrogativi che per la verità già da qualche anno fanno capolino in quei momenti di confronto offerti da eventi fieristiche da convegni, o più semplicemente dal confronto con le aziende. Mi piace qui citare una frase che era anche l’incipit di una presentazione tecnica a un FTA meeting negli Stati Uniti di qualche anno fa. Diceva: «Chi condurrà le mie macchine da stampa domani?». La carenza di stampatori qualificati in questo intervento veniva manifestata dagli imprenditori della stampa come seria preoccupazione nonché potenziale rischio per la competitività. Da qui allora bisogna partire a interrogarsi per capire quali sono le competenze che un moderno stampatore deve mettere in campo per affrontare le sfide di un mercato sempre più competitivo e esigente in termini di qualità, economicità e reattività.

Ma perché mancano gli stampatori? Perché questa professione, un tempo giudicata quasi “nobile”, con dei tratti “artistici” e per tale ragione affascinante opzionata dai giovani che approcciavano le arti grafiche, oggi non riscuote lo stesso fascino? La risposta non è semplice ma si può dire qualcosa. Prima di tutto nell’immaginario collettivo la figura dello stampatore e della stampa è qualcosa di un po’ datato e anacronistico e non incontra quello che oggi mediamente un giovane immagina in un lavoro. La “tipografia” è legata a un’idea di laboratorio artigiano, mani sporche di inchiostro, vecchie macchine da stampa e cose così. È evidente che i giovani si orientano preferibilmente verso altre mansioni del processo, dove l’impiego del computer, la creatività, sono elementi distintivi. Quindi ci troviamo con tanti ragazzi che desiderano fare i creativi, o gli operatori di prestampa e pochi che trovano nella professione di colui che dà massa e colore ai progetti di packaging una prospettiva professionale appetibile. Come se lo stampatore venisse percepito come una figura di livello inferiore rispetto a chi utilizza il computer.

A fronte di questo dato oggettivo, vorrei però esporre una mia visione (frutto di una condivisione con colleghi, aziende e esperti di settore) a sostegno della tesi che fare lo stampatore è invece un’attività che riveste un ruolo centrale nel processo produttivo, soprattutto in segmenti di mercato come quello del packaging e delle etichette, assolutamente strategico per le aziende e fortemente permeato da competenze di alto livello, che spaziano dall’informatica alla colorimetria, alla gestione dei dati all’utilizzo di piattaforme digitali. Come dire: lo stampatore moderno è un operatore da camice bianco piuttosto che da tuta blu.

Vediamo perché, concentrandoci sugli aspetti di competenze che questo professionista deve avere, per gestire nel migliore dei modi i processi cui è preposto. Con un affondo sulla figura del colorista, un addetto che non tutte le aziende hanno, (quelle piccole prevalentemente no) ma che nel mercato delle professioni grafiche è fondamentale per la gestione ottimizzata del processo di riproduzione del colore sugli stampati, come unanimemente confermato dalle aziende interpellate nei nostri incontri qui di seguito citati.

Analisi della realtà

Circa un anno mezzo fa Fondazione Daimon, la scuola grafica di Saronno, per la quale mi occupo di coordinare le attività tecniche, ha deciso di ripensare agli obiettivi della formazione tecnica nei percorsi di Formazione Professionale e Istituto Tecnico (Formazione Professionale Padre Monti e Istituto Tecnico Luigi Monti). Dall’analisi emergeva che gli argomenti e le esercitazioni pratiche focalizzate sulla stampa offset e digitale e sui prodotti commerciali e editoriali evidenziavano limiti che necessariamente andavano superati. La scollatura tra i laboratori e le imprese nelle quali gli studenti frequentavano (e frequentano) gli stage stava diventando evidente; la provenienza delle manifestazioni di interesse per assumere operatori si stavano spostando. In sintesi, sempre meno aziende commerciali chiedevano operatori, sempre più aziende di packaging o digitali manifestavano interesse. Decidemmo quindi di circondarci di esperti nell’area del packaging che potessero aiutarci in uno studio per riconvertire i laboratori e rendere più attuali i profili dei ragazzi in uscita. La fortuna di avere vicino a noi persone e realtà di livello assoluto come Giuseppe Gianetti (già director business development flexible packaging per Hubergroup e operations director per Goglio) e Carlo Carnelli (owner of Color Consulting, president of Color Consulting USA Inc. membro di Acomga, coordinatore Commissione UNI e past president di Taga) hanno permesso di approcciare lo studio con la sicurezza di non cadere nell’errore di essere autoreferenziali ma avere invece le porte aperte presso le fonti preziose da cui attingere informazioni utili (le aziende).

Abbiamo quindi iniziato a realizzare una serie di incontri con responsabili o titolari di aziende del packaging (flessibile, etichette, in carta e cartone) alle quali abbiamo domandato quali fossero le competenze chiave che i moderni operatori del reparto prestampa e stampa devono avere per condurre gli impianti e gestire i processi produttivi aziendali. Senza grande sorpresa emerse che tra le competenze fondamentali, la conoscenza e la gestione del colore ricopre un ruolo importante. Questo perché è una competenza di base che molto difficilmente può essere acquisita da zero in azienda, dove piuttosto si perfeziona, si apprende come utilizzarla nelle applicazioni, si migliora con l’esperienza quotidiana. In azienda la competenza è molto spesso legata all’utilizzo di strumenti e all’applicazione di regole e formule, non a una comprensione dei principi scientifici.

Quali sono le aree di competenza sul colore di un moderno addetto alla produzione di etichette?

Principi della colorimetria

L’applicazione dei principi della colorimetria pervade tutti i processi di riproduzione del colore dei moderni flussi di lavoro. A partire dal file in ingresso (PDF), che deve specificare un intento di output (PDF/X), passando per la gestione delle conversioni colore all’interno del processo di prestampa (RGB/CMYK, RGB/CMYKOGV, CMYK/CMYK, SpotColor/CMYK, SpotColor/CMYKOGV, ecc.), per arrivare nella fase di stampa alla formulazione degli inchiostri spot, alla prova e correzione degli stessi.

Vi sono quindi alcune conoscenze/competenze di base indispensabili per qualsiasi operatore coinvolto nel flusso di riproduzione del colore:

–                cos’è il colore e come viene percepito

–                la curva spettrale di riflessione

–                come si rappresenta numericamente (spazi colore CIELAB e CIELCh)

–                quali sono i limiti di queste rappresentazioni

–                Il metamerismo e gli illuminanti

–                il concetto di delta E (differenza di colore)

–                utilizzo delle diverse formule di delta E, quale preferire per i calcoli

–                come impostare correttamente uno strumento di misura facendo riferimento alle norme ISO.

Proprietà chimiche di base degli inchiostri 

Il packaging e il labelling è il mondo dei colori spot oltre che della quadricromia  (o esa/eptacromia). Ma è anche un mondo dove sono presenti molteplici requisiti che impattano sulla possibilità di usare il colore in modo indiscriminato. O meglio di usare sostanze e componenti negli inchiostri svincolati da regole e norme che tutelino la sicurezza. E talvolta questo impatta con la qualità dei colori riproducibili. Un esempio: un prodotto che deve essere sterilizzabile richiede l’utilizzo di inchiostri basati su pigmenti che per loro natura raggiungono una saturazione inferiore a quelli standard. Di conseguenza si avrà una riduzione del gamut stampabile. Questo aspetto deve essere noto a chi opera nel processo di riproduzione, ma anche a chi si relaziona con il brand owner o l’agenzia grafica. Più in generale le proprietà di resistenza dei pigmenti (e degli inchiostri e vernici di nobilitazione) agli agenti esterni e alle lavorazioni successive (confezionamento del prodotto), fanno parte del bagaglio tecnico e cultura che l’azienda deve possedere, custodire, tramandare.

Supporti e gamut cromatico

Le etichette sono tipicamente un mercato che impiega una varietà di supporti veramente importante. E talvolta questi sono molto diversi in termini di resa cromatica con gli standard prevalentemente adoperati dai creativi nella preparazione del file, in modo più o meno consapevole. (Per inciso, anche se ha poca rilevanza in questo specifico contesto: i più operano ancora con il FOGRA39, quando dal 2013 esiste un nuovo standard di riferimento basato su caratterizzazioni diverse, FOGRA51. Entrambe però riferiti al risultato di stampa su carte patinate di qualità, con processo offset a foglio). Spesso non è questo la condizione standard della produzione delle etichette. Eppure capita che le prove colore o le tirelle (prove di carica) degli inchiostri spot, siano effettuate su carte che nulla hanno a che vedere con il supporto finale. Gli operatori che gestiscono colore in azienda devono essere consapevoli di come queste variabili possono influire sul risultato finale, dato che non è sempre possibile realizzare prove sul supporto di produzione data la variabilità di questi. Per mettere in guardia coloro che devono prendere le decisioni, fornendo loro un fattore di realtà rispetto ai risultati attesi.

Ripetibilità cromatica, controllo dei processi, manutenzione

C’è un concetto che riguarda la gestione del colore che nella mia esperienza ha sempre trovato difficile razionalizzazione da parte degli addetti alla produzione. E talvolta anche nei responsabili della produzione. Spesso si crede che se si ha una corretta filiera in termini formali di gestione del colore (profili colore in input, output, repurposing) si ha la garanzia del risultato cromatico. Niente di più sbagliato! Il color Management System, così come la riproduzione dei colori spot, si basa sulla codifica numerica (valori colorimetrici) di un certo processo di riproduzione (macchina, processo, supporto, inchiostro). È una fotografia fatta in un certo momento, che può essere indifferentemente uno standard disponibile sul mercato (es. CRCP…, FOGRA…) oppure una caratterizzazione fatta all’interno dell’azienda. Perché funzioni nel tempo è indispensabile che i mezzi tecnici del processo (dalla prestampa alla stampa) vengano mantenuti secondo una condizione nota e ripetibile. Ogni scostamento dovuto alla scarsa manutenzione, invecchiamento o cambio di componenti e materiali, richiede una verifica dello stato di allineamento del sistema. Sicuramente questa consapevolezza deve appartenere alla cultura aziendale e si fonda sulle competenze espresse prima.

Un altro esempio che vale la pena menzionare, nel campo degli inchiostri liquidi (tipicamente in flessografia), riguarda il riutilizzo dei resi di produzione, che rappresentano una voce di costo importante per l’azienda, che evidentemente si tende a ottimizzare. Il colorista che in azienda formula e riproduce le tinte da campione, si impegna riutilizzare i resi delle produzioni precedenti. In questa attività la conoscenza del metamerismo e quindi degli illuminanti è fondamentale, basato sulla conoscenza e interpretazione delle curve spettrali dei pigmenti. Può accadere infatti che diverse formulazioni dello stesso colore (misurato nel pieno) diano diversi risultati nelle gradazioni di colore (scala retinata). E gli esempi potrebbero continuare.

Formare professionisti

Questa rassegna vuole ha voluto tracciare uno spaccato del bagaglio tecnico-professionale che un nuovo addetto che si affaccia al processo di riproduzione (prestampa e stampa) dovrebbe possedere in modo tale da far tesoro dell’esperienza pratica che l’affiancamento al personale esperto gli procurerà. Grazie a questo bagaglio di conoscenze e competenze il giovane potrà interfacciarsi al meglio con i moderni software e con le apparecchiature per l’analisi e controllo del colore.

È l’intento che Fondazione Daimon sta mettendo in pratica con i rinnovati laboratori di prestampa e stampa orientati al mercato del packaging e dotati di tutte le tecnologie per la riproduzione dei colori (di processo e spot), dalla gestione del file (con le tecnologie ESKO Graphics), alla prova colore (con la tecnologia GMG e Xrite), alla cucina colore per la formulazione delle tinte (tecnologia Xrite) alle apparecchiature di prova degli inchiostri liquidi e grassi (proofer offset, flexo e rotocalco). Competenze che vedono poi nel corso biennale di specializzazione post diploma Packaging Specialist di ITS Angelo Rizzoli il naturale sbocco, per un completamento della figura professionale arricchito di tutte le integrazioni e approfondimenti necessari per formare un professionista al passo con i tempi.

Sgambaro, nuova confezione monomateriale valutata da Aticelca con il massimo livello di riciclabilità

Prosegue il percorso del pastificio veneto per diventare entro il 2030 “organizzazione climate positive” con una tappa cruciale: l’introduzione della confezione monomateriale, valutata da Aticelca con il massimo livello di riciclabilità per la carta stampata.

Sgambaro dice definitivamente addio alla plastica per la sua linea di pasta biologica con la nuova confezione in carta di sola fibra cellulosica 100% vergine, certificata FSC e completamente riciclabile.

“Nel 2019 avevamo introdotto un imballo smaltibile nella carta, ma abbiamo sempre considerato questa veste come temporanea in vista dello sviluppo di una soluzione che limitasse ulteriormente l’impatto sull’ambiente”, racconta Martina Durighello, responsabile marketing di Sgambaro. “Proprio in questi giorni stanno arrivando sugli scaffali le prime referenze della nostra pasta biologica in una confezione che garantisce il massimo livello di riciclabilità”.

Il materiale scelto è Terpap, una carta naturale di pura cellulosa che rende il packaging robusto e allo stesso tempo adatto al confezionamento in automatico grazie all’elevata elasticità della fibra. La Norma UNI 11743:2019, basata sul sistema di valutazione Aticelca 501/2019, giudica questa carta con un livello A in termini di riciclabilità, il massimo per la carta stampata. Inoltre, la stampa sulle confezioni è realizzata impiegando inchiostri a base d’acqua e vernici acriliche all’acqua a marchio Acquapack studiati per essere ecologici, atossici, sicuri.

Un imballo senza fronzoli

L’impegno verso la sostenibilità è uno dei pilastri della strategia aziendale di Sgambaro che, nel 2020, ha intrapreso un percorso decennale per diventare “organizzazione climate positive”, in grado cioè di generare un impatto positivo sull’ambiente.

Il progetto coinvolge ogni aspetto dell’attività del pastificio, compresa la gestione della produzione dell’imballo per la pasta e la sua gestione dopo l’utilizzo. Per questo motivo, nello sviluppo della nuova confezione si è data la priorità alla componente green senza scendere a compromessi di stile. Ad esempio, a differenza dei packaging in plastica trasparente, il prodotto non è visibile, ma “mostrato” in scala 1:1 e raccontato tramite le immagini evocative e le parole del design. Inoltre, è stato scelto di usare una grammatura di carta più leggera possibile che, pur rimanendo sicura e resistente, può apparire rispetto ad altre confezioni più stropicciata.

Come spiega Durighello, il pastifico “ha voluto un imballo senza fronzoli perché la priorità è di limitare la quantità di carta utilizzata, e di conseguenza diminuire le emissioni di CO2 legate alla realizzazione del packaging, e allo stesso tempo utilizzare solo materiale completamente riciclabile”.

L’introduzione della nuova confezione sarà graduale per permettere di esaurire i film esistenti: le prime referenze già disponibili sugli scaffali con la nuova veste sono le Fettuccine e la linea Farro Lenticchie e Quinoa; entro maggio si completerà il passaggio per 6 delle 7 linee Bio e la famiglia di prodotti verrà ufficialmente presentata a Cibus 2022.

Nuovi strumenti di comunicazione visiva a Viscom Regional Bari

Si è chiusa con successo di pubblico l’ultima edizione del Viscom Regional Bari che ha riunito l’intero mondo dell’industria della comunicazione visiva sul territorio pugliese.
Successo che è stato sancito da 553 professionisti provenienti prevalentemente dal centro sud, che hanno potuto vedere e toccare dal vivo le tecnologie e le innovative soluzioni e assistere con interesse al programma di seminari tecnici e laboratori live.
Oggi diversificare i propri prodotti e servizi vuol dire avere una marcia in più per distinguersi in un mercato sempre più competitivo. La personalizzazione e i nuovi modelli di marketing sono le chiavi indispensabili per vendere a un cliente sempre più attento ai cambiamenti.
Il Viscom Regional conferma la validità di una formula di evento che sa coniugare area espositiva, laboratori e seminari offrendo con tempestività risposte efficaci alle esigenze d’informazione e formazione degli operatori professionali rappresentando un’occasione unica per prepararsi al meglio ad affrontare le nuove sfide che il mercato presenta.
Gli espositori – oltre 60 brand presenti – hanno vissuto un clima positivo, presentando in diretta prodotti e applicazioni a un pubblico interessato con il quale si sono instaurate nuove e proficue relazioni di business.
Punto di forza sono state le dimostrazioni live, dove i professionisti hanno potuto condividere in modo concreto la propria esperienza con colleghi e operatori per trovare idee vincenti per ampliare le strategie aziendali. Sono state presentate nuove applicazioni per il settore dell’automotive, dell’interior decoration, tecnologie DTG e DTF per stampare su diversi materiali e tessuti e infine le soluzioni di stampa, per il settore fotografico e il packaging.
Il prossimo appuntamento con i protagonisti della comunicazione visiva è con Viscom Italia dal 13 al 15 ottobre 2022, in concomitanza con InPrint Milan, manifestazione internazionale per il settore della stampa industriale.

Inkjet? Diamo voce ai lettori!

Colorful

Sul prossimo numero di Italia Grafica ci sarà uno speciale dedicato all’inkjet. Il tema è molto sentito e il trend delle aziende che scelgono queste tecnologie è assolutamente positivo. Una tecnologia che avevamo già raccontato in passato ma che oggi vogliamo guardare da altre sfaccettature.

Per inquadrare ancora meglio il tema ed essere sempre più vicini alla quotidianità del lavoro degli operatori della stampa abbiamo pensato di condividere un sondaggio in cui ti chiediamo di rispondere ad alcune semplici domande.

In particolare ti chiediamo di aiutarci nel panorama dei software per la gestione del preventivo della commessa e sul tema dei consumabili (ink, primer, carta).

Le risposte a queste domande ci permetteranno di arricchire i contenuti e dare un quadro concreto del mercato italiano e dell’approccio alla tecnologia inkjet. Il sondaggio è disponibile a questo link.

Heidelberg, nuovi investimenti nel mercato delle etichette

Heidelberg sta espandendo il suo impegno nel mercato delle etichette. Pertanto le sedi del gruppo Gallus in Svizzera e Germania sono già state rafforzate con investimenti mirati e suddivise in centri di competenza. Il prossimo passo sarà quello di riorganizzare la sede centrale di San Gallo, in Svizzera, e svilupparla in un centro di competenza per la stampa digitale di etichette. A tal fine, alla fine dell’anno verrà inaugurato il nuovo centro dimostrativo per i clienti nella sede come “Gallus Experience Center”.

L’ampliamento del portafoglio di stampa digitale sarà accompagnato da innovazioni in materia di attrezzature, servizi, software e inchiostri. A San Gallo lavorano complessivamente circa 160 persone, tra cui la direzione commerciale e di ricerca&sviluppo, nonché l’amministrazione, le vendite, l’assistenza, il marketing e gli acquisti.

“Con investimenti mirati nel gruppo Gallus, vogliamo guadagnare ulteriore slancio nel mercato delle etichette”, ha detto Ludwin Monz, Ceo di Heidelberg. “Il riorientamento del nostro sito di San Gallo in un centro di competenza per la stampa digitale di etichette sottolinea l’elevata importanza strategica di Heidelberg nel settore del packaging”.

 

Etichette, ripensare le catene di fornitura

Nel settore delle etichette prosegue la ricerca di nuovi materiali per proporre soluzioni originali, raccogliendo la sfida della sostenibilità ambientale. Un percorso che potrà portare a rimodulare le catena di fornitura, per vincere la sfida della reperibilità delle materie prime.

Nel settore delle arti grafiche, gli etichettifici rivestono un ruolo importante. Con un occhio rivolto all’estetica e l’altro alle funzionalità, sono loro ad applicare sui prodotti presenti sul mercato le informazioni di servizio e di logistica che fanno muovere e vendere le merci. In pratica, con le loro etichette, per esempio, trasformano una bottiglia di vino o di olio da un oggetto anonimo a un prodotto “che parla”, in grado di conquistare l’attenzione del consumatore, vestendolo e presentandolo in modo originale e creativo in tutte le sue caratteristiche e qualità.

Proprio per questo motivo, molte immagini che caratterizzano le etichette sono entrate a fare parte integrante del nostro vissuto e immaginario. Un prodotto senza etichetta diventa irriconoscibile, persino muto. Da qui la ricerca continua di nuovi materiali e soluzioni, nella consapevolezza generale che molto spesso gli acquisti sono guidati dagli occhi e dai sensi in generale, prima ancora che dalla ragione, perciò risultano determinanti la tipologia di packaging utilizzata, la matericità dell’applicazione e la scelta di una etichetta morbida piuttosto che setosa.

«Durante la pandemia i nostri clienti hanno avuto più modo di ragionare e portare a termine, in modo dinamico, i progetti che erano aperti, cercando di proporre nuove soluzioni e prodotti», afferma Alberto Quaglia, past president Gipea e membro di diritto del Consiglio direttivo, nonché direttore generale di Aro. «Nella seconda metà del 2021, prima dei forti rincari, tale dinamismo ha dato al nostro settore la possibilità di sperimentare nuovi materiali, più vicini al concetto di sostenibilità allargata, nel senso di caratterizzati anche da un prezzo sostenibile. Abbiamo così visto, nel nostro mercato, l’inserimento di alcune termiche a bassa grammatura, proprio per essere meno impattanti».

Questo orientamento è stato principalmente veicolato da regolamenti e normative in merito alle etichettature degli imballi. «Il cliente ha cominciato a prendere atto del fatto che, nel breve periodo, avrebbe dovuto inserire sul proprio packaging le informazioni sui vari componenti, come indicazione dei corretti processi di smaltimento. Questo ha fatto sì che, in tanti, abbiano iniziato a pensare ad una riprogettazione dell’intero packaging, allo scopo di essere più sostenibili», argomenta Quaglia.

Dopodiché, però, sono arrivati gli aumenti e la carenza della materia prima. «Di conseguenza siamo tornati ad una fase di incertezza, dove l’interesse primario per il cliente è, innanzitutto, avere a sua disposizione la materia prima per il packaging e per la vendita del prodotto, al di là della eventuale possibilità di sperimentare soluzioni innovative», segnala Quaglia. «Alcuni nostri clienti denunciano, peraltro, non solo una carenza di etichette, ma, in alcuni casi, anche di contenitori in plastica, bottiglie in vetro e tappi».

Imparare dalle difficoltà

In realtà, quando si è cominciato a parlare di shortage delle materie prime, la catena di fornitura si è attivata per inserire per tempo, al proprio interno, i materiali green richiesti dal mercato. «Tuttavia, lo scenario di carenza delle materie prima ha trasformato in un sogno prematuro l’approvvigionamento dei materiali con il liner in PET. Siccome lo sciopero attualmente in corso in Finlandia negli stabilimenti della cartiera Upm interessa principalmente la produzione di carta e di liner in carta, l’alternativa spinta dai nostri fornitori di un liner in plastica riciclabile sembrava perfetta. Tuttavia, anch’esso non è più facilmente reperibile», afferma Quaglia.

Probabilmente, lo scenario sembra destinato a non migliorare per qualche mese, parrebbe almeno fino alla fine dell’estate o all’inizio dell’autunno. «Fino ad allora, l’obiettivo degli uffici acquisti sarà soprattutto quello di reperire materia prima di base», prosegue Quaglia. «L’attuale situazione critica porta il nostro settore ad essere esposto ad una fragilità che non ci aspettavamo. Mentre tutti i clienti del settore food, farmaceutico e industriale ci chiedono di avere programmi di business continuity e di disaster recovey, ora ci stiamo rendendo conto che le multinazionali, a monte del nostro processo, non ne hanno fatto sufficientemente cassetto. È quanto dimostra proprio lo sciopero in corso in Finlandia, che sta impattando sul 50 per cento della produzione europea».

Paradossalmente, proprio la crisi dei materiali potrebbe consentire a molti utenti finali di scoprire e apprezzare finalmente con contezza il valore delle etichette. «A mio avviso, il popolo europeo si renderà conto della criticità e di quanto servano, quando i colossi dell’e commerce arriveranno a non consegnare più i propri pacchi, perché non ci saranno più le etichette che tracceranno i prodotti o perché mancheranno le scatole di cartone», avvisa Quaglia. «Anche qui le etichette, insomma, sono fondamentali per rendere tracciabili le informazioni, diventando così un bene fondamentale. Si pensi, inoltre, alle nuove tendenze di tracciare, grazie alle etichette, persino il ciclo di vita del prodotto, allo scopo di migliorare la customer experience dei clienti finali. Si pensi, tanto per fare un esempio, alla classica bottiglia di vino con l’etichetta che fornisce informazioni sulla vigna di origine, la pigiatura e altro ancora».

Un’etichetta, tante funzioni

In questa direzione, le etichette assolvono a funzioni di sicurezza, diventando un tamper evident e rivelando se il prodotto è stato aperto; funzioni di fornitura di informazioni e, quindi, di interazione con il cliente, segnalando gli ingredienti, il lotto di scadenza, il prodotto contenuto; funzioni di estetica, rendendo i prodotti più presentabili e accattivanti; funzioni di anticontraffazione, perché l’etichetta ben progettata rende immediatamente distinguibile il prodotto originale da uno più blando o povero. «In più», ribadisce Quaglia, «funzioni di tracciabilità, perché attraverso l’etichetta le aziende farmaceutiche tracciano con un data matrix il contenuto di tutte le scatole e di tutti i blister».

Vi sono, poi, le etichette intelligenti dotate di microchip, che, seguendo il mutare delle esigenze, ricevono e danno informazioni che possono essere progressivamente aumentate, diminuite e restituite, il che le rende ideali, per esempio, per le attività di logistica. «Una etichetta ben progettata è un prodotto complesso e di valore, aspetto non sempre colto dal mercato, dato che noi operatori siamo riusciti a renderla semplice come applicazione», chiosa Quaglia.

Una volta che terminerà lo sciopero in Finlandia, l’auspicio per il futuro è che il comparto venga rafforzato dalla disponibilità di materiali alternativi non previsti per il settore. «Un esempio è il linerless, un materiale autoadesivo come lo scotch e privo di supporto, un prodotto che potrebbe risolvere buona parte dei problemi attuali. Purtroppo, all’interno dell’industria dell’etichettatura è un prodotto ancora poco richiesto, ma la speranza è che possa presto conquistare qualche attenzione in più», spiega Quaglia.

Sicuramente, un domani i materiali alternativi potrebbero rivelarsi la carta vincente per aggirare le crisi provocate dalle difficoltà di quei fornitori che, pur rappresentando un numero limitato di realtà, in qualità di multinazionali concentrano eccessivamente su di sé il mercato. D’altra parte, qualche insegnamento le vicissitudini degli ultimi due anni l’hanno fornito, su tutti la necessità di rivedere le catene di fornitura. Una sfida complessa ma che, una volta messa a fuoco, può sicuramente cominciare ad essere affrontata con maggiore consapevolezza.

Konica Minolta, prima vendita in Francia del sistema 4.0 AlphaJET

Konica Minolta annuncia la prima vendita del sistema di stampa industriale AlphaJET all’azienda Isra con sede a Romans, in Francia. Isra produttore e stampatore di supporti commerciali intelligenti, ottimizzerà completamente il flusso di produzione delle sue attività di stampa, dotandosi del primo sistema di stampa digitale 4.0.

Isra, cooperativa industriale attiva nel packaging e nella stampa di carte con o senza chip rivolte al mercato del retail, dei trasporti e dell’autenticazione e controllo degli accessi, ha scelto l’avanzato sistema Konica Minolta Alphajet per ottimizzare l’intero flusso di produzione e beneficiare dei vantaggi dell’Industry 4.0.

AlphaJET è infatti un’innovazione rivoluzionaria nella stampa industriale, che integra per la prima volta in un unico passaggio un flusso 100% digitale, che comprende tutte le fasi di stampa in quadricromia, l’applicazione di una vernice UV selettiva e hot foil, con dati fissi o variabili, in 2D e 3D e in un formato B1+.

Con l’acquisizione di AlphaJET, Isra conferma il piano quinquennale di innovazione che fa parte dell’iniziativa “France Relance”, un massiccio piano di investimenti da 100 miliardi di euro per sostenere le imprese, ripensare i modelli di produzione, trasformare le infrastrutture e investire nella formazione. Isra, proprio come Konica Minolta, è da sempre attenta all’innovazione: l’azienda ha recentemente sviluppato la primissima carta ISBIO «zero plastica», che ormai è diventata popolare tra i grandi marchi e committenti del lusso per il suo aspetto eco-responsabile e il suo materiale completamente riciclabile. Konica Minolta conferma così anche la sua “anima green” consolidando rapporti con imprese attente all’ambiente.

In questo contesto, l’acquisto di AlphaJET è sembrata una continuazione logica della strategia di innovazione di Isra, secondo il suo direttore generale, Jean-Pierre Chauvin: “Oggi la realizzazione dei nostri prodotti richiede generalmente 5 fasi principali. AlphaJET ci permetterà di semplificare il flusso di produzione e di liberarci da certi vincoli di stampa, senza rotture di carico, senza sprechi e senza perdite di tempo, con una produttività ineguagliabile e impossibile da ottenere con le attrezzature convenzionali.”

Per Edmond Abergel, CEO di MGI Digital Technology, il processo di acquisizione di AlphaJET dell’azienda grafica Isra conferma la rilevanza del concetto di Fabbrica 4.0 legato ai sistema di stampa: “Durante i nostri primi scambi di informazioni con i team di Isra, siamo rimasti sorpresi dal DNA innovativo molto forte che guidava la dinamica dell’azienda, e dalla capacità di implementazione da parte di un team di esperti in tecnologie tradizionali, molto diverse tra loro: offset, digitale, serigrafia, stampa a caldo, elettronica stampata… Alla fine del processo di test e di prove approfondite, sono stati proprio questi esperti a convalidare l’acquisto di AlphaJET. Siamo molto orgogliosi che professionisti della stampa abbiano riconosciuto il concetto di Fabbrica 4.0 100% digitale che rappresenta AlphaJET”.

Print4All 2022, presente anche Kyocera Document Solutions

Kyocera Document Solutions Italia sarà protagonista a Print4All con un format trasversale che unisce innovazione tecnologica, business, networking e formazione professionale, per presentare per la prima volta al grande pubblico italiano e internazionale il sistema per la stampa di produzione Kyocera TASKalfa Pro 15000c.

Lo stand Kyocera (Padiglione 11/D01 ed E02), che si presenta come una vetrina dell’innovazione tecnologica, ospiterà il sistema in due differenti configurazioni, oltre a spazi per workshop e per il networking. Un ambiente laboratorio che vuole invitare i visitatori della fiera a scoprire la tecnologia alla base del sistema, ma anche a condividere idee e progetti per la crescita del business.

Nella quattro giorni saranno organizzati workshop tematici dedicati al dato variabile, all’editoria, alla tecnologia inkjet e alla sostenibilità, oltre a diverse presentazioni di prodotto che andranno nel cuore pulsante del sistema TASKalfa Pro 15000c.

Il sistema TASKalfa Pro 15000c è stato sviluppato partendo dalla forte esperienza e competenza Kyocera nel settore del printing e della produzione di teste di stampa industriali a getto d’inchiostro. È un sistema di stampa affidabile e produttivo, che pone particolare attenzione ai costi di produzione e all’ambiente.

Stampatori, creativi e brand owner che visiteranno la manifestazione troveranno presso lo stand Kyocera una proposta tecnologica in grado di offrire soluzioni di stampa versatili, sostenibili e personalizzate.

Alessandro Mambretti, expert production Print Solutions di Kyocera Document Solutions Italia, ha commentato: “Abbiamo presentato il nostro sistema per la stampa di produzione alla fine del 2019 e da allora non ci siamo più fermati: abbiamo incontrato molte aziende che ne hanno apprezzato le potenzialità e abbiamo realizzato implementazioni importanti. Print4All rappresenta per noi il primo momento d’incontro pubblico per presentare la qualità di TASKalfa Pro 15000ci sia per stampa volumi che per stampa personalizzata “one to one”. Intendiamo dare nuovo valore a ogni tipo di produzione assicurando un “time to market” veloce e puntuale e accompagnando le aziende in un percorso di crescita”.

Ricoh a Print4All 2022: color is the new black

Qual è la nuova frontiera della stampa professionale? Secondo Ricoh la risposta a questa domanda è: il colore. Infatti, la crescita del settore dipende anche, e soprattutto, da questo aspetto, andando oltre la “tradizionale” quadricromia per includere le potenzialità dei colori speciali quali oro, argento, colori fluo e bianco.  “Color is the new black” è il claim con cui Ricoh Italia si presenterà alla fiera Print4All (Rho Fiera Milano, 3-6 maggio 2022) con l’obiettivo di condividere con i professionisti del settore tutte le opportunità della stampa digitale. Lo stand di Ricoh (Pad. 9P – Stand D11 E18) sarà un tripudio di colori e di elementi grafici e accompagnerà i visitatori in un viaggio nell’innovazione.  “Il nostro spazio – spiega Giorgio Bavuso, direttore commercial and Industrial Printing di Ricoh Italia – sarà un vero e proprio hub applicativo. Per quanto riguarda l’inkjet, presenteremo tecnologie che possono fare davvero la differenza per il business degli stampatori, mentre per il commercial printing, il focus sarà sulla nobilitazione dello stampato per creare applicazioni di grande impatto visivo, anche mediante effetti e colori speciali”.  Tra le tecnologie sotto i riflettori: Ricoh Pro L5160e, soluzione latex roll-to-roll ideale per la realizzazione di applicazioni indoor e outdoor per la comunicazione visiva; Ricoh Pro TF6251, flessibilità e versatilità caratterizzano questa soluzione flatbed che consente di stampare su materiali rigidi con spessore fino a 11 cm e, grazie al modulo opzionale roll-to-roll, su supporti flessibili; Ricoh Ri 1000, stampante direct-to-garment in grado di realizzare grafiche dai colori intensi e morbide al tatto su un’ampia gamma di capi d’abbigliamento finiti e di accessori.

“Presso il nostro stand – conclude Giorgio Bavuso – non mancheremo di coinvolgere in modo proattivo i ragazzi delle scuole arti grafiche che avranno la possibilità di sperimentare e di realizzare progetti stampati. In linea con la nostra idea di responsabilità sociale, vogliamo dare un contributo alla formazione degli studenti incoraggiandoli a mettersi in gioco. L’innovazione per noi è all’ordine del giorno, ma poi sono le persone e la loro creatività ad aggiungere valore”.