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La risoluzione ottimale per i contesti d’uso

Come orientarsi fra le risoluzioni in funzione della destinazione del prodotto stampato: dimensioni e contesti d’uso più comuni.

In realtà non ci si può aspettare un’unica soluzione, i valori di riferimento naturalmente ci sono, ma senza aver capito la regola non c’è speranza di gestire le (molte) eccezioni.
Proverò a sintetizzare dei contesti d’uso proponendo dei valori e dei casi notevoli, però è importante non considerarli come assoluti.

DPI o PPI?
Se parliamo di immagini digitali è corretto usare PPI, quando parliamo di dispositivi di stampa allora usiamo DPI. Nel mondo della grafica è tuttora frequente sentire DPI per entrambi i contesti, con conseguente sovrapposizione di concetti e occasioni di confusione, non dimentichiamo però che i software di grafica di riferimento (Adobe, Quark ecc…) li usano correttamente, prestare attenzione a ciò che mostrano aiuta a discriminare gli usi. Il primo manuale software di Desk Top Publishing (Alto, della Xerox, del 1976) si riferiva agli attuali Pixel come Point, e i vari Aldus, Adobe, Macromedia ecc… hanno sempre mantenuto correttamente la distinzione PPI/DPI. Presumibilmente la “colpa” di aver diffuso DPI impropriamente risale al marketing di Apple, di quasi 10 anni posteriore, tuttavia non sono riuscito a trovare con assoluta certezza la prima causa storica dell’errore.

72 “DPI”, si o no?
I motivi storici per cui si tramanda che le immagini per una destinazione schermo debbano avere una risoluzione di 72 (o 96) sono stati già sintetizzati alcune pagine indietro, oltre che in un mio articolo di alcuni anni fa.
Di fatto le immagini per uso video non hanno alcun bisogno di una risoluzione in PPI, contano solo le loro dimensioni in pixel. Non è un caso che tutte le fotocamere riportino dei valori in Megapixel quando parlano delle loro prestazioni, in nessun caso troverete in scheda tecnica un’informazione del tipo: scatti formato “A4 a 300 PPI”. Quelle applicazioni che tengono arbitrariamente conto del valore della risoluzione pur essendo destinate a un ambito video usano logiche “soggettive” per mettere in relazione le conseguenti dimensioni fisiche con griglie di pixel che di fisico non hanno niente (diverse applicazioni per le presentazioni o per il gaming ad esempio).
Queste discrepanze sostanzialmente svaniscono quando ci spostiamo dalle immagini statiche ai video, lì contano (giustamente) solo i pixel di base e altezza, la risoluzione è un non-valore.
Se ve ne serve uno mettete pure 72, è per lo più irrilevante e vi risparmierete discussioni con chi è convinto che cambi qualcosa.

Le immagini in “alta” vanno a 300
Il significato di immagini in “alta definizione/risoluzione” non è univoco, ma è condizionato dal contesto. Spesso lo si utilizza in relazione alle immagini obbligatoriamente a 300 PPI, ma senza informazioni riguardo le dimensioni dell’immagine di partenza questo valore non è un discriminante.
Valutare esclusivamente il valore di risoluzione è sbagliato, ad esempio un’immagine di 350×250 pixel a 300PPI sarebbe “in alta” soltanto nel caso di un francobollo, invece una da 2480×3508 pixel a 50 PPI (circa 126×178 cm) sarebbe perfetta per una A4 a 300 PPI senza alcun ricampionamento (basta ridisporre i pixel esistenti).
La stessa immagine da 350×250 pixel di cui sopra potrebbe essere una buona thumbnail (miniatura) per uso web, ma già per schermi HiDPI ce ne vorrebbe una magari con il doppio dei pixel, quindi 700×500, per occupare lo stesso spazio fisico a schermo.
Nella maggior parte dei casi di stampa commerciale possono essere più che adeguate immagini con risoluzioni di Output da 260/220 PPI, o anche 150 PPI (o meno) per le stampe su quotidiano, mentre per stampe d’arte o super risoluzioni tipiche dei sistemi anti contraffazione si può anche puntare a valori oltre i 400 PPI.
Le modalità con cui il RIP andrà a generare i retini di stampa sono fondamentali per lo sfruttamento (o meno) di questi valori.
E pensare che non abbiamo considerato esempi di immagini puramente bitmap, dove i valori arrivano tranquillamente a ottuplicare.
In sostanza: una volta d’accordo sulle dimensioni fisiche di un’immagine possiamo sicuramente ritenere i 300 PPI come un dato indicativo per una buona risoluzione di Output, ma trattandosi di un dato che, da solo, non garantisce la qualità dell’immagine, le eccezioni possono essere tante.
A parità di dimensioni fisiche il peso non compresso di un’immagine a 300 PPI è esattamente il doppio di una a 212 PPI, ed in presenza di grandi quantità di file potrebbe risultare decisamente scomodo trattare immotivatamente il doppio dei dati.
Un rapido confronto tra chi si occupa di prestampa e chi di stampa solitamente scioglie ogni dubbio, e diventa obbligatorio per le produzioni meno banali.

Immagine varie risoluzioni
Questa immagine composita presenta simultaneamente 6 diverse risoluzioni di Output ed è prevalentemente caratterizzata da microdettaglio e buoni contrasti. Guardandola a diverse distanze si può verificare quanto dettaglio viene risolto e se vengono percepite differenze tra le varie sezioni con l’aumentare della distanza di visione. A circa 1 metro di distanza la differenza tra i 72 e i 150 sarà lievemente percepibile, ma non significativa (72 sarebbe il valore limite sotto il quale meglio non scendere, per una visione da 110 cm). Il fatto che ci siano molte alte frequenze e motivi geometrici riconoscibili aumenta la probabilità di notare i contorni leggermente sfocati.
I valori di 300, 450 e 600 sono equivalenti, e nel caso della stampa subentrano anche le frequenze e le tipologie di retino (o dithering) utilizzate.

Le immagini in alta devono essere “pesanti”
Anche questo è un luogo comune duro a morire. Anche usando dimensioni in pixel congrue, la stessa immagine salvata in TIFF senza compressione, TIFF con compressione LZW, TIFF con compressione JPG, PNG, JPEG o EPS (che a sua volta avrebbe altre opzioni analoghe) ecc… può avere sensibili differenze di peso finale.
I contenuti del file determinano l’efficacia con cui gli algoritmi di compressione riescono ad agire, ma non è raro avere variazioni anche di 10 o 15 volte tra il file più compresso e quello non compresso.
Inoltre, file non compressi vengono processati più rapidamente di qualunque file compresso, proprio perché tutto ciò che è compresso poi deve essere decompresso, se è fondamentale contenere il peso di archiviazione sarà preferibile una strada, se invece sarà più importante ottimizzare la velocità di processo potrebbe essere preferibile un’altra, diametralmente opposta.

Legge diritti autore
Anche la legge sulla riproduzione e sui diritti d’autore (633/1941) risulta molto vaga sul concetto di risoluzione. Nella revisione più recente dell’articolo 108 comma 3bis è stato stralciato il termine di “bassa risoluzione”, presente invece nell’art. 70 comma 1bis dove si dice che «È consentita la libera pubblicazione attraverso la rete internet, a titolo gratuito, di immagini e musiche a bassa risoluzione o degradate, per uso didattico o scientifico e solo nel caso in cui tale utilizzo non sia a scopo di lucro…omissis».
Mentre è chiaro cosa si intenda parlando di lucro è invece fortemente variabile l’uso di “bassa risoluzione o degradate” non essendo valori quantificabili nemmeno chiamando in causa i fantomatici valori di 72 o simili (v. righe sopra).
Ci sarebbe una sezione che dovrebbe mettere tutti d’accordo quando si parla di immagini di definizione tale da non poter essere ulteriormente riproducibili, ma per evidenti motivi questo sarebbe, oltre che interpretabile, anche molto limitante nell’uso di immagini per qualunque scopo.
Pensate all’immagine di un quadro con talmente pochi pixel (e/o compressioni talmente elevate) da risultare a malapena intelligibile, certamente non sarebbe replicabile, ma sarebbe già in origine perfettamente inadatta a qualunque scopo visivo.

Stampa grande formato
Il grande formato (soprattutto il grande formato) dipende dalla distanza di visualizzazione a cui si ritiene si dovrà trovare l’osservatore.
Se un 6×3 metri sarà visto da non meno di 10 metri allora l’immagine da usare potrà avere una dimensione reale di 6×3 metri con una risoluzione di 8 PPI.
Se invece il 6×3 metri fa parte di un’installazione muraria interna, supponiamo, a un aeroporto, e l’osservatore si potrà tranquillamente trovare anche a mezzo metro di distanza, allora non sarà consigliabile scendere sotto ai 160 PPI (180 Megapixel e circa 2 GB di peso grezzo).
Si tratta di valori indicativi, subordinati al tipo di soggetto e di dettaglio rappresentati, se è possibile disporre di valori superiori ben venga, l’occhio non sarà in grado di risolvere pienamente il dettaglio ma la sensazione percettiva sarà comunque migliore.
Immaginate la chioma di un albero ad una decina di metri, che voi siate in grado o meno di distinguere le venature delle singole foglie (e non lo siete) quel dettaglio è comunque presente, se il vostro file digitale volete che contenga dettagli (quindi pixel) non risolvibili per la destinazione d’uso finale avrete file di lavoro immotivatamente grandi, con tempi di lavorazione e processo immotivatamente lunghi,
E anche il tempo, si sa, è denaro.

Dipendenza dal supporto
Considerando le dimensioni dei supporti più comuni, come ad esempio cartoline, riviste, tabloid et similia, poster ecc… il principio di base non cambia, conta sempre e solo la distanza di osservazione in relazione ai contenuti.
La distanza di lettura media è tra i 25 e i 40 cm, in quell’intervallo i valori teorici di risolvenza sono rispettivamente tra i 320 e i 200 PPI.
Che stiate guardando una cartolina o un quotidiano poco cambia, anzi, la cartolina potrebbe avere un soggetto fotografico che incoraggia una visione leggermente più distante, mentre un quotidiano presenterebbe del testo piccolo che richiederebbe una visione più ravvicinata (presbiopia permettendo).
Gira una regola spiccia che chiama in causa la diagonale del supporto, questa regola funziona davvero in pochissimi casi e risulta contraddittoria nei restanti. Recita grosso modo così: la distanza di osservazione è tra 1,5 e 2 volte la lunghezza della diagonale del supporto.
I motivi per cui non funziona sono i seguenti:
– immagini con soggetti che richiedono analisi minuziose, quindi con molto microdettaglio, incentivano la vista ravvicinata;
– immagini con campi medi o campi lunghi incentivano (anche inconsciamente) una vista rilassata, quindi non incentivano l’avvicinamento;
– i due comportamenti appena descritti derivano dalla nostra evoluzione, da come reagisce il nostro sistema visivo ed il nostro senso del pericolo (cioè la nostra attenzione): la nostra vista si è evoluta per discriminare al meglio minacce entro un’area di 8/10 metri, oltre questa distanza il nostro cristallino è perfettamente rilassato ma entro questa distanza percepiamo, proporzionalmente, più dettagli. La corrispondenza è biunivoca, pertanto la presenza di molto dettaglio richiede inconsciamente la nostra attenzione, la sua assenza invece no.
– nel caso di un francobollo, mediamente grande circa 3×2 cm, la sua diagonale non arriva a 4 cm, non per questo proveremmo ad avvicinarci a 6/8 cm per guardarlo.
– nel caso di un foglio A4 la diagonale è intorno ai 36 cm, l’osservazione di riferimento sarebbe quindi compresa tra 53 e 72, quindi intorno ai 60 cm di media. In questo caso è una distanza coerente, che ancora una volta non tiene però conto del contenuto.
– un foglio A3 ha una diagonale di 51 cm, secondo il ragionamento di cui sopra ci dovremmo trovare tra i 76 cm e 1 metro. Considerate che il braccio di un uomo adulto medio è lungo circa 70 cm, quindi avete due strade: o non potrete mai guardare bene un foglio A3 oppure ve lo farete tenere a questa distanza da un amico (o da un muro).
– Con le dimensioni di un giornale quotidiano la questione diventerebbe comica, specialmente in formato aperto.
Questa regola, quindi, è proprio campata per aria? No, una base logica ce l’ha, ed è riferita a quell’angolo di visione entro cui percepiamo meglio le forme, quindi circa 30° (v. il primo articolo di questo speciale).
Posizionando un A4 nel campo visivo di ampiezza 30° avremmo una distanza di circa 55 cm, quindi saremmo anche in linea con la regoletta di cui sopra.
Tuttavia, questa regola ha più senso quando viene applicata nella scelta degli schermi (tv o per videoproiezione) e del calcolo della loro distanza di visione, e poco si combina invece con supporti a contenuto misto immagine/testi, dove sono più le discrepanze che le analogie.

Rasterizzare il testo?
Se già convertire un testo piccolo in tracciati vettoriali è un’operazione che presenta qualche criticità, addirittura rasterizzarlo prima del RIP (o del driver di stampa) può diventare seriamente critico.
Ai tempi di Freehand si sentiva spesso dire dagli operatori che rasterizzare tutto l’impaginato a 300 PPI risolveva qualunque problema di conversione Postscript e permetteva quindi di stampare qualsiasi documento. In realtà rasterizzare preventivamente tutto era soltanto l’unico modo disponibile per aggirare gli allora insuperati limiti di esportazione PDF del software, ma naturalmente non c’è bisogno di ripetere quanto sia diverso un testo rasterizzato a 300 PPI rispetto allo stesso testo processato dal RIP con valori anche 8 volte superiori.

Per un ingombro piccolo serve un’immagine grande?
Le immagini con decine di megapixel ormai sono la consuetudine, sia per gli alti livelli raggiunti dai sensori di acquisizione (v. articolo sui sensori in questo speciale), sia per le prestazioni dell’hardware attuale.
Le banche dati di risorse immagine offrono da anni megapixel come se piovessero, quindi non c’è più il problema di non avere abbastanza informazioni per gli usi più comuni (e anche quelli meno comuni).
Una riflessione va puntata nella direzione opposta: cosa succede se ad esempio usassi un’immagine da 100 Mpixel per una stampa su A4 (poco più di 8 Mpixel se la consideriamo a 300PPI)?
Succede che nel file finale dovrò scartare più di 11 informazioni su 12, e l’immagine perderà la capacità di restituirmi dettaglio (pixel) di oltre 10 volte.
Non è sempre indolore sprecare 11 litri di vino per riempire una bottiglia da 1 litro, anzi, per questo esistono diversi algoritmi di interpolazione che cercano di ottimizzare i risultati a seconda dei contenuti, non ultimi quelli basati su Intelligenza Artificiale (che per certi versi riescono anche a rigenerare il vino perduto, praticamente miracoloso).
Infine, soprattutto nei casi limite, è sempre opportuno lavorare bene con le varie tecniche di aumento della nitidezza (sharpening) così da enfatizzare quella percezione dei dettagli e dei volumi tipica del nostro sistema visivo.

T13utto il mondo della comunicazione visiva ruota attorno a dinamiche percettive, se riusciamo a ingannare l’occhio dandogli sensazioni di maggior dettaglio o maggior volume la nostra mente farà il resto, ricostruendo con l’esperienza cognitiva la distanza che separa l’immagine dall’immaginazione.

Guandong presenta un’inedita gamma per la decorazione di pareti

Oggi più che mai allestitori e stampatori devono essere versatili, veloci, competitivi, al passo con le novità tecnologiche in ambito di macchinari e materiali. Per rispondere con efficacia ai ritmi serrati di campagne e promozioni last minute, è importante avere sempre a disposizione i supporti giusti, sicuri e certificati per le singole applicazioni.

Questa la sfida raccolta dal reparto R&D di Guandong che ha intercettato un interesse crescente nella tendenza del “metti e togli” per la decorazione di pareti, tradizionalmente realizzata utilizzando carta da parati. Un materiale che, anche nelle versioni più evolute, presenta criticità in termini di applicazione, velocità di rimozione, residui, resistenza e smaltimento. “I nostri tecnici si sono interrogati a lungo per mettere a punto la ricetta di una carta da parati perfetta”, racconta Fabio Elmi, direttore ricerca e sviluppo di Guandong. “Ma l’illuminazione è stata trovare la risposta giusta nel nostro ampio catalogo, ottimizzando ulteriormente le prestazioni di supporti già in gamma, per renderli tecnicamente idonei al nuovo, piccante concetto del Wall Dressing”. Vestire e rivestire le pareti in pochi minuti grazie a soluzioni intercambiabili, dalle texture più diverse, ma tutte in grado di coniugare semplicità, rapidità di applicazione e rimozione, sicurezza e soprattutto un’anima environment-friendly, in linea con le sempre più diffuse esigenze in ambito di ecosostenibilità.

Store e grande distribuzione, ristorazione e hotellerie, sedi aziendali e abitazioni private: il Wall Dressing by Guandong si sposa con qualsiasi esigenza di personalizzazione verticale, liberando la fantasia a infinite applicazioni, sia in ambito promozionale sia di interior decoration. ReVita, ReVita Tack Puro, TAP, Wally e M&F Visual Comm: sono questi i prodotti che gli Specialisti delle Specialità hanno riformulato per la decorazione di pareti e superfici verticali.

Realizzato in poliestere 100% riciclato e riciclabile, ReVita è frutto di un’attenta e responsabile gestione dei processi produttivi in ottica di salvaguardia ambientale ed economia circolare e incarna alla perfezione la filosofia Greenlife di Guandong. Applicabile con colla, permette di creare decorazioni accattivanti ed ecocompatibili, stampabili con qualsiasi tecnologia, dall’UV al Latex.

Si attacca senza colla ed è utilizzabile anche per la decorazione di mobili: si tratta di TAP, acronimo di “Tessuto poliestere adesivo”. L’estrema coprenza, l’opacità della superficie e la mano cotoniera lo rendono perfetto per coperture murali estremamente eleganti e raffinate, in grado di far risaltare la brillantezza dei colori.

Effetto tessuto anche con ReVita Tack Puro, il poliestere riciclato e riciclabile che si applica senza colla, grazie all’adesivo nanodots. Un plus che lo rende riutilizzabile e riposizionabile infinite volte, senza lasciare residui e senza rovinare le superfici, mobili compresi. Inoltre, la certificazione R-10 anti-slip lo rende estremamente sicuro anche per la realizzazione di grafiche calpestabili, applicabili ai pavimenti più delicati.

Ottimizzato per il Wall Dressing un altro best seller della gamma Guandong, il mitico Wally. Film adesivo in poliestere riciclato della linea Nano-Tack Technology, permette di realizzare messaggi promozionali istantanei e decorazioni temporanee su pareti e mobili che possono essere facilmente installate e rimosse anche dai non addetti ai lavori.

M&F Visual Comm, infine, è la gamma di prodotti magnetici e ferrosi che cambia radicalmente l’approccio all’allestimento e alla decorazione di superfici verticali. Una soluzione estremamente dinamica e versatile, ideale per applicazioni “attacca e stacca” di grafiche e oggettistica in punti vendita, ristoranti, uffici, ma anche aule scolastiche o camerette. Ad un primo strato di magnetico adesivo infatti è possibile associare fino a 4 strati di grafiche in ferrite, dando vita a combinazioni infinite e continuamente intercambiabili.

I lavori del Gwg non si fermano mai

David Zwang, presidente del Ghent Workgroup

Nemmeno durante la pandemia il Gruppo di Ghent ha rallentato i propri lavori, incrementando nel frattempo anche il numero dei suoi membri. Mentre sono all’orizzonte arrivo nuove importanti specifiche, a partire dal Pdf/X-6.

Il Ghent Workgroup è cresciuto molto negli ultimi tempi e ha continuato a raccogliere idee e suggerimenti da aziende e da istituti di ricerca di tutto il mondo, e ultimamente anche da un buon numero di software house di un certo blasone.

Negli ultimi due anni, complice la pandemia, il lavoro di diffusione delle conoscenze e delle buone pratiche realizzato dal workgroup è solo apparentemente diminuito, perché non ha pubblicato nulla di davvero decisivo. Ma nell’ombra gli esperti del gruppo di Ghent hanno continuato a lavorare sodo. E all’orizzonte ci sono già importanti novità, come ci spiega David Zwang, presidente del Gwg. Zwang è il consulente principale di Zwang & Company, azienda specializzata nell’analisi dei processi e nello sviluppo strategico di aziende di premedia e di stampa in tutto il mondo. La sua esperienza quarantennale nell’ottimizzazione della produzione e nella pianificazione strategica del business lo ha portato a diventare nel 2019 presidente del Ghent Workgroup.

Perché è così importante espandere la base dei membri e quali benefici apportano al gruppo?

«Il Ghent workgroup si concentra da quasi 20 anni sulla creazione e sul supporto dei flussi di lavoro delle migliori pratiche per le arti grafiche, la stampa e la produzione di imballaggi. Durante questo lungo periodo di tempo abbiamo creato molti standard, specifiche e strumenti per sostenere questi sforzi, ma abbiamo anche scoperto che c’è un bisogno significativo di affrontare il deficit di formazione esistente nel nostro settore. Tengo a precisare che l’espansione della base di membri non è il nostro obiettivo principale, ma ci fornisce una migliore comprensione di quali siano i problemi in sospeso in moltissimi flussi di lavoro. E questa perlustrazione continua ci aiuta a concentrarci su nuove soluzioni. Intanto continuiamo a espanderci in altre regioni del mondo, e questo è un elemento che ci fornisce anche una rete migliore per comunicare tutte le soluzioni e la formazione che abbiamo sviluppato in questi anni».

Qual è il ruolo delle organizzazioni di ricerca e delle università in questo vostro lavoro di aggiornamento continuo?

«La collaborazione con le organizzazioni che si occupano di stampa industriale e con i centri di ricerca espande ulteriormente quella rete di comunicazione di cui parlavo prima. Lavorare con le università che hanno programmi e percorsi di studio nell’ambito delle arti grafiche ci fornisce un modo per aiutare a portare l’esperienza di produzione del mondo reale nel percorso curricolare dei loro studenti. E questo ci aiuta anche a indirizzare e preparare la prossima generazione di manager e leader del settore».

Che cosa sta producendo l’intensa attività di formazione dei vostri webinar?

«Dato che i processi produttivi nelle arti grafiche sono universali, crediamo fortemente nel valore e nell’importanza di una formazione più standardizzata sui processi. A tal fine siamo costantemente alla ricerca di nuovi modi per raggiungere e coinvolgere l’industria. Abbiamo scoperto che le persone hanno diversi metodi e livelli di coinvolgimento nella propria formazione e aggiornamento, quindi abbiamo imparato a fornire di volta in volta file di impostazione, white paper, webinar e programmi collaborativi, a volte anche di persona».

Ci spiega perché ci vuole così tanto tempo per rilasciare nuove specifiche. L’ultima, ad esempio, risale al 2015?. È forse già stato detto tutto?

«No, non credo affatto. È che cerchiamo di costruire le nostre specifiche sugli standard Iso solo quando questo è possibile. La specifica del 2015 è basata su Pdf/X-4, che è la versione più recente. Abbiamo lavorato su una versione aggiornata di quella specifica del 2015 che include perfezionamenti e l’introduzione del “Processing Steps”, ora divenuto uno standard Iso, che mira a informazioni di produzione aggiuntive specifiche per i processi di produzione di imballaggi e per le automazioni. Certamente la pandemia ha rallentato i nostri sforzi, ma prevediamo che il rilascio avvenga entro la fine dell’anno o al massimo all’inizio del 2022. Una volta che avremo ultimato il nostro lavoro e la Pdf/X-6 sarà approvata e pubblicata, lavoreremo sulla versione successiva. Il nostro motore per il rilascio di nuove specifiche è sempre basato sulla ricerca e sui test».

Ultimamente vi siete occupati di imballaggio e di grande formato. Quali sono le prossime aree che pensate di presidiare?

«La stampa si sta evolvendo man mano che nuove industrie trovano impieghi per il getto d’inchiostro e altre tecnologie di supporto alla stampa. Aree come il tessile, l’arredamento e altre si stanno evolvendo verso le applicazioni per la stampa. La nostra esperienza in questi ultimi 20 anni ci ha mostrato che ci sono molte sinergie nei vari flussi di lavoro di produzione delle applicazioni di stampa, ma anche alcune importanti differenze. Siamo costantemente alla ricerca di nuove industrie d’approdo per indirizzare i nostri sforzi, e selezioneremo la prossima area d’attenzione in base alle necessità e agli interessi dei membri.

Questo è un altro motivo per cui riteniamo importante espandere la nostra base di associati. Abbiamo scoperto che un buon sviluppo delle specifiche si basa sull’input di molte fonti di prima linea provenienti da quelle industrie. Quando abbiamo lavorato sulle specifiche dell’editoria abbiamo raggiunto gli editori e le case di produzione editoriale, e abbiamo fatto lo stesso con la stampa commerciale, l’imballaggio e il grande formato. In sostanza, quando queste nuove ed emergenti applicazioni di stampa vedranno che c’è bisogno di una standardizzazione dei processi per la produzione e lo sviluppo di hardware e software, saremo in una posizione migliore per affrontare tali esigenze e integrarle in nuove specifiche».

Il Gruppo Fedrigoni chiude il 2020 con 1.315 milioni di euro di fatturato

Fedrigoni Board Firday 3rd May 2019 1905004 67 Clerkenwell Road, London, EC1R 5BL

Fedrigoni ha chiuso il 2020 con un fatturato di 1.315,2 milioni di euro rispetto ai 1.115 milioni del 2019 (+200,2 milioni) e un Pro Forma Adjusted Ebitda di 197,2 milioni di euro.

Il trend di crescita è continuato anche quest’anno. Infatti, nonostante l’effetto del Covid-19 sul primo trimestre 2021 rispetto al primo trimestre 2020 (fatturato di 360,4 milioni di euro nel Q1 2021 contro 363,6 milioni nel Q1 2020), nel periodo marzo 2020 – marzo 2021 il Gruppo ha registrato un incremento dell’Adjusted Ebitda dell’11,3% (48,3 milioni di euro nel 2021 rispetto a 43,4 milioni nel 2020), un Pro Forma Adjusted Ebitda di 205,8 milioni di euro (+4,4% sul 2020) e una riduzione dell’indebitamento finanziario netto, che ha permesso di consolidare ulteriormente la solidità dell’azienda.

Fedrigoni è oggi il terzo attore globale nei materiali autoadesivi e il primo in Europa nelle etichette per i vini e le carte speciali, con 4.000 persone in 25 Paesi, 34 stabilimenti produttivi e centri di taglio e oltre 25.000 prodotti, oltre ad alcune migliaia realizzate in esclusiva per grandi brand della moda e del lusso. La crescita del fatturato 2020, realizzato per il 75% all’estero, si lega al completamento dell’acquisizione del Gruppo Ritrama. Lo scorso anno, infatti, Fedrigoni ha concluso con successo due acquisizioni importanti per la crescita della sua divisione Self-Adhesives: quelle del Gruppo italiano Ritrama, che ha raddoppiato la presenza nel mercato dei materiali autoadesivi, e del Gruppo messicano IP Venus, a dicembre, i cui risultati sono quindi solo parzialmente confluiti nel bilancio.

“Il calo degli ordini di carta e la flessione nel settore banconote sono stati compensati dagli ottimi risultati nel mondo delle soluzioni autoadesive premium – commenta l’AD di Fedrigoni, Marco Nespolo – i cui margini sono cresciuti a doppia cifra e dove rappresentiamo ormai il terzo polo globale. Il 2020 è stato indubbiamente un anno di grande intensità, ma sono state messe in campo da subito tutte le azioni necessarie a tutelare la salute delle nostre 4.000 persone nel mondo e a garantire la continuità del business: la pandemia non ci ha fatto deviare di un passo dal percorso di trasformazione definito nel piano industriale 2020-2023”.

“Abbiamo voluto tenere fede a tutti gli impegni – continua Nespolo – e questo ha significato incrementare gli investimenti più del previsto su tutti i fronti, per sfruttare al meglio la nostra solidità e guadagnare ulteriori posizioni di mercato, accelerando le principali direttrici strategiche del nostro piano di crescita. Abbiamo lavorato sull’attrazione di talenti e sul rafforzamento del management, lanciato una nuova immagine globale e investito su un’innovazione di prodotto sempre più sostenibile e circolare. Siamo intervenuti su impianti e tecnologia, processi e modelli organizzativi, sistemi di supporto e competenze, e abbiamo intensificato il piano di acquisizioni per rafforzare il nostro posizionamento globale e ampliare il portafoglio di offerta in segmenti attrattivi, come il packaging per i brand di lusso e le etichette per l’industria enologica”.

Negli ultimi 2 anni e mezzo Fedrigoni ha portato a termine cinque acquisizioni (incluse quelle dell’americana Acucote e della messicana Ri-Mark, appena concluse), per un totale di oltre 400 milioni di euro di investimento, e si sta guardando intorno per cogliere ulteriori opportunità.

Le prossime sfide: la strategia di sostenibilità che guarda al 2030

Il Gruppo Fedrigoni non si è mai sottratto alle sfide legate allo sviluppo e all’innovazione sostenibile e accelera ulteriormente il proprio impegno sulle tematiche ESG (environment, social, governance) presentando nel Bilancio di sostenibilità la nuova strategia e gli obiettivi 2030, per diventare un punto di riferimento del settore quanto a politiche ambientali e uno dei migliori luoghi di lavoro per sicurezza, inclusività e occasioni di crescita professionale.

Entro il 2030, infatti, il Gruppo si è impegnato a ridurre del 67% gli infortuni sul lavoro, già diminuiti del 40% nell’ultimo triennio, grazie a una precisa politica sulla prevenzione che poggia anche sulla responsabilizzazione di ogni dipendente (attraverso l’invito a segnalare potenziali rischi e mancati infortuni) al fine di tutelare la salute e la sicurezza propria e dei colleghi. E ancora: le donne in posizione manageriale arriveranno al 30% dall’attuale 20% (+50%), l’acqua utilizzata nei processi di lavorazione, già dimezzata negli ultimi 16 anni, verrà restituita al 95% ai fiumi, come sempre depurata e alla giusta temperatura, saranno mano a mano azzerati i rifiuti industriali conferiti in discarica in quanto verranno totalmente riciclati per altri usi, le emissioni di CO2 in atmosfera caleranno del 30% e il 95% dei fornitori dovrà essere qualificato anche su parametri ESG.

Anche l’offerta di prodotti sarà sempre più eco-compatibile e improntata all’economia circolare: i volumi di soluzioni con caratteristiche avanzate di sostenibilità raddoppieranno, passando dal 20% al 40% nel mondo Paper (dove già ora vengono utilizzate solo cellulose provenienti da foreste certificate FSC e tutti i prodotti sono riciclabili) e dal 35% al 70% in quello Self-Adhesives. Fedrigoni, tra i fondatori di CELAB, il consorzio internazionale nato per garantire la circolarità dei prodotti autoadesivi, vuole infatti arrivare nel 2025 al 75% di riciclo e riutilizzo dei liner (il supporto staccabile) e all’uso sempre più massiccio di adesivi e colle performanti ma facilmente solvibili in acqua.

Nel mondo carta, invece, l’obiettivo è proporre soluzioni realmente alternative alla plastica quanto a robustezza, idrorepellenza e igiene, ma realizzate con materia prima rinnovabile e totalmente riciclabile, usando – ove possibile e realmente sostenibile – fibre alternative alla cellulosa o di recupero. Le applicazioni sono moltissime e alcune già realtà concreta: dagli astucci per il make-up alle carte fedeltà, dalle copertine dei libri al packaging di tutti i tipi, incluse le shopper di lusso, fino al settore il food&beverage, contraddistinto da una normativa stringente. Tra le novità in arrivo, Icelite CleanCut, la carta innovativa sviluppata in collaborazione con EasysnapÒ per la produzione di confezioni monodose di liquidi – prima in plastica e ora a base di carta – che si aprono con una mano sola, spezzando a metà la confezione poi riciclabile. E ancora, Materia Viva, la raccolta di carte con contenuto di fibra riciclata – alcune nuove accanto alle serie già presenti dal 1996 – e con fibre naturali alternative alla cellulosa.

Per raggiungere gli obiettivi 2030, Fedrigoni ha messo in campo numerosi progetti concreti: per la pulizia dell’acqua, oltre a potenziare i sistemi che già impediscono la perdita di fibre e di additivi durante il processo di lavorazione, verranno realizzati nuovi impianti di depurazione biologica, in aggiunta a quello installato nei mesi scorsi allo stabilimento di Verona; sul fronte dei rifiuti, saranno introdotte ovunque tecnologie innovative per l’essicamento dei fanghi, principale scarto di processo nella fabbricazione della carta, in modo da ridurne il volume e renderli disponibili per il riutilizzo in altri settori come la bio-edilizia, mentre l’ammodernamento delle centrali di cogenerazione già esistenti e i nuovi impianti ad alto rendimento permetteranno di diminuire ulteriormente il rilascio di CO2 e di consumare meno, sia metano che energia elettrica. Moltissime anche le iniziative di restituzione al territorio portate avanti dal Gruppo: dai Boschi Fedrigoni vicino agli stabilimenti, il primo a Caponago (MB) e il prossimo a Verona, all’impegno nella diffusione dell’arte e della cultura attraverso le attività della Fondazione Fedrigoni Fabriano e il Festival del Disegno, che da settembre offre per un mese 200 attività guidate gratuite dedicate al disegno in tutta Italia.

Per garantire che l’impegno ESG poggi su rigorose basi scientifiche e standard internazionali, Fedrigoni ha aderito a Science Based Targets e United Nations Global Compact, con l’intenzione di contribuire in particolare a 10 dei principi sullo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.

Il piano ESG di Fedrigoni sarà raccontato attraverso una campagna di comunicazione integrata con al centro il concept Making Progress, che evidenzia la volontà di mettere in campo un impegno concreto per fare progressi, ogni giorno, attraverso la collaborazione con l’intero ecosistema, come brand, stampatori, converter, graphic designer, fornitori.

Da Canon la nuova flatbed Arizona 135 GT

Progettata per garantire produttività e massima versatilità applicativa, la nuova Arizona 135 GT consente di realizzare con semplicità stampe di elevata qualità. Questo grazie alla tecnologia di stampa in scala di grigi VariaDot che utilizza tecniche avanzate di selezione per le dimensioni delle gocce di inchiostro in modo da garantire immagini di qualità fotorealistica. Arizona 135 GT rappresenta un investimento interessante per le aziende che si affacciano al mercato della stampa diretta su supporti rigidi, grazie alla sua capacità di gestire pannelli fino a 125×250 cm di grandezza e 50,8 mm di spessore, oltre alla possibilità di stampare a velocità fino a 34,2 m2/ora.

La produttività è ottimizzata dalle funzionalità di facile utilizzo, tra le quali il nesting, il raggruppamento di lavori complessi, la ripetizione dei motivi, il mirroring e la riassegnazione delle modalità di stampa. L’accurata registrazione della stampa evita incorrere in errori mentre la possibilità di eseguire regolazioni dell’ultimo minuto, direttamente sulla stampante, consente di risparmiare tempo nella produzione. L’operatività è fondamentale per qualsiasi azienda di stampa, ecco perché Arizona 135 GT integra una serie di funzioni di assistenza, pensate per massimizzare l’attività della stampante: il Sistema di manutenzione automatica offre la pulizia completamente automatica della testina e ripristina la funzionalità degli ugelli in pochi secondi, mentre il servizio On Remote Service consente all’utente di autorizzare l’assistenza remota da parte di tecnici esperti, in modo da garantire la massima operatività.

Applicazioni economiche dell’alto valore aggiunto su un’ampia gamma di supporti

Grazie alla tecnologia a stampa flatbed Arizona e alla polimerizzazione LED UV, è possibile realizzare un’ampia gamma di applicazioni di lunga durata su supporti rigidi o flessibili con superfici standard o porose, compresi vetro, alluminio e altri metalli, tela, legno, MDF, cartoncino, ceramica e plastica. L’Arizona Static Suppression Upgrade Kit opzionale consente di stampare su materiali plastici duri come acrilico, policarbonato e stirene, mentre il sistema pneumatico ad alta pressione Arizona Classic mantiene fermi i supporti durante la stampa, anche in caso di materiali rigidi di forma irregolare. Il Roll Media Option aggiornabile sul campo amplia le opportunità applicative, consentendo di realizzare stampe su supporti flessibili larghi fino a 220 cm, inclusi i supporti sottili termosensibili, e di eseguire lavori roll-to-roll non presidiati.

Nuovi livelli di creatività con il software di prestampa Arizona Xpert

Arizona 135 GT integra di serie il software di prestampa Arizona Xpert, che agevola la progettazione e produzione di applicazioni ad alto valore. Questo software include formule pronte all’uso per applicazioni difacilerealizzazioneepermettealfornitoredelserviziodistampaealprogettistadiscambiarsifacilmente le ” soluzioni più efficienti”, in modo che possano visualizzare il prodotto finale in 3D con le Arizona Xpert Extensions, riducendo al minimo il rischio di errori. Arizona Xpert offre inoltre ulteriori opportunità creative ad alto valore aggiunto per la stampa su superfici goffrate, grazie alla capacità di stampare applicazioni con più strati d’inchiostro.

Una soluzione di stampa piana sostenibile

La tecnologia Varia Dot di Arizona 135 GT utilizza gocce d’inchiostro di dimensioni variabili, da 6 a 30 picolitri. Ciò consente non solo di produrre immagini nitidissime ma anche di dimezzare il consumo di inchiostro rispetto alle stampanti piane tradizionali, rendendo Arizona 135 GT particolarmente efficiente dal punto di vista sia ambientale che economico. Le credenziali ambientali della stampante includono l’uso degli inchiostri certificati UL GREENGUARD Gold per tutte le applicazioni interne, come scuole, ospedali e negozi, mentre le basse emissioni contribuiscono a rendere più sano l’ambiente di lavoro. Inoltre, Arizona 135 GT è caratterizzata da un basso consumo energetico assicurato dalla funzionalità Instant-On e da minimi tempi di riscaldamento garantiti dalle lampade LED. Altre funzioni di risparmio energetico includono l’alimentazione di tensione standard, il processo di polimerizzazione e le pompe pneumatiche ad elevata efficienza energetica. Infine, si prevede di includere il nuovo modello nel Programma di ricondizionamento Arizona, così da promuovere l’economia circolare e dare una seconda vita a una stampante già molto sostenibile.

Walter Bano, country director Production Printing Products di Canon Italia, commenta: “La pluripremiata famiglia di stampanti flatbed Arizona è famosa per la sua qualità immagine, produttività, affidabilità e versatilità applicativa e vanta oltre 7.500 installazioni in tutto il mondo. Portando Arizona 135 GT sul mercato, soprattutto attraverso il nostro canale Partner, desideriamo ampliare le possibilità di business di produttori di insegne, fornitori di servizi di stampa, centri di stampa offset e aziende serigrafiche che si avvicinano al settore della grafica di grade formato. Grazie a questa soluzione è possibile diversificare l’offerta con nuove applicazioni, su supporti sia rigidi che flessibili, entrando così in nuovi segmenti di mercato con un investimento contenuto. Come ultimo membro della quinta generazione di stampanti Arizona, Arizona 135 GT offre la stessa tecnologia e gli stessi vantaggi dei modelli di medio volume e siamo convinti che riscuoterà lo stesso successo di pubblico dei suoi predecessori”.

IM Group tra i primi 10 fornitori di tecnologie per l’industria chimica 2021

Il gruppo industriale recentemente rinominato IM Group (precedentemente noto come Inkmaker Group) è stato riconosciuto come uno tra primi 10 fornitori di tecnologie per l’industria chimica in Europa nel 2021 secondo il Manufacturing Technology Insights.

Con sede in Italia, IM Group, primario fornitore globale di tecnologie, offre ingegneria di processo totale attraverso i suoi marchi: Inkmaker, Rexson, Vale-tech, Swesa, Teko e Tecnopails. Il Gruppo – particolarmente forte nell’industria di pitture, vernici, rivestimenti, inchiostri, prodotti chimici – progetta e produce macchinari, offrendo altresì studi ingegneristici completi e soluzioni chiavi in ​​mano per: impiantistica personalizzata e progettazione software; erogazione automatizzata ad alta precisione; apparecchiature di processo, dalla movimentazione di materiali sfusi alle linee di riempimento; macchine da negozio (POS) e altri servizi correlati.

“Abbiamo investito in modo significativo nell’evoluzione globale del nostro Gruppo, da sistemi e processi, software e tecnologia, fino al capitale umano e all’acquisizione di diverse società con competenze specifiche. Tutto questo è stato recentemente rivelato dagli organi d’informazione internazionali con lancio del nuovo marchio, da Inkmaker Group a IM Group. Questo riconoscimento, da parte di Manufacturing Technology Insights, è quindi per noi un grande onore e vorremmo ringraziare i giudici per la loro esauriente ricerca per arrivare alla loro decisione”, ha affermato Christophe Rizzo, CEO EMEA/Americas del IM Group.

Diversi fattori di successo hanno attratto Manufacturing Technology Insights verso IM Group, tra cui i sistemi tecnologici e automatizzati del Gruppo. IM Group è rinomata nel settore per il suo primario software a marchio registrato, che è il cervello che governa macchine e installazioni, e per i suoi sistemi, fabbricati in 3 continenti, che garantiscono colori altamente accurati in modo coerente, preciso, istantaneo. Ha sedi operative in 15 paesi, nei 5 continenti.

Foto online, leggere e rapide

Risoluzione e web

Nonostante la connessione a banda larga sia sempre più accessibile, rendere il caricamento di un sito rapido è tra gli obiettivi di qualsiasi professionista del web. Se fino a qualche anno fa lo si faceva anche per ridurre lo spreco dei dati (la maggior parte dei piani dedicati alla connettività prevedevano un uso a consumo) l’avvento delle tariffe flat ha spostato l’attenzione verso la modalità di fruizione dei contenuti.

Una pagina che carica in fretta significa soddisfare rapidamente le richieste dei visitatori, una che carica lentamente allontana l’utente che è sempre più incline a scegliere contenuti subito pronti.

Per migliorare le performance delle pagine web, si può intervenire in diversi modi: tra questi, ridurre il peso delle immagini è sicuramente tra i più rapidi e efficienti.

Comprimere un’immagine non richiede particolari conoscenze tecniche se non una base accademica su risoluzione, dimensioni e formati di utilizzo. Buona parte dei professionisti conosce l’importanza di lavorare sulla dimensione delle immagini prima della loro messa online: il pannello di ridimensionamento di Photoshop (o di software similari) è tra gli strumenti principali per intervenire sul numero di pixel disponibili e ridurre sensibilmente le dimensioni di un elemento raster.

La possibilità di lavorare anche in batch rappresenta uno dei tanti plus che posizionano Photoshop tra le migliori soluzioni per “allegerire” le dimensioni dei file. Tuttavia, nel web esistono diverse alternative, semplici e intuitive anche per chi non conosce a fondo il mondo dei codici e della programmazione.

Riferendoci ai CMS (Content Management System), i plug in sono la scelta più rapida per chi ha esigenze elementari e non troppe risorse da dedicare a questa fase. Guardando al mondo di WordPress, tra i CMS più utilizzati, abbiamo identificato tre plug in.

Resize Image After Upload di ShortPixel

Il nome di questo plug in dice già tutto: Resize Image After Upload interviene su tutte le immagini già presenti nella nostra galleria online, lavorando in bulk seguendo i settaggi impostati nel pratico pannello di controllo. Oltre che a lavorare sui pixel, Resize Image After Upload permette di scegliere un livello di compressione JPEG da 1 a 99, a seconda della qualità desiderata. È possibile attivare o disattivare la compressione forzata sulle jpeg.

Smush – Lazy Load Images, Optimize & Compress Images di WPMU DEV

Con oltre 1 milione di download, Lazy Load Images è tra i plug in per WordPress più apprezzati e completi, già nella versione free. Ha la possibilità di impostare la compressione con o senza perdita di qualità (Lossy o Lossless), stabilire i parametri per la verifica della qualità delle immagini e un utile sistema per segnalare gli elementi particolarmente critici. Non da ultimo, nella versione a pagamento, la possibilità di convertire le immagini nel formato WebP sviluppato da Google.

Imsanity di Exactly WWW

Anche in questo caso, con Imsanity è possibile automatizzare i processi di bulk-resize. Ha delle opzioni dedicate alla conversione dei formati BPM e PNG in JPEG, per una maggiore compressione, e un filtro da 1 a 100 per la “qualità” delle immagini. La particolarità di questo plug in è quella di avere alcuni set preimpostati per stabilire in anticipo le dimensioni che dovranno avere le immagini a seconda del loro utilizzo. Esistono tre categorie principali: una dedicata alle immagini per le pagine e i post, una per i file presenti nella media library e una per tutte gli altri elementi.

Conclusioni

I plug in sono sempre molto utili quando non si vuole lavorare sul codice (personalmente la soluzione che raccomando) o quando, magari, si lavora su un sito già esistente la cui conversione automatica delle dimensioni delle immagini necessità di processi efficienti.

A proposito però di velocità di risposta di un sito non dobbiamo dimenticare che ogni plug in attivo occupa risorse del server che ospita i file: un uso illogico e non giustificato di tanti plug in potrebbe causare rallentamenti ben più evidente che qualche immagine non ottimizzata. Da usare con cura e consapevolezza.

Konica Minolta lancia AccurioPress C7100 Series

Konica Minolta ha presentato la nuova serie AccurioPress C7100: automazione intelligente, migliori opzioni di finitura, qualità elevata, funzioni avanzate in una infrastruttura durevole. Questi sono i vantaggi per i clienti, che possono far crescere la propria attività perché hanno a disposizione macchine che permettono di lavorare meglio.

AccurioPress C7100 è il modello successore dell’apprezzata AccurioPress C6100 e produce 100 pagine al minuto (ppm). Mentre AccurioPress C7090 ha una velocità di 90 ppm. Con l’obiettivo di ottimizzare le prestazioni, offrire prodotti di stampa innovativi e far crescere il business, la serie AccurioPress C7100 dispone di tecnologie all’avanguardia che permettono di realizzare un maggior numero di applicazioni e di produrre più rapidamente.

Qualità elevata
Il nuovo toner Simitri V di Konica Minolta è eco-friendly e progettato per migliorare le prestazioni. Fusione rapida, efficienza energetica e bassa manutenzione sono le sue caratteristiche. I suoi risultati sono un’eccellente qualità di immagine su un’ampia gamma di supporti fino a 400 g/m2. Queste prestazioni, unite a una risoluzione di 3.600 dpi equivalenti x 2.400 dpi, permettono di ottenere risultati eccezionali anche durante i cicli di stampa più lunghi.

Funzioni avanzate
La possibilità di stampare in fronte-retro automatico su banner fino a 900 mm e la flessibilità di poter utilizzare supporti goffrati e testurizzati semplificano l’utilizzo della macchina: anche un solo operatore può gestire i lavori più complessi.

Automazione intelligente
Il sensore Intelligent Media IM-101 rileva immediatamente il tipo di supporto utilizzato e riduce significativamente i tempi di produzione. Allo stesso modo, l’Intelligent Quality Care Unit IQ-501 opzionale assicura in tempo reale l’uniformità della qualità del colore e un registro fronte-retro perfetto su ogni stampa. Non sono necessarie ricalibrazioni o ispezioni durante la fase di produzione e si possono stampare dati variabili comparandoli direttamente ai dati di scansione di IQ-501 grazie alla funzionalità d’ispezione in tempo reale. L’ispezione può rilevare variazioni su testo e immagini con regolazione immediata di registro e colore.

Livello avanzato di finitura
Come per tutti i prodotti AccurioPress, oltre alla produzione di opuscoli, alla pinzatura, alla rilegatura in brossura e con filo metallico, sono disponibili numerose altre funzioni e opzioni di finitura. TU-510 di Konica Minolta, la prima taglierina in linea a livello mondiale, introdotta con successo con la stampante di produzione per alti volumi C14000, è disponibile anche per AccurioPress C7100 Series. TU-510 è un’unità di taglio e cordonatura su quattro lati che permette finiture con margini al vivo per banner, opuscoli e inviti. Inoltre, dispone di un’opzione dedicata per la rifilatura dei biglietti da visita.

Ciclo di vita
Affidabilità significa profitto. Tra le nuove tecnologie del motore di stampa sono stati introdotti un tamburo lubrificato di maggiore durata, doppi fili corona con pulizia automatica, una soluzione ottimizzata per il trasporto carta e un sistema di registro che migliora la compatibilità del supporto e la precisione dell’alimentazione.

AccurioPress C7100 Series è progettata per un ambiente di stampa reattivo in cui l’agilità della produzione è un fattore determinante. Dispone di differenti controller, prodotti da EFI, CREO e dalla stessa Konica Minolta per offrire la soluzione idonea alle esigenze del cliente.

Ottimizzare le aziende e far crescere il business
“Il lancio di AccurioPress C7100 Series rappresenta l’evoluzione dell’apprezzata C6100 Series. Grazie alle innovazioni prese in prestito dai nostri modelli top di gamma siamo riusciti a concentrare tecnologie avanzate in un corpo macchina compatto ma in grado di soddisfare tutti i bisogni del mercato. Negli ultimi 12 mesi abbiamo completamente rinnovato la gamma colore production printing e la C7100 rappresenta un altro traguardo importante nel nostro piano di espansione del portafoglio di offerte” afferma Federico Raviele, product manager di Konica Minolta Business Solutions Italia. “I nuovi modelli possono fare la differenza e dispongono di molte funzioni efficienti e facili da usare. Possono aiutare i clienti a ottimizzare l’azienda e a far crescere il business grazie alla creazione di applicazioni di valore”.

Questo il commento di Edoardo Cotichini, senior manager Professional Print, Konica Minolta Business Solutions Europe: “Lavoriamo in partnership con i nostri clienti per aiutarli a dare nuova linfa vitale alla comunicazione grafica in un mondo in cui l’unica costante è il cambiamento. Noi di Konica Minolta vogliamo dare supporto alla trasformazione delle aziende dei nostri clienti, con strategie mirate in base al loro mercato di riferimento e al settore industriale. Per far ciò è necessario prevedere quali potrebbero essere i futuri sviluppi e trovare insieme la soluzione. Aiutiamo i nostri clienti a rispondere con agilità alle sfide di domani”.

Confindustria, Daniele Barbui eletto presidente di Acimga

Classe 1968, Ceo della milanese ACE Electrostatic, Barbui succede ad Aldo Peretti alla presidenza dell’associazione confindustriale che rappresenta i costruttori italiani di macchine per l’industria grafica, cartotecnica, cartaria, di trasformazione e affini.

È Daniele Barbui il nuovo presidente di Acimga, associazione di Confindustria che rappresenta i costruttori italiani di macchine per l’industria grafica, cartotecnica, cartaria, di trasformazione e affini. L’assemblea dell’associazione, radunatasi quest’oggi in forma virtuale, ha eletto all’unanimità l’amministratore delegato dell’azienda milanese ACE Electrostatic alla guida del consiglio generale in carica per il prossimo quadriennio. A coadiuvare il nuovo presidente, una squadra composta di quattro vice: Giulia Rossini, con delega all’Attività istituzionale in affiancamento alla Presidenza e relazioni con altre associazioni; Matteo Cardinotti, per le Relazioni associative ed istituzionali con i principali costruttori di macchine; Emilio Della Torre, relazioni con la base associativa; Giorgio Petratto, con delega allo sviluppo della collaborazione con ARGI e mondo digitale.
Classe 1968, entrato nel 1994 nell’azienda di famiglia, trasformata in pochi anni da impresa familiare a punto di riferimento globale per i sistemi elettrostatici e gli impianti di depolverazione, Daniele Barbui prende le redini di Acimga al termine di un quadriennio che ha visto crescere la forza della base associativa, grazie anche a una sempre maggiore spinta verso l’internazionalizzazione. Le 82 imprese associate, rappresentative di oltre il 60% del fatturato totale dell’industria italiana delle macchine per la stampa e la cartotecnica e del 70% del fatturato export, attualmente detengono una quota del 10% nei mercati mondiali, dove si posizionano al terzo posto tra i maggiori esportatori, dietro a Germania e Cina. Durante il 2020, segnato dall’emergenza sanitaria, le imprese del settore sono state inserite dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri tra le attività prioritarie e pertanto sono andate in continuità produttiva, chiudendo l’anno con un
fatturato di 2,36 miliardi, in calo del 16,7% rispetto al 2019 (l’industria della meccanica strumentale italiana ha segnato -27% secondo Federmacchine) ed export a 1,45 miliardi, in flessione contenuta al 14,4%. Il primo trimestre del 2021 ha segnato una forte ripartenza: l’indice degli ordini ha registrato un notevole incremento (+89,6%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, favorito dalla crescita sia sui mercati esteri (+96,4%), sia sul mercato interno (+74,8%), mentre il fatturato, con un incremento del + 9,2% rispetto allo stesso periodo del 2020, si è attestato sul valore di 604 milioni di euro.
«L’obiettivo principale è consolidare i risultati ottenuti in termini di associazionismo nel corso degli ultimi anni, spingendo ulteriormente sull’ingresso di nuovi soci e coinvolgendo quelli storici – afferma Daniele Barbui – L’approccio sarà quello di una presidenza operativa, coerente con la nostra estrazione imprenditoriale, che favorirà lo sviluppo delle settorialità di Acimga, attraverso la costituzione dei gruppi Tissue, Nonwoven, Converting e Flexo, a fianco dei già esistenti Rotocalco e Cartone Ondulato, per rappresentare in maniera sempre più concreta le reali esigenze dei nostri associati. Mi impegnerò, inoltre, a promuovere il dialogo anche con tutte le altre associazioni dei settori della stampa, converting e del packaging in generale, attraverso specifiche piattaforme di lavoro create a livello Confindustriale. Sul piano dell’internazionalizzazione, proseguiremo l’esperienza dei roadshow sui mercati mondiali, valorizzando l’associazione e il know-how tecnologico delle nostre aziende. In tal senso, il prossimo grande evento associativo, Future Factory, convegno internazionale che si terrà a Milano il 15-16 settembre con la partecipazione di relatori nazionali e internazionali di elevato calibro e di tutta la community del package
printing, rappresenterà una tappa fondamentale per Print4All 2022, verso un nuovo concetto di “fare fiera”».
Barbui succede ad Aldo Peretti, presidente e CEO del Gruppo UTECO, che ha guidato Acimga nel quadriennio 2017 – 2021. «Ringrazio tutta la squadra con cui in questi anni abbiamo ottenuto importanti risultati – commenta Peretti – Acimga ha operato in particolare per consolidare il proprio ruolo nella filiera di appartenenza, contribuendo alla fondazione (insieme ad Assografici e Assocarta) della Federazione Carta e Grafica, primo e unico esempio di rappresentanza verticale a livello confindustriale, e per valorizzare la presenza delle imprese sui mercati internazionali attraverso eventi innovativi, come la fiera Print4All, lanciata nel 2018. Iniziative che ci hanno permesso di essere tra le sei associazioni (su oltre 200) premiate da Confindustria come Migliore Associazione per crescita nel 2019 e di diventare referente ICE-MAECI per l’Internazionalizzazione della filiera».

Nuovi vertici per Heidelberg Italia

Il management team di Heidelberg Italia: a sinistra Marco Marangoni, territory head, in centro Laura Betelli, Cfo, a destra Mauro Antonini, head of equipment, digital technology&marketing

C’è una nuova organizzazione manageriale in Heidelberg Italia: Marco Marangoni ha assunto dallo scorso maggio il ruolo di territory head, mentre Mauro Antonini è l’head of equipment, digital technology&marketing. Entrambi  i manager fanno anche parte del board, il primo in qualità di presidente, il secondo di vice presidente. Ai vertici della direzione finanziaria, troviamo poi Laura Betelli che, nel nuovo assetto, ricopre la carica di Chief Financial Officer. Un team nuovo per l’obiettivo di sempre: fare sì che Heidelberg Italia continui a essere un riferimento, un’organizzazione basata su una forza vendita responsabile dello sviluppo dei clienti e affiancata da specialisti commerciali e tecnico commerciali, competenti per i vari segmenti di offerta.