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Stampatore, ma anche distributore. Una follia?

In tempi di crisi da Coronavirus, abbiamo ipotizzato una filiera editoriale in cui il ruolo del distributore librario viene assorbito dalla principale figura operativa e produttiva: lo stampatore. Una cosa possibile? Ecco l’esito della conversazione con tre autorevoli rappresentanti del settore.

La crisi del settore editoriale in tempi di emergenza, unita alla riapertura al lumicino delle librerie, ha riacceso un dibattito sulla bassa redditività dei piccoli editori che è tornato alla ribalta in tutta la sua drammaticità. In genere, infatti, più della metà del valore di un libro viene assorbito dalla parte finale della filiera, vale a dire dalla distribuzione e dalla vendita. Una percentuale che pesa anche per il 55-60% sul prezzo di copertina di un titolo.

Aggiungendo anche le spese di gestione e di produzione, all’editore resta quindi una percentuale molto piccola di quel valore, che non permette di fare investimenti importanti e a volte non mantiene nemmeno in vita l’azienda.

Differenze tra piccoli e grandi editori

Già molto prima dell’emergenza, lamentano molti addetti ai lavori, vi era una grossa cesura tra gli editori indipendenti e i grandi editori. Questi ultimi, oltre a controllare tutti gli snodi verticali della filiera e i maggiori marchi editoriali, sono spesso i titolari delle stesse reti di distribuzione.

Il principale tra questi è Gems, il Gruppo editoriale Mauri Spagnol, che è anche proprietario di Messaggerie Libri, una sorta di “asso pigliatutto” della distribuzione libraria. Occorre poi considerare che Messaggerie è anche proprietaria di Arianna+, il gestionale di teleordinazione più diffuso che consente a tutte le librerie del circuito e a tutti gli editori di conoscere il sell-in e il sell-out dei libri giorno per giorno e su tutto il territorio nazionale, nonché di ordinare i lotti di titoli su base periodica. Diciamo quindi che Gems, con Messaggerie e tutte le sue filiazioni, ha il maggior controllo non solo della distribuzione ma anche dei sistemi informativi e gestionali.

Si è quindi creato nel corso dell’ultimo decennio una specie molto particolare di monopolio/ oligopolio che mortifica il business dei piccoli editori, i quali non riescono a emergere perché non posseggono la forza commerciale per entrare nei circuiti maggiori. Per accedervi occorre infatti stampare un numero piuttosto elevato di copie, in modo tale da garantire una certa quota di titoli per tutte le librerie aderenti al circuito distributivo.

Un onere troppo grande per gli “editori indipendenti”, che spesso sono soltanto microimprese. E che quindi rimangono esclusi.

I COSTI REALI DI UN LIBRO

  • tra il 55% e il 62% = i costi di raggiungimento dei punti vendita (distribuzione, promozione, librerie, gestione delle rese);
  • tra il 15% e il 28% = i costi fissi, sommati ai costi redazionali (che riguardano, in buona misura, il costo del lavoro e la fiscalità);
  • 10% = i diritti d’autore;
  • 7% = i costi di carta e stampa;

Alla somma di tali percentuali (che oscilla tra l’87 e il 107%) occorrerebbe poi aggiungere il costo derivante dal ricorso al credito bancario (un 4% circa) e l’eventuale costo di traduzione di un titolo (un altro 8%).

Si arriva così a raggiungere una percentuale oscillante tra il 91 e il 119%.

È ipotizzabile dunque che la parte più consistente del costo (distribuzione, promozione e vendita), che sta a valle della produzione, è in linea teorica anche quella più comprimibile.

Domande per un settore in crisi

Insomma, in un periodo di crisi imprevedibile e mai sperimentato prima, tutte le aziende della filiera editoriale, a partire dai piccoli editori, stanno cercando di adattarsi rapidamente al cambiamento anche attraverso un potentissimo ripensamento delle logiche commerciali e distributive. E proprio in previsione di uno scenario totalmente rinnovato, che costringerà molte aziende ad abbracciare in qualche modo le opportunità offerte dalla digitalizzazione, ci siamo domandati se una filiera così lunga come quella del libro stampato non possa essere ripensata e accorciata. Se non ci siano quindi oggi le opportunità affinché essa possa essere “disintermediata”.

L’emergenza attuale non può infatti che essere di stimolo inducendo gli addetti ai lavori a riflettere con maggior chiarezza sulla lunghezza della filiera ponendosi anche alcune domande.

Ad esempio, la funzione del distributore librario è sempre così necessaria? E potrebbe uno stampatore illuminato riuscire a servire i piccoli editori tramite la spedizione dei libri presso le singole librerie, consentendo loro importanti economie di scala? Garantendo quindi al piccolo editore un costo complessivo assai minore rispetto a quello sostenuto con il distributore tradizionale?

Oppure, possono gli stampatori più avveduti riuscire ad abbracciare le logiche del delivery attuale, con i suoi bassissimi costi di spedizione? Un business su cui si basano ad esempio tutti i player del web to print con i loro potentissimi gestionali logistico-amministrativi?

Abbiamo quindi rivolto queste domande a tre protagonisti della filiera: un piccolo editore, un consulente editoriale e uno stampatore specializzato in libri. Ecco le loro reazioni.

Il parere dell’editore: Quodlibet

Una casa editrice che ha saputo fin dalla nascita adattarsi rapidamente al cambiamento è Quodlibet fondata a Macerata nel 1993 da un gruppo di allievi del filosofo Giorgio Agamben. Caratterizzata inizialmente da un catalogo orientato ai temi della saggistica e della filosofia, si è col tempo aperta alla letteratura, alla critica d’arte e all’architettura, divenendo una protagonista del mercato editoriale più colto e raffinato.

«Noi di Quodlibet siamo considerati medi, ma siamo stati piccoli», afferma Luca Giangrandi, referente commerciale di Quodlibet. «E conosciamo molto bene le logiche che governano questo sistema. Comprendiamo dunque anche la grandissima fatica fatta dalle librerie in questi ultimi anni per restare a galla. Coloro che lavorano bene e che continuano a tenere aperto sono i librai che guardano alla qualità, ai titoli particolari, sono coloro che studiano il catalogo, e che cercano libri che non si trovano dappertutto. La maggior parte delle librerie indipendenti sta andando in questa direzione. Che è impegnativa, perché occorre sempre trovare un buon compromesso tra la vendita di libri più “facili” e l’offerta di quelli di qualità».

«Il quadro generale, prima della crisi sanitaria da Coronavirus, non era disastroso come a volte si vuole fare passare», afferma Giangrandi. «Dipende un po’ dalle caratteristiche e dalle scelte del singolo editore. Il mercato è piuttosto vario, in termini di librerie e servizi, molto meno purtroppo per quel che riguarda la distribuzione».

«Comunque non credo che i piccoli editori abbiano smesso di promuoversi autonomamente. In Quodlibet, ad esempio, cerchiamo di accompagnare il lavoro di promozione degli agenti con una presenza fisica in libreria. Conosciamo di persona molti dei librai e li sentiamo spesso. Il motivo è che per arrivare al libraio, se prima si delegava totalmente alla promozione, oggi è necessario un rapporto umano e personale più ricco e completo rispetto al passato. E secondo me questo è un passo in avanti. Ovviamente non tutte le reti di promozione ti danno questa possibilità, la nostra per fortuna sì. Noi siamo passati a una rete di promozione con meno editori, più “leggera”, e questo ci consente di per avere più visibilità al momento delle prenotazioni. Ma anche di migliorare sensibilmente la comunicazione e di rinsaldare il rapporto fiduciario tra editore, promotore e librai».

«Occorre però sottolineare», dice Giangrandi, «che la filiera si è fatta leggermente più compressa e per alcuni editori non ci sono tante finestre interessanti per far emergere i propri titoli in mezzo a tante novità. Ecco allora che molti piccoli editori si promuovono con incontri diretti con le librerie indipendenti, con le quali ci si sente costantemente per proporre varie iniziative promozionali. E dalle quali, soprattutto, si accettano buoni consigli».

«Ma anche sul versante della vendita lo scenario è un po’ cambiato rispetto al passato», sostiene Giangrandi. «Solitamente una libreria è vincolata al conto aperto con Messaggerie, che fa arrivare i libri attraverso la sua rete di distribuzione. Se si sceglie di non aprire il conto con Messaggerie», spiega Giangrandi, «non si accoglie più il suo promotore e quindi non si ricevono informazioni da parte di certi editori, che sono perlopiù piccoli e indipendenti. Spetta allora a questi editori comunicare e promuovere le proprie novità e il proprio catalogo».

L’opinione del consulente: Lino Apone

«Sono molto scettico rispetto alla possibilità che uno stampatore possa sostituirsi a un vero distributore librario», dice Lino Apone, noto consulente editoriale. «Il sistema è infatti alquanto complesso», sottolinea. «Il distributore si occupa non solo della logistica ma anche della gestione del credito e gestisce anche il recupero dei resi. Si tratta dunque di un insieme di operazioni davvero complicato, che si è consolidato in questo modo nel tempo proprio perché si è dimostrato il metodo migliore», spiega Apone, «per non dire delle operazioni di vendita relative alla promozione dei titoli prima e dopo l’uscita dei libri stessi, che sono spesso curati da organizzazioni terze, che devono quindi lavorare con sistemi certi di acquisizione/gestione degli ordini, non improvvisabili».

«Sono stati tanti, in passato, i tentativi di bypassare la distribuzione libraria, e sono tutti naufragati malamente. Ed è proprio l’evoluzione del sistema ad aver generato lo scenario attuale. È dunque irrealistico pensare di modificarlo introducendo il semplice ingrediente dell’innovazione digitale e dei bassi costi di delivery. Dico “irrealistico” perché il sistema non sarebbe sufficientemente sostenuto dai valori economici in gioco».

«Quello della distribuzione è un costo variabile ma non eludibile», puntualizza il consulente editoriale. «I costi di accesso al sistema della distribuzione in libreria sono oneri fissi sui quali gli editori possono fare solo, e nemmeno sempre, piccolissime limature. Pensiamo soltanto alla complicazione dei resi, dei riordini e della loro rendicontazione economica. Un problema enorme che non è sostenibile da nessun attore della filiera che non faccia già il mestiere di distributore. Altro discorso può essere fatto per la distribuzione diretta dall’editore ai propri consumatori finali (privati o business)».

«Il rischio è quindi quello di avere un’idea strabica di questo settore», conclude Apone. «Se uno stampatore dovesse svolgere in maniera autonoma cioè con i propri mezzi il lavoro di promozione e distribuzione in libreria, sarebbe costretto a far pagare agli editori questo servizio molto di più di quanto avvenga oggi con la distribuzione tradizionale».

Parla lo stampatore: Geca Industrie Grafiche

«Capiamo che ci sia un’insoddisfazione e quindi un terreno su cui qualche attore potrebbe inserirsi per introdurre un modello alternativo a quello attuale. Ma quest’attore ancora non esiste», dice Luigi Bechini, marketing manager di Geca Industrie Grafiche.

«Credo che il primo problema sia quello della massa critica. I costi di gestione di un’attività distributiva si spalmano sulla spedizione contemporanea di tanti lotti di libri diversi che si spostano sullo stesso vettore. Occorre infatti considerare che un distributore non invia a ogni singola libreria i titoli di un solo editore, ma quelli di 20, 30, 40 editori alla volta. In parole povere, un distributore fa questo mestiere proprio perché, servendo numerosi editori, i suoi costi si diluiscono su tanti clienti», sottolinea Bechini.

«Noi non avremmo mai numeri così alti. Attualmente stampiamo per circa 250 editori medio-piccoli che però non hanno tutti una continuità settimanale di uscita. Ogni settimana produciamo novità, ma non per il 100% gli editori. Quindi, anche riuscendo a ottenere tariffe vantaggiose da parte degli spedizionieri e adottando contemporaneamente un sistema efficiente della gestione del flusso informatico, non riusciremmo a raggiungere l’efficienza di un vero distributore librario».

«In linea teorica un grande attore del settore della stampa industriale potrebbe strutturare al proprio interno un flusso gestionale di stampa e spedizione diretta dei libri alle singole librerie. Un nuovo servizio che parte da un nocciolo duro di clienti e che mano a mano cresce, rendendo sempre più efficiente e sostenibile economicamente il servizio stesso».

«Ma anche avendo una buona massa critica», conclude Bechini, «c’è il grosso problema della gestione del credito. Le librerie ordinano infatti i libri dal distributore in conto deposito. Quindi chiunque si occupi delle librerie si deve prendere carico anche dei resi. E qui la cosa si complica dal punto di vista gestionale e anche finanziario. Il reso significa che la libreria restituisce l’invenduto con una frequenza definita (settimane o mesi) e il distributore compensa con l’editore la differenza economica tra i libri distribuiti e quelli resi. Ebbene questo è un aspetto che, per come è strutturata oggi la distribuzione e la vendita nelle librerie, complica molto la faccenda. E rende molto problematico l’ingresso di un nuovo attore in grado di accorciare la filiera e generare così una maggiore disintermediazione libraria».

«Chi riuscisse a farlo», dice Bechini, «dovrebbe concentrarsi soprattutto sulla gestione del credito e sugli aspetti logistici e amministrativi legati alle rese, quindi creare importanti sistemi informativi, con governo dei flussi in entrata e uscita. Dovrebbe quindi avere molte risorse da investire in un’infrastruttura informatico-gestionale di un certo livello di complessità. E questa struttura dovrebbe comunque essere pagata in qualche modo, quindi i costi di distribuzione resterebbero in ogni caso rilevanti».

LA RICETTA DI GECA INDUSTRIE GRAFICHE           

Come intercettare le esigenze degli editori indipendenti e crescere felici.

Tra gli ingredienti vincenti dell’offerta di Geca Industrie Grafiche c’è senz’altro l’attenzione verso i piccoli e medi editori indipendenti e alle loro esigenze più tipiche, cioè le piccole tirature e la rapidità di esecuzione della commessa. Una focalizzazione che ha portato l’azienda a creare un sistema dedicato alle realtà editoriali indipendenti e che è composto da più elementi, legati tra loro non soltanto dall’efficienza produttiva.

«Circa sette anni fa abbiamo deciso di focalizzare lo sviluppo di Geca sui piccoli e medi editori, attraverso piattaforma online dedicata e una verticalizzazione dei processi produttivi. Dall’anno scorso abbiamo fatto un ulteriore passo, implementato un sistema produttivo che prima era accessibile nei fatti soltanto ai grandi editori», racconta Luigi Bechini, marketing manager dell’azienda. «Il centro nevralgico del sistema è l’impianto di stampa rotativa digitale Kodak Prosper 1000, che è molto veloce e offre un costo unitario basso fin dalla più piccola tiratura. Con questo sistema siamo in grado di fornire dalle 50 alle 3.000 copie nel giro di 5 giorni a un prezzo molto competitivo. E a volte ci riusciamo anche prima», sottolinea Bechini. «Le tempistiche che garantiamo sono infatti comprese in una forbice di tempo tra i 3 e i 6 giorni».

«Oltre alle performance numeriche c’è però anche una forte attenzione all’aspetto del “servizio”», continua il marketing manager. «Tutti i grandi stampatori hanno soluzioni simili alla nostra, ma per i piccoli editori c’è spesso poca garanzia in termini di servizio, dal momento che le commesse dei grandi editori solitamente hanno la precedenza sulle brevi tirature. In questo modo, capita spesso che i piccoli editori si vedono magari consegnare la produzione in tempi piuttosto lunghi».

«Abbiamo allora progettato una piattaforma nuova, Rotobook.it, dedicata solo agli editori di libri tascabili in BN, quindi focalizzandoci su un’offerta molto verticale. Abbiamo quindi strutturato un ciclo di produzione basato su tecnologia inkjet a bobina con una produttività molto elevata, pari a quella di 3 macchine offset. La Kodak Prosper 1000 ha una bobina piuttosto larga e permette una resa altissima sui libri tascabili. Inoltre la velocità molto elevata, unita alla linea di finishing Hunkeler Book Block Solution ci permette di erogare un livello di servizio estremamente elevato.

È soprattutto la linea Hunkeler che ci ha consentito di incrementare notevolmente la produzione, dal momento che prende la bobina stampata e la trasforma in forma libro in un unico passaggio e impiegando un solo operatore. Una cosa che, nella stampa tradizionale a foglio, si fa con tre impianti diversi, con 5 o 6 operatori e tempi irrimediabilmente più lunghi. Questo è il motivo, in sostanza, per cui il prezzo unitario del libro è così basso e competitivo».

«Con Rotobook un editore risparmia fino al 30 al 40%, con le tirature che vanno per la maggiore. Inoltre», conclude Bechini, «sulla nostra piattaforma rotobook.it, quando l’editore imposta il proprio preventivo, rendiamo visibile il margine di risparmio rispetto alle altre tecnologie. Ciò permette all’editore di capire subito, in fase d’ordine, oltre quale soglia convenga utilizzare il sistema rotativa inkjet, oppure passare all’offset o, ancora, stare sulla tradizionale stampa digitale a foglio».

«Questo tipo di servizio consente così agli editori un’estrema flessibilità e una grande tranquillità nella scelta della prima tiratura, per fare magari dei test di vendita per poi partire in un secondo momento con tirature più impegnative. Il vantaggio per loro è duplice: da un lato non prendono troppi rischi dal punto di vista dell’investimento di stampa, dall’altro realizzano solamente il numero giusto di copie di cui necessitano, eliminando così gli onerosi costi di magazzino e di gestione delle rese. E quando il libro ha successo, la ristampa è realizzabile in pochissimi giorni e arriva in libreria in tempi ridottissimi. E queste sono piccole economie che alla fine fanno la differenza».

 

 

Compunet Cards sceglie la stampa UV di Heidelberg

L’azienda siciliana ha investito in una nuova Speedmaster XL 106-7+LX3 dotata di tutta l’accessoristica di ultima generazione, fra cui il controllo spettrofotometrico Axis Control, l’interfaccia operatore Wallscreen e il modulo Intellistart di Prinect, per un cambio intelligente e dinamico dei lavori di stampa.

Una scelta, quella di Compunet Cards, che arriva a soli dodici mesi di distanza dall’installazione di una Speedmaster XL 75 a 5 colori UV, realizzata in occasione del trasferimento nell’attuale sede in provincia di Catania.

L’azienda siciliana, fondata nel 2003 da Filippo Longo, è partita con un forte focus sulle card telefoniche, che venivano realizzate con tecnologia offset UV su svariati supporti plastici (PVC, polistirolo, ABS). Con il tramonto di questo mercato, Compunet Cards ha saputo riciclarsi estendendo la propria produzione a tutte le tipologie di tessere plastiche – dalle fidelity alle gift card fino a quelle contenenti componenti RFID) – e spostando la propria attenzione al mercato internazionale. Oggi, Compunet Cards realizza con l’export il 90’% del proprio fatturato, con volumi di vendita superiori a 10 milioni di euro annui e un organico di circa un centinaio di dipendenti. Annovera clienti di importanza internazionale in Paesi quali Stati Uniti, Francia, Inghilterra, Spagna, Paesi Bassi e stati scandinavi.

Con il crescere del volume di affari, Compunet Cards ha cambiato sede, costruendo uno stabilimento altamente tecnologico in termini di illuminazione, energia utilizzata, trattamento dell’aria e basso impatto ambientale, con particolare attenzione al benessere delle risorse lavorative. Nel 2020 ha in progetto l’avvio della costruzione di un secondo stabilimento, vicino al primo, per un’ulteriore superficie produttiva di 8.000 mq.

Fra i propri punti di forza, Compunet Cards annovera l’alto livello di competenza in R&D e innovazione, nonché la qualità della propria produzione. Risultati resi possibili non solo dall’attenta scelta dei fornitori, ma anche dallo sviluppo con ciascuno di essi di rapporti di collaborazione costanti.

“Parlando di eccellenze nella stampa di supporti speciali, di processo di crescita e di ammodernamento tecnologico, non poteva mancare Heidelberg nel panel dei partners di Compunet Cards”, dichiara Mauro Antonini, head of equipment & digital technology di Heidelberg Italia. “L’azienda siciliana rappresenta a oggi una testimonianza concreta di alta professionalità nel panorama europeo, all’interno di una partnership eccellente di cui Heidelberg Italia è estremamente orgogliosa”.

T-Shirt Factory, garment on demand

T-Shirt Factory è la nuova realtà 100% italiana che porta i plus della stampa digitale diretta su tessuto nel mondo della personalizzazione, grazie alle esclusive piattaforme Teetaly e Teetaly Pro. Un’idea nata poco più di un anno fa dall’intuizione di Vincenzo Cirimele, già CEO di PressUP, tech company nei servizi di stampa on line, e della moglie Maria Stella Adario. “Analizzando il mondo della gadgettistica personalizzata, ci siamo resi conto che nel mercato del fashion, così importante in Italia, non esisteva ancora una produzione customizzata just-in-time per il garment on demand”, spiega Cirimele. “Abbiamo quindi deciso di creare una factory tutta italiana che potesse soddisfare efficacemente questa domanda con l’obiettivo di personalizzare decine di migliaia di pezzi al giorno con un orientamento fashion-like”. Da qui la scelta di dotarsi di tecnologie di ultima generazione firmate Kornit Digital. Due i sistemi già installati, utilizzati rispettivamente per la stampa su fibre naturali, come il cotone, e, per la prima volta, anche sul poliestere, utilizzato per i capi sportivi, mantenendo intatte le originarie caratteristiche del tessuto. Un processo in grado di garantire risultati ad altissima definizione con qualità fotorealistica e resistenza ai lavaggi. Inoltre, queste tecnologie sono eco-friendly, grazie all’uso di inchiostri atossici 100%, biodegradabili e al processo produttivo senza sprechi d’acqua.

Il cuore del progetto è Teetaly, la piattaforma on line che offre diversi servizi a differenti cluster di utenti. Da una parte, il target consumer a cui si rivolge l’esclusivo configuratore che permette di personalizzare anche il singolo capo. Dall’altra, l’utenza business che comprende retailer, agenzie di marketing e comunicazione, produttori di tessile e aziende del fast fashion a cui Teetaly Pro permette di brandizzare abbigliamento e gadget promozionali senza porre limiti a ordinativi, creatività e qualità di stampa. A questo target, T-Shirt Factory offre un servizio industriale, che va dalla stampa alla gestione del magazzino, fino al delivery in tutto il mondo. Inoltre, Teetaly Pro mette a disposizione dell’utenza business una piattaforma già pronta all’uso, da personalizzare con la propria immagine aziendale per la vendita online delle proprie collezioni o gadgettistica. Disponibile sia white label sia integrabile in qualsiasi sito e-commerce, consente a retailer, aziende del fashion, designer ma anche influencer e giovani artisti di disporre di un proprio e-shop dove vendere prodotti personalizzati senza dover sostenere oneri organizzativi, produttivi, logistici e di stoccaggio.

Una nuova opportunità che si rivolge non solo a realtà strutturate, ma anche a brand emergenti come “La Dittatura dell’Amore”, realtà informale che vive su Facebook e Instagram, fondata da tre giovani designer: Giorgia Losi, Denise De Lucia e Mila Albano. Un progetto estremamente ambizioso, con grandi obiettivi per il futuro in campo sociale e di difesa dei diritti universali, che proprio grazie a Teetaly Pro, ha potuto dare alla luce, in soli 10 giorni, la sua prima iniziativa durante il lockdown per l’emergenza sanitaria. Si tratta di #QuaranTshirt: 40 modelli di T-shirt (ma anche felpe, shopper e mug) estremamente creative, personalizzate con frasi che sdrammatizzano la quarantena con ironia, ispirandosi ai tormentoni social di queste settimane. “Sei bell* come la fine della quarantena”, “Patti chiari e un metro di distanza”, “50 sfumature di decreto”, sono solo alcune delle personalizzazioni più richieste su https://quarantshirt.teetaly.app/. I proventi dell’iniziativa, al netto dei costi di produzione e spedizione, vengono devoluti settimanalmente alla Croce Rossa Italiana. “Solo pochi giorni fa io, Mila e Denise abbiamo creato La Dittatura, sognando di inaugurare, come primo progetto, una collezione di magliette a scopo benefico, ma non pensavamo che la nostra idea si sarebbe potuta concretizzare con tale rapidità”, spiega Giorgia Losi. “Grazie a Teetaly invece abbiamo già registrato diverse vendite, potendo quindi già effettuare le prime donazioni”.

 

Primo webinar Acimga, un successo internazionale

Il webinar organizzato da Acimga il 28 aprile è stata un’ottima occasione per argomentare alcune “pillole” inerenti ai punti di forza della stampa rotocalco, il total cost of ownership e la sostenibilità di un’impresa. L’evento on line, in lingua italiana e inglese, condotto e moderato da Matteo Bordone (giornalista e speaker radiofonico) ha permesso a un pubblico internazionale di prendere atto del know how italiano sulla stampa rotocalco. Collegate in streaming oltre 560 presenze, interessate ad ascoltare i relatori sulle esperienze che il Gruppo Italiano Rotocalco ha intrapreso, ben descritte dal primo relatore Gianmatteo Maggioni, responsabile del gruppo. Maggioni ha presentato il manuale sulla rotocalco dal titolo “Rotocalco: conoscerla per meglio apprezzarla”, l’agenda dei corsi di formazione che coinvolgono tutti i comparti; prestampa, incisione, stampa, colorimetria, controllo qualità, ecc., nonché la presenza italiana presso l’ISO (International Organization for Standardization)

Un lavoro che ha coinvolto e coinvolgerà molti tecnici e professionisti esperti dei vari comparti. Rotocalco presente sul mercato da tantissimi decenni, ma da alcuni anni non è sempre stata sostenuta, forse anche a causa delle consolidate aree di mercato presidiate che si sono ridotte nel tempo per la crescita della flessografia e del digitale, che non solo ha rosicchiato i fatturati, ma ha anche disorientando gli addetti ai lavori. Una necessità fortunatamente percepita da Acimga, che ha pianificato una serie di attività per sostenere e meglio far conoscere questa eccellenza italiana che saranno riprese e approfondite il 23 ottobre a Firenze in occasione del Roto4All. Andrea Briganti, direttore di Acimga, ha ricordato il ruolo dell’Associazione che è una attenta promotrice di tutte le tecnologie di stampa presenti sul mercato. Ha evidenziato che l’Italia è oggi tra le prime tre nazioni produttrici al mondo della tecnologia rotocalco assieme a Cina e Germania, con un fatturato di circa 60 milioni di dollari nell’anno 2019.

Enzo Baglieri, si è focalizzato sul Total Cost of Ownership. Uno strumento nato per capire quale è il reale costo di una tecnologia rotocalco, non basandosi solo sul prezzo di acquisto che può essere molto elevato, scoraggiando l’investimento. Si deve tenere presente che se per esempio il costo è di circa tre milioni di euro, questa tecnologia ha un ciclo di vita di almeno vent’anni, di conseguenza il costo reale si deve spalmare nell’arco che intercorre tra la data di acquisto e il suo fine vita. Elisabetta Bottazzoli, ha illustrato alcuni standard del Global Reporting Initiative (GRI), utili per misurare la sostenibilità di un’impresa identificando gli aspetti della propria attività e gli impatti più significativi sugli stakeholder. Al termine dei lavori il direttore di Acimga Andrea Briganti ha espresso a nome del Gruppo, la sua soddisfazione sia per il numero dei partecipanti, come per la notevole presenza estera che ha fatto capire alle aziende italiane quanto sono considerate e apprezzate. Questo webinar conferma che l’Associazione deve continuare a valorizzare e far conoscere sempre più e meglio la rotocalco alla clientela nazionale e straniera a vantaggio di tutte le aziende della filiera, annoverando i punti di forza che sono un grande vantaggio sui competitor.

 

Assocarta, l’industria cartaria italiana per ripartire insieme

Assocarta e tutte le cartiere italiane hanno consegnato il 4 maggio, alla “piazza virtuale”, un video messaggio dal titolo “L’industria cartaria italiana per ripartire insieme” per la Fase 2 dell’emergenza sanitaria.

La #gentedellacarta e le cartiere, attività essenziali nella prima fase dell’emergenza, oggi – più che mai – sono al fianco dei cittadini e delle imprese per contribuire alla loro #salute, #benessere e #ripartenza.

Come sempre con la produzione di carte igienico sanitarie, carte per usi speciali e medicali, imballaggi per alimenti e medicinali, oltre che per la cultura e l’informazione. Ma anche con alcune innovazioni come carte per mascherine chirurgiche.

Un settore che contribuisce alla salute e al benessere dell’Italia e dell’Europa, come bene è stato evidenziato in queste settimane di emergenza e che è costituito da molti siti industriali che sono parte di territori e comunità.

La carta in queste settimane, ormai mesi, c’è sempre stata e ora è pronta per la ripresa, nelle sue diverse articolazioni e come #Ecosistema complessivo.

Un video messaggio che vi invitiamo a guardare che testimonia la vicinanza di Assocarta a cittadini, comunità e imprese per ripartire insieme.

Print4All Conference, Future Factory in streaming

In altra data e con altri mezzi, Future Factory ci sarà, e permetterà alla filiera del printing, del converting e del packaging di incontrarsi e confrontarsi sugli scenari futuri.
Preceduta da un webinar di presentazione in anteprima il 18 maggio, la Print4All
Conference 2020 – Future Factory aprirà i suoi battenti, ora virtuali, il 24 giugno a
partire dalle 11:00 in streaming, dando il via con i suoi protagonisti a quel momento di
confronto sull’innovazione, l’industria 4.0 e la sostenibilità.
Come sempre, l’appuntamento si svolgerà in italiano e in inglese, aprendo l’evento a
una dimensione globale e coinvolgendo non solo la community internazionale del
printing e del packaging, ma anche la stampa di settore italiana ed estera.

Print4All Conference è organizzata da Acimga (Associazione Costruttori Italiani di
Macchine per l’Industria Grafica, Cartotecnica, Cartaria, di Trasformazione e Affini), in
collaborazione con Argi (Associazione Nazionale Fornitori dell’Industria Grafica) e con
il supporto di ITA (Italian Trade Agency).
Per saperne di più visita il sito https://conference.print4all.it/

Conai, nuovo bando per l’Ecodesign degli imballaggi

Anche quest’anno Conai promuove la sostenibilità ambientale con la nuova edizione del “Bando Conai per l’Ecodesign degli imballaggi nell’economia circolare – edizione 2020” a premiare le soluzioni di packaging più innovative e ecosostenibili immesse sul mercato nel biennio 2018-2019.

Fino al 29 maggio 2020 potranno partecipare al bando le aziende che hanno investito nel biennio 2018-2019 in attività di prevenzione rivolte alla sostenibilità ambientale dei propri imballaggi, agendo su almeno una delle seguenti leve: riutilizzo, facilitazione delle attività di riciclo, risparmio di materia prima, utilizzo di materie provenienti da riciclo, ottimizzazione della logistica, semplificazione del sistema di imballo e ottimizzazione dei processi produttivi.

Uniti nell’emergenza, il supporto costante di Assografici

Costante e vicina la presenza di Assografici alle imprese del settore durante l’emergenza sanitaria legata al Coronavirus. Sin dalle prime fasi dell’emergenza Covid-19 e con il perdurare della situazione di crisi e di forte incertezza per tutte le aziende del
settore grafico, cartotecnico e trasformatore, Assografici – Associazione nazionale italiana delle imprese grafiche, cartotecniche e trasformatrici – si è da subito attivata per fornire un sostegno a tutte le aziende che fanno parte del settore, attraverso l’implementazione di differenti ambiti di supporto alle imprese.

È stata costituita un’apposita task force interna ad Assografici, in costante contatto con le diverse aree di Confindustria, al fine di fornire supporto alle aziende associate circa gli aspetti critici relativi alla gestione e allo svolgimento delle attività produttive, attraverso
servizi di consulenza e assistenza mirata alle imprese (problemi giuridico legali, di natura di sindacale e contrattualistica, immissione in consumo dei prodotti e food contact, economia credito e finanza, gestione del personale, proprietà intellettuale).

È stata implementata sul sito web di Assografici una sezione dedicata “EMERGENZA CORONAVIRUS”, con aggiornamenti sul piano normativo, fiscale, sindacale e dell’attività di lobbying svolta dall’’Associazione a favore di tutte le aziende del settore. La sezione è costantemente aggiornata con le sintesi dei principali provvedimenti adottati dal Governo e ospita le news utili alle imprese per fronteggiare lo stato di crisi sotto il profilo economico,
finanziario e creditizio, dei trasporti, della sicurezza sul lavoro e della gestione del personale.

È stato potenziato il networking esistente attraverso Federazione Carta e Grafica, di cui Assografici fa parte ed è socio fondatore, con le associazioni confederate della filiera della carta, della stampa e della trasformazione, tra cui Assocarta (che rappresenta
l’industria cartaria), Acimga (in rappresentanza di costruttori di macchinari per l’industria grafica, del packaging e del converting) e Comieco (Consorzio Nazionale Recupero e Riciclo Imballaggi a base Cellulosica). Sono state altresì rafforzate la condivisione delle attività di sostegno e di lobbying per tutta la filiera.

Sono state intensificate le attività di lobbying, sulle istituzioni governative nazionali, grazie al supporto di Confindustria e, a livello europeo, tramite le Associazioni internazionali di cui fa parte Assografici: direttamente, a tutela degli interessi dei settori grafico e cartotecnico (con Intergraf e CITPA) e attraverso i gruppi di specializzazione, per le criticità delle singole categorie di prodotto (con ECMA – astucci pieghevoli, FEFCO – cartone ondulato, FINAT – etichette autoadesive, FPE – imballaggio flessibile, FTA Europe – stampa flexo, EUROSAC – sacchi a grande capacità). Le azioni attivate hanno portato allo sblocco di criticità circa reperimento di materie prime, restrizioni doganali e libera circolazione delle merci.

Sono state inviate con regolarità informative a supporto delle aziende per il reperimento dei dispositivi di protezione individuali (DPI) e per la riconversione produttiva, grazie anche al costante contatto con Confindustria e alla segnalazione di iniziative emerse all’interno del nostro settore.

È stata avviata attraverso i mezzi di comunicazione di Assografici (circolari, sito, newsletter) una costante attività di segnalazione di eventi e webinar dedicati al sostegno alle imprese nelle fasi emergenziali, in merito a differenti ambiti di interesse (dai webinar di ICE con focus sull’internazionalizzazione, alla promozione di eventi online dedicati a specifici settori della stampa, fino alla condivisione e organizzazione di webinar in materia di accesso al credito e orientamento delle imprese a fronte del recente DL liquidità).

È stata avviata un’indagine (condotta ogni 15 giorni) per l’analisi dell’impatto economico del COVID-19 sulle aziende grafiche e cartotecniche (i risultati sono distribuiti ai partecipanti in forma aggregata e anonima). I dati rilevati consentono di individuare
tempestivamente le aree di maggiore criticità e di supportare le
attività di lobby.

L’Associazione è oggi più che mai vicina ai propri associati ed è costantemente impegnata a monitorare gli sviluppi della situazione emergenziale per assistere al meglio le imprese del
settore. Assografici, nel rispetto delle disposizioni governative che hanno imposto la sospensione temporanea delle attività in sede, è sempre e comunque operativa per i normali servizi associativi e per il supporto alle imprese associate attraverso gli indirizzi e-mail e telefonici segnalati sul proprio sito web.

Macchine da stampa e packaging: fatturato stimato in calo del 20-25% nel 2020

Il fatturato dei produttori italiani di macchine per la stampa, il packaging e il converting
diminuirà nel 2020 del 20-25%. La stima è stata fatta da Acimga, l’associazione confindustriale del settore. Sempre nel 2020, prevede Acimga, ci sarà una riduzione del commercio mondiale per il comparto, ma l’Italia manterrà la sua quota di mercato, confermandosi il secondo esportatore di queste tecnologie.
Uno scenario negativo, simile a quello del resto della meccanica strumentale che prevede un calo di fatturato del 27% nell’anno in corso, con punte di circa il 40 % in alcuni comparti. La performance delle macchine per la stampa e il packaging risulta quindi, in linea con il resto del comparto macchine, anche se il settore ha uno dei suoi codici Ateco (28.95.00) tra quelli ritenuti essenziali dal Governo, in quanto fornitori della filiera del food e del pharma, permettendo così a molte aziende di continuare a operare, così come di avere i codici Ateco dei clienti tra quelli considerati essenziali (17 e 18).
Come sta vivendo il settore l’epidemia
Grazie a una survey bisettimale, Acimga sta monitorando gli effetti del Coronavirus sul
comparto. Dalle risposte dei soci, emerge che circa il 77% delle aziende sta continuando a
lavorare o perché inclusa nei codici Ateco ritenuti essenziali, o perché fornitrice di queste
imprese. Tuttavia, circa 2 aziende su 3 tra quelle aperte, hanno visto ridotta in modo
consistente la propria produttività, anche per la limitata operatività con l’estero (il settore
ottiene il 60% del fatturato dall’export). Ridotta produttività che ha portato circa 6 aziende
rispondenti su 10 a far ricorso a misure come la cassa integrazione.
“L’aver visto uno dei nostri due codici Ateco inserito nella lista dei servizi essenziali – dichiara il presidente di Acimga Aldo Peretti – è stato un grande riconoscimento, ma soprattutto il frutto di un intenso lavoro di lobbying. L’associazione però non si è fermata a questo. Abbiamo subito attivato un servizio di Help Desk, essenziale per districarsi nella massa di informazioni, a volte non lineari, che arrivano alle aziende. Adesso stiamo lanciando una campagna adv per sostenere il settore in Italia e all’estero, e aiutarlo nella ripartenza. Un servizio non solo di comunicazione, ma di sensibilizzazione degli stakeholder, sia istituzionali che di mercato, per far capire che l’Italia non si è fermata ed è pronta a offrire le sue soluzioni tecnologiche, come sempre. Alle istituzioni chiediamo linearità, coordinamento e visione per la ripartenza. Per noi la sicurezza è essenziale e non sono mancati esempi positivi di welfare aziendale in questo momento, come l’attivazione di assicurazioni contro il Covid-19 per il personale. Ma adesso bisogna ripartire tutti in sicurezza, rimuovere i limiti alle aziende che sono rimaste chiuse e non perdere quote di mercato con i nostri competitor esteri”.

Durst, mascherine protettive nel centro demo di Bressanone

Durst ha attivato la produzione di “mascherine di comunità” all’interno del centro demo allestito presso la sede centrale di Bressanone. Le mascherine saranno inizialmente destinate ai dipendenti del Gruppo e della consociata Alupress. Successivamente, Durst intende mettere la propria capacità produttiva a disposizione anche di aziende terze. Allo stesso modo, il know-how relativo alla fabbricazione delle “mascherine di comunità” sarà condiviso in open source attraverso le filiali locali con i fornitori di servizi di stampa di tutto il mondo che ne faranno richiesta.

“A inizio aprile le nostre tecnologie di stampa per l’industria delle etichette e del packaging sono state classificate come essenziali e siamo stati quindi in grado di riprendere parzialmente la produzione”, afferma Christoph Gamper, CEO e comproprietario di Durst Group. “Proprio in seguito a questo via libera, abbiamo deciso di destinare i sistemi di stampa e lavorazione dei tessuti installati nel Centro Demo di Bressanone per i test con i clienti, alla realizzazione di mascherine di comunità. In linea con la nostra strategia ‘from pixel-to-output’, la produzione è interamente digitalizzata e automatizzata, grazie al nostro ecosistema di software”. Attraverso la piattaforma e-commerce proprietaria, con un editor appositamente programmato, le mascherine Durst possono essere personalizzate con grafica, immagini, testi. Una volta definito il progetto, il software di workflow invia direttamente il file alla stampante e successivamente al sistema di taglio per la finitura. “L’annuncio della nostra iniziativa sui social media ha generato grande interesse e molti service di stampa di tutto il mondo stanno già adattando il nostro progetto, e quindi la tecnologia Durst, per la produzione personalizzata di mascherine”, prosegue Gamper.

Le “mascherine di comunità” prodotte da Durst sono dotate di una membrana caratterizzata da un’elevata efficienza di filtraggio e, al tempo stesso, da un’ottima permeabilità all’aria. Inoltre, la struttura a 3 strati in pile di poliestere le rende comode da indossare e facilmente lavabili. La membrana filtrante estraibile può essere disinfettata con alcol e riutilizzata.

Durst vanta una pluriennale esperienza nello sviluppo di sistemi di filtraggio, che svolgono un’indispensabile “funzione di pulizia” nelle stampanti, dove vengono utilizzati per bloccare le microparticelle nei sistemi di alimentazione dell’inchiostro, prevenendo l’intasamento delle testine. Sulla base di questo know-how, la membrana filtrante scelta da Durst Development per la messa a punto delle proprie mascherine è stata sottoposta a rigorosi test di efficacia nei laboratori interni. I risultati ottenuti sono ora in fase di certificazione presso un istituto indipendente.

Il VergissMeinNicht la cooperativa sociale di Brunico che offre occupazione a giovani lavoratori transfrontalieri e a persone con disabilità, sta collaborando con Durst per la lavorazione e il montaggio delle mascherine, che vengono cucite e rifinite in un ambiente protetto. Durst, inoltre, riserva particolare attenzione anche alla sostenibilità dell’imballaggio. Le mascherine Durst possono essere richieste da clienti finali residenti in Alto Adige tramite l’azienda Kunst & Dünger Solutions e sono personalizzabili fino a una tiratura massima di 300 pezzi.

Durst sottolinea esplicitamente che le mascherine prodotte presso il Centro Demo di Bressanone non sono da considerarsi un dispositivo di protezione ai sensi della VO (E) 2016/425 o un dispositivo medico ai sensi della direttiva 93/42 / CEE.