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InDesign CS6: Layout fluido e alternativo


Dalla stampa ai dispositivi multimediali fino alla pubblicazione online: ora è possibile ottimizzare i tempi, adottando un metodo di lavoro efficiente, semplice e veloce, che consente di poter gestire layout differenti in base all’output di destinazione.

Una delle principali novità di InDesign CS6 è il layout alternativo, uno strumento che ci permette di specificare dimensioni di pagina differenti all’interno dello stesso documento. Questo offre la possibilità di creare e gestire un layout di dimensioni o orientamento differente in base all’output, sia tradizionale che digitale, fruibile da dispositivi come iPad e tablet Android.

Il layout alternativo

Prima di tutto creiamo un nuovo documento dal menù «File > Nuovo > Documento…» o attraverso la shortcut «Ctrl+N». Dalla finestra che si apre andremo a inserire, oltre alle caratteristiche che dovrà avere il documento, l’Intento, ovvero la tipologia di documento che vogliamo sviluppare, scegliendo tra Stampa, Web o Pubblicazione digitale.

Nel caso di una pubblicazione digitale ricordiamoci di togliere la spunta a Pagine affiancate e di lasciare un margine superiore e inferiore di almeno 48 px, sezioni in cui non dovrà essere inserita alcuna interazione, dal momento che durante la visualizzazione su iPad e Tablet saranno occupate dalla barra di navigazione sopra e dalla barra di scorrimento sotto.

Per creare un layout alternativo selezioniamo dal menù la voce «Layout > Crea layout alternativo» oppure dal menù del pannello «Pagine», «Crea layout alternativo»

img_LayoutAlternativo
Pannello «Crea layout alternativo», raggiungibile da «Layout > Crea layout alternativo» oppure dal pannello «Pagine», scegliendo la voce «Crea layout alternativo»

Dal pannello che si apre andremo a specificare il layout sorgente da cui prendere il contenuto, le dimensioni della pagina e l’orientamento. Nelle Opzioni andremo a specificare quale regola deve seguire il layout alternativo. L’opzione «Collega brani» ci consente di collegare gli oggetti a quelli originali, in modo da gestire più facilmente eventuali modifiche o aggiornamenti; l’opzione «Copia stili di testo in un nuovo gruppo di stili», copia gli stili esistenti nel documento inserendoli in un nuovo gruppo, potendo così modificare gli stili su un singolo layout; infine, attivando l’opzione «Ridisposizione testo avanzata», potremo rimuovere eventuali «fine riga forzati» e altre modifiche di stile locali.

Una volta creato il layout alternativo, nel pannello «Pagine» verrà aggiunta una nuova pagina mastro e il layout alternativo creato con dimensioni e orientamento diversi rispetto al layout originale.

Regole di layout fluido

L’applicazione delle regole di layout fluido permette di stabilire in che modo dovranno essere riadattati gli oggetti nel layout alternativo che verrà creato. Questo ci consente di ridurre la mole di lavoro, soprattutto se ci troviamo di fronte a un lavoro composto da diverse pagine.

3_layoutfluido

3a_regolapaginafluida
Pannello «Layout fluido». In questo caso abbiamo selezionato la regola «Basato su oggetti»

Prima di tutto andremo a selezionare lo strumento «Pagina» dalla barra degli strumenti e dalla barra delle opzioni che viene attivata imposteremo la regola che la pagina deve seguire, ricordandoci che è possibile definire una sola regola per pagina dove, tutti gli elementi che la compongono avranno come regola di riferimento quella impostata.
Una volta definita la regola andremo ad aprire il pannello «Layout Fluido» da «Finestra > Interattività > Layout Fluido».
Il termine «Layout fluido» indica l’insieme delle regole di pagina per adattamento fluido; vediamole di seguito:

Scala: ridimensionando la pagina, tutti gli elementi che la costituiscono, verranno ridimensionati in proporzione. Questi ultimi vengono considerati come un gruppo di oggetti e non singolarmente.

Centra nuovamente: anche in questo caso, come in «Scala», gli elementi contenuti nella pagina vengono considerati un gruppo unico, ma, rispetto alla regola precedente, manterranno le loro dimensioni originali. Nel momento in cui andremo a cambiare le dimensioni della pagina, il contenuto verrà automaticamente ricentrato a prescindere dalla larghezza della pagina.

Basato su guide: in questo caso, le guide che tracceremo sul documento appariranno tratteggiate (guide fluide), distinguendosi da quelle standard rappresentate da una linea intera. Prima di tutto andremo a selezionare lo strumento «Pagina», impostando la regola «Basato su guide». In questo modo, solo gli elementi che intersecano le guide fluide, subiranno un ridimensionamento. Per passare da una guida fluida a una guida righello standard, selezioniamo lo strumento «Selezione diretta» (il primo in alto nella barra degli strumenti) andandoci poi a spostare sulla guida, alla cui estremità verrà attivato un pulsantino che, se premuto, ci permette di passare alla guida normale.

Basato su oggetti: questa regola ci permette di specificare il comportamento di ogni oggetto presente nella pagina, dalla dimensione alla posizione. Possiamo adattare il contenuto automaticamente e, se abbiamo attivato lo strumento «Pagina», agire direttamente sull’oggetto, grazie ai vincoli che vengono rappresentati sull’oggetto selezionato, decidendo se ridimensionare l’oggetto e quali lati fissare alla pagina, lasciando così inalterata la distanza tra il lato dell’oggetto e il bordo della pagina.

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Vincoli modificabili direttamente sull’oggetto selezionato, una volta attivato lo strumento «Pagina»
5_pannellopagine
Dal Layout originale al Layout alternativo e conseguente pannello «Pagine» aggiornato

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Controllato da mastro: attivando questa regola, tutte le pagine del documento faranno riferimento alla regola impostata nella pagina mastro.

Dal Layout originale al Layout alternativo

In questo caso, l’impaginazione del layout alternativo è ottenuta dalla gestione di ogni singolo oggetto della pagina attraverso la regola «Basato su oggetti». Per fare in modo che il box di testo si adatti alla larghezza o all’altezza del layout alternativo che andremo a creare, nel pannello «Layout Fluido» andiamo a spuntare l’opzione Altezza o Larghezza sotto la voce Ridimensiona con pagina. Sempre dal menù «Layout Fluido» possiamo decidere di fissare un qualsiasi oggetto al bordo superiore, inferiore, destro e sinistro della pagina, per far sì che la sua distanza dal bordo rimanga invariata anche nel layout alternativo.

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Strumento pagina

2_strumentopaginaAttivando lo strumento «Pagina» dalla barra degli strumenti o tramite la shortcut «Maiusc+P» è possibile trascinare i punti posti agli angoli e sui lati della pagina modificando le dimensioni del layout, verificando così in anteprima il comportamento del layout fluido, successivamente alla definizione delle regole che lo caratterizzano.
Una volta rilasciato il mouse, la pagina tornerà alle sue dimensioni originali.
Per modificare “permanentemente” la dimensione del layout attraverso lo strumento «Pagina», basterà semplicemente tenere premuto «Alt», «Opzione» per Mac durante il trascinamento.

 

Questione di pelle

raga 25 anni dopo 6
L’incarnato di una ragazza di 25 anni prima del fotoritocco (a sinistra), dopo il trattamento realizzato seguendo i punti 1 e 4 (al centro) e dopo quello indicato al punto 6 (a destra).

Non c’è dubbio: le imperfezioni della pelle sono uno dei banchi di prova più importanti per il buon fotoritoccatore. Ecco alcuni dei metodi più veloci seguiti dai professionisti che, oltre a essere molto convenienti, sono soprattutto alla portata di tutti.

Con questo numero inauguriamo una sezione dedicata espressamente ai tips&tricks, ossia quei procedimenti generalmente sintetici che permettono di risolvere problemi con pochi passaggi e in poco tempo (basta mettere in fila quelli giusti).
Non sempre è chiaro il perché di come si arriva a un determinato risultato seguendo questi procedimenti ma spesso i ritmi di produzione non lasciano molto spazio a riflessioni e, in questo modo, possiamo demandare a un momento successivo l’eventuale approfondimento.

Fotoritocco a buon mercato

Una delle domande che più spesso mi vengono rivolte durante i corsi di Photoshop, a prescindere dalla tipologia del corso, è come sistemare la pelle bene, in modo semplice e veloce?.
Le parti finali del quesito a dire il vero (bene, semplice e veloce) sono piuttosto richieste in ogni ambito, ma nel caso del ritocco della pelle è piuttosto difficile conciliarle nello stesso momento.
I migliori fotoritoccatori di ritratto, tipicamente glamour, impiegano diverse ore per correggere al meglio la pelle di una modella (e vengono retribuiti anche oltre i 200 dollari l’ora secondo quanto riferitomi da Katrin Eismann un paio di anni fa) intervenendo spesso poro per poro.
Dal momento che non tutti i mercati richiedono tale livello qualitativo(e soprattutto non tutti sono disposti a pagare tali prestazioni a quelle cifre) vi proponiamo di seguito alcune metodologie di approccio generale per migliorare globalmente la trama della pelle senza perdere troppo tempo. Non vanno considerate come soluzioni definitive, ma spesso consentono una riduzione del problema sufficiente a presentare un lavoro qualitativamente adeguato.
Le due problematiche principali quando si corregge la pelle sono:
•    rimuovere le imperfezioni;
•    ammorbidire la texture.
Spesso basta risolvere la prima per concludere positivamente l’intervento di ritocco ma, qualora ci si trovasse di fronte qualche immagine già problematica, bisogna risolvere anche la seconda con approcci specifici.
Un’altra problematica tutt’altro che secondaria riguarderebbe il bilanciamento dei toni nell’incarnato (da fare prima di qualsiasi altra cosa) ma, trattandosi di un argomento legato alla correzione del colore piuttosto che al fotoritocco nel senso stretto, non lo affronteremo in questa sede.
Di seguito trovate tre soluzioni per la rimozione delle imperfezioni e tre per l’ammorbidimento della pelle: possono essere tra loro combinate e intrecciate per migliorare i risultati globalmente. Come sempre la sperimentazione aiuterà ad aggiustare il tiro secondo le abitudini o le preferenze operative di ciascuno.

Rimuovere le imperfezioni

1 – Create un nuovo livello vuoto sopra all’immagine da correggere.
Selezionate lo strumento «Pennello correttivo» e nella barra delle opzioni in alto, alla voce «campiona», selezionate «tutti».
Fate «alt+clic» per definire la regione sorgente e «dipingete» sulle imperfezioni da rimuovere.
Il livello vuoto vi permetterà di isolare le correzioni dall’immagine originale ed eventualmente di modificare il metodo di fusione di tale livello in «Schiarisci» (spesso migliora l’inserimento delle zone correttive nella foto di partenza).
Infine riducete l’opacità del livello in caso voleste mitigare l’effetto complessivo.
2 – Con lo stesso principio potete usare anche il «Pennello correttivo al volo», una variante del Pennello Correttivo che non richiede un campionamento preventivo ma cerca di scegliere automaticamente le zone di origine.
Assicuratevi che nella barra delle opzioni sia attiva la voce «in base al contenuto» per sfruttare adeguatamente l’algoritmo più recente.
3 – Per grandi aree torna utile la «toppa», dà gli stessi risultati del Pennello correttivo ma lavora sulle selezioni (a tutti gli effetti all’inizio funziona come il «lazo»).
L’unico limite è che non si può lavorare su livelli diversi da quello che contiene l’immagine da trattare.

Ammorbidire la texture

4 – Create un file nuovo di dimensioni ridotte (RGB o Scala di grigio non cambia), per esempio 64×64 pixel (la risoluzione è ininfluente).
Dal menù in alto selezionate «Modifica>Riempi» e dal menu a tendina «grigio 50%».
Applicate il «filtro>artistico>grana pellicola» e inserite 1 in «Granulosità» (gli altri 2 parametri non danno variazioni significative).
Dal menù «Modifica» scegliete «Definisci Pattern» e nominatelo «grana pelle».
Create il consueto livello vuoto sopra al livello del soggetto di cui volete ammorbidire la pelle e lavorate localmente dove necessario con il pennello correttivo così impostato:
Metodo: «Scolora»
Origine: «Pattern» (selezionate il pattern appena creato)
Campiona: «Tutti».
Alla fine potete eventualmente ridurre l’opacità del livello correttivo per mitigare l’effetto.
5 – Duplicate il livello da correggere e applicate il filtro «sfocatura superficie». Non ci sono valori assoluti da impostare perché dipende molto dalla dimensione dell’immagine e dalle caratteristiche della pelle.
Indicativamente con «Raggio 10» e «Soglia 10» dovreste avere un buon punto di partenza, dopodiché modificate a piacere.
L’errore in cui si può incorrere con questo filtro è quello di esagerare perdendo la tridimensionalità dei volti. Anche per questo motivo una maschera di livello diventa la scelta più adatta.
Con questo livello attivo andate nel menu «Livello>Maschera di livello>Nascondi tutto» e con un pennello tondo con durezza intorno all’80% andate a colorare di bianco quelle porzioni della maschera che corrispondono alle aree della pelle filtrata che volete rendere visibili.
Evitate le parti più importanti semanticamente: occhi, labbra, sopracciglia, narici ecc.
Anche qui, all’occorrenza, una riduzione dell’opacità del livello può essere utile.
6 – Duplicate il livello da correggere, invertitelo («Ctrl+I» o «Cmd+I», oppure menu «Immagine>Regolazioni>Inverti») e applicate il «Filtro>Altro>Accentua passaggio».
Il valore di questo filtro dipende ancora una volta dalle caratteristiche della pelle da trattare e dalle dimensioni dell’immagine. A ogni modo i buoni valori per cominciare sono sempre quelli bassi e intorno ai 4/8 pixel .
Impostate il metodo di fusione del livello in «Luce vivida» e non preoccupatevi troppo degli strani artefatti che molto probabilmente vedete in corrispondenza dei dettagli della foto.
Applicate il «Filtro>Sfocatura>Controllo sfocatura» cambiando il valore del raggio finché non otterrete in anteprima l’ammorbidimento desiderato.
Quando siete soddisfatti confermate e procedete con eventuali mascherature di livello o riduzioni di opacità come suggerito nel punto 2.

raga 25 anni - primaraga 25 anni dopo 1 e 4

raga 25 anni dopo 6
L’incarnato di una ragazza di 25 anni prima del fotoritocco (prima in alto), dopo il trattamento realizzato seguendo i punti 1 e 4 (al centro) e dopo quello indicato al punto 6 (ultima).

uomo 64 anni - prima

uomo 64 anni - dopo 1-2-4-6
La pelle di un uomo di 64 anni prima del trattamento (a sinistra) e dopo l’intervento secondo i punti 1, 2, 4 e 6 (a destra).

Le immagini trattate

I campioni che potete vedere qui mostrano due casi diametralmente opposti: la pelle di una ragazza giovane e quella di un uomo anziano (ringraziamo Marco Diodato per le fotografie).
In entrambi i casi sono stati applicati alcuni dei passaggi qui riportati con tempi di elaborazione di un paio di minuti e, nel caso della ragazza, già la rimozione delle poche imperfezioni portava a un risultato più che accettabile.
In ultima battuta vi consigliamo di applicare un livello sopra a tutti gli altri con le seguenti caratteristiche:
•    «modifica>riempi>grigio 50%»;
•    «filtro>disturbo>aggiungi disturbo» (quantità intorno a 6, distribuzione uniforme, monocromatico);
•    metodo di fusione «Sovrapponi».
Quest’ultimo accorgimento consente di dare una patina di uniformità (grana) all’intera immagine e aiuta a mascherare eventuali minime differenze di texture in corrispondenza dei contorni delle aree di intervento.

Generare provini a contatto in 5 minuti

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Immagine 3 L'applicazione della filigrana può riguardare la sovraimpressione di un testo, formattabile al momento, oppure la sovraimpressione di un logo o di un’immagine. Se il file contiene una trasparenza e la si vuole rispettare (come nell'esempio) deve essere salvato in Png.

Realizzare un provino a contatto adatto alla stampa è un’operazione facile ma piuttosto lunga. Ecco come automatizzare velocemente il processo di impaginazione con Adobe Bridge e per renderlo subito fruibile al cliente.

Il tempo in prestampa è sempre poco e non basta mai. L’importante è quindi non sprecarlo in operazioni inutili o, per lo meno, non in quelle che possono essere assolte dal computer quasi senza il nostro apporto.
Ecco perché è sempre molto utile volgere lo sguardo verso quei processi di automazione che possono essere sfruttati anche da un neofita. Si tratta di attività meccanizzate che non hanno alcuna controindicazione, pur offrendo enormi margini di potenziamento per chi vanta conoscenze collaterali utili in questo senso (sfociando per esempio nello scripting). Vediamone alcune nel caso della realizzazione di provini a contatto.

Una scelta rapida ed efficace

Supponiamo di avere una cartella piena di scansioni (o di immagini stock) da mostrare al cliente, il quale deve visionarle per esprimere le sue preferenze prima della postproduzione o dell’impaginazione in un catalogo.
La piacevolezza del layout in questo momento non è tra le priorità. In questa fase preliminare, in cui si può dire che il lavoro vero e proprio non sia ancora cominciato, bisogna assolvere a questo compito nella maniera più rapida possibile. Detto, fatto: apriamo Adobe Bridge (in Cs4 e Cs5 funziona così, per le versioni precedenti si deve passare dal menu «File>Automatizza>Provino a contatto II» di Photoshop) e dal menu «Finestra>Area di lavoro» selezioniamo «Output».
L’interfaccia grafica cambia il suo aspetto e si mostrerà come in immagine 1:
•    a sinistra troviamo un pannello atto alla navigazione tra le cartelle e/o i volumi di archiviazione della nostra postazione;
•    in basso le immagini (o comunque i file presenti nel percorso attivo, che può essere anche una raccolta);
•    al centro l’anteprima di ciò che stiamo per fare (che intanto mostra in grande le immagini selezionate);
•    a destra il core business dei nostri prossimi 4 minuti di lavoro.

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L’area di lavoro «Output» di Adobe Bridge Cs5, in cui possiamo impostare tutti i parametri per la generazione di un provino a contatto in Pdf.
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Immagine 2
Quanto si attiva la voce «Ripeti una foto per pagina» ogni singolo foglio conterrà solamente una delle immagini selezionate. In questo esempio ogni immagine contiene in sovraimpressione una filigrana.

Il pannello «Output»

Scegliamo tra «Pdf» e «Galleria Web»:
•    il primo permetterà di realizzare un classico Pdf multipagina con diverse configurazioni di layout ampiamente personalizzabili, oppure un Pdf da presentazione video temporizzabile;
•    il secondo consente la creazione (anch’essa automatica) di una galleria Web pronta per il caricamento su Ftp (anch’esso gestibile direttamente da Bridge a sforzo zero) cosicché il cliente possa consultarla comodamente da un qualsiasi browser Web.
La scelta del Pdf nel nostro caso è più indicata; volendo realizzare un provino a contatto adatto alla stampa, diventa pressoché obbligata.
Le opzioni modificabili in tutta la colonna a sinistra sono numerose e fortunatamente molto intuitive:
la scelta del «modello» nel menu a tendina non impedisce la personalizzazione di tutti i parametri a seguire; quindi passiamo subito alle sezioni cruciali:
•    scegliamo il formato «A4» dai predefiniti pagina «Carta internazionale»;
•    impostiamo la prima voce «qualità« (avrebbe dovuto chiamarsi più correttamente «risoluzione di output») a un valore adeguato al provino a contatto che stiamo per realizzare: diciamo tra 150 e 300 ppi;
•    impostiamo la seconda voce «qualità» (secondo me anche qui avrebbero potuto specificare che si tratta della compressione Jpg che verrà applicata al Pdf in fase di salvataggio): la nostra scelta potrebbe assestarsi verosimilmente tra 60 e 80;
•    sfondo bianco (se fosse una presentazione a monitor, diventerebbe più consigliabile il nero);
•    assegniamo una password che inibisca l’apertura a chi non la possiede oppure, in modo molto più versatile, assegniamo una password di autorizzazione che toglie la possibilità di modifica del Pdf così creato nel caso lo si volesse aprire con Photoshop, Illustrator o altro. La casella per la disattivazione della stampa per questa volta lasciamola disattivata;
•    verifichiamo che il layout proponga un numero di righe e colonne adatto alla quantità di immagini che vogliamo mostrare sul foglio, con «orizzontale e verticale» indichiamo la distanza tra i riquadri mentre con le quattro caselle a destra indichiamo la distanza dai margini del foglio. La maggior parte delle volte useremo la «spaziatura automatica» e, se vogliamo sfruttare bene lo spazio del foglio, potremmo trovare utile l’opzione «Ruota se necessario»: le immagini di orientamento verticale verranno ruotate di 90 gradi per riempire meglio lo spazio a disposizione. «Ripeti una foto per pagina» è utile se vogliamo che su ogni pagina venga riprodotta ogni foto per «n» volte (dove «n» è il numero risultante dal numero di righe e colonne che abbiamo precedentemente impostato) immagine 2. In questa fase facciamo finalmente clic sul pulsante in alto «Aggiorna anteprima», così le immagini selezionate verranno impaginate per darci l’idea di come risulterà il layout. Occorre ricordarsi che i cambiamenti non sono «dinamici»: ogni volta che vorremo vedere il risultato dei nostri cambi di impostazione, dovremo premere nuovamente il pulsante «Aggiorna anteprima». Trattandosi di un’anteprima, non ha importanza che si debba processare centinaia di immagini; ciò che verrà mostrato è sempre e solo un singolo foglio riempito con le sole immagini necessarie a riempirlo. Solo al momento (finale) del salvataggio verranno create tutte le pagine che realmente servono;
•    le «sovrapposizioni» riguardano l’abbinamento con il nome del file e l’eventuale numero di pagina (con relative possibilità di formattazione e allineamento rispetto alla pagina);
•    «Intestazione e Piè di pagina» permettono di scrivere un testo all’inizio o alla fine del foglio;
•    la sezione «Riproduci» è utile per agevolare la visione all’utente: «Apri in modalità a schermo intero» e la scelta di una «transizione» sono le opzioni più usate, ma è preferibile aprire in autonomia il Pdf ricevuto e non vedere transizioni che solitamente sono abbastanza povere (niente a che vedere, per esempio, con le transizioni di Keynote; e, siccome stiamo preparando un provino a contatto e non una presentazione, l’ultima cosa che andremo a guardare è una transizione in un Pdf che il cliente probabilmente stamperà);
•    la «Filigrana» è una delle sezioni più interessanti. Se vogliamo inserire la classica scritta «Copyright» su tutte le immagini, magari in trasparenza, magari in diagonale, magari colorata, questa è la sezione che fa per noi. Meno banalmente, se salviamo il nostro logo in formato Png-24 con una trasparenza, da qui lo possiamo mettere in sovraimpressione su tutte le immagini (immagine 3) rispettando la trasparenza iniziale (tanto per capirci, se fosse stato salvato in Psd, da qui non verrebbe rispettata, ma comparirebbe con il suo bel riquadro intorno);
•    salviamo il Pdf per permettere a Bridge di impaginare e processare in automatico il nostro provino a contatto. Trattandosi di un processo di impaginazione e salvataggio semiautomatico qualsiasi modifica al layout ci venisse in mente dopo la pressione del tasto «Salva…» richiederà necessariamente la ripetizione della procedura con la rigenerazione ex novo del file stesso.

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Immagine 3
L’applicazione della filigrana può riguardare la sovraimpressione di un testo, formattabile al momento, oppure la sovraimpressione di un logo o di un’immagine. Se il file contiene una trasparenza e la si vuole rispettare (come nell’esempio) deve essere salvato in Png.

 

A tutta automazione. Hybrid software sotto la lente

di Ester Crisanti

L’automazione del processo produttivo e la gestione centralizzata dei dati di commessa sono, tra le tante esigenze delle aziende grafiche, quelle più sentite poiché una corretta implementazione consente di produrre più velocemente e con un miglior controllo dei costi di produzione.

È stata Grafitalia l’occasione per conoscere meglio e dal vivo le soluzioni proposte da Hybrid software, azienda nata nel 2007 a opera di un gruppo di tecnici cresciuti in casa Artwork Systems, un nome storico nel panorama delle software house dedicate principalmente al settore del packaging. Alla prima sede negli Stati Uniti, man mano si sono aggiunte quelle in Europa e, da qualche mese, anche in Italia esiste Hybrid software che, proprio in concomitanza alla fiera, ha annunciato i primi tre clienti delle soluzioni proposte.

«I nostri software consentono di “consultare e utilizzare dati” all’interno del flusso produttivo grafico in modo più veloce e sicuro» hanno esordito Luca Rossi e Luisa Milan rispettivamente Responsabile Tecnico e Responsabile Commerciale della filiale italiana. «Spesso le aziende, non solo quelle del comparto grafico, negli anni hanno acquisito tecnologie software incapaci di dialogare e, conseguentemente, di scambiarsi i dati di commessa. Questa situazione ha sempre comportato colli di bottiglia tra le varie fasi del processo produttivo e, alle volte, il verificarsi di errori dovuti alla mancanza d’informazioni o all’imprecisione legata al re-inserimento di dati nei vari programmi. Hybrid software ha costruito negli anni un’infrastruttura software, basata su standard come Html5 e Javascript, la cui interfaccia è costituita da un browser. Questa infrastruttura, di nome Facelift, è la base su cui noi costruiamo il sistema ad-hoc per ogni azienda. Si può dire che Hybrid software ritaglia su misura le soluzioni per le esigenze dei clienti, adattando il proprio sistema a fronte di uno studio delle problematiche rilevate. La nostra forza, rispetto alle software house general-purpose, è la forte specializzazione nel settore grafico. Noi parliamo il linguaggio delle aziende che stampano, conosciamo i loro flussi, le tecnologie impiegate e, soprattutto, siamo consapevoli delle problematiche in produzione e questo rende più efficace la nostra soluzione e più veloce la messa a punto dei sistemi.»

Fuori i nomi!

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La rinominazione dei singoli file parte con un singolo clic sul nome: in automatico si seleziona solo la parte antistante l'estensione, di modo da ridurre la possibilità di cancellarla inavvertitamente.

Ecco un metodo per selezionare e rinominare ingenti moli di documenti risparmiando tempo e fatica. Un’operazione che diventa ancora più incisiva utilizzando l’ultima novità di Bridge Cs5: le espressioni regolari.

Non c’è niente di più noioso che rinominare una grande quantità di file sul computer. Si tratta di un’operazione che è sempre stata snervante, anche quando i nomi dei file erano formati soltanto da 8 caratteri. E oggi che sostanzialmente non c’è limite al nome che può essere assegnato (256 caratteri sono ben oltre ogni ragionevole esigenza), il fastidio è più che mai presente.
Si sarà sicuramente notato che le fotocamere digitali salvano i file in uscita con denominazioni come DSC_1983, o IMG_0382, oppure _MG_0392 ecc. Ogni casa produttrice denomina i file alla sua maniera e secondo una logica non casuale (numero progressivo, presenza di «_» (undescore) al posto della «I» che indica un file con anteprima in AdobeRGB piuttosto che in sRGB ecc…), ma quella logica spesso non coincide con le nostre necessità.
Spesso farebbe più comodo far cominciare il nome con un termine che per noi ha un senso, magari «estate» e un numero progressivo che parta da 0, oppure con la data di scatto, insomma, tutto pur di non usare il nome originale. Ecco allora come affrontare la questione utilizzando Adobe Bridge Cs5 www.adobe.com.

Rinominare file singoli o poco più

Come avviene in qualunque sistema operativo, anche con Bridge è possibile rinominare i file uno alla volta. Banalmente si fa un clic sul nome (o si preme F2) e si interviene. Tuttavia, come si può notare dall’immagine 1 viene subito evidenziato solo il nome, senza l’estensione, in modo da evitare di cancellarla inavvertitamente.
Se i file da rinominare manualmente sono più di uno il tasto «Tab» fa al caso nostro: dopo aver rinominato il primo file, infatti, premendo Tab si passa automaticamente al file successivo e così via.

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La rinominazione dei singoli file parte con un singolo clic sul nome: in automatico si seleziona solo la parte antistante l’estensione, di modo da ridurre la possibilità di cancellarla inavvertitamente.
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Immagine 2
Possiamo dividere la finestra di dialogo «Rinomina in batch» in tre sezioni principali: la prima gestisce la destinazione dell’automatismo, la seconda offre un’anteprima di che cosa e come verrà rinominato, la terza presenta i molteplici parametri con cui si può variare l’automatismo.

Rinomina in Batch

E se i file da rinominare sono 100 o 1.000? Quando sono molto numerosi, entra in gioco un altro dei punti di forza di Bridge: il comando «rinomina in batch» (Cmd/Ctrl+Maiusc+R). Si inizia selezionando le immagini che si intende rinominare e si lancia il comando «Strumenti>automatizza>rinomina in batch».
Come si po’ notare dall’immagine 2, Bridge offre una finestra di gestione piuttosto articolata che inizia con la scelta della destinazione (zona 1):
•    rinomina nello stesso posto;
•    sposta in un’altra cartella;
•    copia in un’altra cartella.
Il significato di queste opzioni è piuttosto ovvio: nel primo caso i file restano dove si trovavano in origine, nel secondo vengono tutti spostati col nome nuovo in un’altra cartella, nel terzo gli originali restano intatti e viene creata una copia con il nuovo nome, in una nuova cartella.
Spesso, per evitare ridenominazioni errate, si faceva ricorso alla terza soluzione, ma in Cs5 è stato introdotto il pulsante «Anteprima» (zona 2) che consente di verificare preventivamente in che modo verranno modificati i nomi di tutti i file, sapere quante ridenominazioni verranno applicate e esportare in un file Csv (comma-separated variable) queste informazioni di modo da poterle eventualmente integrare in flussi di lavoro automatizzati, per esempio con lo scripting.
Nella zona 3 si trovano i criteri per la modifica del nome e, come si può dedurre dall’immagine, le possibilità sono davvero numerose. Tramite i pulsanti «+» e «-» sulla destra si possono aggiungere o eliminare criteri, strutturando così combinazioni di nomi/informazioni anche molto complesse. Inoltre, trascinando ciascun criterio in alto o in basso, si può cambiare la sequenza con cui vengono messi in successione (Immagine 3).

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Immagine 3
I vari criteri possono essere spostati in alto o in basso in modo da variarne l’ordinamento e, di conseguenza, il nuovo nome dei file.
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Immagine 4
La sostituzione di stringhe specifiche è una nuova introduzione di Adobe Bridge Cs5: permette la ricerca selettiva di parole specifiche di modo da operare modifiche parziali in più nomi di file con stringhe ricorsive.

Stringhe e Regex

Nell’esempio dell’immagine 4 sfruttiamo un’altra novità introdotta in Bridge Cs5: la sostituzione di stringhe specifiche.
Entrando nel dettaglio, andiamo a selezione «Sostituzione stringa» e «nome file originale», e chiediamo a Bridge di cercare la stringa «shutterstock» sostituendola con «Italia Grafica». Con questa configurazione possiamo mantenere la numerazione progressiva dopo il trattino basso (undescore) sostituendo solo la prima parte del nome.
Nell’immagine 5 utilizziamo l’ultima novità di Bridge Cs5: le espressioni regolari (o Regex, regular expression). Si tratta senza dubbio della funzione più potente di tutta la finestra, dal momento che apre la porta a un mondo immenso, quello delle funzioni che prendono in ingresso una stringa e restituiscono un valore del tipo si/no, a seconda che la stringa segua o meno una regola.
Supponiamo di voler eliminare le prime quattro delle sette cifre che seguono ora il nome di «Italia Grafica»: utilizzando quattro volte la stringa «\d» (indica genericamente una cifra) e abilitando la casella di spunta «usa espressione regolare» indichiamo a Bridge di cercare solo le prime quattro cifre all’interno del nome del file, e poi di cancellarle (lasciando vuoto il campo «Sostituisci con»).
Al momento non c’è ancora un menù da cui poter scegliere alcune espressioni regolari (come già si può fare in Adobe InDesign da un paio di versioni), per cui, in caso di esigenze articolate, ci si deve arrangiare studiando le varianti sintattiche opportune. A questo proposito può tornare utile un sito Web, www.regular-expressions.info, molto esauriente e ben spiegato.

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Immagine 5
Le espressioni regolari (Regex) estendono a dismisura le potenzialità di rinominazione chiamando in causa stringhe con una sintassi particolare che consentono ricerche ancor più selettive all’interno dei nomi.

 

Duplicare senza impicci

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Il layout completo di oggetti avanzati contenenti la stessa immagine. La duplicazione effettuata seguendo le indicazioni dell'articolo produce duplicati tra loro interdipendenti.


È sempre molto utile saper creare velocemente layout composti dalla stessa immagine in diverse dimensioni. Ecco un metodo rapido per duplicare oggetti avanzati in modo tale che l’aggiornamento di uno dei file duplicati generi la revisione istantanea di tutti gli altri.

Nelle passate versioni di Adobe Photoshop c’è sempre stato un comando chiamato «Provino a contatto» (una voce seguita dal numero 2 a partire da Photoshop 7, per essere precisi), che poteva produrre semplici layout composti dalla stessa immagine in diverse dimensioni. In uno dei numeri scorsi abbiamo visto anche come organizzare in Bridge più foto diverse in griglie con ingombri di dimensione identica, questa volta utilizzeremo Photoshop e gli oggetti avanzati per la situazione complementare.
Un utilizzo piuttosto tipico degli oggetti avanzati è proprio quello della creazione di template facilmente aggiornabili, e le modalità di creazione di oggetti avanzati a partire da file esterni sono molteplici, tra le più comuni:
•    comando «File > Inserisci»;
•    trascinamento nel documento da Bridge o MiniBridge.
Una volta creato l’oggetto avanzato, è possibile duplicarlo in modo tale che l’aggiornamento di uno dei file duplicati generi l’aggiornamento istantaneo di tutti gli altri; ed è quello che useremo nella procedura descritta di seguito.
1 Create un nuovo documento con le dimensioni e l’orientamento desiderati, nel nostro caso sarà un A4 orizzontale in RGB a 300 ppi, quindi indicato per la maggior parte dei sistemi di stampa digitale diretta.
2 Tramite il comando «File > Inserisci» selezionate l’immagine che volete importare nel documento.
3 L’ingombro dell’immagine sarà caratterizzato da un riquadro di trasformazione a 8 punti che potrete opportunamente utilizzare per dare la dimensione voluta. Ricordate di tenere premuto il tasto «Maiusc» per mantenere le proporzioni originarie e confermate l’inserimento tramite un clic sull’apposita casella di spunta in alto a destra.

Immagine 1
L’ingombro può essere ridimensionato trascinando le maniglie angolari e tenendo premuto «Maiusc» per mantenere le proporzioni, l’icona di oggetto avanzato presente nella parte in basso a destra della miniatura conferma che non stiamo lavorando con un semplice livello tradizionale.

4 Dopo la conferma potete sempre modificare nuovamente le dimensioni dell’immagine (lo farete diverse volte nei prossimi passaggi) tramite il comando «Modifica > Trasformazione libera». Il fatto di operare con oggetti avanzati vi consente di attingere sempre a tutti i dati presenti nel file importato inizialmente, e questo permette di evitare tutti i problemi legati alle interpolazioni multiple.
5 Duplicate il livello tramite il comando «Cmd/Ctrl + J» oppure trascinandolo con lo strumento «Sposta + Alt premuto», e posizionatelo sul documento secondo il layout che desiderate. Ripetete l’operazione fino a completa copertura del foglio. Gli oggetti avanzati creati tramite questi comandi di duplicazione sono tutti interdipendenti tra loro, l’aggiornamento dei contenuti di uno modificherà anche tutti gli altri. Se invece sceglieste la duplicazione tramite «Livello > Oggetti avanzato > Nuovo oggetto avanzato tramite copia», avreste un oggetto avanzato svincolato dalla condizione sopra descritta.

Immagine 2
Il layout completo di oggetti avanzati contenenti la stessa immagine. La duplicazione effettuata seguendo le indicazioni dell’articolo produce duplicati tra loro interdipendenti.

6 Salvate il documento in Psd mantenendo i livelli (situazione tipica) denominandolo in modo da ricordarvi che sarà il template di base.
Fino a qui avete creato il documento di base; tenete presente che le possibilità creative sono molteplici dal momento che ogni oggetto avanzato si comporta sostanzialmente come un livello normale: maschere di livello, maschere vettoriali, filtri avanzati, effetti di livello ecc. tutto è come al solito, tranne per la modifica diretta dei pixel come per esempio la colorazione tramite un pennello.

L’aggiornamento dei contenuti

Di seguito viene spiegato il procedimento per l’aggiornamento delle immagini. La situazione ottimale prevede immagini iniziali con le stesse dimensioni ma, nel caso doveste utilizzare immagini di dimensioni diverse, troverete la soluzione al problema nella parte finale dell’articolo.
7 – Fate clic con il tasto destro sopra al livello e selezionate dal menu contestuale la voce «Sostituisci contenuti». Dalla finestra di dialogo selezionate l’immagine che volete inserire e confermate: tutti gli oggetti avanzati si aggiorneranno con quest’unico passaggio.

Immagine 3
La «sostituzione del contenuto» aggiorna istantaneamente tutti i duplicati nel documento, come accade nei programmi di impaginazione veri e propri. In caso di immagini con dimensioni diverse dall’originale si può modificare il contenuto di un oggetto avanzato aprendolo in una finestra a parte e adattando la nuova immagine all’ingombro del file che si è aperto.

8 Salvate il file con un nome diverso per mantenere intatto il template originale. Se il file che volete inserire ha dimensioni diverse da quello usato per il template originale potete risolvere la cosa in questo modo: fate doppio clic sulla miniatura del livello oggetto avanzato, questo aprirà in un file separato l’immagine presente nel livello (è possibile che compaia un messaggio di avviso che vi spiega la prassi di risalvataggio, comunque ben comprensibile); a questo punto applicate la procedura di importazione dell’immagine come al punto 2 e ridimensionate l’immagine di modo che si adatti all’ingombro del file. Salvate e chiudete il file così aperto e tornerete al template su cui stavate lavorando prima.
Con questa procedura abbiamo utilizzato una delle potenzialità meno sfruttate di Photoshop, quello di realizzare semplici impaginazioni in modo molto rapido. È ovvio che non si intende sostituire programmi più adatti al page layout come Adobe InDesign o Quark XPress, ma elaborando opportunamente le possibilità creative offerte da questo sistema si ottengono risultati difficilmente ottenibili con i programmi di impaginazione, più snelli sulle grandi quantità ma creativamente meno performanti sui pezzi «singoli».

Immagine 4
Se il file da inserire ha dimensioni diverse da quelle usate nel template, potete aprire l’oggetto avanzato originale e importare come «oggetto avanzato» la nuova immagine: in pratica un oggetto avanzato dentro a un oggetto avanzato. Una volta adattate le dimensioni sarà sufficiente salvare e chiudere il file per aggiornare tutto il template. Attenzione: se l’oggetto avanzato originale aveva un unico livello di sfondo non sarà possibile portare a compimento la procedura sopra descritta senza unire tutti i livelli prima del salvataggio.

Un pattern per tutti

Figura 6
Immagine 6 In quest’altro caso è stato scelto di disporre il pattern in forma di spirale tramite un riempimento «simmetria». Anche quest’ultimo effetto è di sicuro impatto.


La creazione di un pattern può essere facilitata con i nuovi strumenti disponibili nell’ultima versione di Photoshop. Vediamo insieme un utilizzo pratico e piuttosto interessante di queste nuove funzioni.

I pattern sono una delle funzionalità più datate, non solo di Adobe Photoshop o Illustrator ma della computer grafica in senso lato. Anzi, il principio della ripetizione modulare è uno dei cardini della grafica decorativa fin dall’antichità, basti pensare all’arte araba, ai motivi «a greca» di ovvia origine, alla tradizione celtica, alla cultura degli indiani d’America, giusto per citare qualche esempio banale di facile associazione.

Per questo motivo si potrebbe approfondire l’argomento molto più di quanto non faremo in queste due pagine, ragionando su come creare accattivanti carte regalo, percalline, carte da parati o sfondi digitali per il Web e non, o ancora parlando della grafica 3D e del texturing, e ciononostante potremmo scalfirlo soltanto in superficie.

Ciò che tratteremo nell’articolo di questo numero prende spunto da una delle novità di Photoshop Cs 6: i «Pattern con Script», che offrono interessanti sviluppi creativi adatti anche all’ambito del fotomontaggio, oltre che a quello più prettamente grafico di creazione di sfondi, e si basa su una metodologia che molti utenti di Photoshop troveranno ampiamente famigliare.

La creazione del pattern infatti segue sempre le stesse regole, che andremo a riassumere di seguito.

La creazione del pattern

Scegliete un’immagine che volete diventi il vostro modulo da ripetere virtualmente all’infinito, nel nostro caso abbiamo scelto una foglia su fondo bianco (Immagine 1) ma nella sua accezione più elementare il pattern (letteralmente: trama) consiste nella ripetizione (tiling) di un modulo quadrangolare come si trattasse di una mattonella.

figura 1
Immagine 1
La scelta per il nostro pattern è caduta su una foglia su fondo bianco che verrà scontornata con lo strumento «Gomma magica».

Dato che siamo molto più interessati alla foglia che al bianco di sfondo, provvediamo subito a eliminarlo, ponendola di fatto su uno sfondo trasparente.

Le condizioni favorevoli ci consentono di usare uno strumento poco sfruttato: la «Gomma magica», che unisce l’azione della bacchetta magica a quella della cancellazione. Non sono molti i casi in cui questo strumento si rivela la scelta migliore, ma in questo caso, in cui il bianco di sfondo è puro e i contorni sono nitidi, consente di risparmiare tempo raggiungendo in fretta un risultato accettabile (Immagine 2).

 

 

 

figura 2
Immagine 2
La nostra foglia è stata facilmente scontornata con lo strumento «Gomma magica» che combina l’azione della bacchetta magica a quella della cancellazione.

Per circoscrivere l’area di interesse (la sola foglia) prima della definizione del pattern possiamo usare una selezione rettangolare avendo cura di incorniciarla prima del comando «Modifica>Definisci Pattern», oppure possiamo utilizzare il comando «Immagine>Rifila>Pixel trasparenti» lasciando selezionate tutte le quattro caselle di spunta della finestra a comparsa (Immagine 3).

In presenza di una selezione rettangolare (rigorosamente netta, cioè non sfumata, nemmeno con anti-alias) la definizione del pattern rispetterà quell’ingombro, senza selezione invece verrà considerata l’intera dimensione del documento, anche se si tratta di uno sfondo totalmente trasparente con un solo pixel colorato nel mezzo.

figura 3
Immagine 3
Per circoscrivere l’area della foglia possiamo usare una selezione rettangolare o utilizzare il comando «Immagine>Rifila>Pixel trasparenti» lasciando selezionate tutte le quattro caselle di spunta della finestra.

L’applicazione del pattern

I modi per riempire «qualcosa» con un pattern sono tre:

  • il comando «Modifica>Riempi>Pattern»;
  • l’effetto di livello «Sovrapposizione Pattern»;
  • il livello di «riempimento Pattern».

Di questi solo il primo dà accesso ai «Pattern con Script», gli altri due no, anche se conservano il non trascurabile vantaggio di essere procedurali, quindi sempre modificabili in dimensione e modulo (Immagine 4).

figura 4
Immagine 4
Schermata dell’effetto del livello «Sovrapposizione Pattern» e del livello di «riempimento Pattern»

Apriamo un’immagine su cui applicare questo particolare tipo di riempimento, nel nostro caso abbiamo scelto una ballerina fotografata in studio.
Creiamo un livello vuoto, selezioniamo «Modifica>Riempi», e nel menù a tendina della finestra di dialogo nella sezione «Contenuto» selezioniamo «Pattern».
Nel «Pattern personale» scegliamo la foglia creata poco fa e nella parte in basso attiviamo la voce «Pattern con script». Adesso inizia il bello.

I «Pattern con Script»

Per l’esempio che vi proponiamo abbiamo utilizzato lo stile «Riempimento casuale»: come si può notare varia in dimensioni, orientamento e tonalità del modulo di partenza, fornendo una buona base di lavoro per effetti molto interessanti (Immagine 5).

A nostro avviso è lo stile più versatile ma anche gli altri non sono poi male, bisogna tener conto che questi sono soltanto esempi di default che dovrebbero dare il classico avvio a tutti quelli che vogliono proporre script personali più o meno complessi (Immagine 6).

Un accorgimento importante che è sempre meglio ricordare per ottimizzare tempi e risultati consiste nel verificare preliminarmente le dimensioni dell’immagine «da riempire» e del modulo «che riempie».

Non c’è infatti modo di cambiare in sede di applicazione le proporzioni del modulo pattern; quindi, se questo dovesse essere troppo grande rispetto all’immagine di destinazione, potremmo avere un risultato diverso da quello desiderato.

Figura 5
Immagine 5
Apriamo un’immagine su cui applicare il nostro riempimento, nel nostro caso abbiamo scelto una ballerina fotografata in studio. Qui è stato utilizzato lo stile «Riempimento casuale» che può variare in dimensioni, orientamento e tonalità del modulo di partenza.

 

Figura 6
Immagine 6
In quest’altro caso è stato scelto di disporre il pattern in forma di spirale tramite un riempimento «simmetria». Anche quest’ultimo effetto è di sicuro impatto.

 

Guandong. Applicazioni emozionali e nuove strategie commerciali in scena a Fespa 2013

Double Way Vision

Supporti per applicazioni di forte impatto emozionale ed effetti speciali per catturare l’attenzione e stuzzicare la curiosità saranno in scena allo stand Guandong a Fespa 2013 (25-29 giugno). Protagoniste le punte di diamante della vasta offerta di prodotti, proposti alla distribuzione organizzata europea sia unlabelled che brandizzati. Un range completo di soluzioni che spaziano dalle materie plastiche ai banner, dai magnetici ai tessuti. Riflettori puntati sulla Window Graphics Collection: dal vedo/non vedo di Double Way Vision Image ai giochi di luce di One Way Vision Night&Day, ben visibile sia di giorno che di notte grazie all’effetto di retroilluminazione. Grande attesa per PolyFLAT backlit e light-stop: il full-plastic multilayer super-wide più grande al mondo con altezza 3,20 m. Spazio anche ai banner di ultima generazione con il Fusion Flex banner formulato per stampa Latex, il PolyRafia hight-coated e Cross Wind banner, ideale per applicazioni outdoor leggere e resistenti. E per gli amanti del Magnetico, ad animare lo stand Guandong due grandi installazioni a parete esemplificative delle potenzialità di questo materiale: “The Magnetic World” e “The Ferrite World”.

«Il nostro modello di business rappresenta una novità in Europa» commenta Daniele Faoro, Sales Director EME di Guandong. «Da anni investiamo per reinventare il mercato, ponendoci come nuovo anello di congiunzione della filiera distributiva e presentandoci quali garanti di un’eccellenza produttiva altamente selezionata. Oggi stiamo vivendo una seconda giovinezza, con una nuova strategia commerciale. Forti della qualità consolidata che ormai il mercato ci riconosce, stiamo siglando partnership esclusive con i più blasonati esponenti della distribuzione organizzata europea per la commercializzazione dei supporti a marchio Guandong. Il frutto dell’impegno riposto in controlli qualità lungo tutta la filiera, capitolati condivisi, innovazione costante, conformità agli standard del mercato europeo e certificazioni».

Daniele Faoro, Sales Director EME (a sinistra) e
Fabio Elmi, Sales & Marketing Director di Guandong.

«Da sempre crediamo nell’approccio person-to-person. Per questo è così importante per noi la partecipazione a manifestazioni internazionali come Fespa, che rappresentano un’occasione per consolidare ulteriormente i rapporti con i nostri Partner europei ed essere in prima linea al loro fianco» commenta Fabio Elmi, Sales & Marketing Director di Guandong. «Inoltre, eventi come Fespa consentono di effettuare survey a livello internazionale per raccogliere importanti input sulle reali esigenze di distribuzione ed end-user da trasferire al nostro reparto R&D». La Ricerca & Sviluppo, infatti, è il cuore pulsante dell’attività di Guandong, in continuo fermento, per mettere a punto nuove formulazioni garantite da meticolosi controlli per verificare la conformità alle normative europee prima dell’effettiva commercializzazione.

 

Scontornare l’acqua

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Immagine 1

Le problematiche legate agli scontorni sono molteplici, specialmente quando coinvolgono gli oggetti trasparenti o semitrasparenti. Non sempre è possibile isolare un soggetto da uno sfondo, molto dipende dalle caratteristiche dell’immagine di partenza, tuttavia con gli strumenti e gli scatti adeguati si possono ottenere risultati interessanti.

I procedimenti che analizzeremo sono applicabili a una molteplicità di situazioni, del resto i canali, quelli di Photoshop, non sono certo una novità dell’ultima versione, e sono una sorgente fondamentale di dati immagine. Lo scatto che prendiamo in esame è una tipica immagine di stock: gocce su uno sfondo colorato. L’obiettivo è l’isolamento delle gocce di modo da poterle riapplicare a superfici diverse, per esempio per la progettazione grafica di pack per l’industria alimentare (e non solo). Dimentichiamoci da subito gli strumenti di selezione propriamente detti, se non siete Harry Potter la bacchetta magica non vi servirà a niente, e anche la recente funzione di miglioramento bordo non sarà risolutiva, anzi.

Analisi dei canali

Trattandosi di «oggetti» trasparenti per realizzare uno scontorno verosimile dobbiamo separare le luci dalle ombre, eventuali effetti di distorsione dovuti alla rifrazione dovranno essere eventualmente ricreati in un secondo momento ma non ce ne occuperemo in queste pagine. Le gocce sono su sfondo blu (immagine 1), e questo potrebbe semplificare molto la scelta del canale puntando direttamente su quello del rosso, tuttavia anche gli altri due potrebbero avere variazioni di grigio significative quindi andiamo nel pannello Canali a visionarli uno per uno. Il rosso è effettivamente quello con più contrasto, lo sfondo è nero o grigio molto scuro, in previsione di una maschera di livello dove le parti nere saranno nascoste questo canale è un ottimo candidato per l’isolamento delle luci (immagine 2). Il verde (immagine 3) è una discreta versione in scala di grigio ma non separando nettamente né le luci né le ombre richiederebbe molto lavoro, tra l’altro per arrivare a risultati discutibili. Il blu (immagine 4) è molto chiaro ma con una Curva di regolazione potrebbe restituire le sole ombre bruciando le luci.

Intervento su R per le luci

Duplichiamo il canale del rosso e rinominiamolo «Luci», poi richiamiamo il comando «Immagine>Regolazioni>Curve» scurendo le ombre quel che basta per chiudere le aree più scure fino al nero. Per evitare di perdere eccessive gradazioni di grigio scuro potremmo schiarire leggermente le aree prossime al nero come mostrato in figura 5.
Per «aprire» maggiormente queste aree una buona alternativa può essere anche il comando «Immagine>Regolazione>Ombre/luci» (immagine 6).

Intervento su B per le ombre

Questa volta l’impresa è più delicata, recuperare le ombre prevede lo schiarimento di gocce e sfondo ma dovremmo agire sia sulla destra che sulla sinistra dell’istogramma senza essere troppo aggressivi e chiudere totalmente le ombre.
Duplichiamo il canale del blu, rinominiamolo «Ombre» e sempre con le curve diamo un’impostazione simile a quella in figura 7.
Anche in questo caso Ombre/luci può aiutare ad ammorbidire il risultato finale (immagine 8).

Inserimento su un altro sfondo

Il più del lavoro ormai è fatto, rimane solo da portare i due canali sui livelli per poi fonderli correttamente con i metodi di fusione.
Uno dei modi possibili è il banale copia e incolla, quindi:

a. attivate il canale «luci» nel pannello Canali

b. selezionate tutto con Cmd/Ctrl A

c. copiate con Cmd/Ctrl C

d. incollate sul documento di destinazione, nel nostro caso la texture rovinata (si creerà automaticamente un nuovo livello).

Replicate il procedimento per il canale «Ombre», naturalmente su un livello nuovo.
Se tutto è andato per il verso giusto avete uno sfondo con sopra due livelli.
Cambiate il metodo di fusione del livello «Luci» in Scolora, mentre il livello delle «Ombre» va in moltiplica.
Il risultato è sicuramente migliorabile ma in pochi passaggi abbiamo ottenuto già una buona immagine con luci e ombre separate, in questo modo si può intervenire per valorizzarle in maniera indipendente (immagine 9).

Gli appuntamenti in giugno

Calendarietto giugno

Calendarietto giugnoOttava edizione di «marketing.innova»

«Ricostruire per uscire dalla decrescita», 13 giugno a Udine

Un evento organizzato dal Gruppo regionale TP Associazione Italiana Pubblicitari Professionisti e dalla Delegazione regionale AISM Associazione Italiana Marketing del FVG, sotto l’egida degli Organi Direttivi nazionali, e promosso dalla sezione Marketing e Comunicazione del Gruppo Terziario Avanzato di Confindustria Udine.

Dove: ore 15.30, Palazzo Torriani, Udine

Quando: 13 giugno ore 15.30

Programma e info: www.aism.org

 

Fiera RosUpack 2013

La fiera russa del packaging organizzata da ITE Group, dal 18 al 21 giugno 2013 a Mosca

Oltre 18.000 visitatori provenienti da 49 Paesi, 705 espositori da 31 Paesi su una superficie espositiva di 25.000 metri quadrati e 20 tra seminari, workshop e tavole rotonde. Forte dei risultati dell’ultima edizione torna RosUpack, la fiera russa del packaging in programma dal 18 al 21 giugno 2013 al Crocus Expo IEC di Mosca.

Dove: Crocus Expo IEC di Mosca

Quando: dal 18 al 21 giugno

Programma e info: http://rosupack.com/en-GB

 

Assemblea Assocarta 2013

«La carta in più: via i nodi competitivi per una piena sostenibilità», il 19 giugno a Roma

Il 19 giugno a Roma, presso Civita (Piazza Venezia, 11 – ore 10.45) si terrà l’Assemblea Annuale Assocarta dal titolo «La carta in più: via i nodi competitivi per una piena sostenibilità» con la partecipazione di Guido Bortoni, Corrado Clini, Aurelio Regina e Teresa Presas (Confederazione Europea dell’Industria Cartaria). Moderatore Virman Cusenza, Direttore de Il Messaggero.

Dove: Civita (Piazza Venezia, 11 – ore 10.45)

Quando: 19 giugno, ore 10.45

Programma e info: www.assocarta.it

 

Corso Anes

«Scrivere per il Web, i motori di ricerca e il «mobile», il 19 giugno a Milano

Corso dedicato a chi si occupa di contenuti, illustra gli «attrezzi» del nuovo mestiere di giornalista, redattore, grafico: a volte si tratta solo di un nuovo approccio ai mezzi tradizionali, altre volte si tratta invece di un autentico ribaltamento di prospettiva. Perché «scrivere per il Web» non vuol dire semplicemente «scrivere».

Dove: Via pantano 2, Milano

Quando: 19 giugno (9.30-18.00)

Programma e info: www.anes.it

 

Workshop Aie

Comunicare social. Librai ed editori ai tempi di Twitter, Facebook, Blog & co, 19-22 giugno a Lamezia Terme

Quattro giorni densa di incontri, testimonianze e – per la prima volta – un laboratorio pratico serale in cui gli studenti saranno protagonisti della comunicazione social del Festival, affiancando lo staff Web.

Dove: Lamezia Terme

Quando: 19-22 giugno

Programma e info: www.aie.it

 

Seminario

Materiali e packaging cellulosici: dalla ricerca a nuove applicazioni aziendali», il 24 giugno a Milano

Comieco, il Politecnico di Milano e l’Univeristà di Parma organizzano un seminario gratuito su Materiali e packaging cellulosici: dalla ricerca a nuove applicazioni aziendali. Iscrizioni online.

Dove: l’Aula Castiglioni del Politecnico di Milano Campus Bovisa – Edificio B9 Via Candiani, 72 a Milano.

Quando: 24 giugno (14.00-19.30)

Programma e info: www.comieco.org