Home Blog Pagina 46

Packaging just in time, il Gruppo Model acquista Landa S10

Model Group, azienda europea di packaging di alto livello, sta installando la prima macchina da stampa Landa S10 Nanographic Printing nel suo stabilimento in Repubblica Ceca. La nuova Landa sarà utilizzata per fornire imballaggi digitali tradizionali e per aprire una nuova offerta di prodotti “just in time”. Al servizio di alcuni dei più grandi marchi del mondo, la Landa S10 produrrà lavori di packaging di alta qualità con tirature variabili, con dati variabili per le offerte dei consumatori locali, oltre a essere utilizzata per ridurre in modo significativo le scorte in eccesso e i relativi costi e sprechi.

La Landa S10 supporterà ulteriormente il modello aziendale “tutto sotto lo stesso tetto”, cioè un’offerta completa che comprende la progettazione, il collaudo, la produzione, la stampa, l’assemblaggio, lo stoccaggio, la consegna e persino il recupero dei prodotti.

Josef Chalupny, chief operating officer di Model Group, commenta: “Abbiamo osservato il mercato del packaging digitale per molti anni, cercando in particolare una soluzione per supportare i nuovi servizi, un’area di potenziale crescita per noi. La Landa era l’unica tecnologia sufficientemente veloce, con una gamma di colori e una qualità di stampa elevata, paragonabile se non superiore alla stampa tradizionale, per supportare l’ampia gamma di prodotti e mercati che serviamo. E questo include tutto, dai beni di largo consumo ai prodotti farmaceutici, alle automobili e tutto ciò che sta in mezzo”.


Model ha sottolineato anche altri vantaggi, tra cui la capacità di servire tirature più lunghe e la sostenibilità, che è anche una delle ragioni dell’acquisto di Landa.

Sharon Cohen, chief business officer di Landa Digital Printing, commenta: “Siamo entusiasti dell’ingresso di Model Group nella famiglia Landa. Josef e i suoi colleghi hanno una profonda conoscenza delle esigenze attuali e delle tendenze future dei loro clienti e hanno cercato diligentemente una soluzione che rispondesse a queste esigenze. Siamo entusiasti di supportare Model nell’attuazione della sua strategia just in time e in house e di aiutarla a sfruttare il suo vantaggio competitivo. Avere Model come nostro cliente è una testimonianza del nostro valore sul mercato e un altro passo verso il nostro successo. Non vediamo l’ora di sostenerli in questo viaggio”.

 

PromotionTrade Exhibition 2024, un’edizione all’insegna della qualità

Grandi ritorni, nuovi brand e importanti conferme: l’edizione 2024 di PTE-PromotionTrade Exhibition, l’evento dedicato a oggettistica pubblicitaria, regalistica, tessile promozionale e tecnologie per la personalizzazione, che si terrà a Fiera Milano, Rho dal 30 gennaio all’1 febbraio prossimi, è pronta a raccontare il mercato attraverso l’offerta dei suoi maggiori player.

Tra gli espositori ci saranno tutti i maggiori player del settore: importatori, distributori e produttori. Ad oggi, sono più di 100 le aziende presenti – provenienti da 12 Paesi, tra i quali Italia, Germania, Francia, Austria, Spagna e Polonia – pronte a presentare le novità del mondo promozionale e delle tecnologie di personalizzazione.

Un’occasione per agenzie di articoli promozionali, esperti di comunicazione e marketing, stampatori, specialisti dell’e-commerce interessati a pianificare investimenti e acquisti, aggiornarsi e fare networking, che possono già acquistare il proprio biglietto, previa registrazione, sul sito.

La sostenibilità, fino a qualche tempo fa una scelta di alcuni produttori e distributori “illuminati”, oggi è parte stessa del dna del settore e tiene conto di tutte le fasi di vita del prodotto, dalla scelta delle materie prime alla certificazione della filiera, dal basso impatto ambientale alla gestione del fine vita.

Gran parte dei cataloghi presentati in fiera conterrà oggetti realizzati con materiali interamente riciclabili – che si tratti di carta, legno o sughero – o riciclati, come l’Rpet. Nel tessile la ricerca dei tessuti – spesso organici o da filiera controllata – si coniuga con la tracciabilità, garantita dalle etichette rfid. Nel mondo delle macchine, le nuove tecnologie ottimizzano gli sprechi di inchiostro, tempo ed energia, garantendo minore impatto ambientale e maggiore risparmio.

Figli della sostenibilità, sono gli altri due trend che attraverseranno tutta l’offerta di PTE 2024: qualità e durabilità. Considerato nel passato un oggetto spesso usa e getta, oggi il gadget si distingue perché unisce bellezza, utilizzo concreto e durabilità. Dalle penne alle borracce, dalle magliette agli oggetti tecnologici, tutto è pensato per durare nel tempo e offrire un “servizio” a valore aggiunto al cliente al quale verrà donato.

A rendere sempre più unica l’offerta è la personalizzazione, ottenuta da processi di stampa, ricamo, incisione che si adattano ad ogni tipo di forma e materiale e che oggi sono economicamente profittevoli anche a partire da tirature minime.

PTE 2024 sarà vetrina di prodotto, ma non mancherà l’attenzione al confronto e alla formazione professionale.

Torneranno infatti PTE Lab, il laboratorio dedicato alla dimostrazione live di esempi di personalizzazione su ogni tipo di materiale e tramite tecniche diverse, e PTE Meet, l’area che, attraverso un fitto calendario di talks, seminari e workshop, permetterà di fare il punto sullo stato dell’arte del mercato e i suoi andamenti e confrontarsi sulle tecnologie di personalizzazione.

Da Konica Minolta la nuova serie AccurioPress 7136

Konica Minolta amplia il proprio portafoglio di soluzioni di stampa digitale monocromatiche con la nuova serie AccurioPress 7136. I sistemi di stampa di nuova generazione sono stati sviluppati con l’obiettivo di aiutare i centri di stampa professionale, i servizi di stampa on demand e i dipartimenti di stampa in-house ad espandere la propria attività e migliorare l’efficienza operativa.

Konica Minolta ha potenziato il settore della stampa digitale monocromatica con il lancio della serie AccurioPress 7136. L’erede della già apprezzata serie AccurioPress 6136 è frutto di 20 anni di tecnologia collaudata e offre un’accresciuta efficienza operativa, attraverso una migliore automazione e una maggiore flessibilità di produzione con numerose e diverse tipologie di carta. È progettata per aiutare i centri stampa di medie dimensioni e i dipartimenti di stampa in-house a ripensare i propri processi e ad accendere nuove possibilità al fine di espandere la propria offerta commerciale.

La serie è composta da tre modelli: AccurioPress 7136, AccurioPress 7136P e AccurioPress 7120. Ciascuna delle soluzioni è progettata per la produzione intensiva di stampe, migliorando in capacità, affidabilità, flessibilità.

Ines Wennemann, senior product manager della divisione professional printing, Konica Minolta Business Solutions Europe ha commentato: «Konica Minolta continua ad avere un approccio pionieristico e a creare nuove possibilità per i clienti. Anche quest’ultima evoluzione della fortunata serie AccurioPress 6136 è progettata per produrre stampe di alta qualità e rispondere al contempo alle sempre più esigenti richieste del mercato di maggiore velocità e versatilità».

Massima efficienza

La serie Konica Minolta AccurioPress 7136 può produrre fino a 3,24 milioni di pagine A4 al mese, dando la possibilità di utilizzare la più ampia selezione di supporti nella sua categoria, supportando così i professionisti della stampa nella creazione di nuove opportunità di business. L’unità IQ-501 consente di eliminare il tempo di avvio e di ridurre al minimo gli errori, grazie alla regolazione automatica e in tempo reale della densità e della registrazione fronte/retro, oltre a permettere anche agli operatori non qualificati di creare facilmente dei profili di stampa. Grazie all’unità di decurling RU-518m è possibile ovviare a eventuali condizioni non ottimali della carta con risultati eccellenti. L’elevata qualità delle stampe, raggiungibile anche senza competenze specializzate, è supportata dai 220 profili carta precaricati, che aiutano a ridurre gli errori commessi durante le operazioni.

Il funzionamento senza interruzioni e l’efficienza quotidiana sono rese possibili da OpenAPI, che fornisce un’elevata scalabilità tra i dispositivi di stampa di produzione Konica Minolta, i flussi di lavoro AccurioPro e le soluzioni di terze parti. I sistemi per flussi di stampa intuitivi, scalabili e flessibili, che automatizzano e ottimizzano l’intero lavoro di un’azienda, sono forniti da AccurioPro Flux, mentre AccurioPro Dashboard raccoglie, aggrega e analizza i dati in modo sicuro e accurato. I sistemi di rendicontazione, autenticazione e scansione di rete, come YSoft Safe Q e Nuance eCopy Sharescan, sono supportati. La configurazione è facilitata da un’interfaccia utente unificata e dal funzionamento del pannello remoto, mentre le operazioni possono essere controllate con facilità tramite un dispositivo mobile.

Marco Rossi, product manager production printing di Konica Minolta Italia ha aggiunto: «Un processo efficiente, che riduce al minimo gli sprechi e massimizza i tempi di produzione, consente ai centri stampa professionali e in-house di ottenere la più fluida e redditizia produzione possibile. IQ-501 aiuta a produrre in modo costante stampe perfette, mentre è possibile creare senza sforzo flussi di lavoro intelligenti. Il processo di stampa viene infine completato dalla possibilità di integrare un’ampia offerta di apparecchiature di finitura di alta qualità».

Intelligenza o cultura artificiale?

Gli sviluppi della ormai famosa (o famigerata) AI, Artificial intelligence, potrebbero alterare gli equilibri e, in molti ambiti, lo stanno già facendo, con risultati tecnicamente eccellenti

«Avere una grande cultura non significa essere intelligente». Quando Eraclito disse queste parole di certo non poteva aver idea dello scenario in cui stiamo vivendo nell’ultimo secolo.

Se consideriamo l’oramai quotidiano accesso globalizzato a un numero incalcolabile di informazioni, iniziato con la nascita di internet, potremmo però riconoscerne una drammatica attualità, constatando quanto questo accesso illimitato non sembra stia migliorando l’intelligenza dei suoi utenti, cioè noi. Senza voler aprire dibattiti su cosa sia la nostra intelligenza e in cosa consista migliorarla (ai posteri…), partiamo dall’assunto che il cervello umano abbia potenzialità notevoli ma capacità limitate, per questo motivo l’uso dei computer e, più in generale, dell’ecosistema a essi collegato, ha permesso di unire il meglio di entrambe le parti:

1. qualcuno di geniale e intraprendente, seppur con grossi limiti e fluttuazioni prestazionali (l’uomo);

2. qualcosa di smisuratamente vasto ma intrinsecamente “stupido” (i computer e la rete dati mondiale).

È necessario distinguere questi due attori? Per il punto di vista che vi sto proponendo secondo me si.

Il soggetto al punto 2 è privo di una qualsiasi intraprendenza che non sia preventivamente indotta dal soggetto del punto 1, quindi qualcuno potrebbe obiettare che l’uomo ha da sempre cercato di dotarsi di mezzi che lo aiutassero nelle sue attività, di conseguenza il punto 2 sarebbe solo l’ennesimo esempio di un’ottima invenzione.

Tuttavia gli sviluppi della ormai famosa (e famigerata) AI, Artificial intelligence, potrebbero alterare gli equilibri e, in molti ambiti, lo stanno già facendo, con risultati tecnicamente eccellenti.

È intelligente e (non) si applica, potrebbe fare (molto) di più

Vi ricordate quando, circa quattro anni fa, avevo parlato su queste pagine dei primi utilizzi dell’AI in Photoshop?

Era il 2019 e, al tempo, ci si trovava di fronte ad alcune funzioni dal sapore vagamente innovativo che invitavano l’utente alla sperimentazione, in primis il migliorato algoritmo “sensibile al contenuto” presente nei riempimenti e negli strumenti di ricostruzione, la cui rivoluzione/innovazione era già iniziata nel 2001.

Naturalmente Adobe lavorava su queste “prime” applicazioni dell’intelligenza artificiale già da molto più tempo, del resto il concetto di Intelligenza Artificiale ha una sua degna identità da circa una settantina d’anni, e tutti i grandi player del mondo informatico ci stanno lavorando a vario titolo in quello che è diventato il più rivoluzionario settore R&D probabilmente di sempre (oltre che un prolifico filone narrativo/cinematografico che potremmo far partire già dal 1927 con Metropolis).

Quello che Adobe ha fatto inizialmente è stato rendere disponibili al grande pubblico le prime funzioni sufficientemente usabili, quel tanto che basta per avere riscontri su preferenze e usi degli utenti o, dal suo punto di vista, per aumentare i dati da analizzare e poter ottimizzare più rapidamente le sue tecnologie.

Da allora è successo praticamente di tutto, e quello che inizialmente sembrava (attenzione: sembrava) qualche tipico tentativo atto a sondare l’indice di gradimento di qualche feature “markettara” era invece parte di una condotta di sviluppo ben definita.

I filtri neurali attualmente presenti nella finestra dedicata, alcuni sono ancora in fase Beta, ossia sono ancora oggetto di ottimizzazione e continue revisioni. Dal punto di vista legale i risultati ottenuti con le funzionalità Beta non possono essere usati per scopi commerciali

Per valutare eventuali sviluppi su ulteriori filtri neurali vengono fatte delle proposte, visibili nella sezione “in arrivo”. Il riscontro dell’utenza su queste proposte determina l’accelerazione o persino lo stop temporaneo del loro sviluppo

Immagine 3

Per affinare ulteriormente la direzione di sviluppo, Adobe richiede ulteriori motivazioni che possono essere liberamente fornite dall’utente

I Neural Filters

Solo un anno dopo quell’articolo, nel 2020, uscivano dalla fase Beta privata i Neural Filters, sotto il cui nome accattivante venivano proposti in modalità Beta (ma disponibili per tutti) una serie di funzioni legate all’intelligenza artificiale Sensei.

La parolina “beta” ne indica usualmente la connotazione sperimentale e, se da una parte metteva al riparo da eventuali lamentele su risultati non propriamente “attesi”, dall’altra invogliava l’utente a giocarci e lo incoraggiava a dare feedback sul desiderata.

Non dedicherò righe preziose ad elencare i Neural Filters attuali, sposterò invece l’attenzione sulla risposta alla domanda “a cosa servono” dei filtri basati su intelligenza artificiale?

Il punto di partenza era, come al solito, la soluzione di un problema, la risposta costruttiva ad un’esigenza di editing di immagine che consentisse di far risparmiare tempo all’operatore, o di dare un risultato qualitativamente migliore, o, se possibile, entrambe le cose.

La loro modalità di funzionamento è tuttavia un po’ diversa da quella dei filtri tradizionali: anziché essere eseguiti integralmente sulla macchina locale con relativo carico su CPU e GPU locali, una buona parte viene elaborata in cloud, sfruttando una sorta di render farm globale.

E qui la strada si addentra nella nebbia, visto che nessun utente sa dove finiscano i suoi dati immagine (in questo caso) né se e dove vengano memorizzati e quale uso ulteriore ne venga fatto, oltre a quello richiesto dal filtro.

Una serie di clausole presenti nelle condizioni generali d’uso (che nessuno legge mai e che devono essere accettate altrimenti il software non si può usare) garantisce che le informazioni dell’utente siano gestite e conservate scrupolosamente da parte di Adobe (o chi per lei, vale anche per altri player e altri prodotti, come le app su mobile che fanno caricature, montaggi fantastici ecc…).

Cosa se ne fa Adobe delle nostre immagini e/o sperimentazioni grafiche? Una buona risposta è “tutto”.

Le Reti Generative Avversarie (GAN) tipiche del Machine Learning rendono velocissimi i tempi di apprendimento confrontando i risultati di macchine in cooperazione/confronto, ma per la verifica dei risultati l’ultima valutazione spetta all’uomo, pertanto il suo feedback costante e su più fronti diventa parte integrante del processo di apprendimento della macchina.

Ed è soprattutto in questi contesti che la nostra Intelligenza artificiale in erba accresce il suo bagaglio culturale personale, affinando i risultati proposti e prendendo coscienza (passatemi questa enorme iperbole) di cosa funziona e cosa non funziona.

E i diritti d’uso delle immagini usate dall’AI?

Questo aspetto è critico e sarà cruciale per molti anni a venire, ma tanto per farvi capire la pianificazione di Adobe in questo senso pensate a quando nel 2014 ha acquisito Fotolia e l’ha integrata nel suo image stock proprietario, ora conosciuto come Adobe Stock. Quell’acquisizione gli ha dato libertà di elaborazione immagini immense, senza rischi di infrangere la privacy di nessuno, e nel contempo gli ha consentito di monetizzare l’acquisizione vendendo le risorse multimediali come qualunque sito di image stock.

Un po’ diverso è l’interrogativo per le immagini di proprietà degli utenti, usate per le funzionalità ed i filtri in beta di cui sopra, ma la prima risposta data è anche la più definitiva: non è consentito alcun uso commerciale delle versioni Beta.

Se questa risposta tutela legalmente Adobe nei confronti di quasi tutto quello che un utente può fare o non fare con i suoi strumenti, non dice però un granché su come Adobe elabori i nostri contributi quando finiscono nella sua rete, per questo bisogna leggersi i termini di licenza ed uso, ossia quelli che non si leggono mai.

Personalmente non dedicherei molto tempo a leggere quelle righe, dal momento che se non me le facessi andare bene avrei come unica soluzione quella di non usare l’applicativo, ma è comunque utile dare un’occhiata alle “Linee guida utente per Adobe Generative”, molto più sintetiche di quelle generali quindi più digeribili, da cui si apprendono informazioni piuttosto utili (cfr. L’ultima sezione dell’articolo).

Come si può facilmente intuire comunque, la questione ha risvolti che esulano dalla semplice produzione visiva e, in molti casi, tocca anche questioni etiche che in questa occasione salteremo in blocco ed affronteremo nei prossimi numeri.

Si ma… e l’arte generativa?

Bravi, alle due esigenze più prettamente pratiche di cui sopra ne possiamo aggiungere una terza, di gran lunga più sfidante e meno stupida: quella creativa, a cui Adobe ha dato risposta con il suo sistema di intelligenza artificiale generativa basato su Sensei (sempre lui) e denominato Firefly. Fino a due settimane prima rispetto al momento in cui questo articolo viene scritto, Firefly era in beta pubblica, e lo è stato per più di un anno generando oltre 2 miliardi di immagini (!).

Qualche mese fa è stato dapprima implementato nella versione Beta di Photoshop, offrendo un prompt descrittivo direttamente nella UI e, una volta ottimizzata la localizzazione linguistica (oltre 100 lingue) per renderlo fruibile a tutti, è stato rilasciato ufficialmente in Photoshop CC2024.

Tra i tanti aspetti di cui non ho parlato in questo articolo ce n’è uno che ho lasciato volutamente per ultimo: quello dei costi.

L’arte generativa ha un costo, tutto il mondo dell’AI ha un costo, anzi, ne ha parecchi e sono tutti molto alti, in primis per il consumo energetico.

Finora tutte le offerte di servizi AI al pubblico erano o sono gratuite, o richiedono tuttalpiù delle sottoscrizioni mensili dal costo risibile.

Nel giro di poco però, cioè quando i servizi saranno affinati a sufficienza da poter essere proposti per utilizzi commerciali efficienti, verranno introdotti dei costi, e anche in questo Adobe Firefly non fa eccezione.

Dal 1 novembre ad esempio è stato previsto il cambio da crediti “generativi” illimitati a limitati, quindi a pagamento.

In soldoni: prima offro un servizio potenzialmente rivoluzionario, coltivo negli utenti l’esigenza di usarlo con regolarità affidandolo in base ai suoi riscontri, e quando inizia a diventare più che utile (magari indispensabile) monetizzo la soluzione.

Costerà tanto? Poco? Non si sa ancora, e sicuramente cifre e quantità saranno passibili di modifiche e revisioni continue, quello che è certo è che se ci siamo abituati ad usare un servizio che funziona, sarà difficile fare un passo indietro per farne a meno, e i risultati offerti dall’AI sono ormai di prim’ordine in molti campi.

Nei prossimi numeri prenderemo in esame gli ambiti operativi e i servizi che nel frattempo, saranno diventati a pagamento a tutti gli effetti.

Uniti per l’innovazione: Müller Martini e Hunkeler insieme verso il futuro

Dopo un’attenta valutazione, le famiglie proprietarie hanno deciso di unire il Gruppo Hunkeler con il Gruppo Müller Martini. Infatti, la Müller Martini Holding AG ha acquisito tutte le azioni del Gruppo Hunkeler.

Con questa transazione strategica, la famiglia Hunkeler e Crédit Mutuel Equity hanno ceduto tutte le loro quote a Müller Martini.

Hunkeler e Müller Martini sono protagonisti nel mercato globale delle soluzioni innovative per il post-stampa.

Unendo le forze, entrambe le aziende vedono grandi opportunità nel combinare le loro attività di innovazione per servire ancora meglio la vasta base clienti, attraverso un’offerta congiunta di vendita e assistenza.

Bruno Müller commenta: “L’industria delle arti grafiche è in costante evoluzione e richiede regolarmente nuove innovazioni. Combinando i pilastri delle due aziende, come il personale, le competenze e la tecnologia, saremo in grado di soddisfare ancora meglio le esigenze della nostra clientela globale con soluzioni innovative in futuro”.

Stefan e Michel Hunkeler aggiungono: “Esiste una lunga storia di collaborazione e scambio tra Hunkeler e Müller Martini. Attualmente, l’opportunità della fusione è altamente vantaggiosa per entrambi i partner e per i nostri clienti condivisi, portando notevoli benefici in un’azienda unita. Questo rappresenta anche un forte impegno per la regione di Zofingen”.

Newlab sceglie Durst per la terza volta

Il service di stampa bresciano fa tris con l’installazione della sublimatica P5 TEX iSUB.

Sono tre infatti le stampanti industriali Durst attualmente installate da Newlab presso lo stabilimento produttivo di Castegnato. Ultima arrivata, Durst P5 TEX iSUB, sinonimo di innovazione nella stampa sublimatica. Una novità che si affianca ai sistemi Durst già presenti nel parco macchine aziendale: P5 350 HS e Rho 512R LED. “Si tratta di tre soluzioni top di gamma con le quali siamo in grado di offrire ai nostri clienti il più completo ventaglio di possibilità applicative in ambito di stampa digitale di grande formato”, afferma Giuliano Goffi, titolare di Newlab.

Installata all’indomani di Viscom e resa pienamente operativa in soli tre giorni, P5 TEX iSUB è già stata impiegata da Newlab nella realizzazione di alcune importanti commesse per il settore retail e per il mondo degli allestimenti fieristici, rivelandosi immediatamente una scelta vincente. “È il sistema giusto al momento giusto, perché apre le porte a nuove opportunità di business in un settore, quello dell’interior decoration, su cui puntiamo particolarmente”, spiega Goffi. La stampa su tessuto, infatti, rappresenta ad oggi il 30% del business di Newlab, con un focus specifico su proposte di piccolo formato, tra cui carta da parati, tende e pannelli fonoassorbenti. D’ora in avanti, grazie alla tecnologia a sublimazione in linea integrata di P5 TEX iSUB, l’azienda è in grado di stampare direttamente su tessuti in poliestere con luce fino a 3,20 metri, realizzando applicazioni soft signage subito pronte per la finitura, senza necessità di ulteriori trattamenti o passaggi in calandra. Un plus determinante nella scelta di investire in questo sistema di stampa, come conferma lo stesso Goffi. “La possibilità di ottenere immediatamente il prodotto finito, unito all’elevato livello di automatizzazione che caratterizza questa stampante e alla qualità garantita dal marchio Durst, ci ha portato da subito a non prendere in considerazione altre alternative”. Inoltre, P5 TEX iSUB, con i suoi inchiostri base acqua certificati Eco Passport by Oeko-Tex, si sposa perfettamente con la filosofia green di Newlab, particolarmente attenta a ridurre l’impatto ecologico delle proprie lavorazioni.

L’acquisto di P5 TEX iSUB rappresenta, inoltre, un nuovo tassello nella lunga storia che da oltre 25 anni lega Durst e Newlab. Risale, infatti, al 1998 l’installazione del primo sistema Durst Lambda, che ha segnato ufficialmente l’ingresso dell’azienda, nata a metà degli anni Ottanta come fotolaboratorio, nel mondo della stampa digitale. Da allora l’evoluzione di Newlab è proseguita all’insegna dell’avanguardia tecnologica: una crescita nella quale il brand altoatesino ha sempre rivestito un ruolo di rilievo in qualità di partner tecnologico. “Abbiamo sempre dato molta importanza all’eccellenza qualitativa”, dichiara Goffi. “Un risultato che si ottiene solo utilizzando attrezzature di alto livello; e in questo i sistemi Durst rappresentano il massimo, anche in termini di affidabilità”.

Negli anni il rapporto tra Durst e Newlab si è trasformato in una vera e propria partnership, basata su collaborazione e fiducia reciproche. Non è un caso, infatti, che due anni fa Durst abbia scelto proprio Newlab per il field test della nuova P5 350 HS, sfociato poi in una delle prime installazioni mondiali del sistema messa a segno proprio dal service bresciano. “Il fatto che Durst ci consideri una sorta di laboratorio pilota per le proprie tecnologie rappresenta un ulteriore riconoscimento della nostra capacità di lavorare ad altissimi livelli”, conclude Goffi.

Roto4All Autumn Edition, rotocalco e digitale si incontrano a tutta velocità

In occasione dell’evento Roto4All Autumn Edition, Bobst ha messo sotto i riflettori il potenziale della macchina rotocalco RS 6003 dalle alte prestazioni, anche per basse tirature.

Nella stampa di livello industriale, per il mondo del rotocalco in particolare, adattarsi alle evoluzioni del mercato non è sempre facile. Anche dove si è disposti a mettere in campo un grande impegno in ricerca e sviluppo, priorità come adattarsi alla domanda di tirature ridotte, variabilità nei processi e riproducibilità nel tempo senza impatti significativi sui costi produttivi restano una sfida impegnativa. Anche a questi livelli però, l’apporto del digitale riesce a portare benefici, a condizione di affrontare la questione senza preconcetti e soprattutto dedicando tutte le risorse del caso.

È il tema affrontato da Bobst in occasione del recente Roto4All Autumn Edition. Opportunità di incontro per addetti ai lavori presso la sede di San Giorgio Monferrato, ha permesso di valutare sul campo i vari aspetti del settore. Partendo certamente dalle ultime evoluzioni delle proprie tecnologie, ma prestandosi anche per sempre utili confronti e un quadro generale della situazione.

«Il nostro obiettivo da ormai oltre 130 anni è rimanere protagonisti nella catena produttiva per il mondo degli imballaggi – esordisce Davide Garavaglia, general manager di Bobst -. Con le nostre tecnologie certamente, ma anche essere parte della filiera. Vale a dire, dialogare con i partner sia a monte sia a valle».

Da una parte il riferimento è ai clienti diretti, converter o produttori, con i quali è attivo con confronto costante, prezioso per inquadrarne le esigenze e orientare la ricerca. Dall’altra, i produttori dei materiali, punto di partenza fondamentale per sviluppare nuove tecnologie. «In questo periodo in particolare, è un’attività molto delicata – prosegue Garavaglia -. Aspetti come le più recenti e restrittive normative europee sugli imballaggi, rendono cruciale la ricerca sui supporti».

Da queste considerazioni, è nata l’idea di chiamare a raccolta il settore, anche solo per dimostrare di essere capaci come pochi altri nel trasformare in soluzioni indicazioni e osservazioni di fornitori e utenti. Non a caso, un appuntamento organizzato in squadra. «Lavoriamo in un settore dove è importante valorizzare i materiali, ma anche la stampa – conferma Enrico Barboglio, general manager di Acimga -. Il nostro lavoro è dare valore a cosa venga stampato sul packaging, e in un momento di tante innovazioni vogliamo ridare valore a un settore dove servono tanto dialogo e ascolto».

Lunga vita alla rotocalco

Protagonisti di appuntamenti del genere, devono però essere le tecnologie. Occasioni non comuni di vederle all’opera dal vivo, considerate dimensioni e competenze richieste, permettono di toccare con mano un potenziale sicuramente interessante e i relativi progressi. Nel caso particolare, Roto4All Autumn Edition ha visto nel ruolo di protagonista il sistema per rotocalco Master RS 6003 ad alte prestazioni, affiancato dalla decisamente più compatta soluzione per laminazione Nova Laminator SX 500.

«Tra le diverse soluzioni interessanti della RS 6003 – spiega Jonathan Giubilato, PL director gravure di Bobst, secondo noi la capacità di essere competitiva anche sulle piccole tirature. Per esempio, il carrello non deve restare in macchina durante la produzione, ma anche interventi sul sistema di inchiostrazione e altri accorgimenti».

In particolare, si parla di un sistema definito “a ore 4”, dalla posizione del rullino motorizzato rispetto al cilindro di stampa. Una soluzione all’insegna della versatilità rispetto al tipo di lavoro effettuato. Se in Paesi come l’Italia si tende a lavorare infatti con diversi sistemi di inchiostrazione, in aree molto importanti dal punto di vista commerciale, prima tra tutti l’Asia, la richiesta va invece più in direzione di una stampa continua e consistente.

Al riguardo, torna utile anche la velocità massima di 600 metri al minuto della RS 6003, con tempi di fermo macchina in caso di cambio lavoro garantiti (con stampa in ECG) entro i venti minuti, come peraltro dimostrato dal vivo, grazie alla scelta felice di rendere l’operazione visibile a tutti attraverso immagini riprese dal vivo delle operazioni e trasmesse su un monitor gigante a poca distanza, alternate ai dati sui consumi istantanei, garantendo il coinvolgimento ed evitando assembramenti. Tra gli accorgimenti adottati, anche gancio e sgancio automatico del rullino, così da agevolare sostituzione e manutenzione. Inoltre, parametri come pressione e qualità possono essere memorizzati, per essere recuperati successivamente senza dove ripetere operazioni di configurazione.

«Inoltre, vorrei sottolineare dettagli come l’asciugatura su entrambi i lati del supporto – riprende Giubilato -, utile per garantire uniformità lungo tutta la larghezza del nastro. In termini di qualità, significa ridurre l’effetto pelle e permette di tenere il supporto a una temperatura inferiore, aumentando quindi la varietà di materiali termosensibili utilizzabili».

A questo si aggiunge un altro aspetto molto interessante, sia sul fronte della qualità sia su quello dei costi di produzione. Una combinazione importante di fronte alla necessità di mantenere la competitività di soluzioni di questa portata anche di fronte al calo delle singole tirature. «La migliore difesa per il rotocalco di fronte all’avanzata delle altre tecnologie sono sostenibilità e competitività, mantenendo la qualità – precisa Giubilato -. La nostra risposta passa per automazione, digitalizzazione, connettività e in particolare la possibilità di estendere il Gamut».

La nuova visuale sulla gestione del colore

Si tratta di oneEGC, una modalità di stampa in eptacromia, grazie alla quale Bobst in stampa rotocalco è riuscita a ottenere con un massimo di sette inchiostri una copertura del 95% dello spettro. La necessità eventuale di riempire lo spazio restante può comunque contare sulla possibilità di utilizzare sempre i Pantone.

Grazie a questo, diventa possibile mantenere la qualità elevata dalla semplice combinazione della quadricromia, alla quale aggiungere all’occorrenza arancione, verde e viola, ottimizzando le lavorazioni sia dal punto di vista degli inchiostri necessari sia per quanto riguarda l’operatività. «I colori spot non devono essere realizzati da un colorista con rifinitura manuale in macchina. Ogni tinta spot, anche Pantone, può essere digitalizzata e tradotta in una combinazione di colori fissi».

Oltre a una fase di preparazione meno complessa, ne scaturisce una serie di vantaggi come meno esigenza di controllo durante una produzione, ma anche tempi di cambio lavorazioni ridotti. I colori infatti, restano in macchina mentre si procede solo al cambio dei cilindri. Di conseguenza, meno pericoli di contaminazione e risparmio su tempi e costi dei lavaggi, con relativo solvente. A tutto vantaggio anche di consistenza e ripetibilità.

Dove necessario, aggiungendo la possibilità di combinare diversi lavori sullo stesso cilindro, in favore delle tirature inferiori e contribuendo a una riduzione nei costi di produzione anche sul fronte del fabbisogno energetico.

Un interessante passo avanti sul fronte dell’innovazione. Aspetto ancora più importante, non necessariamente legato a un cambio di macchinario. «Abbiamo pensato anche a OneECG Retrofit, la possibilità di applicare la soluzione a un impianto già operativo – assicura Viviana Ferrari, retrofit & upgrades technology manager di Bobst -. Ci sono diverse configurazioni macchina idonee, dove è sufficiente cambiare alcuni elementi. Serve tenere sotto controllo alcune variabili di processo, come registri temperatura o viscosità degli inchiostri, ai quali poter affiancare una manutenzione regolare e proattiva».

Tutti aspetti dei quali l’azienda italiana con HQ a Losanna può occuparsi in prima persona. Dopo una indispensabile verifica sul posto, vengono individuati eventuali interventi di aggiornamento e valutate le relative potenzialità, per arrivare a un progetto personalizzato. In caso si decida di procedere, l’affiancamento prosegue anche per tutta la parte di messa a punto.

In ogni caso, con la certezza di poter contare su contatto in ogni momento. «Bobst Connect è il legante di tutte le fasi di vita dei nostri prodotti – spiega Emanuele Cao, technology services director di Bobst -. Una soluzione digitale pensata per rispondere alle esigenze dei clienti anche nel post vendita».

Costruita sulla piattaforma software Office 365 e con la condivisione dei dati in cloud, non si limita a monitoraggio remoto o semplice condivisione dei dati. Si spinge infatti alle attività di analisi, estese all’intera filiera. «Tra le diverse funzioni, permette una visuale diretta sullo stato delle macchine – aggiunge Cao -. Inoltre, offre cruscotti personalizzati dove riportare tendenze sulla produttività per capire come intervenire ed effettua diagnosi da remoto». Anche in questo caso, opzioni in prospettiva da estendere al parco macchine già installato.

In sede di bilancio, sono state settantacinque le presenze conteggiate a Roto4All Autumn Edition, tutte sodisfatte della giornata, sia per le tecnologie proposte sia per l’impostazione dell’evento. «In particolare è stato apprezzato il bilanciamento tra le presentazioni e il tempo passato tra la visita all’azienda e le dimostrazioni – conclude Davide Garavaglia -. Inoltre, l’apprezzamento per i contenuti ha portato alla richiesta di ripetere eventi del genere con un pubblico ancora più vasto, così da allargare la possibilità di confronto».

Metalvac, le nuove carte funzionali Lecta

Lecta ha sviluppato nuove carte metallizzate con funzionalità specificamente orientate agli imballaggi flessibili. Una gamma di prodotti riciclabili volti a sostituire alcuni dei materiali attualmente in uso che contengono plastica.

Le nuove carte Metalvac Seal e Metalvac Barrier WV sono il risultato di un lavoro innovativo basato sull’esperienza di Lecta nella metallizzazione diretta, nell’applicazione di coating e nella ricerca dei componenti appropriati per ottenere le funzionalità desiderate. I due prodotti che presentiamo hanno caratteristiche adatte a specifiche applicazioni di imballaggio flessibile, ed in entrambi i casi, sono riciclabili e quindi più sostenibili.

Metalvac Seal: carta metallizzata funzionale con proprietà termosaldabili sul retro. Adatta per applicazioni grafiche e di imballaggio flessibile (come flowpack, bustine, buste, o involucri) per prodotti non alimentari (giocattoli, campioncini per hotel, ecc.) e prodotti alimentari che non richiedono una barriera specifica. Il lato metallizzato e lucido è adatto per la stampa offset (convenzionale) flessografia (solvente, e a base acqua) e rotocalco.

Metalvac Barrier WV: carta metallizzata funzionale termosaldabile e con barriera al vapore acqueo ed alla luce. Adatta per applicazioni di imballaggio flessibile (come flowpack, bustine, involucri, coperchi, ecc.) per prodotti non alimentari e alimentari (come dolciumi, caffè, tè, prodotti in polvere, ecc.). Termosaldabile sul lato interno metallizzato. Stampabile sul lato esterno in rotocalco, flessografia e offset.

 

Tecnoplex, business in crescita grazie a HP Latex R1000

La società Tecnoplex è impegnata da più di 30 anni nella realizzazione di espositori durevoli per punti vendita e materiale pubblicitario per brand e aziende. Con una copertura in oltre 15 Paesi, ha lavorato per più di 17.500 punti vendita, realizzando oltre 8.750 progetti tailor-made. Partendo dall’installazione del primo sistema di taglio laser industriale di plexiglass in Italia, grazie all’investimento tecnologico, all’attenzione per i propri clienti e al know-how maturato, Tecnoplex è riuscita a espandersi anche in altri settori, fino a produrre espositori POP per il comparto ottico, cosmetico e farmaceutico, gioielleria, interior design, food & beverage, moda, sport, tech, oggettistica e promozionale, diventando un partner affidabile per importanti brand della moda e del lusso Made in Italy.

Tecnoplex ha introdotto la tecnologia di HP Latex R1000 nel suo sistema produttivo nel febbraio del 2023, all’interno della sede di Padova, al fine di ampliare la propria rete di clienti e collaboratori, esplorando nuovi mercati e apportando soluzioni sostenibili e ad elevato contenuto tecnologico. Da sempre l’obiettivo dell’azienda è quello di comprendere e soddisfare i bisogni dei propri clienti, offrendo loro prodotti personalizzati che sappiano coniugare creatività, velocità e libertà. Grazie a questa tecnologia Tecnoplex è stata in grado di proporsi come partner di riferimento di aziende e brand, fornendo un servizio affidabile, un’assistenza rapida e il supporto per un’economia circolare.

La stampante HP Latex R1000 è infatti progettata per consentire ai print service provider di beneficiare di nuovi livelli di performance, con la possibilità di stampare praticamente su qualsiasi substrato, garantendo tempi di consegna estremamente rapidi, mantenendo qualità e uniformità. Grazie al sistema di polimerizzazione ad alta efficienza, le stampe sono asciutte fin da subito e pronte all’uso. Inoltre, la tecnologia HP offre benefici ambientali e sanitari sia per i clienti sia per i fornitori, quali soprattutto la possibilità di utilizzare inchiostri HP Latex inodori e ideali per gli interni, ma anche non combustibili o infiammabili, e senza inquinanti atmosferici pericolosi, così come quella di basare la propria produzione sul concetto di efficienza energetica.

“Avvalendoci della tecnologia HP, abbiamo raggiunto un livello di produttività tale da riuscire a proporre ai nostri clienti una maggiore frequenza nell’ambito della produzione di decorazioni, finiture, pattern a supporto dei progetti. Il raggiungimento di un livello superiore di efficienza, in termini di costo e tempo, unito alla possibilità di incrementare la creatività, sempre in un’ottica sostenibile ha determinato una maggiore soddisfazione anche dei nostri clienti e partner.” ha dichiarato Ermes Pretato, titolare di Tecnoplex.

L’attenzione alla sostenibilità – aspetto fondamentale per Tecnoplex – viene confermata dall’aver scelto HP come partner: la tecnologia di stampa di HP Latex R1000 non solo permette di mantenere i propri principi e trasmetterli ai clienti, ma anche di ottenere le certificazioni per testimoniare questo impegno. La collaborazione con HP introduce numerosi vantaggi come ad esempio i programmi HP EcoSolutions che consentono di essere sempre più efficaci e informati in materia, dalla fase di progettazione, ai processi produttivi e logistici, fino allo smaltimento dei rifiuti. Articolato su svariati temi legati alla sostenibilità (circolarità, processi, gestione dei colori, riciclo materiali) HP EcoSolutions è un programma specificamente studiato per il mondo della stampa di grande formato. L’obiettivo di questa certificazione, caratterizzata da un livello base e uno avanzato e focalizzato sulle macchine industriali, è quello di formare i clienti con conoscenze e suggerimenti per fare in modo che possano a loro volta proporre materiali e soluzioni più eco-friendly ai propri end user.

Grazie infine all’applicazione HP PrintOS – strumento fondamentale per l’azienda – Tecnoplex può accedere in modo facile e intuitivo ai corsi e manuali, così come monitorare ogni singola lavorazione grazie alla sezione “print beat”, con un valore aggiunto garantito per ogni progetto.

Oro della Stampa, il meglio del settore

Ancora una vota, grande partecipazione all’edizione numero 32 degli Oro della stampa. Preceduta da un interessante convegno, la serata ha premiato le migliori aziende del settore.

Arrivato alla trentaduesima edizione, anche quest’anno l’appuntamento con  i premi Oro della stampa non ha mancato di raccogliere ampi consensi. La serata organizzata da Unione GCT Milano e Stratego Group è stata aperta da un breve convegno sulle tematiche del settore. Dall’analisi del mercato proposta da Stefano Portolani, senior analyst del Centro Studi Printing di Stratego Group, all’altrettanto interessante intervento di Sara Monti, senior sustainability consultant di Ayming sul tema molto delicato e attuale della sostenibilità. Per finire, spazio all’imminente rivoluzione dell’intelligenza artificiale, il cui potenziale sul settore è stato analizzato dalla digital media strategist Mafe De Baggis.

I veri protagonisti della serata organizzata presso le Officine del Volo a Milano sono stati però i premiati nel corso della cena iniziata subito dopo. Per tutti loro, distintisi nel corso del 2023 come eccellenze nel mondo della stampa industriale e del converting, l’emozione del premio e la certezza di aver affrontato al meglio un periodo particolarmente impegnativo.

«È sempre un grande onore organizzare questo importante evento – dichiara Tiziano Galuppo, presidente unione GCT Milano -. Un momento di celebrazione al quale si aggiunge un’occasione sempre utile momento di approfondimento e analisi dedicato all’industria italiana della stampa».

Queste le aziende premiate: Flamini, Sales, Valtenna, Fustelgrafica, Esanastri, Simeoni Arti Grafiche, Masterpack, Varigrafica Alto Lazio, Zetacarton, Gold Print, PRT Group, Lito Terrazzi e Tecnostampa.

Premio Speciale “Imprenditrice dell’Anno” assegnato a Elisabetta Brambilla, presidente di Eurolabel.