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Gipsac, situazione materie prime ed energia nel comparto dei sacchi in carta

Per quanto riguarda la carta la situazione era già in precedenza molto tesa in termini di disponibilità di materia prima, ma ora è ulteriormente peggiorata a causa del conflitto Russia-Ucraina.
Il già notevole disequilibrio tra domanda e offerta di materia prima sul mercato è aumentato ulteriormente a causa della chiusura dei canali di vendita e distribuzione della carta proveniente dalle cartiere localizzate al nord della Russia. La scarsità della materia prima, i forti ritardi nelle consegne, gli aumenti di prezzo repentini, frequenti e consistenti stanno creando problemi sconosciuti fino oggi nel mondo della produzione dei sacchi in carta.

Plastica
Tutti gli incrementi di costi energetici stanno riportando anche il mercato delle materie prime plastiche a un livello alto di tensione con aumento repentino dei prezzi. Si sta innescando uno scenario simile a quello già visto nel primo semestre 2021 con incrementi di prezzo settimanali.

Colori e colle
Tutti i prodotti chimici quali inchiostri e colle stanno subendo l’influenza di questi scenari e stanno facendo registrare aumenti continui di prezzo. Anche la colla naturale di amido di mais o di patate largamente utilizzata per la produzione dei sacchi ha fatto registrare una fortissima impennata all’inizio di quest’anno.

Pallet in legno
Il conflitto tra Russia e Ucraina sta influenzando il mercato del legno e in particolar modo dei pallet che sono necessari per trasportare e consegnare i sacchi. È ripreso il trend di crescita del costo del legno dovuto alla mancanza di importazioni di legno dall’Ucraina.

Una situazione tanto esplosiva come quella attuale, mai registrata in tanti anni di storia e di mercato, potrebbe comportare numerose problematiche nelle forniture dei sacchi, ma le aziende del settore cercheranno di attuare le migliori politiche difensive intensificando lo scambio di informazioni con i propri clienti che a loro volta dovrebbero cercare di pianificare i loro ordinativi a lungo termine.

Etichettatura ambientale: le linee guida di Conai

Conai ha realizzato una linea guida per aiutare le imprese chiarire i dubbi che possono sorgere nell’interpretazione del decreto legislativo 116 del 2020 che rende obbligatoria l’etichettatura ambientale degli imballaggi dal primo gennaio del prossimo anno. Ecco alcuni punti toccati da questo utile strumento, che è comunque liberamente consultabile e scaricabile dal sito del consorzio.

Conai, come è noto, è il consorzio privato senza fini di lucro che costituisce in Italia lo strumento attraverso il quale i produttori e gli utilizzatori di imballaggi garantiscono il raggiungimento degli obiettivi di riciclo e recupero dei rifiuti di imballaggio previsti dalla legge. Tra le sue numerose attività, il consorzio è particolarmente sull’argomento caldo dell’etichettatura ambientale degli imballaggi introdotta con il decreto legislativo 116 del 3 settembre 2020 che la rende obbligatoria a partire dal primo gennaio del 2023. Un dispositivo legislativo che recepisce la direttiva UE 2018/851 sui rifiuti e la direttiva (UE) 2018/852 relativa agli imballaggi e ai rifiuti di imballaggio, ma che non è ben chiaro in tutti i punti e soggetto ancora a oggi a parecchi dubbi interpretativi. E così Conai, per rispondere in maniera articolata ai tantissimi quesiti che gli sono stati rivolti in questi due anni dalle imprese del settore, ha messo a punto una serie di strumenti di supporto per chi si occupa di packaging e di etichette, accessibili da una piattaforma creata appositamente e disponibile qui.

Tra gli strumenti disponibili val la pena di citare E-tichetta, un tool che consente di costruire una corretta etichetta ambientale. Per accedere bisogna registrarsi e compilare un rapido questionario sull’imballaggio da etichettare. Si otterranno tutti i contenuti necessari per creare etichette ambientali che comunichino tutte le informazioni utili al consumatore. Dallo stesso portale, nella sezione Documenti, si può invece aprire, leggere o scaricare liberamente le Linee Guida sull’etichettatura ambientale degli imballaggi.

«Si assiste da tempo a una crescente richiesta di informazioni sulla sostenibilità ambientale, in particolare quando si parla di packaging» afferma Luca Ruini, presidente di Conai. «Già dal 1997, epoca in cui l’argomento non era di certo così di moda, il legislatore europeo aveva previsto un sistema per l’etichettatura ambientale per gli imballaggi che, pur essendo volontario, fu adottato da buona parte delle imprese. Oggi, gli aggiornamenti normativi hanno introdotto l’obbligatorietà dell’etichettatura ambientale, ma questa novità ha fatto sorgere non pochi dubbi interpretativi in merito ai contenuti da riportare in etichetta. Nell’ultimo anno, visto l’incremento delle richieste, Conai ha iniziato a lavorare sul tool e-tichetta, dedicato esclusivamente all’etichettatura ambientale degli imballaggi, per rendere sempre più fruibile la sua lunga esperienza maturata sul campo. L’auspicio è che, unitamente a questo tool, le Linee Guida sull’etichettatura ambientale degli imballaggi, possano offrire da una parte risposte ai dubbi interpretativi sul nuovo dettame normativo, dall’altra indirizzare alla corretta applicazione dello stesso. Nel documento la chiara identificazione delle informazioni da riportare in etichetta ambientale è arricchita da alcuni esempi pratici frutto dell’esperienza di tante aziende.

Le linee guida

La formulazione dell’obbligo di etichettatura introdotto dalla nuova norma lascia spazio a dubbi interpretativi, soprattutto per quanto riguarda i contenuti da riportare in etichetta, i soggetti obbligati, e il perimetro dell’obbligo, oltre a generare una grande preoccupazione nelle imprese relativamente alle tempistiche per conformarsi a questo obbligo. Per questo Conai ha deciso di promuovere una serie di tavoli di confronto, in particolare con UNI, Confindustria e Federdistribuzione per analizzare e gestire gli aspetti più tecnici e le segnalazioni più frequenti pervenute da singole aziende e associazioni dei produttori, degli utilizzatori industriali e commerciali. Da questo incontro di organizzazioni e dalla lettura condivisa dei nuovi obblighi, è nato il documento Linee Guida sull’etichettatura ambientale degli imballaggi che ha l’obiettivo di proporre una chiave di lettura in grado di aiutare le imprese a sciogliere i principali dubbi per affrontare le criticità incontrate nell’applicazione dell’art. 219, comma 5. Le Linee Guida, condivise anche con il Gruppo di Lavoro Prevenzione di Conai, sono state sottoposte a una prima consultazione pubblica, a seguito della quale il documento è stato aggiornato e pubblicato nella sua versione consolidata a dicembre 2020. Da allora in poi, Conai ha periodicamente aggiornato le Linee Guida sia alla luce del dialogo costante e dei confronti con aziende e associazioni, sia a seguito delle evoluzioni normative sul tema e delle delibere del Consiglio di Amministrazione del Consorzio che hanno avuto impatto sulle modalità di conferimento dei rifiuti di imballaggio. (Al momento di scrivere queste note l’ultimo aggiornamento è al 3 marzo 2022).

Un testo chiaro ed esaustivo

Il testo, nel complesso molto chiaro ed esaustivo, si apre citando il decreto legislativo 116, che dispone che tutti gli imballaggi debbano essere “opportunamente etichettati secondo le modalità stabilite dalle norme tecniche UNI applicabili e in conformità alle determinazioni adottate dalla Commissione dell’Unione europea, per facilitare la raccolta, il riutilizzo, il recupero ed il riciclaggio degli imballaggi, nonché per dare una corretta informazione ai consumatori sulle destinazioni finali degli imballaggi. I produttori hanno, altresì, l’obbligo di indicare, ai fini della identificazione e classificazione dell’imballaggio, la natura dei materiali di imballaggio utilizzati, sulla base della decisione 97/129/CE della Commissione”.

Conai propone la sua lettura dei diversi passaggi dell’articolo 219 comma 5 (etichettatura ambientale del packaging), ricavandone la seguente serie di importanti considerazioni. In primo luogo, su tutti gli imballaggi (primari, secondari e terziari) i produttori devono indicare la codifica alfa-numerica prevista dalla Decisione 97/129/CE. Gli imballaggi devono inoltre essere etichettati nella forma e nei modi che l’azienda ritiene più idonei ed efficaci per il raggiungimento dell’obiettivo. Sugli imballaggi destinati al consumatore devono essere presenti anche le diciture opportune per supportarlo nella raccolta differenziata. Infine, per gli imballaggi in plastica realizzati con polimeri o loro combinazione non previsti espressamente nella Decisione 97/129/CE, si può far riferimento alle norme UNI 1043-1 per l’identificazione di materie plastiche non contemplate, e alla UNI 10667-1 per identificare e riconoscere i polimeri provenienti da riciclo.

Molto interessante anche la tabella che contiene i riferimenti normativi relativi ai materiali di composizione e destinazione finale dell’imballaggio. Ad esempio, relativamente alla voce “Codifica del materiale di composizione degli imballaggi” si apprende facilmente che si tratta di informazioni cogenti, che si applicano a tutti gli imballaggi e che il riferimento normativo è la Decisione 97/129/CE che istituisce un sistema di identificazione dei materiali di imballaggio, attraverso codici alfanumerici riportati in allegati specifici.

Come costruire un’etichetta ambientale

Estremamente utile per le aziende anche la sezione della linea guida che spiega come costruire un’etichetta ambientale, riportando le informazioni che possono concorrere ai suoi contenuti, ossia la codifica numerica, la famiglia di materiale e informazioni sulla raccolta. Utili i link interattivi nel pdf scaricabile della linea guida che conduce al sito EUR-Lex con i riferimenti normativi della Decisione 97/129/CE, per quanto riguarda la codifica alfanumerica. Vengono riportati gli allegati della Decisione per ciascun materiale e per i poliaccoppiati, che contengono i codici da utilizzare ai fini dell’identificazione del materiale di composizione dell’imballaggio, corredati da alcuni esempi di etichettatura ambientale completa che riportano sia le informazioni ritenute minime per il legislatore, sia quelle facoltative. Le linee guida di Conai riportano a questo proposito numerose informazioni relative a diversi tipi di imballaggio. A titolo di esempio citiamo le informazioni per l’etichettatura ambientale per gli shopper in plastica e l’etichettatura obbligatoria per tazze e bicchieri fabbrica parzialmente o totalmente in plastica.

Proseguendo in questa rapida carrellata del testo Linee Guida sull’etichettatura ambientale degli imballaggi, la terza sezione è riservata alle FAQ, ossia le risposte alle domande più frequenti poste dalle aziende riguardo al tema dell’etichettatura ambientale. Quelle proposte sono interpretazioni condivise di vari aspetti che concretamente interessano gli addetti ai lavori in cerca di risposte. I temi trattati in questa raccolta di quesiti riguardano aspetti organizzativi, come il perimetro dell’obbligo, le responsabilità e le tempistiche. E quelli più pratici, come le modalità, i contenuti, e le caratteristiche preferibili per l’etichettatura ambientale del packaging, facendo spesso riferimento alle definizioni, che aiutano a comprendere l’approccio da adottare. In appositi box vengono segnalati alcuni temi emersi dalla consultazione pubblica che rappresentano delle criticità non indifferenti per molte aziende, e che meriterebbero un approfondimento dedicato e misure specifiche, ad oggi non previste dal testo di legge. Chiude il testo un utile glossario con voci che spaziano dagli imballaggi composti a quelli multimateriali, dalla definizione di consumatore al rifiuto di imballaggio.

Nel complesso si tratta di un’opera ben realizzata, dal taglio discorsivo nonostante l’argomento affrontato sia complesso e mai banalizzato. Vale la pena di scaricarla e consultarla.

Hybrid working: a che punto sono le aziende italiane?

Una nuova ricerca Ricoh mette in evidenza come i dipendenti delle imprese del nostro Paese vorrebbero poter disporre di tecnologie in grado di supportare nuove modalità operative, ma le aziende faticano a stare al passo con le esigenze in continua evoluzione.

La flessibilità è un requisito sempre più importante per il workplace di oggi e i dipendenti delle aziende hanno necessità di soluzioni che permettono di lavorare e di collaborare sia in ufficio sia da remoto. Le organizzazioni sono in grado di soddisfare questa esigenza? Per approfondire l’argomento, la società di ricerca Opinium ha condotto uno studio per conto di Ricoh Europe coinvolgendo 500 lavoratori di imprese del nostro Paese.

La mancanza di investimenti frena la flessibilità

Solo il 21% del campione afferma che nella propria azienda sono state adottate strategie per l’hybrid working. Inoltre, l’inadeguatezza delle tecnologie e degli spazi a supporto della collaboration sta frenando l’implementazione di modalità operative più agili e innovative.

Meno della metà degli intervistati, il 47%, ha riscontrato un incremento delle soluzioni per la comunicazione presenti nelle sale riunioni. Inoltre, un intervistato su quattro (27%) afferma che gli spazi per la collaborazione all’interno dell’ufficio sono diminuiti. Solo il 37% ritiene che siano state rafforzate le misure a tutela della salute, ad esempio introducendo Smart Locker che permettono il ritiro degli asset IT senza dover interagire con altri colleghi di persona.

Questa situazione potrebbe fungere da deterrente per i dipendenti che desiderano tornare in ufficio, scoraggiando coloro che vorrebbero lavorare in presenza con regolarità. Le conseguenze sono negative anche in un’ottica di produttività e di capacità delle aziende di attrarre e trattenere i talenti in cerca di flessibilità e di ambienti di lavoro smart.

In un momento in cui le aziende hanno bisogno di talenti più che mai, un terzo degli intervistati (34%) riceve pressioni da parte del proprio manager affinché rientri in ufficio. Oltre la metà (55%), è convinto che per quest’anno la scelta di lavorare in presenza debba essere lasciata all’individuo. Le politiche relative al lavoro ibrido dovrebbero trovare un equilibrio tra le esigenze dell’azienda e quelle delle persone.

David Mills, CEO di Ricoh Europe, commenta: “Le organizzazioni devono mettere a disposizione strumenti per la collaboration che migliorano la soddisfazione dei dipendenti consentendo loro di lavorare ovunque si trovano. In caso contrario, si creano disparità tra chi è in ufficio e chi invece svolge le proprie attività da remoto”.

Un modello che pone al centro la fiducia

Durante la pandemia la fiducia che i manager ripongono nei confronti dei propri collaboratori è nettamente aumentata. Infatti, il 60% del campione di indagine ritiene che i business leader credano nella capacità delle persone di mantenere motivazione e produttività anche quando lavorano da casa, un dato che migliora del 17% rispetto a un analogo sondaggio condotto nel 2021.

David Mills aggiunge: “Dopo due anni di restrizioni e allentamenti continui, il modo di lavorare è cambiato e continua ad evolversi. Le persone si aspettano che le aziende guidino questa trasformazione in modo concreto proprio a partire dal workplace. La ricerca mette in evidenza come i dipendenti siano riusciti a costruire un rapporto di fiducia con i propri manager. Realizzare ambienti di lavoro ibrido è dunque ora fondamentale. Sebbene lavorare in team in presenza porti indubbi benefici, l’hybrid working caratterizzerà il nostro futuro. Concentrarsi oggi su questo ambito, significa dunque investire nel futuro per aumentare la produttività e trattenere i talenti”.

Fedrigoni entra nella tecnologia RFID e nelle etichette intelligenti: acquisita la quota di maggioranza di Tageos

Il Gruppo Fedrigoni annuncia l’acquisizione della maggioranza di Tageos, azienda protagonista a livello mondiale nella progettazione e produzione di inlays (inserti) e tag RFID, con sede a Montpellier, in Francia, e ulteriori uffici per la vendita, la ricerca e sviluppo e le operations in Germania, Stati Uniti, Hong Kong e Cina.

Tageos ha un potenziale di crescita molto al di sopra della media dell’industria RFID. La domanda in rapido aumento, da parte dei clienti e del mercato, di inlay RAIN RFID (UHF) e NFC (HF) innovativi e di alta qualità (che consentono alle aziende di digitalizzare la loro offerta di prodotti) comporta la necessità di una continua espansione del business per garantire una crescita profittevole. Con quest’operazione Fedrigoni acquisisce la maggioranza del capitale di Tageos dagli attuali azionisti, ovvero il fondo di venture capital New Fund e i fondatori storici dell’azienda, che manterranno le proprie posizioni di leadership nella società. Come parte dell’accordo, Fedrigoni potrà esercitare il diritto di rilevare le restanti azioni di Tageos in futuro.

Grazie a questa acquisizione, Fedrigoni rafforza la sua posizione di terzo player al mondo nei materiali autoadesivi (attraverso numerosi brand come Arconvert, Manter e Ritrama) portando ulteriore valore ai clienti nei mercati in cui opera, quali food, wine&spirits, cosmetico, sanitario e farmaceutico. Inoltre, il Gruppo consolida la sua quota di mercato in aree strategiche quali il commercio al dettaglio, la logistica e le applicazioni industriali. L’operazione creerà nuove opportunità anche per la divisione Paper, in particolare nel segmento del packaging di lusso, dove è sempre più importante trovare soluzioni per tutelare i marchi, verificarne l’autenticità e prevenire la contraffazione, soprattutto a seguito alla crescita esponenziale dell’e-commerce.

“Tageos è un’azienda con ottime prospettive di crescita e che opera in un settore per noi decisamente interessante, con una tecnologia e una base clienti molto complementare alle nostre – dichiara Marco Nespolo, amministratore delegato del Gruppo Fedrigoni -. Grazie a quest’acquisizione entriamo nel mercato delle ‘etichette intelligenti’, proseguendo la nostra strategia di continuo ampliamento dell’offerta in tutti i segmenti adiacenti più attrattivi e promettenti”.

Anche Matthieu Picon, co-fondatore e CEO di Tageos, esprime la sua soddisfazione: “Essere sostenuti e supportati dal Gruppo Fedrigoni, e dal suo azionista di maggioranza Bain Capital, ci consentirà di rafforzare ulteriormente la nostra espansione nel mercato globale e di proseguire la nostra crescita come leader di mercato negli inlays e tag RFID. I nostri clienti, presenti e futuri, accoglieranno con entusiasmo Fedrigoni e la sua offerta. Sono pienamente convinto che sia il DNA che le ambizioni delle due aziende combacino perfettamente e questo costituirà una solida base per il nostro successo congiunto”.

“Oggi aggiungiamo un ulteriore tassello al primato di Fedrigoni nel mondo dei materiali autoadesivi premium – aggiunge Fulvio Capussotti, executive vice president della divisione Self-Adhesives di Fedrigoni -. Supporteremo Tageos sia nella crescita di capacità produttiva che nella conquista di nuove aree di mercato, grazie alla pervasività della nostra forza commerciale e alla presenza geografica globale del nostro Gruppo”.

Convegno Giflex: appuntamento a Roma il 18 e 19 maggio

L’Associazione dei Produttori di Imballaggio Flessibile riunisce istituzioni, opinion leader e aziende per una due giorni dedicata al comparto e alla comprensione degli scenari all’orizzonte.

Gli stati generali dell’imballaggio flessibile si trovano il 18 e 19 maggio prossimi a Roma per il convegno “Imballaggio flessibile: in equilibrio nell’era della discontinuità”, presso l’Hotel Villa Pamphili per confrontarsi sul periodo di transizione che sta caratterizzando questo delicato momento storico.

La difficile situazione congiunturale, i nuovi scenari geopolitici e gli eventi a essi connessi, lo sviluppo sostenibile saranno al centro del dibattito. L’obiettivo è stimolare un confronto equilibrato fra urgenze del comparto e sfide sostenibili, approfondendo rischi, nuove opportunità e responsabilità necessarie per progettare il nuovo corso dell’imballaggio flessibile a partire dalla sua storia di valore.

In questo scenario di evoluzione e ridefinizione, Giflex riunisce quindi i protagonisti del settore per affrontare temi strategici per il futuro del settore alla presenza di relatori autorevoli nell’ambito istituzionale, aziendale e della ricerca.

“Due giorni che si preannunciano ricchi di riflessioni e in cui lavoreremo sulla consapevolezza della posta in gioco, fornendo visioni e proposte per affrontare il cambiamento tra emotività, preoccupazioni e soluzioni”, dichiara Alberto Palaveri, presidente di Giflex. “Davanti alla complessa situazione congiunturale aggravata dagli accadimenti internazionali, alla transizione ecologica e agli impatti della Packaging&Packaging Waste Directive dobbiamo comprendere i nuovi scenari e orientarci nelle scelte e nelle strategie per progettare il nostro futuro. È il momento di esserci!”.

Sponsor dell’evento Bobst, Dec Impianti ed Henkel.

Icom passa al digitale con HP PageWide C500 Corrugated Press

Icom, uno dei principali produttori italiani di imballaggi in cartone ondulato, ha compiuto il primo passo nel suo percorso di trasformazione digitale grazie all’acquisizione di una macchina HP PageWide C500. Attraverso questo nuovo investimento nella tecnologia digitale, Icom intende migrare i volumi chiave dalla sua produzione di imballaggi flessografici per offrire ai suoi clienti soluzioni digitali avanzate.

La macchina da stampa appena acquisita sarà installata nello stabilimento Icom di Perugia nel maggio 2022. La migrazione di Icom dalla stampa flexo a quella digitale rientra nel suo piano di efficienza operativa e di potenziamento del suo profilo di sostenibilità, in linea con la crescente tendenza dei principali fornitori di imballaggi in cartone ondulato. Grazie alle robuste funzionalità di HP C500, Icom offrirà imballaggi sostenibili con volumi di stampa da brevi ad elevati, infinite possibilità creative, qualità di stampa offset, risparmiando al contempo sui costi.

“Siamo lieti di collaborare con HP e di passare al digitale grazie a una tecnologia intelligente, sostenibile e interconnessa, nel rispetto dei principi dell’Industria 4.0. In questi periodi di cambiamento e di aumento della domanda, la macchina da stampa C500 ci permetterà di offrire ai nostri clienti una nuova serie di servizi e di beneficiare di catene di fornitura ottimizzate, di risparmiare sui costi e di rimanere sostenibili”, ha dichiarato Tommaso Costantini, titolare e direttore commerciale di Icom.

Progettata con un occhio di riguardo nei confronti dell’ambiente, la C500 consentirà anche a Icom di realizzare imballaggi sostenibili, una priorità chiave per l’azienda che mira a incorporare pratiche sostenibili a ogni livello del suo processo produttivo. Avvalendosi della macchina da stampa HP PageWide C500, Icom può stampare su una varietà di materiali riciclabili e ridurre le eccedenze e le scorte obsolete, stampando solo ciò che è necessario.

“E’ entusiasmante notare come ICOM stia compiendo il passo per avviare un modello di business digitale nel proprio mercato grazie all’output di alta qualità, al flusso di lavoro e all’efficienza offerti dalla macchina da stampa C500” ha dichiarato Danilo Airaghi, sales manager Italy, HP PageWide Industrial Corrugated. “L’acquisto della C500 da parte di ICOM contribuirà anche a far crescere il suo business, rispondendo alle nuove sfide del mercato che richiedono una rapida reattività ad una elevata qualità”.

HP C500, basata sulla tecnologia HP Thermal Inkjet, offre una qualità di stampa offset per un’ampia gamma di applicazioni di imballaggio e display in cartone ondulato su fogli trattati e non trattati, offrendo testi e codici a barre nitidi, transizioni di tono uniformi e colori vividi, per volumi di stampa litografici e flexo da bassi ad alti. Progettata per la produzione di stampe di alta qualità in ambienti di produzione complessi, la macchina stampa a 75 metri lineari/min (246 piedi lineari/min) con la massima qualità di stampa con una risoluzione di 1200 npi utilizzando un milione di ugelli.

Costi e materie prime, intervista al presidente di Assografici Emilio Albertini

Stiamo vivendo una dimensione difficile e in continuo divenire. Costi energetici alle stelle, mancanza di materie prime con una domanda di mercato molto forte e uno scenario internazionale incerto e pericoloso a causa delle conseguenze della guerra che infiamma l’est Europa. Tutto questo sta mettendo a dura prova la tenuta del comparto industriale

Urge una politica energetica di largo respiro e interventi immediati per scongiurare l’impensabile che rischia di diventare realtà, il blocco del settore.

Il vertiginoso aumento dei costi – dalle materie prime all’energia – sta pesando enormemente sulle aziende, anche quelle del settore grafica, stampa e trasformazione. Il divenire caotico e incontrollato degli eventi non rende possibile fornire dati né fare previsioni, possiamo però cercare di fotografare lo stato del settore – al momento in cui si scrive – e capire cosa si stia facendo per affrontare questa che è, a tutti gli effetti, una situazione mai vista.

Ci siamo fatti accompagnare in questo arduo percorso dal presidente di Assografici Emilio Albertini.

La condizione economica del Paese e dell’intera Europa è davvero difficile e i costi esorbitanti stanno mettendo in crisi la tenuta dell’industria. Quali sono i comparti del settore che stanno soffrendo di più?

«In generale stanno soffrendo tutti, perché la crisi delle materie prime tocca tutti i comparti. La condizione peggiore però la sta vivendo, ad oggi, il mondo delle etichette, anche in conseguenza degli scioperi che si sono avuti nel nord Europa. Ci sono stati fermi macchina di alcune cartiere che, sommati alla carenza di materiale a stock sul mercato e alla grande domanda di materiale europeo, hanno messo in crisi molte aziende. Diverse produzioni si sono fermate proprio per mancanza di materiale.

Un fenomeno che si sta verificando anche nel mondo della carta grafica, tanto più se si considera che molte cartiere in Italia hanno convertito i propri cicli, passando dalle carte grafiche ad altre produzioni. Il mercato di questo settore era in netta sofferenza già da oltre un decennio e a ciò ora si aggiunge la mancanza di materia prima.

Stessa situazione anche per il comparto della cartotecnica che sta vivendo un momento di fortissimi ordini in tutti i settori – food, farmaceutica, cosmetico – ma fatica a reperire la materia prima. Tutti i canali che arrivavano dall’Oriente e dal Sudamerica sono chiusi; addirittura è persino diventato sconveniente l’import da est, perché il costo del nolo è quasi quanto quello del prodotto trasportato. Le aziende trasformatrici si devono rivolgere quindi alle cartiere nord europee che, in questo momento, sono oberate di lavoro e devono affrontare l’aumento del costo dell’energia – pur se in maniera più contenuta rispetto alle cartiere italiane. Le consegne sono spesso a 6 o 7 mesi, creando grandi difficoltà alle aziende trasformatrici che non possono prevedere cosa servirà loro a mesi di distanza. Altra enorme difficoltà del momento è il trasferire nell’immediato le maggiorazioni dei costi delle materie prime ai clienti; la differenza di costo tra il momento in cui acquistiamo il materiale e il momento in cui lo vendiamo purtroppo lo dobbiamo assorbire noi».

Come stanno reagendo le aziende del settore: riducendo i margini, la produzione, innalzando i prezzi ai propri clienti ecc.?

«Qualche azienda nel settore rotocalco ha paventato una possibile riduzione della produzione a causa del costo dell’energia ma di fatto, ad oggi, credo che nessuno si sia fermato. In questo momento tutti abbiamo molto lavoro ed eventuali stop produttivi sono dovuti alla carenza di materiali. La preoccupazione in questo momento è il possibile fermo delle cartiere, che invece sono estremamente energivore. Recentemente – inizio marzo, nda – il gruppo Pro-Gest ha annunciato la chiusura momentanea di 6 cartiere che producono carta riciclata per ondulatore e questo potrebbe comportare grandi problemi nel prossimo futuro. Il gruppo produce una grande quantità di materiale destinato al mercato italiano e se si fermassero tutti i produttori di carta riciclata si fermerebbe il mondo dell’ondulato e gran parte della circolazione delle merci. Questo è un enorme problema.

Di certo le aziende del settore stanno subendo una riduzione dei margini. Riceviamo ormai aumenti mensili da parte dei produttori di carta e cartone che accettano prenotazioni a scadenza lunga, anche a 6 mesi, ma con prezzo aperto. Inoltre i fornitori mantengono lo spazio di produzione prenotato e il tonnellaggio, ma generalmente non garantiscono più di quello che è stato ordinato lo scorso anno, quindi se le nostre aziende dovessero trovare clienti nuovi con volumi importanti, non potrebbero acquisirli perché non avrebbero il materiale. È una situazione paradossale, mai vissuta prima.

L’eccesso di ordini dipenderà poi da quanto il mercato riuscirà ad assorbire nei prossimi mesi; non bisogna dimenticare che c’è uno spettro all’orizzonte: la risalita dell’inflazione. Non sappiamo a che livello arriverà a fine anno, ma se eroderà i salari, intaccherà anche il potere di spesa delle famiglie e, conseguentemente, i consumi ristagneranno. In questo momento c’è una domanda estrema che va oltre ogni aspettativa ma è probabile che si affievolisca nei prossimi mesi e che, una volta che i nostri clienti avranno ricostruito i magazzini, svuotati durante il periodo pandemico, gli ordini caleranno. Questo è ciò che si teme e che si vede a un orizzonte neanche troppo lontano. Non è possibile però prevedere cosa succederà e anche le conseguenze della guerra in Ucraina sono una grande incognita».

Ora è necessario tamponare la situazione, anche con un intervento urgente della politica, ma quali sono le soluzioni possibili e cosa bisogna fare invece come progettualità a lungo termine?

«La politica deve intervenire sull’energia, aiutando le aziende che non possono lavorare per pagare solo le bollette della corrente. Ci vuole assolutamente una politica energetica di lungo periodo che è stata trascurata da sempre nel nostro Paese, fin dai tempi del referendum di 35 anni fa quando si decise di non avere l’energia nucleare, senza però fare, da allora, alcun passo in direzioni migliori. Acquistiamo il 40% di gas naturale dalla Russia, non possiamo pensare che in breve tempo si possa sopperire con fornitori alternativi. Liberarsi dal giogo russo nel giro di poco tempo non è possibile, non sono cambiamenti che si fanno nell’immediato. In Italia purtroppo in tutti questi anni c’è stata la politica dei no; il no a tutto e adesso ne paghiamo le conseguenze, più di altri Paesi europei. Per fare un esempio prossimo a noi, la Francia ha il nucleare e ovviamente, quando si parla di energia, le aziende italiane rispetto a quelle francesi sono estremamente meno competitive».

Assografici cosa sta facendo o ha in progetto di fare per essere d’aiuto alle imprese del settore?

«Nell’ambito di Federazione, con Assocarta e Acimga, stiamo facendo un’azione insieme a Confindustria nei confronti del Governo per chiedere sgravi e aiuti; richieste ben precise che al momento però non hanno avuto seguito. Ci aspettiamo tuttavia un intervento da parte della politica per salvaguardare i posti di lavoro e la competitività a livello europeo delle nostre aziende, perché altrimenti non andremo da nessuna parte, non possiamo lavorare per pagare le bollette dell’energia.

Inoltre abbiamo avanzato anche richieste e proposte su settori specifici, come l’introduzione di un credito d’imposta per le carte per fini di editoriali, libri e riviste specializzate. Per esempio il mercato della scolastica ha prezzi bloccati che non possono aumentare per legge ma, dall’altra parte, ha costi di produzione che sono esplosi e le aziende rischiano di fermarsi. Andranno fatti quindi interventi urgenti da parte della politica anche in questo caso, perché non possiamo pensare che chi stampa libri per la scolastica lavori in perdita; dobbiamo dare una mano a questo settore.

Nell’immediato non vedo altra soluzione che accedere a bonus fiscali, crediti d’imposta o comunque soluzioni che aiutino le aziende a superare questo momento, perché il settore rischia davvero. Se chiudono le cartiere chiude tutto l’indotto. Noi senza carta siamo morti».

Etichette, investire per continuare a crescere

Nonostante le incertezze causate dagli scenari internazionali, il mercato delle etichette continua a crescere. Ora, però, per gli etichettifici italiani è giunto il momento di sviluppare ancora di più la propria propensione a investire nelle tecnologie di nuova generazione.

Il settore delle etichette continua a crescere. Anziché indebolirlo, la pandemia ha in realtà dimostrato quanto sia essenziale per l’economia del nostro sistema Paese. «Per gli etichettifici e il comparto del mondo delle etichette, il periodo covid non ha creato grosse problematiche, come purtroppo è accaduto in tanti altri ambiti», spiega Elisabetta Brambilla, presidente di Gipea. «Il settore, infatti, non si è mai fermato durante l’intero periodo pandemico, producendo applicazioni ritenute fondamentali per le vendite nelle filiere alimentare, farmaceutico e chimico».
A novembre Gipea è riuscita anche ad organizzare, finalmente, un convegno in presenza, un appuntamento impreziosito da alcune interessanti analisi del settore. «I numeri confermano che il comparto delle etichette non ha sofferto in modo particolare nel corso dell’ultimo biennio», prosegue Brambilla. «Naturalmente le realtà specializzate in settori come il vinicolo e la Gdo hanno conosciuto qualche rallentamento, a causa del calo dei consumi di prodotti come il vino, così come delle chiusure di ristoranti e alberghi. Al tempo stesso, è diminuita anche la produzione di etichette relative alla cosmetica».
In generale, storicamente, il mercato delle etichette autoadesive ha evidenziato un continuo andamento positivo, crescendo costantemente negli anni, anche nei periodi di crisi generale dell’economia (si pensi al 2017). Perciò, nel suo insieme, il settore è abituato a dare grandi prove di vitalità e di capacità di superare gli ostacoli, anche quelli più inimmaginabili come la pandemia. «Come associazione possiamo analizzare l’andamento dell’80 per cento degli etichettifici attivi sul territorio italiano in termini di volume: ogni volta riscontriamo un andamento in crescita. Logicamente, negli ultimi due anni, l’incremento del mercato è stato più lieve rispetto al periodo precedente, tuttavia non è mancato neppure questa volta».

La sfida dei materiali

Focalizzandoci sulla stretta attualità, in questo momento il mercato delle etichette sta vivendo un periodo di stallo e difficoltà per cause esogene. «In modo paradossale, nonostante vi siano ordini e richieste come sempre, siamo di fronte a un grande problema di reperimento della materia prima», osserva Brambilla. «Una situazione che non dipende dalla crisi energetica o dalla guerra in Ucraina, ma da uno sciopero attivo in Finlandia negli stabilimenti della cartiera Upm, in corso dal 1° gennaio e prorogato di mese in mese (al momento è in programma fino al 1° aprile)».
Da qui la mancanza di materia prima per i produttori di materiale autoadesivo. «Ciò provoca enormi problemi in termini di reperibilità del materiale», sottolinea Brambilla. «Purtroppo, quando la materia prima tornerà ad essere disponibile, sono calcolati ritardi delle consegne di 12/14 settimane. Una situazione negativa che coinvolge tutti i nostri fornitori di materie prime».
Ciò che rende lo scenario ancora più frustrante, è chiaramente l’impossibilità della stessa Gipea nel potere dare qualche certezza agli operatori, in merito ad una situazione negativa i cui destini si giocano ad altre latitudini e su altri tavoli. «Naturalmente siamo intervenuti a livello associativo, tramite Assografici e Intergraf, cercando di portare la problematica ad un livello più alto, per stimolare e sollecitare qualche azione risolutiva, ma lo scoppio della guerra in Ucraina ha fatto sì che questa questione passasse in secondo piano», racconta Brambilla.
La stessa Finat, l’associazione internazionale a cui aderisce Gipea, ha cercato di intervenire a livello europeo, scrivendo più volte direttamente a Upm e alla comunità europea per sbloccare la situazione. «Ad oggi, non abbiamo ancora un riscontro positivo e dai nostri fornitori non giungono aperture», commenta Brambilla. «Purtroppo, una volta terminato lo sciopero, saranno necessari altri due o tre mesi per riuscire a ripristinare la situazione precedente. Tutti i nostri fornitori, infatti, hanno accumulato una serie di ordini che non possono consegnare se non su tempistiche più ampie. Siamo preoccupati perché i clienti degli etichettifici, che lavorano nel settore alimentare e farmaceutico, stanno diventando sempre più impazienti, stigmatizzando l’interruzione della catena di fornitura».
Il paradosso, dunque, risiede nel fatto che il lavoro non mancherebbe affatto agli etichettifici, se vi fosse la materia prima, anzi i clienti incalzano sempre di più con le loro richieste. Tuttavia, le bocce sono ferme. «In effetti, la situazione sta diventato inaccettabile», denuncia Brambilla. «È una emergenza che tocca gli etichettifici italiani, ma anche quelli degli altri paesi europei. In Germania, per esempio, sono già state attivate alcune iniziative di sostegno economico, a causa della mancanza della materia prima. Da noi, diversi piccoli etichettifici, non potendo fare magazzino, hanno annunciato l’apertura della cassa integrazione».
Insomma, se vi fosse stata la materia prima – afferma con certezza Brambilla -, il 2022 sarebbe partito molto positivamente, sotto il profilo economico. «Lo dimostrano gli ordini che abbiamo ricevuto. Certo, in una certa misura la loro crescita potrebbe essere data anche dai timori dei clienti rispetto agli aumenti delle materie prima, ben cinque l’anno scorso e già tre quest’anno, mentre altri ancora sono stati già annunciati. Da qui, l’orientamento dei clienti ad inondarci con ordini annuali, per avere maggiori garanzie a livello di prezzi e consegne. Richieste che per noi oggi, però, sono molto difficili da soddisfare, a causa di una situazione che va al di là dei nostri poteri di trattativa e gestione».
Infatti, la scarsa reperibilità dei materiali costringe i fornitori a centellinarli e impedisce agli etichettifici di fare scorte. «Per i clienti finali il problema è enorme, perché senza etichetta non possono vendere i loro prodotti, si pensi per esempio agli scaffali dei supermercati, rischiando di bloccare infine la filiera economica generale», avverte Brambilla.

Capitolo opportunità: green e 4.0

A proposito di clienti, negli ultimi due anni le multinazionali hanno conosciuto un processo di trasformazione alquanto significativo nell’organizzazione del lavoro. «Di fatto hanno applicato in modo sempre più diffuso lo smartworking, una scelta che, seppure resa necessaria dalla pandemia, non ha certo agevolato le nostre relazioni reciproche», osserva Brambilla. «Infatti, si è perso il contatto fisico con il cliente, così come la visita in sede. Gli stessi incontri in presenza sono stati sostituiti dalle riunioni on-line».
Ciò detto, nel periodo di pandemia, i clienti si sono comunque mostrati interessati alle novità di prodotto, allo scopo di rinnovare la propria comunicazione. Da questo punto di vista, il tema della sostenibilità ha catturato grande attenzione. «Puntare su qualcosa di nuovo significa mettersi in cerca di alcune opportunità che consentano di uscire dalla crisi rinnovati e rinfrescati», aggiunge Brambilla. «Molti clienti hanno puntato sul “green”, non solo in termini di etichetta, che può essere sostenibile solo se è tale anche il materiale su cui viene applicata, ma proprio come filosofia aziendale».
Gli stessi etichettifici sono chiamati a fare parte della catena green diventando a loro volta sostenibili. Lo dimostra il “Progetto Sostenibilità” della Federazione Carta e Grafica, che vuole permettere ad ogni azienda del settore di misurare la propria sostenibilità interna, attraverso una sorta di auto screening. Il “Progetto Sostenibilità” consentirà ad ogni azienda di scattare una fotografia veritiera degli obiettivi green raggiunti, individuando al contempo le aree di miglioramento. «La sostenibilità deve essere misurata, verificata e certificata, altrimenti potrebbe sembrare una semplice operazione di green washing», avvisa Brambilla, assicurando l’aiuto di Gipea alle aziende associate impegnate a percorrere la strada del green, allo scopo di conquistare un nuovo valore aggiunto da portare sul mercato.
Insieme alla sostenibilità, l’altra parola d’ordine negli ultimi due anni è stata digitalizzazione, molto presente nel dibattito pubblico sulle nuove opportunità per l’intero sistema Paese. «Sicuramente il paradigma di Industria 4.0 – l’interconnessione delle macchine con un sistema aziendale – ha portato un miglioramento in riferimento alla digitalizzazione», dichiara Brambilla. «Certamente potrebbero essere ancora più sfruttate le potenzialità offerte dall’interconnessione, al fine di migliorare l’operatività aziendale. Prima ancora di rendere digitale una macchina, bisognerebbe infatti rendere Industria 4.0 l’etichettificio nel suo complesso».
Per questo motivo, è ancora necessario fare cultura nel settore in merito alle interfacce che si possono utilizzare per la gestione di un’azienda. «La gran parte degli etichettifici italiani sono a conduzioni familiare e, come del resto evidenzia l’espressione arti grafiche, si tratta di un comparto per sua natura artigianale», segnala Brambilla. Proprio qui sta la sua caratteristica distintiva, che si traduce in quella creatività e flessibilità che spesso risultano vincenti. Tuttavia, rispetto ai nuovi scenari economici, è giunto il momento di liberare la propria propensione allo sviluppo tecnologico, non solo in riferimento alle macchine digitali, ma anche rispetto al sistema azienda.
Dal canto suo, Gipea proseguirà nella sua missione di fornire ampio supporto agli associati, strutturando corsi di formazione utili a tutti i livelli aziendali, nonché la diffusione di informazioni e conoscenze aggiornate per la crescita della cultura interna. «Dato che le incertezze non mancano, come abbiamo visto, sicuramente come associazione siamo sempre sul pezzo per aiutare gli etichettifici ad affrontarle e superarle», conclude Brambilla.

A rischio la tenuta della filiera carta e grafica, mancano materie prime, semilavorati e semiconduttori per produrre macchine per la stampa e il converting

Oltre ai costi energetici che stanno fermando le cartiere italiane (Assocarta) e la conseguente scarsità di carta che raggiunge la trasformazione e gli stampatori (Assografici), sono a rischio le catene di approvvigionamento delle materie prime, semilavorati e semi-conduttori per il comparto dei costruttori di macchine per la stampa e la trasformazione (Acimga).
“Molti dei nostri stabilimenti cartari, fortemente energivori, hanno annunciato rallentamenti se non veri e propri fermi produttivi” afferma Massimo Medugno DG Federazione Carta Grafica “e vista la situazione critica – che già registriamo da mesi – abbiamo più volte denunciato il rischio della continuità produttiva su tutta la filiera a valle”.
“A ciò si aggiunge oggi il rischio di inceppamento delle catene di approvvigionamento delle materie prime, semilavorati e semi-conduttori per il comparto dei costruttori di macchine per la stampa e la trasformazione” prosegue Medugno “rappresentato, nell’ambito della Federazione carta grafica, da Acimga, il primo anello a monte della nostra filiera carta grafica”.
“Per semplificare” spiega ancora Medugno “i nostri produttori di macchine per la stampa e la trasformazione fanno fatica a consegnare nei tempi e ai prezzi contrattuali, chi acquista macchine ha difficoltà nel reperire la carta per stampare e produrre, ad esempio, imballaggi e il consumatore finale si troverà in tempi brevi a pagare un prezzo più alto”.
Per questo Federazione Carta Grafica segnala con forza al Governo criticità legate:
– agli approvvigionamenti anche sul fronte di materie prime dovute ad hub internazionali e al conflitto in Ucraina e relative sanzioni alla Russia;
– alla corsa dei processi inflattivi sulle materie prime e semilavorati nella produzione di macchine per la stampa ed il converting che sta influenzando fortemente il rispetto sia dei tempi contrattuali che delle politiche di prezzo.
“Relativamente agli approvvigionamenti” afferma Andrea Briganti DG di Acimga “prevediamo ulteriori difficoltà nel reperire materie prime, semilavorati e semi-conduttori. Questo si tradurrà nella possibile e concreta impossibilità per le aziende italiane di perorare le tempistiche previste dai contratti di fornitura sottoscritti. Questo fattore è certificato da Acimga come totalmente estraneo dalle volontà delle imprese, alle quali è sempre stata riconosciuta oltre che una competenza tecnica premium, anche una correttezza nell’esecuzione delle obbligazioni contrattuali, ma è correlato alla situazione economica globale e relative supply-chain. In una fase di questo tipo le problematiche evidenziate sono globali e valgono anche per i competitori europei”.
I processi inflattivi sui costi delle materie prime hanno subito una accelerazione del tutto straordinaria e non prevista dovuta a un altrettanto imprevisto fenomeno globale quale quello del conflitto Russia-Ucraina, del tutto assimilabile a una causa di Forza Maggiore.
“Seppur nella volontà di dare seguito alle tempistiche previste nei contratti e alle politiche commerciali di pricing contrattuale, oggi le nostre imprese non riescono a garantire tempi e costi certi per cause non dipendenti dalla loro volontà ma da processi globali” afferma infatti Andrea Briganti, DG di Acimga. Questi i contenuti di una lettera aperta firmata da Acimga e destinata a tutti gli stakeholder della filiera.

Canon, il futuro in anteprima di stampa

Nel business, c’è un solo modo per fare la differenza: essere sempre un passo avanti e non smettere mai di concentrare le energie sullo sviluppo di nuove frontiere tecnologiche. È con questa chiave di lettura che Canon progetta costantemente la propria crescita e quella dei clienti che scelgono di affidarsi alle soluzioni di stampa del brand.

Uno degli aspetti fondamentali per massimizzare il potenziale produttivo di ogni azienda di stampa è legato alla capacità di avere un pieno controllo sulla gestione dei flussi di lavoro. Per questo è stata ideata ormai diversi anni fa la piattaforma software PRISMA di Canon. Una gamma di strumenti in continua evoluzione, che di anno in anno amplia le proprie potenzialità, offrendo funzionalità interessanti a un più ampio spettro di clienti, e alla fine del 2021 ha visto l’annuncio di PRISMAprepare Go.  

PRISMAprepare GO è una nuova soluzione per la gestione dei flussi di lavoro, dal costo contenuto e basata su cloud, destinata ai piccoli fornitori di servizi di stampa commerciali (PSP – Print Service Provider) e i produttori in-house.

È pensata come software-as-a-service (SaaS) per consentire ai clienti di accedere al servizio ovunque si trovino, potendo così preparare documenti e progetti prima dell’invio in stampa: basta disporre di un accesso internet e di un browser web.

Grazie a PRISMAprepare GO si velocizza il processo di acquisizione dei lavori del cliente, consentendo di controllare rapidamente che siano pronti per la stampa e per l’esecuzione delle principali verifiche automatiche di preflight. Si evita in questo modo la presenza di errori o la mancanza di formato pagina, formattazione, font e risoluzione delle immagini, ciò contribuisce a ridurre i costosi errori di stampa e risparmiare tempo prezioso.

 È semplice da installare, basta seguire l’informazione data dal sistema e scaricare il PROXY che permette la comunicazione con la propria stampante, non necessità di alcuna competenza IT o formazione specifica per la configurazione e la manutenzione. Gli utenti possono essere perfettamente operativi in pochi minuti, sia che utilizzino sistemi Windows o Mac, grazie a un servizio intuitivo e di facile utilizzo. L’applicazione supporta le stampanti di produzione Canon gestite dai controller PRISMAsync, Fiery o Canon PDL, oltre alle stampanti JDF di terzi, offrendo a tutti i PSP, l’opportunità di crescere.

PRISMAprepare Go è il primo prodotto Canon SaaS per la gestione dei flussi di lavoro, pensato per consentire a qualsiasi azienda di automatizzare, in modo facile ed economico, la ricezione, l’elaborazione e la produzione dei lavori, senza investire in complessi software on-premise o competenze IT.

L’accesso da parte dei PSP a PRISMAprepare Go avviene attraverso PRISMA Home, il nuovo portale alla base di tutte le soluzioni cloud e gli strumenti PRISMA. Eseguito sulla piattaforma Microsoft® Azure dotata di efficaci funzioni di sicurezza, PRISMA Home offre un accesso affidabile e sicuro al servizio e a PRISMA Cloud Storage, in cui gli utenti possono archiviare i dati e i file dei loro clienti.

L’utilizzo di PRISMAprepare Go è estremamente semplice grazie al portale user friendly, che i Print Service Provider possono personalizzare con il proprio brand e condividere con i propri clienti per consentirgli l’invio immediato di richieste di stampa online. Il PSP potrà visualizzare immediatamente i lavori in arrivo, velocizzando la comunicazione e tagliando i costi, spesso nascosti, degli interventi di correzione dei file difettosi, mentre l’acquirente apprezzerà la possibilità di inviare i lavori online e rimanere aggiornato sull’avanzamento dello stato dei lavori sottomessi, aumentandone così la fidelizzazione.

L’abbonamento mensile della versione base comprende 10 GB di spazio di archiviazione e aggiornamenti continui delle funzionalità. È inoltre possibile usufruire di una versione demo, con maggiori funzionalità, per la durata di 90gg per decidere se acquistare alcuni moduli o servizi aggiuntivi oppure mantenere la versione BASE.