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In aumento del 5,6% l’utilizzo di carta da riciclare in Europa

“L’utilizzo annuale di carta da riciclare in Europa è stato di oltre 32.081.000 tonnellate, in crescita in media del 5,6% sull’anno precedente. In Italia tale utilizzo è in crescita del 9,3%, la più alta d’Europa, superiore alla Germania” così Massimo Medugno, DG Assocarta sui dati della CEPI Confederazione Europea delle Industrie Cartarie che fanno il punto della situazione della carta da riciclare in Europa da settembre 2020 a settembre 2021.

Un risultato che è contemporaneo al decreto ministeriale EoW firmato dal Ministro dell’Ambiente nel settembre 2020 ed entrato in vigore il 24 febbraio che regolamenta l’End of Waste – cessazione della qualifica di rifiuto – per la carta e cartone. In continuità con il sistema delle Materie Prime Secondarie (istituito con il DM 5.2.1998) che risponde alla stessa logica e che l’Italia fu primo Paese europeo ad elaborare. L’EoW – sistema basato sugli standard merceologici UNI EN 643 carta – si pone, infatti, in continuità con la disciplina MPS, aggiornando dopo 22 anni la disciplina alla luce della normativa comunitaria e degli standard merceologici attuali.

“In realtà la spinta all’impiego della carta da riciclare viene dal settore delle carte da imballaggio, in cui siamo oltre l’85% di riciclo e dall’entrata in funzione di due nuovi impianti di riciclo della carta” aggiunge Medugno.

In Europa, nel 2019, sono stati movimentati 12.000.000 di tonnellate di carta da riciclare fra i diversi Stati, il 22% della carta raccolta sul territorio europeo (Dati CEPI 2021). Ad oggi Italia e Spagna hanno applicato sistemi di EoW (in fase di adozione anche in Francia) che permettono la circolazione della carta da riciclare in Europa, ma l’adozione di analoghi sistemi basati sugli standard merceologici UNI EN 643 carta, anche da parte degli altri Stati, sarebbe auspicabile.
In Italia le regioni più virtuose sul fronte riciclo sono state Toscana, Veneto, Piemonte, Lombardia e Lazio. Ciò pone la forte esigenza che nel piano nazionale sulla gestione dei rifiuti e nei piani regionali rifiuti vengano previsti impianti dedicati solo alla gestione degli scarti di riciclo dell’industria cartaria.
“Un punto percentuale in più di riciclo corrisponde a 84.000 tonnellate aggiuntive mentre un punto in più nel comparto imballaggi aumenterebbe la disponibilità di 50.000 tonnellate di materia prima per produrre imballaggi” spiega Massimo Medugno “da questo punto di vista il PNRR., con la linea dedicata all’ampliamento della capacità di riciclo rappresenta una grande opportunità per il settore”.

“In termini di strategia per l’Economia Circolare, la mancanza di questi impianti rappresenta un vero e proprio tallone di Achille per il sistema Italia. Tale mancanza, nonostante i buoni numeri del comparto, aggrava la situazione congiunturale del settore in questo momento di caro energia” precisa Medugno.

“Non ci ha fermato la pandemia, ma senza adeguati provvedimenti ci fermerà il rialzo del gas e dei costi energetici. Oltre che interrompere le catene di approvvigionamento di beni e servizi, in questo modo si compromette anche il Green Deal: la carta è un materiale rinnovabile, fondamentale per la transizione, mentre il 90% della capacità di riciclo della carta installata in Italia e in Europa usa gas” conclude Medugno.

Stampatore&distributore: un primo formidabile esempio

Dal Regno Unito il caso del primo stampatore evoluto, cioè quello che grazie alle nuove tecnologie diviene un fornitore “totale” al servizio degli editori: dal file, all’erogazione del prodotto stampato, fino alla distribuzione al negozio fisico. Ecco come saltare il passaggio del distributore.

È una grande scommessa quella scaturita dalla partnership tra Cpi, azienda protagonista in Europa per la produzione di libri, e John Wiley&Sons, attore globale in ricerca ed educazione, che hanno recentemente realizzato un impianto di produzione di stampa a getto d’inchiostro all’interno del centro di distribuzione Wiley a Bognor Regis, nel West Sussex.

Il Wiley European Distribution Centre è entrato in funzione ai primi di aprile e permette già agli editori di stampare e distribuire i propri titoli recapitandoli direttamente alle librerie e ai clienti finali. Saltando quindi il passaggio più costoso e dissanguante della filiera del libro, quello della distribuzione.

Una vera e propria rivoluzione che rappresenta un precedente significativo per tutto il mondo dell’editoria libraria mondiale e che probabilmente segnerà il passo per molte altre produzioni di stampa nel prossimo futuro. Un tema che Italia Grafica segue da molto tempo e che inizierà quindi a monitorare ancora più da vicino.

Effetto Covid-19 sulla catena di fornitura

L’effetto “disrupting” della pandemia ha influito moltissimo nello sviluppo di innovative pratiche distributive e di vendita un po’ in tutti i settori. Anche nel mondo della stampa il Covid-19 ha avuto un effetto acceleratore e il risultato si può ammirare in questo interessante esempio di innovazione di processo.

La partnership tra Cpi e Wiley dà vita, infatti, a una formula di supply chain totale che comprende la pianificazione della domanda, la stampa digitale e la distribuzione ai clienti finali. La gestione complessa della distribuzione, a cominciare da quella relativa ai resi e dal recupero del credito, rimane quindi inhouse, governata dalle nuove tecnologie digitali, e permette di raggiungere risparmi estremamente elevati per gli editori clienti, che hanno così un unico interlocutore.

Dopo l’annuncio della partnership nel luglio 2020, entrambe le aziende hanno lavorato sull’integrazione dei sistemi e sulla costruzione dello stabilimento produttivo. A novembre 2020, in piena pandemia, Wiley ha iniziato a fare i preparativi per l’arrivo dell’impianto di Cpi, con attrezzature pienamente installate già a inizio 2021. Stiamo parlando di macchine da stampa digitale Canon, integrate da una soluzione di rilegatura Hunkler e Horizon. Un lungo e ostinato lavoro di messa a punto, specialmente se si considerano le restrizioni lavorative che hanno dovuto essere superate nel periodo più pesante dell’era Covid-19.

La produzione libraria sta vivendo un momento di grande rinascita, ma si trascina alcuni problemi ancora irrisolti, come ad esempio l’altissimo costo della distribuzione

Stock virtuale e fisico insieme

Durante la costruzione del sito produttivo, Wiley ha aggiornato i propri sistemi di gestione delle scorte e le soluzioni di ordinazione per consentire allo stock virtuale di affiancare lo stock fisico all’interno della medesima piattaforma. In questo modo viene assicurato a clienti e rivenditori un servizio senza soluzione di continuità, sia che l’ordine provenga dallo stock sia che derivi dall’inventario virtuale.

In sostanza, l’impianto del distribution centre fornisce agli editori l’opportunità di non avere scorte fisiche dei propri titoli Isbn, pur mantenendone la piena disponibilità sul mercato. Quest’innovativo processo completamente integrato, inserendo nello stesso ordine sia i libri a magazzino sia i libri prodotti su richiesta, non comporta per il cliente alcun ritardo di consegna.

Una volta che l’ordine del cliente è ricevuto dal sistema “Zero Inventory” di Wiley Distribution, esso viene inserito nel flusso e prontamente prodotto per soddisfare la “wave” di spedizione del giorno appena successivo, con tempi di produzione inferiori alle 24 ore. Sia i titoli già a magazzino sia quelli a Zero Inventory vengono spediti al cliente nello stesso momento.

I titoli a Zero Inventory

Il digitale offre già un’alta reattività alle esigenze repentine del mercato, permettendo di sfruttare le opportunità di vendita in maniera fulminea. La stampa presso il Wiley Distribution Center è processata da macchine da stampa ditale Canon ColorStream 6700 e ImagePress C9010 con l’aiuto del software per la workflow automation Canon Prisma. In tal modo lo stampatore-distributore potrà stampare con brevissimo preavviso e distribuire i propri libri con maggiore velocità, vincendo anche sul prezzo grazie ai grandissimi risparmi sui costi complessivi.

Un titolo a “inventario zero” non ha quindi una categoria a sé, separata, come ad esempio Print on Demand o Ultra Short Run, ma viene visualizzato dal cliente come titolo in stock da tutte le prospettive possibili perché il flusso di stampa lo rende disponibile in meno di 24 ore. In sostanza è come se quel titolo ancora da stampare fosse già sullo scaffale e subito pronto per la spedizione.

Gli alti costi della distribuzione libraria

La pandemia ha sconvolto sicuramente tutti i piani e le sue conseguenze sono state pesanti, soprattutto sulle pratiche distributive e di vendita, ormai immobili da troppi decenni ed evidentemente poco pronte a reagire allo stato di crisi. Chi ne ha beneficiato è stato il mondo del delivering, vale a dire della distribuzione e consegna al consumatore finale. Il settore del delivering ha subìto, ma anche accettato, un’accelerazione tecnologica formidabile che si maturata in pochi mesi. La massificazione e la concorrenza ha fatto il resto, abbassando drasticamente i costi di spedizione e, sul lato della domanda, offrendo ai clienti prezzi molto più abbordabili rispetto solo a due anni fa.

Se a tutto questo aggiungiamo la perdurante crisi del settore editoriale e in special modo quella delle librerie, ecco che il tema dei costi della distribuzione libraria torna prepotentemente alla ribalta nel post Covid-19, suggerendo agli stampatori più “evoluti” di introdurre un servizio integrato che comprenda anche la spedizione al cliente finale, ovunque esso si trovi.

Il nuovo servizio di Cpi va perfettamente incontro alle richieste economiche degli editori. In genere, infatti, più della metà del valore di un libro viene assorbito dalla parte finale della filiera, vale a dire dalla distribuzione e dalla vendita. Una percentuale che pesa anche per il 55-60% sul prezzo di copertina di un titolo. Aggiungendo anche le spese di gestione e di produzione, all’editore resta quindi una percentuale molto piccola di quel valore, che non permette di fare investimenti importanti.

Diverrà lo standard del futuro?

Con quest’interessante esempio inglese di produzione digitale integrata si propone, per la prima volta, un’idea di una filiera editoriale nella quale il ruolo del distributore librario viene assorbito dalla principale figura produttiva: lo stampatore. Il quale strappa il velo del monopolio/oligopolio che mortifica il business degli editori. Specie quelli piccoli editori, i quali non riescono a emergere sul mercato perché non posseggono la forza commerciale e i volumi per entrare nei circuiti maggiori della distribuzione. Per accedervi occorre infatti stampare un numero piuttosto elevato di copie, in modo tale da garantire una certa quota di titoli per le librerie aderenti al circuito distributivo.

Quest’esempio dimostra quindi che la distribuzione integrata alla stampa è possibile e che non esiste alcuna differenza di qualità o di livello di servizio tra un titolo a Zero Inventory e un titolo a magazzino. La tecnologia di produzione è la stessa e la produzione è già situata all’interno del centro di distribuzione grazie al potente flusso di lavoro integrato. Ciò rappresenta quindi un’offerta unica per gli editori.

Ma quanti operatori industriale della stampa sono pronti a reagire in questa direzione? Difficile dirlo oggi, in tempi di crisi della filiera editoriale. Sicuramente ci sarà un’evoluzione del mercato con chiusure, acquisizioni, merger e quindi con una maggiore concentrazione del mercato. E forse tutto ciò porterà alcuni tra i più coraggiosi a seguire l’esempio di Cpi e Wiley.

I COSTI REALI DI UN LIBRO

•      tra il 55% e il 62% = i costi di raggiungimento dei punti vendita (distribuzione, promozione, librerie, gestione delle rese);

•      tra il 15% e il 28% = i costi fissi, sommati ai costi redazionali (che riguardano, in buona misura, il costo del lavoro e la fiscalità);

•      10% = i diritti d’autore;

•      7% = i costi di carta e stampa;

Alla somma di tali percentuali (che oscilla tra l’87 e il 107%) occorrerebbe poi aggiungere il costo derivante dal ricorso al credito bancario (un 4% circa) e l’eventuale costo di traduzione di un titolo (un altro 8%).

Si arriva così a raggiungere una percentuale oscillante tra il 91 e il 119%.

È ipotizzabile dunque che la parte più consistente dei costi (distribuzione, promozione e vendita), che sta a valle della produzione, sia in linea teorica anche quella più comprimibile.

Taga Italia: formare menti aperte

La continua trasformazione dei processi di lavoro richiede operatori capaci di adattarsi in modo flessibile ai cambiamenti, sviluppando competenze relazionali e di lavoro in team. Un’esigenza che la formazione di oggi può soddisfare attraverso ben strutturate sinergie di filiera tra scuole, aziende e associazioni. Le analisi di David Serenelli, presidente di Taga Italia.

La tecnologia è il motore dell’innovazione e la sua continua evoluzione richiede agli operatori una mentalità aperta e capacità di adattamento. Due skill che la scuola può e deve formare negli studenti attraverso il rapporto con le aziende di grafica, nell’ottica di una stretta e proficua collaborazione di filiera. Unire teoria e pratica, aspetti tecnici ed elemento umano è la sfida della formazione di oggi. Lo sa bene Taga Italia che, da quando è stata fondata, ha dato vita a numerose iniziative di formazione ed informazione dedicate ai tecnici delle arti grafiche italiane.

«Taga Italia ha come elemento fondante del proprio statuto la promozione della cultura grafica nel mondo delle tecnologie per la produzione degli stampati», spiega il presidente David Serenelli. «Questo principio ispiratore si declina poi nelle attività che l’Associazione propone al mondo dei professionisti e al mondo dell’educazione. Siamo fermamente convinti che il nostro ruolo debba creare una sinergia continua con le scuole che formano i professionisti di domani».

Secondo Serenelli, quando si parla di formazione, oggi emerge una sfida in particolare da affrontare per la filiera della grafica, che, per essere vinta, necessita del decisivo contributo del mondo della scuola. «La tecnologia che sta alla base dei moderni processi produttivi è caratterizzata da applicazioni a forte specializzazione, attrezzature e software specifici per la produzione per cui sono stati ideati. Questo aspetto genera un gap tra ciò che sono gli standard aziendali di performance richiesti agli operatori e il livello di competenze di uscita dei percorsi di formazione. La scuola oggi deve creare nei giovani le competenze tecniche di base e le conoscenze dei principi scientifici su cui implementare le competenze specifiche. Per far questo l’attenzione a sviluppare capacità all’adattamento, all’autoaggiornamento deve essere massima».

Tuttavia, non mancano altri fronti su cui è necessario lavorare e intervenire per vincere le sfide di oggi della formazione, si pensi innanzitutto alla necessità di immaginare nuove modalità di sinergie interne alla filiera grafica stessa. «Il principale elemento di debolezza su cui si dovrebbe attuare un miglioramento sono la mancanza di un coordinamento rappresentativo degli attori della filiera (ipoteticamente un Comitato Tecnico Scientifico) che idealmente dovrebbe fornire le linee guida per orientare le strategie», argomenta Serenelli. «Le Associazioni di rappresentanza dei vari stakeholder, le scuole nelle varie declinazioni, i fornitori di tecnologie, viaggiano spesso su linee parallele che non si incontrano. Ciò genera ridondanza di studi, strategie troppo legate a una singola tecnologia o categoria di prodotto, poco trasferimento di buone pratiche. È un problema non di oggi, ma che oggi, in virtù dell’ibridazione di processi e prodotti, fa sentire maggiormente il suo impatto negativo».

Giovani “multitasking”

Entrando maggiormente nel dettaglio, oggi vi sono alcune skill particolarmente richieste dalle aziende grafiche alle nuove generazioni. «La competenza principale è l’apertura mentale e la capacità di adattamento», prosegue Serenelli. «Questo significa buona padronanza degli strumenti di base (informatici, linguistici, relazionali), buona conoscenza di una lingua straniera, punto dolente di parecchi percorsi di formazione. Su questo substrato la scuola deve fornire quelle abilità tecniche di base su tutti i processi tecnologici, in modo che il giovane che arriva in azienda non si trovi di fronte a un mondo che non ha mai affrontato, quanto meno in termini di terminologia, materiali, processi».

Ma qual è, effettivamente, l’interesse delle nuove generazioni verso il mondo della grafica? «Questa è una domanda chiave e purtroppo anche un problema nello stesso tempo», ammette Serenelli. «La domanda che i giovani esprimono con maggiore interesse è orientata alle professioni della creatività, della comunicazione digitale e della prestampa in generale. Il mercato del lavoro, per contro, è più dinamico in termini di offerta in aree legate alla produzione (dalla stampa alla post stampa, al converting). Le scuole devono affrontare questo scenario rilanciando queste professioni, troppo spesso legate ad un’immagine vetusta e anacronistica, non appetibile al mondo giovanile».

Del resto, le nuove generazioni, grazie alla loro dimestichezza con il digitale, possono portare al settore della grafica un peculiare valore aggiunto. «Il settore grafico è una galassia costellata da una maggioranza di piccole e medie aziende», segnala Serenelli. «Questo è abbastanza tipico della realtà italiana più che di altre nazioni e ha modellato i comportamenti delle aziende nel tempo, dandogli quella dimensione “artigianale” che è al contempo un pregio e un difetto. La fantasia innata nel nostro DNA, unita alle capacità e dinamicità della piccola a azienda a conduzione familiare, ha generato eccellenze riconosciute in tutto il mondo. La qualità che certi imprenditori hanno saputo raggiungere con i propri prodotti sono un fiore all’occhiello per il settore. Purtroppo, oggi, molto spesso i mercati globali richiedono anche altre forme di “qualità” legate alla capacità di promuovere, comunicare, di organizzare i processi su scala mondiale, che le piccole realtà fanno fatica a mettere in campo. I giovani con la loro predisposizione naturale ad essere “multitasking”, alla propensione alla digitalizzazione dei processi dovrebbero generare quella spinta alla conversione delle organizzazioni produttive orientate a uno stile Industry 4.0, dove i dati organizzati sono al centro dei processi produttivi».

Le competenze di oggi e domani

Oltre alle nuove leve, la filiera deve affrontare anche il tema dell’aggiornamento delle competenze degli operatori storici. «La formazione durante tutto l’arco della vita è un problema storico, che personalmente non viene affrontato con la dovuta efficacia a tutti i livelli, dagli organi istituzionali preposti (Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca Ministero del Lavoro e Regioni) dagli organi di rappresentanza datoriali e dalle aziende», osserva Serenelli. «L’importanza di mantenere aggiornate le competenze delle risorse umane è sempre al centro di parecchi discorsi istituzionali, ma poi si declina in strumenti di difficile impiego. Soprattutto e ancora una volta per le piccole aziende, che rappresentano la quasi totalità dell’universo del settore. Negli ultimi anni, ad esempio, le risorse pubbliche per la riconversione e aggiornamento dei lavoratori sono state ridotte rispetto al passato, a favore di altre categorie svantaggiate (disoccupati). Sullo sfondo di tutto questo la scarsità di risorse economiche destinate a scuola e formazione, a dispetto dei tanti proclami che si odono in campagna elettorale».

Eppure, le evoluzioni tecnologiche spingono fortemente ad un aggiornamento delle competenze degli operatori storici. «Tutte le fasi della filiera produttiva del settore grafico sono fortemente caratterizzate dall’impatto dell’automazione e informatizzazione delle procedure e delle apparecchiature, in una tensione continua verso l’efficientamento», spiega Serenelli. «L’interfaccia uomo-macchina è digitale, l’operatore deve interagire sempre più con touch screen piuttosto che sul dispositivo fisico, agendo su dashboard o pannelli di controllo dell’impianto scambiando e condividendo dati nel workflow. digitale. Queste operazioni prevedono una competenza che molti operatori abituati a un approccio diretto con gli impianti e interventi manuali sulle macchine stentano ad acquisire in modo naturale. La tecnologia si è evoluta negli ultimi anni ad un ritmo a cui la mente e le abitudini degli operatori più maturi non riescono a seguire agevolmente. Spesso gli operatori più esperti, che hanno un bagaglio di competenze derivanti da molti anni di pratica, fanno fatica ad adattarsi e a fidarsi di procedure basate su strumenti automatici che effettuano diagnosi e attuazione degli interventi correttivi. Stentano di fatto ad assumere un ruolo di comando e controllo di una fase di un processo, riconoscendosi maggiormente in una posizione di conduttore di un impianto».

Rispetto ad una società sempre più digitalizzata e competitiva, si possono per certi versi definire e individuare, in termini di skills, le caratteristiche del professionista della grafica del futuro. «Il professionista di domani dovrebbe affiancare alle competenze tecniche specialistiche utili alla gestione dei processi produttivi, tipicamente da perfezionare sul posto di lavoro grazie alla formazione continua, competenze relazionali e di lavoro in team indispensabili per la gestione delle informazioni che le aziende sempre più informatizzate genereranno nelle varie attività. Il tutto basato su una solida conoscenza e abilità dei sistemi operativi che i sistemi adopereranno per scambiare i dati. Queste ultime competenze dovranno derivare dai percorsi di formazione e istruzione di base».

In tale scenario Taga Italia si muove sul campo con una serie di iniziative per sensibilizzare la filiera sul valore e l’importanza del tema della formazione. «Taga Italia collabora con Enipg, l’Ente Nazionale per l’Istruzione Professionale Grafica, ente bilaterale che riconosce le scuole tecniche e centri di formazione professionale grafica, con conferenze tecniche per gli studenti e docenti, con una borsa di studio intitolata a un ex presidente dell’Associazione, Alberto Sironi, che si è molto dedicato alla formazione dei giovani, che da anni premia studenti meritevoli che vogliono approfondire il proprio percorso di studio nella grafica», conclude Serenelli.

Lucart vince il Premio Innovazione SMAU

Martedì 12 ottobre 2021, nell’ambito di SMAU Milano, Lucart ha ricevuto il Premio Innovazione SMAU, riconoscimento riservato alle imprese che, in diversi settori industriali, vogliono avviare attività di sviluppo di prodotto e di processo per portare sul mercato innovazione. L’obiettivo del progetto è stato lo sviluppo di una tecnologia in grado di rilevare in tempo reale, elaborare e restituire i dati relativi al processo di fabbricazione della carta. La filiera cartaria ha infatti specificità tali da non poter essere misurate con i prodotti disponibili sul mercato. Lucart, con l’aiuto della start up Crossnova, ha quindi realizzato il primo strumento informatico per supervisionare una cartiera in modo digitale e automatizzato.

Massimiliano Bartolozzi, chief information officer di Lucart, ha così commentato: “Abbiamo voluto realizzare una piattaforma aperta che oggi è in grado di rilevare tutta una serie di dati sulle macchine per ottimizzare consumi energetici, performance, scarti, ma che domani potrà essere implementata con Intelligenza Artificiale, Machine Learning e Predictive Analytics”.

La soluzione, chiamata ‘supervisore di cartiera’, è stata testata a maggio 2021 nell’ambito del progetto pilota sullo stabilimento di Porcari. La piattaforma, grazie a una serie di sensori, è in grado di rilevare direttamente dalle macchine le informazioni ritenute utili. I segnali raccolti vengono trasmessi a un operatore che può monitorare in tempo reale l’andamento della macchina e intervenire. Inoltre, il sistema è collegato alla piattaforma di business intelligence aziendale QliK Sense per consentire di integrare tutti i dati raccolti. In tal modo è possibile avere una reportistica dettagliata che permette di analizzare il quadro generale dell’andamento delle macchine (produttività, consumi, scarti) al fine di ottimizzare la produzione, stabilire i settaggi più efficaci e stilare delle best practices per un miglioramento continuo a livello operativo.

Nel 2022, la piattaforma verrà implementata con strumenti per l’analisi e l’ottimizzazione delle materie prime. Lo strumento è infatti aperto e consente possibili espansioni: la scelta di partnership con una startup innovativa già esperta di tecnologie open-source ha inoltre azzerato i tempi di re-skilling di risorse interne ed ha portato tecnologie fresche e moderne all’interno del gruppo, che ha così potuto beneficiare di training-on-the-job. Il prossimo obiettivo sarà rendere – anche grazie all’utilizzo di Intelligenza Artificiale, Machine Learning e Predictive Analytics – tutto il processo ‘intelligente’. Questo rappresenta per Lucart il futuro del vantaggio competitivo aziendale.

Heidelberg sempre più digitale con l’app Print Shop Analytics

Heidelberg punta sempre più sulla digitalizzazione, con servizi a valore aggiunto per i propri clienti. Heidelberg Plus è il nuovo portale dell’ecosistema digitale di Heidelberg, in cui i clienti possono entrare con un unico login e accedere a tutte le offerte digitali. Le applicazioni faranno uso di cloud, IoT, Big Data e AI per offrire ai clienti un valore aggiunto nella gestione delle loro aziende.
Nell’ambito dell’Innovation Week 2021, che si è svolta dal 13 al 15 ottobre presso la sede di Wiesloch-Walldorf con lo slogan “Always a Step Ahead”, Heidelberg ha presentato Prinect Print Shop Analytics, la prima app Prinect basata sul cloud offerta attraverso Heidelberg Plus che sarà disponibile per i clienti nel corso del prossimo anno. Si tratta di uno strumento che permette agli utenti di determinare le prestazioni sulla base di dati in tempo reale.

Molte tipografie controllano ancora i loro processi utilizzando dati obsoleti e hanno un accesso limitato ai loro KPI attuali, il che rende difficile ottimizzare molti processi. Prinect Print Shop Analytics offre una soluzione integrata che registra, valuta e monitora i KPI in tempo reale per ottimizzare la produzione con l’aiuto dell’intelligenza artificiale. I clienti possono accedervi tramite Heidelberg Plus con un’interfaccia utente integrata e autenticazione. Tutti i dashboard generati, con le corrispondenti analisi e raccomandazioni, sono disponibili per gli utenti autorizzati in qualsiasi luogo su computer, tablet o smartphone, come si preferisce. C’è anche un sistema di notifiche che avvisa l’utente di eventuali aree problematiche.

“Con la prima app Prinect disponibile in Heidelberg Plus, il nostro ecosistema digitale Heidelberg sta guadagnando slancio e i vantaggi della digitalizzazione per i clienti stanno diventando sempre più evidenti”, afferma Ludwig Allgoewer, global head of sales&marketing di Heidelberg.

Alberto Masserdotti nel board di Fespa

Alberto Masserdotti, presidente di Fespa Italia, è il primo italiano a entrare nel board di Festa dopo quasi 60 anni dalla fondazione dell’Associazione. Giovane e competente Alberto Masserdotti ha fatto tesoro dell’atmosfera stimolante che ha assimilato all’interno dell’azienda fondata dal padre Andrea, il cui spirito pionieristico nel campo della visual communication e della stampa digitale di grande formato è noto a tutti. Alberto Masserdotti, oggi Ceo di Gruppo Masserdotti, ha lavorato per far crescere questa realtà traghettandola attraverso le diverse evoluzioni dei mercati di riferimento della stampa digitale di grande formato. Un impegno e una passione che hanno portato l’imprenditore bresciano a diventare parte attiva all’interno dell’Associazione, prima come consigliere poi come presidente di Fespa Italia e, oggi, con questo nuovo incarico, proiettandosi in ambito internazionale.

“Ho spesso dichiarato, come presidente di Fespa Italia, che è la passione che muove le persone. È quanto ho trovato nei soci e nel direttivo italiano e che ho avuto l’occasione di trasmettere in questi anni, insieme alla segreteria italiana, anche nelle riunioni internazionali con i presidenti e segretari delle 37 associazioni internazionali”, dice Alberto Masserdotti subito dopo l’elezione. “Sono onorato che il direttivo di Fespa Italia abbia supportato la mia candidatura nel board internazionale e contento di essere stato eletto durante la general assembly di Amsterdam. È un momento in cui le sinergie diventano essenziali per far ripartire in toto l’economia, e metterò il massimo impegno affinché il mio nuovo ruolo e la stretta collaborazione con tutte le associazioni che fanno parte di Fespa sia utile a tutto il settore e a chi, come me, ha una vera passione per questa industria.”

Un riconoscimento tutto italiano che fa onore alla storia di Fespa, alla cui fondazione partecipò anche un nostro connazionale. Era il 1962 quando, durante l’assemblea generale formativa a cui prendevano parte le diverse associazioni europee della stampa serigrafica, fu fondata Fespa. A dare vita a un’associazione europea indipendente erano presenti: Bob Levisson (Olanda), John Floyd e Roy Foster (Regno Unito), Poldi Domberger e Eddy Meissner (Germania), Baron e Michel Caza (Francia), Bjšrg Hemberg (Svezia), Bjarne Dahl (Danimarca), Christian Brynildsen e Edgar Hartvedt (Norvegia). Per l’Italia ha partecipato alla fondazione di Fespa Carlo Frassinelli, che però non è entrato a far parte del board. Ecco perché nel 2021 la nomina di Alberto Masserdotti rappresenta un traguardo importante.

Canon e Multi Import, applicazioni live al temporary Demo Experience Center di Rozzano

Canon inaugura insieme al partner Multi Import – dal 18 ottobre al 3 dicembre 2021 – un Demo Experience Center dall’impatto unico: uno spazio temporaneo progettato per offrire agli operatori del settore delle arti grafiche la possibilità di toccare con mano lo straordinario potenziale dei sistemi professionali di stampa digitale e di finitura per differenziarsi sul mercato e accrescere le opportunità di business.

L’evento dal titolo “Print & Finishing for You” organizzato da Canon insieme Multi Import – realtà che da oltre sessant’anni opera nel settore del finishing -, nasce per dare un forte segnale di presenza sul territorio, confermando l’impegno dell’azienda nipponica nel supportare l’ecosistema dei partner e le aziende clienti nella ripresa.

Allestito all’interno della sede di Rozzano di Multi Import, il temporary Demo Experience Center offrirà una panoramica delle molteplici applicazioni rese possibili dalla tecnologia di stampa digitale colore e bianco e nero ad alto volume di Canon in combinata con i sistemi di finitura del partner. Un’occasione non solo per entrare nel vivo delle modalità di gestione del flusso di stampa, ma anche per prenotare una demo personalizzata dedicata alla creazione dal vivo di un prodotto stampato e finito.

Spaziando dalla stampa di copertine e opuscoli alla produzione di libri fresati, dalla realizzazione di libretti a punto metallico ai bugiardini farmaceutici, saranno tantissime le applicazioni già esposte ma anche realizzate dal vivo all’interno del Demo Experience Center. Il tutto reso possibile dalle rinomate tecnologie di stampa Canon imagePRESS C10010VP, il sistema di stampa digitale a colori, e Canon VarioPrint serie 6000 TITAN, il sistema di stampa di produzione monocromatica digitale a foglio singolo che si affiancheranno ai sistemi di finitura offerti da Multi Import tra cui CP Bourg, Uchida, Watkiss, Baciottini, Foliant,JWEY, APR Solutions, Challenge, MB Bauerle.

Durst, anteprime tecnologiche a Viscom 2021

“Qualità e quantità”. Con queste parole Alberto Bassanello, direttore della Divisione Vendite Italia di Durst Group, commenta i risultati di Viscom 2021. “Non abbiamo mai avuto dubbi sulla nostra partecipazione alla fiera. La ritenevamo importante per dare un forte segnale al mercato. E in effetti le nostre aspettative sono state più che ripagate. Sin dal primo giorno abbiamo respirato grande entusiasmo da parte clienti e operatori”. Soddisfazione anche in termini di affluenza: “Abbiamo registrato lo stesso numero di contatti del 2019, tutti altamente profilati, segno anche del notevole interesse riscosso dalle anteprime tecnologiche che abbiamo presentato a Viscom”.

Viscom 2021 ha segnato, infatti, il debutto mondiale a una manifestazione fieristica di Durst P5 TEX iSUB, la prima soluzione con sublimazione in linea integrata per stampa diretta su tessuti in poliestere basata sulla rivoluzionaria piattaforma P5. Una tecnologia messa a punto dal R&D di Durst per rispondere alle più recenti esigenze di un mercato in grande crescita come quello della stampa tessile, e che sta già riscuotendo notevole successo sia in Italia, sia all’estero. P5 TEX iSUB permette, infatti, di realizzare applicazioni soft signage già pronte per la finitura, senza necessità di ulteriori trattamenti o passaggi in calandra, ottimizzando così l’intero processo di stampa in termini di efficienza, produttività e flessibilità.

Ma la vera novità della fiera è stato l’esordio in Europa dei sistemi di stampa firmati Vanguard Digital Printing Systems, produttore statunitense recentemente acquisito da Durst. A catalizzare l’attenzione, la flatbed UV a piano fisso XY Vanguard VK300 D HS che è stata in funzione per tutta la durata della kermesse, dando prova di eccezionali prestazioni in termini di qualità e produttività. Tra i plus di questa soluzione, particolarmente apprezzata dai visitatori di Viscom, anche l’estrema semplicità d’uso, la flessibilità e l’upgradabilità delle dotazioni. Il numero delle testine può infatti essere ampliato nel tempo per adattarsi alle specifiche esigenze produttive. Vantaggi a cui si aggiunge la potenza del piano aspirato, fino a 10 volte superiore rispetto ad altre soluzioni attualmente disponibili sul mercato. E ancora e l’eccezionale brillantezza dell’inchiostro, caratterizzato da un ampio color gamut e da elevato livello di aggrappaggio, che assicura eccellenti risultati su diverse tipologie di supporti. Le stampanti a marchio Vanguard, che per il mercato europeo saranno prodotte nella nuova filiale di Bressanone, completano dunque il portfolio di soluzioni large format proposto da Durst, rispondendo in modo ancora più mirato alle esigenze di serigrafi e stampatori che lavorano su materiali già in formato.

Scarica la guida al Labelling, un focus sul mondo delle etichette

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Avevamo già documentato l’interesse delle aziende verso il mondo del labelling nel numero di settembre 2019 in occasione del LabelExpo, uno degli ultimi appuntamenti globali pre-pandemia.

Nonostante il 2020 sia stato un anno critico, molte aziende hanno dovuto riorientare i propri business seguendo la direzione che già nel 2019 sembrava tracciata.

Sono diversi i mercati in ascesa e tra questi il labelling è tra quelli maggiormente interessanti. Il 2021 sta confermando questo trend, con investimenti importanti in tale direzione, catalizzati da agevolazioni fiscali che rendono ancora più accessibili investimenti economici altrimenti proibitivi.

Le soluzioni di stampa e finishing sono alla portata di tutti e il prodotto etichetta, nella sua complessità e diversità rispetto al “semplice” prodotto librario, è decisamente più conosciuto rispetto al passato. Le dinamiche produttive sono ovviamente chiare per le aziende in cui l’etichetta è il core business, meno per i nuovi player.

Nel mondo del labelling, inoltre, le soluzioni di stampa sono solo una parte del processo produttivo: il finishing è in certi mercati ben più importante ed è bene studiare il prodotto per comprendere quali attrezzature ulteriori devono affiancare i processi di stampa.

Se aggiungiamo l’importanza della nobilitazione e la necessità per i brand owner di differenziare il proprio prodotto rispetto alla concorrenza, abbiamo ben evidente quanto sia fondamentale analizzare il «cosa voglio realizzare».

Come orientarsi quindi in questo mercato? Su quale tecnologia investire? A quali brand affidarsi?

Sono queste le domande che ci hanno portato alla creazione di questa sintetica guida al labelling, in cui abbiamo raccolto diverse soluzioni che rappresentano un primo approccio alla materia. Non solo una mera lista di attrezzature entry/middle level: ogni pagina comprende delle pratiche schede riassuntive che ci danno l’idea delle applicazioni che si possono ottenere con una specifica macchina da stampa.

L’obiettivo condiviso dai tecnici di Italia Grafica è offrire un punto di vista differente sul mondo dell’etichetta, un primo contatto con le aziende che si propongono come partner per lo sviluppo dei business aziendali.

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Kodak presenta una nuova gamma di soluzioni

Grande evento online per Kodak, che ha presentato una nuova gamma di prodotti innovativi durante la sua virtual press conference, facendo anche il punto sulle attività riorganizzative dell’azienda, ora più agili e “responsive” rispetto alle mutevoli esigenze del mercato.

A fare da anfitrione dell’evento è stato Jim Continenza, executive chairman and chief executive officer di Kodak, che ha illustrato insieme a Jeff Zellmer, vice president of global sales&strategy, a Jeff Perkins, vice president sale Digital Print, e a Todd Bigger, vice president e Digital Print business, le importanti novità di casa Kodak.

Si parte dalla rivoluzionaria macchina da stampa digitale Kodak Ascend progettata per la creazione di packaging e cartelli promozionali di fascia alta per la grande distribuzione. Si tratta della prima macchina da stampa elettrofotografica per tirature elevate di supporti extrapesanti, utilizzando decorazioni CMYK e laminazione piatta a margine elevato e di grande impatto in un’unica soluzione. La Kodak Ascend lavora alla velocità di produzione pari a 572 m2/ora e offre una lunghezza superiore del foglio, pari a 122 cm, con un’area di stampa maggiore del 23% rispetto a un foglio B2. La nuova macchina consente ai centri stampa di garantire una stampa sostenibile e riciclabile utilizzando inchiostri a secco ecocompatibili KodaChrome certificati per il contatto indiretto con alimenti.

Un’altra importante protagonista dell’evento, tra le altre, è stata la nuova vernice Kodak Prosper Digital Varnish, pensata per il rivestimento digitale altamente flessibile di packaging basati su carta. La nuova soluzione per stampa digitale è una vernice a base d’acqua che può essere applicata su un’area o su punti localizzati dei packaging stampati che utilizzano i sistemi Kodak Prosper S-Series o Kodak Prosper Plus Imprinting. La vernice è ecocompatibile e crea uno strato opaco protettivo in grado di fornire resistenza allo sfregamento e all’acqua per packaging basati su carta. La Prosper Digital Varnish viene applicata solo dove necessario e non richiede produzione di lastre per una patinatura localizzata. Per questo, aiuta i centri stampa a eliminare i costi, gli sprechi e l’impatto ambientale associati ai tradizionali metodi di postpatinatura. Questa nuova vernice offre un’alternativa ecocompatibile e a base d’acqua ai solventi e ai rivestimenti Uv e sarà disponibile in tutto il mondo alla fine del 2021.