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40° Convegno Nazionale Gifasp: un piccolo passo verso il ritorno alla normalità

Il 23 e 24 luglio 2021 si è tenuto a Venezia presso l’Hotel Hilton Molino Stucky il 40° Convegno Nazionale Gifasp. L’evento, che ha registrato una buona partecipazione contestualizzata all’attuale emergenza sanitaria nazionale da Coronavirus, è stato il primo evento associativo in presenza dall’ultimo Convegno di Palermo nel 2019, oltre che un’occasione stimolante e costruttiva per tornare alla vita associativa del Gruppo, fatta di relazioni personali e di discussioni sulle tematiche di maggior interesse e attualità per il comparto. Quest’anno il tema del convegno è stato legato agli scenari post covid per il packaging e la filiera cartaria nel suo complesso.

I lavori pubblici del Convegno sono stati aperti il pomeriggio di venerdì 23 luglio dal Presidente Gifasp Alessandro Tomassini, il quale ha presentato una relazione sulle attività e sulla gestione del Gruppo durante gli ultimi due anni di emergenza sanitaria che hanno grossomodo coinciso con il periodo della sua Presidenza iniziata ufficialmente a giugno del 2019.

Marco Cazzola (Cazzola Consulting) ha illustrato una serie di opportunità e i relativi strumenti fiscali e finanziari per le imprese cartotecniche nel post pandemia, in un contesto di crisi della globalizzazione incontrollata.
Elisabetta Bottazzoli, project manager della Federazione Carta e Grafica, ha presentato le opportunità per le aziende della filiera cartaria di superare le criticità del Covid-19 grazie a mirate strategie di sostenibilità ambientale, sociale ed economica.

Michele Bianchi, in qualità di presidente CEPI Cartonboard, si è soffermato sullo scenario internazionale approfondendo l’andamento delle materie prime cartacee per il comparto degli astucci cellulosici.
Infine, Gianandrea Totaro, coordinatore del Comitato Tecnico Gifasp, ha presentato un puntuale aggiornamento delle attività tecniche di formazione/informazione portate avanti dalla Gifasp Academy a beneficio delle cartotecniche associate.

Un momento particolarmente gioviale è stato dedicato alla consegna delle targhe celebrative per il riconoscimento a quelle aziende che hanno superato i 25 anni (A. De Robertis & Figli, Abar, Box Marche, Grafiche Favillini, Icis, Litocartotecnica Ival, Lucaprint) e i 50 anni (La Litografica di F. Fornaroli, Palladio Group) di associazionismo in Gifasp.02

DS Smith fa leva sull’espansione dell’e-commerce in Europa e lancia ePack

DS Smith si espande nel digitale e lancia ePack, la prima piattaforma di e-commerce del settore, in Italia e Spagna.

L’espansione e l’investimento nel digitale dell’azienda di packaging sostenibile mira a capitalizzare la crescita prevista del 57% dell’e-commerce europeo entro il 2025, in seguito alla pandemia e alla conseguente transizione verso l’online di rivenditori e consumatori in tutto il continente.

Nell’ultimo anno, anche a causa della crisi sanitaria, si è registrata una crescita esponenziale dell’e-commerce.  Settori quali l’abbigliamento e l’alimentare sono cresciuti esponenzialmente, in particolare quest’ultimo dal 2020 ha visto crescere gli acquisti online dal 9% al 63%. ePack, con l’intento di sostenere la crescita di questi settori, offre imballaggi sostenibili al 100% agli e-retailer. L’online shopping di DS Smith metterà a disposizione soluzioni di packaging ecologiche, come sacchetti di carta per la spedizione o box in fibra completamente riciclabili per le consegne.

La decisione è stata presa in seguito allo sviluppo senza precedenti delle vendite online di DS Smith nel Regno Unito, dove il suo e-commerce ha rilevato uno sviluppo della domanda del 700% negli ultimi dodici mesi. L’espansione digitale supporta la presenza di DS Smith in tutta Europa, dove oltre 200 fabbriche producono imballaggi completamente riciclabili e paper-based per i più grandi brand del mondo.

Alex Manisty, Group Strategy Director di DS Smith, ha dichiarato: “Il modo in cui viviamo e facciamo acquisti è cambiato drasticamente nell’ultimo periodo e, anche con i primi segnali di ripresa, la domanda per l’e-commerce è ancora forte. Il packaging può avere un ruolo fondamentale all’interno di questo cambiamento; infatti, il nostro investimento nel digitale e l’espansione della nostra offerta web in Europa è il riflesso delle esigenze dei nostri clienti, in costante cambiamento. La piattaforma ePack è gestita in maniera sistemica con tutti i nostri punti in Europa, in modo tale da permettere ai rivenditori di accedere ed utilizzare packaging su scala globale, contribuendo attivamente alle esperienze di shopping, soprattutto online”.

Avere a disposizione questa piattaforma, significa per le imprese, dalla più grande alla più piccola, poter acquistare tutti i tipi di packaging online, in un solo punto., ePack offre una gamma di imballaggi sostenibili, con un servizio flessibile, conveniente e veloce.

Un packaging adeguato può aiutare i retailer e i brand a fidelizzare i propri consumatori, riducendo, al contempo, costi materiali, di trasporto e quelli relativi a eventuali danni. Inoltre, va incontro anche alle principali richieste degli Italiani, come evidenziato dal recente sondaggio Ipsos Mori commissionato da DS Smith, che ha mostrato come il 40% richieda un packaging completamente riciclabile; infatti, il 31% di questi ha dichiarato di aver smesso di acquistare prodotti di determinati brand proprio perché i loro imballaggi non erano sostenibili.

Il lato nobile della plastificazione

Con la giusta dose di visione e creatività, anche uno strumento all’apparenza banale può trasformarsi in opportunità, utile a fare la differenza sul mercato. A prima vista, infatti, pochi sarebbero disposti a puntare sulla plastificazione come arma in più nel proprio bagaglio di conoscenze.

Eppure, oggi, si tratta proprio di uno strumento in più, in grado di stupire il cliente, spingerlo a innovarsi, sperimentare e di conseguenza a non soffermarsi sul prezzo in preventivo per concentrarsi maggiormente sulle caratteristiche e il valore aggiunto conferiti al prodotto finale. Grazie alle tecnologie attuali, tutto questo è già una realtà, molto più vicina di quanto si possa immaginare.

Molto più di una pellicola protettiva
Parlare di plastificazione solo a fini di protezione è, infatti, riduttivo. Macchinari e materiali hanno raggiunto livelli di versatilità e affidabilità tali da poterla combinare con la creatività. Per esempio, la plastificazione non è più solo una patina lucida. Come per una fotografia, in versione opaca si possono imprimere effetti diversi alla superficie, a seconda degli obiettivi. Oppure, la particolarità di finiture vellutate per un effetto tattile tanto sorprendente quanto apprezzato. Ancora, la più recente crescita di supporti antibatterici, destinati a diventare la regola.
Per chi lavora nel mondo della comunicazione visiva, una freccia in più al proprio arco. Una variabile da abbinare alle varie opzioni su materiali, tecniche di stampa e finitura. Fino ad arrivare a obiettivi impensabili solo pochi anni fa, giocare un ruolo importante anche nel mondo del packaging e della personalizzazione.
Ultimo aspetto importante, oggi la plastificazione è anche in sintonia con la domanda di sostenibilità. I materiali utilizzati sono sempre più compatibili con il riciclo, così come le apparecchiature sempre più attente alla gestione dell’energia e degli sprechi.

Alla ricerca della strada migliore
Per trasformare la plastificazione in opportunità servono anche nuove competenze e il giusto partner in grado di guidare nella scelta delle apparecchiature e dei materiali. Con il pensiero rivolto alle applicazioni che si intendono realizzare, o al settore verso il quale si desidera orientare la sperimentazione, prima di muoversi è importante documentarsi e soprattutto confrontarsi con gli esperti del settore.
Partendo dai propri obiettivi, guardando alle tecnologie già disponibili, è importante capire come muoversi, come programmare gli investimenti e come affrontare le nuove soluzioni per integrarle nei propri flussi produttivi.
Per farsi trovare preparati, e per una prima scoperta delle potenzialità della plastificazione, Italia Grafica in collaborazione con Quadient ha pensato di realizzare un White Paper sulla tematica. Una guida pratica e gratuita che riporta una sintesi esauriente dello scenario, della tecnologia e delle prospettive, utile per capire dove guidare la propria azienda nei prossimi anni.

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Il packaging cellulosico è sempre più sostenibile

Fast food containers from eco friendly paper and cardboard isolated on white background. Food packaging

Gli imballi di origine cellulosica diventano sempre più ecologici, tanto che oggi i volumi di riciclo sono triplicati rispetto a vent’anni fa grazie a una filiera italiana ben oliata. Ne abbiamo parlato con Carlo Montalbetti, direttore generale di Comieco, il Consorzio Nazionale Recupero e Riciclo degli Imballaggi a base Cellulosica.

Comieco nasce nel 1985 come Comitato per l’Imballo Ecologico grazie all’iniziativa di alcune imprese della filiera della carta con l’obiettivo di organizzare e incentivare la raccolta differenziata di carta e cartone, assicurando un flusso costante di carta e cartone riciclabili alle cartiere e sottraendo carta e cartone alla discarica. Nel 1998, a seguito del Decreto Ronchi e la costituzione di CONAI e i Consorzi di Filiera per la gestione dei rifiuti d’imballaggio, Comieco diventa Consorzio Nazionale Recupero e Riciclo degli Imballaggi a base Cellulosica con lo scopo di raggiungere gli obiettivi di riciclo e recupero fissati dalla normativa europea. Un’organizzazione –senza scopo di lucro – a sostegno dei Comuni per i maggiori oneri per i servizi di raccolta differenziata sul territorio, in via sussidiaria rispetto al mercato: attraverso convenzioni volontarie stipulate con le Amministrazioni locali viene infatti gestita e garantita la raccolta e l’avvio a riciclo della carta e del cartone correttamente differenziati dai cittadini. Una risposta concreta del Sistema Paese – e delle circa 3300 aziende consorziate (tra cartiere, trasformatori di materiale e di imballaggi cellulosici e impianti di recupero) – per dare vita a quella che oggi chiamiamo economia circolare, dove carta e cartone non sono rifiuti ma materie preziose per l’industria cartaria. Abbiamo parlato del consorzio, della sua attività attuale e della situazione italiana del riciclo di carta e cartone con il suo direttore generale Carlo Montalbetti.

Su quali punti è concentrata la vostra attività attuale?

L’attività di Comieco, all’interno del sistema di recupero e riciclo dei materiali a base cellulosica, interessa ambiti diversi, funzionali tra loro: dalla garanzia di riciclo, a supporto dei Comuni convenzionati, alla comunicazione, attraverso l’attivazione di campagne nazionali e locali per sensibilizzare i cittadini sul rispetto dell’ambiente e sull’importanza di una corretta raccolta differenziata. A queste attività, si aggiungono quelle a sostegno della filiera: dalla prevenzione, ovvero l’incentivazione di studi con l’obiettivo di realizzare imballaggi sostenibili (riduzione in peso, progettazione intelligente e separazione facilitata), ai controlli e le verifiche presso gli impianti di recupero per garantire la qualità del macero che viene avviato alle cartiere.

Qual è oggi la situazione del recupero degli imballaggi di origine cellulosica?

20 anni fa, quando la raccolta differenziata non era sistematizzata e tutto avveniva in modo disomogeneo, si raccoglieva appena un milione di tonnellate di carta e cartone con una media pro capite di circa 17 chilogrammi per abitante. Oggi i volumi sono triplicati: nel 2019 sono state raccolte e avviate a riciclo oltre 3,5 milioni di tonnellate di carta e cartone, con una media pro capite di 57,5 chilogrammi per abitante.

Un trend in costante ascesa…

Sì, e che ha avuto un punto di svolta nel 2004, quando il nostro paese è diventato un esportatore netto di macero, interrompendo così la storica dipendenza dall’estero. In un paese tradizionalmente povero di materie prime come l’Italia, lo sviluppo delle raccolte urbane di carta e cartone ha fatto sì che i comuni diventassero le nostre foreste urbane. In termini di risultati, focalizzando l’attenzione solo sul settore degli imballaggi in carta e cartone, scopriamo non solo che la filiera del riciclo è un’eccellenza, ma anche che l’Italia è tra i leader europei per tasso di riciclo: dal 1998 al 2019, la percentuale di riciclo degli imballaggi cellulosici è passata dal 37% a oltre l’80% nel 2019, risultato ormai vicino agli obiettivi UE fissati al 2030 (l’Italia ha già superato il 75% di riciclo previsto al 2025).

Le aziende italiane che si occupano di grafica e packaging stanno lavorando bene per favorire il riciclo dei loro prodotti, secondo il suo parere? 

La carta è un materiale sostenibile per eccellenza grazie alle sue caratteristiche intrinseche: è naturale, biodegradabile e riciclabile. Il packaging in carta, non è un caso, è preferito da oltre l’80% dei cittadini, secondo quanto emerso da un’indagine fatta da Astra Ricerche per Comieco. Uno stimolo ulteriore per tutta la filiera a mettere al centro della sua attività l’innovazione, puntando ad un miglioramento continuo dei prodotti e dei processi. Senza eccezioni. Le aziende, infatti, cercano di essere sempre al passo con le richieste dei clienti e del mercato. Questo impegno è ben rappresentato dai numeri che raccontano i passi avanti fatti in questi anni, in ottica sostenibile: basti pensare, ad esempio, all’aumento delle tipologie di imballi (che si traducono poi in importanti quantità di scatole e sacchetti immessi al consumo) sottoposte a test di riciclabilità: erano 27 nel 2012, sono salite a 401 nel 2019. E così pure ai passi avanti fatti nella riduzione della grammatura media del cartone ondulato utilizzato dai produttori, scesa da 573 g/m2 del 2010 agli attuali 551 g/m2. A questi dati si aggiungono poi anche i brevetti depositati, cresciuti progressivamente dal 2010 al 2019 fino ad arrivare a 417.

In quale direzione potrebbe andare le ricerca e lo sviluppo di nuovi materiali e tecnologie per favorire il riciclo?

L’affermarsi di nuovi modelli di distribuzione e consumo, dall’e-commerce al food delivery, impone di continuare a lavorare per favorire lo sviluppo e la progettazione imballaggi sostenibili, ovvero facili da riciclare con un duplice obiettivo: aiutare il cittadino a fare correttamente la raccolta differenziata (utilizzando ad esempio packaging mono materiali o di dimensioni ridotte, ovvero adatte al prodotto che custodiscono), e allo stesso tempo orientare le scelte delle aziende in ottica sempre più green.

L’obbligo di etichettatura ambientale degli imballaggi, la cui entrata in vigore è prevista per il prossimo anno, rappresenta sicuramente uno strumento importante per incentivare una rinnovata e corretta comunicazione ai consumatori, che potrà avvalersi anche delle nuove tecnologie ICT, anche in un’ottica di tracciamento e corretta gestione.

Un altro aspetto da considerare riguarda l’introduzione del contributo ambientale (CAC) diversificato, prevista da CONAI, a partire dal primo gennaio 2022, per i packaging compositi a base carta, diversi da quelli per liquidi. Questi poliaccoppiati verranno suddivisi in quattro fasce, per indicarne il “grado di riciclabilità”: A e B (con una componente carta superiore o uguale rispettivamente al 90 e 80%) pagheranno il CAC carta (dal 1° luglio 2021 ridotto a 25 euro/tonnellata) e non sarà applicato loro nessun contributo aggiuntivo; la tipologia C (con una componente carta superiore o uguale al 60% e inferiore all’80%) avrà un extra-CAC di 110 euro/tonnellata e infine la D (in cui la componente carta è inferiore al 60%) pagherà un contributo aggiuntivo pari a 240 euro/tonnellata. In una prima fase, la suddivisione per fasce avverrà in base alla componente carta sul totale del peso dell’imballaggio; a tendere a volontà condivisa è di basarsi su un criterio più preciso e scientifico: ovvero la prova di laboratorio norma UNI 11743, base per l’applicazione del Sistema di Valutazione Aticelca, in grado di determinare il livello di riciclabilità di materiali e prodotti a prevalenza cellulosica.

Guandong firma l’Arte che incontra la Sostenibilità

“Nel mondo della visual communication non possiamo più aspettarci grandi rivoluzioni. Lavoriamo all’ottimizzazione di prodotti già esistenti per nuove applicazioni e per un futuro migliore per tutta la filiera. Quello che fa la differenza sono le tendenze del momento, supportate da produttori come Guandong che operano per un cambiamento sostenibile ed etico”. Con queste parole il team principal Daniele Faoro ha introdotto la partecipazione di Guandong a Visioni.beyond Print!, il primo evento di settore in presenza del 2021.

Per spiegare gli allestimenti realizzati da Guandong in occasione della manifestazione, Faoro ha ulteriormente approfondito i trend su cui l’azienda si sta focalizzando, scegliendo di schierarsi: la volontà di operare nel totale rispetto ambientale offrendo prodotti dall’anima green, nel rispetto delle più severe normative e senza compromessi. In linea con questo pensiero, l’allestimento proposto da Guandong a Visioni.beyond Print! era basato su due concetti chiave: arte e ambiente. In occasione della manifestazione, Guandong ha infatti accolto l’invito a prendere parte all’esposizione collettiva ArteDesign, raccogliendo la sfida di trasformare delle opere d’arte in oggetti fruibili. “Ci è stata assegnata l’opera realizzata dall’artista Grey Est intitolata ‘Mare dentro’”, racconta Faoro. Guandong ha dunque riprodotto questo dipinto su diversi dei materiali totalmente green, riciclati e riciclabili in gamma, utilizzati poi per decorare oggetti per bambini acquistati da Ikea. “Abbiamo scelto in particolare i prodotti di questo brand perché Ikea è sinonimo di design accessibile a tutti e sposa come noi una filosofia green: la sostenibilità è per tutti. Non ci possono essere più alibi per sottrarsi dalle responsabilità per un presente migliore”, spiega Faoro. Il risultato di questo progetto è una postazione di gioco composta da tavolino, sedie, lampada e tappeto personalizzati con i materiali green by Guandong, che a fine evento è stata donata a Manima Onlus, associazione che fornisce cure osteopatiche ai neonati prematuri o con disabilità, contribuendo al loro sviluppo e benessere e supportando l’intera famiglia.

In ambito green le iniziative di Guandong partono all’interno dell’azienda, con comportamenti virtuosi atti a diminuire l’impatto ambientale, e arrivano nelle sedi dei clienti sotto forma di materiali riciclabili e/o prodotti con materie prime riciclate. Attività concrete che trovano espressione nel programma GreenLife, avviato da Guandong nel 2010 con l’obiettivo di dare vita a una gamma di supporti sempre più attenta all’ambiente, non solo come materie prime e packaging, ma in tutto il ciclo di vita del prodotto: dal processo di produzione al riciclo. “Da oltre 10 anni stiamo lavorando attivamente su questo progetto, sviluppando costantemente nuovi materiali di stampa sempre più riciclabili ed ecologici, prediligendo materie come il PET e il PP, tutti conformi alle norme Global Recycled Standard, CEE, RoHS, EN71-3 e all’informativa REACH”, aggiunge Fabio Elmi, direttore Ricerca e Sviluppo di Guandong.

Un impegno che Guandong ha recentemente riassunto in “Green REvolution”, una vera e propria Guida alle politiche di sostenibilità aziendale. Qui sono esplicitate tutte le attività eco-friendly messe in atto dentro e fuori l’azienda, dall’utilizzo di energia da fonti rinnovabili alla scelta di trasportatori attenti all’ambiente, fino al sostegno concreto di associazioni quali FAI (Fondo Ambiente Italiano) e 4Ocean, per la salvaguardia degli oceani. Iniziative con cui Guandong intende dare il proprio contributo al raggiungimento dei 17 obiettivi inclusi nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile promossa dall’ONU. “Dieci di questi obiettivi per noi sono già realtà e i nostri programmi per i prossimi anni ci porteranno a perseguirne il più possibile”, afferma Faoro.

Alle iniziative ecosostenibili Guandong affianca attività strategiche in ambito corporate. “Viviamo in un’epoca in cui tutto cambia con grandissima rapidità. Da sempre Guandong guarda lontano, guarda al futuro, ma per raccogliere nuove sfide è necessario collaborare e creare sinergie con altre realtà, anche piccole ma di eccellenza”, commenta Edoardo Elmi, presidente di Guandong. Una strategia che Guandong sta realizzando e che vedrà l’annuncio di importanti nuovi accordi che verranno ufficializzati in occasione della partecipazione a Viscom Italia (Milano 30 settembre – 2 ottobre 2021) e Fespa (Amsterdam 12-15 ottobre 2021).

Come cambia l’interior decoration

Riconnettere le persone mentre il mondo riapre dopo la pandemia è la missione di HP. Un obiettivo che può essere raggiunto riprogettando gli spazi di vita quotidiana, attraverso il supporto delle tecnologie di stampa a sublimazione e Latex.

Uffici, negozi e spazi pubblici sono pronti ad accogliere di nuovo le persone, presentandosi verosimilmente con una nuova veste.

Cosa succederà dopo la pandemia a tutti questi luoghi? La domanda è più che lecita, posta l’enfasi dei mesi scorsi sul concetto di distanziamento fisico e sulle attività di igienizzazione. La risposta arriva da casa HP, che ha scelto il webinar “Decor, what’s next” di fine giugno per proporla e comunicarla agli operatori. Un’occasione che si è rivelata preziosa per portare all’attenzione dei partecipanti alcuni casi di decorazione fortemente innovativi, raccolti soprattutto tra alcune esperienze di rilievo in corso negli Stati Uniti, in Inghilterra e in Spagna.

«Dopo la pandemia, un periodo che si è rivelato davvero duro da affrontare, l’attenzione di noi tutti è catturata dal concetto di riconnessione tra le persone all’interno degli spazi pubblici», ha spiegato Terry Ragunath, business development manager For The Graphics Solutions Business al HP. Ambienti che, per adeguarsi alla “nuova normalità”, saranno progressivamente riprogettati e caratterizzati da nuovi colori e nuovi concetti di organizzazione dello spazio.

Il compito di presentare alcuni casi di sicuro interesse in grado di fungere da modello è stato assegnato a Rachel Nunziata, la rinomata influencer dell’arredamento. In collegamento proprio dagli Stati Uniti, Nunziata ha compiuto un vero e proprio viaggio nel mercato dell’arredamento d’interni, ricordando come la domanda di prodotti stampati sia guidata dal passaggio alla stampa digitale.

La decorazione post pandemia

«Con la fine del lockdown e il venire meno delle restrizioni», ha ribadito Nunziata, «è importante non farsi cogliere impreparati dai cambiamenti che si prospettano per uffici, hotel, ristoranti e spazi di coworking, in generale per tutti i luoghi di incontro tra le persone».

Il punto di vista di Nunziata è molto articolato grazie al suo ampio background, che spazia dalla fotografia, ai più diversi aspetti della stampa, compresa l’esperienza di vendita di sistemi hardware e supporti, fino ad una attività pubblicistica per riviste specializzate e a una pagina LinkedIn ricca e costantemente aggiornata.

«Se è vero che la riconnessione è l’aspetto più importante per il post pandemia», ha sottolineato Nunziata, «ricordare quali erano fino a ieri gli elementi caratteristici del design, significa porre le basi del nuovo percorso. Prima della pandemia le espressioni più utilizzate erano spazi brandizzati, marketing esperienziale, personalizzazione e customizzazione».

Tutti concetti che l’evoluzione post-pandemia ha arricchito di nuovi elementi, chiamando stampatori e designer ad alzare l’asticella della propria proposta. «Lo scenario ora presenta una ulteriore evoluzione, con la preferenza per ambienti che trasmettono sensazioni di calma e comodità. Inoltre, con la diffusione dello smart working e di un numero maggiore di persone che lavora da casa, all’ambiente dell’ufficio si chiede più flessibilità, con una decorazione di pareti, lampade e mobilio che si presti ad un agevole rinnovamento del design».

Anche il concetto di personalizzazione conferma la propria centralità, approfondendola ulteriormente. «L’applicazione ad hoc non è più legata solo ad aspetti estetici, ma si arricchisce di elementi di design che possano infondere un senso di benessere fisico e mentale. Da qui l’accento sugli elementi e i colori delle carte da parati».

Il valore della sicurezza

Il comfort passa anche dalla sensazione di sicurezza che uno spazio di vita quotidiana è in grado di trasmettere. In questa ottica Nunziata ha riportato l’esempio di un’applicazione creata da Yellow Goat Design basata sulla creazione di compartimenti. «Un modello realizzato in tipo acquarello, stampato in digitale su vinile e metallo corrugato con telaio. Curvi, con effetto calmante e un bordo ruvido, questi pannelli dividono lo spazio come applicazioni artistiche».

Sicurezza oggi significa anche distanziamento fisico. «Qui un esempio interessante arriva da Londra, con una applicazione di Arup di parchetto in stile pop up, come punto di ritrovo per le persone fuori da un ristorante o un caffè». Si tratta di una fornitura ibrida disegnata prima della pandemia, che può davvero portare molte persone a vivere nuove opportunità di riconnessione, tra spazi creati con materiali stampati digitalmente, con superfici rigide e tappezzerie per sedersi.

Un altro fenomeno emergente durante la fase di post pandemia coinvolge in modo molto forte l’industria dei viaggi, soprattutto per quanto riguarda il settore dell’ospitalità. «In questo caso, abbiamo diverse tipologie di applicazioni interessanti. La più ricca arriva da Sonder, realtà che mette a disposizione una serie di appartamenti con portiere virtuale e check-in contactless, ben posizionandosi nell’era del distanziamento fisico. È un esempio molto interessante nel portare gli spazi ad una dimensione diversa, con tappezzerie, cuscini e decorazioni varie alle pareti, tutti pensati per mettere il cliente a proprio agio».

Se nel settore dell’ospitalità, tessuti, decorazioni e in generale stampati in digitale, caratterizzati da motivi artistici, possono “riempire” lo spazio raccontando delle storie, i luoghi di lavoro stanno virando verso il concetto di “ufficio ibrido” con hub di collaborazione, biblioteche, punti di incontro per aiutare le persone a riconnettersi. «Gli uffici saranno considerati una sorta di status symbols, di fatto aree di grande opportunità per la creazione di elementi di impatto visivo, supportando i rapporti tra colleghi».

Democrazia e natura

D’altra parte, secondo Nunziata, le persone hanno voglia di ritrovarsi non solo in modo diverso, ma anche in spazi concepiti in modo originale rispetto al passato. «Immaginiamo la creazione di compartimenti all’interno di uno spazio più ampio, per esempio con la creazione di una zona bar con cuscini decorativi e pareti rivestite. Uno scenario che aumenta le superfici stampabili».  Naturalmente, non mancheranno realtà di grandi dimensioni che manifesteranno piuttosto l’esigenza di riprogettare gli enormi spazi a disposizione, come le grandi lobby, dove riconnettere le persone che accedono e transitano. 

«In generale, è lo spazio pubblico in senso lato ad essere evoluto, favorendo l’incontro tra generazioni in modo fluido, attraverso l’integrazione di giovani o anziani, anziché il reciproco isolamento. Mentre il mondo riapre, tutti vogliono finalmente riconnettersi con gli altri, in modo adeguato e con un’estetica diversa, come dimostra lo studio di Gensler, “Design Forecast 2021, Cities & Urban Design”», segnala Nunziata.

La riconnessione, proprio per essere totale, propone altri due elementi. Da un lato la tendenza del biophilic design, con il suo forte richiamo alla natura, tra elementi reali come le piante e le decorazioni presenti nelle carte da parati. Dall’altro lato, la cosiddetta democratizzazione del design, un’area sempre più vasta e che vede come protagonisti artisti e fotografi impegnati a creare decorazioni per case private o nuovi percorsi di presentazione e allestimento delle proprie opere.

Lo scenario, insomma, è estremamente ampio e articolato, tuttavia a PSP (Print Service Provider) ed aziende di stampa Nunziata offre un consiglio molto lineare per dare il proprio contributo alla “nuova normalità”. «È importante cominciare con i progetti più semplici, confrontandosi con i clienti per capirne l’esigenza e crescendo a piccoli passi».

Tra sublimazione e Latex

Grazie alle sue tecnologie HP Stitch e HP Latex, HP assicura a PSP e aziende di stampa il suo contributo ad affrontare le sfide post pandemia, al fine di rispondere alle esigenze dei clienti. Attraverso un video, il Technical Consultant Ignasi Avellaneda ha dato prova di un esempio di installazione che ha creato velocemente un ambiente vivace, con cuscini realizzati con la stampante a sublimazione HP Stitch, capace di dare un aspetto naturale al materiale, per un’applicazione lavabile, proprio come richiede un ambiente frequentato da molte persone. «L’inchiostro diventa parte del tessuto stesso, ottenendo colori profondi e vividi, per esempio nelle applicazioni di retroilluminazione», ha ricordato Avellaneda.

Anche la tecnologia Latex ha offerto il suo contributo nell’istallazione presentata come modello, per esempio nelle applicazioni con pelle vegana. «Anche questa può essere lavata e la stampa non se ne va». Tecnologia Latex significa, perciò, versatilità di supporti, dal tessuto backlight che può essere utilizzato come copertura della lampada, alla personalizzazione del design degli spazi di coworking.

Opportunità, queste, impreziosite dall’impiego di inchiostri a base acqua, che consentono di evitare qualsiasi odore, proprio come richiede qualsiasi tipologia di decorazione di interni. «Proprio per questo motivo, possiamo rivolgerci anche agli ambienti che prevedono la presenza di bambini, come scuole e asili, ma anche luoghi sensibili come ristoranti e ospedali, con la costante della certificazione più elevata per la sicurezza ambientale».

Qualità, per HP, non può che fare rima che con creatività. Qui il contributo del bianco è decisivo, per fare spiccare i colori, così come il concetto di stampa ibrida su materiali rigidi fino a 5 cm di spessore come le porte e la sicurezza dello strato protettivo anti-graffio.

Le applicazioni della “nuova normalità”

Oltretutto, la stessa pandemia ha riaperto qualche opportunità di mercato che si era assopita. «Pensiamo alla segnaletica, il settore per cui era nata la tecnologia Latex una decina di anni fa», ha ricordato Avellaneda. «Oggi è tornata prepotentemente al centro dell’attenzione, in virtù delle vaccinazioni che stanno consentendo il ritorno di fiere ed eventi. Lo stesso vale per la richiesta di applicazioni lavabili, antibatteriche e antivirali, esigenza creata dalle procedure di igienizzazione».

“Nuova normalità” significa anche applicazioni trasformabili e sostituibili, estremizzando ulteriormente il valore della flessibilità che già aveva fatto breccia sul mercato anche in passato. «Pensiamo alle carte da parati che si possono togliere semplicemente spruzzando acqua, con pochissimi o addirittura senza residui. Si può parlare anche di carte da parati magnetiche o che rimangono attaccate con elettricità statica», ha ripreso Ragunath. «È lo scenario “metti e togli” tipico delle persone più giovani e flessibili».

“Nuova normalità” vuole dire anche sostenibilità ambientale e maggiore eticità. «Le installazioni a base acqua sono prive di componenti volatili dannosi, così come di odori di vernice e pittura. La certificazione “Greenguard” consente le applicazioni nelle mense scolastiche. Mi piace, poi, ricordare il lavoro svolto presso l’ospedale Sant Joan de Déu di Barcellona, dove la stampa Latex ha trasformato, per i bambini, la macchina per la risonanza magnetica in una sorta di nave spaziale».

Per il futuro Ragunath invita anche a puntare sul bianco, caratterizzato dalla virtù di resistere all’ingiallimento nel tempo. «In effetti è una stampa più lenta rispetto ad altri colori, perché implica una riduzione della velocità per fare più strati. Tuttavia, il bianco è importante per raggiungere risultati ad altissimo valore aggiunto, quindi vanno considerati i margini superiori che è possibile ottenere nelle applicazioni fotografiche, nelle grafiche per vetrine e nel packaging». Riconnettere le persone in modo sicuro, non solo sarà possibile ed etico, ma anche profittevole.

Canon varioPRINT iX -series compie un anno

Presentata ad aprile 2020, la stampante inkjet a foglio singolo Canon varioPRINT iX -series ha registrato una rapida diffusione nel mercato delle arti grafiche. Il 70% degli utenti sono aziende di stampa commerciali e online dedite alla produzione di applicazioni generiche, tra le quali: brochure, biglietti di auguri, opuscoli, cartoline e libri. Con oltre 100 unità vendute nel corso del primo anno, il sistema è apprezzato in tutto il mondo.

A fronte di tirature più basse, costi più elevati, tempi di consegna rigorosi e diversificazione dell’offerta, gli stampatori sono costantemente sottoposti alla pressante esigenza di accelerare la produzione. Molti hanno anche evidenziato la necessità di scendere a compromessi perché le tecnologie attualmente a disposizione consentono di garantire la produttività o la qualità, non entrambe. Canon ha creato varioPRINT iX-series per offrire una soluzione che potesse assicurare una qualità dell’immagine eccellente a costi contenuti su un’ampia gamma di supporti, oltre a livelli superiori di produttività, velocità e uptime.

Oltre il 40% degli utenti varioPRINT iX-series è alla sua prima esperienza con un sistema di stampa Canon, avendo installato la soluzione per integrare altre tecnologie o per migrare dalla stampa offset o a toner liquido a quella inkjet digitale. Dopo l’installazione di una stampante varioPRINT iX2100, Printmedien Ennetsee AG, stampatore commerciale con sede in Svizzera, ha abbandonato completamente la stampa offset. Il titolare, Roman Nussbaumer ha dichiarato: “La stampa offset appartiene al passato, ora stampiamo tutto utilizzando la tecnologia inkjet.”

Roman Nussbaumer ha sottolineato come la stampante iX2100 abbia consentito all’azienda di snellire il processo di stampa e incrementare la produttività: “Con varioPRINT iX-series, possiamo produrre con tempestività, essere più efficienti e adattarci al mercato più velocemente. Utilizzando la tecnologia inkjet, possiamo completare il lavoro in un solo passaggio, ossia in sei – sette ore anziché nei due o tre giorni precedentemente richiesti dalla stampa offset. Allo stesso tempo, il sistema garantisce qualità elevata e stampe senza errori”.

La stampante è stata anche valutata da Fogra e ha ottenuto la certificazione FOGRA51 per avere soddisfatto le specifiche Process Standard Digital (PSD) Print Check. I clienti hanno quindi la certezza che la tecnologia adottata raggiunge i livelli più elevati di fedeltà dei colori, coerenza, uniformità, risoluzione, nitidezza dei dettagli e stabilità di stampa.

Federazione Carta e Grafica, un ruolo strategico nella transizione ecologica e digitale

La filiera carta-grafica è attore strategico in tanti settori chiave dell’economia per spinta all’innovazione, capacità di adattamento e richiamo alla sostenibilità, secondo Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, che ha aperto il 22 luglio i lavori dell’Assemblea pubblica della Federazione Carta e Grafica, in collaborazione con Il Sole24Ore, durante la quale si è fatto il punto sull’andamento della filiera e sul suo ruolo strategico nella transizione ecologica e digitale.

I 22 miliardi di euro di giro d’affari della filiera carta e grafica Made in Italy, in cui spicca un saldo commerciale con l’estero di 3,5 mld €, rappresentano l’1,3% del PIL e ne confermano il ruolo di protagonista nella manifattura italiana, analogo all’intero sistema moda (1,1%). Un’eccellenza del Made in Italy che svolge un ruolo essenziale nella transizione ecologica e digitale.

Nel 2020 il fatturato della filiera ha subito una contrazione di 2,6 mld € (pari al -10,8%), rispetto al valore già in riduzione del 2019, scontando gli effetti della riduzione della domanda sia interna che estera (-12,2% ciascuna).  A fine anno si attenuano, però, le dinamiche negative con settori in crescita come l’imballaggio e i prodotti per usi igienico-sanitari, fondamentali durante i lockdown.

”L’essenzialità riconosciuta alla filiera durante la pandemia ci ha consentito di limitare i danni nel 2020, mentre avanzava il dibattito sul Recovery Fund nell’ambito del quale siamo rientrati a pieno titolo fra i ‘settori faro’ del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”, afferma Carlo Emanuele Bona neo-eletto presidente della Federazione Carta Grafica.

“Fanno ben sperare per l’anno in corso i pre-consuntivi del primo trimestre 2021 che evidenziano un modesto recupero del fatturato complessivo (+0,9% sullo stesso periodo 2020), in larga parte connesso con la parziale ripresa della componente interna della domanda (vendite interne +4,7%), a fronte della prosecuzione dell’andamento negativo dell’export (-4,9%), anche se con trend diversi tra i settori”,  aggiunge  Bona.

“Il nostro Paese è campione di circolarità con il 61% delle carte e cartoni prodotti in Italia realizzati a partire da carta riciclata e per alcune produzioni (carte e cartoni per cartone ondulato) la carta da riciclare è l’unica materia prima. Con tassi di riciclo che nel comparto dell’imballaggio sono oltre l’87%, per la prima volta sopra il valore obiettivo dell’85% fissato dalla direttiva per il 2030. L’Italia è al 2° posto, dopo la Germania, in Europa per i volumi di carta da riciclare impiegati annualmente nelle proprie produzioni”, ha spiegato Girolamo Marchi, presidente uscente della Federazione.

“Lo sviluppo della nostra Europa è tutto nella capacità di garantire non solo adeguati investimenti ambientali, ma anche e soprattutto crescita economica, difesa dell’occupazione e investimenti in innovazione e tecnologia. È per questo che gli stessi obiettivi del Green Deal devono essere valutati sulla base di analisi scientifiche e non suggeriti da suggestioni ideologiche e demagogiche. Coniugare crescita economica e sostenibilità ambientale non è solo possibile, è necessario sia per garantire occupazione e pace sociale, sia per consentire il progresso della scienza e per generare risorse da reinvestire nel risanamento e nella tutela del pianeta”, è il commento di Antonio D’Amato, presidente di Seda International Packaging Group intervenuto alla tavola rotonda “Biopolitiche e prodotti sostenibili” moderata da Jacopo Giliberto de Il Sole24Ore.

All’ordine del giorno dei prodotti sostenibili la direttiva SUP – Single Use Plastic – che ha incluso nelle linea guida dei materiali da abolire a partire dal 3 luglio anche la carta, se abbinata a film plastico. “Studi scientifici dimostrano come i “prodotti “usa e ricicla” abbiano un impatto in termini di LCA inferiori ai così detti prodotti riutilizzabili. Che producono meno spreco di acqua e dispersione di detergenti nell’ambiente” dichiara D’Amato.

I prodotti monouso sono risultati essenziali per gestire la pandemia. “I Ministri Giorgetti e Cingolani hanno preso l’impegno di recepire la direttiva tutelando i prodotti in carta, accoppiati con piccole componenti plastiche” afferma Paolo Arrigoni, senatore Lega. Fiduciosa sul recepimento della Direttiva nella direzione espressa da Cingolani anche Martina Nardi, deputata PD presidente della Commissione Attività produttive, che ha sottolineato come il Parlamento italiano abbia dimostrato di saper trovare posizioni condivise ed equilibrate sulla questione. “Politiche punitive sugli imballaggi, a vantaggio dello sfuso, rischierebbero di mettere in crisi tutta la filiera agroalimentare, dove l’Italia è leader mondiale” conclude D’Amato.

«La transizione energetica riuscirà solo se l’Ue non inseguirà capricci ambientalisti ma rimetterà al centro le nostre filiere industriali strategiche, come il settore carta grafica, dotate di quella eccezionale capacità di innovazione che ci rende leader nella circular economy. Con le inaccettabili linee guida della direttiva Sup di luglio, la Commissione ha modificato improvvisamente, senza alcun confronto democratico e in modo discrezionale, norme già ampiamente discusse da Europarlamento e Consiglio, una brutta pagina ideologica da cancellare e non ripetere» sottolinea a conclusione della tavola rotonda Massimiliano Salini, europarlamentare Forza Italia.

Packaging sostenibile: riciclabilità, biodegradabilità e compostabilità

FAST, Federazione delle Associazioni Scientifiche e Tecniche e Innovhub SSI, attraverso un webinar rivolto ai produttori e agli utilizzatori di imballaggi organizzato in collaborazione con Comieco, hanno fornito un aggiornamento sullo stato dell’arte in Italia rispetto agli obiettivi imposti dalla Comunità Europea, con un focus sui materiali che più soddisfano i requisiti di riciclabilità e compostabilità.

Un webinar sul packaging sostenibile organizzato da FAST e Innovhub-SSI nell’ambito delle attività svolte quali partner di Enterprise Europe Network, la più grande rete europea a supporto delle PMI e dei centri di ricerca, che eroga servizi gratuiti alle imprese per facilitare partnership internazionali e aiutarle a individuare possibili interlocutori sia di business sia di ricerca o tecnologia.
Il packaging gioca un ruolo fondamentale nella sfida della sostenibilità; siamo chiamati a sostituire la plastica con materiali più sostenibili e la filiera della carta in questo è particolarmente virtuosa grazie alle proprietà stesse del materiale. Ma cosa vuol dire esattamente materiale sostenibile, riciclabile, compostabile? Quali sono gli obiettivi che la Commissione Europea ci pone e per i quali rispetto alla filiera della carta siamo abbastanza in linea, e quali le certificazioni a cui sono chiamate le imprese? Su quali aziende ricade l’obbligo della certificazione rispetto a determinate tipologie di materiali? Quali sono gli strumenti che gli esperti mettono a disposizione per l’eco design?

La filiera virtuosa dell’economia circolare
La crescente consapevolezza da parte del consumatore in merito alla sostenibilità e l’uscita negli ultimi anni di alcune direttive europee come quelle inerenti la Circular Economy e la Single Use Plastic, hanno creato un contesto favorevole alla sostituzione dell’imballaggio in plastica con quello in carta, il che secondo una stima Cepi, l’associazione europea dell’industria cartaria permetterebbe una riduzione di emissione di CO2 di circa l’85%. Riduzione dell’impatto ambientale che rientra fra i principali pilastri del packaging sostenibile, insieme al fatto che l’imballaggio in carta può essere prodotto da materiali bio-based, cioè derivanti da fonti rinnovabili, e che sia conforme ai concetti dell’economia circolare in quanto riciclabile o compostabile.
«Il concetto di materiale bio-based deve essere molto chiaro a chi produce – ha affermato Graziano Elegir, responsabile R&D Area Carta/Tessile di Innovhub –. Premesso che bio-based non significa biodegradabile, in quanto l’uno dipende dall’origine del materiale e l’altro dalla sua struttura chimica, molto spesso si pensa che questa parola sia associata alle cosiddette bioplastiche, cosa vera solo in parte, in quanto non tutte le bioplastiche sono prodotte da fonti rinnovabili, e spesso ci si dimentica che anche la carta è di per sé un prodotto bio-based e proviene in larga parte da foreste a gestione sostenibile e certificate».
La carta non ha però intrinsecamente tutte le caratteristiche funzionali necessarie a sostituire un imballaggio in plastica, ma se accoppiata a bioplastica bio-based assume caratteristiche funzionali complementari che danno vita a un prodotto sostenibile, che permette di sostituire la plastica fossile, di aumentare il contenuto bio-based e una potenziale compostabilità del multi-materiale (bioplastiche biodegradabili), senza contare che la compensazione della perdita di proprietà funzionali del materiale riciclato avviene con materia prima rinnovabile in tempi brevi.
Ma se il tasso italiano di raccolta e di utilizzo della fibra di riciclo ha già superato la quota prevista per il 2025 dalla direttiva europea, non manca qualche problema all’interno della filiera, legato alla crescita delle cosiddette frazioni estranee in parte imputabili all’aumento della complessità degli imballaggi, soprattutto nel caso di multi-materiali flessibili, che possono creare qualche problema se riciclati in impianti standard; fondamentale da questo punto di vista l’ecodesign nella progettazione del prodotto, per favorire il riciclo, e fondamentale capire cos’altro influenza la riciclabilità di un prodotto cartario: oltre agli scarti di processo, la spappolabilità in acqua e la presenza di adesivi e stampe. Un insieme di fattori economici/ambientali e di qualità del prodotto ottenuto con le fibre da riciclo.
Esistono a tal proposito una serie di standard normativi europei ben noti nella filiera, fino alle linee guida europee del 2019. «L’eco design però non è solo linee guida – sottolinea Elegir – ed è sempre più importante avere a disposizione metodi di valutazione scientifici, test di laboratorio che possano fornire risultati oggettivi».

L’importanza dei test di laboratorio
A tal proposito ormai da diversi anni sono stati sviluppati dei metodi di laboratorio e l’Italia è stata all’avanguardia da questo punto di vista, tant’è vero che fin dal 2011 Aticelca ha sviluppato una serie di standard che hanno portato alla fine nel 2019 a uno standard ufficiale UNI (11743:2019) associato a un Sistema di valutazione, l’Aticelca 501-19, che è stato di fatto accettato dall’intera filiera.
Ci si potrebbe quindi chiedere: perché misurare la riciclabilità di un prodotto cartario? «Perché il test di laboratorio di fatto fornisce un supporto all’ecodesign – spiega Elegir – e ci permette di tradurre in numeri e azioni quelle che sono le indicazioni delle Paper-based packaging recycling guidelines, fornendo la certezza che quello che sto sviluppando in fase di progettazione poi si tradurrà realmente in una facilità al riciclo. Consente inoltre di rispondere in via oggettiva all’obbligo di legge posto dalla norma armonizzata europea EN13430, che non fornisce una chiara indicazione, e risponde al crescente bisogno di informare il consumatore e dimostrare il miglioramento delle prestazioni dei propri prodotti e imballaggi in carta per mezzo di un marchio riconoscibile».
Il metodo UNI/Aticelca permette di classificare i diversi packaging in quattro diversi livelli, A+, A, B e C, in relazione alla facilità al riciclo. L’insieme dei due permette di avere una certezza sull’impatto delle diverse componenti dell’imballaggio, di ottenere un benchmark di prodotto e di lavorare per il miglioramento alla facilità al riciclo dell’imballaggio.
Associato al sistema di valutazione c’è il marchio volontario, sviluppato fin dal 2017, e che ha avuto in particolare a partire dal 2019 un grande successo: non una certificazione ma un’asserzione auto-dichiarata, basata su test effettuati in laboratori riconosciuti e approvati da Aticelca.
Ma non è tutto. Se è vero che è importante progettare in funzione del fine vita, è fondamentale farlo in funzione del fine vita più ragionevole e bisogna chiedersi quando è veramente necessario inviare al compostaggio i materiali a base carta. «Dal nostro punto di vista il riciclo come materiale deve essere sicuramente la scelta prioritaria – afferma Elegir – anche per favorire l’economia circolare e alcuni aspetti ambientali: consente alla fibra cellulosica diversi cicli di lavorazione, riduce il prelievo di fonte primaria e l’impronta del carbonio. Quando invece invio al compostaggio non posso più rivendicare una riduzione dell’impronta del carbonio a livello di ciclo chiuso della filiera cartaria; per questo il riciclo organico dovrebbe essere veramente limitato ad applicazioni specifiche».

Quali le prospettive future del settore?
Il metodo UNI/Aticelca sarà sottoposto a revisioni periodiche per tenere conto delle evoluzioni tecnologiche nei prodotti e nei processi di riciclo; inoltre Conai ha stabilito l’estensione della diversificazione contributiva che entrerà in vigore a partire dal 1 gennaio 2022 anche a quegli imballaggi compositi a base carta diversi dai contenitori per liquidi; tale versione si baserà sul peso della componente carta rispetto al totale dell’imballaggio, ma in prospettiva si sta discutendo l’applicazione di questa diversificazione contributiva sulla base dello standard UNI + Sistema di valutazione Aticelca, quindi sempre di più diventerà importante anche per le aziende capire qual è l’impatto dei propri imballaggi quando vengono sottoposti a questo test.
Non solo. È stato costituito un nuovo gruppo di lavoro Aticelca per lo sviluppo di un metodo per misurare la separabilità degli strati di materiale non cartaceo removibili manualmente, e, da gennaio 2021, sotto la guida di Cepi è stata sviluppata la prima versione di un metodo armonizzato a livello europeo. «È già disponibile un test che sarà utilizzato non solo dai laboratori italiani ma anche dai laboratori europei – spiega Elegir -; è in fase sperimentale per un anno per vedere se siamo tutti d’accordo e in grado di procedere con dei test che sono riproducibili. Stiamo infatti lavorando per farlo diventare uno standard di laboratorio europeo (CEN) associato a sistemi di valutazione nazionali, e ci aspettiamo che a partire dal 2022 possa diventare uno strumento di armonizzazione dei test a livello europeo, che a oggi non c’è».

Compostabilità e biodegradabilità
Patrizia Sadocco, responsabile Area Carta Innovhub, ha fatto chiarezza sui concetti di compostabilità e biodegradabilità dei materiali, già in parte definiti dal collega Elegir. Partiamo dalla biodegradabilità: gli imballaggi sono materiali polimerici e per poterli disintegrare abbiamo diverse strade, fisico/chimiche o biologiche. Le prime, come luce, acqua, stress meccanici eccetera, determinano la frammentazione/disintegrazione dei materiali, ma affinché si determini il fenomeno della biodegradabilità è necessario l’intervento di agenti viventi come i microorganismi, che si nutrono dei materiali, riconoscendoli come cibo, e li trasformano completamente da strutture complesse a composti molto semplici: CO2, acqua e nuova biomassa. Tale processo di biodegradazione può avvenire in ambiente solido o liquido, in presenza o meno di ossigeno, e a seconda dei diversi ambienti agiranno microorganismi differenti. La biodegradabilità quindi non è una proprietà intrinseca dei materiali, ma è funzione dell’ambiente di biodegradazione, oltre che della struttura chimica del materiale, attraverso la produzione di enzimi specifici che riconoscono selettivamente la natura chimica dei nutrienti.
Sono stati identificati 5 ambienti di biodegradazione, completamente diversi l’uno dall’altro: impianti di compostaggio, impianti di digestione anaerobica e impianti di trattamento acque reflue, oltre che suolo e acque libere, ciascuno con propri diversi metodi standard per valutare in laboratorio la biodegradabilità dei materiali. «Un materiale che è biodegradabile negli impianti di compostaggio a queste condizioni di test in laboratorio – spiega Sadocco – potrebbe assolutamente non esserlo nelle condizioni di test degli altri impianti di gestione dei rifiuti. Anche per suolo e acque libere è possibile certificare la biodegradabilità di un materiale, ma per questi ambienti è possibile farlo solo in specifici casi e cioè se si vuole destinare il materiale ad applicazioni specifiche e assolutamente controllate». Se infatti la certificazione della biodegradabilità nei diversi ambienti ha regole diverse, per quanto riguarda gli ambienti naturali come suolo e acque libere serve dimostrare che il materiale e/o il prodotto siano idonei all’utilizzo nell’ambiente, mentre per gli impianti di gestione dei rifiuti serve dimostrare che il materiale e/o il prodotto siano idonei alla via di smaltimento specifica. In tutti i casi occorre dimostrare che non ci sia il rilascio di contaminanti nell’ambiente.
Prendiamo ad esempio, fra le diverse norme, la EN13432, la più praticata e conosciuta in Europa, anche se tutti gli standard sono armonizzati. La norma si riferisce alle condizioni degli impianti di compostaggio e richiede ai manufatti biodegradabili e compostabili 4 requisiti. Due prerequisiti, che riguardano principalmente le materie prime:
-caratterizzazione chimica (metalli pesanti e sostanze pericolose entro i limiti indicati);
-Biodegradabilità in compost ≥ 90% in max 180 giorni.
A seguire, i due riguardanti la compatibilità del prodotto finito con il processo di compostaggio industriale:
-Disintegrazione del manufatto ≥ 90%;
-Assenza di effetti ecotossici del compost, germinazione ≥ 90%; crescita piante ≥ 90%.
Seppur la carta sia compostabile, additivi come colle, adesivi, inchiostri o pigmenti e trattamenti come resine/laminazioni per aumentare la resistenza a umido e grassi e la permeabilità ai gas possono influenzare o compromettere i requisiti della compostabilità. Ecco allora tornare il concetto di ecodesign: «Per garantire la compostabilità – spiega Sadocco – è necessario ridisegnare i prodotti tradizionali, trovare nuove soluzioni per garantire le prestazioni e nel contempo per rientrare nei limiti richiesti dalla certificazione». E conclude: «La compostabilità dei manufatti in genere, così come la biodegradabilità in diversi ambienti è un vantaggio se riferita ad applicazioni specifiche o a specifiche vie di smaltimento a fine vita dei prodotti. Non è mai una giustificazione all’abbandono nell’ambiente».

Strumenti per l’ecodesign
Fornisce i numeri del riciclo di imballaggi a base carta e cartone in Italia e sottolinea a sua volta l’importanza dell’ecodesign Lorenzo Bono, responsabile Ricerca e Sviluppo di Comieco, che spiega come, se dal punto di vista quantitativo sono stati raggiunti risultati importanti (nel 2019 sono stati riciclati l’81% degli imballaggi in carta e cartone), la sfida per i prossimi anni, sulla quale si sta già lavorando, sarà quella della qualità del riciclo; fare in modo cioè che sul mercato vengano immessi imballaggi in carta e cartone che siano il più possibile non solo riciclabili, ma anche il più possibile riutilizzabili, quindi progettati appositamente per minimizzare l’impatto ambientale.
Le aziende devono dunque innovare verso un packaging più sostenibile, e Comieco per supportarle in questo percorso mette a loro disposizione numerosi strumenti. «Nel corso degli anni abbiamo pubblicato diversi studi e linee guida per l’eco progettazione, tutti disponibili e scaricabili gratuitamente dal nostro sito – spiega Bono –; abbiamo costruito una banca dati sugli imballaggi sostenibili che riporta le più importanti buone pratiche di imballaggi che hanno ottenuto premi a livello nazionale e internazionale; abbiamo istituito il Bando, attivo da diversi anni, di Prevenzione Conai che premia quei packaging che hanno subito un processo di ottimizzazione. Ma svolgiamo anche attività di informazione e formazione per le imprese e abbiamo un canale aperto con diverse università che si occupano di questi temi, per essere sempre in prima linea sulla frontiera dell’innovazione».

Bestinflexo: le nomination delle aziende

Si è riunita la giuria di esperti che ha valutato i lavori iscritti all’edizione 2020, selezionando le aziende che si aggiudicheranno i trofei all’evento di quest’anno.

L’edizione BestInFlexo 2020 è stata rinviata al 2021 come anche le previste riunioni dei giudici che a causa delle restrizioni pandemiche hanno potuto incontrarsi solo recentemente. Nonostante le difficoltà dello scorso anno Atif ha ricevuto ben 160 lavori dalle aziende flessografiche italiane, segno di quanto il premio sia comunque sentito e valorizzato dall’industria anche nei momenti di criticità. I vincitori saranno premiati il 17 novembre a Bologna, durante la cerimonia di premiazione al momento prevista in presenza.

La giuria, composta da un team di professionisti del mondo grafico Taga Italia, Masterscolor e brand owner Esselunga, Grissinbon e Gruppo Besana, ha esaminato i lavori attribuendo i punteggi secondo i criteri previsti dal bando.

“Questa prima esperienza nella giuria del BestInFlexo è stata molto appassionante e in parte oserei dire anche formativa”, dichiara Eleonora Emili, Responsabile Acquisti Imballaggi di Grissinbon. “Potersi confrontare con colleghi di altre realtà e di grande esperienza consente sempre di accrescere le proprie conoscenze. Inoltre valutare i lavori che vengono presentati al concorso è molto entusiasmante e permette di toccare direttamente con mano la qualità, creatività e innovazione delle aziende flessografiche italiane”.

28 le aziende selezionate che si contenderanno il 1, 2 o 3 posto del podio BestInFlexo 2020: Acm-Sit Group, Alfan, Alucart, Antonio Sada e Figli, Arca Sleeves, Aro, Cartotecnica Postumia, Cielle Imballaggi, Corapack, Ekaflex, Europoligrafico, Floriocarta, Fm Plastic, Formbags, Grafiche Pradella, Imball Center, Ipv Pack, Mainetti Bags, Minova Labels, Multi-Color Italia, Niederweiser, Sacchettificio Nazionale G. Corazza, Scatolificio Ceriana, Scatolificio Ondulkart, Scatolificio TS, SDR Pack, Sidac, Tech IT Packaging.

Nel frattempo sono già state aperte le iscrizioni all’edizione 2021 i cui vincitori saranno anch’essi premiati il 17 novembre 2021 a Bologna in occasione di un evento che per l’elevato numero di premiazioni sarà sicuramente unico nel suo genere.